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Numero 79 Novembre 2009 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD - Contiene I.R. - Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione Salvami Regina Sete di trascendenza

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Numero 79 Novembre 2009

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Salvami Regina

Sete di trascendenza

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Il Tesoro della PreghIera

Preghiera di riconoscenza a Maria

Madre benigna di Colui che ha detto: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico” e in un’altra occasione: “Perdona fino a set-tanta volte sette!”. Quando le nostre ripetu-

te colpe potranno esaurire il Tuo potere o la tenerez-za della Tua sollecitudine materna? Andate in cerca del peccatore che tutti hanno cacciato e, quando lo trovate, abbracciatelo, riconfortatelo e non stancatevi fino a che non lo guarite.

Io sono uno dei Tuoi malati, salvami. “Io sono Tuo: salvami” (Sl 118, 94). Questo sarà il mio grido di spe-ranza in tutti i giorni del mio esilio. Quanto più mi ri-corderò delle mie colpe passate, più mi ricorderò di Te, che hai potuto e voluto con tutta la bontà risollevarmi e maggiore sarà la certezza che non mi abbandonerai nel bel mezzo della mia guarigione.

Infine, in Cielo, quando timidamente andrò ad occu-pare il mio posto tra coloro che Ti devono la salvezza, perché nel mezzo delle loro miserie, hanno riposto in Te ogni loro speranza, sarò la tua gloria, come un mala-to è la gloria del medico che lo ha strappato alla morte, e non una volta solamente, ma moltissime.

Allora — e sarà questo il frutto più delizioso che la grazia avrà prodotto —, le mie stesse colpe saranno il piedistallo della Tua glorificazione e, allo stesso tem-po, il trono delle divine misericordie, che io eterna-mente voglio cantare: Misericordias Domini in æter-num cantabo! (Sl 88, 2). Canterò senza fine le grazie del Signore!

(Don Joseph Tissot. L’arte di trarre profitto dalle proprie colpe. San Paolo: Quadrante, 1995, pag. 126)

Statua Pellegrina dell’Immacolato Cuore di Maria appartenente agli

Araldi del Vangelo

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Don Joseph Tissot, MSFS

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SalvamiRegina

Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella

della Nuova Evangelizzazione

SommariO

Anno XI, numero 79, Novembre 2009

Direttore responsabile: Zuccato Alberto

Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Suor Juliane

Vasconcelos A. Campos, EP, Luis Alberto Blanco Cortés, Madre

Mariana Morazzani Arráiz, EP, Severiano Antonio de Oliveira

Amministrazione: Via San Marco, 2A

30034 Mira (VE) CCP 13805353

Aut. Trib. Padova 1646 del 4/5/99 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L.

353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD

Contiene I.R.www.araldi.org

www.salvamiregina.it

Con la collaborazione dell’Associazione

Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio

ArAldi del VAngelo

Viale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5 00165 Roma

Tel. sede operativa a Mira (VE): 041 560 08 91

Montaggio: Equipe di arti grafiche

degli Araldi del Vangelo

Stampa e rilegatura: Pozzoni - Istituto Veneto de Arti Grafiche S.p.A.

Via L. Einaudi, 12 36040 Brendola (VI)

Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati è di responsabilità dei rispettivi autori.

Scrivono i lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Sete di trascendenza (Editoriale) . . . . . . . . . . 5

La voce del Papa – La nuova generazione sente sete di trascendenza

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6

Commento al Vangelo – Le tre venute del Signore

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10

Che cos’è la verità?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18

La grande misericordia di Dio

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .24

Araldi nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26

Carisma di sacerdote e didattica di pedagogo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32

La Grand-Place di Bruxelles

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50

I Santi di ogni giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

Storia per bambini . . . Salvato da un amico invisibile

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46

È accaduto nella Chiesa e nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40

Una tesi di teologia sul “Big Bang”?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .37

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4      Salvami Regina · Novembre 2009

Scrivono i lettori

San Pietro Giuliano eymard

Vi comunico il mio sentimento di gratitudine per la citazione della Consacrazione a Gesù Sacramentato per mezzo di Maria, scritta dal fon-datore della mia Congregazione, San Pietro Giuliano Eymard, l’apostolo dell’Eucaristia.

Questo santo, per la sua vasta ope-ra eucaristica, è un vero Dottore della Chiesa. Gli manca solamente il titolo. Fondando la Congregazione delle Ser-ve del Santissimo Sacramento, oltre al ramo laico degli Aggregati all’opera eucaristica, Padre Eymard lasciò nella Chiesa una piccola famiglia religiosa, con la missione di “vivere e rivelare il mistero dell’Eucaristia” (cfr. Regola di vita, 1). Sono convinto che la ricchezza del suo pensiero eucaristico sarà sem-pre più esplorata da parte della Chiesa, soprattutto da parte dei religiosi sacra-mentini e da tutti coloro che aspirano alla spiritualità eucaristica eymardiana nella vita cristiana.

Ancora una volta, grazie agli Aral-di del Vangelo per la divulgazione di questa Consacrazione nella rivista numero 76, di agosto 2009.

Mons. Jorge Alves Bezerra, SSS Vescovo di Jardim – Brasile

“Ha iPnotizzato” i miei fiGli

L’arrivo della rivista degli Araldi del Vangelo a casa mia è stato un ve-ro dono di Dio. Si potrebbe quasi di-re un “miracolo”, per gli effetti bene-fici che ha prodotto nei miei figli, gio-vani studenti universitari.

In un primo momento, non le dava-no molta importanza, ma il fatto di far-la circolare per la casa, ha finito per ri-svegliare la loro curiosità. È vero che sono avidi lettori — a loro piace legge-re di tutto — ma la rivista degli Aral-di li ha “ipnotizzati”. Il colore, la pre-

sentazione e il contenuto sono serviti loro come argomenti di conversazione ed hanno sollevato interrogativi pro-pri dell’età in cui tutto è messo in di-scussione. Come cristiana e madre, mi congratulo con voi per questo prezio-so lavoro che state facendo con la rivi-sta Araldi del Vangelo. Dalla stampa, ho saputo dell’approvazione papale di due vostre Società di Vita Apostolica per-ciò approfitto per inviarvi anche i miei complimenti per questo dono di Dio, che il Santo Padre vi ha dato.

María del Pilar S.Montevideo – Uruguay

la leGGo SemPre Più di una volta

Mi sento molto legata agli Aral-di del Vangelo e sono molto conten-ta di sapere che è aumentato il nume-ro dei sacerdoti araldi. Costituisco-no una grande ricchezza per la nostra Chiesa, perché sono così pochi i gio-vani che vogliono servire Dio!

La vostra rivista è meravigliosa in tutto il suo contenuto. La leggo sempre più di una volta, perché ciò mi dà mol-ta pace e il desiderio di far conoscere l’inesauribile bellezza del Vangelo.

Alicia V. F.Talca – Cile

felicitazioni Per il meSSaGGio

Da quando ci siamo abbonati al-la rivista, sentiamo come essa ci ri-empie spiritualmente ogni volta che l’abbiamo tra le mani. Le nostre con-gratulazioni per gli articoli, la presen-tazione, il colore, la qualità della car-ta ma, soprattutto, il messaggio che porta a tante persone...

Darwin e Rosário Lourdes P. de S.Lima – Perù

Strumento della nuova evanGelizzazione

Siamo di fronte a una rivista genu-inamente cattolica, che offre una va-sta gamma di argomenti di grande im-portanza e rilevanza per la vita quoti-diana dei nostri ambienti cattolici. Ag-

giungo che la considero molto ecletti-ca nei suoi articoli e materiali. Per la qualità di questi non ci si stanca mai di leggerla. Questo è così vero che, quando finiamo di leggere la presen-te, stiamo già desiderando la successi-va. È una pubblicazione che ci fa sen-tire chiaramente l’azione dello Spirito Santo nell’ispirazione degli araldi che vi si dedicano. Questa rivista si rivela per noi come un forte strumento della nuova evangelizzazione in corso nella nostra Santa Chiesa.

Edmilson C. de O.Recife – Brasile

alimento e Stimolo Per la mia famiGlia

Mi fa molto piacere essere un ab-bonato di questa rivista fin dal suo primo numero. Con parole semplici, insegnamenti chiari e una fede pro-fonda, le loro storie catturano l’atten-zione e arricchiscono lo spirito.

Come marito e padre cattolico, vi trovo sempre alimento e stimolo per condurre bene la mia famiglia, in un mondo in cui i valori autentici sono sempre più dimenticati e persino di-sprezzati. Nei commenti al Vange-lo di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, sono contagiato dalla ricchez-za traboccante di amore che egli tra-smette nei suoi apprezzamenti del-la vita di Nostro Signore Gesù Cristo.

Edson Marcos A. G.Vitória – Brasile

una riviSta cHe riemPie di Gioia

Scrivo per ringraziarvi per il bellis-simo numero di settembre della rivi-sta Araldi del Vangelo. Essa mi riem-pie di gioia ed è la più bella e piace-vole compagnia durante il periodo in cui mi soffermo per assimilare me-glio le sue lettere sempre interessan-ti, profonde e ben presentate.

Vi ricordo sempre nelle mie pre-ghiere.

RosettaCatania - via email

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Numero 79

Novembre 2009

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Salvami Regina

Sete di trascendenza

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Novembre 2009 · Salvami Regina      5

Editoriale

Sete di traScendenza

nfastidita dal mondo secolarizzato e senza valori morali in cui viviamo, una par-te considerevole di gioventù manifesta il desiderio di elevarsi al di sopra dei limi-ti del meramente terreno, in cerca di quello che esiste di superiore, di sublime,

di elevato. In questa generazione, va crescendo il numero di coloro che optano di se-guire la via del sacerdozio ed è necessario poter rispondere a queste aspirazioni nobili dell’anima. Di qui l’urgenza di formatori che siano, essi stessi, autentici modelli secon-do Gesù Cristo.

Ecco una delle principali idee del discorso di Papa Benedetto XVI ai Vescovi brasilia-ni, delle regioni occidentali 1 e 2, che realizzavano la visita ad limina nel settembre scorso.

Approfittando dello svolgersi dell’Anno Sacerdotale, il Santo Padre, ancora una volta, evidenzia la necessità che i seminari offrano una formazione eccellente ai loro studenti e per questo è necessario, in primo luogo, che gli insegnanti conducano una vita esempla-re, che siano “veri uomini di Dio”, “che testimonino il dono di sé alla Chiesa, attraverso il ce-libato e la vita austera”. Devono essere, allo stesso tempo, profondi conoscitori della dot-trina, in modo da poterla insegnare con sicurezza e cognizione, mettendo sull’avviso sui gravi errori che circolano oggi, per quanto riguarda la teologia, la ragione e la scienza, e la relazione tra questi tre settori della conoscenza.

A sua volta, la Congregazione per l’Educazione Cattolica si sta perfezionando nel promuovere e sviluppare le direttive pontificie, al fine di dare impulso alla formazione del Clero attraverso iniziative concrete.

Prendiamo atto con soddisfazione che un numero sempre maggiore di seminari, at-tenti alle indicazioni pontificie, dimostrano un crescente impegno nel preparare uomi-ni dalla vita esemplare di preghiera, devozione eucaristica e comprovata idoneità mo-rale; insomma, persone che desiderano fare del bene spirituale ai loro diretti, condu-cendoli alla santificazione. Ciò richiede non solo un’elevata formazione intellettuale, ma nel contempo un fine discernimento pedagogico.

Per gli Araldi del Vangelo quest’ultimo punto è di estrema importanza. Se il giova-ne contemporaneo ha “sete di trascendenza”, come sottolinea il Papa, soffre anche del-la destrutturazione e disarmonia della società attuale, con profonde conseguenze psi-cologiche: è instabile, gli mancano le regole per pensare bene, è incapace di risolvere i suoi problemi e sopravvaluta le sensazioni. Inoltre, è inappetente per quanto riguarda gli studi dottrinali puramente teorici.

È per questa ragione che il Presidente Generale degli Araldi ha elaborato metodolo-gie pedagogiche innovative, che sono destinate non solo alla trasmissione di conoscenze, ma alla virtuosa maturazione del carattere ed a trasmettere l’amore per gli studi in vista di un fine più alto, che è l’evangelizzazione. La base filosofica di questo metodo è espo-sta nell’opera Fedeltà al primo sguardo dell’intelligenza, la sua tesi di master in Psicologia dell’Educazione, presso l’Università Cattolica di Colombia (vedere pagg. 30-37).

Seguendo gli orientamenti del loro fondatore, gli Araldi del Vangelo, stanno inten-sificando l’istruzione accademica dei loro formatori. Così, 24 di essi hanno ricevuto re-centemente la laurea in Filosofia presso la Pontificia Università Bolivariana di Medel-lín, mentre circa 251 si sono laureati in Teologia, presso il Centro Universitario italo-brasiliano di San Paolo.

Gli Araldi del Vangelo cercano, in questo modo, di venire incontro ai desideri del Papa. Infatti coloro che hanno sete di trascendenza, cercano di approfondire la cono-scenza di ciò che amano.

Benedetto XVI nella messa solenne di canonizzazione di cinque nuovi santi l’11 ottobre scorso

(Foto: L’Osservatore Romano)

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6      Salvami Regina · Novembre 2009

la voce del PaPa

La nuova generazione

sente sete di trascendenza

ome Successore di Pietro e Pastore Universale, vi posso assicurare che il mio cuore vi-ve ogni giorno le vostre pre-

occupazioni e fatiche apostoliche, non smettendo di ricordare presso Dio le sfide che affrontate nella crescita delle vostre comunità diocesane.

In questi giorni, e concretamente in Brasile, gli operai nella messe del Si-gnore continuano a essere pochi per la raccolta, che è grande (cfr. Mt 36-37). Nonostante tale carenza, resta vera-mente essenziale un’adeguata forma-zione di quanti sono chiamati a servi-re il Popolo di Dio. Per questo moti-vo, nell’ambito dell’Anno Sacerdotale in corso, permettetemi di soffermarmi oggi a riflettere con voi, amati Vesco-vi dell’Ovest brasiliano, sulla sollecitu-dine propria del vostro ministero epi-scopale che è quella di generare nuo-vi pastori.

Il buon Dio ha fretta che tutti gli uomini si salvino

Sebbene sia Dio l’unico capace di seminare nel cuore umano la chia-mata al servizio pastorale del suo po-polo, tutti i membri della Chiesa do-

vrebbero interrogarsi sull’urgenza in-tima e sull’impegno reale con cui sen-tono e vivono questa causa. Un giorno, ad alcuni discepoli che temporeggiava-no osservando che mancavano “anco-ra quattro mesi” alla mietitura, Gesù rispose: “Ecco io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già bion-deggiano per la mietitura” (Gv 4, 35).

Dio non vede come l’uomo! L’ur-genza del buon Dio è dettata dal suo desiderio che “tutti gli uomini siano sal-vati e giungano alla conoscenza della ve-rità” (1 Tm 2, 4). Ci sono tante perso-ne che sembrano voler consumare l’in-tera vita in un minuto, altri che vaga-no nel tedio e nell’inerzia o si abbando-nano a violenze di ogni genere. In fon-do, non sono altro che vite disperate al-la ricerca della speranza, come dimo-stra una diffusa, sebbene a volte confu-sa, esigenza di spiritualità, una rinnova-ta ricerca di punti di riferimento per ri-prendere il cammino della vita.

Dopo il Concilio, si è smesso di parlare di certe verità fondamentali della Fede

Amati Fratelli, nei decenni suc-cessivi al Concilio Vaticano II, alcu-

ni hanno interpretato l’apertura al mondo non come un’esigenza dell’ar-dore missionario del Cuore di Cristo, ma come un passaggio alla secolariz-zazione, scorgendo in essa alcuni va-lori di grande spessore cristiano, co-me l’uguaglianza, la libertà, la solida-rietà, mostrandosi disponibili a fare concessioni e a scoprire campi di co-operazione.

Si è così assistito a interventi di alcuni responsabili ecclesiali in di-battiti etici, in risposta alle aspet-tative dell’opinione pubblica, ma si è smesso di parlare di certe veri-tà fondamentali della fede, come il peccato, la grazia, la vita teologa-le e i novissimi. Inconsciamente si è caduti nell’autosecolarizzazione di molte comunità ecclesiali; que-ste, sperando di compiacere quan-ti erano lontani, hanno visto anda-re via, defraudati e disillusi, colo-ro che già vi partecipavano: i nostri contemporanei, quando s’incontra-no con noi, vogliono vedere quello che non vedono in nessun’altra par-te, ossia la gioia e la speranza che nascono dal fatto di stare con il Si-gnore risorto.

Nell’udienza concessa al primo gruppo di Vescovi brasiliani in visita “ad limina”, Benedetto XVI ha ricordato la necessità di un’adeguata formazione dei seminaristi, nella fedeltà alle norme universali della Chiesa.

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Novembre 2009 · Salvami Regina      7

La nuova generazione sente una grande sete di trascendenza

Attualmente c’è una nuova genera-zione nata in questo ambiente ecclesia-le secolarizzato che, invece di registra-re apertura e consensi, vede allargarsi sempre più nella società il baratro del-le differenze e delle contrapposizioni al Magistero della Chiesa, soprattutto in campo etico. In questo deserto di Dio, la nuova generazione prova una gran-de sete di trascendenza.

Sono i giovani di questa nuova ge-nerazione a bussare oggi alla porta del seminario e ad aver bisogno di trovar-vi formatori che siano veri uomini di Dio, sacerdoti totalmente dediti alla formazione, che testimonino il dono

di sé alla Chiesa, attraverso il celibato e una vita austera, secondo il model-lo di Cristo Buon Pastore. Così questi giovani impareranno a essere sensibi-li all’incontro con il Signore, nella par-tecipazione quotidiana all’Eucaristia, amando il silenzio e la preghiera e cer-cando, in primo luogo, la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Amati Fratelli, come sapete, è com-pito del Vescovo stabilire i criteri fonda-mentali per la formazione dei seminari-sti e dei presbiteri nella fedeltà alle nor-me universali della Chiesa: è in questo spirito che si devono sviluppare le rifles-sioni sul tema, oggetto dell’Assemblea Plenaria della vostra Conferenza Epi-scopale, svoltasi lo scorso aprile.

Riprodurre nella propria vita la carità del Buon Pastore

Certo di poter contare sul vostro ze-lo per quel che concerne la formazione sacerdotale, invito tutti i Vescovi, i lo-ro sacerdoti e i seminaristi a riprodur-re nella propria vita la carità di Cristo Sacerdote e Buon Pastore, come fece il santo Curato d’Ars. E, come lui, pren-dano come modello e protezione della propria vocazione la Vergine Madre, la quale rispose in modo unico alla chia-mata di Dio, concependo nel suo cuo-re e nella sua carne il Verbo fatto uomo per donarlo all’umanità.

(Passo del discorso ai Vescovi del-le Regioni Ovest 1 e 2 della CNBB, 7/9/2009)

on i suoi fedeli e con i suoi mi-nistri, la Chiesa è sulla terra la comunità sacerdotale or-

ganicamente strutturata come Cor-po di Cristo, per svolgere efficace-mente, unita al suo capo, la sua mis-sione storica di salvezza. Così ci inse-gna san Paolo: “Voi siete corpo di Cri-sto e, ognuno secondo la propria parte, sue membra” (I Cor 12, 27).

Evitare la secolarizzazione dei sacerdoti e la clericalizzazione dei laici

In effetti, le membra non hanno tutte la stessa funzione: è questo che costituisce la bellezza e la vita del corpo (cfr. I Cor 12, 14-17). È nella diversità fondamentale fra sacerdo-

zio ministeriale e sacerdozio comu-ne che si comprende l’identità spe-cifica dei fedeli ordinati e laici. Per questo è necessario evitare la secola-rizzazione dei sacerdoti e la clerica-lizzazione dei laici.

In tale prospettiva, i fedeli laici de-vono quindi impegnarsi a esprime-re nella realtà, anche attraverso l’im-pegno politico, la visione antropolo-gica cristiana e la dottrina sociale del-la Chiesa. Diversamente, i sacerdoti devono restare lontani da un coinvol-gimento personale nella politica, al fi-ne di favorire l’unità e la comunione di tutti i fedeli e poter così essere un pun-to di riferimento per tutti.

È importante far crescere questa consapevolezza nei sacerdoti, nei re-

ligiosi e nei fedeli laici, incoraggian-do e vegliando affinché ciascuno pos-sa sentirsi motivato ad agire secondo il proprio stato.

Funzione insostituibile del sacerdote come pastore della comunità

L’approfondimento armonioso, corretto e chiaro del rapporto fra sa-cerdozio comune e sacerdozio mini-steriale costituisce attualmente uno dei punti più delicati dell’essere e della vita della Chiesa. Il numero esi-guo di presbiteri potrebbe infatti por-tare le comunità a rassegnarsi a que-sta carenza, consolandosi a volte con il fatto che quest’ultima evidenzia meglio il ruolo dei fedeli laici.

Sacerdozio miniSteriale e Sacerdocio comune

La funzione del presbitero è essenziale e insostituibile per l’annuncio della Parola e la celebrazione dei Sacramenti. Urge,

infatti, chiedere al Signore che invii operai alla sua messe.

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la preghiera, anima dell’attività paStorale

’imitazione di Gesù Buon Pa-store è, per ogni sacerdote, la strada obbligata della propria

santificazione e la condizione essen-ziale per esercitare responsabilmente il ministero pastorale.

