Pace Nel Dopo Riforma

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Historia italiana

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  • ANDREA BRUSCHI

    negffelen' '&i Rome ni Genlue. Des fdles entre cieux chaires en France ar4 xvle sicle,paris1997, pp. 385 -478.

    62.La Primaudaye, Adui, (...). Troisiesme edion,,,Epi,.re au Roy',, pp. g-9.63' Pierre de La Primaudaye, Aduis sur Ia necessit etforme d'un s. concile, pour luniondes Esglises Cltrestiennes en to Fol Catholique, sainct exercice dicelle. Second edition,Saumur161 1 '

    'Adverdssernent aux lecteurs ,,r, * 2. edidon de cest Advis", senza nurneri di pagina.64'Picor' iistoire des Etatj gnraux,Iil, pp. 4GG-4GL; vedi ancheA. Thllo n, La Ftan-ce e le concile de TVente (t5IS-iigS),R;;, tgg7, p.417 e n.65 ' La Primaud a7'e, Aduit (...). Troisiesme edition, "Episrre au Ro\,,,, pp. I 0- I 3.,66' La Primaudaye, Aduit (...). Tvoisiesme edition, "preface aux vrais chresriens 6 bonFranqois des trois ordres de ce Royaume, gui craignans Dieu honorent le Roy,,, pp. za-29.67. La Primaud a1,e, Adais, pp. 264-26g.

    ,,

    68. La Primaudaye, Aduis, pp. 2g2_2E4.

    69. La Prirnaud aye, Aduis, pp. 26g_27A.

    7a'LaPrimaudaye, Adut",pp. 272-275: oEd (...) cerro, che un ral numero di perso-ne raccomandabili per I'irr, conosce nza, edesperienza, esercirer). sempre una pi forte in-fluenza sul popolo per far si che esso acconsenra con pacifico coraggio ai decreri ,Cel Conci-lic, Considerato.anche che gli uomini elemi tra molre migliai*, porr"nno essere arricchiti djpersonali doni di grazia dello spirito divino (poiche oio-l corrcede a chi vuole, e spesso acoloro che teniarrlo in minor considerazione) f.r.he forni-scano qualche buon consiglio ciu-rante il dibamito, e rendano sen'izio alla pace della Chiesa ed all'unione in lei di rurri i suoimembri; visto anche che ben noto che li ,ono lerie persone di quesri or,iini ben esercira-re neilo studio delle sante lemere e di ogni buona domrirr"u. vedi anche pp, 300:30I.71' La Primaudaj'e, Aduit (...). seconde edition, pp. 22-26.

    Pace nel'dopo RiformiJohn Bossy

    Italia*All'ini zio di queste quattro confcrenze vorrei ringraziare il Masrer' e

    i Fellows del Trinirr College per avermi concesso l'onore di invitarmi atenerle; e vorrei anche ricordare due precedenti conferenzieri. Il primo Outram Errennett che tenne le sue confer enze sulla Contro-Riformanel 1951, il secondo Denys Hay che, venr'anni pi tardi, ne renne unaserie sulla Chiesa in Italia nel )t/ secolo', Sono interventi difficili dauguagliare per vivacit, struttura, ricchezza di conrenuri culrurali eumani, per non dire dell'eloquenza. Le loro ombre saranno presenti inquesti interventi. Sar meno otdmism di Evennetr e meno pessimista diH^y, perch parler in parte di qualcosa di diverso. Nel framempo, vo-glio esprimere la mia gratitudine a Evennett per la visione panoramicadella Contro-Riforma, senza ia quale probabilnrenre non al'rei potutofa calizza e sto ricamen te I' argo m ento. Queste co nfer enze p osso no co s tr-tuire un complemento o una contrapposizicne, ma vertono comunquesullo stesso tema. Debbo un rin graziamento particolare a Denys Hay,per avermi introdotto a quel momento magico ciella storia deil'Occi-dente in cui il duca Giovanni Maria Visconti di Milano invano ordindche la parola pax venisse omessa dalla messa e -sostituita dal terrninehranquillitaf: Et in terra *anquillitas.

    Il mio titolo originaie era fuforal Tradion and Counter-Reformation;che andr bene per le prime due conferenze. Non nri soffermer sul se-condo termine e user parole come 'Riforma' con parsimonia, o non leuser affatro. Almeno sul versante cattolico ritengo che si pcssa procede-re facilmente serlza di esse . l,{oral Trad,itiorc un rermine che ho coniato

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  • JCHN BOSSY

    personalmente in riferime nto al Afrer Vso unisce t,e diversi significad: 'il.;n e::ye-di Alasdair Maclnryrd. Es-

    essere un cristian,nemico;irfatto;:tqtl*;;;riliT:flTo',:H: J#:T,T"T*la genre ,i ,.or,r*ntl

    m questi tempi e i" 9ut .

    rrgri, .t;*rr.

    .h.3*: jf lt',T::l.:Ji#,"1;::::?::*i*'tu'i,'J,gil'*;chiesa. r.

    .oj,r'-"^tl,lsi in questione e i luoght, , JJ. l. o.r*ne della

    ,rg,,"d"u" r.;;il:"ilfi.::n:#ff'lt: varie rorme; i f.. qu*,".

    Questa r.'-," Moral Tradition.orlll'*s"..s.luir,'.si spiega da s, nel .itolo I'ho ,orril;;.l--,t-tnto che il termine nonn1j.l..lff ;3:d:.o."n".,':.il:il?.ifi :j",iinfi ;::j:della Riform.

    . _rr,"

    coscienza delle pooolazioni occjdenraji alin poi. Irr.r"rrrirurrjt::t^tt-oot t"pt" to'" ne. stato ;; t.,.,

    "r;'Ilij-*"fu riH**Tilli'iffi triff.[.'r,,,."'{#sempre pi essenziale della ,rr. *.r.a. il:h. ha I ulterioe;;;;;#jl'l""ll''11-'i qui, il .resto del mio titoro,derre ot. o*,i,

    ":i[f:': jt j,"ff l*il,r-"_::': u'.n,,J"",azioneF,.tff i:lf*;x*T 11 # :1iqif::','r:*;Tffi ;chiesa occientale, quari emersero dopo l"t -T1" alcuno dei rami deJlaspeciale nell'affermarsi della ;r;

    ^r;;:;;;trorma, derenere un ruolo

    renze indagh.r ,.lurro di questi ,^^

    ^aa!'kllla fine.della confe-

    pregiudizio nei suoi confronti. a sofferto qualche forma diAltre osservazioni

    te arrivasse all,odio ,. !rt-" di cominciare. Non chieder perch la gen_

    ::,1;";i,,;;J""'l,t,i;ii:'fiiff:::l*:,n:fu ;sur campi di azione _.d;o]"lriJi.;;;;credo che prob"bilment. fosse questo u ."rrr"ojl.l- T:.": ::t"11 poichdi o n de| rempo. c*.h.J;;-J:I:1,:n"o dt gavi ! detla Mo)at lia-rjcolae delre elaziont T,ij::: farmi troppo coinvolgere dal caso par-a; pro*r,*-u:;;il"-ane tra protestand t t*rol;a"o fr" otil*tnot,p.,,oouuo,.,];,:ffi

    ,iliffi:,i"H,,*,lm:'.;#:t

    PACE NEL .DOPO RiFORMC

    quaftro Paesi separatamente, perch in ognuno c' una storia diversa eperch talvolta avr bisogno di ritornare agli aspetti politici locali. Infi-ne, chiedo la vostra indulgenza per avere scelto un argomenro cosi este-so e' forse, piuttosto nuovo. Ritengo che si trovi in uno sraro molto flui-do e che la sua forma e la sua irnpor tanza finali rimangano incerri.

    E giusto iniziare con I'Italia, poich I'ItaIia b stata un arnbiente favori-to della Moral Tradion. Quella tadizione ha avuto qui un vigore specia-le e ha costituito parte integrante della vita sociale e politica. I.{ell'enrro-terra della Liguria, oggi cosi 'classicamenre' descritto " Orvaldo Raggio,la legge e il governo coincidono con la pace nella faida, o\ ero con unaforma di pacificazione e di arbitrato ra coloro che si trovavano in uno sra-to di inimicitia, seguita da una compensazione ai parenti, narurali o no,per le offese. Lo sffurnento, si pub dire, per continuare l'esiste nza I' in-strumentum pacis, redatto e conservato presso il notaio. Le chiese hannoaltari dove si celebrano tali paci: nel."io pi semplice, nienremeno chenostra Signora dei miracoli. Viene scambiato il bacio della pace; possonoseguire matrimoni, che proiettano nel futuro relazioni ami.h.rroli o nuo-ve ostilit' Qui, i preti della parrocchia o pieuenon sono coinvold che co-rne parti in causa' dal rnomento che ognuno di essi rappresenra la propriaparentela: il notaio, il signore locale, il commissario dello Stato in visitaPer conto della Repubblica genovese, rappresenrano gli arbiui; virtual-mente il clero non ha niente a che vedere .on rurro cib, e ruffavia il pro-cesso di paci ficazione un opera della cristianit).. E anche essen zialepertutto il resto. Cito Raggio: nsi costruisce I'unit) politica del gruppo pa-rentale soprattutto sulle inimicizie,le loro risoluzi,cni e le pacins .-

