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Notizie CNSAS - dicembre 2011 - Anno XVII - n. 3 (52) - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% NE/GO Pelmo 31 agosto 2011 Una frana dal monte Pelmo strappa dalla vita Alberto Bonafede e Aldo Giustina volontari del CNSAS mentre stavano compiendo un intervento di soccorso

Pelmo 31 agosto 2011 Una frana dal monte Pelmo strappa ... · Ruggero Bissetta, Alessio Fabbricatore, Elio Guastalli, Giulio Frangioni Direttore responsabile: Alessio Fabbricatore

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Pelmo 31 agosto 2011

Una frana dal monte Pelmostrappa dalla vitaAlberto Bonafede e Aldo Giustinavolontari del CNSAS mentre stavano compiendo un intervento di soccorso

Notizie del CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO

Periodico specialistico pubblicato dalCorpo nazionale soccorso alpino e speleologico.Anno 17 (2011). Numero 3 (52).

Registrazione presso il Tribunale di Gorizia n. 258 del 29-6-1995.

Editore:Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico

Redazione:Ruggero Bissetta, Alessio Fabbricatore,Elio Guastalli, Giulio Frangioni

Direttore responsabile:Alessio Fabbricatore

Grafica:Alessio Fabbricatore

Segreteria editoriale:Studio tecnico associatoFabbricatore Alessio

✉ Corso Giuseppe Verdi, 6934170 GORIZIA

☎ 0481 82160 (studio)

☎ 338 6854443 (portatile)fax 0481 536840E-mail:[email protected]

Amministrazione: Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico

✉ via Petrella, 1920124 MILANO

☎ 02 29530433fax 02 29530364E-mail: [email protected]

Fotografie:Giuseppe Antonini; Ruggero Bissetta;Chiara Borgarelli; Michela Canova;Giuseppe Conti; Elio Guastalli; MarioMilani; Gian Luca Riciardulli; Aes Stor;Federico Zanettin; archivio C.N.S.A.S.;archivio Christian Dodelin; archivio delegazione Belluno; archivio S.M.A.;archivio Soccorso alpino vallese; archivio S.Na.Te.; archivio S.R. Molise.

Foto di copertina:Michela Canova

IV di copertina:Ruggero Bissetta

Impaginazione,fotocomposizione, stampa:Grafica Goriziana - Gorizia

Notizie del CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICOstampato a Gorizia, dicembre 2011

Anno XVIIn.3 (52) / dicembre 2011

1 Editorialedi Pier Giorgio Baldracco

2 Ringraziamentodi Marta De Sandre

3 San Vito di Cadoredi i.a. e a.s.

4 Travolti da una frana durante un interventoa cura di Michela Canova

6 Relazione ufficialedi Fabio Bristot

11 Corso di elisoccorso Erwin Rizdi Piergiorgio Vidi

14 Sede nazionale Soccorso speleologicodi Chiara Borgarelli

16 Solidarietà alpinaa cura di Alessio Fabbricatore

18 Angiolino BinelliSocio onorario CNSASa cura di Alessio Fabbricatore

20 Grifone 2011di capitano Stefano Testa

22 Grifone 2011 visto dal CNSASa cura di Elio Guastalli

24 Intervista a Bruno Fontòa cura di Alessio Fabbricatore

25 Intervista al colonelloGiovanni Franchinia cura di Alessio Fabbricatore

28 Intervista a Federico Lazzaroa cura di Alessio Fabbricatore

29 Paolo Cortelli Paninia cura di Alessio Fabbricatore

30 Soccorso alpino vallesea cura di Alessio Fabbricatore

33 Intervista a Jelk Brunoa cura di Alessio Fabbricatore

34 Corso nazionale TSS-TRdi Cristiano Zoppello

36 CISA-IKAR Svalbarddi dott. Mario Milani

38 Scuola nazionale medicadi dott. Mario Milani

39 Raduno delle Stazioni a cura di Michela Canova

40 Alta Quota 2011a cura di Alessio Fabbricatoree Elio Guastalli

41 Sandro Sterpini SVIa cura di Elio Guastalli

42 Servizio regionale molisanoa cura di Mariano Arcaro e Stefania Cannarsa

44 European Cave Rescue a cura di Alberto Ubertino

46 Omaggio a Bernard Urbaindi Christian Dodelin

48 Statistiche incidenti Soccorso alpino e speleologico

54 Statistiche incidenti Soccorso alpino Valle d’Aosta

55 40° Soccorso alpino Veronaa cura di Michela Canova

56 Coccaglio 2011di Valerio ZaniSIS 118a cura di Ruggero Bissetta

Alberto Bonafede

Aldo Giustina

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eL a crisi economica globale che ha investito l’intero pianeta sta

mordendo pesantemente anche il C.N.S.A.S.A fronte di una crescente e continua richiesta di ulteriore

professionalità spalmata su settori decisamente articolati e spesso complessi,corrisponde, in una sorta di non senso, una drastica diminuzione dellerisorse economiche indispensabili addirittura per la sopravvivenza delCorpo. Il taglio significativo dei contributi pubblici rischia, addirittura, di impedirela doverosa copertura assicurativa degli oltre settemila volontari cheoperano all’interno del Soccorso alpino e speleologico che garantiscono daoltre cinquanta anni l’effettuazione di migliaia di interventi altamentespecializzati sull’intero territorio nazionale.Aggiungiamo a questo una stringente normativa sulla sicurezza che, in nomedella tutela e salvaguardia dell’incolumità di chi opera e lavora nelC.N.S.A.S., determina obblighi, in merito a procedure e materiali, chenecessitano risorse economiche non indifferenti. Posto che si riconosce la necessità del miglioramento continuo, inparticolare per quanto attiene le tematiche relative a prevenzione,formazione e informazione doverose e dovute a chi opera in ambienti cosìdetti impervi ed ostili, analogamente è indispensabile la coperturafinanziaria per soddisfare correttamente e tempestivamente dette necessitàche implicano investimenti onerosi non differibili.Ancora una volta ci stiamo adoperando per spiegare ai nostri governanti chela nostra missione, nata come aiuto in favore di alpinisti e speleologi indifficoltà, si è trasformata negli ultimi anni in una missione in favore di tuttigli abitanti e dei frequentatori di quelle montagne che sono uno dei vanti delturismo italiano ma che troppo spesso vengono dimenticate. Tagliare in maniera indiscriminata il contributo al Soccorso alpino, realtà divolontariato, non porta certo un risparmio bensì produce un aumentosignificativo dei costi necessari a garantire lo stesso servizio tramiteistituzioni pubbliche già oberate da altri impegni.Ridurre le risorse addirittura al di sotto del costo della sola assicurazioneinfortuni per i volontari vuole dire di fatto bloccare il C.N.S.A.S. con evidentiritorni distruttivi per tutte le attività legate alle terre alte. Come sempre ci adopereremo con caparbietà, costanza e forza perraggiungere il risultato e speriamo che anche in questa operazione disoccorso si giunga a un salvataggio da ultimo minuto.

Il Presidente nazionale CNSASPier Giorgio Baldracco

Con l’autorizzazione di Marta De Sandre, compagna di vita

di Alberto Bonafede Magico, deceduto insieme ad Aldo

Giustina il 31 agosto 2011 sul Pelmo, desideriamo portare a

conoscenza di tutta la struttura del CNSAS quanto la stessa

ha trasmesso alla Delegazione Dolomiti bellunesi.

Poche righe che scuotono positivamente il nostro credere

nel CNSAS …

Un ringraziamento per tutto il Soccorso AlpinoSono a disagio nello scrivervi queste righe di ringraziamento, mi imbarazza perchéquesto lutto è anche vostro, non riesco a sentire tutti voi come una parte esterna, mapiuttosto come tante cellule del mio stesso dolore.Ho perso il mio compagno di vita e padre dei miei figli ma Alberto era anche unvostro compagno, orgoglioso di esserlo fino all’ultimo istante.Questo dolore, pur con modalità ed intensità diverse, ci accomuna per cui nonservono tante parole e le mie non aggiungerebbero nulla alle vostre.Provo un’autentica gratitudine nei vostri confronti, per la vicinanza che ho sentitoreale e non di circostanza e per quanto avete fatto, anche in termini concreti, per imiei figli e per me.La marea rossa che ha invaso San Vito di Cadore il giorno del funerale non ha maimancato, né nei suoi singoli elementi né nell’insieme, di discrezione e tatto ma,soprattutto, ci ha fatto sentire protetti.Questo è stato davvero importante per me, ma soprattutto per i miei figli che, forsenon coscientemente ma sicuramente istintivamente, hanno sentito attorno a loro unclima intimo e familiare, pur tra tanti sconosciuti.E’ la seconda grande disgrazia che vi colpisce nell’arco di pochi anni e credoinevitabile che in qualcuno di voi abbia attecchito il seme del dubbio e la volontà dimollare tutto, ma sono certa che questo momento di scoramento sia già passato.Ho dovuto spiegare a mio figlio di 8 anni che molta gente morirebbe se tutti stesserosempre chiusi in casa a guardia del loro orticello e che donare agli altri, fare per glialtri, non è mai sprecato o inutile.Non gli ho parlato del suo papà, di quanto generoso fosse, ho voluto parlargli di unvalore del vivere collettivo, una necessità interiore che rende gli uomini completi.Per questo non voglio che si senta il figlio di un eroe, né che la gente lo facciasentire tale, sarebbe troppo semplice, perché gli eroi sono sempre gli altri, sonolontani e inarrivabili ed invece le persone capaci di altruismo possiamo e dobbiamoessere tutti noi.Lui ha capito, voi lo sapete, ma se anche una sola persona, tra quelle infarcite diegoismo e piccole cose, dovesse rivedere il proprio modo di porsi verso gli altri,tutto questo dolore non sarà stato vano.Con affetto

Marta De Sandre

3

“I l Soccorso alpino è una compo-nente importantissima delDipartimento nazionale della

Protezione civile”. Franco Gabrielli,Capo da quasi un anno, dimostra tutta lasua stima per i volontari del C.N.S.A.S.,realtà che conosce bene perché siede altavolo della consulta della Protezionecivile nazionale: “e ne rappresenta unpunto di riferimento per l’altissima pro-fessionalità”, spiega.

Volontari a tempo pieno, pronti aintervenire in qualsiasi condizione, intempi rapidissimi, dove nessun altro rie-sce ad arrivare e, soprattutto, pronti adare tutto. Gli uomini del Soccorso alpi-no sono certamente un fenomeno ecce-zionale nel mondo del volontariato: “lacapacità che sa esprimere il C.N.S.A.S.per noi rappresenta un esempio”, diceGabrielli, “perché qui alla generosità siuniscono l’alta professionalità e ilprofondo senso del dovere, in una sinte-si perfetta, che purtroppo a volte, comequesta, si pagano con sacrfici altissimi”.

Il Capo nazionale della Protezionecivile pensa sia giusto: “cogliere l’invi-to alle istituzioni fatto dal Sindaco diSan Vito, che chiede di dare stabilità alSoccorso alpino in termini di certezzadelle risorse”, mentre non è possibileprendere il C.N.S.A.S. come modelloper il resto del mondo del volontariato:“il Servizio nazionale di Protezionecivile è composto da una molteplicità direaltà. Il Soccorso alpino è così specia-le anche perché trova qui il suo fonda-mento e noi ce lo teniamo gelosamentecosì com’è, diverso da tutti gli altri.Purtroppo non possiamo fare molto per

convincere la gente ad essere più pru-dente, in montagna serve grande atten-zione, perché è tutto più complicato, manon voglio demonizzare la montagna,accadono eventi che sono naturali. Sefacessimo qualcosa per ridurre i rischi

molto probabilmente toglieremmo l’a-spetto naturale della montagna”.

Da parte sua l’Amministrazionecomunale di San Vito di Cadore,aggiunge: “ringraziamo tutte le Autoritàintervenute, dal Presidente dellaRegione Veneto Luca Zaia, alPresidente della Provincia GianpaoloBottacin, ai nostri Parlamentari,Consiglieri regionali e provinciali, aiSindaci e a tutti gli Amministratorilocali. Sottolineiamo infine, ancora unavolta, la vicinanza delle istituzioni allutto della nostra comunità, dimostratadalla presenza, alla cerimonia, delcuscino del Presidente della Repubblicae dalla corona del Presidente delConsiglio dei Ministri. “Ci auguriamo”,conclude l’amministrazione Fiori, “diessere riusciti ad onorare adeguatamen-te la memoria di Alberto e Aldo”.

(i.a. e a.s.)

San Vitodi Cadore

Il Capo del Dipartimento della Protezione civilePrefetto Franco Gabrielli

4 il Soccorso Alpino dicembre 2011

I l giorno del funerale di Aldo eAlberto, il 5 settembre, è scesa unapioggia fitta per tutta la durata della

cerimonia. Le nuvole basse coprivanole montagne attorno a San Vito diCadore, nascondendole sotto una coltreimpenetrabile alla vista. Fino all’uscitadei feretri dalla chiesa parrocchiale. Inquel momento le gocce si sono rarefat-te. Hanno smesso di cadere, per permet-tere ai famigliari, agli amici, ai soccor-ritori, alle guide, ai conoscenti, all’inte-ra comunità bellunese, di seguire le duebare e accompagnarle in silenzio alcimitero. Anche le nubi si sono alzate eil Pelmo si è mostrato alle spalle delcamposanto.

Il 31 agosto qualcuno ha detto: “Anche questa è purtroppo una data chesi ricorderà per sempre, come il 22 agosto 2009”.

Un’altra. Una non è bastata? Il po-meriggio del 30 agosto, il giorno prece-dente, dieci soccorritori della Stazionedi San Vito di Cadore non avevano in-dugiato a lungo, prima di partire in aiu-to di due alpinisti tedeschi rimasti feritisul Pelmo, a tre tiri di corda dalla finedella via Simon-Rossi, la grande classicadi 870 metri che conduce in cima al Ca-regon del Padreterno. O del diaul ...

Una scarica di sassi aveva fratturato

la mano di uno e centrato la gamba delsecondo. Malgrado gli infortuni, eranoriusciti ad alzarsi per un altro tiro; a rag-giungere una cengia dove potersi ferma-re in maggiore sicurezza a circa 2.900metri di quota e bivaccare; a chiamare isoccorsi.

L’eliambulanza, ostacolata dalla neb-bia, non era però riuscita ad avvicinarsie a portare a termine il recupero. Un tem-porale si preannunciava potente. Allorain dieci sono partiti per risalire la nor-male fin sulla cima e poi calarsi lungo laverticale a raggiungere chi aveva biso-gno. Questo era quanto ci si apprestava acondividere con il pensiero la sera del 30agosto: un intervento molto impegnativo,come altri già capitati nelle notti estivedelle Dolomiti. Mogli, compagne, figli,genitori, amici ormai lo sanno che certenotti il sonno non sarà mai del tutto se-reno, anzi, in attesa di vederli tornare,stanchi, ma con il sorriso di chi riceve lagratificazione nell’aiuto che porta aglialtri. Nessuno poteva mai immaginarequanto l’alba del 31 agosto avrebbe in-vece recato con sé. Una manciata di mi-nuti dopo le 5, le corde di Aldo e Alber-to sono state tranciate dalla roccia delPelmo. Non quei sassi con i quali gli al-pinisti sono, loro malgrado, abituati aconfrontarsi, quei proiettili che sfreccia-

no dall’alto e ti passano accanto sibilan-do. No. All’alba del 31 agosto dalla som-mità del Pelmo si è staccata una massa di2.500 metri cubi di roccia, che ha inve-stito i due uomini in calata, ormai all’al-tezza degli altri due uomini in difficoltà,trascinandoli in un volo di 700 metri.

Un tremore. Un fragore. Uno sposta-mento d’aria. I compagni sopra, dalla ci-ma della montagna, hanno visto impo-tenti le corde tendersi impazzite; una è ri-masta penzoloni, leggera del peso cheportava, l’altra è tornata indietro comeuna frusta. I compagni sotto, dal RifugioCittà di Fiume, hanno seguito pietrificatile piccole luci delle due frontali scende-re nel buio a precipizio, accecate dopoqualche decina di metri.

Ecco. L’alba del 31 agosto ha recatoquesto con sé. I soccorritori hanno riper-corso dalla vetta la normale in discesa,con il vuoto nel cuore. Uno dei due alpi-nisti tedeschi, recuperati da una squadrae dall’elicottero non appena le condizio-ni di sicurezza lo hanno permesso, èscoppiato a piangere tra le braccia dellamoglie gridando: “Doveva succedere ame, non a loro”. Con il sole, il Pelmo siè mostrato nel suo nuovo aspetto, con ungrande varco sormontato da un enormetetto, un gigantesco pilastro instabile e ilghiaione rialzato di diversi metri per il

Travolti da una frana durante un intervento sul Pelmo: così sono morti Aldo e Alberto

a cura diMichela Canova

5dicembre 2011 il Soccorso Alpino

materiale depositato. Materiale che con-tinuava a cadere ininterrottamente. Lamattina, il pomeriggio, la sera del 31agosto i compagni di Aldo e Alberto han-no guardato, ancora impotenti, quelghiaione verso cui avrebbero voluto cor-rere per cercare i corpi su cui la monta-gna continuava a gettare metri cubi diroccia e sassi. Le scariche si susseguonoa decine.

L’area viene delimitata e interdetta alpassaggio di chiunque. Viene montatoun campo di tende avanzato e i soccorri-tori di tutte le Stazioni della DelegazioneDolomiti bellunesi si alternato nei turnidi vigilanza. Per questioni di sicurezza. Eper non lasciarli da soli. Il primo settem-bre si registrano trentotto scariche di sas-si. Impossibile pensare di avvicinarsi perl’elevato rischio. Venerdì il Pelmo con-cede una tregua. Sotto il Pelmo quel gior-no c’è anche il fratello di Aldo. E Mar-cello, il papà di Alberto. Anche lui segueuna squadra fin sotto il ghiaione. I pove-ri resti dei due soccorritori vengono infi-ne ritrovati. Le ricerche interrotte. Il Pel-mo diventa sacrario. E ancora una voltail Soccorso alpino bellunese si fa forza esi stringe alle famiglie dei suoi uomini.

Alberto Magico Bonafedeaveva 43 anni. Viveva a San Vito di

Cadore con la compagna Marta e i lorodue bimbi, Alice, 11 anni, e Nicola, 8 an-ni. Guida alpina ed elettricista assiemeal fratello, era entrato nel Soccorso al-pino subito dopo aver terminato il servi-zio militare. Conoscitore delle sue mon-tagne, ha aperto molte vie nuove, oltread aver salito tutte le classiche delle Do-lomiti, ed è stato in spedizione in Perù,con un tentativo sull’Alpamayo.

Aldo Giustinaaveva 42 anni. Sposato con Laura, un

bambino di 6 anni, Alec, aveva una fale-gnameria con il fratello Roberto. Ap-passionato di mountain bike ed espertosciatore, aveva seguito di recente un cor-so specifico per il soccorso piste. Nel1997 l’amore per la montagna e laprofonda conoscenza delle vette dellasua terra lo avevano spinto ad entrarenel Soccorso alpino di San Vito di Ca-dore.

Estratto della

relazione ufficialeLa presente relazione è stata nottetempo redatta per le autoritàcompetenti e solo per questomotivo è priva di quei tratti propriinvece di chi, paradossalmente,ha vissuto quei momenti con ilcuore devastato da un dolore dirara intensità. Quella stessaintensità che aveva già provato il22 agosto 2009, quando altriquattro amici erano … andatiavanti.

Fabio Bristotdelegato CNSAS

II Zona Dolomiti bellunesi

8 il Soccorso Alpino dicembre 2011

I l giorno 30 agosto 2011 alle ore17:38 perveniva al SUEM 118 diPieve di Cadore (Belluno) una ri-

chiesta (la telefonata è stata effettuata dauna dipendente del Rifugio Staulanza neipressi del quale si trovava la moglie diuno dei due alpinisti coinvolti nell’inci-dente di seguito descritto) di interventoper portare soccorso a due alpinisti dinazionalità tedesca che si erano feritilungo la via Simon-Rossi al Monte Pelmoa causa di una scarica di sassi ed eranoimpossibilitati a proseguire verso la vet-ta anche in ragione della parziale rotturadella loro corda.

Dopo il necessario filtro della chia-mata effettuato dagli Operatori del 118congiuntamente al Tecnico di centraledel C.N.S.A.S., si decideva per l’inviodell’elicottero in configurazione S.A.R.sul luogo dell’evento e, contestualmente,si allertava la Stazione C.N.S.A.S. dellaVal Fiorentina competente per territorioin relazione alla via Simon-Rossi e laStazione C.N.S.A.S. di S. Vito di Cado-re competente per territorio per quantoattiene la via normale di salita alla cimadel Pelmo che può essere utilizzata perraggiungere l’uscita della via Simon-Ros-si o per la discesa dalla stessa (n.d.a.:cosa che avrebbero fatto i due alpinistiqualora usciti indenni dalla via d’arram-picata).

L’elicottero decollava, dunque, dallabase di elisoccorso di Pieve di Cadore al-le 17:50 e dopo aver inutilmente prova-to più volte ad avvicinarsi alla parete,sia per effettuare la necessaria ricogni-zione sia per effettuare, qualora tecnica-mente possibile, il conseguente recupero,a causa delle persistenti condizioni meteonegative (nda: foschia e nebbia presentesu tutta la parte nord) faceva rientro allabase di elisoccorso alle 18:32.

Nel frattempo la Stazione C.N.S.A.S.di S. Vito di Cadore proprio per il tenta-tivo dell’elicottero vanificato dal maltempo, provvedeva ad organizzare nelperiodo immediatamente successivo unaprima squadra (Maurizio Galeazzi Capostazione e Tecnico di soccorso alpino,Alberto Bonafede Tecnico di soccorsoalpino e Guida alpina, Aldo GiustinaOperatore di soccorso alpino, WalterZambon Operatore di soccorso alpino,Bruno De Vido Operatore di soccorsoalpino e Edy Pompanin Operatore di soc-corso alpino) per salire sul Pelmo lungola via normale e portarsi nei pressi del-l’uscita della via per tentare il recuperodei feriti. Vale la pena ricordare che lecondizioni clinico-sanitarie dei due acausa della difficoltà interpretative de-

terminate dalla lingua e, soprattutto, acausa del campo telefonico piuttosto di-sturbato, non erano assolutamente certe,oltre al fatto che un’eventuale notte tra-scorsa in parete aperta a circa tremilametri di quota in condizioni piuttostoproibitive (n.d.a.: non avevano a seguitomateriale d’alta quota e/o da bivacco)non avrebbe sicuramente giovato al qua-dro complessivo.

Successivamente, su indicazioni especifiche richieste pervenute dal perso-nale della Stazione C.N.S.A.S. della ValFiorentina che era cautelativamente ri-masto nei pressi del Rifugio Città di Fiu-me (n.d.a.: Rifugio posto a 1.917 metri diquota alla base della parete nord), ilSUEM 118 provvedeva nuovamente al-l’invio dell’elicottero che, una voltaesperiti altri tentativi per le invariate con-dizioni meteorologiche faceva definitivorientro alla base, senza riuscire a portarein quota personale C.N.S.A.S. ed il ma-teriale necessario per l’operazione.

A questo punto la StazioneC.N.S.A.S. di S. Vito di Cadore con lacertezza che il recupero dei due feritinon sarebbe stato possibile se non l’in-domani e sempre se le condizioni me-teorologiche lo avessero permesso, deci-deva di richiedere una seconda squadra(Nicola Cherubin Vice capo stazione eTecnico di soccorso alpino, Gianni Oli-vier Operatore di soccorso alpino, Vitto-rio Tonet Operatore di soccorso alpino eDiego Zandanel Operatore di soccorsoalpino in appoggio, che avrebbe avutoanche il compito di portare a seguito ul-teriore materiale tecnico e la barella pergarantire l’evacuazione ed il trasportodel ferito più grave a valle.