Se questo vale per i presbiteri, vale ancor più per noi, cari Fratelli Vescovi. Ed anzi, è importante non dimenticare che uno dei compiti es-senziali del Vescovo è proprio quel-

lo di aiutare, con l’esempio e con il fraterno sostegno, i sacerdoti a se-guire fedelmente la loro vocazione, e a lavorare con entusiasmo e amo-re nella vigna del Signore.

L’unione con Cristo, segreto della fecondità del ministero

A questo proposito, nell’Esorta-zione post-sinodale Pastores gregis, il mio venerato predecessore Giovan-

ni Paolo II ebbe ad osservare che il gesto del sacerdote, quando pone le proprie mani nelle mani del Vesco-vo nel giorno dell’ordinazione pre-sbiterale, impegna entrambi: il sacer-dote e il Vescovo. Il novello presbite-ro sceglie di affidarsi al Vescovo e, da parte sua, il Vescovo si impegna a cu-stodire queste mani (cfr. n. 47).

A ben vedere questo è un compi-to solenne che si configura per il Ve-

Il Vescovo è chiamato ad alimentare nei sacerdoti la vita spirituale, per favorire in loro l’armonia tra la preghiera e l’apostolato, guardando l’

esempio di Gesù e degli Apostoli.

Ma non è la mancanza di presbi-teri a giustificare una partecipazio-ne più attiva e consistente dei laici. In realtà, quanto più i fedeli diventa-no consapevoli delle loro responsabi-lità nella Chiesa, tanto più si eviden-ziano l’identità specifica e il ruolo in-sostituibile del sacerdote come pasto-re dell’insieme della comunità, come testimone dell’autenticità della fede e dispensatore, in nome di Cristo-Ca-po, dei misteri della salvezza.

Sappiamo che “la missione di salvez-za affidata dal Padre al proprio Figlio in-carnato è affidata agli apostoli e da essi ai loro successori; questi ricevono lo Spi-rito di Gesù per operare in suo nome e in persona di lui. Il ministro ordinato è dunque il legame sacramentale che col-lega l’azione liturgica a ciò che hanno detto e fatto gli apostoli e, tramite loro, a ciò che ha detto e operato Cristo, sorgen-te e fondamento dei sacramenti” (Cate-chismo della Chiesa Catolica, n. 1.120).

Per questo, la funzione del presbi-tero è essenziale e insostituibile per

l’annuncio della Parola e per la cele-brazione dei sacramenti, soprattut-to dell’eucaristia, memoriale del sa-crificio supremo di Cristo, che dona il proprio Corpo e il proprio Sangue. Per questo urge chiedere al Signore di mandare operai per la sua messe; oltre a ciò, è necessario che i sacer-doti manifestino la gioia della fedeltà alla propria identità con l’entusiasmo della missione.

Concentrare gli sforzi perché ci siano sacerdoti meglio formati e più numerosi

Amati fratelli, sono certo che, nella vostra sollecitudine pastorale nella vostra prudenza, cercate con particolare attenzione di assicurare alle comunità delle vostre diocesi la presenza di un ministro ordinato.

È importante evitare che la situa-zione attuale, in cui molti di voi sono costretti a organizzare la vita ecclesia-le con pochi presbiteri, non sia con-siderata normale o tipica del futuro.

Come ho ricordato la scorsa settima-na al primo gruppo di vescovi brasilia-ni, dovete concentrare i vostri sforzi per risvegliare nuove vocazioni sacer-dotali e trovare i pastori indispensabili alle vostre diocesi, aiutandovi recipro-camente affinché tutti dispongano di presbiteri meglio formati e più nume-rosi per sostenere la vita di fede e la missione apostolica dei fedeli.

D’altro canto, anche coloro che hanno ricevuto gli ordini sacri sono chiamati a vivere con coerenza e in pie-nezza la grazia e gli impegni del Bat-tesimo, ossia a offrire se stessi e tutta la loro vita in unione con l’oblazione di Cristo. La celebrazione quotidiana del sacrificio dell’altare e la preghiera giornaliera della liturgia delle ore de-vono essere sempre accompagnate dal-la testimonianza di un’esistenza che si fa dono a Dio e agli altri e diviene così orientamento per i fedeli.

(Passo del discorso ai Vescovi del-la Regione Nordest 2 della CNBB, 17/9/2009)

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scovo come paterna responsabilità nel custodire e promuovere l’identi-tà sacerdotale dei presbiteri affidati alle proprie cure pastorali, un’identi-tà che vediamo oggi purtroppo messa a dura prova dalla crescente secola-rizzazione. Il Vescovo dunque — pro-segue la Pastores gregis — “cercherà sempre di agire coi suoi sacerdoti co-me padre e fratello che li ama, li ac-coglie, li corregge, li conforta, ne ricer-ca la collaborazione e, per quanto pos-sibile, si adopera per il loro benessere umano, spirituale, ministeriale ed eco-nomico” (Ibidem, n. 47).

In modo speciale, il Vescovo è chiamato ad alimentare nei sacerdo-ti la vita spirituale, per favorire in essi l’armonia tra la preghiera e l’aposto-lato, guardando all’esempio di Gesù e degli Apostoli, che Egli chiamò in-nanzitutto perché “stessero con Lui” (Mc 3, 14).

Condizione indispensabile perché produca frutti di bene è infatti che il sacerdote resti unito al Signore; sta qui il segreto della fecondità del suo ministero: soltanto se incorporato a Cristo, vera Vite, porta frutto.

Il tempo consacrato alla preghiera è sempre il meglio impiegato

La missione di un presbitero e, a maggior ragione, quella di un Vesco-vo, comporta oggi una mole di lavo-ro che tende ad assorbirlo continua-mente e totalmente. Le difficoltà au-mentano e le incombenze vanno mol-tiplicandosi, anche perché si è posti di fronte a realtà nuove e ad accre-sciute esigenze pastorali.

Tuttavia, l’attenzione ai proble-mi di ogni giorno e le iniziative tese a condurre gli uomini sulla via di Dio non devono mai distrarci dall’unione intima e personale con Cristo. L’esse-re a disposizione della gente non de-ve diminuire o offuscare la nostra di-sponibilità verso il Signore.

Il tempo che il sacerdote e il Ve-scovo consacrano a Dio nella pre-ghiera è sempre quello meglio im-piegato, perché la preghiera è l’ani-ma dell’attività pastorale, la “linfa” che ad essa infonde forza, è il soste-gno nei momenti di incertezza e di scoraggiamento e la sorgente inesau-ribile di fervore missionario e di amo-re fraterno verso tutti.

Modi di prolungare l’azione santificatrice dell’Eucaristia

Al centro della vita sacerdota-le c’è l’Eucaristia. Nell’Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis, ho sottolineato come “la Santa Mes-sa è formativa nel senso più profon-do del termine, in quanto promuove la conformazione a Cristo e rinsalda il sacerdote nella sua vocazione” (n. 80). La celebrazione eucaristica illu-mini dunque tutta la vostra giornata e quella dei vostri sacerdoti, impri-mendo la sua grazia e il suo influsso spirituale sui momenti tristi o gioiosi, agitati o riposanti, di azione o di con-templazione.

Un modo privilegiato di prolunga-re nella giornata la misteriosa azione santificante dell’Eucaristia è la devo-ta recita della Liturgia delle Ore, co-me pure l’adorazione eucaristica, la lectio divina e la preghiera contem-plativa del Rosario.

(Passo del discorso in occasione dell’incontro con i Vescovi ordinati du-rante l’ultimo anno, 21/9/2009)

Benedetto XVI ha ricevuto nel Palazzo di Castel Gandolfo diversi prelati brasiliani in visita “ad limina”. A sinistra, con i Vescovi delle Regioni Ovest 1 e 2; a destra con i Vescovi della Regione Nordest 2

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­a  vangelo  A

25 “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stel-le, e sulla terra angoscia di popoli  in ansia per  il fragore del mare e dei flutti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che do-vrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infat-ti saranno sconvolte.  27 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. 28 Quando cominceranno ad accadere que-ste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra li-

berazione è vicina. 34 State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubria-chezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; 35 come un laccio es-so si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36 Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tut-to ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’Uomo” (Lc 21, 25-28.34-36).

“Il Giudizio Finale”, di Beato Angelico - Museo di San Marco, Firenze

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commenTo al vangelo – PrIma domenIca d’avvenTo

Le tre venute del Signore

A Natale il Messia scende sulla terra sotto il velo dell’umiltà. Alla fine dei tempi, verrà in tutto il Suo splendore e la Sua gloria, come supremo Giudice. Tra queste due venute, secondo San Bernardo di Chiaravalle, c’è una “terza venuta” di Gesù, che si verifica in ogni momento della nostra vita.

I – Le due venute dI CrIsto

La noncuranza con cui il bambino vive e gioca gli viene in larga misura dalla fiducia nel sostegno, per lui infallibi-le, del padre o della madre. Questa salutare sicurezza è in-dubbiamente uno dei motivi della gioia contagiosa e sere-na dei bambini.

Rapporto simile a quello tra genitori e figli in ordine naturale, vi è anche tra l’uomo e Dio in ordine spirituale. È ciò che esprime poeticamente la Sacra Scrittura quan-do dice: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia” (Sl 130, 2).

Dio è molto più di un padre terreno

Dio, come incomparabile Padre, ci ama veramente e incondizionatamente ed è contento ogni volta che chie-diamo il Suo aiuto, non importa in che situazioni. Tut-tavia, a differenza del bambino, che non dimentica mai i suoi genitori, abbiamo la tendenza a condurre la no-stra vita quotidiana senza considerare quanto dipendia-mo dalla Divina Provvidenza, che non manca mai di ve-gliare su di noi. Questa propensione all’autosufficien-za sarebbe maggiore se le nostre debolezze, limiti e di-sgrazie non ci ricordassero frequentemente quanto ab-biamo bisogno dell’aiuto divino.

Ora, Dio è per noi molto più di un padre terreno, perché da Lui dipendiamo in modo assoluto, essenziale ed esclusivo. In primo luogo, Egli ci ha creati: dobbia-mo a Lui la nostra esistenza. Inoltre, Egli ci conserva, ci alimenta nell’essere, cosa che nessun padre umano può fare per suo figlio. Se Dio, per così dire, smettes-se di pensare a noi un momento, smetteremmo di esi-stere, torneremmo al nulla. In relazione a Lui, la nostra dipendenza è totale.

Inoltre — mistero d’amore! — Dio Si è incarnato per la nostra redenzione. Il prezzo pagato per questa Redenzione è stata la morte in Croce, spargendo tut-to il Suo sangue per noi. Di più, veramente, Egli non avrebbe potuto fare per l’umanità.

È in questa prospettiva della bontà di Dio che ci ama come Padre e ci redime, che dobbiamo entrare nel pe-riodo dell’Avvento che inizia oggi, ed è anche in questa chiave che commemoriamo, nella Liturgia di questa do-menica, le due venute di Nostro Signore.

Una venuta nell’umiltà e l’altra nella gloria

Nella prima, che si è già realizzata, Gesù Bambino si è presentato povero, umile, senza alcuna manifestazione di grandezza: “Rivestito della nostra fragilità, Egli è venuto la prima volta a realizzare il Suo eterno piano di amore e ad

Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP

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Così umile come è stata la nascita di Gesù, altrettanto gloriosa sarà la Sua seconda venuta

aprirci la via della salvezza”.1 In una forma del tutto diversa si verificherà la seconda, alla fine dei tem-pi, quando Nostro Signore verrà a giudicare i vivi e i morti: “Rivestito della Sua gloria, Egli verrà una seconda volta per concederci in pienezza i beni pro-messi, che oggi, vigili, aspettiamo”.2

Mostra il grande Bossuet come, nell’assumere la natura umana, Dio ha voluto farlo nelle condi-zioni più modeste, umiliandoSi fino all’inconcepibi-le: “Egli cadde per così dire dal seno di Suo Padre, in quello di una donna mortale, da qui in una stalla, e scese via via, per gradi successivi di abbassamento, fi-no all’infamia della Croce, fino al buio della tomba. Riconosco che non era possibile cadere più in basso”.3

Ora, così umile come è stata la nascita di Gesù, altrettanto gloriosa sarà la Sua seconda venuta, ri-spetto alla quale San Gregorio Magno dice: “Colui a cui non vollero prestare ascolto, quando Si presen-tò umile, essi Lo vedranno scendere in grande poten-za e maestà, e sperimenteranno il Suo potere, tanto più rigoroso quanto meno piegheranno ora la cervice del cuore davanti alla pazienza di Lui”.4

Il netto contrasto tra queste due situazioni conduce Don Dehaut ad esclamare: “Che diffe-renza tra questa seconda venuta di Gesù e la prima! Nella prima, Egli Si è presentato agli uomini nella

debolezza dell’infanzia, nella povertà e nell’indigen-za, scappando, con la fuga, dagli emissari di un ti-ranno sanguinario. Nella seconda, scenderà circon-dato da gloria e maestà, come Re dell’Universo”.5

Le quattro settimane di Avvento

Il tempo dell’Avvento si compone di quattro set-timane, che rappresentano i secoli e i millenni che l’umanità ha aspettato per la venuta del Redentore. Durante questo periodo, tutto nella Liturgia si rive-ste di austerità — si omette il Gloria, i paramenti sono viola e i fiori non adornano più l’interno delle chiese — per ricordare “la nostra condizione di pelle-grini, tuttora ancorati alla speranza”, come afferma il famoso liturgista Manuel Garrido.6

Il motivo per cui il Vangelo di questa prima Do-menica è dedicato alla seconda venuta di Nostro Si-gnore è così spiegato da Mons. Maurice Landrieux, Vescovo di Digione: “La Chiesa ci parla della fine del mondo, cioè, dei Nuovissimi, per ricordarci il sen-so di vita, staccarci dal peccato e incoraggiarci a prati-care il bene. Dio ci ha creati per la vita eterna. Noi non abbiamo stabile dimora in questa terra: qui siamo di passaggio, sulla via che porta al Cielo”.7

Ecco perché, già all’inizio della Celebrazione Eucaristica, la Chiesa fa questa preghiera: “Conce-di ai tuoi fedeli l’ardente desiderio di possedere il Re-gno dei Cieli. Affinché accorrendo con le nostre buo-ne opere all’incontro con Cristo, che viene, siamo co-sì riuniti alla Sua destra nella comunità dei giusti”.

Così, in questa apertura dell’anno liturgico, abbiamo due preparazioni: una per celebrare de-gnamente la nascita di Gesù a Betlemme, l’altra per la grandiosa cerimonia di chiusura della Sto-ria umana, che è il Giudizio Finale. Infatti “la me-moria dell’ultima venuta di Nostro Signore, ispiran-doci una salutare paura che ci allontana dal pecca-to e ci conduce verso il bene, prepara anche noi a celebrare santamente la prima venuta”.8

Nella seconda e terza settimana sono conside-rati aspetti del Precursore, e nell’ultima la Litur-gia si occupa di una preparazione più diretta per la nascita del Redentore, considerando tutta l’at-tesa e le preghiere della Madonna, dei patriarchi, dei profeti, come fattori che hanno accelerato la venuta del Messia sulla terra.

II – Gesù annunCIa La sua seConda venuta

25 “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flut-

Nella Sua prima venuta, Egli Si è presentato agli uomini nella debolezza dell’infanzia, nella povertà e nell’indigenza

“Fuga dall’Egitto” – di Beato Angelico – Museo di San Marco, Firenze

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“Colui a cui non vollero prestare ascolto, quando Si presentò umile, essi Lo vedranno scendere in grande potenza e maestà”

ti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà acca-dere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte”.

San Giovanni Crisostomo fa un’interessan-te considerazione su questi versetti, dicendo che Nostro Signore indica qui una serie di segnali preannunciatori della fine del mondo, mentre in altri passi afferma che questa avverrà in un mo-mento inaspettato (cfr. Mt 24, 42).9

Per spiegare quest’apparente contraddizione, Crisostomo solleva l’ipotesi che negli ultimi tempi ci saranno guerre e persecuzioni, ma a un certo pun-to tutto entrerà in un’apparente tranquillità, nel di-sordine del peccato. I buoni saranno ridotti a pre-senziare impotenti ad ogni sorta di nefandezze ma quando sembrerà evidente a tutti il trionfo generale e definitivo del male, dando l’impressione che Dio non esista, il Giudice Supremo Si presenterà in mo-do imprevisto a giudicare i vivi e i morti.10

Sant’Agostino, da parte sua, commenta che i fe-nomeni della natura descritti in questi versetti “de-vono essere intesi come riferiti alla Chiesa, perché que-sta è il sole, la luna e le stelle; essa è stata chiamata bella come la luna, eletta come il sole, e non brillerà in quest’epoca, a causa della furiosa persecuzione”.11

27 “Allora vedranno il Figlio dell’uomo ve-nire su una nube con potenza e gloria grande”.  

Consideriamo la bella relazione che fa Don Ju-lien Thiriet fra questo versetto e la prima venuta del Signore: “Essi vedranno il Figlio dell’Uomo ve-nire con grande potenza e maestà. Ossia, con una forza invincibile, a confondere e punire i Suoi nemi-ci, ma anche con una gloria splendente, una maestà divina, per ricompensare e coronare i Suoi eletti. Co-sì, dopo essere apparso sotto una forma povera ed umile nella Sua prima venuta — ‘spogliò Se stesso assumendo la condizione di servo’ (Fil 2, 7) — ap-parirà nell’ultima venuta come un potente Re e so-vrano Signore del Cielo e della terra. Tutti gli uomini vedranno sul Suo corpo le gloriose cicatrici delle Sue ferite e i peccatori, come disse il profeta Zaccaria, ri-conosceranno Colui che hanno trafitto”.12

Il fatto che Cristo venga su una nube è lega-to dallo stesso autore al giorno della Sua Ascen-sione: “Le nubi che Gli sono servite come un carro trionfale per ascendere al Cielo, secondo Origene, Gli serviranno da trono quando Egli scenderà per giudicare la terra”.13

Più circostanziato è il commento di Sant’Ago-stino, che considera due possibili interpretazioni di questo particolare:

“Si può intendere questo in due modi. Egli po-trà venire alla Chiesa come su una nuvola, co-me non cessa mai di venire oggi, secondo quan-to dice la Scrittura: “D’ora innanzi vedrete il Fi-glio dell’Uomo sederSi alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo” (Mt 26, 64). Ma allora verrà con grande potenza e maestà, perché manifesterà più nei santi il Suo potere e maestà divina, poiché ha aumentato in loro la forza per non soccombe-re nella persecuzione. Si può anche intendere che venga nel Suo Corpo, che è seduto alla destra del Padre, nel quale è morto, è risorto ed è asceso al Cielo, come è scritto negli Atti degli Apostoli:‘Ciò detto, Si sollevò dalla terra davanti ai loro occhi e una nuvola Lo nascose ai loro occhi’. E lì gli ange-li dissero: ‘Tornerà allo stesso modo in cui l’avete visto salire in Cielo’ (At 1, 9.11). Abbiamo, quin-di, ragione di credere che verrà, non solo nel Suo Corpo, ma anche su una nuvola, verrà come Se ne è andato, e andandoSene una nuvola Lo nascose.

Egli verrà con una gloria splendente, una maestà divina, per ricompensare e coronare i Suoi eletti.

“Redenzione dei giusti” – di Beato Angelico – Museo di San Marco, Firenze

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“State bene attenti che i vostri cuori non si appe-santiscano in dissipazioni, ubriachez-ze e affanni della vita”

E’ difficile giudicare quale dei due sensi sia il mi-gliore”.14

28 “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, per-ché la vostra liberazione è vicina”. 

Le parole di Gesù in questo versetto invitano ad elevare lo spirito e ad avere fiducia perché, con l’annunciato castigo verrà, per coloro che sono ri-masti fedeli, l’ora della liberazione. Per cui San Gregorio Magno afferma: “Quando le piaghe afflig-geranno il mondo, sollevate la vostra testa, ossia, ral-legrate i vostri cuori, perché mentre finisce il mondo, di cui in realtà non siete amici, si avvicina la vostra redenzione, che tanto avete cercato”.15

Ad aumentare la nostra speranza e sollevare i nostri cuori al Cielo in quel momento, ci invi-ta anche Mons. Maurice Landrieux: “Se il gior-no del Giudizio Finale deve essere terribile per i reprobi, sarà invece di consolazione per gli eletti, che entreranno in corpo e anima nella piena glo-ria, tanto desiderata. Pertanto, quando queste co-se cominceranno ad accadere, mentre i peccatori appassiranno di terrore e saranno presi da dispe-razione, voi, Miei amici e servitori, alzate la testa e guardate, rafforzate la vostra fede e la vostra spe-ranza, rimuovete dalla terra il vostro spirito e il vo-stro cuore ed elevateli al Cielo; rallegratevi, perché è prossima la vostra liberazione. Questa liberazio-ne o redenzione sarà per gli eletti la fine in assolu-to di tutti i mali, la perfetta soddisfazione dell’ani-ma e del corpo, la gioia incomparabile della beati-tudine eterna”.16

Conclude con questa esclamazione: “Giorno di terrore e disperazione per i malvagi, i peccatori: dies iræ, dies illa! ma di indicibile speranza per i giu-sti di Dio, per i piccoli e gli umili sconosciuti, disde-gnati, rifiutati, disprezzati, sfruttati, maltrattati, op-pressi in tutti i modi su questa terra”.17

Tuttavia, se alla fine dei tempi i castighi di Dio contro gli empi significano la liberazione dei buo-ni, al punto che Sant’Agostino afferma che “la ve-nuta del Figlio dell’Uomo incute paura solo ai miscre-denti”,18 potremmo a ragione trarre da ciò una con-clusione per la nostra epoca: per quanto, al gior-no d’oogi, le afflizioni e preoccupazioni opprima-no i buoni, costoro non devono ugualmente temere, poiché Dio non abbandona mai chi in Lui confida.