    Si dir): I'entroterra della Liguria I'entrorerra della Ligrrri", non lapianura padana, Ven eziao Milano. Ma quel che abbiamo ,roi"to qui unmodello di quanto vigeva nella penisola e nelle sue appendici, e non solonelle montagne e nelle isole, qu,"rrr,rnque li si pr.r.rrasse in moJ" pit,evidente e con rninori alternative. La Moral Tadirion,di cui Ia Liguri" of-fre un esemPio particolarmente funzionale, prosper in monragna e inpianura, in citt) e in campagn2, al nord e al ,,rd. Ai pi alti liv.tti"i raffi-netezza politica espressi in et. rinascimenrale si p" idendficare un suoindebolimento: lo Stato, che teneva il campo in iig,rri" agir) pi direma-2t8

    ztg

  • ]oHN BOSSY

    mente in Toscana. Ma simili fenorneni acquisteranno import artzanel lun-go periodo: a quell'epoca non ave\/ano ancora rurbaro la ..rrtr"lit di que_sta tradizione nella coscienza morale degli iraliani. Lkalia era la patria del-Ie confraternite, fra le cui carafferistiche c'era la risoluzione di conrese rrai vari membri; era anche la paria di frad come san Bernardino che predi-carono incessantemente il miracolo sociale a vasre folle nelle cirt) del XVsecolo; l'Italia fu anche la pauia del reale e al conre,mpo romanzesco pio-vano Alomo, che ia ricerca di carit) e di buon ,r-or., dentro e fuori del-1'{-lccellatoio (una locanda a Marioli, fuori Firenze), ha reso un classicoraPPresentante dell a Moral Tradion e l'eroe di un best-seller non sop-presso dalla Contro-Riforma, LItaIia fu la paria, per finire, dell'ugual-mente ma ffagicamente famoso mugnaio Dornenico Scandella, aliasMe-nocchio, il quale pensava, se ho ben capito, che il Vangelo pote-qse ridursiaile parole ufumefti a noi i nostri debitir. Ir{on era I'unLo

    "

    pensarla'cos}6.Ci fu mclta confusione nella penisola duranre i decenni tra la com-

    Parsa di Lutero al di 1 delle Atpi e il Concilio di Tlenro, e uno degli ele-mend oggetto di confusione fu la concezione di que sta Moral Tradition.hlon Penso qui allo scetticismo radicale di lr4achiavelli riguardo all'ud-lit dell'etica cristiana, ma alla confusione esistenre rra le fila di colorodai quali doveva scaturire la Contro-Riforma. Iilustrer brevemenrequesto aspetto traendo spunto dall a carriera di Gian Matteo Gibeni, di-visa in seguito al terribile sacco di Roma del 1527 tra la sua polirica eu-roPea in qualit di segretario di Stato del papa Clemenre XWI, deditoquanto lt4achiavelli alla 'libert d'Italia , e il suo governo ecclesiastico inqualit) di vescovo di Verona, da quel momenro fino aila morre nel1543. La prima Parte fu un fiasco, la seconda ispir una generazione disuccessori. Era un uomo molto vigoroso e, secondo i suoi medici, colle-rico, e rnostr entrambe ie caratteristiche in ogni fase del suo curriculumuitae trella sue impazienza di 'rinnovare il mondo' egli averra persegui-tato Carlo V con instancabile inimicizia ed anche il suo

    "rr.ggirrrrroda vescovo non fu molto diverso. Come dichia rava con una cerra com-piacenza, nan era un'bon compagno'. Da molti, incluso un altro nemi-co Personale, Pietro Aretino, veniva considerato un drannico distrurro-re dei buoni vecchi usi del cattolicesimo italiano, il crearore di un sisre-

    t.rna di spionaggio sociale, un portatore di d,lscordia e odio nella citt di

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    PACE NEL 'DOPO RIFORIvIA'

    Romeo e Giuliema. Aretino non cosritui cerro una buona pubblicit perla sua causa, ma b necessario considerarla perch essa anticipa molti te-mi che ritorneranno a tempo debitoT.

    Gibeni era certamente consapevole che il riappacificare rientrava neidoveri di un vescovo; pu darsi che credesse di non essere molto abile inci, dato che a Verona diede I'incarico a uno dei suoi canonici, I'organi-sta della camedralet. Corne la maggior parte delle persone nel XW sec.,quando espose ci che intendeva per carit, mise la riapp acificazione del-ie contese alla fine di una lista di opere di pubblica ben efi,cenzae. Egli die-de origine ad un importante innovazione: il liber prl descriptione anima-?^rm, pi tardi status animarumche ordin ai suoi curati di tenere. Si trat-rava di un elenco nominale di quanti erano sotto la loro cura, che regi-strava pure I'osservanzadel precetto pasquale dei fedeli: una lista di colo-ro che non vi avevano o$emperato doveva essere tenuta per obligarli aduniformarsi alla normativa vigente. Questo intervento 'chirurgico' con-duce al cuore della nostra questione, dato che l'inimi cizia era una delledue principali ragioni che tenevano lontane le persone dalla comunione:I'altra ragione era un problema sessua-le o coniugale, il che non di no-srra pertine nza. Un gruppo di persone che si poneva al 'di fuori della ca-rirl' nei riguardi di un altro, che non voleva abbandonare quelli che era-no chiamati i segni del rancore, non poteva sperare nell'assoluzione deipropri peccati o partecipare al riro della 'comune unione', o\ruero alla ce-na del Signore. La punizione di Giberd per la mancata comunione erasevera: scomunica pubblica per norne da parte del prete a messa, che nonsignific ava semplicemente esclusione dai sacramenti ma espulsione dallaChiesa e osrracismo sociale, espressi in termini anche pi aggressiv (ta-gliando i membri putrid. Ai peccatori veniva concessa almeno all'inizionon pi di una setrimana o due per ritornare sulla retta via. Cito Adria-no Prosperi: uCon l'istituzione deI liber animarum come strumento perun continuo ricorso alla severa pratica della scomunica, Ia risoluzionedelle dispute e delle iituazioni irregolari venne affidata definitivamente,non pi al sacramento come veicolo di economia morale, ma all'autori-t) ecclesiasdca in quanto taler. Giberti aggiunse alie motivazioni per unaimmedianscomunica la condofta irriverente in chiesa e lo star fuori del-la porta durante la messato-

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  • JOi{N BOSSY

    Thle Programma' interpretato rigidamenre, come lamenravano i ne-mici del Giberti, avrebbe lasciato la diocesi dopo una delle sue visite inuno stato di trauma sociale. Quando inizi a visitare d1 persona, nel1530, abbass i toni, si dimostr pi morbido nell'accogli.r. le racco-mandazioni dei pred di prendere tempo e disrinse rra irre[olarit) sessua-li e problemi di inim icizia. Nel ,.*po limitato che aveva

    " dirposizione,

    qr-rando visitava tre o quamro parrorchie al giorno, qgli us Ia sua autori-t corne paciere, cosich si pu dire che il -suo abbaiare fu peggiore delsuo morso; ma fu il suo abbaiare a essere trasmesso ai posrerit,. C' ancheun Punto centrale teologico che pu essere rilevanr. p., I'opera di Gi-berti. Egli stesso non fu proprio ,rrro 'spirituale', una j.rrorra che, comeil collega Reginald Pole, aveva adottaro l" dottrina dila giusdficazioneunicarnente Per fede; ma rnold dei suoi aiuranti potrebbero essere consi-derati tali, e uno di essi fu il suo predicarore . popolare educatore TllioCrispoldi' Crispoldi pubblic un commenro su ufumetti a'noi i nostridebid"; i veronesi incontrarono, come me, qualche difficolt a seguirlo,ma sembra che egli abbia interpretato, in forma donchisciotresca, cid cheera intrinsecamente una questione di conven ienza civile come un artoaccetto a l)io e meritevole della sua grazia: un incendvo alla devota con-tenrplaziane della generosit di Dio e a una vita di altre opere buone. Cisuona pi simile a Ockharn che a Lutero, ma concem. ,r. influssi chesono fondamentali per Ia nostra storia: l'influenza della teologia della Ri-forma e la spinta della civilt) del Rinascimenro. Tutto ci personificavaquanto Giberti aveva detto nelle sue predicazionie io credo che riveliuna buona dose di ince rtezza riguardo alla Moral Taditiryn r.

    Non si soliti individuare incer tezzanell'operaro della Societ di Ge-s, che cominci la sua-attivit) quando quella di Giberti stava per finire,e non proprio questo I'argomento del mio discors o. LaSociet). avr) unaparte nella storia, sPesso positiva; sorprendentemente, almeno per me, inquanto non ci avevo Pensato, e I'analisi di Evennett dell'etica ges,rit, nonlo aveva suggerito, la Societ. aveva in menre l'opera di paci ficazione. Laflessibilit) dell?istituzione e del suo fondatore era srara soovalurara; cinonostante questo uno dei casi in cui la flessibilirl confiha con l'incoe-renze' Ignazio fu uno 'spirituale' a modo suo, il che non corrispondeva al'modo' dei seguaci di Lutero o di Erasmo, rrL a quello di un 'devoto, del

    z6z

    PACE NEL.DOPO ruPOruT

    )ilf secolo, la cui lettura preferita era L'imitazione di Cristo; e non trovoci sia nulla di sbagliato nell'operare una distinzione nella piet del )C/ se-colo ma i1 d.,roto e il socialet3. Lattivismo con cui Ign azio trasforrnb lad.euotio mod.erna eaun attivismo di opere: opere di carit, oPere di mise-ricord.ia. Un programma di opere inteso ad aiutare le anime Per una sal-vezza che si o.r.r, a raggiungere infondendo nei convertiti i sacramentidella Chiesa, non focalizzaya,l'attenzione sulla carit) nel senso dell a Mo-ral Tradition.l.{on c'b nulla di questo negli Esercizi spirituali o nei docu-menti originali dell'Istituto gesuita, poco o niente nella pre-istoria dellaSocie.. Nel suo rnodo di vita e nel suo operare nel mondo Ie rclazioniumane semplicemenre non lo interessavano; nella meditazione di Igna-zio su quella parte di storia della Nativitl che ricordava un secondo Pun-ro cruciale della Moral Tiadition (dopo il Pater Noster), gli angeli dicono:oGloria a Dio nell'alto dei cielin e non (pace in terraagli uomini di buo-na volont).))14.