Le due squadre partite dal RifugioVenezia (1.947 m) si ricomponevano lun-go la via di salita che presenta un disli-vello di circa. 1.200 m.

Nello stesso tempo il Delegato delC.N.S.A.S. (n.d.a.: lo scrivente) richie-deva, nella supposizione che le opera-zioni potessero prolungarsi per svariateore, l’invio al Rifugio Città di Fiume delCentro mobile di coordinamento delC.N.S.A.S., quale supporto logistico eradio. Oltre a ciò, richiedeva che venis-se portato sul posto anche il faro dellaStazione della Val Pettorina al fine di il-luminare la parete nei limiti concessi dal-la foschia e dalla nebbia ancora a trattipresente sulla parete.

Le squadre C.N.S.A.S. della Stazionedi S. Vito di Cadore una volta riunitesi,a causa di un violentissimo temporalecommisto a tempesta, erano costrette adaspettare poco sotto la cima del Pelmo

circa due ore e quarantacinque minuti, alriparo, sotto un parziale ricovero forma-to da una sorta di anfratto roccioso. Quin-di, terminato il temporale decidevano diproseguire per la vetta, da dove, una vol-ta decisa la verticale di calata verso i dueferiti, iniziare le operazioni di recupero.

Una volta terminato l’allestimentodegli ancoraggi di calata e delle relativesicurezze (n.d.a.: si sottolinea come sia-no stati utilizzati per l’evenienza addirit-tura cinque spit, condizione che alla fineha evitato che la tragedia consumata as-sumesse proporzioni maggiori in termi-ni di vittime, poiché se l’ancoraggio fos-se stata divelto dallo strappo provocatosulle corde dal crollo, altre sette personesarebbero potute essere interessate conconseguenze drammatiche) veniva deci-so che si sarebbero calati in direzionedei due feriti Alberto Bonafede ed AldoGiustina, mentre il restante personaleavrebbe provveduto ad effettuare tuttele manovre richieste da una siffatta ope-razione.

Alle ore 04:35 circa iniziava conestrema cautela la calata verso i feritiche si trovavano circa 115 m sotto la ci-ma (n.d.a.: quello posto più in alto, ov-vero il primo di cordata, a 80 m dalla ci-ma).

Alle ore 05:07 (n.d.a.: testimonianzadel personale C.N.S.A.S. addetto al Cen-tro di coordinamento mobile) veniva av-vertito un rumore di rara intensità che ve-niva associato immediatamente alla pos-sibilità che fosse crollata una porzioneimportante della cima, cioè che una fra-na di dimensioni enormi potesse esserecaduta a valle coinvolgendo gli operato-ri C.N.S.A.S. in quel momento in fase dicalata ed anche gli alpinisti feriti.

Venivano, quindi, più volte effettua-ti, sia dalle squadre impegnate nelle ope-razioni della calata sia da quelle a terra,dei tentativi di chiamata via radio e, suc-cessivamente, via telefono, entrambi sen-za alcun esito.

A questo punto, dal Centro mobile dicoordinamento veniva fatta una primasegnalazione al SUEM 118 di quanto eraaccaduto e di quanto si temeva potesseessere successo ai volontari C.N.S.A.S.appesi alle corde di calata, allertando dasubito quattro Stazioni C.N.S.A.S. e, tra-mite la C.O. del SUEM 118, anche i Ca-rabinieri. Contestualmente veniva im-mediatamente allertato anche il Delega-to C.N.S.A.S. che si portava immediata-mente sul posto congiuntamente al suoVice delegato, Gianni Mezzomo (n.d.a.:ore 06:10).

Nel periodo intercorso tra le ore

9dicembre 2011 il Soccorso Alpino

05:07, orario del distacco della frana e leore 06:10, appurato sin dai minuti con-seguenti che le squadre C.N.S.A.S. ad-dette alla manovre non erano state coin-volte (n.d.a.: si ricordi al proposito quan-to sopra detto circa l’allestimento degliancoraggi) si cercava di comprendere sevi potessero essere residue, improbabilipossibilità che i due volontari delC.N.S.A.S. potessero essere ancora invita e se i due alpinisti feriti fossero sta-ti in qualche modo coinvolti nel crollo. Inrelazione a quest’ultimo aspetto, alle ore05:45 dalla base della parete si erano in-traviste delle luci delle pile frontali ap-partenenti ai due. Dopo una serie di ve-loci verifiche incrociate, si appurava cheAlberto Bonafede e Aldo Giustina eranoprecipitati con assoluta certezza in quan-to le corde di calata recuperate dai com-pagni C.N.S.A.S. erano state tranciate acausa del violentissimo urto/trascina -mento con la massa rocciosa precipitata(una delle due corde, nonostante fosseuna corda statica, a causa della violenzadell’urto era addirittura ritornata nei pres-si dell’ancoraggio di calata).

A seguire si organizzavano le squadre

del C.N.S.A.S., sia per la ricerca dei duecomponenti del C.N.S.A.S., ormai certa-mente periti a causa della spaventosa fra-na che li aveva coinvolti (n.d.a.: il volostimato è stato di circa 735 - 750 metri dialtezza che, associati alle dimensioni del-la frana stimata in circa 2.500 mc, face-va supporre con assoluta certezza chenon vi fosse più alcuna speranza di tro-varli in vita), sia per il recupero dei duealpinisti, le cui condizioni potevano es-sersi nel medio periodo aggravate.

Sul posto pervenivano settantanoveoperatori C.N.S.A.S. suddivisi in squadrediverse (n.d.a.: alcune dislocate nei pres-si del Rifugio Venezia ed altre nei pressidel Rifugio Città di Fiume, base logisti-ca ed operativa). A seguire personaleS.A.G.F. della G.d.F., personale dei Ca-rabinieri e dei VV.F., questi ultimi confunzioni logistiche.

Con il concorso di un elicottero pri-vato chiamato appositamente dalC.N.S.A.S. per tipologia del mezzo e ca-pacità del pilota, congiuntamente all’eli-cottero del SUEM 118 di Pieve di Cado-re veniva effettuato il recupero dei duealpinisti successivamente ospedalizzati

a mezzo ambulanza ed eliambulanza(n.d.a.: i due, sentiti in dettaglio dal De-legato, riferivano che nel corso di tuttal’ascensione avevano registrato con con-tinuità la caduta di sabbia e ghiaino digranulometria particolarmente piccola edanche alcune scariche di ghiaia).

A seguire, un geologo della Provinciadi Belluno chiamata all’uopo sul posto,con il supporto dell’elicottero privatoprima richiamato, effettuava una serie difoto della parete e della zona del crollo.

Nello stesso tempo veniva deciso dielitrasportare squadre C.N.S.A.S. neipressi della base della parete, realizzan-do anche un campo base avanzato, co-munque a distanza di sicurezza dallastessa, poiché solo nella giornata del 31agosto 2011 si registravano trentanovescariche di roccia e ghiaia di assesta-mento. Le squadre C.N.S.A.S. provve-devano alla mappatura del terreno e al-l’analisi dello stesso, cercando di realiz-zare una sorta di mappa della zona. Ve-nivano, altresì, effettuati alcuni tentatividi ingresso nel fronte della frana, vanifi-cati dal precoce rientro dei soggettiC.N.S.A.S. a causa dei crolli ripetuti.

10 il Soccorso Alpino dicembre 2011

Per tutta la giornata, vista l’assolutapericolosità di attivare una ricerca siste-matica delle salme, si decideva di effet-tuare dei monitoraggi e proseguire nelleoperazioni sopra descritte.

Oltre a ciò, il Delegato richiedeva aivari Sindaci interessati per competenzaspecifiche ordinanze di chiusura di tuttal’area soggiacente al gruppo del Pelmo,vista la notevole frequenza turistica. Inol-tre, con decisione collegiale delle Sta-zioni C.N.S.A.S. e degli Enti dello Statopresenti sul posto, si assumeva la deci-sione di effettuare un servizio attivo intutta l’area considerata volto a garantirela sicurezza dei turisti presenti in zona, apredisporre eventuale personale prontoad intervenire per la ricerca delle salmee per garantire una sorta di veglia ai duescomparsi.

Il giorno 1 settembre 2011, secondo

giorno di ricerca, venivano via via effet-tuati diversi tentativi di entrare nella fra-na, nel corso dei quali venivano recupe-rati alcuni dispositivi di protezione indi-viduale utilizzati dai due scomparsi. Ilnumero eccezionale di scariche e suc-cessivi crolli non permettevano in ognicaso alcuna ricerca di dettaglio ed anziimpedivano di fatto al personaleC.N.S.A.S. di effettuare alcuna opera-zione degna di nota (n.d.a.: trentaduescariche e crolli diversi).

Proseguivano intanto le guardie atti-ve sia lungo gli snodi dei sentieri sia nelcampo base avanzato.

Il giorno 2 settembre 2011, con ilconcorso di un elicottero della G.d.F. ve-nivano effettuate delle ricognizioni del-la parete e venivano elitrasportare squa-dre C.N.S.A.S., S.A.G.F. e C.C. nei pres-si del campo avanzato. Anche in questo

caso si decideva che, qualora le condi-zioni lo avessero permesso con ragione-voli (?) margini di sicurezza, si sarebbeprovveduto al recupero delle salme deidue volontari C.N.S.A.S.

Con azioni ripetute per tutta la gior-nata, le varie squadre succedutesi in zo-na delle operazioni recuperavano alla fi-ne ed ancora in presenza di qualche spo-radica scarica i corpi straziati dei duevolontari C.N.S.A.S. della Stazione di S.Vito di Cadore.

Alle ore 16.40, a seguito di un brie-fing voluto dal Delegato e dal Vice dele-gato al quale partecipava personale deiCarabinieri e personale della Guardia difinanza e dopo l’espletamento di partedelle questioni burocratiche, alcune del-le quali piuttosto rilevanti, le ricerchevenivano dichiarate ufficialmente con-cluse e comunicato alle famiglie l’esitodelle stesse.

Organici CNSAS, Enti diversi e mezzi impegnati nelle operazioni

• n. 206 Tecnici volontari appartenenti al C.N.S.A.S. e n. 8 Unità cinofile da ricerca in macerie ed in superficie del C.N.S.A.S. (tutti attivi nel settore delle operazioni)

• n. 21 membri appartenenti al S.A.G.F. della G.d.F. (tutti attivi nel settore delle operazioni)

• n. 14 membri Soccorso alpino appartenenti ai CC (attivi nel settore delle operazioni)

• n. 12 effettivi dei VV.F. (a supporto logistico)

• n. 16 agenti appartenenti alla Polizia provinciale di Belluno (attivi nella sorveglianza della rete sentieristica alta del Pelmo)

• n. 11 volontari occasionali (a supporto logistico)

N.B.: Nel computo sopra indicato non sono ricomprese le giornate relative al personale degli Enti dello Stato, Polizia locale e Polizia provinciale operanti a seguito delle ordinanze emesse dai Comuni dell’area Pelmo, ma non operanti nel settore specifico delle operazioni

■ n. 1 elicottero del SUEM 118 (ore 4:05 circa di attività reale)■ n. 1 elicottero G.d.F. (ore 1:25 circa di attività reale)■ n. 1 elicottero CC (ore 0:25 circa di attività reale)■ n. 1 elicottero privato del Air Service Center (ore 1:50 circa di attività reale)

Corso interregionale

di elisoccorso

Erwin Rizdi Piergiorgio Vididirettore SNaTe

foto archivio SNaTe

12 il Soccorso Alpino dicembre 2011

D al 18 al 24 settembre in Valledel Sarca, si è svolto il Corsointerregionale di elisoccorso

in montagna dedicato al tecnico di eli-soccorso Erwin Riz.

Il primo corso organizzato dall’as-sociazione Hems si era svolto nell’apri-le 2007 a Gressoney, in collaborazionecon il Corpo nazionale soccorso alpinoe speleologico. Successivamente si sonoeffettuati altri corsi a Courmayeur ed inAlto Adige e con il passare degli annil’associazione è cresciuta numerica-mente e qualitativamente, rappresen-tando tutte le basi di elisoccorso delNord. Nelle basi di elisoccorso insiemea medici ed infermieri è presente il no-stro tecnico di elisoccorso con il ruoloormai assodato non solo nelle operazio-ni di soccorso in montagna.

Lavorando quotidianamente nellebasi e durante gli addestramenti aereo-nautici semestrali è emersa in modolampante la necessità di avere un unicoformatore per la movimentazione suivari terreni, al fine di uniformare l’at-trezzatura e le tecniche di soccorso con

l’elicottero e per creare un affiatamentosempre maggiore tra i componenti l’e-quipe.

L’associazione Hems, ha chiesto alC.N.S.A.S. la possibilità di avvalersidella professionalità ed elevata capacitàtecnico/didattica della Scuola nazionaletecnici.

La S.Na.Te. ha partecipato dallascorsa primavera alla realizzazione delprogramma tecnico ed insieme alla se-greteria scientifica del corso, ha curatogli altri aspetti organizzativi.

Ritengo che all’interno delle equipedi elisoccorso, dove convivono piùrealtà (ditta esercente, personale sanita-rio e Soccorso alpino), sia indispensa-bile uniformare a livello nazionale l’at-trezzatura e le tecniche rivolte ai T.E.

Inoltre reputo sia fondamentale insi-stere sulla formazione del personale sa-nitario per almeno due motivi: il primoper elevare il livello tecnico di medici edinfermieri ai fini di aumentare la sicu-rezza degli stessi e del tecnico di eli-soccorso, ed inoltre per evitare e speria-mo eliminare alcuni formatori o pre-

sunti tali che non hanno nessun titolo necompetenza per la formazione del per-sonale sanitario fuori dall’aeromobile.

Al Corso interregionale di elisoc-corso si sono presentati 42 discenti di-visi equamente tra medici rianimatoried infermieri, provenienti da tutte le re-gioni dell’arco alpino e da Emilia e To-scana.

Il programma della settimana pre-vedeva una parte pratica gestita dallaS.Na.Te. ed una parte teorica organiz-zata e gestita da Hems.

Durante la settimana, grazie ai con-tributi del Nucleo elicotteri della Pro-vincia autonoma di Trento, di Agusta edEurocopter tutte le attività svolte hannovisto l’utilizzo dell’elicottero.

I lavori sono iniziati il lunedì utiliz-zando l’aeromobile EC 145 di Euro -copter, con la ripetizione dello stessoprogramma il martedi invertendo i grup-pi.

Durante l’addestramento abbiamopotuto verricellare direttamente i medi-ci in ferrata, mentre gli altri trattavano gliargomenti di base nelle falesie di Arco.

13

Il mercoledì ed il giovedì con la rota-zione dei gruppi, una parte trattava le te-matiche riguardanti la progressione suroccia e le tecniche di assicurazione conl’approfondimento dell’immobilizza-zione del paziente su terreno accidenta-to mentre il secondo gruppo, utilizzandol’elicottero AS365 del Nucleo elicotteriè stato verricellato in canyon dove èstata utilizzata la nuova barella proget-tata dalla S.Na.For.

Il venerdì dopo un trasferimento inautomobile in Val Genova ai piedi delghiacciaio dell’Adamello, utilizzandol’AW139 di Agusta proveniente dalla ba-se di elisoccorso di Sondrio (Caiolo) el’Ecureil AS 350 del Nucleo elicotteri, èstato raggiunto il ghiacciaio.

Successivamente sono state trattatealcune tematiche sul soccorso in ghiac-ciaio, in particolare la progressione con

ramponi e il recupero da crepaccio anchecon l’impiego del cavalletto cevedale.

Il Corso si è concluso il sabato po-meriggio dopo aver trascorso la mattina-ta ad approfondire le tecniche di pro-gressione e di soccorso in parete.

Concludendo, vorrei a nome di tuttala Scuola nazionale tecnici, ringraziare ilConsiglio nazionale, il Servizio regiona-le Lombardia ed il Servizio provincialeTrentino che hanno creduto nel progetto.Speriamo che anche questi appuntamen-ti contribuiscano a far conoscere l’effi-cienza dell’organizzazione Corpo nazio-nale soccorso alpino e speleologico, ri-conoscendo la grande professionalità deitecnici di elisoccorso e evidenziando lanecessità della loro presenza sempre abordo degli aeromobili di soccorso.

Evitare e speriamo eliminare alcuni formatorio presunti tali che non hanno nessun titolo necompetenza per la formazione del personalesanitario fuori dall’aeromobile.[ [

Elevare il livello tecnico di medicied infermieri ai fini di aumentarela sicurezza degli stessi e deltecnico di elisoccorso[ [

14 il Soccorso Alpino dicembre 2011

L a sede nazionale è statainaugurata dal Presidente delC.N.S.A.S., Pier Giorgio

Baldracco e dal Responsabilenazionale del Soccorso speleologico,Corrado Camerini, alla presenza diAutorità civili e militari. Presenti unafolta rappresentanza di responsabilinazionali e regionali del C.N.S.A.S., tracui Marco Bertoncini, Presidente delServizio regionale Toscana eMassimiliano Broglio, ex Delegatospeleologico, che ha ricoperto ildelicato ruolo di responsabile deilavori, entrambi in prima linea per larealizzazione di questo progetto.Presenti, tra gli altri, anche l’onorevoleRaffaella Mariani (PD) appartenente alGruppo Amici della montagna delParlamento italiano; gli Assessori delComune di Castelnuovo di GarfagnanaElena Picchetti e Luca Biagioni; ilConsigliere regionale della RegioneToscana Ardelio Pellegrinotti; ilSindaco di Pieve Fosciana, FrancescoAngelini e quello di Piazza Al SerchioPaolo Fantoni; il Presidente dellaComunità montana della Garfagnana,Mario Puppa; il Presidente dellaPubblica assistenza C.A.V. (CorpoAntincendio Volontario), OrlandoMantellassi, nonché rappresentanti diCarabinieri, Guardia di finanza e Vigilidel fuoco.La sede nazionale sorge nell’area delCentro intercomunale di protezionecivile intitolata alla memoria diRoberto Nobili, medico volontario delSoccorso alpino scomparso nelDuemila durante un’operazione disoccorso sulla Pania della Croce.

La Statale 12 dell’Abetone e delBrennero è proprio come la descrivePaolo Rumiz ne La leggenda dei montinaviganti.

La imbocchiamo in auto un giovedìsera, abbandonata l’autostrada e costeg-giate le eleganti ed ariose mura di cintadella monumentale Lucca, diretti alla ce-

rimonia di inaugurazione della nuova se-de nazionale del Soccorso spelelologico aCastelnuovo in Garfagnana in program-ma per il sabato successivo, 24 settembre.

La gloriosa Statale 12 , “infestata daiTIR e dagli spericolati ciclisti della Luc-chesia”, si addentra nella tetra gola delSerchio. Stretta tra fiume e montagna lastrada si avvita in tornanti tra piccoli bor-ghi, gole torrentizie, abeti enormi, mira-bili ponti medioevali e vecchi impiantidell’industria cartaria. La strada salementre sopra le nostre teste la dorsaleappenninica “incombe, lievita metro do-po metro, diventa compatta come unacordigliera”.

Perché mai una sede nazionale delSoccorso proprio in questa parte di Italia,così arcaica e così lontana?

La domanda trova presto la sua primarisposta.

Arriviamo alla sede nazionale con ilsole, ormai basso, che delinea ad ovest ilprofilo del Monte Cavallo, del Tamburae del Pisanino, i marmorei denti acumi-nati delle Alpi Apuane. Ed il termine Al-pi ben si adatta a queste cime aspre e se-vere, segnate da improvvise tempeste.Sono cime che parlano di scalpellini ecavatori che persero la vita lungo le ripi-dissime via di lizza. Sono vette che nar-

rano di anarchici e partigiani che trova-rono la morte per mano nemica nelle trin-cee scavate lungo la Linea gotica e di ci-vili inermi vittime degli eccidi di massaperpetrati dai nazisti durante l’ultimo con-flitto mondiale. Sono montagne che deli-neano uno spazio “incomparabilmentepiù ancestrale ed arcano delle Alpi. Que-ste non sono montagne bomboniera.Niente alberghi a cinque stelle, niente ge-rani alle finestre. Solo locande anni cin-quanta con la fotografia di Bartali, il ma-nifesto dell’assemblea dei cacciatori equalcosa di balcanico nell’aria”.

Montagne vere, dunque, che offronoun ventaglio completo di opportunità diesercitazione, addestramento e forma-zione.

Qui si trovano alcuni degli abissi piùprofondi e complessi di Italia, come ilRoversi che penetra nella crosta terrestreper oltre 1.350 metri e come l’Antro delCorchia con uno sviluppo di oltre ses-santa chilometri tra pozzi, cavità e cuni-coli. Le prime esplorazioni ipogee in que-sta area risalgono a metà ottocento, ma ilvero exploit esplorativo si ebbe a partireda metà anni ‘70 dopo che il Gruppo spe-leologico torinese scoprì le gallerie del-l’Abisso Fighiera. Ad oggi sono oltre1.300 le cavità censite nelle Apuane, tra

Inaugurata sabato 24 settembre

a Castelnuovo in Garfagnana (LU)

la sede nazionale del

Soccorso speleologico del CNSAS

di Chiara BorgarelliCommissione comunicazione e documentazione C

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15dicembre 2011 il Soccorso Alpino

le quali numerose grotte acquatiche de-dicate ad attività speleosubacquee.

Qui si trovano anche alcune note viedi progressione su roccia tracciate a par-tire da metà Ottocento lungo i fianchimarmorei della Pania della Croce, delMonte Pisanino o del più classico Pizzod’Uccello. Il Muro delle ombre (600 me-tri, 7a), aperta da Vigiani nel 1985, ri-mane ad oggi la progressione più diffici-le del massiccio. E d’inverno, quandoqueste cime vengono colpite da improv-vise bufere di libeccio, nei recessi piùombrosi si formano itinerari di ghiacciobrevi, ma estremamente intensi, come ladiretta nord al Sumbra o alla Cresta delCavallo o come il Canale Elisabetta, alPizzo delle Saette.

Qui si trovano anche vie ferrate ri-servate ad escursionisti esperti ed attrez-zati, come l’anello ferrato del Pizzod’Uccello (1.600 metri di dislivello,EEA) e versanti ripidi e ghiacciati, im-pegnative opportunità di alpinismo in-vernale e di scialpinismo.

La sede risulta dunque inserita in uncontesto geografico unico che ben si pre-sta a qualunque tipo di esercitazione edaddestramento professionale: dall’ambi-to speleologico e speleosubacqueo al-l’alpinismo, dallo scialpinismo all’alpi-nismo invernale, sino alla simulazionedi ricerche di superficie ed alla pianifi-cazione degli interventi.

Ma non solo. La struttura è stata pen-sata con meticolosa cura per rispondere

e collaborazione con Enti ed Istituzionicome obiettivi strategici indiscussi.

A conferma di ciò la sede nazionalesi trova inserita nell’area del Centro in-tercomunale di protezione civile, dotata,peraltro, di una pista per emergenza dielisoccorso abilitata al volo notturno, edoccupa spazi concessi in comodato dalC.A.V. (Corpo Antincendio Volontario),la cui collaborazione è stata imprescin-

terà, come ha ribadito il Presidente Bal-dracco, il Polo formativo nazionale delSoccorso alpino e speleologico.

E a conferma di questa volontà il Pre-sidente chiude la cerimonia di inaugura-zione ricordando i prossimi appunta-menti formativi previsti a Castelnuovo:in novembre il corso sulla Ricerca di-spersi a cura della Scuola direttori delleoperazioni, in dicembre il corso dellaCommissione comunicazione e docu-mentazione ed il prossimo maggio l’in-contro internazionale delle organizza-zioni europee di soccorso speleologico.