È quanto afferma San Cipriano: “Chi si aspet-ta la ricompensa divina deve riconoscere che in noi non ci potrà essere alcun timore di fronte alle tem-peste del mondo, nessuna esitazione, poiché il Si-gnore ha predetto ed ha insegnato che questo sa-rebbe avvenuto, esortando, istruendo, preparando e rafforzando i fedeli della Sua Chiesa, al fine di sop-portare gli eventi futuri”.19

III – PreParazIone deI CuorI

34 “State bene attenti che i vostri cuo-ri non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvvi-so;  35 come un laccio esso si abbatterà so-pra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra”. 

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Chi si pren-de eccessive preoccupa-zioni per i beni terreni, finisce per rimanere col cuore insen-sibile, pesan-te, incapace di elevarsi fino a Dio

“Abbiate cura che i vostri cuori non siano insensi-bili”. In questa seconda parte del brano scelto dal-la Chiesa per questa domenica, il Divino Maestro fa riferimento a quelle anime che, pur non negan-do formalmente la fede, già non si elevano più, non vibrano, né sono toccati dalle dottrine più bel-le, cerimonie o eventi, essendo incapaci di ricono-scere in questi la voce o la presenza del Salvatore.

“Come un laccio”, cadrà il giorno terribile del Giudizio Finale sugli abitanti della terra; pertan-to, per non essere presi alla sprovvista, dobbiamo essere vigili per impedire che i nostri cuori diventi-no insensibili per i vizi e per la preoccupazione per i beni effimeri di questo mondo.

Gola, ubriachezza e preoccupazioni della vita

Gesù menziona, in primo luogo, la gola. Pec-cato che, ai nostri giorni, può essere considera-to anche nel senso inverso, cioè come la preoccu-pazione eccessiva per il controllo del peso, a sca-pito della propria salute. L’equilibrio consiste nel mangiare ciò che è necessario per mantenersi e poter affrontare le difficoltà della vita.

Vi è anche una gola degli occhi: la curiosità ec-cessiva. Delle orecchie: il desiderio smodato di par-lare, di voler essere aggiornati di tutte le novità. Per non estendere troppo l’elenco dei vizi correlati alla gola, ne citiamo solo un altro, dei più pericolosi: il desiderio di attirare l’attenzione su se stessi.

Quanto all’ebbrezza, Origene nota come sia profondo il degrado a cui conduce, incidendo si-multaneamente sia sul corpo che sull’anima. “In altri casi può succedere che lo spirito si rafforzi quando il corpo si indebolisce, come dice l’Aposto-

lo (cfr. II Cor 12, 10) e quando ‘l’uomo esteriore si indebolisce, l’interno si rinnova’ (II Cor 4 16). Nel-la malattia dell’ubriachezza si deteriorano allo stes-so tempo il corpo e l’anima; lo spirito si corrompe come la carne. Si indeboliscono i piedi e le mani, si ottunde la lingua, le tenebre gettano un velo su-gli occhi, e l’oblio coinvolge la mente, di modo che l’uomo non conosce né sente”.20

Ai nostri giorni questo vizio potrebbe ben esse-re preso come un simbolo dell’inebriamento verso le cose materiali come l’automobile, il computer, il cellulare, internet e altri dispositivi che sono utili e necessari ma che, utilizzati senza il controllo della virtù della temperanza, contribuiscono a rendere il cuore insensibile alle realtà soprannaturali.

Una metafora eloquente dello stesso Origene viene molto a proposito per mettere in evidenza quanto abbiamo bisogno di prendere in considera-zione l’avvertimento fatto dal Divino Maestro nel Vangelo di questa domenica: “Immaginate che un medico esperto e saggio dia prescrizioni simili a que-sta, raccomandando, per esempio: ‘Attenzione a non prendere in eccesso succo di questa tal erba, perché questo può causare morte improvvisa’. Non ho al-cun dubbio che, per preservare la propria salute, tutti obbedirebbero a questo avviso. Ora, Colui che è me-dico delle anime e dei corpi, il Signore, ci comanda di prenderci cura dell’erba dell’ubriachezza e della crapula, come pure degli affari mondani e dei succhi mortali che devono essere evitati”.21

Così, non solo chi si lascia condurre dai vi-zi degradanti come la golosità e l’ubriachezza, ma anche chi si prende eccessive preoccupazioni per i beni terreni, finisce per rimanere col cuore

Se il giorno del Giudizio Finale deve essere terribile per i reprobi, sarà invece di consolazione per gli eletti, che entreranno in corpo e anima nella piena gloria, tanto desiderata.

“Giudizio Finale” – di Beato Angelico – Museo di San Marco, Firenze

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“Emendatevi, mutate i vostri costumi, vincete le tentazioni e castigate con lacrime i peccati commessi, perché un giorno vedrete l’arrivo del Giudice eterno con tanta maggior sicurezza quanto più avrete prevenuto con la paura la Sua severità” (San Gregorio Magno)

1 Prefazione dell’Avvento, I.2 Idem.3 BOSSUET. œvreus choisies.

Versailles: Lebel, 1822, pag. 156.

4 SAN GREGORIO MAGNO. Obras de San Gregorio Magno. Madrid: BAC, 1958, pag. 538.

5 DEHAUT, P. Pierre Auguste Teóphile. L’Évangile expli-qué, défendu, médité. Pa-ris : Lethielleux, 1868, vol. 4, pag. 405.

6 GARRIDO, Manuel. Iniciación a la Liturgia de la Iglesia. Pala-bra, pag. 275.

7 LANDRIEUX, Mgr. Mau-rice. Courtes gloses sur les Evangiles du dimanche. Paris: Beauchesne, 1918, pag. 2-3.

8 THIRIET, P. Julien. Explication des Evangiles du dimanche. Hong-Kong: Société des Mis-sions Étrangères, 1920, pag. 2.

9 Si veda anche I Ts 5, 2; II Pd 3, 10; Ap 16, 15.

10 Cfr. SAN JUAN CRISÓSTO-MO. Homilias sobre el Evange-lio de San Mateo, 76 e 77.

11 Apud AQUINO, San Tomma-so. Catena Aurea.

12 THIRIET, Op. cit., pag. 5.13 Idem.14 SAN AGUSTÍN, Lettera 199,

41-45. In Comentarios de San Agustín, Valladolid: Estudio Agustiniano, 1986, pag. 52-53.

insensibile, pesante, incapace di elevarsi fino a Dio. È ancora una volta Origene che fa dei com-menti chiarificatori: “L’ultimo avvertimento di Gesù, al momento, riguarda la cura che dobbia-mo avere con quelle cose della vita che - pur non essendo considerate come peccati gravi, ma come attività apparentemente indifferenti - comunque obnubilano la nostra coscienza riguardo al Suo ri-torno imminente e all’arrivo improvviso della fine del mondo”.22

A questo riguardo, ci raccomanda San Basilio: “La curiosità e le cure di questa vita, sebbene non sembrino pregiudiziali, devono essere evitate quan-do non contribuiscono al servizio di Dio”.23 E il dotto Tito ci avverte: “Fate attenzione a non oscu-rare le luci della vostra intelligenza, perché le preoc-cupazioni di questa vita, la crapula e l’ ubriachezza mettono in fuga la pazienza, fanno vacillare la fede e provocano il naufragio”.24

Aggiunge Mons. Landrieux: “Fate attenzione a non lasciare che il vostro cuore si aggrappi al-la terra per i piaceri rozzi dei sensi, per il godimen-to smodato dei beni di questo mondo, o per una cura eccessiva riguardo alla vostra situazione, che potrebbe esporvi ad essere sorpresi da una morte improvvisa: et superveniat in vos repentina dies il-la. Al contrario, vegliate e pregate, siate cauti, fa-te ricorso ai mezzi soprannaturali per ottenere che la mano di Dio vi sostenga in queste difficoltà, in modo da poter rimanere in piedi nel giorno del Giudizio: stare ante filium hominis”.25

Vigilanza e preghiera36 “Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tut-to ciò che deve accadere, e di comparire da-vanti al Figlio dell’uomo”.

Bene osservano i professori di Salamanca il fatto che San Luca non ha accompagnato il suo racconto con parabole, come fanno gli altri sinot-tici. Egli porta solo una esortazione generale. “In compenso, esprime bene il senso di questa vigilanza costante nella purezza di vita e di preghiera”.26

Essere attenti significa essere sempre prepa-rati per l’incontro con Nostro Signore Gesù Cri-sto e la Madonna, mantenendo ben aperti, non solo gli occhi del corpo ma, soprattutto, quel-li dell’anima, in quanto sono questi che potran-no indicare la prossimità del Signore. Per questo abbiamo bisogno di vivere costantemente in sta-to di preghiera, anche quando stiamo adempien-do ai nostri obblighi abituali. Solo così potremo essere preparati per i grandi avvenimenti annun-ciati da Gesù e per presentarci “in piedi davanti al Figlio dell’Uomo”, cioè, integri, onesti e virtuosi, permanendo nello stato di grazia.

Nella vita terrena, molto più importante che conservare la salute, il denaro o qualsiasi altro bene, è mantenersi nella grazia di Dio cercando di non offenderLo mai, ma se si ha la sfortuna di cadere in peccato, cercare immediatamente di ri-conciliarsi con Lui, mediante il sacramento del-la Confessione. A questo ci esorta San Gregorio Magno, “Emendatevi, mutate i vostri costumi, vin-cete le tentazioni e castigate con lacrime i pecca-ti commessi, perché un giorno vedrete l’arrivo del Giudice eterno con tanta maggior sicurezza quanto più avrete prevenuto con la paura la Sua severità”.27

Iv – La “terza venuta”

La Liturgia della Prima Domenica d’Avvento è interamente penetrata dalla prospettiva di ce-lebrare la prima venuta di Nostro Signore, con la Sua nascita nella grotta di Betlemme e dalla pre-

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Per tutto dipendiamo dalla grazia di Dio e dob-biamo essere continuamen-te in attesa dell’aiuto Che ci viene da Lui

Gesù bussa ad ogni istante la porta della nostra anima per essere nostro riposo e consolo Gruppo scultorio del cimitero della Consolazione, San Paolo del Brasile

parazione della seconda, che avverrà alla fine del mondo per giudicare tutta l’umanità.

Secondo S. Bernardo di Chiaravalle tuttavia, sono tre le venute di Nostro Signore: “La prima, quando Lui è venuto con la Sua Incarnazione, la seconda è quotidiana, quando Lui viene da ognuno di noi, con la Sua grazia e la terza, quando verrà a giudicare il mondo”.28 In un altro passo, il Dottor Mellifluo precisa che la seconda venuta di Cri-sto è nascosta, e “soltanto gli eletti Lo vedono in se stessi, e con Lui salvano le loro anime.” Egli sta continuamente venendo a noi per essere “il no-stro riposo e la nostra consolazione”.29

Così, in ogni momento siamo chiamati ad avere un incontro con Gesù soprattutto nell’Eucaristia ma anche, per esempio, meditando questo Van-gelo della prima domenica d’Avvento, o ascoltan-do una parola ispirata di qualche ministro di Dio. Per questo, la nostra vita dovrebbe, in realtà, ruo-tare attorno a un Natale permanente, che cominci al risveglio, la mattina, e non termini neppure dor-mendo di notte, perché per tutto dipendiamo dalla grazia di Dio e dobbiamo essere continuamente in attesa dell’aiuto Che ci viene da Lui.

Rimaniamo vigili e approfittiamo di questi pre-ziosi inviti della grazia, in modo da essere in condi-zioni di ricevere, non con paura e disperazione, ma con gioia, il giusto Giudice, che scenderà dal Cie-lo in maestà e dirà a coloro che si sono affidati alla sua misericordia e hanno compiuto i Suoi Coman-damenti: “Venite, benedetti del Padre Mio, prende-te possesso del Regno preparato per voi fin dalla cre-azione del mondo” (Mt 25, 34). Chiunque abbia sempre presente questo fine, avrà coraggio rad-doppiato per praticare la virtù e comparire senza timore all’incontro definitivo con il Signore Gesù.

Prepariamoci, dunque, perché Egli verrà quando meno ce lo aspettiamo!

15 Apud AQUINO, San Tomma-so. Catena Aurea.

16 THIRIET, Op. cit., pag. 6.17 LANDRIEUX, Op. cit. pag. 718 Apud ODEN, Thomas C.;

JUST, Arthur A. La biblia co-mentada por los Padres de la Iglesia. Madrid: Ciudad Nue-va, 2000, pag. 431.

19 SAN CIPRIANO. Sulla morta-lità, 2 apud ODEN-JUST, Op. cit., pag. 434.

20 Homilías sobre el Levítico, 7, 1-237. Apud ODEN-JUST, Op. cit., pag. 434-435.

21 Idem.22 Apud ODEN-JUST, Op. cit.,

pag. 432.23 Apud AQUINO, San Tomma-

so. Catena Aurea.24 Apud idem.25 LANDRIEUX, Op. cit.

pag. 8-9.

26 TUYA, OP, Pe. Manuel de. Bi-blia comentada. Madrid: BAC, 1964, pag. 904.

27 SAN GREGORIO MAGNO, Op. cit., pag. 541.

28 Cfr. THIRIET, Op. cit., pag. 2.29 SAN BERNARDO DE CLA-

RAVAL. In Obras comple-tas de San Bernardo. Madrid: BAC, 1953, pag. 177.

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Che cos’è la verità?L’uomo vive nella ricerca della verità. La ama quando questa gli si manifesta e può giungere ad odiarla quando lo rimprovera... Tale è lo spirito umano, senza l’aiuto della grazia divina.

i dice che, un giorno, volen-do giocare un brutto tiro a San Tommaso d’Aquino, al-cuni frati cominciarono a

chiamarlo con insistenza:— Venga a vedere un asino che

vola!Essi aspettarono ansiosi la sua rea-

zione, pronti a ridere del fratello d’abi-to. Il santo accorse al locale e cominciò a scrutare in aria alla ricerca dell’insoli-to fenomeno, mentre gli altri scoppia-vano in una risata, criticandolo:

— Ma, uomo di Dio! Come puoi essere così ingenuo? Tu, che sembri sapere tutto, dovresti sapere che è impossibile che gli asini volino.

Lo scherzo si concluse in un modo imprevisto, quando Fra Tommaso ri-spose seriamente:

— É che mi sembra più possibile vedere un asino volare che dei reli-giosi mentire...1

Questa curiosa storia ci introdu-ce ad un tema appassionante: menzo-gna, verità ... Che cos’ è la verità?

Se consideriamo con attenzio-ne, vediamo che si tratta del proble-ma più elementare che ogni uomo si pone nel profondo del suo essere. In ogni momento, in tutto quanto osser-

va o pensa, in tutto ciò che sente, l’uo-mo ha una propensione, un’aspirazio-ne o un’inclinazione a trovare una cer-tezza, una verità su cui basarsi.

Di qui il famoso “Perché?” dei bambini, che vogliono sapere tutto. Nella loro innocenza, essi ammirano e si incantano davanti ad un mondo nuovo, che offre, alle loro menti de-siderose di conoscere, un’infinità di questioni accattivanti.

Conformità tra la realtà e il pensiero

In vista di ciò, che cos’è la verità?Fu questa la domanda, carica di iro-

nia, fatta da Pilato a Colui che affermò di Sé: “Io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimo-nianza alla verità. Chiunque è dalla veri-tà, ascolta la mia voce” (Gv 18, 37).

La stessa domanda, molti la for-mulano oggi, senza trovare una rispo-sta soddisfacente. Di solito, si conce-pisce la verità come la conformità tra ciò che si pensa e la realtà. Così ven-ne intesa fondamentalmente dalla Fi-losofia classica e scolastica, da Ari-stotele, per il quale la verità consi-ste nell’affermare ciò che è e negare ciò che non è e da San Tommaso che

la definisce come l’adeguatezza della cosa e dell’intelletto: “veritas est ada-equatio rei et intellectus”.2

L’umiltà, primo requisito per raggiungere la verità

Da parte sua, con il suo stile carat-teristico, Santa Teresa di Gesù vin-cola strettamente la verità alla virtù dell’umiltà. Così scrive nel suo cele-bre libro Le Case o Castello:

“Una volta stavo riflettendo sulla ra-gione per la quale Nostro Signore è co-sì affezionato a questa virtù dell’umil-tà, e subito mi venne in mente questo: è perché Dio è la somma verità, e l’umiltà consiste nel procedere nella verità”. Do-po aver spiegato che “procede nella ve-rità” chi non ha una buona opinione di se stesso, ma riconosce che, in sé, è nulla e miseria, il grande Dottore del-la Chiesa, aggiunge: “Chi non capisce questo, procede nella menzogna. E chi più capisce questo, più apprezza la som-ma verità, perché procede in essa”.3

Pertanto, la mistica di Avila ci in-segna l’atteggiamento che dovremmo tenere davanti al nostro Dio e Crea-tore. È necessario accettare la Sua so-vranità e onnipotenza, il che signifi-ca riconoscere in noi — e negli altri

Diac. Winston de la Concepción Salazar Rojas, EP

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— tanto le qualità, virtù e doni che il Creatore ci ha concesso nella Sua infi-nita bontà, quanto i nostri peccati, di-fetti ed errori, che dobbiamo non so-lamente detestare, ma cercare di cor-reggere. In altre parole, chi ama e pra-tica la virtù dell’umiltà, non tergiversa né manipola la verità secondo la pro-pria convenienza, ma guarda la realtà come essa è, obiettivamente.

Con ragione afferma Papa Bene-detto XVI, nell’introduzione della sua Enciclica Caritas in veritate:

“Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniar-la nella vita sono pertanto forme esi-genti e insostituibili di carità. Que-sta, infatti, “si compiace della verità” (I Cor 13, 6). Tutti gli uomini avver-tono l’interiore impulso ad amare in modo autentico: amore e verità non li abbandonano mai completamen-te, perché sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo. Gesù Cristo purifica e libera dalle nostre povertà umane la ricerca dell’amore e della verità e ci svela in pienezza l’iniziativa di amore e il pro-getto di vita vera che Dio ha prepa-rato per noi. In Cristo, la carità nella verità diventa il Volto della sua Per-sona, una vocazione per noi ad ama-re i nostri fratelli nella verità del suo progetto. Egli stesso, infatti, è la Veri-tà (cfr. Gv 14,6).”

San Tommaso d’Aquino, “l’apostolo della verità”

È nota l’affermazione dell’Aqui-nate: “Omne verum, a quocumque di-catur, a Spiritu Santo est” — “tutta la verità, pronunciata da chicchessia, vie-ne dallo Spirito Santo”.4 Con questo ci insegna che “per la conoscenza di una verità, di qualsiasi natura essa sia, uno ha bisogno dell’aiuto divino affin-ché l’intelletto sia mosso da Dio al suo agire”.5 Questo anelito della verità ha meritato al Dottore Angelico il rico-noscimento di numerosi papi, tra cui Paolo VI:

“Un tale impegno nella ricer-ca della verità e nella piena dedizio-

ne al servizio di essa — impegno che San Tommaso considerò una spe-cifica missione di tutta la sua vita e che egregiamente assolse col suo in-segnamento e coi suoi scritti — fa sì che egli possa essere, a buon diritto, chiamato “apostolo della verità” e proposto quale esempio a tutti colo-ro che hanno il compito di insegna-re. Ma egli rifulge ai nostri occhi an-che come una meravigliosa figura di dotto cristiano, il quale, per cogliere i nuovi fermenti e rispondere alle nuo-ve esigenze della cultura che si evol-ve, non sente il bisogno di uscir fuori dalla via della fede, della tradizione,

del Magistero che gli porta la ricchez-za del passato e insieme il sigillo del-la verità divina”.6

Il principio di non contraddizione

Un principio fondamentale del-la Filosofia si incontra nella base della verità: il principio di non con-traddizione, secondo cui una cosa non può essere e non essere, sotto lo stesso aspetto e allo stesso tem-po. Come principio, è evidente e di-spensa da una dimostrazione, infat-ti, per così dire, l’intelligenza può apprenderlo intuitivamente. Per raggiungere la verità, l’uomo de-

Che cos’è la verità? Fu questa la domanda, carica di ironia, fatta da Pilato a Colui che affermò di Sé: “Io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità,

ascolta la mia voce”

“Gesù davanti a Pilato” – Mosaico italiano della Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, San Pietroburgo

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ve costruire il suo pensiero avendo come base questo principio, poiché altrimenti cadrà nell’errore e nel-la confusione. Principio proclama-to dalla stessa Sapienza eterna e in-carnata, per mettere in guardia i di-scepoli: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal ma-ligno” (Mt 5,37). In una forma più categorica ancora, il libro dell’Apo-calisse manifesta quanto il Signore apprezzi la veracità e la coerenza: “All’angelo della Chiesa di Laodicea scrivi: ‘Così parla l’Amen, il Testimo-ne fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: Conosco le tue ope-re: tu non sei né freddo né caldo. Ma-gari tu fossi freddo o caldo! Ma poi-ché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca’” (Ap 3, 14-16).