    La pacificazione appare per la prima volta nella versione allargatadellafor*ulo istitutidel tr 550, dieci anni dopo la fondazione: qui, la d'is-sid.entium reconciliatio presentata come una delle opere che la Societlsi trova a promuovere'S. Cib che accadde sembra piuttosto chiaro. I pri-mi Gesuiri rnandari a predicare nelle citt) e nei villaggi dell'Italia cen-trale si erano rrovati invitati a organiz:zae cerimonie pubbliche di paci-ficazione: quelle che avrebbero normalmente avuto luogo nei giri dipredicazione dei frati. Essi erano venuti a stanare Protestanti e simpa-tizzanti, a insegnare i[ catechisrno, a predicare la penitenza e la confes-sione; in un modo o nell'altro, intendevano sti*olare conversioni inte-riori. Scoprirono che la conversione per la maggior parte dei loro udi-rori si identificava con la composizione visibile di ostilit)" pubbliche, ildeporre le armi, il bacio della pace. La voce principale a favore cli un

    "dlg,r"rnenro a rrle dornanda religiosa dei fedeli fu quella di Silvestro

    Landini; venne ben accolta nella sede della Societ, credo come una al-rernativa orrodossa e popolare alla predic aziane della giustificazione Perfede che aveva cosriruiro il messaggio de gli spirituali. Da quel momen-to in poi, conrinuando i Gesuiti a servire come missionari in quelle cherepuravano Indie locali, la paci ficazione divenne un vessillo della loroopera e propaganda'6. Ma pub essere significarivo che quello di Landini

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  • JOi{N BOSSY

    Tale Programma' interpretato rigidamente, come lamenravano i ne-mici del Giberti, avrebbe lasciato la diocesi dopo una delle sue visite inuno stato di trauma sociale. Quando inizi a visitare di persona, nel1530, abbass i toni, si dimostr pi morbido nell'accogliere le racco-mandazioni dei pred di prendere tempo e distinse rra irre[olarit) sessua-li e problemi di inim icizia.I'{el ,.*po limitato che aveva dirposizione,qlrando visitava tre o quamro parrorchie al giorno, qgli us Ia sua autori-t corne paciere' cosich si pu dire che il -suo abbaiare fu peggiore delsuo morso; ma fu il suo abbaiare a essere trasmesso ai posreritt. C' ancheun Punto centrale teologico che pu essere rilevanr. p., I'opera di Gi-berti' Egli stesso non fu proprio ,rrro 'spiriruale', una j.rrorra che, comeil collega Reginald Pole, aveva a,Cottaro l" dottrina dila giustificazioneunicarnente Per fede; ma rnolti dei suoi aiutanri porrebbero essere consi-derati tali, e uno di essi fu il suo predicarore . popolare educatore TullioCrispoldi. Crispoldi pubblic un commenro su uRimemi a,noi i nostridebid"; i veronesi incontrarono, come me, qualche difficolt) a seguirlo,ma sembra che egli abbia interpretato, in forma donchisciotresca, Jia .h.era intrinsecamente una questione di conven ienza civile corne un amoaccetto a l)io e meritevole della sua grazia: un incentivo alla devota con-templaziane della generosit) di Dio e a una vita di altre opere buone. Cisuona pi simile a Ockham che a Lutero, ma concerrr. rr-'influssi chesono fondamentali per Ia nostra storia: l'influenza della teologia della Ri-forma e la spinta della civilt) del Rinascimenro. Tutto cid personific avaquanto Giberti aveva detto nelle sue predicazonie io cre,Co che riveliuna buona dose di ince rtezza riguardo alla Moral Traditiryn r.

    Non si solid individuare incer tzzanell'operaro della Societ di Ge-s, che cominci la sua-attivit) quando quella di Gibeni stava per finire,e non proprio questo I'argomento del mio discorso. La Societ). avr unaParte nella storia, spesso positiva; sorprendenremente, almeno per me, inquanto non ci avevo Pensato, e I'analisi di Evennett dell'etica ges,rit, nonlo aveva suggerito, la Societ. aveva in menre l'opera di paci ficazione. Laflessibilit) dell?istituzione e del suo fondarore era srara softovalutara; cinonostante questo uno dei casi in cui la flessibilirl confina con l'incoe-renze' Ignazio fu uno 'spirituale' a modo suo, il che non corrispondev a al'modo' dei seguaci di Lutero o di Erasmo, ffr a quello di un 'devoro, del

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    PACE NEL'DOPO ruPOnrr

    XV secolo, la cui lettura preferita era L'imitazione di Cristo; e non trovoci sia nulla di sbagliato nell'operare una distinzione nella piet del )il/ se-colo tra i} d.,roto e il socialet3. Lattivismo con cui Ign azio trasforrn lad.euotio mod.erna eaun attivismo di opere: opere di carit)., oPere di mise-ricordia. Un programma di opere inteso ad aiutare le anime Per una sal-vezza che si o.r.rl' a raggiungere infondendo nei convertiti i sacramentidella Chiesa, non focalizzava.l'attenzione sulla carit) nel senso dell a Mo-ral Tradition.l.{on c'b nulla di questo negli Esercizi spirituali o nei docu-menti originali dell'Istituto gesuita, poco o niente nella pre-istoria dellaSociet).. Nel suo rnodo di vita e nel suo operare nel mondo le relazioniumane sempticemenre non lo interessavano; nella meditazione di lgna-zio su quella parte di storia della Nativit). che ricordava un secondo Pun-ro cruciale della Moral Tiadition (dopo il Pater Noster), gli angeli dicono:oGloria a Dio nell'alto dei cielin e non (pace in terraagli uomini di buo-na volont).))14.

    La pacificazione appare per la prima volta nella versione allar gataellafor*ulo istitutidel tr 550,dieci anni dopo la fondazone: qui, La d'is-sid.entium reconciliatio presentata come una delle opere che la Socie t)rsi trova a promuoveret5. Cib che accadde sembra piuttosto chiaro. I pri-mi Gesuiti mandati a predicare nelle cittl e nei villaggi dell'Italia cen-trale si erano rrovati invitati a organizzare cerimonie pubbliche di paci-ficazione: quelle che avrebbero normalmente avuto luogo nei giri dipredicazione dei frati. Essi erano venuti a stanare Protestanti e simpa-tizzanti, insegnare il catechisrno, a predicare la penitenzae la confes-sione; in un modo o nell'altro, intendevano sti*olare conversioni inte-riori. Scoprirono che la conversione per la maggior Parte dei loro udi-tori si identificava con la composizione visibile di ostilit)" pubbliche, ildeporre le armi, il bacio della pace. La voce principale a favore cli un

    "d.g,r"rnenro a tale domanda religiosa dei fedeli fu quella di Silvestro

    Lanirri; venne ben accolta nella sede della Societ, credo come una al-ternativa orrodossa e popolare alla predic aziane della giustificazione Perfede che aveva cosriruito il messaggio de gli spirituali. Da quel momen-to in poi, conrinuando i Gesuiti a servire come missionari in quelle cherepuravano Indie locali, la paci ficaziane divenne un vessillo della loroopera e propaganda'6. Ma pub essere significarivo che quello di Landini

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  • ]OFIN BOSSY

    non sia un nome famoso negli annali convenzionali della Societ, cau-sa di un Problema nell'opeia di pacificazione gesuita, che non b vera-mente un"ope'.t rrel senso delle

    "lrr. loro imprese. Fece il suo i"g;;;;Per ultima tra le oPere spirituali di miseri.or,Cl", due delle quali, la con-versione del peccatore e I'istruzione dell'ignorante, erano il punro cen-rale dell'ispirazione di rgnazio. Lapacifizione non una i tali ope-re: essa comPorta la paziente sopp ortazione dei torri e il perdono delleofiflese' il che alrra cosa. Se la ...ogliamo in quesro elenco dobbiamoricordare che la rnisericordia o disdnta dall'amore . "il.;Jffi za inqlianto connota nel suo oggeffo una certa interiorit. (...) esclude l,ideadi uguaglianza tra chi dotr" e chi ricever. In veritl cade come pioggiagencile dal cielo, ma su un terreno che sta al di sotto,7. L,-;;J'ro*.noi la intendiamo, non affano quesra. E molto pi simile a un matri-monio e perfino secondo il concilio di Thenro non il sacerdote che fail matrimonio: sono Ie stesse parti che Io fanno. Non credo di gonfiarequella che Pu sembrare una difficolt puramenre teoreri ca. y,adozioneda parte dei Gesuiti del ruolo di pacifi.rtori in quesro speciale conresrofu un evento importante per il persisrere della Aftoral Tradition nell,Ira,lia della Contro-Riforma' e forse altrove. Dovremo vedere se enrr nelpatrimonio genetico della socier, nel suo insieme. \,II concilio di Trento non ebbe alcun contriburo da dare alla nosrrasioria, ad eccezione di una estremamenre vaga proposta che i rrescovi nel,Ie Joro visite esortassero alla nreligione, p".I, innocenzao,r: fu in generesordo ai suggerimenti secondo .,ti i ,n.r"*enti o Ia Chiesa fossero istiru-zioni sociali in ogni senso degno di nota. Port molti vescovi nelle dio-cesi con risultati che adesso analizzer. Dobbiarno inziare con il pi me-morabile di tali rescovi, Carlo Borromeo, i cui 19 anni nella g.rtio.r.dell'arcidiocesi di lv'Iilano e nella spervisine dell'amivit) di un:gruppodi alri vescovi sono destinati a occupare il fulcro di qualsiasi ,riri" ,i-guardante la Contro-Riforma italiana. Come sanro ben conosciuro:cardinale-nipote praticamente aclolescenre e segretario dell'amabile pioIV; convertito dai Gesuiti romani; ascera ausrero che si cibava di Dane eacqua nel suo paJazzo; campione della Quaresima nella battagli" r Car-nevale e Quaresima; salvatore, pi o *.rro, di Milano n.li" peste del1576' Nelia sua azione di vescovo molto n\eno conosciuto nonosranre

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    PAcE NEL 'DoPo ruPonC

    le centinaia di pagine dedicate a questioni normadve nei suoi Acta eccle-siae Med.iolarcensis, e la fama conseguente. tina gran massa di materialecartaceo di narura coerciriva deve essere ancora esplorata e con il progre-dire della conosc enza egli pouebbe diventare ancor Pi, non meno, im-perscrutabilete.