Per una strana coincidenza mi trovo alasciare Castelnuovo il venerdì sera. Insede stanno già arrivando i primi ospiti.Arrivano da ogni parte d’Italia portandocon se il meglio della propria cucina re-gionale. Mi perderò per intero la cerimo-nia di domani, mi perderò il buffet lucul-liano in perfetto stile speleologico, miperderò allo scoccare della mezzanotte ilrituale druido del gran pampel. Salgo inmacchina e percorro a ritroso la tetra go-la del Serchio. La strada stretta tra fiumee montagna si dipana in tornanti uguali econtrari a quelli che ho percorso in salitasolo il giorno prima. E mi torna alla men-te la definizione che il buon Paolo Rumizdà delle Apuane “se i luoghi hanno un’e-nergia segreta, è impossibile evitare que-ste cime”. E ben lo sapeva l’alpinistaesploratore fiorentino Fosco Maraini, ilquale, dopo il girovagare curioso di unavita, ha espresso la volontà di essere tu-mulato nel pittoresco cimitero di AlpeSant’Antonio, quieta frazione del comu-ne di Molazzana, a soli pochi chilometrida Castelnuovo.

ad esigenze di estrema funzionalità edaccoglienza. E’ dotata di una foresteriaorganizzata per ospitare parallelamenteanche più corsi e per dare alloggio inmodo confortevole ad oltre cinquantatecnici contemporaneamente.

Ultimo ma non meno importante. LaGarfagnana è un’area storicamente ca-ratterizzata da un forte spirito associa-zionistico tanto da poter essere definitaoggi un polo d’eccellenza del volonta-riato professionale. Tutto ciò rappresen-ta evidentemente un ulteriore vantaggiocompetitivo per una organizzazione, co-me quella del Soccorso alpino e speleo-logico, che definisce da sempre sinergia

dibile e determinante nella realizzazionedi un progetto così ambizioso, come han-no dichiarato sia il Presidente nazionaleBaldracco che il Responsabile Camerini,rivolgendosi con parole di gratitudine ericonoscenza al Presidente C.A.V., Or-lando Mantelassi, presente alla cerimoniadi inaugurazione.

Ecco dunque perché una sede nazio-nale del C.N.S.A.S. proprio in questa par-te di Italia, così arcaica e così “lontana”.Ecco spiegate le ragioni di una scelta stra-tegica che appare corretta e lungimirante.E proprio per queste ragioni e per questasua particolare vocazione che la sede na-zionale di Soccorso speleologico diven-

16 il Soccorso Alpino dicembre 2011

Nel 1972 Angiolino Binelli, allora capo della stazione di Soccorsoalpino di Pinzolo, di ritorno da un’operazione di soccorso moltoimpegnativa, decise che era necessario premiare chi mette arepentaglio la propria vita per gli altri. Nasce così il PremioInternazionale di Solidarietà Alpina di Pinzolo che, da allora, ognianno premia non solo chi ha dedicato la vita al soccorso alpino, matutti coloro che si sono distinti in rischiosi salvataggi di vite umane,sottolineando così il merito di chi mette a repentaglio la propria vitaper soccorrere chi ha bisogno di aiuto.La Targa d’argento si ispira alla semplicità e alla schiettezza dellagente di montagna e ai principi dell’autentica solidarietà umana evuole premiare chi, senza chiedere niente a nessuno, abbandona casa,lavoro e famiglia per correre là dove una vita umana ha bisogno diaiuto. Può essere dedicata anche ai medici, ai dirigenti dei servizi, aivigili del fuoco, alle guide alpine, a civili e a militari che si sianoadoperati per il soccorso alpino. Oppure a un giornalista che abbiamesso nella giusta luce gli sforzi, i rischi e i sacrifici che vengonocompiuti per salvare gli alpinisti in pericolo.Un comitato valuta con serietà tutte le segnalazioni che giungono ognianno alla sede di Pinzolo e sceglie, secondo la propria responsabilità ein tutta coscienza, chi deve essere premiato.Il riconoscimento consiste in una Targa d’argento con una medagliad’oro nella quale viene incisa la motivazione dell’assegnazione. Questoriconoscimento è il simbolo del valore umano e morale di coloro chesacrificano se stessi per gli altri.Dalla 25ª edizione, quale riconoscimento dell’importante significatomorale e civile che questa manifestazione dimostra, il premio godedell’Alto patronato del Presidente della Repubblica e della benedizioneparticolare del Pontefice.

“ACesare Maestri, guidaalpina che ha interpreta-to in maniera esemplare i

valori del soccorso in montagna,del rispetto della natura e lo spiri-to che anima il Corpo delle guidealpine fin dalla sua origine”. È lamotivazione incisa sulla Targad’argento con medaglia d’oro con-segnata a Pinzolo (Trento) a un ra-gno delle Dolomiti commosso edemozionato come mai si era visto,da un altrettanto commosso edemozionato Angiolino Binelli, pre-sidente del Comitato organizzatoree ideatore del premio giunto que-st’anno alla quarantesima edizio-ne.

Fra tante attestazioni di stima,tra le quali una onorificenza delSoccorso alpino degli Stati Uniticonsegnatagli dal suo Presidentevenuto appositamente dal Nevada,c’è stato spazio anche per il ricor-do commosso di Walter Bonatti re-centemente scomparso.

Pinzolo festeggia

Cesare Maestri

Consegnata alragno di Lecco

la Targa d’argento per la Solidarietà alpina

a cura diAlessio Fabbricatore

1972: Stazione Soccorso alpino Pinzolo, Pinzolo1973: Massimo Matteotti, Pinzolo1974: Mario Kirchner, Trento1975: Pio Bruti, Pinzolo1976: Mario Smadelli, Trento1977: Gruppo Ale Altair, Bolzano1978: Claudio Maffei, Pinzolo1979: Flavio Caola, Pinzolo1980: Stazione Carabinieri Pinzolo, Pinzolo1981: Soccorso alpino Guardia di finanza, Tione di Trento1982: Bruno Detassis, Madonna di Campiglio1983: Piloti Nucleo elicotteri VV.F., Trento1984: Edoardo Zagonel, San Martino di Castrozza1985: Giuliano Vaia Tesero, Trento1986: Franz Runggaldier, Ortisei1987: Rudi Steinlechner, Austria1988: Joseph Hurton, Solda1989: Bruno Jelk, Svizzera1990: Pietro Bassi, Courmayeur1991: Scipio Stenico, Trento

1992: Matthias Khun, Germania1993: Sigfried Stangier, Svizzera1994: Saveur Piguillem, Francia1995: Martinez Miguel Dominguez, Spagna1996: Daryl Miller, USA1997: Clair Israelson, Canada1998: Janez Brojan, Slovenia1999: Raffael Kostner, Alto Adige2000: Dan Aguilar, USA2001: Dalai Lama, Tibet2002: Otto Von Allmen, Svizzera2003: Graziano Romanin, Forni Avoltri2004: Sua Santità Giovanni Paolo II, Città del Vaticano2005: Ritisan Ravel, Romania2006: Sepp Lederer, Austria2007: Chun Yang, Cina2008: Tim Cochrane, USA2009: Roman Kubin, Polonia2010: Stazione di Soccorso alpino Alta Val di Fassa, Val di Fassa2011: Cesare Maestri, Madonna di Campiglio

Albo d’oro Targa d’argento

18 il Soccorso Alpino dicembre 2011

D opo avere premiato perquarant’anni con la Targad’Argento della Solidarietà

Alpina i protagonisti del soccorso inmontagna, Angiolino Binelli ha ri-cevuto a Pinzolo (Trento) un impor-tante riconoscimento della sua car-riera di soccorritore: la qualifica diSocio onorario del Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico.

C’era quel giorno una delegazionedel Soccorso alpino con il Presi-dente nazionale C.N.S.A.S. Pier-giorgio Baldracco a festeggiare Bi-nelli insieme a Cesare Maestri alquale è toccata quest’anno la pre-stigiosa targa.

Angelo Binelli è entrato nel Soc-corso alpino come volontario nel1952, a diciotto anni, tre anni dopoBinelli divenne Vice responsabiledella locale Stazione di soccorso enel 1973 fu eletto Presidente. Graziealla sua passione e al suo costanteimpegno riuscì a far dotare la Sta-zione di Pinzolo di attrezzature mo-derne e sicure, come un collegamen-to radio ricetrasmittente che permisefinalmente il contatto con tutti i rifu-

gi della zona, e un’autoambulanzaper trasportare i feriti all’ospedalepiù vicino.

Nel 1972 istituì il Premio inter-nazionale di solidarietà alpina diPinzolo, che ogni anno in settembrerichiama specialisti del soccorso ditutto il mondo. Per la sua attività in-

stancabile Binelli ha ricevuto im-portanti attestati. Cavaliere dellaRepubblica, nel 2007 fu insignitopresso l’Università degli studi diMilano del premio Mens sana incopore sano, destinato a personag-gi che si distinguono operando nelsociale.

Motivazione

Al Socio onorario del Corpo nazionale

soccorso alpino e speleologico

Angiolino Binelli

“Soccorritore sin dalla nascita dell’Associazione, per ventisetteanni attivo componente e a lungo responsabile della Stazione diPinzolo (TN). Oltre a prestare soccorso a centinaia di infortunati, si è prodigato indiverse iniziative atte a far conoscere l’attività del sodalizio e amigliorarne le strutture. Ideatore e fondatore nonché infaticabile trascinatore perquarant’anni del Premio Targa d’argento – solidarietà alpina cheha riconosciuto, al di là delle Nazioni e delle bandiere e al di sopradelle ideologie, gli atti di soccorso più eroici su tutte le montagne,ricevendo attestati di stima e simpatia da ogni angolo del mondo.”

Angiolino Binelli Socio onorario del CNSAS

a cura diAlessio Fabbricatore

19dicembre 2011 il Soccorso Alpino

1996Medaglia d’oro alla Memoria di

Gabriele Ciuffi del C.A.I. di Farin-dola (Pescara) che ha perso la vita asoli 32 anni sul Gran Sasso.

1999Medaglia d’oro al Valore civile a

Cesarino Fava, originario di Malè,ma residente per molti anni in Ar-gentina. Fava ha compiuto un’ecce-zionale opera di soccorso prestandoaiuto a delle cordate in difficoltà a ri-schio della propria incolumità.

2000Viene consegnata una Medaglia

d’oro alla Memoria del dottor Ro-berto Nobili, medico toscano scom-parso durante un intervento di soc-corso sulle Alpi Apuane.

2002È stata consegnata inoltre una

Medaglia d’oro alla Memoria del fi-nanziere trentino Stefano Gottardi,che il 20 febbraio perse la vita in ValSenales nelle ricerche di uno sciato-re disperso.

2003Questa edizione vede la consegna

di due medaglie alla Memoria.

La prima va ai familiari di CirilloFloreanini, splendida figura di alpi-nista e di soccorritore scomparso loscorso giugno, che aveva caldeggia-to con forza la candidatura di Roma-nin alla Targa d’argento. L’altra Me-daglia viene ritirata dai familiari diAlessandro Occhi, esemplare prota-gonista di tanti soccorsi e grande al-pinista camuno, tragicamente scom-parso in montagna nel gennaio scor-so, travolto da una valanga in ValGrande.

2004

Medaglia d’oro ai congiunti deldottor Giovanni Ugliengo, nobile fi-gura di medico cuneense caduto pro-curandosi ferite mortali durante la ri-

cerca di un alpinista francese nelMassiccio del Monte Gelas il 16 set-tembre 2003, al quale la Francia hatributato la Legion d’Onore.

2005Medaglia ai parenti di cinque

componenti del Soccorso alpino del-la Slovenia periti tragicamente du-rante una manovra di esercitazione disoccorso con elicotteri. Sono: JaniKokalj (medico di elisoccorso), iquattro istruttori Mitja Brajnik di 44anni, Luka Karničar di 41 anni, RadoMarkič di 35 anni e Boris Mlekuž di45 anni.

2010Cinque Medaglie d’oro.Una ai familiari dell’irlandese Ger

Mc Donnell, morto il 2 agosto 2008durante un salvataggio di tre personedi una spedizione coreana sul K2.Quattro Medaglie sono state date aicongiunti di Stefano Da Forno, Fabri-zio Spaziani, Marco Zago e Dario DeFilip, l’equipaggio di un elicottero ca-duto durante un’operazione di soc-corso alpino e di ricognizione dopouna frana caduta sulle pendici delMonte Cristallo il 22 agosto 2009.Formavano una straordinaria equipe ditecnici, costituita da pilota, medico,infermiere e tecnico di elisoccorso conalle spalle un gran numero di inter-venti per dare sicurezza ed aiutare al-pinisti e scalatori sui monti che fannola cornice a Cortina D’Ampezzo.

Medaglia d’oro

alla memoria

Pinzolo 17 settembre 2011

20 il Soccorso Alpino dicembre 2011

D odici elicotteri, tre dei qualiprovenienti da Francia, Svizze-ra e Malta, 120 soccorritori ter-

restri, oltre 450 persone coinvolte: que-sti i numeri della Grifone 2011, eserci-tazione di soccorso aereo organizzatadall’Aeronautica Militare che si è svol-ta dal 5 al 9 settembre in Val d’Ossola,Piemonte.

All’evento, che rientra nel quadro diun accordo internazionale per la coope-razione nel settore della ricerca e soc-corso aereo, hanno partecipato reparti divolo di Aeronautica Militare, Esercitoitaliano, Carabinieri, Guardia di finanza,Polizia di Stato. Per la parte a terra, in-vece, presenti squadre di ricerca e unitàcinofile del Corpo Nazionale SoccorsoAlpino e Speleologico (C.N.S.A.S.), che

ha anche avuto il ruolo di coordinamen-to, dei Carabinieri, della Guardia di fi-nanza e del Corpo forestale dello Stato.Significativa la presenza di personale emezzi stranieri: un elicottero dell’Armeède l’Air, uno della Swiss Air Force eduno proveniente da Malta in applicazio-ne degli accordi bilaterali della MissioneItaliana di Assistenza Tecnico Militare(M.I.A.T.M.), nonché osservatori di Gre-cia, Serbia e India.

Durante le oltre novanta ore di volosvolte nell’ambito dell’esercitazione so-no stati simulati interventi di ricerca divelivoli ed equipaggi coinvolti in inci-denti aerei, ricerca e salvataggio di feri-ti e dispersi in zone impervie, nonché illoro trasferimento presso strutture sani-tarie campali.

L’obiettivo dell’esercitazione“L’obiettivo era addestrarsi insieme a

reparti di volo stranieri e di altre Ammi-nistrazioni, mettendo a frutto l’esperien-za maturata nelle missioni all’estero ed ilcontinuo sviluppo delle tecnologie in do-tazione ai nostri equipaggi, nonché con-dividere esperienze e procedure con leorganizzazioni e le squadre dei soccorsisu terra. In sintesi, sviluppare ed accre-scere quelle sinergie fondamentali peressere sempre pronti ad intervenire quan-do ci viene richiesto, spesso in condi-zioni proibitive, di notte, con il maltem-po, in zone particolarmente impervie edisolate”, ha dichiarato il colonnello Gio-vanni Franchini, direttore dell’esercita-zione e capo del Centro coordinamentosoccorso del Comando operazioni aeree

Stato Maggiore dell’Aeronautica

Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore

Ufficio Pubblica Informazione

Conclusa l’esercitazione di soccorso aereo

Grifone 2011dal 5 al 9 settembre in Val d’Ossola, Piemonte

La Grifone

in cifre

21dicembre 2011 il Soccorso Alpino

dell’Aeronautica Militare, di stanza aPoggio Renatico (Ferrara). “La Grifoneha rappresentato in questo senso unagrande opportunità per l’intera strutturanazionale del soccorso aereo, un settoreper sua natura complesso, che richiedeuna perfetta integrazione tra le realtà mi-litari e civili che vanno a costituire le ta-sk force dei soccorritori”.

Grifone 2011, importante test per la logistica operativa

Per la prima volta questo genere diesercitazione è stata interamente condot-ta da una località isolata, così come po-trebbe rendersi necessario in casi di gra-vi calamità naturali (terremoti, alluvioni),ovvero per grandi eventi quali summitinternazionali, G8 etc. La Grifone 2011ha rappresentato, infatti, anche un testimportante per il Comando logistico del-l’Aeronautica Militare che, parallela-mente alle operazioni di soccorso aereo,si è addestrato a supportare un ipoteticoreparto di volo autonomo schierato inun’area operativa priva di qualsiasi tipodi servizio (bare base).

Il campo base, che ha ospitato unamedia di duecento persone al giorno (gli

equipaggi di volo ed il restante persona-le erano alloggiati presso l’aeroporto diCameri), è stato allestito dal personaledel 3° Stormo Supporto Operativo diVillafranca (Verona) con il contributodei vari Reparti tecnici di manutenzione,telecomunicazioni e dei rifornimenti. Intempi brevissimi la piccola avio-superfi-cie è stata trasformata in un vero e pro-prio aeroporto mobile dotato dei servizinecessari per l’assistenza al volo e la ge-stione delle operazioni (strutture campa-li di comando e controllo, sistemi mobi-li di comunicazione, torre di controllomobile, stazione meteorologica mobile,servizi di rifornimento), di quelli logisti-ci (tende per il personale, mense, tra-sporti, ospedale da campo, etc.) e di si-curezza del sedime (Force Protection).

Presso Masera sono stati anche atti-vati un piccolo ospedale da campo dellacategoria Role1, in cui ha operato perso-nale sanitario dell’Aeronautica Militare(Infermeria principale A.M. di VeronaVillafranca) e del Corpo ausiliario delleInfermiere volontarie della Croce rossaitaliana, ed un Posto Medico Avanzato(P.M.A.) del 118 Piemonte, anch’essocoadiuvato dal personale della C.R.I.; le

due strutture hanno svolto funzioni sia dipostazione medica avanzata nell’ambitodello scenario esercitativo sia di presidiodi primo soccorso in caso di reali esi-genze per il personale partecipante. Al-l’esercitazione ha preso parte con unamissione di soccorso anche un elicotterodel Servizio urgenze ed emergenze me-diche 118 Piemonte. Coinvolta anche lalocale Protezione civile, che ha operatonell’ambito di una struttura di coordina-mento attivata a fini esercitativi dallaProvincia e dalla Prefettura di Verbano-Cusio-Ossola (VCO).

A Masera hanno inoltre operato di-verse articolazioni del Servizio supportidel Comando logistico. Tra gli assettipresenti il F.A.R.P. (Forward Armingand Refuelling Point), dedicato al rifor-nimento rapido di carburante e arma-mento degli aeromobili in area di ope-razioni, ed un Team di valutazione am-bientale, formato da personale tecnicoaddestrato ed equipaggiato con strumen-tazione avanzata.

Capitano Stefano TestaUfficio generale del Capo di SMAUfficio pubblica informazione

22 il Soccorso Alpino dicembre 2011

P er iniziare, potete dirci qual’è

stato il vostro ruolo nell’eserci-

tazione Grifone 2011.

Risponde Giovanni Ambrosetti“Sono stato incaricato dalla Direzio-

ne della S.Na.Te. di presenziare in qualitàdi supervisore delle operazioni, sia terre-stri che quelle legate al lavoro con glielicotteri. Mi sono avvalso della colla-borazione dei capi squadra, tecnici di eli-soccorso e istruttori regionali delC.N.S.A.S. Piemonte, in modo tale che, acascata, la sicurezza degli uomini fossesempre garantita in tutte le fasi delle ope-razioni.”

Risponde Felice Darioli“Quando siamo stati contattati dalla

Direzione dell’aeronautica ed informatiche era stata scelta la nostra zona per or-ganizzare questa maxi esercitazione, ab-biamo colto l’invito di collaborazionecon entusiasmo. Certo, allora, non pen-savamo ad un impegno così gravoso maora, ad esercitazione conclusa, ci sentia-mo soddisfatti per il lavoro che abbiamosostenuto. C’è stata chiesta la collabora-zione per individuare le aree per le ope-razioni di ricerca e recupero con la mes-sa a disposizione di una ventina di squa-dre, di cui diverse composte da persona-le medico e sanitario, formate da quattrotecnici; un numero di persone ragguar-

devole che siamo riusciti a mantenereper tutte le giornate. L’eserci tazione èun momento importante, per noi comeSoccorso alpino ma anche per l’Aero-nautica, per misurare le proprie poten-zialità. In questa zona un evento analogoma più piccolo, con soli tre elicotteri, sitenne nel lontano 1988.”

Dal punto di vista tecnico specifico

quali sono le considerazioni di chi co-

me Giovanni Ambrosetti rappresenta

la Scuola Nazionale Tecnici di Soccor-

so alpino (S.Na.Te.) ?

Risponde Giovanni Ambrosetti“Questa maxi esercitazione serve si-

curamente per migliorare la sinergia fra levarie organizzazioni; in particolare per ilSoccorso alpino serve come esperienzaper uscire dalla routine degli interventimirati per approdare ad una situazione dimaxi emergenza in ambiente impervio,con più elicotteri, di diverse tipologie, emolti soggetti che si trovano a collabora-re dovendo garantire il meglio di sé. Inostri tecnici hanno avuto l’opportunità dientrare in contatto con elicotteri ed equi-paggi di volo diversi e, in questo senso at-traverso le fasi di briefing e di attivitàpratica, rendersi conto delle necessità spe-cifiche. Nella seconda giornata i simula-ti sono stati riferiti ad eventi mirati.”

Il lavoro del C.N.S.A.S. con elicot-

teri ed equipaggi dell’Aeronautica ed

altri Enti, diversi dagli standard dei

SSUEm 118, ha messo in evidenza del-

le criticità ?

Risponde Giovanni Ambrosetti“Gli aspetti tecnici che potevano ge-

nerare difficoltà sono stati gradualmen-te superati; con l’Aeronautica, Carabi-nieri, Polizia, Finanza, il Soccorso alpi-no ha un rapporto costante, peraltro san-cito anche da convenzioni e protocollioperativi, e l’ampia disponibilità degliequipaggi di volo ha fatto sì che non na-scessero problemi particolari. Pensia-mo che sono state movimentate un grannumero di persone del C.N.S.A.S., innotturna, su un terreno montuoso ed im-pervio di ragguardevole difficoltà; il tut-to senza incidenti o imprevisti insupe-rabili.”

Risponde Felice Darioli“Condivido quanto ha detto Am -

brosetti. Pensando ai numeri, va dettoche il C.N.S.A.S. ha messo in campo benottantacinque tecnici, del Soccorso alpi-no Val d’Ossola piemontese e della De-legazione lariana lombarda. Erano pre-senti anche una rappresentanza del Soc-corso alpino della Guardia di finanza conundici uomini ed una del Soccorso alpi-

Grifone 2011

qualche breve considerazioneda parte del Soccorso alpino

Al termine della maxiesercitazione Grifone 2011 èinteressante far emergere qualchebreve valutazione parlando conchi ha coordinato e gestito gliuomini del C.N.S.A.S.; chiediamoa Giovanni Ambrosetti, Istruttorenazionale S.Na.Te., Guida alpina,Servizio regionale C.N.S.A.S.lombardo, responsabileC.N.S.A.S. della sicurezza nelleoperazioni di ricerca e recupero ea Felice Darioli, Delegato della XDelegazione C.N.S.A.S. Vald’Ossola e responsabile logisticoper il Soccorso alpino.

Grifone 2011visto dal CNSAS

a cura diElio Guastalli

da sinistra:Felice Darioli,

Giovanni Ambrosetti

23dicembre 2011 il Soccorso Alpino

no della Forestale con sette uomini che,insieme a noi, costituivano le tre orga-nizzazioni che dovevano interfacciarsicon l’Aeronautica per le operazioni a ter-ra di ricerca e simulazione di recuperodel ferito. Per il C.N.S.A.S., al di là deinumeri, la forza deriva sicuramente dal-la presenza radicata e massiccia sul ter-ritorio.”