È obbligo morale mantenersi nella verità

Per chiarire la questione di come la ragione umana possa conoscere la verità e di come, una volta cono-sciuta, abbiamo il dovere morale di seguirla, il famoso filosofo spagnolo Jaime Balmes affronta la questione di come il carattere razionale dell’uo-mo richieda che le sue azioni abbia-no un fondamento nella ragione, dal momento che questa è la più impor-tante delle sue facoltà:

“È chiaro che l’intelligenza non può rimanere indifferente di fronte alla verità e all’errore, e la sua perfezione consiste nella conoscenza della verità; per questo abbiamo il dovere di cercarla. E quan-do non usiamo l’intelligenza con questo obiettivo, abusiamo della migliore del-le nostre facoltà. L’oggetto dell’intelli-

genza è la verità perché la verità è l’es-sere; e il nulla non può essere oggetto di nessuna facoltà. Quando conosciamo l’essere, conosciamo la verità; di conse-guenza abbiamo il dovere di cercare la conoscenza della realtà delle cose. Se, per indolenza, passione o per capriccio, sviamo la nostra intelligenza, facendo-la consentire nell’errore — sia col crea-re come esistenti oggetti che non esisto-no o come non esistenti, quelli esisten-ti; sia attribuendo loro relazioni che non hanno o negando loro quelle che hanno —, commettiamo una mancanza contro la legge morale, perché ci allontaniamo dall’ordine prescritto alla nostra natura con la saggezza infinita. L’amore per la verità non è una semplice qualità filoso-fica, ma un vero dovere morale. Cercar di vedere nelle cose quello che esiste, e nulla più di ciò che esiste, che è ciò in cui consiste la conoscenza della verità, non è solo un consiglio dell’arte di pen-sare: è anche un dovere prescritto dalla legge dell’agire bene”.

Da ciò si comprende bene l’avver-tenza fatta dal Divino Maestro a co-loro che non vogliono seguire le vie della verità: “Voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i deside-ri del padre vostro. Egli è stato omici-da fin da principio e non ha perseve-rato nella verità, perché non vi è veri-tà in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna” (Gv 8, 44).

L’unità della verità: postulato fondamentale della ragione umana

Così, dunque, visto che ogni veri-tà, ogni bene e ogni bellezza trovano in Dio la loro fonte, è impossibile che vi sia contraddizione nella verità. Ciò che può variare è la via per giunge-re a questa, a partire dalla Fede, dal-la filosofia o dalla scienza. Ma, come succede in tutta la Creazione, c’è una gerarchia e un ordine mirabile anche nella sfera della conoscenza.

Siamo creature particolarmente complesse, aventi qualcosa di spiritua-le e qualcosa di materiale. Dunque, lo

“Perché Nostro Signore è così affezionato a questa virtù dell’umiltà? Perché Dio è la somma verità, e l’umiltà consiste nel procedere

nella verità”

“Santa Teresa d’Avila” – Basilica di San Pietro (Vaticano)

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spirito è superiore alla materia, l’ordi-ne soprannaturale è superiore all’or-dine naturale, di modo che lo studio di quello che si riferisce a Dio è superio-re, per il suo stesso oggetto, a qualsia-si altro. Questo non toglie né diminu-isce l’importanza, l’utilità e la necessi-tà dello studio dell’universo. Per que-sto, l’essere umano — creatura razio-nale fatta ad immagine e somiglianza di Dio — possiede l’intelligenza, che lo porta a voler investigare l’univer-so. Ben ordinata, questa intelligenza, per sé sola, può e deve condurre al suo Creatore; illuminata dalla luce del-la Fede, giungerà anche a discernere i misteri e le verità dell’ordine sopran-naturale:

“Questa verità, che Dio ci rivela in Gesù Cristo, non è in contrasto con le verità che si raggiungono filosofan-do. Al contrario, i due ordini di co-noscenza conducono alla verità nel-la sua pienezza. L’unità della verità è già un postulato fondamentale del-la ragione umana, espresso nel prin-cipio di non contraddizione. La Ri-velazione dà la certezza di questa unità, mostrando che Dio creatore è anche il Dio della storia della salvezza. Dio che fondamen-ta e garantisce il carattere intelligibile e raziona-le dell’ordine natura-le delle cose, sopra il quale gli scienzia-ti si appoggiano fi-duciosi, è lo stesso che Si rivela come Padre del Signo-re Nostro Gesù Cri-sto. Questa unità del-la verità, naturale e ri-velata, trova la sua iden-tificazione viva e personale in Cristo, come ricorda l’Apo-stolo Paolo: ‘La verità che esiste in Gesù’ (Ef 4, 21; cfr. Cl 1, 15-20). Egli è la Parola eterna, nella qua-le tutto è stato creato, e allo stes-so tempo è la Parola incarnata che, con tutta la Sua persona, rivela il Pa-dre (cfr. Gv 1, 14.18). Quello che la

ragione umana cerca ‘senza conoscer-lo’ (cfr. At 17, 23), può essere trova-to soltanto per mezzo di Cristo: infat-ti, quello che in Lui si rivela è la ‘ve-rità piena’ (cfr. Gv 1, 14-16) di tutto l’essere che, in Lui e per Lui, fu creato e, per questo stesso, in Lui trova la sua realizzazione” (cfr. Cl 1, 17).7

La verità impone doveri

Per questo, la ragione umana, quanto più si approfondisce nello studio dell’universo, più si meravi-glia nel conoscere la sua perfezio-ne, la sua armonia e la sua bellez-za, che mai possono essere un pro-dotto del caso, allo stesso modo co-me non può accadere che migliaia di lettere lanciate da una finestra compongano, cadendo, la Divina

Commedia, di Dante. Per cui pos-siamo concludere che saggio e in-telligente non è solamente chi mol-to conosce o intende, ma soprattut-to chi, ammirando l’opera d’arte che è la creazione, risale al Creato-re. Infatti nessuno è stupido al pun-to che, contemplando una meravi-glia della tecnica o un’opera d’arte, crede che non abbia avuto un auto-re o una causa.

Ciò nonostante, quando l’uo-mo viola con orgoglio questo natu-rale desiderio di verità, si stabilisce nel suo spirito il disordine, nella sua mente, la confusione, nelle sue idee, il caos e cadrà più tardi in crisi psico-logiche, morali e spirituali che pos-sono raggiungere tutte le sfere della sua esistenza. Di modo che, chi eri-ge la “sua” verità, costruisce la sua anima sulle sabbie mobili dell’indi-vidualismo e dell’egoismo più esa-cerbato, con le tragiche conseguen-ze che derivano, da chi si colloca co-me l’origine e la misura della verità. D’altro canto, coloro che aderisco-no alla Verità raggiungono, insie-me con essa, la libertà: “Conoscere-

te la verità e la verità vi farà libe-ri” (Gv 8, 32). Papa Benedet-

to XVI, nella Messa Cri-smale del Giovedì Santo

di quest’anno, spiega i doveri che la verità im-pone:

“Essere immersi nella verità e così nella santità di Dio – ciò significa per noi anche accettare il ca-

rattere esigente della veri-tà; contrapporsi nelle cose

grandi come in quelle picco-le alla menzogna, che in modo

così svariato è presente nel mon-do; accettare la fatica della verità, per-

“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”

Cristo Re – Chiesa di Sant’Andrea, Bayonne (Francia)

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ché la sua gioia più profonda sia presente in noi. Quando parliamo dell’essere con-sacrati nella verità, non dobbiamo nep-pure dimenticare che in Gesù Cristo ve-rità e amore sono una cosa sola. Essere immersi in Lui significa essere immersi nella sua bontà, nell’amore vero”.8

In modo che l’uomo, avendo cono-sciuto la verità, deve seguirla e accet-tare i suoi consigli come se si trattasse del suo migliore amico, secondo quan-to recita la famosa frase attribuita al-lo Stagirita: “Amicus Plato, sed magis amica veritas” — Platone è un amico, tuttavia, più amica è la verità.9 Questo cammino alla ricerca della verità esige dall’uomo un atteggiamento di accet-tazione di questa e di rifiuto dell’erro-re, come spiega Giovanni Paolo II:

‘“Tutti gli uomini desiderano sape-re’(Aristotele, Metafisica, I, 1) e l’og-getto proprio di questo desiderio è la verità. La stessa vita quotidiana mo-stra quanto ciascuno sia interessato a scoprire, oltre il semplice sentito dire, come stanno veramente le cose. L’uo-

mo è l’unico essere in tutto il creato visibile che non solo è capace di sapere, ma sa

anche di sapere, per que-sto si interessa alla ve-rità reale di ciò che gli appare. Nessuno può essere sinceramente indifferente alla veri-tà del suo sapere. Se scopre che è falso, lo rigetta; se può, inve-

ce, accertarne la veri-tà, si sente appagato. E’

la lezione di sant’Agosti-no quando scrive: “Molti

ho incontrato che volevano ingannare, ma che volesse far-

si ingannare, nessuno”. (Confes-sioni, X, 23, 33: CCL 27, 173) Giu-

stamente si ritiene che una persona ab-bia raggiunto l’età adulta quando può discernere, con i propri mezzi, tra ciò che è vero e ciò che è falso, formando-si un suo giudizio sulla realtà oggetti-va delle cose. Sta qui il motivo di tante ricerche, in particolare nel campo del-le scienze, che hanno portato negli ul-timi secoli a così significativi risulta-ti, favorendo un autentico progresso dell’umanità intera”.10

La verità genera l’odio

Davanti a questo panorama, come si può spiegare il fatto che Gesù Cri-sto — la Via, la Verità e la Vita — sia stato perseguitato da coloro che dice-vano di cercare la verità, al punto da crocifiggerLo tra due ladri?

A questo risponde l’immortale Dottore della Grazia commentan-do la famosa frase di Terenzio, “Ve-ritas odium parit” (La verità gene-ra l’odio), Sant’Agostino si doman-da come spiegare un fatto così assur-do. Infatti, egli riflette, l’uomo ama naturalmente la felicità e, dato che questa consiste nella gioia che nasce dalla verità, sarebbe un’aberrazio-ne che qualcuno considerasse come nemico chi predica la verità in nome di Dio. Enunciato così il problema, passiamo alla spiegazione.

La natura umana tende talmente alla verità che, quando l’uomo ama qualcosa contrario alla verità, de-sidera che questo qualcosa sia veri-tiero. Con questo inganna se stes-sa, convincendosi che è veritiero ciò che in realtà è falso. È necessario, quindi, che qualcuno le apra gli oc-chi. Ora, siccome l’uomo molte vol-te non ammette che gli si dimostri di essersi sbagliato, nemmeno tollera che gli si dimostri l’errore nel qua-le si trova. E l’aquila di Ippona con-clude:

“Così odiano la verità perché ama-no ciò che suppongono sia la verità. La amano quando essa splende, e la odia-no quando lei li rimprovera. [...] Ma la Verità sa retribuire: come essi non voglio-no essere rivelati da lei, lei li denuncerà contro la loro volontà, e non si rivelerà più a loro. Così è lo spirito umano: cieco e pigro,turpe e indecente; vuole rimanere nascosto, ma non vuole che niente gli sia occultato. E gli succede il contrario: egli non si nasconde dalla verità, ma è que-sta che gli si occulta”.11

Relativismo

Discorrendo sulla verità, non si può tralasciare di considerare an-che un fenomeno così attuale come la globalizzazione, e conseguente a questa, il relativismo. Quest’ultimo, tanto di moda oggi, propugna, in de-finitiva, che non esiste una­verità, ma più verità; asserisce che non si può affermare nulla come avente una va-lidità eterna e universale e che le di-verse e svariate circostanze storiche, culturali, sociali o temporali possono alterare i concetti e le cose.

Sulla base di tale relativismo, si giu-stificano una serie di comportamen-ti e situazioni che fino a poco tempo fa erano considerati riprovevoli, ma che ora si reputano aggiornati, perché “i tempi sono cambiati”, come si suol dire. Anche se i tempi cambiano, sap-piamo e crediamo che la Parola di Dio non cambia (come pure l’uomo è sem-pre lo stesso, in sostanza), in quanto “è più facile che abbiano fine il cielo e la

“Gloria dello Spirito Santo” – Museo Arcidiocesano di Arte Sacra, Rio de

Janeiro (Brasile)

“Tutta la verità, pronunciata da chicchessia, viene dallo

Spirito Santo”

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terra, anziché cada un solo trattino della Legge” (Lc 16, 17).

La Chiesa, colonna e sostegno della verità

Per concludere queste rifles-sioni, non possiamo non ammi-rare e riflettere su quanto sia bel-lo che Dio abbia dotato la Chie-sa di una voce infallibile, che tra-smette la verità cristallina, evitan-dole di naufragare nella tempesta di opinioni e pareri personali, di-sordinati e disarmonici, che suc-cede quando non si segue la veri-tà. Qualcuno dirà che questo co-stituisce un appoggio, e un altro più audace dirà che il dogma li-mita la libertà. Niente di più con-trario alla realtà. Qual è l’insensa-to capace di affermare che le leggi del traffico schiavizzano gli auti-sti e gli coartano la “libertà” di en-trare in collisione con altri veicoli o di investire i pedoni? E chi non vede l’utilità del corrimano sulle scale per evitare gli incidenti?

Per questo, Dio Si è degnato di adornare la Sua Chiesa, “co-lonna e sostegno della verità” (I Tm 3, 15), con il gioiello prezio-so che è l’infallibilità papale, gra-zie alla quale sappiamo e credia-mo che il Sommo Pontefice, as-sistito direttamente dallo Spirito Santo, non si sbaglia in materia di Fede e di morale. Questo dà alla Chiesa un fondamento solido co-me una roccia. Anche se la tempesta minaccia di sommergerla, possiamo confidare nella sua continuità, poiché non trascurerà di compiere la parola del Signore secondo la quale le porte dell’inferno non prevarranno contro di lei (cfr. Mt 16, 18).

Chi ci conduce alla verità è lo Spirito Santo

Solo nella verità e nell’amore - in una parola, solamente in Dio – la cre-atura umana può soddisfare la fame e la sete di pienezza che porta in se stes-sa. Lontano da Dio si trovano solo te-

quieto è il nostro cuore, fin tanto che non riposa in Te”.12

Chi ci deve condurre alla Ve-rità è lo Spirito Santo, secondo la promessa di Cristo agli Apo-stoli: “Ma quando verrà il Para-clito, lo Spirito della Verità, vi in-segnerà tutta la verità, perché non parlerà per sé, ma dirà che cosa ascoltare, e vi annuncerà le cose a venire” (Mt 16, 13).

La stella che ci guida fino al porto della Verità è la Vergine Immacolata. Ella ci indica come procedere, come nelle nozze di Cana, quando ha detto ai servi: “Fate tutto quello che vi dirà” (Gv 2,5). Questa semplice frase rias-sume tutto l’itinerario cristiano. Fare quello che Gesù ci dice, co-me Maria, che custodiva tutte le Sue parole e le meditava nel Suo cuore (cfr. Lc 2, 19.51).

1 Cfr. SILVEIRA, Pablo da. Hi-storias de filósofos. Buenos Aires: Ed. Alfaguara, 1997, pag. 88.2 Cfr. d’AQUINO, San Tommaso. De Veritate q. 1a. 1; Summa Theo-logica I, q. 16, a. 1, Resp.3 Sesta dimora, cap. X.4 d’AQUINO, San Tommaso. Summa Theologica. I-II, q. 109, a. 1, ad 1.5 Idem, ibidem.

6 Lettera Apostólica Lumen Ecclesiæ, 20/11/1974, n. 10.

7 GIOVANNI PAOLO II. Encíclica Fi-des et ratio, 14/9/1998, n. 34.

8 Omelia, 9/4/2009.9 Frase attribuita ad Aristotele da Am-

monio nella sua opera La vita di Aristotele. Apud FRAILE, Guiller-mo. Historia de la Filosofia. Madrid: Biblioteca de Autores Cristianos, 1975, pag. 417.

10 GIOVANNI PAOLO II, Op. cit., n. 25.11 SANT’AGOSTINO. Confissões, li-

bro X, cap. XXIII.12 Idem I, 1, 1.

La stella che ci guida fino al porto della Verità è la Vergine Immacolata

“Immacolata Concezione” – Monastero della Luce, San Paolo del Brasile

nebre, errore e confusione. Abbiamo bisogno di riconoscere che siamo de-boli, limitati e contingenti; la nostra intelligenza, con il peccato originale, si è oscurata e la nostra volontà, è di-ventata incline al male. Tuttavia, Dio, nella Sua misericordia, ha disposto la soluzione e ci ha concesso con infini-ta generosità tutti i mezzi di cui abbia-mo bisogno per raggiungere la felici-tà alla quale aneliamo. Senza dubbio, fin tanto che il cuore degli uomini non si volgerà verso il suo Creatore e Si-gnore, non troverà la pace, la tranquil-lità, la felicità; infatti, come ha detto Sant’Agostino: “Ci hai fatti per Te e in-

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La grande misericordia di Dio

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io è Padre. In que-ste tre parole è con-tenuta tutta la gran-dezza della divina misericordia. Per es-

sere più preciso, devo aggiungere: Dio non è solo un padre, ma un padre e una madre allo stesso tempo.

Nessuno è padre o madre come Dio

L’amore paterno è quello che si destina a chi non esiste ancora, de-siderando ardentemente di dargli la vita. È l’amore che avvolge il bambi-no con la sua forza, dopo averlo ge-nerato; l’amore che veglia in tutti gli istanti del giorno e della notte, pre-viene tutti i pericoli, appoggia tutti i piccoli passi di questo essere fragile che tenta di camminare, lo dirige, lo sostiene, si fa piccolo con questo pic-colo, in attesa del momento di farsi eroico e di immolarsi, se necessario; l’amore che a volte punisce, mol-to più spesso perdona, e non puni-sce se non per far meritare il perdo-

no; l’amore che ama fino all’ultimo e che, disprezzato, insultato, male-detto, accompagna, nonostante tut-to, fino all’estremo e con uno sguar-do di tenero affetto, il figlio cattivo e colpevole; l’amore, infine — ultimo tocco che conclude il quadro — che dimentica il proprio onore di padre oltraggiato, i propri diritti profana-ti con la più nera ingratitudine, con la più indegna condotta, per corre-re, lui, l’offeso, verso l’offensore, se vede da lontano il figliol prodigo che torna da lui pentito.

Ecco l’amore paterno, tale quale la natura lo concede ai veri cuori di padre su questa terra.

Ma Dio ha la sua maniera di essere padre e madre nel contempo, che ec-cede infinitamente tutto questo. Ne-mo tam pater, tam mater nemo: nes-suno è padre, nessuno è madre co-me Lui. Egli stesso ci dice, per mez-zo della più brillante voce dei profeti dell’Antico Testamento, Isaia: “Si di-mentica forse una donna del suo bam-bino, così da non commuoversi per il

figlio delle sue vi-scere? Anche se que-

ste donne si dimenticas-sero, io invece non ti dimenti-

cherò mai” (Is 49, 15).

Amore sotto la legge del timore e sotto la

legge dell’amore

Nulla è più istruttivo, a que-sto riguardo, della storia del pro-

feta Giona. Incaricato da Dio di por-tare a Ninive l’annuncio dei castighi divini, il profeta prima si sottrae dal-la sua missione e cerca di fuggire; poi condotto a forza a Ninive, secondo la volontà dell’Alto, comincia a percor-rere le strade della grande città, gri-dando con forza e convinzione: “Da qui a quaranta giorni Ninive sarà di-strutta” (Gn 3, 4). Ma il Signore aveva intenzione di distruggere questa cit-tà soltanto se essa avesse persevera-to nella sua malignità.

Subito, i niniviti fecero penitenza sotto il cilicio e la cenere. Dio allora li perdonò, causando al profeta una grande collera: “Io lo sapevo bene” — esclama — “e per questo io volevo fug-gire a Tarsis. Lo sapevo bene che Tu mi avresti fatto minacciare invano e che avresti risparmiato questo popolo. Per-ché Tu sei un Dio clemente, misericor-dioso, paziente, di una compassione estrema. Ora, Signore, toglimi la vita, perché mi è penoso vivere dopo quello che ho appena visto” (Gn 4, 1-3).

“Pensi tu che sia giusta la tua col-lera?” (Gn 4, 4) — gli risponde sem-

“Sacro Cuore di Gesù” – Cattedrale Maria Regina del Mondo – Montreal (Canada)

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La grande misericordia di Dio

Novembre 2009 · Salvami Regina      25

“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si

dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49, 15).

plicemente l’Eterno, conducendo-lo fuori della città, dalla parte del so-le nascente. Giona si sistema lì sotto una pianta di ricino, miracolosamen-te preparata da Dio per protegger-lo dai raggi roventi del sole, ma, du-rante la notte il Signore fa seccare la pianta protettrice, in modo che il so-le, tornando a salire in cielo la matti-na, tormenta il profeta. Grande affli-zione di costui, che nuovamente desi-dera la morte. “Ah, bene!” — gli dice il Signore — “ti affliggi e ti irriti per la perdita di una pianta che non hai pian-tato, né hai coltivato e Io avrei dovuto far morire tutta questa moltitudine di uomini di Ninive dei quali sono il Cre-atore e il padre?” (Gn 4, 10).