    Venr'anni fa, accerrai il semplice punto di vista che, nell'opera suacome in quella dei suoi co[eghi, ul'obietdvo di imporre I'edca cristianasulla condotta sociale aveva ceduto il passo a quello di inculcare una uni-forme osserv anza religiosa)). Confortato dall'opinione convergente diAdriano Prosperi mi chiedo adesso se si rrattasse di un opinione giusta.lJna visione p"rror"mica delllepiscopato di Borromeo suggerir)" che lofosse. Sant'Ambrogio non era il modello di vescovo paciere e la tipologiadi santit) di Borromeo non era quella dell'uomo al di soPra della M\leche dobbiamo a Peter Brown. I suoi primi biografi non ne fanno ungrande paciere eccerro che per un caso nella cit*r di Vercelli, Poco primaeila morre. Il suo modello era una linea ben definita, che metteva in at-ro la disciplina cristiana attraverso un'enorme quantit, di ordini episco-pali, un'economia di salvezza a comando. Egli vedeva con impazienza o*p.r," ostilir) Ia maggior parte delle istituzioni con cui il cattolicesimotiadizionale aveva cercato di creare una 'sociabilit' cristiana: le confra-ternire d d.isciplinati,le feste della Chiesa, le danze, rI Carnevale. Avreb-be risposro in maniera diversa dall'arcivesco\ro Antonino di Fire nze el-I'asserzione del Piovano Arlotto che, neli' (Jccellatoio, stringendo amicizieegli aveva assicurato pi di una pacdo. Laddove vediamo il suo interven-,J, l'.ff.rro sembra scoraggiante per la Moral Tiadition: la nozione di cle-ro come ordine gerarchico di angeli che non dovrebbero sPorcarsi le ma-ni; la legge ecclesiastica vista come giurisdizione criminale coercitiva chepunisce le colpe morali come I'adulrerio; il ritmo febbrile delle sue visi-te; l'invenzio.. del confessionale, che mi .sembra la raffigurazione e ilmezzadi un idea non sociale di peccaro e perclono". Laver racchiuso I'at-to di riconciliazione del sacerdore enrro le rnura del confessionale, Ia im-positio milnussulla resra del penirenre, simboleggiavano dar,wero la man--cenzadi

    entusiasmo nei confronti dei rituali sociaiitt. Possiamo aggiun-gere la sua riforma della paxnella messa. Il rito ambrosiano o milanese.ir. egli difese srrenuamente contene\ra una ricca ceiebrazione dell'atto.

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    265

  • ]OHN BOSSY

    non sia un nome famgso negli annali convenzionali della Societ, a cau-sa di un Problerna nell'opeia di pacificazione gesuita, che non vera-mente un"opera' nel senso delle

    "lrr. loro imprese. Fece il suo i"g;;;Per ultima ra le oPere spirituali di miseri.ordl", due delle quali, la con-versione del peccatore e I'istruzione dell'ignoranre, erano il punro cen-rrale dell'ispirazione di Ignazio . Lapacifizione non una di tali ope-re: essa comPorta la pazente sopp artazione dei rorti e il perdono delleoffese' il che alrra cosa. Se la r..ogliamo in quesro elenco dobbiarnoricordare che la misericordia o distinta dall'anlore . d;ii;;# za nquanto connota nel suo oggeffo una cerra interiorit). (...) esclude l'ideadi uguaglianza tra chi dona e chi ricever. In verit cade come pioggiagendle dal cielo, ma su un terreno che sta al di sorro,r. Lr;;.J'.o*.noi la intendiamo' non affatto quesra. E molto pi simile a un matri-monio e perfino secondo il concilio di Tienro non il sacerdore che fail matrimonio: sono le stesse parti che Io fanno. Non credo di gonfiarequella che Pu sembrare una difficolt puramenre teored ca. yadozioneda parte dei Gesuiti del ruolo di pacifi."tori in quesro speciale conresrofu un evento importante per il persisrere della Moral TVadition nell,rra-lia della contro-Rforma'

    . forr. altrove. Dovremo vedere se enrr nelpatrimonio genetico della Socied nel suo insieme. \,Il concilio di Thento non ebbe alcun conriburo da dare alla nosrrasioria, ad eccezione di una esemamenre vaga proposm che i vescovi nel-Ie loro visite esortassero aJla nreligiorr., p".!, innocenzao,r: fu in generesordo ai suggerimenti secondo .,ri i ,".r"*enti o la Chiesa fossero isritu-zioni sociali in ogni senso degno di nota. Port molti vescovi nelle dio-cesi con risultati che adesso analizzer. Dobbiarno iniziare con il pi me-morabile di tali vescovi, Carlo Borromeo, i cui 19 anni nella g.rriorr.dell'arcidiocesi di lViilano e nella spervisine dell'atriviti di ,rrr:gruppodi altri vescovi sono destina ti a occupare il fulcro di qualsiasi ,ri" ,-guardante la Contro-Riforma italiana. Come sanro ben corlosciuro:cardinale-nipote Pradcamente aclolescenre e segretario dell'amabile pioI\4 converdto dai Gesuiri romani; asceta ausrero che si cibava di Dane eacqua nel suo palazzo; campione della Quaresima nella battagfi" J Car-nevale e Quaresima; salvarore, pi o meno, di Milano ,r.il" pesre del1576' Nella sua azione di

    'escovo molto r&eno conosciuto nonosranre

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    PACE NEL .DOPO

    ruNONU

    le centinaia d.i pagine dedicate a questioni normative nei suoi Acta eccle-siae Medolanensis, e Ia fama conseguente. una gran massa di materialecartaceo di narura coercitiva deve essere ancora esplorata e con iI progre-d"ire della conosc enza egli potrebbe diventare ancor Pi, non meno, im-perscrutabilete.

    Venr'anni fa, accerrai il semplice punto di vista che, nell'opera suacome in quella dei suoi colleghi, ol'obiettivo di imporre I'edca cristianasulla .orrdorta sociale aveva ceduto il passo a quello di inculcare una uni-forme osserv ainza religiosa). Confortato dall'opinione convergente diAdriano Prosperi mi chiedo adesso se si trattasse di un opinione giusta.IJna visione p"rror*mica delFepiscopato di Borromeo suggerirl che lofosse. Sant'Ambrogio non era il modello di vescovo paciere e la tipologiadi santit) di Borromeo non era quella dell'uomo al di soPra della Mleche dobbiamo a Peter Brown. I suoi primi biografi non ne fanno Ltngrande paciere eccerro che per un caso nella citt). di Vercelli, Poco primaeila morre. Il suo modello era una linea ben definita, che metteva in at-to la disciplina crisriana arrraverso un'enorrne quantit. di ordini episco-pali, tln'economia di salvezza a comando. Egli vedeva con impazienza o

    "p.rr" ostilit) la maggior parte delle istituzioni con cui il cattolicesimotiadizionale aveva cercato di creare una 'sociabilit)' cristiana: le confra-ternite dt d.isciplinati,le feste della Chiesa, le dan ze, ll Carnevale. Avreb-be risposro in maniera diversa dall'arcivescovo Antonino di Fire nze el-I'asserzione del Piovano Arlotto che, neli' [Jccellatoio, stringendo amicizieegli aveva assicurato pi di una pacio. Laddove vediamo il suo interven-,J, l'.ff.fto sembra scoraggiante per la Moral Tradition: la nozione di cle-ro come ordine gerarchico di angeli che non dovrebbero sPorcarsi le ma-ni; la legge ecclesiastica vista come giurisdizione criminale coercitiva chepunisce le colpe morali come I'adulterio; il ritmo febbrile delle sue visi-i.; l'invenzione del confessionale, che mi sembra la raffigurazione e ilmezzadi un idea non sociale di peccaro e per,lonott. Laver racchiuso I'at-to di riconciliazione del sacerdore entro le mura del confessionale, Ia im-positio tnanus sulla resra del penitente, simboleggiavano dar,wero la man--canzadi

    entusiasmo nei confronti dei rituali socie\1". Possiamo aggiun-gere la sua riforma della paxnella messa. Il rito ambrosiano q milanese.tr. egli difese srrenuamente contene\a una ricca ceiebrazione dell'atto.