Dal punto di vista del Soccorso al-

pino, dopo l’esercitazione notturna,

cosa possiamo dire per mettere a con-

fronto gli standard operativi utilizza-

ti nella simulazione con le aspettative

per interventi reali ?

Risponde Giovanni Ambrosetti“Sono state eseguite più operazioni

notturne, fino a mezzanotte, con verri-cello e l’impiego di diversi elicotteri; inquesta fase hanno partecipato trenta tec-nici del Soccorso alpino più alcune unitàdella Guardia di finanza e della Foresta-le. L’intervento notturno in Italia sta se-guendo una fase evolutiva e le aspettati-ve non mancano; bisogna pensare ad in-

terventi estre-mamente mi-rati e giustifi-cati con l’im-piego di po-che personea l t a m e n t espe cializzate.L’in terventonotturno inmontagna ri-marrà sempreun’operazio-ne di altissi-ma difficoltà.La notte na -scon de molteinsidie; perinterventi re -

ali è necessaria una grande esperienzadei soccorritori e, in primis, dei piloti. Leaspettative per interventi notturni sonoquindi legittime ma, in definitiva, vannocoltivate con molta ponderazione.”

Risponde Felice Darioli“Dopo molti anni nel Soccorso alpi-

no della Val d’Ossola posso dire che al-cune necessità d’intervento notturno sisono verificate, giustificate dalla gravitàdel paziente; in verità ne ricordo solodue, ad esempio, uno sotto la parete Estdel Monte Rosa, per i quali ci siamo ri-volti alla REGA svizzera. Come dicevaAmbrosetti, con l’Aeronautica l’evolu-zione della collaborazione accrescerà si-curamente le possibilità operative reali.”

Ambrosetti, per concludere quali

considerazioni finali ti senti di fare?

“Un evento di questa portata sicura-mente finisce per mettere in luce dellecriticità, di coordinamento ed esecutive,molte delle quali, peraltro, erano statepreviste; anche per questo l’esercitazio-ne dà la possibilità di trovare soluzioni.In riferimento ai nostri tecnici presenti,mi preme sottolineare l’impegno che tut-ti hanno garantito in termini operativioltre all’attenzione dedicata alla sicurez-za, che rimane l’aspetto prioritario.”

24 il Soccorso Alpino dicembre 2011

G ià durante il periodo diservizio effettivo ha prestato,ma continua tutt’oggi in

quiescenza, la massima attenzione allaformazione delle Unità S.A.R. inmontagna. Ha seguito sin dall’inizio lastandardizzazione della formazione,delle tecniche di elisoccorso e deimateriali utilizzati dalle squadre delSoccorso alpino.Il S.A.R. (Search And Rescue) èmandatario per legge delle operazionidi ricerca e soccorso per incidentatiaeronautici in montagna e ambienteostile. Il colonnello Fontò si è sempreinterfacciato con il C.N.S.A.S. peraffinare le procedure, le tecniche e imateriali da utilizzare in questiambienti.

Colonnello quali sono i rapporti tra

C.N.S.A.S. e Forze armate?

“Dopo decenni di collaborazioni, re-golate dagli accordi degli anni ’50 e del-le Convenzioni del ’60 e ’70, un Gruppodi lavoro misto ha elaborato e perfezio-nato il recente Accordo tecnico S.A.R.suggellato dalla firma da parte dei verti-ci delle due strutture operative: StatoMaggiore della Difesa e C.N.S.A.S. L’ac-

cordo perfeziona la standardizzazionedelle procedure d’intervento, dei mate-riali utilizzati dai Reparti di volo e daivolontari delle squadre del C.N.S.A.S. Ilprotocollo, dapprima solo tra Soccorsoalpino e S.A.R. dell’Aeronautica Milita-re, ora esteso anche alle altre Forze ar-mate, è un documento importante chedoveva esser ben eccepito ed ora avvienela sua sinergica attuazione. Un’altroobiettivo è effettuare un maggior numerodi addestramenti in montagna e sopratut-to trasmettere l’importanza della colla-borazione fra varie strutture. Da qualcheanno purtroppo le ristrettezze economichehanno indotto ad una diminuzione degliaddestramenti e delle ore di volo.”

Si sta perfezionando anche la stan-

dardizzazione di tutti i mezzi sia di ter-

ra che di volo, come procede con il co-

siddetto pianale ragno ?

“Abbiamo per anni perseguito l’auto-rizzazione all’uso e la successiva stan-dardizzazione dei materiali individuali e disquadra utilizzati dal C.N.S.A.S. con glielicotteri. Fondamentale l’apporto dellaCommissione tecnica materiali delC.N.S.A.S. per far recepire a tutti i Re-parti delle Forze Armate, iniziando dal-l’Aeronautica, le varie attrezzature e pas-sare lentamente alla standardizzazione. Éessenziale che tutto il personale operati-vo metta in pratica tale regolamentazionesia per tutela e sicurezza personale, non-ché della comunità, sia per rispetto deicontratti assicurativi. Si sta perseguendol’obiettivo della standardizzazione del pia-nale delle macchine di volo, il cosiddettopianale ragno, che permette la auto assi-curazione dei volontari al ragno predi-sposto sul pianale; infatti, tenendo pre-sente che il più delle volte in situazioni diricerca e soccorso (ricordo anche l’utiliz-zo del verricello) si opera con i portello-ni degli elicotteri aperti, per velocizzarel’imbarco/sbarco delle squadre in opera-zioni sostenute, si è convenuto di non uti-lizzare i soliti sedili omologati, ma autoassicurarsi sul pianale ragno molto piùpratico ed agevole. Nel merito, stiamoproponendo la standardizzazione dellemacchine in dotazione alle Forze Armate(AB 205; AB 212 e AB 412) ed anche aglialtri Corpi dello Stato, in collaborazionecon i Tecnici delle scuole del C.N.S.A.S.,per i necessari suggerimenti, chiarimenti everifiche sull’allestimento. Proprio in di-cembre è prevista una riunione della Com-missione tecnica S.A.R. per dibattere que-sti argomenti.”

Colonnello, lei che è stato uno dei

primi organizzatori dei raduni per l’ad-

destramento di varie forze di volo e di

terra, vuole dirci quali sono state le mo-

tivazioni per la scelta della Grifone in

Val d’Ossola?

“Le esercitazioni internazionali in am-bito S.A.R./MEDOC, per motivi di risor-se finanziarie, sono state ridotte e oramaine viene organizzata un sola nell’arco del-l’anno. Alla proposta di organizzare la suc-cessiva nel Nord-Ovest, ho consigliatoun addestramento, con il concorso di aero-mobili dei Servizi S.A.R. internazionali,suggerendo la Valdossola, e l’aviosuperfi-cie di Masera. Era da molto tempo che nonsi facevano esercitazioni in questa zona edimmediatamente è partita la richiesta diconcorso del C.N.S.A.S. della X ZonaValdossola e della vicina XI Zona lariana.Oggi la loro diretta partecipazione sta con-tribuendo all’ottima riuscita dell’esercita-zione. Anche gli altri Enti che possono fa-re ricerca in montagna, a beneficio degli oc-cupanti di un aeromobile incidentato, han-no risposto con una fattiva partecipazione:possiamo riscontrare la partecipazione diUnità S.A.R. della Guardia di finanza, deiCarabinieri, della Polizia, dell’Esercito, delSUEM, del Corpo forestale dello Stato edella Croce rossa italiana. In ambito inter-nazionale manca la partecipazione attivadella Spagna (il progetto S.A.R. prevedevaFrancia, Italia, Spagna e Malta), ma in at-tuazione di un accordo bilaterale è stataanche coinvolta la Svizzera. Sono assenti iVigili del fuoco. Rimanendo in ambito in-ternazionale, alla Grifone 2011 sono pre-senti degli osservatori di altri ServiziS.A.R. provenienti dalla Grecia, dall’Indiae dalla Serbia, per un totale di sette unità.Per la Grifone, la logistica viene amplia-mente assicurata dall’Aeronautica Milita-re, con supporto molto qualificato, che ga-rantisce dai rifornimenti, alle tende per tut-to il personale, alla sorveglianza, ai servi-zi: 200 persone circa utilizzano h 24 ilcampo di Masera oltre alle persone cherientrano alla sera in base. Credo di poteraffermare che il S.A.R. ha raggiunto gliobiettivi di interesse comune: proporre unaddestramento internazionale coinvolgen-do vari settori ed organizzazioni, già am-pliamente addestrate sul proprio territorio,conoscitrici della morfologia ed orografia,in modo da garantire una ricaduta positivain caso di incidente (non per nulla la leggeitaliana assegna al C.N.S.A.S. il coordina-mento delle Unità S.A.R. a terra in caso diintervento). Concludo sottolineando l’ob-biettivo che ci eravamo prefissati con Ro-berto Frasca durante una Assemblea di Ca-stelnovo ne’ Monti in merito alla divisa deinostri volontari C.N.S.A.S.: oggi possoconstatare che tutti i nostri volontari sonofacilmente identificabili. Ringrazio per lasensibilità della Presidenza nazionale e deivari Presidenti regionali che hanno eccepi-to tale necessità.”

Intervista al colonnelloBruno FontòConsulente nazionale e trait d’union tra CNSAS e Forze armate

a cura diAlessio Fabbricatore

25dicembre 2011 il Soccorso Alpino

I n occasione dell’esercitazioneGrifone 2011 abbiamochiesto al colonnello

Giovanni Franchini, Direttoredell’esercitazione, il suo pareresullo svolgimento delle operazioni.

Tra Aeronautica Militare e

Soccorso alpino c’è una collaborazio-

ne che risale ufficiosamente agli anni

Cinquanta, la prima convenzione

venne firmata nel 1972 ed ora è stata

recentemente rinnovata. Quali sono

le sue considerazione su questa colla-

borazione ormai storica?

“La convenzione in effetti è statasottoscritta con il Comparto Difesamentre la Aeronautica Militare ne èdepositaria e si fa promotrice di tutte leattività tecniche, le riunioni, la forma-lizzazione dei documenti ed il coinvol-gimento degli elicotteri sia dell’Eser -cito che della Marina. Sicuramente laconvenzione rappresenta un momentopositivo di collaborazione. L’accordonasce da una mutua esigenza di darsisupporto in caso di necessità. Questoporta ad attività addestrative annualiche hanno un notevole ritorno sia pernoi come Comparto Difesa, quindicome Aeronautica nel caso specifico,sia per quanto concerne il Corpo nazio-nale soccorso alpino e speleologico. Ilbilancio è sicuramente positivo, soprat-tutto perché c’è la possibilità di scam-biarsi esperienze in momenti importantie finalizzati.”

Nel vostro comunicato stampa

riguardante Grifone 2011 avete evi-

denziato che il coordinamento a terra

è affidato ai volontari del Corpo

nazionale soccorso alpino e speleolo-

gico, dimostrando quindi riconosci-

mento e fiducia nella nostra capacità

e professionalità. Quali le considera-

zioni su questa sinergia?

“E’ in linea con quanto precedente-mente detto. Noi collaboriamo con unaorganizzazione di volontari, cioè ilC.N.S.A.S. e abbiamo dei professionistidel volo: questa unione di capacità allafine gratifica entrambi. Da una parteabbiamo i volontari ai quali noi affidia-mo al 100% la gestione di tutte le ope-razioni a terra perché sappiamo che ladefinizione volontario a volte non dicetutta la verità. Infatti per noi sono deiprofessionisti per la ricerca in ambien-te impervio e montano ai quali ricono-sciamo la piena capacità di gestire leoperazioni di terra per le quali forniamo

le nostre risorse. La definizione divolontario scompare mentre si opera:dall’altra parte c’è un professionista conil quale mi interfaccio allo stesso livel-lo. Questo connubio è eccezionale”.

Vuole spiegare che cosa rappre-

senta l’operazione Grifone 2011?“La serie delle operazioni Grifone

nasce da una esigenza: l’addestramentosvolto coinvolgendo varie organizza-zione operative. Questi eventi addestra-tivi sono organizzati periodicamentedall’Aeronautica Militare nell’ambitodi un accordo internazionale, a monte ilSAR/MEDOC Mediterraneo Occiden -tale (Francia, Italia e Spagna), sul soc-corso aereo (SAR – Search andRescue). Dal punto di vista aeronautico,lo spunto è l’addestramento alla com-plessa attività di ricerca e soccorso inambiente impervio e montano di unequipaggio di volo, quindi la ricerca incaso di incidente in montagna.Ovviamente l’opportunità è così ghiot-ta che non ci limitiamo soltanto a que-sto, alla base di Masera è stato immagi-nato uno speciale scenario in modo daaddestrarsi intorno a varie tipologie dioperazioni sia diurne che notturne.Queste operazioni aiutano a fornire loscambio di esperienze e lo sviluppo diprocedure comuni tra le varie compo-nenti civili e militari.”

Qual è la valenza di questa eserci-

tazione considerando le notevoli diffi-

coltà di un intervento in notturna,

dato che quelli diurni sono pratica-

mente di routine. Da sottolineare

anche che l’intervento notturno crea

delle aspettative soprattutto all’ester-

no: pertanto quale può essere lo svi-

luppo reale, futuro delle operazioni di

soccorso notturno?

“Le nuove tecnologie aiutano tantis-simo: indicano la posizione perfetta aterra, in particolare i nuovi sistemi perla visualizzazione notturna, e dalla sta-zione di controllo si possono localizza-re facilmente le squadre di elicotteri. Latecnologia ci favorisce ma ritengo chel’addestramento, l’esperienza, la condi-visione di questo momento addestrativosiano elementi fondamentali affinchéquesta tipologia sia effettivamente effi-cace sul territorio. Le missioni diurne sipossono sì definire più facili, di routinema sono una base propedeutica su cuicostruire scenari ed operazioni più com-plesse. Quindi il futuro è tanta tecnolo-gia ma con la componente umana chedovrà esser pronta ad applicarla inmaniera intelligente.”

Per concludere colonnello le con-

siderazioni su Grifone 2011“Gli eventi si stanno svolgendo

come erano pianificati e per quantoriguarda i risultati stiamo avendo unottimo riscontro. I problemi che stiamoriscontrando sono proprio i problemiche desideriamo evidenziare, per potermetterli in luce ai partecipanti in modoche ognuno diventi più cosciente diquali sono le problematiche ed ognunole affronti più preparato la volta suc-cessiva.”

Colonnello A.A.r.n.n. Pil. Giovanni Franchini

Direttore dell’esercitazione Grifone 2011,

Capo Ufficio R.C.C. presso il

Comando Operazioni Aeree (C.O.A.)

di Poggio Renatico

Rescue coordinator centerAeronautica Militare

a cura diAlessio Fabbricatore

Intervista al colonnelloGiovanni Franchini

Masera 5-9 settembre 2011

foto

Ale

x St

or

P er la seconda volta siamoriuniti sulle rive del LagoMaggiore per il Simposio

internazionale Bloodhoundorganizzato in collaborazione conN.B.A.S. National BloodhoundAssociation of Switzerland. Durante ilsimposio sono stati effettuati esercizie prove per il mantenimento deibrevetti già acquisiti per accederealla prova finale d’esame. Sonopresenti sette Bloodhound di cui tredevono sostenere la prova d’esameper il terzo brevetto, il grado piùelevato. Con il conseguimento delterzo grado, l’unità cinofila è

considerata quale prova valida per ilTribunale d’oltre confine, ma non perquello italiano. Quindi ilconseguimento del terzo brevetto per inostri cani è più un fatto di maggiorcompetenza, professionalità ed ancheprestigio. In effetti pochi in Europaraggiungono tale brevetto, rilasciatodalla N.B.A.S. che si avvale comunquesempre di istruttori ed esaminatoriamericani della Virginia BloodhoundSearch and Rescue AssociationV.B.S.A.R.. Gli altri quattro cani, quipresenti, si presentano per il primobrevetto che consentirà loro dioperare in terreni dove opera

normalmente il Soccorso alpino.Quest’anno per il rilascio dei brevettisono presenti tre istruttori dellaV.B.S.A.R. dagli Stati Uniti, tre dellaN.B.A.S. (in forza alla poliziacantonale ticinese e di Losanna) e l’istruttrice Marlene Zähner del N.B.A.S.

Federico, quali sono le prospettive

future e a a quando il primo istrutto-

re italiano?

“A tre anni dalla convalida del primobrevetto si può considerare un progettovincente, considerato che nel 60% dellechiamate i nostri cani sono risultati utili:le nostre unità si impegnano in modomolto equilibrato e professionale. Eco-nomicamente è un progetto molto impor-tante ed attualmente stiamo contattandotre conduttori che potrebbero svolgere illavoro con i Bloodhound. Nell’arco di al-cuni mesi probabilmente verrà a loro con-segnato il cane, che non sarà più a caricodella struttura nazionale ma sarà a caricodelle regioni: Friuli Venezia Giulia, Pie-monte, Toscana e forse Trentino e Lom-bardia. La struttura nazionale provvederàai costi di istruzione e brevetti.

Riguardo il primo istruttore possoconfermare che sta seguendo l’iter for-mativo.”

a cura diAlessio Fabbricatorea cura diAlessio Fabbricatore

Intervista a Federico LazzaroCoordinatore tecnico dell’unità

Bloodhound del CNSAS

29

L’attuale corso cinofilo con pre-

senza di unità a livello inter-

nazionale comporta certa-

mente problemi per il veterinario,

quali sono i problemi specifici per

queste razze canine Bloodhound e i

nuovi arrivati Malinois?“La responsabilità del medico vete-

rinario può essere divisa in due parti,una puramente burocratica ed una pret-tamente medica. La parte burocratica,pur essenziale, è la meno faticosa.Viene soddisfatta verificando l’idoneitàlegale alla partecipazione ai corsi, e pre-vede ovviamente la certificazione dellevaccinazioni nei confronti della rabbia(l’unica obbligatoria in Italia), la coper-tura di altre malattie infettive attraversoprofilassi vaccinale, i trattamenti neiconfronti della filariosi cardiopolmona-re ed i presidi per ridurre il rischio dellaLeishmaniosi. La parte medica prevedela verifica dello stato di salute dei varisoggetti non solo durante tutto il per-corso formativo ma anche dopo la certi-ficazione con controlli continui e spessoanche in sede di intervento reale di soc-corso. I due progetti prevedono sposta-menti mensili con sessioni di lavorostressanti non solo da un punto di vistadi impegno lavorativo ma anche ti tipoambientale. Cani e conduttori si sposta-no di molte centinaia di chilometrisubendo stress da cambiamento associa-to a sessioni d lavoro intenso per i gior-ni di addestramento. Questi continuiimpegni portano inevitabilmente riper-cussioni sullo stato psicofisico deivolontari a quattro zampe che, se sotto-stimate, porterebbero ad un rendimentoinferiore alle aspettative”.

Quali sono i rischi cui vanno

incontro queste due razze canine?

“I Bloodhound ed i Malinois sonocani profondamente diversi gli uni daglialtri come aspetto fisico e come rischimedici connessi alla loro attività. Nei

Bloodhound le problematiche medichelegate al trauma sono oggettivamentepiuttosto rare. Sono cani che lavoranoal guinzaglio e quindi il conduttore hala possibilità di bloccarli in caso di peri-colo. Hanno però una mole imponenteche, associata alle note patologie eredi-tarie quali le displasie, porta a rischio diusura delle articolazioni già nella fase diaccrescimento. Malattie oculari, cardia-che, ed epilessia idiopatica si manife-stano con frequenze elevate in alcunelinee di sangue. Proprio per questo lascelta dei cuccioli viene sempre fattacon grandissima attenzione da parte deiresponsabili del progetto. Come tutti icani di taglia gigante questi splendidianimali presentano un rischio reale ditorsione gastrica, patologia acuta e gra-vissima che porta spesso a morteimprovvisa se non riconosciuta e tratta-ta in emergenza. Per questo, in accordocon il Responsabile nazionale FedericoLazzaro, i segugi di S.Uberto, già ope-rativi, sono stati tutti sottoposti a

gastropessi preventiva (fissazione dellostomaco) e lo stesso verrà fatto per icani che in questi giorni sosterranno ilprimo brevetto di operatività”.

E per quanto riguarda i Malinois?“I pastori belga Malinois sono inve-

ce cani di taglia medio grande (pesanola metà di un Bloodhound), sono velo-cissimi, potenti e molto motivati nellavoro. La loro grande tempra, unita allaimmensa generosità , li rende un poten-ziale pericolo per la loro integrità.Lavorano liberi in ambiente ad altorischio fisico e chimico. Non ci sonodubbi sul fatto che la ricerca in maceriesia oggettivamente l’attività di soccorsopiù problematica sotto l’aspetto sicurez-za. Frammenti di vetro, mattoni rotti,lamiere, ferro, acciaio, fili elettrici sco-perti sono lo scenario normale in fase diaddestramento. Tali situazioni simulatepermettono al cane ed al suo conduttoredi testare e gestire i rischi in modo cor-retto. Devo però osservare che questisplendidi esemplari sembrano volaresulle macerie tanto che fino ad oggi perfortuna non sono mai stato costretto adintervenire se non per medicare piccolee banali escoriazioni. Seguendo sulcampo sia i Bloodhound che i Malinoisho allestito, insieme al collegaEmanuelli, uno zaino medico ispirato aquello medico umano e personalizzatoad hoc per le esigenze del caso, in mododa poter, speriamo mai, essere di aiutoin caso di incidente ad un volontarioC.N.S.A.S. ... a quattro zampe .”

Paolo Cortelli PaniniUnità cinofila da valanga e superficie

del Servizio regionale Marche,

veterinario del progetto cani da maceriee con il piemontese Fabrizio Emanuelli

del progetto Bloodhound

a cura diAlessio Fabbricatorea cura diAlessio Fabbricatore

foto Chiara BorgarelliCommissione comunicazionee documentazione

foto Chiara BorgarelliCommissione comunicazionee documentazione

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Nel Canton Vallese (Wallis, Va-lais) in Svizzera, le operazioni disoccorso alpino e speleologico

sono di competenza dell’organizzazionedi soccorso K.W.R.O. Kantonale WalliserRettungsOrganisation - O.C.V.S. Orga-nisation cantonale valaissanne des se-cours; ulteriori analogie e differenze siriscontrano nelle varie prestazioni di soc-corso fornite nel resto della Svizzera.

L’allarme viene lanciato tramite ilnumero 144 e la centrale operativa è atti-va H24. Riguardo il coordinamento delleoperazioni del personale e dello scambiodi informazioni in caso di ricerca di per-sone si lavora anche a stretto contatto conla Centrale del 117 della Polizia cantona-le.

Il K.W.R.O. – O.C.V.S. garantisce isoccorsi, su tutta l’area cantonale, non so-lo in ambiente ostile, ma in ogni situa-zione con persone ferite, ammalate, ac-cidentate o in pericolo, attraverso il coor-dinamento, il controllo e la supervisionedi ogni intervento di salvataggio.

Con i Cantoni e gli Stati confinantiviene svolto un ottimo lavoro di coope-razione.

Storia del KWRO - OCVS Vari studi e dibattiti sulla organizza-

zione dei soccorsi in montagna portaronoalla fondazione nel 1995 della Kantona-le Walliser RettungsOrganisation(K.W.R.O.) - Organisation cantonale va-laissanne des secours (O.C.V.S.). Qualeassociazione senza scopo di lucro venneufficialmente incaricata dallo Stato perl’organizzazione dei servizi di soccorso sututto il Vallese con una struttura profes-sioanle tramite la specifica legge (Gesetz

über die Organsation des Rettungswe-sens) nel 1996 implementata poi negli an-ni successivi.