Ecco come, sotto la Legge del ti-more, Dio intendeva il suo ruolo di padre,ma sotto la nuova Legge, il suo amore di Padre, la sua misericordia, si rivestono di una forma capace di lanciare i nostri spiriti e i nostri cuo-ri in incantamenti senza fine. Egli ar-riverà — mistero adorabile e tre vol-te incomprensibile — al punto di sof-focare, se così possiamo dire, l’amore senza nome che Lo unisce in Cielo al suo Verbo, a suo Figlio e consegnarLo a noi come vittima, affinché, nel suo sangue, si operi la nostra Redenzione.

Nella Nuova Alleanza, Dio ci colma di benefici e di grazie

L’Incarnazione, la Redenzione, questi prodigi d’amore di cui — ci dice l’Apostolo — nessuno su que-sta terra mai conoscerà tutta l’altez-

za, tutta la larghezza, tutta la profon-dità, ecco la vera misura della mise-ricordia di Dio per noi! Sarà troppo, allora, ripetere col Salmista che gran-de è la misericordia divina, grande la sua compassione?

1 – Grande, essa lo è nello spa-zio; si estende a tutti, non esclude nessuno. “Signore” — dice il Salmi-sta — “Signore, la tua bontà arriva fi-no ai cieli” (Sal 35, 6); “sopra i cieli si eleva la vostra misericordia” (Sal 107, 5). Ora, come la volta celeste avvolge tutti, e da tutte le parti, così è la divi-na misericordia.

2 – Grande, essa lo è nel tempo. Sal-vo ragioni molto speciali, lascia agli uomini, ai peccatori, il tempo di rico-noscere la loro colpa, di convertirsi, di riscattarsi: “Io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva” (Ez 33, 11).

3 – Infine, per parlare come il re-profeta, grande è la misericordia divi-na nelle sue opere. Che pioggia, che diluvio di grazie naturali e sopran-naturali essa sparge ogni giorno sul più infimo di noi! “La filosofia osser-va che, nella nostra esistenza, il primo momento non implica necessariamen-te il secondo, e che la mano di Dio, per una creazione continua, ha bisogno di mantenerci incessantemente su questo abisso del nulla, dal quale usciamo e al quale tendiamo a ritornare” (Mgr. Le Camus, Théologie populaire de N.S.J.C., 2ª Confér., Dieu).

Ogni nuovo istante aggiunto al-la nostra vita, ogni battito del nostro

cuore è, pertanto, un beneficio della misericordiosa Provvidenza del Crea-tore. Malgrado il riposo nel quale Egli entrò il settimo giorno, dopo la Crea-zione, la sua misericordia è incessan-temente attiva intorno a noi. Chi può contare le meravigliose attenzioni e operazioni della misericordia che ci ri-guardano personalmente?

Questi benefici naturali, per quan-to abbondanti siano, sono probabil-mente infinitamente meno numerosi degli aiuti soprannaturali prodigati al-la nostra anima: grazie operanti di lu-ce, di forza, di rassegnazione, di com-punzione… Chi può dire quante gra-zie sono state necessarie per popolare il Cielo di tutti i santi che vi regnano con Dio, dei quali un grande numero è di indegni peccatori? Per un pecca-tore soltanto — sia egli Sant’Agosti-no o chiunque di noi — chi può dire l’oceano di grazie con cui Dio lo inon-da per ricondurlo a Sé?

Oh! Alla vista di questa gran-de, grandissima misericordia del Si-gnore, non esitate più, anime pecca-trici, andate a Lui con fiducia. Qua-li che siano i vostri peccati, addirittu-ra i vostri crimini, per quanto radica-ti siano le vostre abitudini colpevoli, per quanto disperanti siano le vostre miserie, venite, gettate tutto questo, e gettatevi voi stessi, nelle mani della divina misericordia.

(Tradotto, con adattamenti, da L’Ami du Clergé, 23/01/1902, pagg.

68-69).

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Araldi in missione promuovono l’Icona del Cuore

Immacolato di Mariaomposta da un sacerdote e una ventina di mis-sionari, la “Cavalleria di Maria” è una comuni-tà di Araldi del Vangelo dedicata esclusivamen-te all’annuncio cherigmatico. La sua missione è

quella di andare nelle parrocchie di tutto il Brasile, su in-vito dei vescovi e dei sacerdoti, ad annunciare il Vangelo attraverso missioni mariane.

Con zelo e impegno nel lavoro pastorale, questa “comu-nità mobile” inizia la giornata con la Messa e l’Adorazione Eucaristica in Duomo, alla quale possono partecipare tutti i parrocchiani che lo desiderino. Dopo questo tempo dedica-to alla preghiera, essi percorrono, di porta in porta, il territo-rio parrocchiale, portando una bella statua del Cuore Imma-colato di Maria. Quando Ella è accolta in un’abitazione, uf-ficio o negozio, i missionari pregano con i presenti e cercano di sapere se vi sia la necessità di qualche Sacramento.

Questa visita della Madonna nelle case segna la vita di molti, che desiderano prolungare in qualche modo questa

benefica e materna presenza. A loro, i missionari offrono l’Icona di Maria Regina dei Cuori.

Ogni cappella è venerata da un gruppo di trenta fami-glie che la ricevono una volta al mese, in una data specifi-ca concordata in precedenza con il coordinatore del grup-po. Il giorno in cui l’Icona è nella casa, sono invitati ami-ci, parenti e vicini di casa per fare insieme la lettura di un brano del Vangelo, seguita da alcuni minuti di riflessione, per pregare il Rosario e compiere un atto di consacrazio-ne al Cuore Immacolato di Maria.

Le icone di Maria Regina dei Cuori diffuse dagli aral-di missionari sono benedette e consegnate dal sacerdote al rispettivo coordinatore durante la Messa che conclude ogni Missione Mariana. E’ un bel modo di dare continuità al lavoro pastorale svolto durante questi giorni.

(Nelle foto, cerimonie di consegna dell’Icona in diverse città dello Stato di San Paolo — Brasile.)

Itatinga Anhembi Várzea Paulista

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BotucatuAreiópolis

Itatiba Areiópolis

Pereiras

Sulla sinistra, prima della Celebrazione Eucaristica, l’entrata solenne della Statua del Cuore Immacolato di Maria nella Chiesa affollata, a Itatiba; a destra corteo di nuovi coordinatori dell’Icona, a Várzea Paulista.

Con entusiasmo, i nuovi coordinatori dell’Icona assumono la loro funzione di evangelizzatori.

È consuetudine che il rispettivo parroco benedica e consegni l’Icona ai coordinatori.

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Spagna – Araldi hanno partecipato alla processione Eucaristica organizzata a Saragozza dall’Adorazione Notturna Spagnola e presieduta dal Cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il

Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Colombia – Dopo la Messa da campo presieduta dal Vescovo di Zipaquira Mons. Héctor Cubillos, è stata gettata la prima pietra della chiesa degli Araldi del Vangelo in Colombia nella città di Tocancipa.

Brasile – Nella Festa dei Santi Angeli Custodi, 26 aspiranti provenienti dall’Argentina, Ecuador e nove stati del Brasile hanno ricevuto, dalle mani di Mons. João Scognamiglio Clá Dias, l’abito degli Araldi del Vangelo.

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Brasile – Dopo la Messa organizzata dall’arcidiocesi di San Paolo in occasione del 60° compleanno di S.E. Odilo Pedro Scherer, alcune suore della Società di Vita Apostolica Regina Virginum hanno cantato per

omaggiare S.E. La data significativa è stata ricordata anche durante la visita che il Cardinale ha fatto al seminario degli Araldi, una settimana prima, per cenare con tutti i membri della comunità.

Omaggio del Consiglio Comunale

di San Paolo u proposta dell’assessore Dott. Gabriel Chalita, il Comune di San Paolo ha concesso la Medaglia An-chieta al fondatore degli Araldi del Vangelo, Mons. João Scognamiglio Clá Dias.

Considerata la più alta onorificenza della città, è con-cessa a personalità il cui percorso ha conquistato l’am-mirazione e il rispetto della popolazione paulista. Tra gli altri, l’hanno ricevuta Papa Giovanni Paolo II, il giuri-sta Miguel Reale, lo scienziato Milton Santos e l’impre-sario Horacio Lafer Piva.

La consegna della medaglia ha avuto luogo nella chiesa della Madonna del Rosario, presso il Seminario degli Araldi del Vangelo a Caieiras.

Tra le altre autorità e personalità erano presenti il giu-dice e presidente della Accademia Paulista di Lettere, Maestro e Dottore in Diritto Costituzionale, Dott. José Renato Nalini, il deputato dell’’Assemblea Legislativa di San Paolo, il dott. Sergio Olimpio Gomes, il Prefetto di Caieiras Dott. Roberto Hamamoto e il viceprefetto Dott. Gerson Romero.

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l 23 settembre, 251 Araldi, 207 del ramo maschile e 44 della So-

cietà di Vita Apostolica Regina Vir-ginum, hanno ricevuto la laurea in te-ologia nel Centro Universitario italo-brasiliano (UniÍtalo), a San Paolo.

Il conferimento del grado si è svol-to nell’auditorio Paulo Autran, dello stesso Centro Universitario, ed è sta-to presieduto dal Magnifico Rettore Prof. Dott. Marcos Antonio Gagliar-di Cascino.

Nell’omelia della Messa, che ha preceduto la cerimonia di lau-rea, il patrono della classe, Prof. Don Lourenço Isidoro Ferronatto, EP, ha sottolineato la responsabi-lità che i laureandi hanno di met-tere al servizio della Chiesa le co-noscenze acquisite, trasformando-le in frutti di evangelizzazione. In questo senso, non possiamo dire che il lavoro sia concluso, ma piut-tosto che inizia adesso.

l 9 ottobre scorso, ventiquattro aral-di, tra i quali tre sacerdoti, due dia-

coni della Società di Vita Apostolica Vir-go Flos Carmeli e sette suore della Socie-tà di Vita Apostolica Regina Virginum, hanno ricevuto il titolo di Maestro in Fi-losofia presso l’Università Pontificia Bo-livariana a Medellín in Colombia.

La cerimonia di consegna dei diplomi è stata presieduta dal Rettore, Mons. Lu-is Fernando Rodríguez Velásquez, che ha

ringraziato per la presenza di araldi di die-ci paesi differenti ed ha sottolineato quan-to essa fosse un elemento arricchente per la stessa Università. Erano presenti anche il Rev.mo Don Diego Alonso Marulan-da Díaz, Decano della Scuola di Teologia, Filosofia e Scienze Umanistiche, e il Dott. Luis Fernando Fernández Ochoa, Diretto-re della Facoltà di Filosofia.

Nella foto a sinistra, vediamo la discus-sione di una delle tesi di Master.

Maestri in Filosofia

251 Araldi laureati in Teologia

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Il rappresentante degli studenti saluta il Rettore della UniÍtalo, Prof.

Dott. Marcos Antonio Gagliardi Cascino.

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o scorso 1 ottobre, Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP, ha ri-

cevuto, nella chiesa del Seminario de-gli Araldi a Caieiras, San Paolo, il tito-lo di Maestro in Psicologia Educativa dall’Università Cattolica di Colombia (UCC), come pure la Croce di Lorena con Cordone Dorato, massima conde-corazione concessa da questa Universi-tà (foto 2).

La consegna della commenda è stata effettuata dal prof. Dott. Carlos Vargas Ordoñez, Preside della Facoltà di Psicolo-gia (foto 1). Hanno partecipato all’evento anche la prof.ssa Dott.ssa Martha Loza-

no Ardila, Direttrice del Corso di Dotto-rato e direttrice del Master in Psicologia Educativa (foto 3) e il Dott. Carlos Ospi-na Arturo Hernández, direttore di Ge-stione in Talento Umano della UCC, in rappresentanza del Rettore, il dott. Fran-cisco Gomez Ortiz.

Al termine della Messa Solenne, il Dott. Carlos Vargas Ordoñez ha messo in risalto l’originalità e l’importanza della tesi di Master presentata da Mons. João Scognamiglio Clá Dias, con il titolo “La Fedeltà al primo sguardo dell’intelligenza”. Nelle pagine seguenti abbiamo riprodotto il testo integrale di questo discorso.

Maestro in Psicologia Educativa

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Carisma di sacerdote e didattica di pedagogo

Scienza, filosofia, teologia ma soprattutto, una consacrata esperienza pedagogica e una conoscenza perspicace dell’essere umano, fanno della tesi del master Monsignor João Scognamiglio Clá Dias un capolavoro.

molto onorevole per l’Uni-versità Cattolica di Colom-bia fare oggi la consegna del titolo di Maestro in Psi-

cologia, con particolare attenzione al-la Psicologia dell’Educazione, a Mon-signor João Scognamiglio Clá Dias. Procediamo a questa consegna con particolare soddisfazione perché rite-niamo che sia un dovere dell’Univer-sità e dell’Accademia, non solo offri-re una formazione rigorosa in tutte le discipline, ma prestare anche un meri-tato atto di riconoscimento ai maestri più illustri e insigni servitori dell’Edu-cazione, come è il caso di Monsignor Scognamiglio.

Nel leggere la sua opera, Monsigno-re, abbiamo visto come il carisma del sacerdote consacrato al servizio gene-roso della propria comunità si coniu-ga magnificamente, e nel più alto gra-do, con la più elevata didattica del pe-dagogo esperto, con la saggezza di chi ha imbevuto i suoi insegnamenti nelle fonti del sapere filosofico e teologico, con la prudenza illuminata dalla luce

del Vangelo, con l’umiltà più profonda dello spirito — propria dei grandi uo-mini —, con ammirevole formazione umanistica che, nel suo caso, trascen-de le semplici categorie della scienza e della riflessione filosofica, per penetra-re nei più complessi e difficili temi del-le varie scienze dello spirito.

Scienza, filosofia, teologia ma so-prattutto una consacrata esperienza pedagogica e una conoscenza perspi-cace dell’essere umano, delle sue ric-chezze e limitazioni, fanno certamen-te della sua tesi di Master — La fedel-tà al primo sguardo dell’intelligenza — un capolavoro che insegna a tutti noi e ci porta ad una riflessione molto pro-fonda. L’abbiamo letta con particolare piacere e beneficio spirituale e ad essa devo fare riferimento ora, ovviamente in un modo molto conciso.

È la fedeltà al primo sguardo che permette di armonizzare la ragione con la Fede

In questo suo lavoro, il lettore incontra un meraviglioso percor-

so intellettuale che — alla manie-ra dell’itinerario di San Bonaven-tura, citata da lei stesso, Itinerarium mentis Deo — lo conduce quasi per mano, in modo brillante e docu-mentato, attraverso diversi momen-ti e vie che permettono al bambino e all’adolescente di iniziare la pro-pria traiettoria a partire dal mon-do del sensibile, rivela, in seguito, “i fondamenti filosofico-antropolo-gici della conoscenza e il loro indi-scutibile impatto sullo sviluppo del-la personalità”, giungendo alla pro-posta psicopedagogica degli Araldi del Vangelo che , illuminata e arric-chita dal Magistero della Chiesa, si rafforza e diventa guida del suo mo-dello educativo.

È la fedeltà a questo primo “sguardo dell’intelligenza, è la fe-deltà e la coerenza con essa che permetteranno all’essere umano di articolare e armonizzare, in un so-lo insieme, i dati della ragione con quelli della fede, il mondo sensibi-le con il mondo dello spirito, la fi-

Prof. Dr. Carlos Vargas OrdóñezDecano della Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Colombia

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rIflessIonI sulla TesI dI masTer In PsIcologIa del fondaTore deglI araldI

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nitezza delle creature con l’infinità del Creatore. Il suo lavoro sottoli-nea questo, con una evidente arti-colazione logica, quando conclude il primo capitolo: “tutte le ricchez-ze della conoscenza umana, del ra-ziocinio e degli atti morali dell’uo-mo adulto — e di chi è ormai entra-to nell’anzianità — consistono nella fedeltà a questo primo sguardo o nel recupero dello stesso”.

L’oblio dell’essere è uno dei maggiori disastri della storia del pensiero occidentale

Ma la cosa importante non è so-lo l’enunciato, è la sua dimostra-zione logica ed epistemologica, nel corso dell’opera che in ogni pagina spigola la sua ricchezza concettua-le e pratica tanto nella filosofia pe-renne, quanto nelle fonti della Ri-velazione divina, unite — e in che modo! — ad una strutturata rifles-sione di carattere teologico come ai più recenti sviluppi della psicologia scientifica. La crescita e lo sviluppo dell’essere umano, il suo compor-tamento nelle differenti tappe del-

la vita, le sue aspirazioni, i suoi li-miti, in una parola, la sua grandez-za e la sua piccolezza, la sua com-plessità sfuggente, oltre ad esse-re enunciati con sapiente interpre-tazione e comprensione degli stes-si fenomeni, suggeriscono profonde implicazioni che, intese ed analizza-te in un modo articolato e comple-mentare attraverso le varie discipli-

spiegati, se non si ricorre e si inizia dallo studio stesso dell’essere; per questo, con Heidegger, la sua tesi ci ricorda che “l’oblio dell’essere è uno dei peggiori disastri della storia del pensiero occidentale”.

Le sensazioni non sono soggettive, ma reali e oggettive

In seguito, nel solco della filosofia tomista, fa un meraviglioso itinerario a partire dall’affermazione dell’esse-re, passando per una sua riconquista e riscoperta nei primi anni del bambino che, come oggetto dell’intuizione, è il primo ad essere afferrato dall’intelli-genza attraverso i sensi. “L’unica solu-zione ragionevole — conclude con una logica impeccabile — è rivolgere gli oc-chi nuovamente all’essere. Proprio per-ché lui, nella sua inesauribile varietà e ricca unicità, è oggetto della conoscen-za, intesa primariamente dall’intelligen-za attraverso l’esperienza sensibile”.

Come, però, affrontare il proble-ma della conoscenza a partire dai sensi e dalle proprie sensazioni? Ec-co una buona domanda di ricerca scientifica che il suo lavoro affronta

Un momento della messa che ha preceduto la consegna del Master. A destra, Dott. Arturo Ospina Hernánez, rappresentate il Rettore dell’UCC, Dott.ssa Martha Lozano, orientatrice della

tesi del Mons. João e Dott. Carlos Vargas.

La cosa importante non è solo l’enunciato, è la sua dimostrazione logica ed epistemologica

ne, ci consentono di dedurre il tim-bro caratteristico e le norme fonda-mentali che ogni sistema educativo dovrebbe avere.

Tuttavia, tali fenomeni non pos-sono essere capiti, né tanto meno

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senza alcun timore, sottoli-neando i limiti della riflessio-ne epistemologica e la neces-sità della interdisciplinarie-tà. In modo imprescindibile, dobbiamo ricorrere agli studi contemporanei della Psicolo-gia Scientifica, in particolare ai loro studi e ricerche con-nesse con il campo della sen-sazione e della percezione.

Per questo la tesi mette in evidenza con molta proprie-tà: “Al primo sguardo si aggiun-ge anche quello che potrebbe es-sere definito il primo ascolto, il primo annusare, il primo assa-porare e il primo toccare”. Per-tanto, le sensazioni — conclu-de con Royo Marín — “non sono soggettive, ma reali e og-gettive, come dimostrano l’espe-rienza, la stessa coscienza e le procedure scientifiche della mo-derna psicologia sperimentale”.

Soltanto la contemplazione di Dio rende l’uomo perfettamente felice

Tuttavia, l’apprendimento dell’es-sere a partire dai sensi e dalla ra-gione deve avere una direzione, un nord che gli permetta di avanzare liberamente, ma per sentieri sicu-ri. Per questo nell’itinerario del pri-mo sguardo sull’essere in direzione dell’Assoluto, un passo fondamenta-le è la conoscenza della verità, sulla base della capacità umana di coglie-re l’essere.

C’è di più: la sua tesi di master ac-centua concordemente a Papa Gio-vanni Paolo II che “nella vita reale, questa certezza della verità è ancor più impressa nell’anima infantile”; il bam-bino “conserva un indistruttibile senso della verità, indissolubilmente unito al senso dell’essere”. Senza dubbio, come ricorda lo stesso Papa Giovanni Pao-lo II (Fides et ratio, n. 28), l’uomo può essere definito come un ente che è al-la ricerca della verità. Egli non smet-terà di seguirla, anche se chiude gli oc-chi alla verità reale e cerca di fabbrica-

Pertanto, “solo la contem-plazione di Dio, che è la Verità in essenza, rende l’uomo per-fettamente felice”. Ecco qui — conclude — un principio te-ologico della verità che è op-portuno accentuare: “L’uo-mo non si perfeziona intellet-tualmente, secondo il suo fine, se non in vista del movimen-to della sua intelligenza verso la contemplazione della Verità Suprema”.

Nostalgia della verità

D’altra parte, continua lo studio, nella sua logica argo-mentativa, nessuno potreb-be sinceramente rimanere in-differente di fronte alla veri-tà del suo sapere. Se scopre che è falso, lo rigetta, se può confermare la sua veridici-tà, si sente soddisfatto. Que-sta è la lezione di Sant’Ago-stino, quando scrive: “Ho in-

contrato molti che volevano inganna-re, ma nessuno che volesse lasciarsi in-gannare”. Nostalgia della verità. Feli-ce espressione utilizzata da Giovanni Paolo II per descrivere una realtà di estrema importanza.