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  • e joHN BOSSY

    Dopo il Parcr noster e il Libera nos, con la sua preghiera per la ,pace neinostri giorni' il sacerdote dice all'assemblea: offerrc uobis pacem(scam-biatevi il segno della pacl) - Egli, quindi, bacia .*" croce che ha fatto sul-I'altare o un crocifisso nel *1. di...rdo a se sress o: pax in caelo, pax interra' pax in omni populo, Pax sacerdotibus ecclesiarum. po* ciriri et ec-clesiae maneat sempe, nobicum (opace in cielo, pace sulla rerra, pace fratutto il popolo, pac e a sacerdoti delle chiese. La pace di Cristo e dellachiesa sia semPre con noio). Quando solleva il .apo, d la pace (*r, l.g-gero abbraccio con un tocco delle guance) al suo i".orro e dice: nRiceviil pegno della pace e della carit, :[. ru possa essere ,cegno dei pi santimisteri (l'eucarestia)'. che ci che "rr. il rito soi*dice. Tirtto ciBorromeo Io tagli via, lasciando solo il lacon co pax rccum(ula pace siacon te') del rito romano e inserendo una benedizione episcopale dall,al-to' laddove fosse aPPropriata. Giovanni Mari" vir*";i colui che avreb-be voluto togliere It p"io la paxdalla messa, sostituendola con tranquili-tas, non avrebbe poturo desiderare di pir3. '

    Debbo convenire per che Borromeo fu dererminante nel diffonde-re la 'pace' c:me oggetto riruale in Italia e altrov e,n; eche una vigorosa di-fesa stata fatta di Borromeo come paciere, almeno nelle intenzioni. Findai primi giorni, a Roma, lo si trov" irnp.gnaro a raccomandarp la paci-ficazione come oPera spirituale di mis.ii.*ia; ho detto che non credoche fosse un'idea soddisfacente, ma mosrra buona volont. il;;, neisuoi sinodi e altrove, egli incoraggi o richiese la nascita di fraternite dipacific aziane: non confrat.t.rii. in senso tadizionale i cui me mbriavrebbero mantenuto la pace fra di loro, ma corpor

    ^tioniirdi notabili chedovevano assumersi la fiinzione pacificatrice come attiviti generale. Lapi ambiziosa fu la confraternita della Concordia, istituita a Milano nelr57L' Doveva oPerare, almeno parzialmenre, sulla base di informazionianonime, da riceversi in una cassetta e da registr are; avrebbe richiesto iservigi gratuiti di a\ryocati per l'arbitraro. Le-regole prevedevano che siespandesse nella diocesi, in citt e in campagna, . .h. prestasse a6e nzia-ne a coloro' sopraftutto i poveri, che .ror, f.rdorr",o"ro le offese se nondietro compenso in denaro' Doveva raccogii.r. fondi a alescopor5. L*l-timo punto' come pure una Preoccupazione pratica riguardo alle faidetra ed entro le famiglie, mostratto .h. Borrqmeo volet" ,..rrdere , p*rri

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    PACE NEL .DOPO RIFORMA,

    con la realt. l.{on credo che ci sia riuscito Angelo Turchini, che ha pre-sentato promettenti argornentazioni a tal riguardo: egli mette I'inimici-ziaal, rango della'miseria morale', da trattarsi allo stesso modo della po-vert,, dell'ign orlnza o della malattia; immagino che rappresenti il puntodi vista di Borrorneotu. Ma non era rniseria morale: era un'alternativamorale. E, che ruolo avevano in tale schema le denunce anonirne, adesempio di eretici o streghe? Faccio fatica a immaginare qualcosa di pisdmolante ad aumentare l'odio fra i vicini, Lo schema sembra quasi co-struito per non funzionare, come infatti pare non abbia funzionato: ilsuccessore di Borrorneo trov che non raggiungeva il suo scopo neanchenella sua parrocchia, Santa Maria della Fontana, per non parlare delladiocesi interatT.

    Questo lasci la comunione di Pasqua e Lo status animarum nel qua-le Borromeo segui Giberti, tranne quando segui l'esempio del concilio diTbento e sostitui alla scomunica l"interd,etto' di minore importanza: cibsignificava proibizione di entrare in chiesa e rifiuto di sepoltura crisriana.Il curato, a Pasqua, doveva dire alla sua gente che tutti coloro che non sicomunicavano entro l'offava sarebbero stati interdetti; durante la setti-mana, doveva perseguire i 'debiti uffizi di caritl' o andare a parlare con irecalcitranti, per persuaderli a venire. Se non lo facevano, la successivadomenica doveva rendere pubblici i loro nomi. 'Per qualche buon fine',se lo reputava conveniente, poteva procrastinare il ftrtto per un'alrra set-timana; una t-erza era permessa solo su lice nza del vicario foraneo e pergrave causa. Qualsiasi periodo pi lungo era di compe tenza del vescovott.La scad enza e la pesante rninaccia erano alquanto inappropriate per casidi inimicizia,la cui risoluzione, dovendo essere un 'buon fine', avrebbepotuto dare diritto alla proroga di una settim ana. Se questo fosse turro,non avremmo difficolt) a congedare le pretese di Borromeo come pacifi-catore. b{on cosi, quantunque si debb a faticare a trovare Ie qualifiche ole cont raddizioni che emergono dalle istruzioni ai suoi vicari foranei nel-le oltre 7AA pagine,degli Acta Ecclesiae Mediolanensis. Il vicario foraneopoteva permettere a un curato di cornminare un inconfessus per inimici-zia fino alla festa della Purificazione ,2 febbraio, uper porer in quel tem-Po trattare qualche Pace)). Vale a dire che le parti avevano quasi un annodi tempo per riconciliarsi; dopo di ci, se uno dei contendend era anco-

    z6T

  • JOHN BOSSY

    ra incorufessus' o se si era confessato ma non comunicato, sarebbe stato in-terdemo' Il secondo caso piuttosro comune: cred"o significhi che unamanifestazione della volonti i perdonare permerreva all'individuo di es-sere assolto' ma che senza una vera e propri" pace formale egli non avreb-be potuto essere nella'disposizione di comunicarsi. II rempo concesso erapiurtosto generoso; I'unico alro caso di tempo ragior.rrJe che ho potu-to riscontrare pone I'Asun ziane, 15 agosto, come. data finalere. posso so_lo, e Io far presro, ragionare sull" *orIr.*rione della discrep anzafra i duegruppi di regole, e riferire quanto so del modo di agire di Borromeo dal-la visita 'apostolica' o papal. d.ll" diocesi di Bergamo (L5T 5), e da infor-mazioni sparse dello stesso presule. Ne deriva lrr'impressione confusa:istruzioni a-n-1mici per.venir. a patti in 10 giorni, un .,rr"ro che si fcrmanel mezzo della messa la dom.*i." dopo Prq,r* per scacciare dalla chie-sa un uorno inconfessts, a causa ci una denun.i^.Ma in una grossa par-rocchia vicing Bergamo con un buon sacerdore dofto e alla vecchia ma-niera' e nidi di uccelli in chiesa, A inconfessus perinimic iziaverso B, ec scomunicato per inimic iziacon A. A, ,i" firri si confessa e comunicail primo genn ?io; il prete' suppotrgo, ha svolto il suo lavoro di riconci-Iiazione con discrezione. Boriomeo non Io rimprovera' ma gri dice diprocurarsi un confessionale e togliere i nidi di uccelli. Altrove cornpie ge-sd di rigore'endicativo e gesd i g.rrerosit) che forse aurnenrano con ilpassare del rempo.roI segni sono divergenti ma mi awenrurer in una conclusione. IJnodei p'""i Pi famosi ltegli Acta,in cui Borromeo espresse i suoi senti-menti intimi, fu il Memoriale che scrisse per i Milanesi dopo la p.rr.. IIterna del Memoriale, esposto con insolir" .loq,, enzae insolira lun ghezzaQ 5 colonne in fotio), il comporramento da renere per non provocareI'ira di Dio' San Bernardino, iersino Savonarola, *rri.bbero additato ilpeccato di inimicizia come molto grave; Borromeo semplicemente Iotralascid' I

    'eri peccati dei Milaneri"r"rro il piacere per gli spettacoli, rigiochi, il mascherarsi, la danzae il Carnevale. Nel pi prarico Ricordi,pubblicato nello stesso periodo e allo sresso scopo (za colonn e in fotio),Iapace e Ia concordia occupano circa trepollici;iorro rra ie cose.h. i p"_droni di casa debbono inculcare ai figli . 4 sen i3,. Tufto ci sembra fuor-vianie quasi quanto I'invito alla d.rlrr.inonima dei contendenti: era-

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    .1

    PACE NEL .DOPO RIFORMA'

    no gli adulti che dovevano essere persuasi. Tali giudizi erronei rafforzanola mia conclusione: che Borromeo non pensasse seriarnente alla pacifica-zione o non credesse che avesse molto a che fare con il sacro. Vi legifera-va perch lo faceva su tuttoi , se non fosse stato cosi in contrasto con leautorit civili di Milano, I'avrebbe considerata una faccenda civile3t. Inpratica, sernbra che I'abbia co[ocata in'm ezzai qualcosa che era sllo do-vere perseguire, ma nello stesso tempo una mera distrazione dalle que-stioni essenziali della disciplina sacra e della carit attiva.

    I compagni e i subordinati di Borromeo si possono dividere in rigidie moderati. Dalla parte dei rigidi abbiamo il vescovo assenteista di Tien-ro, Ludovico Madruzzo, le cui visite e alre attivitl datano dal 1579 inpoi: non una grande figura in s, rna oggetto di una ricerca particolar-menre attenta33. La defe renza di Ma ruzzo verso la vecchia filantropiasembra squisitamente formale e non c' spazio per la paci ftcazione nellesue regole riguardo agli inconfessi e ai non comunicati. Durante la visitaal curato si richiede di inviare urgentemente una lista di tali persone allasede episcop"l., alla fine della settimana di Pasqua: coloro che sono statiammoniti 'ripetutamente' e non hanno risposto devono essere interdemipubbticamente. 'Ripetutamente' pare ragionevole, sebbene sia una con-cessione straordinaria: negli anni fururi ci sarebbe stato fatto immedia-ramente la dornenica dopo Pasqua. Se I'interdefto non opera bene, il pre-te rimander il colpevole alia curia episcopale, che proceder) contro dilrri come eredco; egli deve essere anche bandito dalle autorit civili. Ec-cerro quest'ultima regola, che riflette la posizione del vescovo come Llnprincipe dell'Irnpero, le altre regole erano abituali: esse calrsarono un esa-me di coscienr-a per molri sacerdod, che concordavano con i loro parroc-chiani sul fano che I'inimiciziafosse qualcosa di diverso dall'eresia o dal-I'adulterio, e ambivano alla pace. I sacerdoti chiesero pi tempo, rna uf-ficialmente la risposta fu negativa: I'inirnicizia non era un caso particola-re. In privato un vicario generale che conosceva il suo territorio racco-mand un (conveniente lasso di tempo>r, rrr. disse al sacerdote di fare si-lenzio a tale riguardo'4. Sospetto che ia resistenzada parte dei clero loca-le all'effetto 'ghigliottind sullo status anima?"!mfosse piurtosto comune espieghi alcune oscillazioni che troviamo negli Actadi Borromeo.