Negli anni Sessanta, nel Vallese, av-venne l’enorme rivoluzione nel soccorsoin ambiente ostile con l’avvento dell’eli-cottero. Furono fondate due società AirGlacier (1965) e Air Zermatt (1968)coinvolgendo anche personale ospedalie-ro, tanto che nel 1973 la Air Zermatt po-tenziò il servizio con un medico a bordo.Poco dopo si formò il Gruppo medicid’emergenza in montagna (Vereinigungder Gebirgs-Notärzte – Gr.I.M.M. Grou-pe d’Intervention Médicale en Montagne)e dal 1994 ogni base di soccorso è sup-portata quotidianamente da un medico.

La Centrale operativa sin dal 1997viene fissata a Siders (Sierre) con il nu-mero di chiamata 144 e coordina tutti iservizi di soccorso, garantisce un aiuto

rapido per malati, feriti o persone in dif-ficoltà in tutto il Cantone, riceve e inoltratutte le chiamate di emergenza da quattropostazioni di cui due per le lingue ufficialidel Canton Vallese (tedesco e francese),nonchè da ulteriori postazioni durante iperiodi di maggior afflusso turistico.

Centrale operativa 144È situata in una palazzina presso l’O-

spedale Sainte Claire di Siders (Sierre), inuna stanza con varie postazioni e alla pa-rete una grande mappa del Canton Valle-se. Questo fa subito comprende che ilcoordinamento degli interventi si restrin-ge in questa determinata zona e ciò la dif-ferenzia in parte dagli altri cantoni.

A Siders (Sierre) infatti si organizza-no e coordinano tutte le chiamate di soc-corso solo del Canton Vallese: emergen-za medica, coordinamento affinchè mala-ti, feriti e persone bisognose ricevano unveloce ed adeguato soccorso, coordina-mento dei soccorsi in montagna, in grot-ta ed ambienti impervi.

La chiamata al numero 144 è gratuita.Grazie a precisi accordi tra il Canton

Vallese, Francia e Italia, la Centrale ope-rativa 144 può, se necessario, attraversa-re le frontiere e seguire il coordinamen-to con i colleghi stranieri, nonchè con lacentrale Rega in Zurigo.

Compiti del 144 a. Accettazione di tutte le chiamate

per qualsiasi emergenza medica del Canton Vallese.

b. Centrale operativa H 24. c. Sempre presente un addetto sia di

lingua francese che di lingua tedesca. d. Allerta dei mezzi per il trasporto

Il Soccorso alpino

nel Canton Vallese (CH)a cura di Alessio Fabbricatore

Soccorso alpino vallese • Soccorso alpino vallese • Soccorso alpin

31dicembre 2011 il Soccorso Alpino

(ambulanza, elicottero e medico di primointervento).

e. Misure di emergenza ed istruzionidi primo soccorso al telefono.

f. Informazioni sui servizi medici. g. Allerta dei partner.h. Gestione del protocollo di tutte le

operazioni.Alla base di un proficuo svolgimento

dei vari compiti c’è l’istruzione e la for-mazione che sono importanti elementi digaranzia della qualità. Vengono svolticorsi formativi destinati a tutto il perso-nale di emergenza con chiari obiettivieducativi per ogni tipo di soccoritore.Uno degli obiettivi dei corsi è di essere, inpratica, il più preparati possibile al peg-gio. Grazie alla collaborazione con IGruppi di lavoro delle Commissioni tec-niche e mediche del K.W.R.O. - O.C.V.S.e di tre centri di formazione che lavoranosempre a stretto contatto, viene orga-nizzata una gamma completa di tutti ipossibili corsi. Tra l’altro ad alcuni corsipredisposti dai centri di formazione, comeMaison FXB du Sauvetage; S.O.W. - Sa-nität Oberwallis; A.R.C. - Alpine RescueCenter, può partecipare anche personaleesterno che può così usufruire di un ele-vato grado di formazione professionale.

Il call center 144 opera con un mo-derno sistema di domande, costantemen-te migliorato. Attualmete viene utilizzatala dodicesima versione che consta di 33protocolli, con una serie di specifiche e

precise domande ri-guardo ad esempio illuogo dove si troval’infortunato ed il tipodi malore, per predi-sporre il mezzo di soc-corso più adeguato ba-sandosi sul codiceA.M.P.D. (AdvancedMedical Priority Di-spatch System). Ogniprotocollo ha cinquediversi livelli da “sem-plice” (consulto medi-co necessario) a “serio”(immediata rianima-zione sul posto) ed è digrande aiuto per l’atti-vazione dei soccorsi.

Interventi in luoghi impervi. Delimitazione delle competenze e responsabilità

IL K.W.R.O. – O.C.V.S. ha collabora-to con l’Ufficio cantonale dei Vigili delfuoco per predisporre un protocollo ondeimpiegare anche i Vigili del fuoco in luo-ghi impervi.

Sono stati così definiti quattro livellicon responsabilità chiaramente definiteper Vigili del fuoco e Rettungsspezialisten(specialisti del soccorso).

Livello 1: ogni nuovo membro dei Vi-gili del fuoco partecipa ad un corso intro-duttivo di 50 minuti per l’uso dei kit di si-curezza in caso di caduta e tutti dovran-no avere la perfetta padronanza dell’usodi tali attrezzature di sicurezza. L’ade-guata formazione è fornita da istruttori deiVigili del fuoco in collaborazione conK.W.R.O. - O.C.V.S.

Formazione ed aggiornamento KWRO- OCVS

no vallese • Soccorso alpino vallese

F ormazione ed aggiornamento sono tra i principaliobiettivi perseguiti dal K.W.R.O. - O.C.V.S. e già nel2005 si sentì l’esigenza di estendere la formazione

anche a tutti i partner, sia per le forze professionali, qualimedici e paramedici, sia per i volontari quali gli aderenti allasezione delle colonne di soccorso (Rettungskolonne).Le forze di intervento non professionali sono inquadrate tra ilivelli A, B e C.- Soccorritore A: corrisponde approssimativamente alsoccoritore di livello primo o secondo della A.R.S.; gliappartenenti ad una Stazione di soccorso, possonopartecipare ad un intervento su terreno facile sotto ladirezione di una guida. Nella loro formazione è previsto uncorso di rianimazione B.L.S. (Basic Live Support) ed uso deldefibrillatore esterno automatico (AED), che si ripete ognidue anni. Altri corsi sono organizzati dalle Regioni.- Soccorritore B: è di norma una guida alpina, è sufficienteanche il livello di Tourenleiter J + S e può condurre ungruppo di soccorritori di livello A in interventi di ricerca esoccorso. Anche per questo livello è previsto il corso dirianimazione.

- Soccorritore C: significativamente più complessi sono irequisiti richiesti. Questo è uno Specialista di soccorso(Rettungsspezialist), di solito è guida alpina, può essereparagonato allo specialista dell’elicottero dell’A.R.S. e puòdiventare Capo di una stazione di soccorso o della Regione.Può gestire un intervento e dare valore aggiuntoall’equipaggio dell’elicottero, grazie alla sua elevataconoscenza tecnologica e del settore alpino. Accanto ai corsi base B.L.S. / A.E.D. sono organizzati i corsicantonali di tecnica e di medicina della durata ciascuno diuna settimana e, ogni due anni, un corso settimanale diaggiornamento di Canyoning.Per quanto riguarda le Unità cinofile, a differenza dellaA.R.S., sono previste tre fasi di formazione: A, B, C.Dopo un esame generale l’Unità cinofila deve parteciparead un Corso base e al corso di rianimazione per ottenere ilBrevetto A. Con un ulteriore corso di una settimana potràottenere il Brevetto B e C. Ad ogni modo tutte le Unitàcinofile brevettate sono obbligate a seguire annualmentemolteplici corsi, training e test.

32 il Soccorso Alpino dicembre 2011

Livello 2: si applica ad un numero ri-dotto (designato dai Comandanti dei Vi-gili del fuoco) che sostengono i Ret-tungsspezialisten del KWRO in ambientidifficili, dove viene richiesto l’utilizzo diattrezzature tecniche in carico ai Vigilidel fuoco.

Livello 3: riservato alle guide alpineattive come Rettungsspezialisten che ri-specchiano i criteri del K.W.R.O. -O.C.V.S. Nel Cantone sono poche lepersone che sono alla stesso tempo Ret-tungsspezialist e Vigile del fuoco. Puravendo la certificazione di guida alpina,ci sono Vigili del fuoco che non han-no la cetificazione quale Rettungsspe-zialist.

Per questo motivo nel livello 3 si di-stinguono:

a. Vigili del fuoco richiesti per un in-tervento quali Rettungsspezialisten, con-vocati, pagati ed assicurati dal K.W.R.O.- O.C.V.S.;

b. Vigili del fuoco che sono solo gui-de alpine (ma non Rettungsspezialisten)convocati, pagati ed assicurati dal co-mando dei Vigili del fuoco. Se necessarioil K.W.R.O. - O.C.V.S. richiede Rettungs-spezialisten, non si prende alcuna re-sponsabilità per i Vigili del fuoco senzaspecializzazione presenti ad un interven-to. Le doppie funzioni in seno allo stesso

intervento devono essere abolite ai finidell’efficienza dell’ operazione.

Livello 4: si ottiene con una forma-zione adeguata ai vari livelli, a secondadelle esigenze di formazione delle speci-fiche future collocazioni.

Comunque non vengono solo previsticorsi con Vigili del Fuoco ma tutti i part-ner seguono una detrminata linea di istru-zione e formazione ad esempio i condut-tori dei cani, i subacquei, i medici pre-vedendo varie uscite di allenamento.

PartnerIL K.R.W.O. / O.V.S. coordina tutte le

forze soccoritrici in modo da offrire unafitta rete di soccorso che si estenda su tut-to il territorio Vallese.

I partner di K.W.R.O. sono:1. nove società diffuse in tutta l’area

del Cantone con 25 ambulanze e relativiequipaggi (circa 120 persone);

2. due società, ognuna con diversielicotteri immediatamente schierabili (l’e-quipaggio è sempre composto da un pilo-ta, un assistente di volo e un medico, to-tale 85 persone);

3. quattro basi di medici di emer-genza e rianimazione SMUR (circa 40medici) ;

4. circa sessanta medici in remotoSMUP (servizio medico d’Urgence deproximitè);

5. una Società per l’emergenza psi-cologica (10 psicologi);

6. tredici aree di emergenza, a cuivengono assegnati soccorritori (13 re-sponsabili regionali);

7. quarantasette stazioni di soccorso(circa 840 soccorritori);

8. due Associazioni Patrouilleur (550persone) per il soccorso su pista da sci;

9. due Associazioni cinofile (57 unitàcinofile);

10. una Associazione per soccorso su-bacqueo (49 subacquei, 1 veicolo spe-ciale, 4 barche);

11. una organizzazione degli assisten-ti dei rifugi (65 persone);

12. ottanta Club dei Samaritani (2.500iscritti);

13. l’organizzazione del Soccorso speleologico svizzero 2 (30 membri).

PrevenzioneLa prevenzione è fortemente radicata

nello statuto della K.W.R.O. ed è quinditenuta in grande considerazione e perciòmolti fondi sono stanziati proprio per laprevenzione.

Soccorso alpino vallese • Soccorso alpino vallese • Soccorso alp

StatisticheInterventi alpini media annuale150 circa Air Zermatt150 circa Air Glacier. Interventi generali annuali1.800 Air Zermatt 2.000 Air Glacier.

Interventi K.W.R.O.-O.C.V.S.(anno 2010)726 persone recuperate in zona alpina(secondo le statistiche S.A.C.) 43.000 telefonate a cui corrispondono 16.000 interventi di cui: 11.000 con ambulanza;3.000 con elicottero; 2.000 richieste medico (SMUR).Maggior richiesta di intervento (anno 2010) nei mesi: 1.643 gennaio;1.996 febbraio;1.780 marzo;1.568 luglio.Minor richiesta di intervento (anno2010) nei mesi:923 maggio;900 novembre.

Interventi K.W.R.O.-O.C.V.S.18.000 a fine novembre 2011.Il consulto medico telefonico è gratuitoma deve essere pagata la successivaeventuale visita in ambulatorio o a do-micilio, nonchè il trasporto in ambulan-

za o elicottero. Ogni servizio quindiviene fatturato dal 144 e deve esseresubito liquidato: sarà lo stesso debitoreche si rivolgerà alla propria assicura-zione per richiederne il rimborso se pre-visto.

33dicembre 2011 il Soccorso Alpino

Jelk BrunoGuida alpina e Maestro di sci

Capo del soccorso

ci illustra l’organizzazione del

KWRO - OCVS

I l numero 144 risponde a qualsiasirichiesta d’intervento e coordinaqualsiasi intervento

dall’incidente stradale a quelloalpinistico, dalla richiesta di consultomedico telefonico alla richiesta diintervento su valanga. Nella sedeopertiva, dove sono impiegate circauna trentina di persone, si decide iltipo di intevento da effettuare seattivare l’ambulanza, l’elicottero,vigili del fuoco o cani da ricerca ecc.però nel caso di intervento notturnocon elicottero sarà il pilota a secondadella situazione metereologica adecidere se effettuarlo o meno. Nel

caso che tutti gli elicotteri della Air-Zermatt e dell’Air-Glacier siano giàimpegnati, il 144 può richiederel’aiuto alla Rega che normalmente faservizio su tutta la Svizzera, escluso ilVallese. Riguardo gli interventialpini l’Air-Glacier di regola faservizio in zona Gran Combin e l’Air-Zermatt in zona Cervino mettendo adisposizione due elicotteri ciascuno.Tra l’altro essendo una zonatransfrontaliera molte volte vienerichiesto, specie per incidentialpinistici l’intervento presso il centrodi soccorso sia Italia che nel Vallese:è buona prassi che le centrali operativedelle due nazioni si interpillino inmodo da evitare doppieprogrammazioni di inervento per lostesso incidente. La collaborazione èmolto stretta con le nazioni confinanti,in particolare con la Valle d’Aosta econ la Centrale Operativa di Torinol’apporto è molto sentito. Quasi tuttigli interventi si eseguono utilizzandol’elicottero (99% ) il cui l’equipaggioè sempre composto da pilota, aiutopilota, Rettungsspecialist e medico. Ilmedico dell’equipaggio, pagato dalK.W.R.O.-O.C.V.S., deve essercertificato a seguito di un corsospecifico sulle attrezzature tecniche divolo ed è sempre presente presso labase (nei fine settimana sono presentidue): infatti viene svolto un serviziodi turno h24 per sette gionicontinuativi. Si sottolinea che il 144 non svolge il

servizio di soccorso sulle piste da sci,dove sono obbligate ad intervenirele società degli impianti sciistici. In caso di richiesta di inervento conelicottero, il 144 avvisa ambedue lesocietà convenzionate e si decidecome intervenire, sarà la guidaspecialista (nel Vallese ci sono 55certificate) poi a richieder altropersonale che sarà coordinato dal144, che coordinerà anchel’eventuale trasporto dell’infortunatopresso un ospedale. Durantel’intervento deve essere semprepresente il Rettungsspecialist, che èpagato dal K.W.R.O. / O.C.V.S. ecoadiuvato a seconda dalla suarichiesta dalle guide alpine, daglialpinisti, dai patrouilleur, dalle unitàcinofile, dai maestri di sci o da altrispecialisti. I corsi di specializzazione vengonoorganizzati dal K.W.R.O. – O.C.V.S.assieme all’Alpine Rescue Centre. Cisono nove moduli, ad esempio:valanga, pista, montagna, canyon,elicottero , medico ecc. e percompletarli tutti occorrono dai tre aiquattro anni. Solamente allaconclusione di tutte le specializzaionisi può condurre un intervento disoccorso con la qualifica diRettungsspecialist.Per quanto riguarda laspecializzazione con l’elicottero, lacertificazione offerta dalla Regaacconsente di operare in qualsiasicantone della Svizzera e conqualsiasi società.

pino vallese • Soccorso alpino vallese • Soccorso alpino vallese •

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Rug

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Bis

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N ell’arco di una settimana (febbraio 2011) è stata ese-guita per la seconda volta nel Sud Tirolo la rilevazio-ne sugli scialpinisti e ciaspolatori in ventidue punti di

controllo. Il censimento è stato eseguito da volontari delC.N.S.A.S. e del B.R.D. in collaborazione con il Servizio fore-stale provinciale e la Guardia di finanza.

Obiettivo: approfondire i risultati raccolti l’anno preceden-te per esaminare meglio la distribuzione di persone e gruppi edinoltre esaminare l’equipaggiamento di sicurezza degli scialpi-nisti e ciaspolatori. Rispetto all’anno passato la distribuzionedegli scialpinisti (77,7%) e dei ciaspolatori (22,3%), calcolatasul profilo settimanale, è risultata leggermente spostata a favo-re degli scialpinisti. Le escursioni con le ciaspole sono moltoamate dagli italiani: 35,2%. Tra gli escursionisti intervistati il18,4% degli scialpinisti e il 45,1% dei ciaspolatori dichiara di

non aver letto il bollettino valanghe. In relazione all’equipag-giamento (A.R.T.Va., sonda, pala, airbag) l’80.6% degli scial-pinisti è ben equipaggiato e solo il 13,7% dei ciaspolatori ha unequipaggiamento standard. Osservando la relazione tra equi-paggiamento standard e conoscenza del bollettino valanghe,emerge che soltanto il 41,5% degli intervistati conosce la situa-zione pericolo valanghe ed è ben equipaggiato. Su questi aspet-ti della sicurezza e della prevenzione viene rivolta l’attenzionedelle organizzazioni rilevatrici per svolgere un’intensa attivitàdi informazione e di prevenzione, tra cui la campagna di sensi-bilizzazione Libertà e rispetto rivolta ai praticanti degli sportinvernali. Tutti i dati sono pubblicati in internet dall’ASTAT,Area turismo: www.provincia.bz.it/astat.

Dati elaborati dall’ASTAT in collaborazione conE.U.R.A.C.

Scialpinisti e ciaspolatori:

atteggiameti quasi opposti

34 il Soccorso Alpino dicembre 2011

A distanza di quattro anni l’Aal-topiano dei Sette Comuni tornaad ospitare un evento cruciale

dell’offerta formativa della S.Na.T.S.S.Era infatti giugno 2007 quando vennequi organizzato il primo evento FI.R.Tec.S., il corso per Istruttori regio-nali. Nel 2011 è toccato al corso per Tec-nici di Soccorso Speleologico Specialistiin Tecniche di Recupero, il corso T.S.S.-T.R. Si può dire che F I.R.Tec.S. e FT.S.S.-T.R. sono i due eventi cardine in-torno a cui ruota l’attività della Scuolanazionale perché offrono l’opportunitàdi avvicinare i tecnici e le delegazioni al-la S.Na.T.S.S.: nel primo caso medianteil confronto con le figure di riferimentoper la formazione di base, nel secondocollaborando con quei tecnici particolar-mente ambiziosi e disponibili che inten-dono fare il salto di qualità ed allargare ilcampo delle proprie competenze.

Si tratta di un appuntamento estre-mamente consolidato dall’esperienza piùche decennale (i primi corsi attrezzistihanno passato la maggiore età …), dovedunque si inseriscono elementi di conti-nuità con un passato lontano e prezioso:l’importanza di lavorare sia in palestrache in grotta, il confronto con tecniciprovenienti da tutta Italia, la presenta-zione e la discussione di aggiornamenti enovità.

Ma il corso T.S.S.-T.R. ha mostratonegli anni una profonda capacità di rin-novarsi, di avanzare nuove proposte enuovi stimoli per i partecipanti: è un cor-so che cambia forma di anno in anno.

Inoltre durante tale evento laS.Na.T.S.S. coglie l’opportunità di en-trare in maniera diffusa nelle delegazio-ni e di tastare il polso della situazionetecnica complessiva del Soccorso spe-leologico.

Questo anno i partecipanti, prove-nienti prevalentemente dal nord (otto dalVeneto, tre dalla Liguria, due dal Pie-monte, tre dall’Emilia Romagna, due dal-la Lombardia, uno dalla Toscana, unodal Friuli Venezia Giulia ed uno dal La-zio) sono stati messi alla prova con ilvasto panorama di tecniche avanzate e diemergenza, oltre che con le problemati-che relative alla gestione di una squadrarecupero (movimentazione uomini e ma-teriali); sono state inoltre presentate le-zioni frontali di approfondimento sulletematiche della sicurezza e degli inter-venti in profondità.

Difficile ma non improbabile:le tecniche avanzate

Il primo aspetto che caratterizza la fi-gura di un Tecnico di soccorso speleolo-gico specialista in tecniche di recupero èla soluzione di problemi tecnici conside-rati al di sopra dello standard: sono le co-siddette tecniche avanzate.

Alcuni esempi classici sono il recu-pero della barella in pozzi con uscite par-ticolarmente strette o dove non è possi-bile allestire un attacco di centropozzostandard; oppure l’allestimento ed il su-peramento di teleferiche deviate.

Problematiche di questo genere ri-chiedono tecniche raffinate ed addestra-mento avanzato, che non possono esserelasciate alla competenza delle figure tec-niche di base.

D’altro canto vale la pena di sottoli-neare che non si tratta soltanto di impro-babili esercizi. Durante le recenti opera-zioni di recupero di una speleologa,infortunatasi nella frequentata cavità Om-ber, i tecnici hanno adottato, in diversipozzi, la tecnica Scabar per consentirel’uscita della barella da salti con uscita sucunicolo stretto. Un esempio concreto dicome le tecniche avanzate siano a dispo-sizione di scenari probabili.

Light is right: le tecniche di emergenza

Ampio spazio è stato dedicato alletecniche di emergenza. Il lavoro è statospinto in due direzioni: recupero dellabarella con corda singola e utilizzo del-la configurazione alleggerita, tramite lariduzione dell’attrezzatura disponibile.Operare in carenza di materiale può es-sere una scelta operativa (interventi agrandi profondità) o una necessità (per-dita di parte del materiale di recupero).

Si tratta di tecniche nate come solu-zioni a situazioni di emergenza, ma tro-

Corso nazionale

di formazione

TSS-TR 2011Altopiano di Asiago

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vano impiego anche secondo altre pro-spettive:

a. operare con materiale ridotto è unaginnastica tecnica e mentale che favori-sce la padronanza anche delle tecnichestandard;

b. se l’attrezzamento è leggero il re-cupero è più agile, la squadra, pertanto,è in grado di operare in maniera più ef-ficace;

c. infine, se una squadra è in grado dioperare con sicurezza in configurazionealleggerita potrà, in configurazione stan-dard, fare di più, il kit attrezzisti standardpotrà essere impiegato per l’attrezza-mento di più pozzi.

Le operazioni in corda singola sononecessariamente appannaggio dei tecni-ci più preparati. Essi devono essere ingrado di contestualizzare lo scenario va-

lutando tutti i fattori in campo: la sicu-rezza del ferito e degli operatori, il ma-teriale a disposizione, l’ambiente in cui siopera. Devono saper gestire tutti gliaspetti del recupero, imprevisti compre-si: variazioni di assetto della barella, pas-saggi del nodo, uscita della barella dalpozzo. Sono tutte problematiche che latecnica della sicura attiva aiuta ad af-frontare in maniera decisiva. In un con-testo di tecniche di emergenza, la ridu-zione del materiale disponibile vienecompensata dall’innalzamento delle ca-pacità dei soccorritori.