Per questo, “è necessario riconosce-re e rispondere alla chiamata di questa nostalgia — percepibile nel contatto con le moltitudini moderne — per da-re all’uomo dei nostri giorni il recupero dell’equilibrio dell’anima. A differenza di molte ‘nostalgie indotte’, o letargie e depressioni contemporanee, la nostal-gia della verità non è dolorosa, in sen-so stretto. Quanto più l’uomo moderno si avvicina alla verità, tanto più la desi-dera; e quanto più placa questo appe-tito, tanto più esso si accentua. Tutta-via, la ricerca della verità porta lo spi-rito umano a cercare anche il bene. Si tratta di un ulteriore passo nel cammi-no del primo sguardo, denso e pieno di conseguenze”.

In sintesi, “così come il primo sguardo dell’intelligenza ha come og-getto l’essere, e porta alla verità, il pri-

La sua formazione umanistica penetra nei più complessi e temi delle scienze dello spirito

re la propria “verità” soggettiva, inco-erente e contraddittoria.

“All’interno di ognuno di noi si sen-te il tormento di alcune questioni fon-damentali e, allo stesso tempo, si con-serva nell’anima, per lo meno, l’ab-bozzo delle rispettive risposte” (Gio-vanni Paolo II, Fides et ratio, n. 29). Sì, la sete di verità è profondamen-te radicata nel cuore umano, che in qualche modo l’ha distinta nel suo primo sguardo, e questo la incontre-rà con una facilità tanto maggiore quanto maggiore è stata la sua fedel-tà a quello sguardo.

“Nella sua opera, il carisma del sacerdote si coniuga magnificamente con la saggezza di chi

ha imbevuto i suoi insegnamenti nelle fonti del sapere filosofico e teologico”

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mo sguardo della volon-tà conduce al bene — o a quello che conviene all’esse-re”. Come accade con i pri-mi principi della ragione speculativa, anche i primi principi della Legge Natu-rale sono verità evidenti. Nella precoce fedeltà del bambino a questo mera-viglioso intreccio sta il se-greto di tutta una vita coe-rente e virtuosa.

Di conseguenza, “ri-conoscere e promuove-re i principi morali è l’uni-co modo per rispettare la di-gnità della persona umana, ossia, per promuovere re-almente i diritti dell’uomo, che esprimono questi re-quisiti fondamentali, iscritti nella natura umana”. Che importante sfida quella della sua tesi per noi edu-catori, a prescindere dalle nostre stesse convinzioni e ideologie!

Non è stato facile valutare uno studio di tale ricchezza di pensiero

Gli estratti di cui sopra sono ov-viamente solo un minuscolo cam-pione dell’eccellente lavoro elabora-to e presentato da Monsignore in vi-sta del titolo di Maestro in Psicolo-gia, che l’Università Cattolica di Co-lombia oggi gli conferisce con soddi-sfazione.

Certamente non è stato faci-le, per i giurati, incaricati di legge-re la tesi presentata, valutare uno studio di tanta ricchezza di pensie-ro e di portata accademica. Coniu-gare la complessa ricchezza di un tale prezioso contributo dal punto di vista della filosofia, della teolo-gia, della psicologia ma, soprattut-to, della sua notevole esperienza come educatore e guida spirituale, ha richiesto da parte nostra, che ab-

Che importante sfida quella della sua tesi per noi educatori, a prescindere dalle nostre stesse convin-zioni e ideologie!

La ringrazio, Monsi-gnore, per averci dato una felice occasione di poter-ci nutrire di un alimento così sostanzioso, per aver permesso di avvicinarci di più, come dice il Van-gelo, a questa “fonte d’ac-qua che scaturirà per la vita eterna” (Gv 4, 14).

Calorosa testimonianza di ammirazione e affetto

L’Università Cattolica di Colombia, in partico-lare noi che la rappresen-tiamo in questo atto, stia-mo qui, più che a conse-gnarle il suo meritato Ma-ster in Psicologia, a offrir-le una calorosa testimo-nianza di ammirazione, di affetto e di congratula-zioni per le sue carisma-tiche qualità di “maestro dei maestri” e per la sua straordinaria opera edu-cativa i cui ideali si respi-rano e si vivono in questa accogliente casa e in tut-ti i luoghi in cui si estende la meravigliosa opera de-

gli Araldi del Vangelo. Senza alcun dubbio, Monsigno-

re, molto non sappiamo del profi-lo e del tesoro di maestro che esi-ste nascosto in lei; ignoriamo, per-ché riusciamo solo ad intravvederle, l’altezza e le dimensioni della sua consegna personale a coloro che so-no o sono stati suoi discepoli. Quel-lo che sappiamo per certo è che, durante i molti anni di completa de-dizione alla sua comunità e all’edu-cazione, lei ha segnato e continua a segnare indelebilmente lo spiri-to dei suoi alunni e dei suoi amici dell’Università Cattolica di Colom-bia, che oggi hanno la felicità di in-contrarsi con lei.

Per questo motivo, nel conferirle questo titolo, sappiamo che, al di là del semplice riconoscimento acca-

“Stiamo qui, più che a consegnarle il suo meritato Master in Psicologia, a offrirle una calorosa testimonianza di ammirazione, di affetto e di

congratulazioni”

biamo avuto il privilegio di fare la sua dettagliata lettura, feconde ore di studio e di riflessione. E’ stata, soprattutto, un’eccezionale oppor-tunità di rivedere i nostri atteggia-menti nei confronti del nostro im-pegno di cattolici, rispetto all’espe-rienza della vita, rispetto al vero si-gnificato dell’educazione.

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demico, vorremmo che in quest’at-to risultasse per tutti, in qualche modo, un forte legame che ci avvici-ni di più alla somiglianza e all’opera dell’autentico maestro che perdura al di là dei limiti del tempo e dello spazio. Di quel maestro la cui ope-ra rimane, anche se lui è distante o assente, di quel maestro nel cui ri-cordo i discepoli si riconciliano con la vita.

“Una meravigliosa esperienza”In un’intervista all’agenzia “Gaudium Press”, il Prof. Carlos Vargas ha manifestato le

sue impressioni sul Seminario degli Araldi del Vangelo, nel quale ha alloggiato durante il suo soggiorno in Brasile. Trascriviamo di seguito alcuni dei suoi commenti.

o avuto qui una meravigliosa esperienza di vi-ta. Vedo che credete nell’uomo, una creatura di Dio, e per questo vi prendete cura del suo

sviluppo, con una ricchezza di dettagli, con delicatezza straordinaria in tutto, con grande disciplina, con una for-mazione intelligente. I suoi effetti si manifestano nei pro-dotti d’arte, ma anche nella disposizione, nella permanen-te disponibilità di servizio.

Applicazioni della psicologia alla formazione

Nei pochi giorni che ho trascorso qui, ho potuto ammi-rare le molteplici applicazioni che — senza renderle espli-cite — gli araldi fanno della psicologia nella formazione dei giovani. Voi avete un modo di capire e considerare l’essere umano in forma integrale, nelle sue molteplici dimensioni.

Noto, per esempio, con grande soddisfazione, il vostro zelo non solo per l’aspetto fisico, ma anche per quello spiri-tuale: lo sviluppo del bambino, la crescita sociale e tutto ciò che ha a che fare con l’interazione umana, un aspetto che non viene curato abbastanza in altri modelli educativi.

Il ruolo della Liturgia

Ieri ho avuto l’opportunità di partecipare ad una Mes-sa solenne, celebrata da Mons. João Scognamiglio Clá Dias e illuminata dalla presenza della comunità, della mu-sica e numerosi dettagli che realmente elevano lo spirito dell’essere umano.

Penso che siate riusciti a raggiungere quello che mi sembra essere sempre stato l’obiettivo della Liturgia del-la Chiesa: unire, diciamo così, le possibilità terrene che abbiamo, con le possibilità offerte a noi dal Signore nella Gloria eterna. È certamente qualcosa di indescrivibile. Voglia Dio che molte altre persone abbiano la felice op-portunità di partecipare a una Messa come questa e pos-sano quindi avere una esperienza personale, come quel-la che ho avuto io.

A nome di tutti loro, dei suoi stu-denti e dei nostri lì in Colombia, presenti o assenti, a nome dell’Uni-versità Cattolica di Colombia, la ringrazio, Monsignore, per quan-to ha dato di se stesso, della sua in-telligenza, del suo affetto, del suo tempo, della sua vita, delle sue aspettative, delle sue speranze, ma soprattutto “della sua fedeltà al pri-mo sguardo”. Che Dio continui ad

ispirarla e a colmarla delle Sue be-nedizioni per molti, molti anni an-cora.

(Discorso pronunciato il 1º/10/2009, durante la Messa di con-

segna del titolo di Maestro in Psicolo-gia presso l’Università Cattolica di Co-

lombia a Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP – Traduzione: Rivista

Araldi del Vangelo)

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Dott.ssa Martha Lozano, Dott. Carlos Vargas e Dott. Carlos Arturo Ospina salutano il

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Una tesi di teologia sul “Big Bang”?

Tra le tesi di laurea in Teologia presentate quest’anno presso l’Università Gregoriana di Roma, una ha richiamato l’attenzione per la sua originalità. E’ intitolata “La teologia d’interpretazione del ‘Big Bang’”. Il suo autore, che ha ricevuto il punteggio più alto — “Summa cum laude” — spiega i motivi per cui ha scelto il suggestivo tema.

ggi sembra che la scienza non sarà mai capace di sollevare il velo che av-volge il mistero della cre-

azione. Per lo scienziato che per tutta la sua vita si è fatto guidare dalla creden-za nel potere della ragione, questa storia finisce come un incubo. Ha scalato le montagne dell’ignoranza ed è sul pun-to di arrivare alla vetta più alta; quando riesce a raggiungere l’ultima roccia, è ri-cevuto da un gruppo di teologi che stan-no lì seduti da secoli”.1

Questa testimonianza persona-le di Robert Jastrow, celebre scien-ziato nordamericano, fondatore del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA, ci illustra molto bene come la teologia non sia estra-nea alle questioni scientifiche, ma le spiega e le trascende.

Aspetto poco conosciuto della storia scientifica

I pionieri delle scienze naturali nel XVII secolo, come molti dei loro se-

guaci nei secoli successivi, erano uo-mini profondamente religiosi, con-vinti che le loro indagini fossero solo un contributo per svelare l’opera del Creatore.

Basti pensare agli importanti studi del Vescovo danese Beato Niels Sten-sen (1638-1686) sulla geologia e mi-neralogia, per i quali è considerato il fondatore della geologia moderna o agli innumerevoli figli spirituali di Sant’Ignazio di Loyola -— tra cui Pa-dre Athanasius Kircher (1602-1680), erudito in molti settori scientifici, pa-dre Giovanni Battista Riccioli (1598-1671), la cui enciclopedia astronomi-ca ha segnato un’epoca, padre France-sco Maria Grimaldi (1618-1663), sco-pritore della diffrazione della luce, pa-dre Ruggero Boscovich (1711-1787), considerato il creatore della fisica ato-mica fondamentale -— che hanno contribuito in modo significativo alle conquiste della scienza e della tecni-ca e sono stati corrispondenti assidui di scienziati influenti del loro tempo.2

Dopo questi pionieri, non sono mancati ferventi cattolici in prima li-nea nei più svariati campi della scien-za. Il francese Augustin Louis Cauchy (1789-1857) — il cui nome figura nu-merose volte nei libri di scienze esat-te, della fisica e dell’ingegneria — era un cattolico convinto, membro del-la Società di San Vincenzo de’ Paoli. Uno dei maggiori scienziati della Sto-ria, Louis Pasteur (1822-1895) cat-tolico esemplare in pieno secolo del positivismo ateo e del razionalismo agnostico. Il suo contemporaneo, l’abate agostiniano austriaco Gregor Johann Mendel (1822-1884), consi-derato il padre della genetica. Il fisi-co italiano Alessandro Volta (1745-1827), inventore della pila elettrica,3 era un uomo di Messa e Rosario tut-ti i giorni, mentre il suo contempo-raneo, lo scienziato francese André-Marie Ampère (1775-1836), fonda-tore della elettrodinamica,4 ha scrit-to un’opera intitolata Prove storiche della divinità del Cristianesimo. Mol-

“ODon Eduardo Miguel Caballero Baza, EP

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Oggi, gli astronomi ritengono quasi all’unanimità che l’universo primitivo cominciò ad espandersi a partire da una minuscola e incredibilmente calda palla di fuoco

Grafico commesso dalla NASA per rappresentare l’espansione dell’universo

ti altri potrebbero essere citati come esempio fino ai nostri giorni.

La scienza e la Fede sono complementari

D’altra parte, il Magistero pontifi-cio è stato unanime nel mostrare co-me la scienza e la fede convergano verso l’unica verità, per vie diverse ma complementari.5

Il Concilio Vaticano II lo ha con-fermato, rilevando che le realtà pro-fane e quelle della Fede hanno origi-ne nello stesso Dio: “La ricerca meto-dica in tutti i campi del sapere, quan-do condotta in modo veramente scien-tifico e secondo le norme morali, non sarà mai realmente in contrasto con la Fede, in quanto le realtà profane e quelle della Fede hanno origine in Dio stesso. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scrutare i segreti della natura è, anche quando non ne ha co-scienza, come guidato dalla mano di Dio, che regge le cose e le fa essere ciò che sono”.6

Ora, affinché sia possibile una re-lazione feconda tra scienza e Fede, è necessaria la mediazione di una fi-losofia realista, la quale riconosca che le entità materiali osservate dal-la scienza sono reali, che esistono in-dipendentemente dall’osservatore,

che possiedono una razionalità coe-rente, che sono disciplinate da leggi determinate e che costituiscono un insieme ordinato.

Si dice che una sana filosofia è quella che dice cose evidenti, ma che non sono dette da nessuno; bene, questa è la filosofia realista, la filo-sofia di San Tommaso d’Aquino e di molti altri pensatori cattolici.

Il cosmo: una dimensione della realtà inattingibile per la scienza

La scienza — anche quando si ba-sa su una filosofia realista e consi-deri l’universo come contingente — deve essere consapevole che non po-trà mai rivelare tutti i misteri del co-smo, per quanto progredisca la tec-nica, in quanto vi è tutta una serie di dimensioni della realtà che sfuggo-no completamente alla sua portata. Pertanto, la scienza non potrà mai dimostrare l’esistenza di Dio e nep-pure negarla, semplicemente non ha l’autorità per pronunciarsi su ta-le materia.

Chi osserva il cielo stellato, con un minimo di spirito contemplativo, è naturalmente portato a formulare a se stesso una serie di domande al-le quali l’astrofisica non ha una rispo-sta: Perché esiste l’universo? Perché

possiede l’ordine che osserviamo in esso? È il frutto di un progetto intel-ligente? Ha avuto un’origine? Quan-do e come? È stato sempre così, co-me lo vediamo oggi?

La scienza cerca di dare una ri-sposta a queste e ad altre domande del genere attraverso la cosmologia, una branca del sapere che tratta, da un lato, la formazione dell’universo, la sua struttura e l’evoluzione (aspet-to fisico o scientifico) e, dall’altro, la sua origine e finalità (aspetto filoso-fico-teologico). In realtà, la cosmolo-gia è una disciplina di confine tra le scienze naturali, la filosofia e la teo-logia. Si tratta di una scienza della to-talità, che, tra le altre cose, cerca di rispondere alla domanda sulla totali-tà dell’universo nel senso ontologico. La risposta a questa domanda, tutta-via, non si trova nella totalità fisica dell’universo, che è l’oggetto di stu-dio della cosmologia, ma al di fuori di essa; la totalità dell’universo trova la sua spiegazione solamente in una Causa superiore che trascende la sua realtà fisica.

Le questioni inerenti l’origine dell’universo e la sua evoluzione, quindi, suscitano con forza questio-ni fondamentali come queste che in un modo naturale mettono in relazio-

ne la Fede e la scienza. Ec-co il motivo per cui ho scelto il Big Bang come tema per la tesi di laurea in teologia al-la Facoltà di Teologia presso la Pontificia Università Gre-goriana, specializzata in Te-

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ologia Fondamentale, perché la teo-logia non soltanto ha il diritto di di-re una parola nel dibattito scientifico, ma più che questo, la sua voce è indi-spensabile per poter intendere appie-no la realtà dell’universo.

Naturalmente, non è stata estra-nea a questa scelta la mia forma-zione accademica di Ingegnere Ae-ronautico presso l’Università Poli-tecnica di Madrid, sebbene non ab-bia mai esercitato la professione, in quanto poco dopo il termine dei miei studi, ho avuto la grazia di de-dicarmi interamente al servizio del-la Chiesa.

Aspetti filosofici e teologici dell’origine dell’universo

Oggi, gli astronomi ritengono qua-si all’unanimità che l’universo primi-tivo cominciò ad espandersi a una grande velocità — in un processo tanto rapido quanto violento, deno-minato “inflazione cosmica” — cir-ca 13 miliardi di anni fa, a partire da una minuscola e incredibilmente cal-da “palla di fuoco”. È il denominato “modello standard” dell’universo o “modello del Big Bang”.

Intorno a questa concezione e ad altri modelli cosmologici, esiste og-gigiorno un acceso dibattito relativo agli aspetti più strettamente scienti-fici, come la storia termica dell’uni-verso, la causa del dislocamento ver-so il rosso degli spettri elettromagne-tici delle radiazioni stellari, la radia-zione cosmica di fondo di microon-de, la presunta esistenza della ma-teria oscura e dell’energia oscura, la

spiegazione dell’abbondanza relativa degli elementi chimici che osservia-mo nell’universo, la descrizione della nucleosintesi stellare come pure dei processi di formazione delle stelle e delle galassie e molti altri.

Ma il dibattito non si limita agli aspetti scientifici della questione. In gioco sono concezioni filosofi-che e teologiche della massima im-portanza.

Se il modello del Big Bang spiega l’origine dell’universo dal nulla, che bisogno vi è di un Creatore? Possono essere separate la dipendenza tempo-rale dell’universo e la sua dipenden-za ontologica in relazione al Creato-re? Il cosmo è autosufficiente e con-dotto esclusivamente da una causali-tà cieca, oppure obbedisce all’amoro-sa Provvidenza Divina? Come giusti-ficare, allora, l’esistenza di leggi na-turali immutabili? D’altra parte, se

Dio interviene nella creazione, che senso hanno i fenomeni puramente casuali? Come si armonizzano l’auto-nomia delle creature e la loro dipen-denza essenziale dal Creatore, imma-nenza e trascendenza? Una delle va-rianti del modello del Big Bang po-stula una futura contrazione progres-siva sempre più rapida dell’universo, culminante in un collasso gravitazio-nale su se stesso. Ciò significa che il modello del Big Bang prevede la fine del mondo?

Rispondere qui ad ognuna di queste domande allungherebbe troppo questa materia e mi costrin-gerebbe ad affrontare in forma som-maria un argomento ricco e affasci-nante. Propongo quindi di torna-re al tema in altri articoli. Così po-trò condividere con i nostri lettori la preparazione della mia futura tesi di dottorato.

1 Cfr. R. Jastrow. God and the Astronomers. New York: 1978, pag. 116.

2 Tra gli altri con i quali es-si mantenevano una cor-rispondenza frequen-te, dobbiamo menziona-re i seguenti: il matemati-co francese Pierre de Fer-mat (1601-1665), padre

del calcolo differenziale; l’astronomo, matematico e fisico olandese Christia-an Huygens (1629-1695), inventore dell’orologio a pendolo; il tedesco Got-tfried Wilhelm Leibniz (1646-1716), spirito multi-sfaccettato che ha formu-lato i principi fondamen-

tali del calcolo infinitesi-male; il britannico Isaac Newton (1642-1727), che ha dedotto la legge della gravità universale.

3 In suo onore, si chiama “volt” l’unità di misura della tensione elettrica.

4 In suo onore, si denomina “ampère” l’unità di mi-

sura dell’ intensità della corrente elettrica.

5 In questo senso, si veda per esempio, P. HAFF-NER. Creazione e scienze. Roma: 2008, pagg. 1-60.

6 Costituzione pastora-le Gaudium et spes, 7/12/1965, n. 36.

La Teologia non è estranea alle questioni scientifiche, ma le spiega e le trascende

L’autore di queste righe, essendo ancora diacono, riceve il Vangelo dalle mani di Benedetto XVI durante la messa del primo giorno di quest’anno,

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350mila fedeli in pellegrinaggio per venerare la Vergine di Itatí

Da una notizia del quotidiano La Nacion, circa 350 mila persone, so-prattutto giovani, hanno partecipato, il 20 settembre, al tradizionale pelle-

grinaggio annuale alla Basilica di Itati nella regione argentina di Corrientes.

Mons. Andrés Stanovnik, arcive-scovo di Corrientes, ha celebrato la Messa per i pellegrini. Dopo la ceri-monia, i giovani hanno messo un’of-ferta ai piedi della statua della Ma-donna di Itati e hanno letto un mani-festo in cui esprimono i loro deside-ri e preoccupazioni. “Esattamente do-po 30 anni, vogliamo guardare indietro, ringraziarTi per quello che abbiamo e correggere gli errori, ma anche guarda-re avanti per continuare a sviluppare i valori morali e cristiani”— dice il testo.

22 anni, nel letto di un ospedale mili-tare, essendo sopravvissuto alla Prima Guerra Mondiale” — così informa la pagina web dei Focolari. Si è distinto come politico casto e disinteressato, che esercitava la sua missione parla-mentare, come un “servizio sociale, una carità in azione”.

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Processo di beatificazione del co-fondatore dei Focolari

Dopo cinque anni di lavori, è stata completata la fase diocesana del pro-cesso di beatificazione di Igino Gior-dani, giornalista, scrittore e politico italiano che ha giocato un ruolo im-portante nello sviluppo dei Focolari, tanto da essere considerato da Chia-ra Lubich come uno dei co-fondatori del Movimento.