    I.dessuna oscillazione negli atti di Carlo Broglia, arcivescovo di Tori-

    z6g

  • JOHI.J BOSSY

    no dal 1592' Broglia pensava che Ie diocesi dovessero assornigliare aueserciti ben organi rr^ri, che hanno i loro generali, coronneri e capira_ri" e Ia sua opinione del processo di pacificazione pu essere desunta dalsuo iniervento in un tg'o di srupro collemivo ner igoo. II caso era srarorisolto con un cornpt"'o finanziario, organi zzatodal podest e da un no-bile locale' Tirmi cercarono di tenere il famo nascosto alrarcivescovo; egriper Io scopri e invi dei soldati ad arresrare il principale colpevole. seb-bene nel primo incontro con i famil;;;sd foss.ro ,r"ti bamuti, alla fi_ne I'uomo venne arrestato, processato e condannato nel ribunale del-I'arcivescovo' non so a quale b-:1 In quesra sro ria dafar-westsi pu sim-patizzare con una Parte o con I'altra, *" Broglia non avr). certo favoritoil mantenimento della pace "

    piobesi, dove tale famo accadde35.Forse non giusto .ff.*uar

    vescovi che ro'o-*ati enrramt;':HJ::1?:i: *:ffi:*,:'J l:' j;successo' Paolo Burali fu vescovo della "i.i;; p;; )^ o*ranre Ia primamet) dell'episcopato di Borromeo a Milano; il suo rigore fu mitigato dauna maggiore umanit' Poich la cim, pur prosperando corne centro fi-nanzario nel xw secolo era famosa p.r I'inclina zionealle conrese, Bu-rali' nella sua predic azione, nelle visiie e nei consigli ai parroci, mise Iapacificazione al di soPra di rumo. t popola zionelo ,i.ord per quesronel momento della beatific azione. chiese I'aiuro di Borromeo in casi diconflitto fra i nobili; i due non erano parricolarmente intimi ed un tri-buto all'obiemivit di Borromeo che urali sia stato Ia rrenzaPer il papato alla mone di pio v nel rs7236. at.rr"tTr:ffi],frtfrdevoto seguace di Borromeo che coraggiosamente divenne vescovo ne'apoco nora sede di Aleria in Corsic", ,r.l-1570.I Corsi si erano guadagnatila fama di praticand del la faida; Sauli era un uomo oil cui senso dellarealt) stava al passo con Ia sua santirr. Egli igrorO il confessionale; offriun modello di approcio ai fedeli sensaro e non superotdmist ?, &comin-ciae dall'esposizione del Patur noster,la preghi.rr'd" orrrr. ai fedeli de-cisi alla vendetta' Lavor sodo alla for*uioi. di confrarernire che rnan-tenessero la Pace fra i membri e gli elemend esrranei, simili a quelle diBorromeo' Era un genovese e avell letto, perecosi dire, il suo Raggio3r.

    ,,i^^-!osi' quanti op-erarono sotto I'influe n)^ii gorromeo non ne condi-vlsero necessariamente Ia relativa fred dezzaverso la kloral Tiadition, Ma

    27c

    PACE NEL'Dopo ruronvC

    c'era una tensione nella sua eredit che ispir il suo primo biografo, Ago-stino Valier, vescovo di Verona, a raccomandare una (cauta imitazione,del futuro santo al cugino e successore Federico. Lopinione di Valier erache la santit doveva necessariamente essere subord.in"ta alla caritl, e co-si lo zelo alla pazienza;Io zelo poteva in verit. nascondere il peccato del-l'ira e caltsare molti pi guai ai laici, ai parroci e alle aurorir civili diquanto fosse conveniente3t. Valier non discusse sulla pacific azione; ma vierano contemPoranei di Borrorneo Per cui quesra costiruiva una que-stione centrale, e si pu dire che costoro abbiano rappresenraro una sor-ta di opposizione ufficiale alle modalir di azione di Borromeo.

    Dal momento che Paolo Prodi pubblicb la sua biografia 'classica' nelclima del secondo concilio Vaticano, Gabriele Paleorri, arcivescovo diBologna dal 1565 al 1595, riconosciuto giusramenre come un model-lo di vescovo diverso da quello al quale eravarno abituati. Amico e criti-co di Borromeo, Ie sue riserve forse nacquero dalla precedente esperien-za come professore di legge a Bologna: questa includeva una ,imp"tia perun ndignitoso costltme umanoD e un cerro fastidio per l" legislazione,l'obbligatorietl e le nuove strutture amministrative. Paleotd stabili a Bo-logna la sua congre gaziane della Concordia, format a daDomenicani, co-me for^Itm Per la paci ficazione di dispute exrralegali. Era uno sforzo benpi grande di quello di Borromeo, ed eccessivamente ambizioso; quan-tunque Paleotti cercasse di non offendere la professione legale, 1.ror, .bb.successo e la sua creazione non dur. Ma non I'unico .r"Lpio delle suepriorit)-- Nelle visite, tra lo sbigottimenro generale, cerc gli inrorfrrri perinimicizia nei loro nascondigli sulle monragne e li perr,r"r. alla p".. e aisacramenti, cosi ci dicono. Egli consider i sacramenti come istiruzionisociali nella Moral Tradion e la sua esposizione della confessione era ba-sata sui peccati mortali, norr sui comandarnenti; a Tiento, dove aveva la-vorato strenuamente' era stato a favore della comunione softo Ie due sDe-cie, ma non di altre innovazioniluterane. Dermoft Fenlon lo ha.riri."-to Per aver ostacolato la camPagna del papato come porere civile conrroil banditismo, per cui Gregorio XIII e specialmente Sisto V furono fa-mosi. La risposta, credo, come possiamo scoprire grazie a Raggio, cheil banditismo e la Moral Tradition erano diffi.ilm"nre sepai"Uiti. En-trambi implicavano la risoluzione delle offese per mezzod." pace e del-

    z7r

  • ]OFIX BOSSY

    la composizione familiare, non della legge crimin"l.; l'immunit, che pa-leoni difendeva contro I'amminist r^rile papale, era una comlrne risor-sa per i banditi e offriva rempo per la composizione3u.

    Paleomi Pu esser stato troppo aldsonrrrr., troppo teorico, eccessiva-mente professore Per il bene proprio e per quello lU" sua diocesi. ConDomenico Boliani, vescovo di Brescia,

    "rrirrlamo a un personaggro mol-to realista' It{on era un santo o un eroe, e Borromeo Io ii*proverd aspra-mente Per aver lasciato Brescia durante la pesre. Era un funzionario sra-tale e un ex-diplomatico della Repubblica venezi ana, ed era podestl diBrescia, oltre che laico al momento della nomina a vescovo. II suo bio-grafo dice che I'arbitrato e la paci ftcaziane erano nla chiave dell'immagi-ne Pastorale di Bolianiu. Durante it giubileo del 1i75, egli oftenne unariconciliazione pubblica tra due imporranti famiglie di Biesci", ,Ji fronreall'altare maggiore della sua cattedrale, fu un co-arbirro di successo inuna disputa civile di vecchia data tra Brescia e Cremona. La fama benawalo tata da un resoconto della sua amivit episcopale . Ci dicono avesseuna visione olistica della Chiesa e dello Staro, concezione che provenivadaila formazione e dalla carriera \eneziana; nelle sue visite prendeva rem-Po, e parlava tanto con i sindaci e gli altri funzionari de! comune;"quan-ro con il prete e i sacrestani (cosi facerra Borromeo, anche se fremolosa-mente). I{elle sue visite person"li ( I565-L567) rroviamo narrazioni der-tagliate di storie di inconfessi per inimic izia o per alue ragioni; dai suoisuccessori abbiamo poco pi di una pubbti c^rine di nomi e interdetti oun omnia bene alremanto insoddisfacenre. Egli non era Paleofti, ma sa-peva quel che {aceva, Diceva cose di Borromeo che andavano aI di l del-la ocauta imirazione di \alierD: assurdo fanarismo, monragne di leggi,nessuna idea dei pratico, sacerdote e genre portati alla dlrp.r*rior.,ornissioni in quesdoni importanti. Di posirivo, credc che forr. I'unicovescovo italiano del tempo a chiedere ai parroci di renere lel-una coPla (i'esposizione lirurgica dell a Morat Tladition di Guglielmo l)urando, il.Rationa le diuino rurn fficio rumio .