Incidente è prima di tutto imprevisto: le tecniche di autosoccorso

Altro fronte che impegna particolar-mente la S.Na.T.S.S. è quello delle tec-

niche di autosoccorso. Un incidente ingrotta è un quadro la cui evoluzione inpositivo o negativo è inevitabilmente de-mandata, prima di tutto, ai compagni del-l’infortunato. Ciascun tecnico del Soc-corso speleologico e, a maggior ragione,i tecnici specialisti, devono padroneg-giare in maniera impeccabile le tecnichedi autosoccorso legate all’estricazione diun ferito.

Il corso T.S.S.-T.R. 2011 è stata l’oc-casione, ad esempio, di proporre per laprima volta tecniche di autosoccorso daattuare in situazioni: il taglio dell’im-brago dell’infortunato. E’ una soluzionepotenzialmente decisiva (estricazione daun pozzo in piena), mentre superare uncorrimano con un ferito è cosa ben piùprobabile ma non meno impegnativa.

ConclusioniSotto molti aspetti il corso è stato

considerato, sia dagli organizzatori chedai partecipanti, come un’esperienzacomplessivamente positiva.

Sono emersi anche alcuni spunti di ri-flessione che la S.Na.T.S.S. deve tenerein considerazione:

1. proseguire il lavoro di formazionesul concetto di sicurezza, cercando difornire un’accezione più matura e con-sapevole;

2. affrontare la conclamata difficoltàa recepire, da parte dei partecipanti alcorso, il contesto in cui si è operato concorda singola, le figure avanzate del Soc-corso speleologico sono chiamate a va-lutare l’opportunità di adottarle, tenendoconto del contesto in cui si opera e man-tenendo un livello di sicurezza reale ade-guato;

3. il livello tecnico, nel complessomedio, è apparso leggermente al di sot-to delle aspettative della S.Na.T.S.S. cheambisce a proporre la propria offerta for-mativa a tecnici con un bagaglio più con-solidato di esperienza al livello T.S.S.

RingraziamentiÈ doveroso ringraziare prima di tut-

to i partecipanti per la disponibilità e lospirito amichevole con cui hanno resopossibile lo svolgimento del corso.

La S.Na.T.S.S. desidera inoltre rin-graziare la VI Delegazione speleologica(Veneto - Trentino Alto Adige) che haospitato l’evento, curando l’organizza-zione del corso mettendo a disposizionerisorse e personale per la logistica.

Cristiano ZoppelloINTecS

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D al 01 maggio sino al 8 maggiosi è tenuto lo Spring meetingdella Commissione medica del-

la C.I.S.A.-I.K.A.R.: la I.C.A.R. Med.Com., diversamente dalle altre commis-sioni che si riuniscono una volta all’an-no al Congresso internazionale in au-tunno, solitamente in ottobre, si riuniscedue volte all’anno, Spring meeting e Fallmeeting. Lo Spring meeting, organizza-to a turno da un Paese membro (in Italiaai Resinelli di Lecco nel 2008), e questoanno è stato il turno della Norvegia, e lascelta è caduta su Longyearbyen, Spitz-bergen (Svalbard), ospiti del rappresen-tante norvegese del Soccorso alpino, To-re Dahlberg.

L’isola di Spitzbergen fa parte del-l’arcipelago delle Svalbard e si trova apiù di un’ora d’aereo dalla costa norddella Norvegia, sopra il Circolo polareartico, e a maggio siamo già nel periododove il sole non tramonta mai: il sole amezzanotte. La sensazione è abbastanza

particolare, in quanto si perde un poco ilritmo giorno/notte, però ha i suoi van-taggi: si può lavorare o andare a spassosino a tardi senza problemi, e la seconda,dopo una giornata di riunione e discus-sioni, è sicuramente preferibile.

Siamo stati ospiti della Longyear -byern Red Cross (Croce rossa), ben at-trezzata: pur non avendo che 8 - 10 in-terventi l’anno (l’isola non è in effettimolto popolosa) sono preparati per ge-stire un incidente di quattrocento perso-ne (l’evento più probabile è un inciden-te aereo – già accaduto, nessun soprav-vissuto).

Molti sono stati i temi di discussionee i lavori: in via di pubblicazione (papersin press) sono Contents of medical backpacks revisionata per la pubblicazionesu H.A.M.B. (High Altitude Medicine& Biology) e Medical standards foHEMS in mountain rescue, per la stessarivista, che ha avuto una lunga e diffici-le gestazione, proprio per il tema tocca-

to e la difficoltà di definire degli standardminimi validi a livello internazionale, enon solo europei o nordamericani.

Tra i lavori in preparazione (papers inpreparation): vi è l’articolo Terminationof Cardiopulmonary Resuscitation inMountain Rescue Official recommenda-tions of the International Commissionfor Mountain Emergency Medicine,ICAR Med.Com. Intended for MountainRescue First Responders, Physicians, Pa-ramedics, Nurses and Rescue Organiza-tions che mi vede tra i coautori e che èstato brevemente discusso e la cui ver-sione finale, sottoposta anche a una re-view critica da parte della Morrison(quella delle linee guida AHA ILCOR2010), verrà approvata definitivamentenel Fall meeting 2011 e inviato per lapubblicazione, sempre su rivista Peer re-viewed.

È stato anche presentato un metododi lavoro per i lavori in progress, con me-todo P.I.C.O. (patient/Problem, Inter-

36 il Soccorso Alpino dicembre 2011

Scuola nazionale medica • Scuola nazionale medica • Scuola nazio

CISA-IKARSvalbard

37dicembre 2011 il Soccorso Alpino

onale medica • Scuola nazionale medica • Scuola nazionale medica

vention, Comparision/control, Outcome),da parte di Brugger (e Boyd) e si è di-scusso sull’algoritmo valanghe nuovo,da presentare durante il Fall meeting(Avalanche algoritm) per l’approvazionefinale.

Ellerton ha proposto un lavoro su Re-scuer’s death and morbidity, a cui comeC.N.S.A.S., per interesse dell’argomen-to, abbiamo dato disponibilità a collabo-rare alla raccolta dati.

La qual cosa ci ricorda dell’impor-tanza di una raccolta dati adeguata e pun-tuale, non solo degli interventi ma anchedella casistica incidentale dei soccorrito-ri.

Da una idea di Giacomo Strapazzon,come C.N.S.A.S. proponiamo un lavorosu Recommendations for canyoning re-scue, nel cui gruppo abbiamo inseritoanche Gigliola Mancinelli, coordinatricedel gruppo di lavoro forre, per la partemedica: si tratterà di un gruppo di lavo-ro italo-ispano-francese, che si spera al-largherà lo scambio di esperienze su que-sto argomento.

Il Fall meeting della ICARMed.Com. si è svolto invece ad Are, inSvezia, durante il congresso che riuniscetutte le commissioni: terrestre, aerea, va-langhe e medica, per l’appunto.

Durante questa riunione, dove eranopresenti 38 membri dai vari Stati (dal-l’Australia al Canada, dal Giappone aquasi tutti gli Stati europei) sono giunti aconclusione i lavori preparati nelloSpring meeting (Peter Paal, Mario Mila-ni, Douglas Brown, Jeff Boyd, John El-

lerton Termination of Cardiopul monaryResuscitation in Mountain Rescue; Brug-ger H, Boyd J, Elsensohn F, Paal P, Stra-pazzon G, Winterberger E, Zafren K.Update of ICAR Med.Com. recommen-dation: Hypothermia and Avalanche Re-scue according to ILCOR guidelines(avalanche algorithm)) approvati defi-nitivamente e inviati per la pubblicazio-ne. Giacomo Strapazzon ha presentato idati del canyoning e proposto in assem-blea il lavoro impostato in Norvegia, hapoi ripresentato il registro dei traumi inmontagna, gestito dall’EURAC, che sipropone anche per il registro per la rac-colta dati sul tema degli incidenti deisoccorritori, argomento di estremo inte-

resse a cui abbiamo ovviamente aderito.Sarebbe anche opportuno raccogliere lanostra casistica e pubblicare i dati, comebase di ulteriori considerazioni, anchesulla sicurezza. Un altro argomento pro-posto è l’analgesia in soccorso alpino:come vedete, si tratta di temi più volte af-frontati, anche con corsi ad hoc, dallaS.Na.Med.. Vediamo cosa porterà il con-fronto con altre realtà.

Si sono poi discussi altri argomenti inun incontro congiunto UIAA Med.Com.e ICAR Med.Com., tra cui il Dipolomadi Medicina di Montagna e di Medico diEmergenza in Montagna (Di.M.M. eDi.M.E.M.).

Ritengo di estrema importanza la par-tecipazione del C.N.S.A.S., con le variecommissioni, a questi incontri interna-zionali, con maggiore visibilità data dal-la pubblicazione di dati e filosofie pro-prie, in lingua inglese. La Commissionemedica, adottando la lingua inglese comelingua ufficiale e dandosi un metodo dilavoro, a mio parere sta funzionandomolto bene, grazie all’impostazione diBrugger, Paal e Boyd. Gli argomenti so-no gli stessi che agitano le nostre acque,e un confronto fra le varie esperienze, an-che in termini organizzativi, sono sicu-ramente interessanti.

Non ultimo, tutti i dati e le conclu-sioni o consensus sono pubblicate su ri-viste scientifiche mediche, il che da unavalenza ulteriore alle indicazioni date.

dott. Mario Milanidirettore Scuola nazionale medica

38 il Soccorso Alpino dicembre 2011

Scuola nazionale medica • Scuola nazionale medica • Scuola nazionale

I l 2011 è stato un anno particolar-mente intenso per la Scuola Na-zionale Medica (S.Na.Med.) del

C.N.S.A.S., sia in campo nazionale cheinternazionale.

Sul campo nazionale anche questoanno, a fine maggio, la S.Na.Te. (Scuo-la Nazionale Tecnici) e la S.Na.Med.hanno collaborato per il corso O.T.S.(Operatori Tecnici Sanitari) che ha por-tato alla operatività tecnica venti medi-ci e infermieri provenienti da tutta Ita-lia, sullo sfondo del passo del Tonale edi Arco di Trento. Con i moduli inver-nali ed estivi si sono affrontate le te-matiche tecniche di base e di movi-mentazione nei vari scenari su neve, inparete e terreno impervio, con simula-zioni di scenari di intervento (travoltoin valanga, ferito in ferrata) dove la ge-stione sia tecnica che sanitaria ha vistoimpegnati i discenti in modo emotiva-mente molto partecipe. È stata a mioparere una esperienza sicuramente po-sitivi per tutti.

A completamento del Corso tecnicoe del percorso formativo dei medici einfermieri C.N.S.A.S. si è svolto a Co-gne, in Val d’Aosta , il Corso sanitario,che ha visto la partecipazione di 28 me-dici e infermieri ancora una volta datutta Italia e di 25 docenti, quasi tuttidel C.N.S.A.S. e tutti fondamental-mente esperti delle materie di cui sonostati relatori. Il programma prevedevala trattazione ed il confronto su argo-menti di medicina di emergenza e ur-

genza negli scenari alpini, speleologicie di forra, nonché argomenti come epi-demiologia e statistica degli incidenti,fondamentale per programmazione diinterventi di prevenzione e organizza-zione, di medicina e responsabilità le-gale, grazie agli amici Del Zotto, epsicotrauma. Un pomeriggio è stato de-dicato al soccorso su piste da sci, temaattualissimo e che sempre più ci vedecoinvolti. Tutte le relazioni del V Cor-so saranno pubblicate sul sitowww.sicuriinmontagna.it.

A questi corsi, di base e che costi-tuiscono il percorso minimo per il me-dico e infermiere C.N.S.A.S., si sonoaffiancati i corsi per la Gestione delleVie Aeree (G.V.A.), tenuti dal gruppocoordinato da Lorenzo Introzzi e daAndrea Matteri e che vede una colla-borazione di professionisti italiani esvizzeri, svoltesi a Varese, e il corso diGestione del dolore e vie di infusione,coordinato da Giovanni Cipolotti, Gio-vanni Bassi e Gloria Brighenti.

In campo internazionale, invece, cisiamo impegnati con la C.I.S.A.-I.K.A.R., l’organismo internazionale cheraccoglie le organizzazioni di soccorsoalpino e che ci ha visto tra i fondatori,anche se a volte noi e gli altri ce ne di-mentichiamo, in diversi studi che hannoportato e porteranno a Raccomandazio-ni ufficiali in tema sanitario: se ne parlanell’articolo che relaziona sui due in-contri (Spring meeting e Fall meetingICAR Med.Com.) che abbiamo avuto.

Anche l’impegno della Scuola ver-so i volontari sta portando alla conclu-sione alcuni importanti lavori: il mate-riale didattico e i programmi dei corsiper la formazione sanitaria dei volontarilaici del C.N.S.A.S. e la formazionedegli Istruttori nazionali S.Na.Med.

Tutto il materiale verrà poi reso di-sponibile nel 2012 pubblicandolo sul si-to web del C.N.S.A.S. (www.cnsas.it)nella sezione della Scuola (formazione,Scuola medica) suddiviso in Manualesanitario vero e proprio, igiene, pre-venzione e norme di sicurezza, respon-sabilità medico-legali (che non riguar-dano solo i medici e infermieri, ma an-che i responsabili, dal Capostazione alPresidente regionale) e capitolo sullagestione psicologica del trauma (psi-cotraumatologia), una parte nuova eche è divenuta importante e all’atten-zione di tutti dopo il terremoto dell’A-quila e che ci ha visti pesantementecoinvolti.

Questi argomenti verranno proposticome momenti di formazione alle per-sone che sono responsabili della ge-stione operativa e delle persone, per of-frire informazione e spunti di riflessio-ne e ripensamento su quello che oggiappare utile per offrire un servizio sem-pre più puntuale e completo.

Sempre pensando alla sicurezzae alla professionalità che fa partedelle cose che sempre abbiamo nel-lo zaino.

Scuolanazionalemedica

testo e foto didott. Mario Milani

direttore Scuola nazionale medica

39dicembre 2011 il Soccorso Alpino

Grande partecipazione al

primo raduno nazionale

delle Stazioni del

Soccorso alpino.Già in calendario la seconda edizione per il 2012

a cura di Michela Canovafotografie di:

Michela Canova eFederico Zanettin

Q uasi quindici chilometri di corsa,mille metri di dislivello in salita,itinerario in cresta, calate in dop-

pia, arrivo al traguardo trasportando labarella. In poche parole questo è il rias-sunto del percorso superato da diciasset-te squadre in occasione del Primo radu-no nazionale delle Stazioni del Soccorsoalpino, svoltosi a Pieve di Cadore saba-to primo ottobre e domenica 2 ottobre.Ideata dalla Stazione di Pieve di Cadore,la manifestazione è nata per creare sia unmomento di aggregazione, invogliando ipartecipanti a una sana competizione du-rante la gara, che un’occasione di diver-timento, per condividere anche i lati al-legri e più leggeri della vita dei soccor-ritori. Sabato, il primo appuntamento conle delegazioni in gara, e con gli osserva-tori arrivati in avanscoperta in previsio-ne della seconda edizione, è stato al CaffèTiziano, nell’omonima piazza, per unaperitivo di reciproca conoscenza. Suc-cessivamente le squadre e gli organizza-tori si sono spostati nella sala del CentroCosmo per la presentazione ufficiale delRaduno, affidata al giornalista Bepi Ca-sagrande, con la spiegazione dello svi-luppo del percorso. Domenica le squadreal cancelletto di partenza in località Pra-ciadelan, in Comune di Calalzo di Ca-

dore, erano diciassette, composte daquattro soccorritori ciascuna e prove-nienti da Veneto, Friuli Venezia Giulia(con quattro squadre), Piemonte e Lom-bardia. Team più agguerriti, che hannotenuto fede ai pronostici (vedi la sfidabellunese sempre aperta tra le Stazioni diAgordo e Val Biois) e compagini che sisono spese con più calma, ma con ugua-le entusiasmo, in nome dello spirito ago-nistico. Alle 9:30 il via alla competizio-ne, battezzata in uno dei giorni più tersie luminosi di questo autunno. Il percor-so della corsa si è snodato per poco me-no di quindici chilometri, in salita permille metri di dislivello, sia su prati, chein roccia lungo un tratto attrezzato incresta. I componenti di ogni squadra, te-nuti a non distanziarsi troppo tra di loro,si sono poi calati in corda doppia per ri-prendere la fase in discesa della corsa,raggiungere il ristoro del Rifugio Auron-zo e poi avviarsi verso la parte conclusi-va di Pozzale. Prima di tagliare il tra-guardo in Piazza Tiziano, ogni squadraha dovuto montare una barella e traspor-tarla fino all’arrivo. Vincitori assoluti diquesta prima edizione i soccorritori diAgordo, con 2 ore, 10 minuti e 39 se-condi, seguiti dalla squadra B della ValBiois e dalla Stazione padrona di casa,

unica squadra mista assieme alla squadraA della Val Cellina. Per gli spettatori inattesa è stato veramente avvincente assi-stere al susseguirsi degli arrivi dellesquadre, premiate nel primo pomeriggio,dopo aver condiviso anche l’aspetto piùconviviale dell’incontro, con pranzo, mu-sica e balli (il trofeo per i danzatori piùscatenati va alle Stazioni di Alpago e Valdi Sole). Alle due giornate hanno presoparte anche osservatori di diverse Sta-zioni, come Val Sermenza e Monte Cu-sna, in assistenza anche lungo il traccia-to, che hanno dato vita assieme agliospitanti a simpatici eventi collaterali,tipo l’improvvisato torneo serale di cal-cio balilla. Già fissata la data della se-conda edizione, che si terrà a Pieve diCadore il fine settimana tra venerdì 5 edomenica 7 ottobre 2012. Le adesioni sipossono inviare all’indirizzo di postaelettronica

[email protected] to.ite, visto che si è trattato della prima edi-zione, sono ben accetti suggerimenti econsigli. Qualcuno degli ospiti, ad esem-pio, ha proposto l’idea che ogni Stazioneporti qualche prodotto tipico della pro-pria terra.

Di seguito la classifica con i tempi: 1. Agordo 02.10.39; 2. Val Biois

squadra B 02.27.41; 3. Pieve di Cadore02.31.51; 4. Breno 02.32.42; 5. Feltre02.35.19; 6. Centro Cadore 02.38.58; 7.Valle Cervo 02.42.57; 8. Alpago02.44.44; 9. Sappada 02.45.59; 10. ValBiois squadra A 02.48.16; 11. Val di So-le 02.48.18; 12. Prealpi trevigiane03.00.11; 13. Longarone 03.11.48; 14.Pordenone 03.16.37; 15. Val Cellinasquadra C 3.33.57; 16. Val Cellina squa-dra B 03.47.53; 17. Val Cellina squadraA 03.54.00.

40 il Soccorso Alpino dicembre 2011

Alta Quota 2011Conferenza di Hansueli Rhyner

a cura di Alessio Fabbricatore,Elio Guastalli

Hansueli Rhyner

Il dott. Rhyner, Guida alpina eMaestro di sci, lavora dal 1996presso Institut für Schnee - undLawinenforschung SLF di Davosdove nel corso degli anni ha presoparte a differenti programmidedicati alla prevenzione esicurezza; sino al 2005 è statocoordinatore del gruppo centraledeputato allo studio di questiprogrammi, in particolare aiprogetti inerenti la protezione davalanghe sportive (sino al 2009).Attualmente è a capo del team chesi occupa di applicazioni industrialinegli sport della neve, preparazionedelle nevi artificiali, preparazionedei fondi di pista da discesa, studiodelle caratteristiche discivolamento delle solette da sci,tests aerodinamici in wind tunnel.Ha al suo attivo diversepubblicazioni in materia.

S abato 1 ottobreun’interessante conferenza aBergamo. Il Soccorso alpino

speleologico lombardo e il Serviziovalanghe italiano del C.A.I.,all’interno della fiera Alta Quota2011, hanno organizzato sabato 1 ottobre una conferenza del dott.Hansueli Rhyner, guida alpina ericercatore presso il prestigiosoIstituto per lo studio della neve evalanghe di Davos. Il Centrosvizzero ha pubblicato Attenzionevalanghe edizione 2009. Laconferenza si è svolta nella salacongressi dell’Ente fiera Promoberga Bergamo.Le conoscenze sui principali fattoriche determinavano il distaccamentodi una valanga non sono cambiatenegli ultimi anni. Da trent’anni ognidecisione proveniva dallavalutazione della prova empirica delblocco di slittamento e dal calcolodel rischio in base al grado dipericolo, alle caratteristiche delterreno e al comportamento umano.Ora ci si concentrerà sui fattorichiave, ad esempio unriconoscimento del modello/schemagiocherà un importante ruolo nelconsiderare quale sia il problemaprincipale. Alcuni suggerimenti sulledecisioni da intraprendere sono statiillustrati nella conferenza tenendoanche in considerazione i differentipossibili comportamenti umani.L’incontro ha rappresentatoun’occasione unica per approfondirel’argomento valanghe con un espertodel Institut für Schnee - undLawinenforschung SLF di Davos, ilprimo centro mondiale per lericerche nivologiche.

Attenzione valanghee il nuovoe.learning

L’ Institut für Schnee - undLawinenforschung S.L.F. diDavos assieme al Soccorso

alpino svizzero e alla Rega* hannosviluppato il portale Rescue point -Punto di soccorso a disposizionedegli equipaggi Rega affinchè possa-no migliorare la loro conoscenzasulle valanghe studiando ed eserci-tandosi a computer. Questo nuovometodo e.learning permette unamaggior informazione sulle valan-ghe, continui aggiornamenti, elabo-razioni di metodi di soccorso e dimedicina di emergenza. Il moduloon-line viene proposto solo al perso-nale di volo e può essere completatoin varie fasi anche in giornate diver-se e la Rega può controllare in ognimomento il livello raggiunto. Solodopo aver risposto con esattezza allasingola domanda si può procederecon il modulo Rescue point. Comegià detto questo metodo die.learning è obbligatorio per gliequipaggi della Rega compresomedico, specialista ed Unità cinofilae si prevede di renderli accessibilianche ai soccorritori del S.A.C.

Il portale Rescue point iniziacon il modulo sulle conoscenze dibase. Che cos’è una valanga? Qualitipi di valanghe esistono? Come sisviluppa una valanga? Come ci sipuò attivare? Quanti livelli di perico-lo sono riconosciuti? Cosa significa-no?

Poi c’è il modulo per l’apprendi-mento della valutazione del rischiovalanghe e con l’ausilio di moltefotografie e filmati riportanti zonevalanghive, crepacci ecc. vienerichiesto di segnalare la zona diatterraggio o altre soluzioni nonchél’organizzazione e la pianificazionedi un soccorso in valanga.

* La Rega, Guardia aerea svizzera di soccor-so, fu fondata il 27 aprile 1952.Dopo varie definizioni in lingua tedesca efrancese la soluzione unitaria venne dall'a-cronimo Rega già in uso nelle conversazionivia radio, composto da RE (REttungs flug -wacht) e GA (da Garde Aérienne) Re.G.A.,applicabile anche alla versione italiana.

41dicembre 2011 il Soccorso Alpino

Sui temi della montagna inne-vata abbiamo sentito SandroSterpini, Presidente del Servi-

zio Valanghe Italiano (S.V.I.) delC.A.I. e, nel contempo, uomo delSoccorso alpino; questa duplice ve-ste ci porta facilmente a chiederequale rapporto c’è e ci potrà esseredomani fra S.V.I. e C.N.S.A.S. ?

“Come S.V.I. abbiamo fattorecentemente alcune considerazioniche ci portano a rivedere i concetti diprevenzione e formazione. Lo S.V.I.ha in progetto di ritornare un po’ alpassato, tornare ad occuparsi mag-giormente di nivologia e di preven-zione, ponendo l’accento sul compor-tamento individuale e sulla gestionedel gruppo, con il chiaro scopo di evi-tare l’incidente in valanga.