La fase diocesana si è conclusa con 2.500 pagine di atti processuali. I censori teologici hanno esaminato 98 libri e più di 4 mila articoli. I periti storici hanno analizzato 120 opuscoli di scritti inediti, per un totale di oltre 60 mila pagine.

Igino Giordani è nato nel 1894 ed è morto nel 1980. “Il desiderio di san-tità si era acceso in lui quando aveva

Miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile McGivney

Il processo di beatificazione del Ve-nerabile Michael McGivney, sacerdo-te diocesano fondatore dei Cavalie-ri di Colombo, ha avuto un importan-te passo avanti nel mese di settembre.

Come informa il sito di questa isti-tuzione (www.kofc.org), un tribuna-le supplementare dell’Arcidiocesi di Hartford (USA), di cui Don McGi-vney fu parroco, “ha inviato formal-mente un nuovo relatorio alla Congre-gazione per le Cause dei Santi” riguar-do a un miracolo attribuito alla sua intercessione. Questo tribunale ha sentito varie testimonianze, anche di medici, che hanno prestato dichiara-zioni sul il fatto miracoloso.

“Il Vaticano conterà adesso su una ulteriore preziosa testimonianza che aggiunge aspetti significativi alla pre-sentazione iniziale”, ha dichiarato a Zenit Carl Anderson, cavaliere su-premo dell’Ordine.

Don Michael McGivney, nacque nel 1852, fondò i Cavalieri di Colom-bo nel 1882 e morì nel 1890. Nel mar-

Benedetto XVI visiterà Fatima nel maggio 2010

L’Arcivescovo di Braga e presiden-te della Conferenza episcopale por-toghese, Mons. Jorge Ferreira da Co-sta Ortiga ha confermato che Papa Benedetto XVI si recherà in visita in Portogallo il 13 maggio 2010, su invi-to dell’Episcopato portoghese e del presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva. “L’amore dei cattolici portoghesi verso il successore di Pietro è un elemento chiave della nostra tra-dizione cattolica e della nostra fedel-tà alla Chiesa”, afferma l’Arcivescovo nel suo comunicato.

Questo sarà il quinto viaggio di un Papa al Santuario Mariano di Fatima: Paolo VI nel 1967 e Giovanni Paolo II negli anni 1982, 1991 e 2000.

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zo 2008 Papa Benedetto XVI ha fir-mato il decreto di riconoscimento dell’eroicità delle sue virtù, fatto che gli conferisce il titolo di Venerabile.

ro disposizione una biblioteca di 200 mila volumi.

’Istituto Internazionale delle Scienze Sociali ha

promosso a San Paolo del Bra-sile, dall’8 all’11 settembre, due cicli di conferenze dedicati a migliorare e ad arricchire le no-tizie su temi religiosi.

Il primo, intitolato Infor-mazione Religiosa di Quali-tà, era destinato a periodici-sti specializzati. “Vogliamo of-frire ai giornalisti che si occu-pano delle notizie della Chiesa, informazioni tecniche e precise di materia religiosa. Buo-na parte delle notizie pubblicate oggi contiene informa-zioni inesatte, per la mancanza di conoscenza dell’am-biente della Chiesa”, ha spiegato il Prof. Carlo Alberto Di Franco, coordinatore degli eventi.

Il secondo, Gestione del-la Comunicazione nella Chie-sa, era rivolto in particolare al-le persone che lavorano in uf-fici di comunicazioni delle dio-cesi e parrocchie. È nato dalla necessità di “informare corretta-mente i mezzi di comunicazione di ciò che accade nella Chiesa”, ha chiarito Di Franco.

Tra i partecipanti, è da evi-denziare la presenza del Cardi-nale Odilo Pedro Scherer, Arci-

vescovo di San Paolo, Mons. Orani João Tempesta, Arci-vescovo di Rio de Janeiro, Prof. Juan Manuel Mora, Vi-ce-Cancelliere dell’Università di Navarra (Spagna) e Prof. Diego Contreras, direttore della Scuola di Comunicazione presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma.

Ciclo di conferenze sull’informazione religiosa

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Prof. Carlos Alberto Di Franco

Nuovo rettore dell’“Angelicum”Don Charles Morerod, OP, è stato

nominato rettore della Pontificia Uni-versità San Tommaso d’Aquino a Ro-ma, più conosciuta come Angelicum.

Nato in Svizzera nel 1961 e ordi-nato sacerdote nel 1988, Don More-

rod ha conseguito il dottorato in te-ologia presso l’Università di Fribur-go in Svizzera nel 1994, e in Filoso-fia presso l’Istituto Cattolico di To-losa in Francia nel 2004. Teologo di fama internazionale e autore di nu-merosi libri, esercita anche le fun-zioni di segretario generale della Commissione Teologica Internazio-nale e di consulente della Congrega-zione per la Dottrina della Fede

La Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino è attualmen-te composto da quattro facoltà: Te-ologia, Filosofia, Diritto Canonico e Scienze Sociali. Fanno parte di que-sta anche l’Istituto Mater Ecclesiæ per la formazione dei catechisti e in-segnanti di religione e l’Istituto San Tommaso, per studiare in particola-re l’opera di Tommaso d’Aquino. Il suo corpo docente comprende 150 insegnanti, il corpo discente conta circa 1600 studenti, che hanno a lo-

Riaperto al pubblico il Museo dei Martiri Coreani

Dopo dieci anni di riforme e ri-strutturazione, ha riaperto le sue por-te il Museo dei Martiri Coreani a Seoul in Corea del Sud.

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“È un luogo di straordinaria im-portanza per conoscere la storia del-la Chiesa in Corea e la Fede dei nostri predecessori”, ha dichiarato all’Agen-zia Fides il Cardinale Nicholas Cho-eng, arcivescovo di Seoul.

Il Museo-Santuario — così chia-mato perché contiene anche i locali per la preghiera — è stato costruito nel 1967 sul luogo in cui molti marti-ri sono morti nel periodo 1866-1873, quando migliaia di cattolici sono sta-ti vittime di un periodo di persecuzio-ne feroce. Lì, i visitatori trovano do-cumenti storici, ricostruzioni visive, fotografie, immagini e video che aiu-tano a riflettere, risvegliare e rinno-vare la fede.

Sempre secondo la Fides, l’an-nuncio del Vangelo è giunto in Co-rea all’inizio del XVII secolo, grazie all’apostolato di alcuni laici che for-marono una forte e fervente comuni-tà. Questa comunità cristiana ha su-bito dure persecuzioni, con più di 10 mila martiri, 103 dei quali sono stati canonizzati nel 1984.

Il Brasile ha un’altra Università Pontificia

In una cerimonia svoltasi il 9 set-tembre, il prefetto della Congregazio-ne per l’Educazione Cattolica, il Car-dinale Zenon Grocholewski, ha con-segnato al rettore dell’Università Cat-tolica di Goias, Wolmir Amado, i do-cumenti con cui la Santa Sede conferi-sce a questa istituzione scolastica il ri-conoscimento di Università Pontificia.

Hanno partecipato alla cerimonia il governatore di Goias, Ademir Me-nezes, l’arcivescovo di Brasilia, Mons. João Braz de Aviz, numerosi vescovi e rettori di università.

Fondata nel 1959, la Pontificia Uni-versità Cattolica di San Paolo ha cin-que sedi: quattro a Goiania e uno in Ipameri, all’interno dello Stato. Of-fre cinquanta corsi di laurea, settanta specializzazioni, quindici master e tre dottorati. Ha una biblioteca con 212 mila opere, un centro di lingue, un ca-nale televisivo aperto, quattro centri di ricerca e di quattro cliniche univer-sitarie nell’area della salute.

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Pellegrinaggio di 5mila catechisti

Con il tema La catechesi come via per il discepolato si è tenuto il 27 set-tembre nella città di Juazeiro do Nor-te (Brasile) il 2° Pellegrinaggio dei Ca-techisti del Regionale Nord-Est I del-la CNBB. Vi hanno preso parte 5 mi-la catechisti dell’Arcidiocesi di Forta-leza e delle diocesi di Itapipoca, Qui-xadá, Crateus, Tianguá, Sobral, Igua-tu Limoeiro Nord e Crato.

Il Vescovo di Goiás (Brasile) Mons. Eugenio Rixen, ha presieduto la Mes-

Nuovo Superiore Generale dei Frati Maristi

È stato scelto Superiore Genera-le dell’Istituto Marista il Frate Emi-li Turú, nativo della Catalogna in Spa-gna. L’elezione ha avuto luogo duran-te il 21º Capitolo Generale, realizza-to a Roma dall’8 settembre al 10 otto-bre. Hanno partecipato alla votazione 83 frati capitolari.

Della grande famiglia Marista fan-no parte un po’più di 3.700 fratelli, cir-ca 43.000 insegnanti, amministratori e collaboratori laici, che operano in 79 paesi nella formazione di più di 660 mila bambini e giovani in centri di as-sistenza sociale, collegi di vari livelli e centri universitari .

Frate Emili Turú, 13º successore di San Marcellino Champagnat, è nato nel 1955 ed ha iniziato la sua vita mari-sta nel 1968. È professore di teologia, è stato provinciale della Catalogna e, dal 2001, Direttore Generale dell’Istituto.

sa ufficiale, concelebrata dai sacerdo-ti delle varie diocesi rappresentate nel pellegrinaggio. Altri punti importan-ti del programma sono stati la cammi-nata alla Basilica della Madre Addo-lorata e il discorso di Mons. Eugenio su La mistica del Pellegrinaggio.

50º Congresso Eucaristico Internazionale

Il comitato per i Congressi Euca-ristici Internazionali della Santa Sede ha annunciato il 22 Settembre, l’ap-provazione di Papa Benedetto XVI al tema e alla data del 50º Congresso Eucaristico Internazionale.

Il tema sarà L’Eucaristia: comu-nione con Cristo e tra di noi e si ter-rà a Dublino, in Irlanda, dal 10 al 17 giugno 2012. Questo tema trova la sua ispirazione diretta nella Costitu-zione Lumen Gentium. “Con la par-tecipazione reale del Corpo del Signo-re, nella frazione del Pane Eucaristico, siamo elevati alla comunione con Lui e tra di noi”, ha detto alla Radio Va-ticana l’arcivescovo della capitale ir-landese, Mons. Diarmuid Martin.

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Anno giubilare della Chiesa in Vietnam

Fides­– Il 2010 sarà un anno giubila-re per i cattolici in Vietnam: la Chiesa vietnamita celebrerà il 50 ° anniversa-rio dell’istituzione della Gerarchia e al tempo stesso, i 300 anni dall’arrivo del Cristianesimo nel paese.

Tra le iniziative che sorgono in vista dell’Anno Giubilare, è già stato annunciato e programma-to l’evento culminante dell’anno: il Congresso Nazionale che si ter-rà a Hue dal 7 al 10 Ottobre 2010. Il congresso sarà l’occasione per valutare la vita e la missione della Chiesa in Vietnam, segnata ancora una volta negli ultimi mesi, da alcu-ni episodi di difficili rapporti con le autorità civili locali.

Nell’Anno Giubilare saranno ricor-dati alcuni missionari che hanno dato un aiuto importante per l’evangelizza-zione del paese, come Don Cardieri, delle Missioni Estere di Parigi e Don Alessandro de Rhodes, gesuita.

l Papa Benedetto XVI ha concesso a Madre Ange-lica, fondatrice dell’Eternal Word Television Network

(EWTN) e al Diacono Bill Steltemeier, collaboratore di questa istituzione, la medaglia Pro Ecclesia et Pontifice. La consegna è stata fat-ta dal Vescovo di Birming-ham (USA), Mons. Ro-bert J. Baker, in una ceri-monia realizzata nel San-tuario del Santissimo Sa-cramento ad Hanceville (USA), il 4 ottobre.

Rita Antoinette Fran-cis Rizzo, internazional-mente conosciuta co-me Madre Angelica, ha 86 anni e appartiene dal 1944 alla Congregazio-ne delle Clarisse Pove-re dell’Adorazione Per-petua. Nel 1961, fondò

il Monastero della Madonna degli Angeli e nel 1981 ha installato nel garage di questo monastero il primo studio del canale televisivo cattolico EWTN, che og-gi porta il suo messaggio di fede in più di 150 milio-

ni di case di 140 paesi. Con la sua rete televisiva via satellite, reti di radio AM e FM, web site e ca-sa editrice, EWTN è la maggior rete di diffusio-ne cattolica del mondo.

Il diacono William Steltemeier di 80 an-ni, ha abbandonato una promettente carriera di avvocato per coopera-re con Madre Angeli-ca quando il canale EW-TN era agli inizi. Attual-mente presiede il Consi-glio Direttivo della rete.

Santa Sede condecora Madre AngelicaI

la Commissione Episcopale Pastora-le per la Dottrina della Fede.

Processati perché pregavano nel collegio

Il direttore e un funzionario di ca-tegoria di un collegio della città di Santa Rosa in Florida, USA, sono sta-ti processati per aver violato un ordine del tribunale che vieta di dire preghie-re nelle scuole. Entrambi sono stati condannati ad una multa, all’arresto e alla perdita di benefici pensionistici.

Il 28 gennaio di quest’anno, Frank Lay, direttore della Pace High Scho-ol di Santa Rosa, ha chiesto a Robert Freeman, direttore di atletica legge-ra, di fare una rapida preghiera pri-ma di iniziare un pranzo in onore dei donatori che avevano contribuito al-la costruzione di impianti sportivi nel collegio. Freeman ha risposto alla ri-chiesta del direttore.

L’American Civil Liberties Union (ACLU) ha accusato i due, con que-

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Mons. Robert Baker (al centro), Diac. Bill Steltemeier e Suor Margaret Mary, che ha

rappresentato M. Angelica

Il Cardinale Odilo Scherer nel Pontificio Consiglio per la Famiglia

L’Arcivescovo di San Paolo del Bra-sile, il Cardinale Odilo Scherer, è sta-to nominato il 30 Settembre, membro del Comitato di Presidenza del Ponti-ficio Consiglio per la Famiglia.

Il Cardinale Odilo Scherer è an-che membro della Congregazione per il Clero, della Pontificia Com-missione di Vigilanza sull’Istituto per le Opere Religiose (IOR) e del Consiglio del Sinodo dei Vescovi, ol-tre che di due organi importanti del-la CNBB: il Consiglio Permanente e

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sta azione, sfidando un ordine del tri-bunale redatto nel 2008.

Sottoposti a processo il 17 settem-bre, Lay e Freeman hanno sostenuto che la preghiera “criminale” era sta-ta il frutto di un atto involontario da parte loro e così sono stati poi pro-sciolti dal giudice federale Margaret Casey Rodgers. Tuttavia, il giudice ha avvertito che il direttore, Frank Lay, “ha la responsabilità di dare il buon esempio” e, permettendo la preghie-ra, “ha aperto un triste precedente”.

La famiglia, soggetto dell’Evangelizzazione

Il Pontificio Consiglio per la Fami-glia, ha promosso a Roma, nei gior-ni 10 e 11 settembre, un seminario sul tema Famiglia, soggetto di evangeliz-zazione. Hanno partecipato numero-se coppie provenienti da diversi pae-si, così come sacerdoti impegnati nel-la pastorale famigliare.

Nella prima conferenza, il sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Mons. Carlos Simón Vázquez, ha fatto riferimento ai do-cumenti del Magistero della Chiesa riguardanti la materia oggetto di stu-dio. Facevano parte del programma anche tre sezioni di testimonianze: Esperienze nella parrocchia, Esperien-ze nei movimenti ed Esperienze nelle Associazioni Familiari.

nella XXVI Giornata Mondiale della Gioventù, che si realizzerà nel mese di agosto 2011 nella capitale spagnola.

Per migliaia di giovani, le GMG “hanno significato un reincontro con la fede, altri hanno scoperto la loro vo-cazione, e tutti hanno colto modi di es-sere giovane, di voler vivere con digni-tà, nobiltà e orizzonti chiari” — ha detto il Cardinale Rouco Varela.

Rosario di Gerusalemme, che si este-se rapidamente in tutta la Palestina.

Il governo cubano autorizza Messe nelle prigioni

Dopo 50 anni dall’inizio del re-gime castrista a Cuba, Raúl Castro ha autorizzato le istituzioni religio-se a celebrare messe e servizi di cul-to nelle carceri di questo paese, in-forma l’agenzia argentina Infobae. L’autorizzazione è entrata in vigo-re nel mese di settembre, per i de-tenuti che sollecitino la celebrazio-ne nelle rispettive celle.

Secondo l’agenzia Infobae, questa misura è indizio di un riavvicinamen-to tra la Chiesa e il governo comuni-sta di Cuba, visto che la celebrazione della Messa nelle carceri è una riven-dicazione “storica” dei religiosi. An-che il Cardinale Tarcisio Bertone, Se-gretario di Stato della Santa Sede, ha affrontato la questione con Castro, nel suo viaggio a Cuba l’anno scorso.

“Gesù Cristo e la Chiesa” raggiunge più di un milione di “downloads”

Un documento che contiene la risposta alle 54 domande più fre-quenti su Gesù Cristo e le origini della Chiesa ha già superato la cifra di un milione di “downloads”, con-tando solo la sua versione originale in spagnolo.

Il testo è stato preparato da un gruppo di docenti del Dipartimen-to di Sacra Scrittura della Facoltà di Teologia dell’Università di Navar-ra in Spagna, sotto la direzione di Francisco Varo, e risponde a varie questioni come: In che lingua par-lava Gesù? Come sono stati scritti i vangeli? Quali sono le differenze tra i vangeli canonici e gli apocrifi? Chi erano i farisei, sadducei, zelo-ti ed esseni?

Intitolato Jesucristo y la Iglesia, lo studio è disponibile per il down-load in http://www.opusdei.es/art.php?p=15203, nei formati HTML e PDF.

Madrid aspetta due milioni di giovani per la GMG

In un’intervista con il quotidiano ABC, il Cardinale Rouco Varela, Arci-vescovo di Madrid, stima che due mi-lioni di giovani accoglieranno il Papa

Madre Maria Alfonsina sarà beatificata

I cattolici di Terra Santa si stanno preparando per la beatificazione di Madre Maria Alfonsina Danil Ghat-tas, cofondatrice delle Suore Dome-nicane del Santissimo Rosario di Ge-rusalemme, che si realizzerà il 22 di questo mese nella Basilica dell’An-nunciazione a Nazaret.

“Non vediamo l’ora che arrivi que-sto giorno. Ci stiamo preparando non solo nell’ambito organizzativo, ma anche e soprattutto, in quello spiritua-le” — ha spiegato alla Radio Vatica-na la segretaria generale della Con-gregazione, Suor Ildefonsa.

Maryam Soultaneh Danil Ghattas nacque il 4 ottobre 1843, a Gerusa-lemme, dove morì il 25 marzo 1927. Entrò nella vita religiosa a 14 anni, nella Congregazione delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione. Nel 1880 fondò, insieme al sacerdote Jo-seph Tannous, la Congregazione del-le Suore Domenicane del Santissimo

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Novembre 2009 · Salvami Regina      45

l 2 ottobre, festa dei Santi Angeli Custodi, è morto a Roma Mons. Angelo Di Pasquale, ad 84 anni

di età, dopo più di sei decenni di fecon-do ministero sacerdotale.

Cerimoniere di cinque papi e canonico della Basilica di San Pietro

Nato a Genova il 4 Gennaio 1925, fu ordinato sacerdote nel 1948 e, già nell’anno successivo, invitato a collabo-rare presso la Segreteria di Stato della Santa Sede, do-ve ha lavorato per 41 anni.

Dal 1955 fino al 1997 ha servito come Cerimoniere Pontificio cinque Papi (Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II) e in tale veste è stato presente in quattro conclavi. Nel 1997, Papa Giovan-ni Paolo II lo ha nominato Protonotario Apostolico e Ca-nonico onorario della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Questa lunga esperienza al servizio del Vaticano, sommata alla sua memoria prodigiosa, ha fatto sì che venisse descritto come “una pagina vivente della Sto-ria della Chiesa”.

Rettore di San Benedetto in Piscinula

Nel 2003, il Vicariato di Roma ha affidato agli Araldi del Vangelo la Chiesa di San Benedetto in Pi-

scinula, di cui Mons. Di Pasquale era rettore da più di 20 anni. Si può dire che sia cominciata in quel momento una nuova fase di vita dell’illustre sa-cerdote.

Castigato dal peso dei secoli, lo sto-rico tempio necessitava di interventi ur-genti e gli araldi se ne sono fatti cari-co. Tra i molti altri compiti, sono stati consolidati i muri, riparato il tetto e le pareti interne e recuperati i begli affre-schi medievali. Ancora più importante,

le celebrazioni liturgiche sono state riprese e il culto ha acquistato una nuova vita. “Considero un vero do-no della Vergine di Fatima, l’avere con me, a San Bene-detto in Piscinula, i carissimi Araldi del Vangelo”, diceva Monsignor Di Pasquale in una lettera diretta a Mons. João Scognamiglio Clá Dias.

Tra Mons. Di Pasquale e gli Araldi del Vangelo è nata dunque una solida amicizia testimoniata da que-ste parole da lui scritte al Fondatore degli Araldi, “Considero un dono speciale della Provvidenza aver in-contrato e conosciuto lei e gli araldi, collaborare nelle vostre attività pastorali, far conoscere l’istituzione e il suo carisma, nella fedeltà alla Chiesa e al Papa. E mi sento felice e onorato di offrire la mia umile, ma totale dispo-nibilità per la diffusione del Regno di Cristo, della giusti-zia, dell’amore e della pace”.