    LepiscoPato itatiano della Contro-Riforma lasci dierro di s, se nonproprio due modelli, due versioni dello sresso modello. Q,rello pi rigi-do, che si idendfic con Carlo Borromeg, fu pi influente in Francia inr-ernpi Pi tardi; I'altro pi morbido, nonosranre I'evidenre mancaro suc-

    z7z

    PACE NEL .DOPO RIFORMA'

    cesso, di paleotti, ebbe maggiore influsso in ltalia- Nella penisola la mo-

    derazione prevalse nel temp. rrnti diverse ci dicono che la Riforma tri-

    dentina in Italia era pi o rneno crollam alf incirca entro it 1630' Il rigi-

    do modello parroc.hirl. decadde e si frammentb nei secoli )GrII e )c\[IIdi fronre a una reuanche diordini e confraternite religiose'

    Le confrater-

    nite tornarono al modello delle libere corporazioni e agli oratori che Bor-

    romeo ave\ra duramente attaccato. E fioiitono - basti pensare alla cdsac-

    ce diGenova e Liguria -, fino all'arrivo dei Francesi alla fine del x\rl[

    secolo. Il calcio, la domenica pomeriggio, soprawisse alla concorenzadel carechismoa,. Gran part. di q.r.rr" ,tori" no* b scritta; Possiamo

    de-

    durre qualcosa dalla ,o*i" della p"rro.chia nel Piemonte del )GrII seco-lo tracciata da Angelo Torre. Qui troviamo, nell'agire di una serie

    di suc-

    cessori at milirarism Brogli" "krirrrenti

    ignorati, una sorta di comPro-

    messo creativo che .*.ri. tra i civersi *ends nell'episcopato italiano' etra i vescovi e ra poporrr.. euesta pace, per cosi.dire, implicava unarnoldp licazione di nuove parrocchie, .h. avevano a disposizione il gradi-menro delle comuni, oltre a molti spazi; implicava anche

    il riconosci-

    me nro de[a parrocchia corne 'entit). composita', cosa che costitui unvantaggio di Bollani su Borromeo. c"pp.tt. laterali e oratori furonomessi all,asta per le famiglie, le confraternite e i vicini; ammorbidita

    da

    agevol zziandsc"li, l" ,icf,iesta fece a g*aper assorbire Ia disponibilitr' eturti erano felici ad. eccezione dell'omtra di san carlo- Ho l'impressione

    che queste procedure siano srare esrese e abbiano dissolto alcune delle

    tensioni createsi nell'ed. dell'alto episcopalisrno. Alcune, dal nostro Pun-

    ro di vista, possono sembrare "*bigue. In Liguria,

    1". pressione per nuo-

    ve parrocchie Poteva venire da singoli g"'PPi Parentali che non volevano

    ovars i faccia a faccia con i rivali nei riti e nelle festivith della Pi grande;;;. E ;tffirile dire se in mli casi i vescovi incoraggiassero

    la gente a ti-

    rarsi fuori dalla Moral *aditior/' a, prudentemente, cercassero di salva-

    guardarla da una pressione eccessiva'Nella uadizione, quale viene rappresentata da Manzoni nei Promessi

    sposi,e probabirmerrr. anche nei faiti, ra personalid" episcopale premi-

    nenre den,epoca fu Federico Borromeo, i coko cugino pi giova'e diCarlo e suo successore nella sede di Milano per trent'anni o pi

    (L595-1631). Egli b stato variamente giudicato. Nella Presentazione di Paolo

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    273

  • lo{N BOSSY

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    con la quale concordo -I'aziaHe di Federico, che proponeva unvacuo concetto di gerarchia in un'epoca di disasrro

    ..onomico e poriticoper It :1-1

    gente' aPpare una versione di rTtine diquella del cugino. An-thony \Tright ha invece rifiutat"^^r1. giudizio e h"',rirro ben poca diffe-renza fra j due' a parte un pi affabil.-stile di vira di Federico. Nessunadelle due opinio"i "*bra *irfacenre. Nonosranre Ia vene razionepie-na di timore per carlo' Ie pi forti infl uerzepersonari sulra carriera adur-ta di Federico vennero dai cridci: da valier,

    :h. gri rivorse personarmen-te la sua cridca di carlo; dal Paleotti . d;il-" fig;" di sanro arternativa diFilippo htreri' Per il quale si dovrebbe ricordar.

    1 quesro punro curto delPiovano Aloo' Pamela Jones mee in luce il ctntrasro rra il suo orti-;i,T:;ffiT::Jtj"ffi*" agostiniano di carto: un quadro di-

    Irtrel 1608, Federico Borr;:j'fl:T:iffi::n'^r,,,o e dinrorni, surIago di como' come nella scena d'aperr,rr" dei promessi sposi.Allora so-spese un uomo dalla comunione per non avere accettato una pace deco-rosa offerta dall'uccisore del frar.llo. A Lecco e probabilmenre arrrove,predic due sermoni

    ulla pace e I'inim icizia:sermoni che sono conserva-ti nella registrazione delra rir". Ir primo ,r"r* argomenro cornune,sostenendo che coloro :lt perseguono I'inirni ciziaproi,o.ano pi dannoa s che ai nemici e che I'inimi ,itlr^ era rozzz, grossorana e incive. Laruo

    ii::T i:: il concefto tadizionare,

    .rporro *

    daGugriermo Durando, der_rone come pace universale. Non sembrar"o .rr-;.t o;;..&"ti di

    ffiLTffi.'*:il:::"ii::i: e sarei porraro a crede,..hL.'.,",o ben.,.,i,i..,,e da'a .#l?3::ff:',fl:*'j::1*:fl:ff1ffi:J*:;gente forrunata di Lecco Poteva respirare dalle sue valli, dai suoi boschi edal lago splendente' I due concerd ell'incarn azionee deila creaeione an-davano insieme nella mente sensibile di Federico: egli non aveva alcundubbio che Ia pace fosse pi che una questione di civilr).aa.somo il regirne episcop"l" pi rilassato che occup all,incirca il seco-Io tra Ia morte di Fede'ito Borromeo e I'inizio delltllumnismo, si puimmaginare che molti Parroci conrinuassero a manovrare I'ingranaggiodella confessione e comunione an,luaJe.prello spirito della ^Mloral Tradi-tion' M"' se cerchiamo il canale pi visibile della tradizione nell,er ba_

    774

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    PAcE NEL'Dopo ruponC,

    rocca' dovremo tornare a un argomento che possiamo aver dimenticato:le missioni nel Paese inventate da Landini e dai Gesuiti nella met delXW secolo' Nei decenni seguenti capita di incontrare dei Gesuiti, cheavrebbero Preferito una carriera di maggior lustro nelle Indie, lavorarepazientemente al Processo di pace in luoghi fuori mano dello Stato pon-tificio, mentre altrove davano la caccia all'eresia o insegnavano il catechi-srno o, come nel Milanese e forse in Veneto, non avevano affarto il Der-messo di operare da missionari. Duranre il X\{I secolo, ridussero il ,,rr-to a un sistema: una missione di una settimana, predicando il perdono ilvenerdi, seguita da una grande riconciliazione, una procession. peniten-ziaJe il sabato, la comunione la domenica; molta scenografia, flagellazio-ne, piedi nudi, corone di spine. Questa struffur" f""orisce *olt. obie-zioni stimolate da una rigida applicazione dello stdtus animarumalla co-munione pasquale. Nonostante, o grazie, al carisma di molti di questimissionari sembra piuttosto probabile che gli espedienri e il br".fio diferro che talora erano necessari per aftenersi alla tabella d; marcia avesse-ro spesso un risultato superficiale o conrrarioa5.

    Il predominio gesuita nel carnpo venne sfidato da altri, specialmenredaiLazzaristi di Vincenzo di Paola, i quali, incoraggiad forse per ragionipolitiche da PaPa Barberini, cominciarono a operare intorno a Roma ver-so il 164A e si espansero in gran parte del nor&ovest d'Ital ia. Laloro mis-sione fu un grande successo. l}Ie successo derivava in gran pafte dalla se-rietl con cui coltivavano la Moral Thaditiunau. Alrneno p., quanro riguar-da I'elemento maschile della popo lazione, la riconciliaziorrl fu il p[rr.i-pale obiettivo del loro operato. Essi agirono in zoneappropriate: lo St"topontificio, Genova e i suoi territori, co*presa Ia Cotsica, il Piemonre.Dappertutto vigeva il modello descritro da Raggio: se la disciplina dellaConro-Riforma o la formazione dello Stato lo avevano sostiruito altrovein ltalia, Ii ci non

    ra accaduto. I Lazzarisd afrrontarono l'etica della fai-da' Probabilmente ci che dissero era molto simile a quello che dicevanoi Gesuiti: perdono delle colpe, la conseguenza del ,,r"rrr"to perdono, l,e-sclusione dalla comunione, tanto per comin ci,are.Lo diss.ro} mod,o pisemplice e forse pi tranquillo, senza minacce di dannazione infernale.Essi richiedevano le consuete espressioni e gli atti visibili della riconcilia-zione, in con gregazioni dove gli uomini, armati fino ai denti, come in

    ?7t

  • JOHN BOSSY

    corsica' Potevano Perseverare nelle loro idee o allonranarsene disgusrati.Essi ebbero, o forse Ia mutuarono dai Gesuiti, l'udle idea di chiedere in-nanzitutto il bacio di un crocifisso che;;;."remenre sra\ra agli ani for-rnall deila riconciliazione come il bacio de Lla pace a messa srava all,ab-braccio dei nemici' somo d*.-pund di vista, la loro pratica sembra aversiiperato il modello gesuir. tt.['afifronrare la vira ,."1.. Ci era cerrarnen-te \ero per quanto riguarda il tempo speso in quesra artivit) . I Lazz.aristista-v?fio nelle Parrocchie un mese o pirl lavoravano nell, ,allenrare i nod"i,finch le parti auerse a causa di un assassinio, di un insulto o della roftu-ra di un matrimonio, non fossero stare desiderose di raggiungere una ve-ra pace in chiesa; aspettavano giorni propizi come il Corpu, Christi.Thl-r''olta' non potevano fermarsi

    "b"r, anzaa lungo: a Cherasco, in piernon-te' nel 1658, 40 giorni non furono sufficienti per raggiungere un accordot'a Ie parti e i missionari lasciarono una cim senza riconciliazione. Credoche differissero dai Gesuiti anche per un altro asperro. Come richiedeva laregola di san Vincenzo' sono noti per aver coldvato relazioni con p"rro.i,irla non come forse fecero alcuni Gesuiti, scendendo come divinit) da unamacchina tearale- Meno note sono Ie relazioni con notai. Ci che mi facredere che le loro missioni di pacific azonefossero pi di un fuoco di pa-glia che semPre: per quanto mi dato sapere, richied.r"ro;;;;rLorr-clliazioni da loro Promosse venissero ,egistrate da un nor aionz.Sappiamodi nctai che Passarono una setdmana a scrivere paci fino ad averne le brac-cia doloranti: superlavoro, rna non credo malpagaro. Come Raggio haspiegato, il notaio era la figura cenrrale nella wo*t Tvadion praticata inIralia; i missionari avevano identificato il nodo cenuale. Non penso che sidebba rispondere con scetticismo alle conquiste che rivendicavano: pos-siamo credere che la gente spesso aspetr"rr. I'occasione adatra per d.por-re il fardello dell'osdlitl sociale senza disonore. LJna missione poreva esse-I e proprio questo tipo di 'giubileo'; comporrava anche un vanraggio sullacomunione annuale poich non deralo rp.ttro della legge a disturbare ilprocedirnento.