Verso gli altri soggetti che sioccupano di montagna, vedi ilSoccorso alpino, siamo sicuramenteaperti a qualsiasi forma di collabora-zione che auspichiamo possa trovaresempre maggiori condivisioni. Oraricordo, ad esempio, il lavoro che daanni condividiamo per la giornatanazionale di Sicuri con la neve: unpiccolo ma importante esempio cheparla di prevenzione cercando di sen-sibilizzare gli appassionati, soprattut-to i neofiti.”

Per il Servizio valanghe italiano

quali sono quindi gli obiettivi prio-

ritari ?

“Vorremmo parlare sempre più diprevenzione, ovvero di nivologia, dicomportamento individuale e di cor-retta gestione del gruppo; si indivi-duano soprattutto in questi aspetti lachiave di svolta. Il rischio d’inciden-te, sappiamo, non è mai azzerabile;

bisogna quindi lavorare affinché, se equando succede l’evento, i dannisiano i minori possibili. Negli ultimianni ci siamo dedicati molto all’auto-soccorso del travolto in valanga,spendendo grandi risorse sull’usodell’A.R.T.Va., tralasciando un po’tutto il resto. Vale sempre la pena sot-tolineare che l’autosoccorso serve edè indispensabile però solo ad inciden-te già avvenuto; bisogna lavoraremaggiormente su ciò che vieneprima. Ad esempio, se in un gruppo cisono numerosi travolti, significa chequalche cosa non ha funzionato almeglio nella preparazione, nellagestione del gruppo stesso, nella scel-ta dell’itinerario, nell’aver mantenu-to o meno le distanze di sicurezza insalita ma soprattutto in discesa, ecc.Questo va detto anche se dobbiamoammettere con onestà che, a volte, lefatalità esistono e alcuni eventi pos-sono risultare del tutto inevitabili.Chiaro è che nessuno dovrebbe rima-nere coinvolto da una valanga ma, seil travolto è solo uno, sappiamo beneche il soccorso dei compagni puòavere realmente una buona probabi-lità di successo. Diversamente, conpiù travolti, i problemi si moltiplica-no in modo esponenziale.”

Attrezzature sempre più perfor-

manti, metodi di valutazione e

voglia di leggi tese a regolare la fre-

quentazione della montagna; tutto

questo è positivo o qualche proble-

ma non manca ?

“Oggi non esiste un metodo per-fetto per la riduzione dei rischi; facciodue distinzioni: principianti ed esper-ti. Per i principianti qualsiasi metodo

è utile per iniziare a ragionare, a sen-sibilizzarsi sul problema delle valan-ghe; per i più esperti diventa mag-giormente importante lavorare sulleconoscenze, sul comportamento,sulla gestione del gruppo. Un proble-ma esiste anche con le aziende che ciabituano ad usare strumenti semprepiù efficaci; di per sé questo è sicura-mente positivo ma, paradossalmente,anche critico. Ad esempio, i nuoviA.R.T.Va. sono in grado di segnalarequanti sono i sepolti, questo è sicura-mente importante per il soccorsoorganizzato, ma potrebbe indurre ilneofita a pensare a pericolose sempli-ficazioni delle operazioni di autosoc-corso che, in realtà, continuano arimanere molto critiche, soprattuttocon più travolti. Anche dal frontelegislativo, attualmente, emerge pocodi buono perché permane una certaconfusione sui temi di una reale pre-venzione degli incidenti; pare ci siasolo una sorta di accanimento per levalanghe e, di conseguenza, per chifrequenta la montagna innevata.“

Per concludere, ci puoi dare un

quadro dell’andamento degli inci-

denti da valanga?

“Per quanto riguarda le statistichedegli incidenti, la stagione 2010–2011 è andata se si può dire meglio diquella passata, sia per numero diincidenti che per numero di vittime.Infatti si è passati da 120 incidenti e45 vittime della stagione 2009–2010a 55 incidenti e 16 vittime. Questidati (fonte AINEVA) sono stati pre-sentati il 19 ottobre 2011 ufficial-mente alla C.I.S.A. – I.K.A.R. inSvezia.”

Durante la fiera

Alta Quota 2011 è stato intervistato

Sandro SterpiniPresidente

del Servizio

valanghe italianoa cura diElio Guastalli

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I ncuneata fra il Trigno ed il Fortore,tra l’Adriatico, il massiccio del Ma-tese e la catena delle Mainarde, la

Regione Molise ha una superficie di4.437 chilometri quadrati ed una popo-lazione di circa 330 mila abitanti, per lopiù distribuita nei due capoluoghi di pro-vincia, Campobasso ed Isernia e nei ben136 paesi, arroccati sui cocuzzoli, che lacaratterizzano. L’orografia di questa re-gione è quindi contrassegnata prevalen-temente dalla dorsale appenninica e daelevazioni collinari, degradanti verso levallate e verso il mare.

Buona parte del territorio, soprattut-to nel Basso Molise, è interessato damovimenti franosi, a volte imponenti,come la frana di Petacciato, nelle imme-diate vicinanze della costa.

Una Regione a chiara vocazioneturistica, negli ultimi tempi anche moltopubblicizzata. Con due comprensorisciistici tra i più importanti nel CentroSud, Campitello Matese e Capracotta, ilMolise è divenuto infatti un polo diattrazione per gli appassionati di sci eper gli amanti della natura e delle diver-se attività che si possono praticare inessa. Escursionismo e trekking, moun-tain bike, arrampicata sportiva e free-climbing, dry-tooling su strapiombi di

roccia misti a cascate di ghiaccio, sci-alpinismo, canyoning, grazie alla pre-senza di forre (forra del Quirino,Peschio Rosso, forra La Callora, forraS. Michele), speleologia in due grottetra le più conosciute in Europa dagliesperti del settore: Cul di Bove ed ilPozzo della Neve, nel territorio diCampochiaro (CB). La presenza diffusadi boschi attira inoltre molti cercatori difunghi più o meno esperti. E non solo.

La frammentarietà dei centri abitati,le attività agricole e pastorali, svolteprevalentemente da anziani, in condi-zioni socio-ambientali estremamentedisagiate, hannorichiesto fre-quenti interventiin ambienteimpervio, spessocon l’ausilio diunità cinofile edi elicotteri, perla ricerca deidispersi.

L’attuale XXVIDelegazione re -gionale del Cor -po Nazio na leSoc corso Al pino

e Speleologico (C.N.S.A.S.) trae origi-ne dalla Squadra di soccorso dellaSezione del Club alpino italiano diCampobasso. Quest’ultima nacque nelgiugno del 1980 su iniziativa, anticipa-toria e preveggente, di Antono Venditti,Aquila d’Oro del C.A.I.

In quello stesso anno, la neo-costi-tuita Squadra di soccorso fu chiamataad operare nel terribile terremotodell’Irpinia.

Nel 1989, su richiesta della Sedecentrale del Corpo nazionale soccorsoalpino, l’intera struttura cominciò adessere monitorata direttamente da parte

Soccorsi alpini regionalisi raccontano…

Il Servizio regionale

molisano

a cura di:

Mariano ArcaroPresidente S.R. Molise

Stefania Cannarsaaddetto stampa S.R. Molise

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del Delegato C.N.S.A. Abruzzo LuigiBarbuscia, del Delegato C.N.S.A.Marche Sergio Macciò e di due tecnicinazionali, Guerino Sacchin ed OtmarPrinoth. Dopo un’attenta verifica deivolontari attraverso corsi di aggiorna-mento e di perfezionamento e continueesercitazioni, della durata di tre giorni,sulla parete di La Rossa, nei pressi delleGrotte di Frasassi, nel 1990 si costituìfinalmente la Stazione di Soccorso alpi-no del C.N.S.A.S. di Campobasso,entrata a far parte del C.N.S.A.S.Abruzzo.

Leggiamo in una brochure divulga-tiva pubblicata in quegli anni:

“Muniti di barelle speciali, essi sonospecializzati nel calarsi con corde o converricello da elicotteri in overing pertrarre in salvo persone bisognose di soc-corso, comunque isolate. Un nucleo diprimo intervento è sempre collegato congli organi di protezione civile e puòessere in ogni momento allertato dal112; 115 o 113.”

Nel 1996 si costituisce la Stazionedi Soccorso alpino di Isernia con tecni-ci volontari provenienti dallaDelegazione C.N.S.A.S. Lazio.

L’anno successivo, la Stazione diCampobasso si stacca dall’Abruzzo e dàvita, assieme alla Stazione di Iserniaalla XXVI Delegazione alpina delC.N.S.A.S. Molise.

Il 5 maggio 1998, i volontari delC.N.S.A.S. intervennero nel corso dellaterribile alluvione che colpì alcunicomuni campani, soprattutto Sarno eQuindici.

Nel 2002 viene istituito il Servizioregionale Molise del C.N.S.A.S.

E’ l’anno del terremoto nel Molise,durante il quale 26 bambini della scuolaelementare di S. Giuliano del Sannio,

rimasero sepolti, conle loro maestre, dallemacerie. In seguitoall’intervento imme-diato sul posto edall’azione, sprezzantedel pericolo, eseguitodalle squadre di soc-corso, che si alterna-vano incessantementein una strenua lottacontro il tempo, ilC.N.S.A.S. Molise fuinsignito della Meda -glia d’oro al Valorcivile.

A partire dal 2009,tutti i tecnici, attual-mente 25, sono statiformati e qualificatidalla S.Na.Te. Meritoiniziale dello sviluppotecnico lo si deveall’impegno profusodal compiantoDaniele Chiappa. E’importante quindi sot-tolineare che si trattadi tecnici con un ele-vato livello di specia-lizzazione, nonostanteil loro esiguo numero.

Da due anni è iniziata anche la for-mazione tecnica con la S.Na.For., cheha qualificato un buona parte dei soc-corritori.

I rapporti con le Istituzioni pubbli-che hanno avuto in questi ultimi anni unpercorso non facile: soltanto nel 2007,il Servizio regionale C.N.S.A.S. Moliseè riuscito a firmare una convenzionecon la Protezione civile regionale, alfine di assicurare la presenza di due tec-nici C.N.S.A.S., di cui uno tecnico di

elisoccorso, e consentire all’elicotteroin dotazione alla stessa di effettuareoperazioni SAR durante i week-end ela stagione estiva.

Inoltre, pur essendovi fattivamenteun rapporto di collaborazione praticacon le Centrali operative 118 diCampobasso ed Isernia, manca di fattouna codifica di protocolli operativi eduna reale integrazione con il sistema diurgenza ed emergenza sanitaria regio-nale. Al momento, è tuttora in discus-sione la stipula di una convenzione trala Regione Molise ed il Servizio regio-nale C.N.S.A.S. per il 118, con la messaa disposizione di due unità mobili e tretecnici , pronti a partire in missioni disoccorso in ambiente impervio ed eva-cuazione impianti a fune.

Tale convenzione rappresenterebbefinalmente il riconoscimento formale,supportato a livello logistico e finanzia-rio, sia del lavoro condotto in questianni, sia di un’organizzazione, ricono-sciuta da leggi della Repubblica italia-na, che provvede al salvataggio di viteumane in ambiente impervio, grazieall’impegno addestrativo cui sono sot-toposti i suoi tecnici ed al loro altogrado di disponibilità e professionalità,pur se volontari.

44 il Soccorso Alpino dicembre 2011

I l 2011 ha segnato il quarto incontrointernazionale dei soccorsi speleolo-gici europei. Luogo dell’incontro il

paesino marittimo di Paklenica nel suddella Croazia presso la sede nazionale dellocale soccorso alpino e speleologico.

La manifestazione è stata caratteriz-zata da diversi incontri che si sono svoltiin in contemporanea ai quali hanno pre-senziato specialisti del settore.

Alla conferenza medica erano presen-ti per il C.N.S.A.S. Camerini e Guarniero

ed ha segnato il primo incontro di medicidi diverse nazioni su tematiche relative altrattamento sanitario di infortunati in am-biente ipogeo, dopo il primo incontro co-noscitivo dello scorso anno in Austria. Ilgruppo di lavoro formatosi ha intenzionedi approfondire le varie problematicheemerse e di trovarsi con cadenza annualeper discuterle insieme e arrivare a proce-dure di trattamenti e interventi condivise.

La commissione tecnica capitanata daRognoni ha portato in Croazia i dati rela-

tivi al lavoro svolto negli ultimi anni sul-le celle di carico. In accordo con gli altrisoccorsi presenti ha avuto modo di testa-re con le celle i carichi ai quali vengonosottoposti materiali e ancoraggi in alcunemanovre di recupero della barella, il tuttosi è svolto in una palestra di roccia pocodistante da Paklenica. Unanime il ricono-scimento di tutte le nazioni sul lavorosvolto e la grande professionalità dimo-strata sia in palestra che in aula anche at-traverso appositi pannelli illustrati ap-prontati per l’occasione in lingua inglese.

La commissione subacquea arrivatain Croazia con la camera iperbarica giun-ta da Roma con Giudici e Carminucci hapartecipato a quello che è stato il primo in-contro internazionale tra diverse realtà disoccorso speleosubacqueo. Presenti perora solo Croazia, Francia e Italia ha per-messo al responsabile nazionale Brogliodi illustrare come il C.N.S.A.S. operi, qua-li sono le procedure di intervento e i mez-zi utilizzati. A seguire gli altri due re-sponsabili hanno illustrato quello che è ilsoccorso speleosubacqueo nei rispettivipaesi, e si è deciso insieme di organizza-re la prima esercitazione internazionaledi soccorso speleosubacqueo in Francia ilprossimo ottobre 2012, alla quale si con-ta possano partecipare subacquei di al-meno sei nazioni.

European Cave

Rescue ConferencePaklenica 15-18 settembre 2011

a cura diAlberto Ubertinoa cura diAlberto Ubertinofoto Giuseppe Conti

foto Gian Luca Riciardulli

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l’idea che E.C.R.A.debba nascere comeassociazione indipen-dente che raccoglie isoccorsi speleologiciche operano nelle di-verse nazioni.

I rappresentantidel soccorso francesepreferirebbero che lanuova associazione fa-cesse parte del l’Unio -ne internazionale dispeleologia per sotto-lineare il forte legamecon il mondo dellaspeleologia. Cameriniha sottolineato che farparte della U.I.S. nonporterebbe ad alcunvantaggio, anzi sareb-be un impedimentoper una eventuale ri-chiesta di contributieconomici, e poi

l’U.I.S. non si è mai interessata dell’ar-gomento soccorso in grotta, per cui esclu-de che il C.N.S.A.S. sarebbe mai inten-zionato a farne parte.

Tutti i Paesi convergono con la posi-zione italiana e si decide di approfondirenel corso dell’inverno via videoconferen-za il discorso per arrivare a maggio del2012 ad un incontro in Italia, nella nuovasede nazionale di Castelnuovo che di fat-to stabilirà come partirà l’associazione, echi ne farà parte.

Il prossimo ottobre 2012 in Francianella regione dello Jura si terrà il prossi-mo incontro internazionale, argomentocentrale sarà la problematica delle diso-struzioni in grotta in caso di soccorso, ol-tre alla già citata prima esercitazione in-ternazionale speleosubacquea.

Nella giornata di sabato si è svoltauna riunione su quella che dovrebbe es-sere ufficialmente la nuova associazioneche raggruppa i vari soccorsi europei.

Partendo dal primo timido incontrotra rappresentanti di Francia Italia e Ger-mania del novembre 2007 i vari incontriche si sono susseguiti hanno segnato unacostante e crescente attenzione ed inte-resse dei soccorsi speleologici di molte na-zioni europee. In Croazia quest’anno fi-nalmente si sono svolti incontri tematicicon la partecipazione dei vari specialisti edi conseguenza la nascita di diversi grup-pi di lavoro che si spera possano ritrovar-si annualmente in occasione dei futuri in-contri internazionali.

E.C.R.A. (European Cave Rescue As-sociation) è il nome della futura associa-zione alla quale tutti guardano come pun-to di riferimento per la futura attività col-laborativa deisoccorsi speleo-logici dei Paesieuropei.

Tutte le na-zioni presentihanno convenutosull’importanzadi dare una vesteufficiale all’atti-vità che annual-mente si svolgetra le varie nazio-ni, occorre a que-sto punto scrivereuno statuto, regi-strarne nome elogo, e tutto ciòche consegue aduna nuova orga-nizzazione.

Tutte le na-zioni tranne laFrancia sono del-

foto Gian Luca Riciardulli

foto Gian Luca Riciardulli

foto Gian Luca Riciardulli

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Omaggio a

Bernard Urbain

B ernard Urbain è nato a Jemappesil 25 novermbre 1952 ed è dece-duto a Namur (Belgio) il 31 lu-

glio 2011 all’età di 58 anni. Sinceramente credo che Bernard non

avrebbe accettato il titolo Omaggio! e cidirebbe: “Non ho bisogno di tutto ciò”.

All’età di 15 anni Bernard ha una pas-sione per la speleologia e le sue attività lohanno portato nelle grotte e voragini delBelgio. Con il suo club, lo Spéléo club deBelgique, di cui divenne socio nel 1969,uscì dai confini e partecipò a molteplicispedizioni in Francia a la Pierre SaintMartin, le Lonné Peyret, le RéseauTrombe, la voragine Berger etc. … la li-sta è lunga. Si recò anche in Italia nelMarguareis, nel sistema Piaggia Bella.

Nel 1971 entra nel Servizio civiledella Protezione civile del Belgio. E’ inquesta occasione che fa la conoscenzadel Soccorso speleologico. Già nel 1973diventa un componente della squadra delSoccorso speleologico. Nello stesso an-no entra a far parte come soccorritoredella squadra di Bruxelles, guidata daDimitri de Martinoff e da André Slag-molen. In seguito aderisce alla sezionedi Soccorso speleologico di Namur inBelgio. Successivamente inizia ad ope-

rare nell’amministrazione speleologica.Garantisce la sua presenza alla segreteriadel suo club speleologico, lo troviamopoi amministratore presso la Commis-sione delle protezione dei siti speleolo-gici (dal 1979 al 1983) e successiva-mente amministratore presso il ComitéBelge de Spéléo (dal 1978 al 1984).

All’ inizio degli anni ‘80, le tre fede-razioni belghe (F.S.B., C.B.S. eA.N.S.F.) negoziano a lungo la loro fu-sione e alla fine del 1984 la creazionedell’Unione Belga di Speleologia(U.B.S.) diventa realtà. In qualità di ne-goziatore mandatario per la più piccoladelle tre federazioni, Gérald Fanuel sitrova rapidamente coinvolto mentre Ber-nard, sollecitato da più parti, prenderàquesto treno solo nel 1989 ... ma a quelpunto salirà direttamente sul primo va-gone e ci resterà per diversi anni. Saràpoi Direttore della U.B.S. dal 1989 al2004, Segretario generale de 1989-1995e poi ancora dal 2003 al 2004, fino a di-ventare Vice presidente nel 1996 e Pre-sidente nel 1998.

Quando nel 2004, lascia la Segreteriaed il Consiglio di amministrazione dellaU.B.S. non è per allontanarsi dalla ge-stione federale, ma per immergersi anco-ra di più passando dallo stato di volonta-rio a quello di impiegato. Diventa così Di-rettore amministrativo con il non facilecompito di far nascere la U.B.S. a Namur.

E’ la stessa malattia, che oggi lo haportato via, che nel 2008 locostringe a lasciare tale in-carico.

Nel frattempo, dal 1990al 1992, viene eletto ancheSegretario della Fede ra -zione Speleologica Europea(F.S.E.). A partire dal 1984è Consulente Tecnico per ilSoccorso speleologico, inprimis come Vice (C.T.A.)poi, a partire dal 1996, co-me Consulente Tecnico Na-zionale (C.T.N.). In quel pe-riodo, apprezzava gli alle-namenti che si svolgevanotra amici così come le eser-citazioni ufficiali.

In seguito diventa, pri-ma Segretario dello Spéléo-Secours poi Direttore. ConGérald Fanuel formerannoun binomio efficace in quel-la organizzazione.

Lo Spéléo-Secours è sta-to per lui come una suacreatura. Metteva tutto sestesso, sia nell’organizza-zione che nelle operazioni.

Vi si impegnò con tutte le sue forze, que-sta una prova: durante un incidente a Lu-stin, non esitò ad entrare in grotta in pan-taloncini corti e sandali ... sotto gli occhistupiti dei Vigili del fuoco.

Si batteva affinché il valore del Soc-corso speleologico belga venisse rico-nosciuto sia all’interno che all’esternodei confini del Belgio: il suo entusiasmoè stato di notevole aiuto per il raggiun-gimento di questi suoi obiettivi

Tuttavia, secondo i suoi colleghi, nonera sempre facile lavorare con lui. Ma sa-peva anche mettersi in discussione.

E’ nell’occasione del 7° Congressodel soccorso speleologico, nel 1987 aCividale del Friuli, in Italia, che Bernardentrò nel Consiglio direttivo della Com-mission de spéléo-secours della U.I.S.Sempre durante il Congresso di Civida-le vennero prese in grande considerazio-ne sia le sue varie dimostrazioni di soc-corso in grotta, svolte con la partecipa-zione diretta dei congressisti, nonché lesue foto dimostrative, ricche di partico-lari, del trasporto della barella nei poz-zi e dell’impegno profuso degli speleo-logi italiani per portare a termine la ma-novra di soccorso.

Nel 1992 organizza la Europeanconfernce of speleologoy ad Hélécine inBelgio.

Nel 2002 si impegna nella organiz-zazione del 50 ° Anniversario delloSpéléo secours belge con l’accoglienza

Bernard Urbain en 1989

Bernard Urbain à gauche et Christian Dodelin le 25 février 2011 à la grotte de la Doria en SavoieBernard Urbain à gauche et Christian Dodelin le 25 février 2011 à la grotte de la Doria en Savoie

47dicembre 2011 il Soccorso Alpino

di 14 delegazioni straniere a Sart Tilmanvicino a Liegi in Belgio.

Per lui il soccorso speleologico èqualcosa di molto serio, ma allo stessotempo da non prendersi troppo sul serio.

Così sulla schiena delle t-shirt delloSpéléo secours Belge fa stampare un di-segno che mostra una barella tenuta dadue allegri speleologi che girandosi dischiena se ne vanno ognuno nella pro-pria direzione. Ed è proprio vestito conquesta t-shirt che il 4 agosto 2011 abbia-mo accompagnato Bernard al cimitero diNannine.

Il suo nome è scritto per sempre nelLibro d’onore di un club e di una fede-razione, come Segretario onorario gene-rale della Société Spéléologie de Namure membro onorario dell’Union Belge deSpéléologie.

Ben al di là di questi titoli, rimarràper quelli che lo hanno frequentato unospeleologo fuori dal comune, attivo e de-voto alla causa che ci accomuna, cono-sciuto ed apprezzato a livello internazio-nale.

Da collaboratori, per un interesse co-mune, la Speleologia, diventammo poiamici.

Sapevamo che la lotta contro la ma-lattia non era ad armi pari e tutta la no-stra attenzione, tutti i nostri sforzi dove-vano proteggerlo, il più a lungo possibi-le. Vivere perché ci si aspetta qualcosa danoi. Vivere per concentrarsi sulle coseessenziali, al di là di tutte le cose effimeredel mondo.

Dai progetti alla loro realizzazioneabbiamo fatto molta strada con Bernard.

Il primo incontro, ricordo, ebbe luo-go nel Jura in occasione di un soccorsoalla Risorgenza Bief Goudard, nell’esta-te 1998. Bernard, allora consulente tec-nico dello Spéléo Secours Belge, avevaeffettuato il viaggio con alcuni altri spe-leologi provenienti dal Belgio per con-

durre la ricerca nel sifone onde trovareFreddy Sonck. Da quel momento ci rin-contrammo ogni anno nelle riunioni na-zionali della Federazione francese di spe-leologia. Le mie funzione di responsa-bile nel campo del soccorso speleologi-co furono l’occasione per incontrarcisempre più assiduamente.