Una pagina viva della Storia della Chiesa

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Sopra, Mons. Angelo Di Pasquale con il Servo di Dio Giovanni Paolo II, durante una delle sue ultime attuazioni come cerimoniere; a destra, il gennaio di quest’anno, presiedendo una cerimonia di Recezioni di Cooperatori, in San Benedetto in Piscinula

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sTorIa Per bambInI... o Per adulTI PIenI dI fede?

Salvato da un amico invisibileOrmai nel giardino, la perfida donna si sforzò di rendere la conversazione più attraente. Indagò sul nome della madre e chiese a Matteo se non sentisse la sua nostalgia. “Sì!”, rispose il bambino immediatamente.

Stefanie Ellis Wegley

atilde era una giovane signora, nota in tutto il villaggio per la sua carità. Nella sua ca-

sa, i più bisognosi trovavano sempre qualcosa da mangiare e i loro vesti-ti erano lavati e rammendati con cu-ra. Inoltre, la buona donna cercava di insegnare loro qualche mestiere per aiutarli a uscire dalla miseria.

Suo figlio Matteo non aveva anco-ra compiuto quattro anni. Matilde lo educava con tenerezza e premura in-comparabili.

Gli aveva insegnato molto presto a raccomandarsi sempre all’Ange-lo Custode prima di uscire di casa e il bambino, devoto e obbediente, prese per abitudine di farlo persino quan-do usciva in giardino a giocare col gat-to Mimoso. Gli piaceva ripetere a me-moria, con le manine poste sul petto, la preghiera che la mamma gli aveva insegnato: “Mio Angelo Custode, mia

dolce compagnia, tu sei il mio custo-de e la mia guardia. Mio Santo Ange-lo, mio grande Amico, di’ al Signore che voglio esser buono e che sempre rimanga con me. Guidami per il buon cammino, con tutti i miei cari. Amen”.

In una soleggiata mattina d’inver-no, Matilde si assentò da casa per as-sistere un’inferma. Matteo andò a giocare all’aria aperta col gattino e, prima di farlo, si raccomandò al suo guardiano celeste.

Mentre era immerso nei suoi gio-chi, una donna bionda, dalla fisiono-mia sorridente, lo chiamò dall’altro la-to del muro. A Mimoso non piacque: inarcò il corpo, mostrò le unghie e rin-ghiò minaccioso ma Matteo lo calmò. Non era sempre buono con tutti quel-li che gli si approssimavano? Non gli era stato insegnato ad esser gentile con gli sconosciuti?

Approfittando della buona acco-glienza, l’inattesa visitatrice comin-

ciò subito a parlare. Elogiò la bellez-za delle piante del giardino, le belle rifiniture dei muri e delle finestre e, indovinando il punto debole di Mat-teo, lodò il più possibile la padrona di casa, affermando che doveva essere, certamente, una signora molto affet-tuosa e diligente.

Conquistato il bambino, la donna gli chiese di aprire il portone ed egli acconsentì senza nessun sospetto. Ormai nel giardino, quella megera si sforzò di rendere la conversazione più attraente. Indagò sul nome della madre chiedendo a Matteo se sen-tisse la sua nostalgia.

— Sì! — rispose lui immediata-mente. La mamma esce molto poco da casa senza di me... Quando lo fa, mi sento tanto solo!

Facendo finta di essere rimasta impressionata dalle parole del bam-bino, la sconosciuta lo guardò con finto affetto e si offrì a portarlo fino

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a “dove stava sua madre”. Matteo fe-ce un salto di gioia, stese la sua mani-na e si dispose a seguirla.

La buona Maria, aiutante di Ma-tilde, che si trovava in cucina, non ri-uscì neanche a vedere quella sce-na. Era tutta presa in quel momen-to a preparare una dei suoi deliziosi pasticci di spinaci e carote di cui era tanto famosa... ma che tanto lavoro le davano.

Era ancora in pieno lavoro quando Matilde tornò e chiamò il bambino:

— Tesoro! Mio bene! La mamma è già tornata!

Nessuno rispondeva... Matilde insistette, ma il si-

lenzio continuava. Si udivano nella casa soltanto lo sbattere di pentole di Maria e gli stra-ni ringhi di Mimoso, nervoso per una qualche ragione sco-nosciuta.

La cuoca, percependo che qualcosa di strano fosse suc-cesso, ebbe un presentimen-to e rimase di ghiaccio. Non aveva visto passare due vol-te di fronte alla finestra una donna bionda, con uno stra-no sorriso? Che cosa face-va quella vicino a casa? Non avrà avuto qualcosa a che ve-dere con la sparizione del bambino?

* * *Giorni dopo, in una cit-

tà non molto distante da quel villaggio, apparve un bambino sporco, mal vestito, stanco e affamato. Si se-dette nella piazza della chiesa, sotto un grande albero, e lì rimase, piangendo. Era di mattina molto presto e non c’era nessuno per strada, ma i suoi singhiozzi non passarono inosservati a fra Leonar-do, che aveva appena finito di celebrare la Santa Messa. Il frate uscì dalla chiesa per vedere cosa stesse accadendo.

Imbattendosi in un bambino co-sì piccolo, dai grandi e vivi occhi neri, gonfi da tanto piangere, si impietosì e lo portò alla casa parrocchiale. Lì, una signora gli fece il bagno, gli diede

da mangiare e lo lasciò dormire fino a recuperare completamente le forze.

Quando, dopo alcune ore, il bam-bino si svegliò, fra Leonardo gli chie-se il nome, di dov’era, come si chia-mavano i suoi genitori. Il poveretto, però, ancora traumatizzato, sapeva rispondere poco. Ricordava soltan-to di chiamarsi Matteo. Parlava del suo gattino Mimoso, del bel giardino in cui era solito giocare e, soprattut-to, della sua affettuosa madre, dolce e amorosa come nessun’altra.

custode e la mia guardia...” — e sco-prì, allora, che la catena di una porta laterale non era stata chiusa...

Ascoltando la preghiera, il volto del frate si illuminò e chiese al bam-bino di ripeterla. Non era quella la candida e devota preghiera che reci-tavano i bambini di un villaggio vici-no, nel quale aveva predicato missio-ni alcuni mesi prima?

* * *Il giorno seguente, la notizia giun-

se all’abitato di Matilde. Un bambi-no di nome Matteo era stato trovato in una città non mol-to distante da lì. Era spor-co e mal vestito, ma non fe-rito, né con segni di maltrat-tamento. Parlava soltanto di un gattino di nome Mimo-so e aveva nostalgia di sua madre che, secondo lui, era buonissima. Fra Leonardo, il monaco che era stato a pre-dicare lì nel villaggio duran-te la primavera, lo aveva tro-vato nella piazza e si stava prendendo cura di lui...

Matilde non ebbe dub-bi. Era il suo figlioletto! do-veva andare immediatamen-te da lui!

* * *L’abraccio tra Matil-

de e Matteo fu più che lun-go, quasi interminabile. Non smettevano di staccare gli occhi l’uno dall’altra ed era-

no felici e solo di tanto in tanto cessa-vano momentaneamente le loro mu-tue dimostrazioni di affetto per rin-graziare insieme fra Leonardo per essersi occupato con tanta cura del povero bambino.

Giunta l’ora della partenza, il buon frate li trattenne un istante. Li portò in chiesa, si inginocchiò con lo-ro davanti al Santissimo Sacramento e fece loro promettere solennemen-te di non smettere mai di essere de-voti a quell’amico invisibile che ave-va salvato Matteo da quella sventura: l’Angelo Custode!

Narrò anche come era felice con lei, fino a che una donna cattiva non lo aveva strappato dalla casa mater-na, chiudendolo in una sporca spe-lonca, dalla quale soltanto usciva per chiedere la carità. La notte pre-cedente quella megera lo aveva pic-chiato con tanta forza, che aveva de-ciso di fuggire.

Le finestre erano molto strette e avevano inferriate. Le porte erano ben serrate ma recitò ancora una vol-ta la preghiera che sua madre gli ave-va insegnato — “Mio Angelo Custo-de, mia dolce compagnia, tu sei il mio

Mentre era immerso nei suoi giochi, una donna bionda, dalla fisionomia sorridente, lo chiamò

dall’altro lato del muro

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I SantI dI ognI gIorno _________________________ novembreI SantI dI ognI gIorno _________________________ novembre

1.­Solennità­di­Tutti­i­Santi.Beato­ Teodoro­ Giorgio­ Romzsa,­

Vescovo e martire (†1947). Per aver conservato la fedeltà alla Chiesa, fu vittima di un attentato a Mukacevo in Ucraina e in seguito avvelenato in ospedale.

2. Commemorazione dei fedeli de-funti.

Santa Vinfreda, vergine (†sec.VII). Istruita dallo zio San Beuno, progredì rapidamente nella pratica della virtù, abbracciando la vita mo-nacale a Holywell, Paese del Galles.

3. San Martino de Porres, religio-so (†1639).

San Giovannicio, monaco (†846). Ab-

bandonò l’eserci-to imperiale per vi-vere come eremita sul Monte Olimpo e in seguito entrò nel

monastero di Antidium in Turchia. Di-fese il culto delle immagini e fu auto-re di diverse icone in onore della Ver-gine Maria.

4. San Carlo Borromeo, Vescovo (†1584).

Beata Francesca d’Amboise, re-ligiosa (†1485). Sposata con Pietro II, duca di Bretagna, entrambi man-tennero castità perfetta di comune accordo. Dopo essere rimasta ve-dova, si fece carmelitana e fondò i monasteri di Bondón e Nantes, in Francia.

5. Beato Bernardo Lichtenberg, sacerdote e martire (†1943). Vicario capitolare della Cattedrale di Berli-no, per aver denunciato gli abusi na-zisti, passò due anni in carcere e mo-rì sulla strada del campo di Dachau, dopo molte sofferenze.

6. San Vinnoco, abate (†716).Di-scepolo di San Bertino nel monaste-ro di Sithieu, vicino a Saint Omer in Francia, fondò e resse il cenobio di Wormhoudt.

7. Beato Antonio Baldinucci, sa-cerdote (†1717). Religioso gesuita, desiderò molto essere missionario in Oriente ma, per la sua salute cagio-nevole, gli furono affidate le missio-ni in Italia, nelle quali ottenne un no-tevole successo per il suo esempio di virtù e le sue ardenti predicazioni.

8.­ XXXII­ Domenica­ del­ Tempo­Ordinario.

San Goffredo, Vescovo (†1115). Abate benedettino eletto Vescovo di Amiens in Francia. Soffrì molto per mi-tigare le dispute tra i governanti e la po-polazione della città e per riformare i costumi del clero e del popolo.

9. Dedicazione della Basilica del Laterano.

Beata Giovanna di Signa, vergine (†1307). Giovane pastorella visse cir-ca 40 anni come reclusa in una cella prossima al fiume Arno, a Signa.

10. San Leone Magno, Papa e dot-tore della Chiesa (†461).

Beato Acisclo Pina Piazuelo, martire (†1936). Religioso dell’Or-dine di San Giovanni di Dio, assas-sinato a Barcellona per odio alla Religione, durante la Guerra Civi-le Spagnola.

11. San Martino di Tours, Vesco-vo (†397).

San Verano, Vescovo (†sec. V). Governò con saggezza e santità la diocesi di Vence in Francia ed appog-giò la lettera di San Leone Magno contro il monofisismo.

12. San Josafat, Vescovo e marti-re (†1623).

Beato Giovanni Cini della Pace, penitente (†1335). Dopo aver com-messo un crimine, si pentì e diven-ne terziario penitente francescano. Il suo esempio attirò molti giova-ni alla Congregazione degli Eremi-ti Terziari Francescani, da lui fon-data.

13. San Niccolò I, Papa (†867). Consolidò l’autorità del Romano Pontefice in tutta la Chiesa.

14. San Lorenzo O’Toole, Vescovo (†1180). Arcivescovo di Dublino, Ir-landa, riformò la disciplina ecclesia-stica e si impegnò ad ottenere la con-cordia tra i principi.

15.­ XXXIII­Domenica­ del­ Tempo­Ordinario.

Sant’Alberto Magno, Vescovo e dottore della Chiesa (†1280).

San Raffaele di San Giuseppe Kalinowski, sacerdote (†1907). In-gegnere militare, partecipò all’in-

“San Martino di

Tours” - Cattedrale di Colmar (Francia)

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I SantI dI ognI gIorno _________________________ novembre

Novembre 2009 · Salvami Regina      49

I SantI dI ognI gIorno _________________________ novembre

surrezione lituano-polacca contro la Russia, fu catturato e condanna-to ai lavori forzati. Messo in liber-tà, divenne carmelitano e si dedi-cò al ministero della Confessione e all’espansione dell’ordine in Polo-nia.

16. Santa Margherita di Scozia, regina (†1093).

Santa Gertrude, vergine (†1302).Beato­ Edoardo­ Osbaldeston, sa-

cerdote e martire (†1594). Sacerdote di York in Inghilterra, giustiziato du-rante il regno di Elisabetta I per aver esercitato il suo ministero.

17. Sant’Elisabetta d’Ungheria, religiosa (†1231).

Sant’Ugo, abate (†sec.XII). Disce-polo di San Bernardo di Chiaravalle, inviato a fondare i monasteri cister-censi in Italia.

18. Dedicazione delle Basiliche di San Pietro e San Paolo, Apostoli.

Beata Carolina Kózka, vergine e martire (†1914). Giovane catechista della parrocchia di Zabawa in Polo-nia. Morì a 16 anni, durante la Prima Guerra Mondiale, resistendo ad un soldato che attentava contro la sua castità.

19. Santi Rocco González, Alfon-so Rodriguez e Giovanni del Castillo, sacerdoti e martiri (†1628).

San Barlaam, martire (†303). Fer-vente cristiano di Antiochia, condan-nato per essersi molte volte rifiutato di bruciare l’incenso agli idoli.

20. San Cipriano de Calamizzi, abate (†1190). Medico di una ricca famiglia, abbandonò tutto ed entrò nel monastero del Santissimo Salva-tore di Calanna, Italia. Eletto abate di San Nicola a Calamizzi, fu severo con se stesso, generoso con i poveri e buon consigliere per tutti.

21. Presentazione della Beata Ver-gine Maria.

San Rufo. Discepolo di San Paolo e da lui definito “eletto nel Signore”, nel-la lettera ai Romani.

22.­ Solennità­ di­ Nostro­ Signore­Gesù­Cristo,­Re­dell’Universo.

Santa Cecilia, vergine e martire (†sec. II).

Beato Tommaso Reggio, Vesco-vo (†1901). Arcivescovo di Genova e fondatore della Congregazione del-le Suore di Santa Marta. Si impegnò nella formazione del clero e valoriz-zazione dell’apostolato laico.

23. San Clemente I, Papa (†sec. I).San Columbano, abate (†615).Beato­Miguel­Agostino­Pro,­sacer-

dote e martire (†1927). Sacerdote ge-suita, condannato senza processo e fucilato in Messico durante la perse-cuzione contro la Chiesa.

24. Sant’Andrea Dung Lac, sa-cerdote, e compagni, martiri (†1625-1886).

San Porziano, abate (†532). Gio-vane schiavo che, guidato dalla Prov-videnza, trovò la libertà in un mona-stero della regione di Clermont-Fer-rand in Francia, del quale divenne monaco e poi abate.

25. Santa Caterina di Alessandria, vergine e martire (†sec. III).

San Mosè di Roma, sacerdote e martire (†251). Insieme al collegio presbiterale, si prese cura della Chie-sa dopo il martirio del Papa San Fa-biano. Passò lungo tempo in carce-re prima di testimoniare col proprio sangue la sua fede in Cristo.

26. Beata Gaetana Sterni (†1889). Divenne vedova molto giovane e fon-dò la Congregazione delle Suore del-la Divina Volontà, per l’assistenza ai poveri e agli infermi.

27. Beato Bernardino de Fossa, sacerdote (†1503). Religioso fran-cescano nato a Fossa a L’Aquila, ap-partenente all’antica e nobile fami-glia degli Amici. Autore di opere ascetiche e cronista dell’ordine, fu Padre Provinciale della regione de-gli Abruzzi e della Dalmazia e Bo-snia.

28. Beato Giacomo Thomson, sa-cerdote e martire (†1582). Giusti-ziato a York in Inghilterra, durante le persecuzioni di Elisabetta I d’In-ghilterra, dopo aver ricondotto mol-te anime alla Chiesa.

29.­I­Domenica­d’Avvento.San Francesco Antonio Fasani, sa-

cerdote (†1742). Religioso francesca-no, Maestro in Teologia e professo-re di Filosofia a Lucera, Foggia, si di-stinse come predicatore e fu, per tre anni, provinciale di Sant’Angelo in Puglia.

30. Sant’Andrea, Apostolo. San Galgano Guidotti, eremita

(†1181). Dopo una gioventù dissolu-ta, visse come penitente in un eremo sul monte Siepi, in Toscana.

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La Grand-Place di BruxellesSi direbbe che i suoi splendidi edifici sono stati costruiti per esprimere il buon gusto di principi illustri o per ostentare la ricchezza di grandi potentati. La realtà, tuttavia, è ben diversa...

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Guy Gabriel de Ridder

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Novembre 2009 · Salvami Regina      51

ell’apprezzare­ la­ Grand-Place di Bruxelles,­ in­ Bel-gio,­si­capisce­il­motivo­per­cui­ Victor­Hugo­ la­ consi-

derava­la­più­bella­del­mondo.­Compo-sta­da­ splendidi­ edifici­ armoniosi­ tra­loro,­ suscita­un’impressione­delle­più­piacevoli­per­la­distinzione­e­la­nobil-tà­dell’insieme.­Si­direbbe­che­si­trat-ti­di­una­cattedrale­con­la­sua­alta­tor-re,­circondata­da­palazzi­che­si­raccol-gono­tutt’intorno,­ognuno­cercando­di­manifestare­ il­ buon­ gusto­ del­ princi-pe­illustre­o­la­ricchezza­del­grande­po-tentato­che­ne­ordinò­la­costruzione.­­La­realtà,­tuttavia,­è­ben­diversa:­

la­maggior­parte­di­questi­begli­edi-fici­erano­sedi­di­corporazioni,­eret-ti­ intorno­all’Hôtel de Ville­ o,­ in­ ter-mini­moderni,­la­sede­di­sindacati­di­lavoratori­manuali­e­del­commercio,­che­circondano­la­Prefettura­Comu-

nale.­Per­ l’uomo­moderno,­potrebbe­essere­difficile­immaginare­qualcosa­di­ simile,­ma­ la­Grand-Place­ è­dav-vero­un­simbolo­della­dignità­che­cir-condava­lo­svolgimento­delle­attività­degli­artigiani,­operai­e­commercian-ti­nel­basso­Medioevo.Le­ corporazioni­artigiane­ si­ sono­

formate­in­Europa­a­partire­dal­XII­secolo,­ in­ considerazione­ della­ ne-cessità­che­gli­artigiani­e­ i­ lavorato-ri­del­commercio­sentivano­di­preser-vare­ l’identità­ della­ rispettiva­ pro-fessione.­Di­fronte­ai­propri­associa-ti,­ la­corporazione­esercitava­ il­ ruo-lo­ di­ regolatrice­ della­ buona­ quali-tà­dei­servizi,­dei­prezzi­dei­prodotti,­del­margine­di­profitto,­dell’appren-dimento,­ecc.­Di­fronte­al­potere­pub-blico,­come­ad­altre­associazioni­pri-vate,­ era­ l’organo­di­difesa­degli­ in-teressi­degli­affiliati.­A­Bruxelles,­ in­

particolare,­ le­ corporazioni­ finirono­per­ diventare­ un­ simbolo­ dell’auto-nomia­borghese­di­fronte­al­governo­dei­Duchi­di­Brabante.­Non­tutti­gli­edifici­attuali­sono­gli­

originali:­molti­sono­stati­ricostruiti­dopo­ il­ bombardamento­ delle­ trup-pe­ francesi­ di­Luigi­XIV,­ che­hanno­distrutto,­ nel­ 1695,­ la­maggior­ par-te­degli­edifici­medievali.­La­casa­del­Re,­ per­ esempio,­ è­ stata­ ricostruita­nel­1873,­in­stile­gotico.­Un’abitudine­relativamente­recen-

te­ha­contribuito­a­mettere­in­risalto,­in­modo­tutto­speciale,­l’impareggia-bile­bellezza­di­questo­complesso­ar-chitettonico.­Dal­ 1976,­ ogni­due­ an-ni,­il­15­agosto,­un­magnifico­tappeto­composto­da­circa­un­milione­di­be-gonie­di­vari­colori­copre­il­pavimen-to­della­piazza,­offrendo­uno­spetta-colo­davvero­fiabesco!

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52      Salvami Regina · Novembre 2009

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Mar

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“Madonna delle Grazie” - Casa degli Araldi “Madonna della Divina Provvidenza”, Mairiporã (Brasile)

inché Maria 

vi sorregge, 

non cadrete; finché 

vi protegge, non 

avrete di che 

temere; finché vi 

conduce, non vi 

affaticherete; ed 

essendovi propizia, 

giungerete al porto 

della salvezza.

(San Bernardo di Chiaravalle)

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