Bernard aveva una conoscenza ap-profondita delle persone e delle struttureinternazionali ed i miei primi passi inquesto settore sono stati guidati dai suoipreziosi consigli.

Dal 2006 siamo diventati inseparabi-li amici e restavamo sempre in contatto.Il soccorso ci ha impegnati in seminariinternazionali, conferenze della Com-missione di soccorso dell’Unione inter-nazionale di speleologia, poi incontri va-ri, incontri della U.I.S. (Grecia, Texas,Puerto Rico ...) ed i nostri andare e tor-nare tra il Belgio e la Savoia diventaro-no sempre più frequenti.

Ed è così che io porto il mio contri-buto nel campo della conoscenza dei pi-pistrelli agli speleologi belgi e Bernardorganizza escursioni nelle cavità belghecon i referenti di spiccata conoscenzascientifica.

Quando la malattia cominciò ad im-pedire le performances fisiche, Bernardsi lanciò nella fotografia ipogea con in-quadrature di rara definizione. Il suo con-tributo in questo settore cresce, è note-vole e può fornire un valido documen-to dell’attività che conduciamo.

Infine abbiamo usato e abusato delsuo numero SOS per l’informatica pertrovare le soluzioni giuste per il malfun-zionamento di tutti i nostri computer oper far fronte alla nostra ignoranza inquesto campo.

Alla fine, ci spalleggiavamo l’un l’al-tro da progetto a progetto per guadagna-re alcuni momenti di vita. Bernard trovògli archivi di André Slagmolen che ci

aveva preceduto nel campo del soccorsointernazionale. Fu così in grado di rea-lizzare una presentazione power point ri-guardante la storia della Commissionedel soccorso speleologico della U.I.S.Ho sperato fosse lui stesso a presentarlaalla 12° Conferenza di Soccorso speleo-logico della U.I.S. in Bulgaria nel mesedi maggio 2011, ma purtroppo non ebbela forza di affrontare il viaggio. È conuna certa emozione che ho fatto tale pre-sentazione a suo nome.

Per diversi mesi, metodicamente, hamesso a posto le sue cose distribuendoagli uni e agli altri dossiers e scatolonial fine di poter continuare l’opera spe-leologica. Sapeva che se ne stava andan-do, così ha voluto approfittare di questachance per organizzare la sua partenzaprossima. Riteneva di avere la fortuna dipreparare la sua morte. Da parte nostra,amici, famiglia, speleologi, facevamo ditutto per ritardare la scadenza. Ho recu-perato gli scatoloni del Soccorso inter-nazionale, parte della sua collezione diadesivi speleologici (probabilmente lapiù fornita al mondo) sul tema del soc-corso. Ho ancora davanti agli occhi i bi-glietti da visita che aveva stampato a ta-le scopo per estendere la sua rete. Avevascritto “entrate nella leggenda ...”

Più che nella leggenda, Bernard è sta-to un protagonista della speleologia e noieravamo consapevoli del fatto che eraparte integrante nella storia della speleo-logia.

Al di là dei periodi vissuti in tutti icontinenti, sul Carso e nel Carso, ognunodi noi, in momenti diversi, ha condivisoesperienze e conoscenze, ma è insiemeche abbiamo fatto un viaggio di rifles-sioni sul senso della vita e della morte.

Bernard aveva preparato la cerimoniaper la sua partenza: è stata di una inten-sità eccezionale e coloro che hanno po-tuto essere presenti non potranno di-menticare.

Siccome durante questa maledettamalattia abbiamo potuto dirci Addio di-verse volte, io ho ancora la speranza, chea seconda dei luoghi o paesaggi in cui mitrovo potremo nuovamente dirci Addio.

Un ringraziamento ai suoi amicispeleologi del Belgio ed al loro contri-buto:

Richard Grebeude, Benoit Lebeau,Gerald Fanuel, Jean Marc Mattlet.

Christian Dodelin 22 settembre 2011

traduzione dal francese a cura diDorine Peyrot Perotti

Le 21 février 2011, devant le Mt Blanc, Anne Françoise Laurent femme de Bernard Urbain, Bernard Urbain, Anne et Gérald Fanuel, Christian Dodelin.

Le 21 février 2011, devant le Mt Blanc, Anne Françoise Laurent femme de Bernard Urbain, Bernard Urbain, Anne et Gérald Fanuel, Christian Dodelin.

INCIDENTI SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO • INCIDENTI SOCCORSO A

ATTIVITÀ DI SOCCORSO NAZIONALE 2010

GRAFICO ATTIVITÀ 2010

0

500

1000

1500

2000

2500

ESCURSIONIS

MO

SCI PIS

TA

ALTRO

ALPIN

ISMO

FUNG

HI

AUTO-M

OTO

SCI ALP

INIS

MO

MOUNTA

IN B

IKE

LAVO

RO

RESIDENZA

ALP

EGGIO

SCI FUO

RI PIS

TA

SNOW

BOARD F

UORI P

ISTA

FERRATE

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ATA IN

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SIA

PARAPENDIO

TURIS

MO

CACCIA

TORRENTI

SMO

ALLUVIO

NE

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NTI F

UNE

SNOW

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ISTA

RECUPERO A

NIMALI

CASCATE G

HIACCIO

SCI FONDO

SPELEOLO

GIA

SCI ESCURSIO

NISTI

CO

EQUIT

AZIONE

PESCA

INCID

ENTE A

EREO

DELTAPLA

NO

INTERVENTI 5.813

TECNICI C.N.S.A.S. 27.996

MILITARI 898

INTERVENTI U.C.R.S. 37

INTERVENTI U.C.V. 57

TOTALE UOMINI 28.894

INTERVENTI CON ELICOTTERO 3.060

ELICOTTERI IMPIEGATI 3.116

U.C.R.S. IMPIEGATE 92

U.C.V. IMPIEGATE 75

TOTALE INFORTUNATI 6.027

GENERALE

ALPINO E SPELEOLOGICO • INCIDENTI SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO

SUDDIVISIONE PER ATTIVITÀ 2010ESCURSIONISMO 2.096 34,8%

SCI PISTA 848 14,1%

ALTRO 465 7,7%

ALPINISMO 447 7,4%

FUNGHI 264 4,4%

AUTO-MOTO 234 3,9%

SCI ALPINISMO 219 3,6%

MOUNTAIN BIKE 215 3,6%

LAVORO 179 3,0%

RESIDENZA ALPEGGIO 177 2,9%

SCI FUORI PISTA 146 2,4%

SNOWBOARD FUORI PISTA 99 1,6%

FERRATE 92 1,5%

ARRAMPICATA IN FALESIA 69 1,1%

PARAPENDIO 69 1,1%

TURISMO 68 1,1%

CACCIA 50 0,8%

TORRENTISMO 46 0,8%

ALLUVIONE 41 0,7%

IMPIANTI FUNE 30 0,5%

SNOWBOARD PISTA 29 0,5%

RECUPERO ANIMALI 22 0,4%

CASCATE GHIACCIO 22 0,4%

SCI FONDO 19 0,3%

SPELEOLOGIA 19 0,3%

SCI ESCURSIONISTICO 17 0,3%

EQUITAZIONE 16 0,3%

PESCA 13 0,2%

INCIDENTE AEREO 11 0,2%

DELTAPLANO 5 0,1%

CADUTA 1.997 33,1%

MALORE 840 13,9%

PERDITA ORIENTAMENTO 603 10,0%

SCIVOLATA 502 8,3%

ALTRE 395 6,6%

RITARDO 295 4,9%

INCAPACITA' 260 4,3%

SCONTRO 191 3,2%

VALANGA 189 3,1%

PROTEZIONE CIVILE 135 2,2%

SFINIMENTO 114 1,9%

SCIVOLATA NEVE 112 1,9%

MALTEMPO 86 1,4%

CADUTA SASSI 60 1,0%

SCIVOLATA GHIACCIO 50 0,8%

NEBBIA 44 0,7%

FALSA CHIAMATA 37 0,6%

CORDA DOPPIA 37 0,6%

PUNTURA INSETTI 33 0,5%

CEDIMENTO APPIGLI 26 0,4%

CROLLO 8 0,1%

FRANA 5 0,1%

CADUTA CREPACCIO 5 0,1%

FOLGORAZIONE 2 0,0%

MORSO VIPERA 1 0,0%

SUDDIVISIONE PER CAUSA 2010

INCIDENTI SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO • INCIDENTI SOCCORSO A

ALPINO E SPELEOLOGICO • INCIDENTI SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO

GRAFICO CAUSA INCIDENTI 2010

0

500

1000

1500

2000

2500

CADUTA

MALO

RE

PERDITA O

RIENTAM

ENTO

SCIVOLA

TA

ALTRE

RITARDO

INCAPACIT

A'

SCONTRO

VALANGA

PROTEZIONE C

IVIL

E

SFINIM

ENTO

SCIVOLA

TA NEVE

MALT

EMPO

CADUTA SASSI

SCIVOLA

TA GHIA

CCIO

NEBBIA

FALSA C

HIAM

ATA

CORDA DOPPIA

PUNTURA INSETTI

CEDIMENTO A

PPIGLI

CROLLO

FRANA

CADUTA CREPACCIO

FOLGORAZIO

NE

MORSO V

IPERA

NAZIONALITÀ INFORTUNATI 2010ITALIA 4.899 81,3%

GERMANIA 506 8,4%

EUROPA (ESCLUSO D-F-A-CH) 232 3,8%

ALTRI 202 3,4%

AUSTRIA 79 1,3%

FRANCIA 55 0,9%

SVIZZERA 54 0,9%

INCIDENTI SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO • INCIDENTI SOCCORSO A

CONDIZIONE INFORTUNATI 2010 IN %

SUDDIVISIONE PER STATO FISICO

25,4%

30,9%

26,2%

9,5%

7,8% 0,3%

ILLESI

FERITI LEGGERI

FERITI GRAVI

FERITI COMPROMESSEFUNZIONI VITALI

MORTI

DISPERSI

25,4%

30,9%

26,2%

9,5%

7,8%

0,3%

ILLESI 1.528 25,4%

FERITI LEGGERI 1.861 30,9%

FERITI GRAVI 1.578 26,2%

FERITI COMPROMESSE FUNZIONI VITALI 575 9,5%

MORTI 469 7,8%

DISPERSI 16 0,3%

ALPINO E SPELEOLOGICO • INCIDENTI SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO

118/ELISOCCORSO 2.277 73,1%

U.A.A.D. 705 22,6%

PROTEZIONE CIVILE 44 1,4%

PRIVATO 24 0,8%

VIGILI DEL FUOCO 23 0,7%

GUARDIA DI FINANZA 8 0,3%

CARABINIERI 7 0,2%

CORPO FORESTALE 7 0,2%

STRANIERO 7 0,1%

S.A.R. 7 0,2%

POLIZIA 4 0,1%

ESERCITO 3 0,1%

IMPIEGO ELICOTTERI

GENNAIO 619 10,3%

FEBBRAIO 590 9,8%

MARZO 509 8,4%

APRILE 293 4,9%

MAGGIO 278 4,6%

GIUGNO 399 6,6%

LUGLIO 790 13,1%

AGOSTO 1.144 19,0%

SETTEMBRE 586 9,7%

OTTOBRE 335 5,6%

NOVEMBRE 135 2,2%

DICEMBRE 349 5,8%

MESE INTERVENTI

INTERVENTI NON SOCI-SOCI CAISOCI 405 6,7%

NON SOCI 5.622 93,3%

SESSOFEMMINE 1.591 26,4%

MASCHI 4.436 73,6%

54 il Soccorso Alpino dicembre 2011

STATISTICA INCIDENTI 2010 SOCCORSO ALPINO VALLE D’AOSTA

TIPOLOGIA INFORTUNI PERSONE SOCCORSE

numero totale interventi 903

di cui:

sanitari 400

ricerche e ricognizioni effettuate 36

altri 3

numero totale persone soccorse 969

di cui:

persone soccorse 947

persone non recuperate 20

persone disperse 2

feriti 425

illesi 81

deceduti 17

maschi 624

femmine 309

sesso sconosciuto 14

totale 947

CLASSIFICAZIONE PERSONE INFORTUNATE

italiani 649

inglesi 74

paesi dell’est 44

francesi 43

altro 40

Europa altri stati 33

spagnoli 18

nazionalità sconosciute 16

tedeschi 15

svizzeri 11

austriaci 4

totale 947

DURATA INTERVENTI

0 0,5 649

0,5 1 362

1 1,5 34

1,5 2 12

2 2,5 4

2,5 3 5

3 3,5 8

3,5 4 1

4 4,5 1

4,5 5 1

5 5,5 1

6,5 7 1

8 8,5 1

10,5 11 1

>12 2

ATTIVITÀ COINVOLTA

sci pista 375

altro 192

escursionismo 110

alpinismo 74

sci fuoripista 48

sci alpinismo 21

auto-moto 19

interventi UCV 19

lavoro 18

mountain bike 16

turismo 13

interventi UCRS 9

arrampicata sportiva 5

cascata ghiaccio 5

torrentismo 2

ferrate 1

caccia 1

canoa 1

equitazione 1

impianti a fune 1

L a Stazione del Soccorso alpino diVerona, lo scorso 21 ottobre, hafesteggiato i quaranta anni dalla

sua istituzione alla Gran Guardia, difronte alla platea gremita di famigliari,amici ed ex soccorritori. Al giornalistaMarco Puliero il compito di ripercorreregli anni di attività dalla fondazione, non-chè di moderare l’interessante tavola ro-tonda sul tema Passione in sicurezza, cuihanno preso parte Maurizio Giordani, al-

pinista di fama internazionale, Pier Gior-gio Baldracco, Presidente nazionale delCorpo nazionale soccorso alpino e spe-leologico, Umberto Martini, Presidentenazionale del Club alpino italiano, Mi-chelangelo Gozzo, Vice presidente dellaSezione veronese del C.A.I., Stefano DeBon, un ragazzo salvato dai volontaridella Stazione una notte del gennaio del1995, nonchè il Capo stazione MarcoVignola. Sul palco sono saliti i Capi sta-

zione che si sono succeduti nei decenni,ai quali è stata donata una targa comme-morativa. Infine il Delegato della XI De-legazione Prealpi venete Giorgio Coccoe il Vice presidente regionale del Soc-corso alpino e speleologico Veneto, Gio-vanni Busato hanno consegnato il librorealizzato per l’occasione e una magliet-ta, con il logo della serata e del quaran-tesimo, a tutti i soccorritori, del presen-te e del passato.

Il Soccorso alpino

di Verona ha

compiuto

40 anni

Il Soccorso alpino

di Verona ha

compiuto

40 anni

a cura diMichela Canovaa cura diMichela Canova

Celebrati i festeggiamenti con unainteressante tavola rotonda sul tema: Passione in sicurezza

56 il Soccorso Alpino dicembre 2011

Una tre giorni ricca di attività,contenuti e di significati quellatenutasi presso l’ormai noto Ho-

tel Touring di Coccaglio (BS) nei giornidi venerdì 30 settembre, sabato 1 ottobree domenica 2 ottobre 2011

L’inizio dei lavori è stato dato dallariunione del Consiglio nazionale nel tar-do pomeriggio di venerdì con un ordinedel giorno di soli quattro punti ma conl’intento specifico di preparare e predi-sporre correttamente l’Assemblea nazio-nale del giorno seguente e, soprattutto, laTavola rotonda ampiamente annunciatanei mesi precedenti e di fatto decisa nel-l’Assemblea nazionale precedente ovve-ro il 14 maggio 2011.

Contemporaneamente al Consiglionazionale si è tenuta anche l’Assembleadella Scuola nazionale Tecnici(S.Na.Te.) presieduta da Piergiorgio Vi-di, Direttore della stessa Scuola.

L’Assemblea nazionale ha avuto ini-zio, come da convocazione, sabato 1 ot-tobre alle ore 10.30 con un nutritissimoordine del giorno composto di ben sedi-ci punti.

Il Presidente nazionale, in un silenzioirreale, ha ricordato gli appartenenti alC.N.S.A.S. purtroppo deceduti per di-versi motivi nei mesi intercorsi dall’altrariunione.

Eletto, per acclamazione, il segretariodell’Assemblea nella figura di GiulioFrangioni è stato approvato, senza parti-colari problemi, il verbale della riunionedel 14 maggio 2011.

Una lunga serie di comunicazioni delConsiglio nazionale ha fornito le ultimenotizie ai convenuti fra i quali, come daqualche tempo adottato, sono invitati an-che i Delegati non necessariamente ap-partenenti all’Assemblea nazionale.

Il clima, già notevolmente caldo per

le temperature fuori stagione, si è indi-scutibilmente surriscaldato discutendodella nuova figura tecnica di base(O.S.B.) e di aggiornamento del Pianoformativo S.Na.Te. palesando un inte-resse e un’attenzione alquanto rilevanti.

Le modifiche degli art. 1; 5 e 6 delloStatuto così come le modifiche degli art.6; 7 e 43 del Regolamento generale han-no ricevuto, dopo attenta analisi, l’ap-provazione unanime dell’Assemblea cheattende, dunque, l’accettazione degli or-gani competenti del C.A.I.

La costituzione della commissioneper la stesura del Regolamento attuativorelativo all’art. 54 del Regolamento ge-nerale e la gestione della Sezione nazio-nale C.A.I. hanno fatto da preludio a quel-lo che è stato un tema alquanto dibattutoovvero l’applicazione del D. lgs. 81.

Toni enfatici indicativi di un’atten-zione piuttosto alta in tutti i Servizi re-gionali/provinciali hanno caratterizzatoquesta parte dell’Assemblea costringen-do spesso il Presidente nazionale a ri-chiamare l’ordine invitando, in alcunicasi, a contenere i toni.

L’aggiornamento sull’accordo carto-grafico con il Dipartimento nazionale diProtezione civile ha confermato che ilsolerte impegno messo in campo sta dan-do frutti significativi.

La bozza dell’accordo con il Corpoforestale dello Stato è stata attentamenteanalizzata e in seguito approvata appa-gando le attese dei Servizi regiona-li/provinciali.

Altro punto sicuramente caldo è sta-to l’aggiornamento dei rapporti con lePrefetture e la tematica delle persone di-sperse. Il tema è notevolmente attuale eparecchio spinoso provocando non pochigrattacapi un po’ ovunque sul territorionazionale.

La gestione delle esercitazioni congli elicotteri militari è stato chiesto al-l’Assemblea nazionale di demandarla al-le Scuole nazionali così da ottimizzare lerisorse.

Per quanto attiene il punto riguar-dante il certificato medico, dopo un ser-rato confronto, è stato deciso di attener-si a quanto riportato nel Regolamentogenerale attendendo gli esiti degli in-contri legati al D. lgs. 81.

La giornata di sabato, contrariamen-te alle attese in fase di programmazionedei lavori, è stata interamente dedicata al-l’Assemblea nazionale rinviando alla do-menica mattina l’inizio della Tavola ro-tonda.

La notte dovrebbe portare consiglio,certo è che la domenica mattina, iniziatii lavori della Tavola rotonda, i toni di al-cuni erano gli stessi della sera prima si-curamente anche per l’importanza e ilpeso dei temi da dibattere.

Certamente il dato che ha fatto alte-rare il Presidente nazionale e buona par-te dei presenti è da imputare alle defe-zioni di alcuni rappresentanti che hannopreferito lasciare Coccaglio anzitempounitamente ad alcune assenze pesanti ri-guardo Servizi regionali che non hannopreso parte ai lavori sin da subito.

La Ricerca persone nella sua decli-nazione più ampia (smarrite, disperse,scomparse – definizione; terreno imper-vio e ostile - definizione; problematichedel coordinamento; la posizione del Di-partimento P.C.) ha visto un serrato con-fronto incardinato su esempi concreti esituazioni vissute ormai quotidianamen-te dal C.N.S.A.S.

La Formazione interna e la sua co-niugazione giustamente interrogativa (LeScuole nazionali vanno bene? Quali cor-si devono restare Nazionali? Scuola

Coccaglio 2011

da sinistra: Maurizio Dellantonio, consigliere nazionale; Danilo Barbisotti, consigliere nazionale; Aldo Paccoia, consigliere nazionale; Valerio

Zani, Vice presidente nazionale CNSAS; Pier Giorgio Baldracco, Presidente nazionale CNSAS; Adriano Favre, consigliere nazionale;

Corrado Camerini, Vice presidente nazionale CNSAS; Dario Jannon consigliere nazionale; Giulio Frangioni, coordinatore di segreteria.

quadri: quali obiettivi per i prossimi treanni?) hanno prodotto un dibattito viva-ce e costruttivo volto al miglioramento diuna struttura che deve fare della forma-zione il suo zoccolo duro sul quale inne-stare tutto il resto.

Parallelo, anche se sicuramente com-plesso e allo stesso tempo delicato, il te-ma della Formazione esterna alC.N.S.A.S. Più che mai il punto di do-manda è necessario a proposito di que-st’aspetto declinato, soprattutto per sti-

molare la discussione, in alcuni commi:perché, a chi, come e con quali risorse;squadre in supporto dei Servizi regiona-li; Direzione nazionale? Se sì con qualicompiti; Con che uomini? Con che ri-sorse?

Il tema è attuale ma forse addiritturaobbligatorio. Il C.N.S.A.S. è arrivato a unbivio e la strada da scegliere, a detta ditanti, è imposta da una condizione chenon lascia possibilità. Dopo anni passati aformare, molto bene peraltro, i soli ap-

partenenti alla struttura è arrivato il mo-mento di formare, nei debiti e giusti mo-di, donne e uomini esterni al C.N.S.A.S.?

Verrebbe da dire “ai posteri l’arduasentenza” ma stavolta bisogna che la sen-tenza sia pronunciata da noi stessi e intempi brevi. E la Tavola rotonda sembraproprio abbia detto sì anche se non in-condizionato.

Valerio ZaniVice presidente nazionale CNSAS

N elle giornate del 22 23 e 24 set-tembre si è tenuto a Torino pres-so il polo fieristico del Lingotto

il IX Congresso nazionale della SocietàItaliana Sistemi (S.I.S.) 118, intitolato118: l’impegno che fa la differenza. Lagaranzia dei percorsi appropriati.

Durante le tre giornate sono stateaffrontate le differenti tematiche checoinvolgono il mondo del 118, dal rap-porto con il volontariato alle tematichesanitarie con una sessione specificata-mente dedicata all’elisoccorso. Al con-vegno ha partecipato il C.N.S.A.S. conla partecipazione del Presidente nazio-nale Pier Giorgio Baldracco in qualitàdi moderatore nella sessione che haaffrontato le tematiche relative almondo del volontariato cooperante conil Sistema 118.

Nella stessa sessione è intervenuto ilPresidente regionale del Soccorso alpi-no speleologico piemontese AldoGalliano con un contributo nel quale haevidenziato l’importanza del rapportosinergico con il Sistema 118, eviden-ziando la necessitò di poter continuaread operare al fine di mantenere elevatistandard operativi di soccorso, oggigarantiti dai Sistemi di elisoccorso.Galliano ha inoltre evidenziato l’impe-gno del C.N.S.A.S. nel garantire stan-dard operativi sempre più elevati, attra-verso l’attuazione di articolati piani for-mativi, che sempre più sono orientativerso standard di elevato contenuto tec-nico nella formazione e verifica dellecapacità operative di tutto il personaleimpiegato in organico.

Nella sessione Elisoccorso sonostate affrontate sempre dal Soccorsoalpino le tematiche riguardanti la pre-sentazione dei Piani formativi e le dota-zioni tecniche dei T.E.

Congresso nazionale

SIS 118a cura di: Ruggero Bissetta

Buon Natale

e felice Anno Nuovo

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