    La mia conclusione che la relazione tra la kloral Tradition e laCon-tro-fufbrma in Italia fu duplice, ma nel complesso sorprendentemenrepositiva. Voglio esprimere sorpresa, perch mi sembra che ci fossero del-ie difficoit) intrinseche, sia con la linea dura dell'episcopalismo ridenti-

    276

    PACE NEL 'DOPO zufOrutC

    no, sia con I'ethosartivisra dei Gesuiti e dei loro simili.La pacificazioneebbe un'aria d; vecchia maniera, poco vigorosa, terrena, si potrebbe dire

    populisra, che non piacque subiro ai riforrnatori e a coloro che chiedeva-,ro^un miglioramenro, ri".h. fossero gli spiriruali urnanisti o i fanaticizelanti. Sipotrebbe pensare che si concedesse troppo ai mrres barbari onon cristiani. Non venne favorita dal panico che segui il ruono della Ri-forma nel nord, dall'istituzione dell'Inquisizione romana, dalla conclu-

    sione del Concilio di Trenro, n dalle opere carismatiche di Carlo Borro-meo. Il clima intenso del tardo )firu secolo non era il suo ambiente na-rurale. Si deve alla sensibilid morale o al semplice realismo di quanti la-

    vorarono in quel clima, se quel processo usci dalla temPesta in condizio-ni di chiara *orr* salure. Credo che la sua soprawivenza, e forse la suaesalmzione, abbia avuto un infl venzadeterrninante nell'assicurare la con-rinua lealtl degli Italiani alla loro chiesa.

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  • JHN BOSSY

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    ."'ltt::llf :I'Inghilterra' tenute da Johl 1t*t ""*uriag. ;i ; gg5,successivamenre pubbricare conHll|.o !'tr:r: th' Po'*n*'*L;,;, c"*biiag. i,B. La raduzione srara curata da

    1' H'o' Evennet '

    T\sPirit of the counter-Reformation,cambridge 1968; D. Ha::;:,:;:f,,';,t{j!,'r!lrFif"othb':"ury'c"*b' ge D77 (trad. k. La chies,z netlhatia

    2. Hayr, The Church in hnb, p. g2.

    3. Londra l9g5z

    4' Ho traftato questo tema in Blood on/ Baptism, stadies in church History, x: sanc-tiry and seculari4" oxford 1.?73,pp. L?-r43; Hotyness and society,in .,pasr and presenr,,,75 (1977)' Pp' 130-135; nella *i^ r"..olta di ,^gg drputes and,gettrements: Law and Hu-man Relaons in thewest, Cambridge i 983,. ir, "-lri conrributi ciari in seguiro.

    5' o' R1ggio' Faide eparentele: lo stato genouese uisto datta Fontuna buon4Torino tgga,p' 177; I'unico studio p"'"go"abile che conosco o. Brun er, Land, und Herrschaf,vienna1959, pp. t-t 1 0.

    6' R veissrna n' Ritual Brothet hood in Renaissance Florenrr, New york r9g2,pp. I - r 05;I' origo '

    The world of san Bernardin Londr a 1963;G. Folen a, Motti e facezie del piouanoArloro, Milano-Napoli 1953; F,\f. Kent, A. Lillie, The piouano Arlono: new docamenr.r, inFlorence and ltaly: Renaissance studies in Hounour ofNicotai Rupistrin,a cura di p Denle c.EIam' Londra 1988, pp.347-367;il mio christianity in thewrr, 1400-1200, oxford I9g5,p. 64 (rrad. h. L'Occidenft cristiano. 1400_1700);i Gi.,rburg, The Cheese and the Worms,Londra 1980' PP' I 7,87,88, 108, 109 (trad .k, Ilformaggio e-i uermi,Torino 1976).7 ' A' Prosperi

    ' Tva Euangelismo e conno-RiforTnA: G. 14. Giber,Roma lg6l;g,special-mente capitoli 2 e 4; su Areti no; ibidm, pp.xw, r 05- I 06, 292-293; B. coil ert, rmhan Be_nedictine scholars and the Reformation, &?.to r9gi,pp. r.n-vIII, rr2-r r3, mosrra cheAretino non era un uadizionalisra, era semplicemenr.

    "" nemico di Giberti.

    8' A' Fasani' Riforma pre-tridentina detk Diocesi di wrona: usite pasiorali del uescouo G.M. Giberri, 1525-42,I_uf,Vicenza I989, p. XC'". ''utta' u757'ePas

    9. Prosperi, 7Va Euangelismo e Contro-Riform4 pp. 205-206, 265_26610' Fasani, Riforma pre-*identin4pp. CX-CXIJ, OCflV-C)C(V, 93, 372,4g9,636,669,681 (condona in chiesa),7g4, p'ori*.

    2.78

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    PACE NEL ,DOPO zuFORMA,

    1 1. Queste sono le mie conclusioni: da Fasani, Riforma pre-tridentina, pp. 447-828che registrano le visite personali di Giberd dall'aprile al novembre del 1530, pp. 553,562,584, 657,742,808 e passim; Prosperi, Tha Euangelisml e Contro-Rtforma, p.761.

    12. Ginzburg, The Cheese, p. 4A.

    1.3. Prayers, in "Transactions of the Royal Historical Sociery', sixth series 1 (1991), p.138; si possono consultare le Considerazioni di Virgina Reinburg, pp. 148 sgg.

    14. Gli esercizi spirituali di Sant'Ignazio di Loyola, paragrafo 264; Evennett, The Spi-rit, p. 36.

    15.J. O'Malle Th FirstJesuits, Cambridge (Mass.)-Londra 1993, pp. 165-171.

    16. A. Prosperi , II missionario,in R. Villari, L'uomo barocco,Roma-Bari I 99L, pp.21I-218 e ldem, Tribunali detta coscienza. Inquisitori, confessari, missionari,Torino 1996, pp.551-555,568 ssg. (dove chiamato Cristoforo: ce n'erano due?); D. Genrilcore, 'AdaptYourselues to the Peoplei Capacitiei': Missionary Snategies, Methods and. Impact in the King-dom of Naples, 1600-1500, in "Journal of Ecclesiastic History',45 (1994), pp. 769-296.

    17. O'Malle The First Jesuits, pp. 88, 166. Non sono riuscito a trovare alcun reso-conto storico delle opere spirituali di misericordia che sembrano essere una tarda compila-zione medievale: H.R. Maclcintosh, Merry, itt J. Hastings, Engrclopae.dia of Retigion andEthics, VIII, Edimburgo 19L5.

    18. Sessione )C(IY, De Reformatone, cap.3. Credo che la parola qui significhi'rran-quillit)'; deve essere incoraggiata solo da "esortazione e ammonimento"; e non sernbra es-sere considerata un problerna morale, dato che vien e al rcrzo posto dopo ortodossia-eresiae buoni-cattivi costurni

    19. A. Deroo, Saint Charles Borrome. Cardinal rformateur Docteur de la Pastorale(1535-1584), Paris 1963; molti buoni elementi in J.M. Headle J.B. Tomaro, San CarloBorromeo: Carholic Reform and Ecclesiastical Politics in the Second Half of rhe Sixteenth Cen-turJt a cura di J.M. Headle J.B. Tomaro, Washington 19S8. Ho usaro I'edizione di Bor-romeo degli Acta ad eccezione di un caso (vedi nota 31).

    20. The Coutzter-Reformation and the People of Catholic Europe, in"Pasr and Pres ent",47(1970), p.56; P. Brown, The Rse and Function ofthe Ho Man in LateAnriquiqt, in "Journalof Roman Srudies', 61 (1971), pp. 80-101; Folena, Motti efaceze del PiouanArlono, n.36, p.65; A. Valier, Vin Caroli Bonomri Verona 1586; C. Bascap, De uita et rebus gas Caroli...,Ingolstadt 1592, p.369; G.P. Giussano , Wta di San Carlo Borromeo, Brescia 1613, pp. 72, 44A(pace na a Vercelli su richiesta di Gregorio XIII); ma cfr. F. Molin ari, Il cardinale Teatino Pao-lo Burali e h Rifonna Tiidenna a Piacenz4 in "Anaiecta Gregoriana", 87 (1957), p.342.

    z7g

  • JO,.IN BOSSY

    21' A' Prosperi '

    clerics and Laymen in the vork of carlo Borromeo, inFleadle Toma-ro' san cerlo Borromeo'PPJ 15, li0; Bascap , De rr:n r! rebus, pp. 357-35g;la mia, Thesocial Hisrory of confessioi,::li: isr'of ,h, hror*ntion,ir, ..Trarrs".tio.r, of rhe Royar Hi_storical sociery"'s'v 25' (1g75), ,r?8, ,,-,il" giurisidizione eccresiasdca, A. Borromeo,::I::!:1::'ii.Borromeo and (.-.) t,, state ot;to^ in F{eadrey-rom aro, san c,trto Bor-

    22' Bossy: TIte sociar Histury of confession, p. 23,29.23' P' Le Brun

    ' Explication ("') da prires e ds crmonies de Ia.Mteyaparigi 1726, pp.212-2i 5 ; A'A' Kitg, iiturgie, of the Primatial sees,Londra rg j7, pp. 445-447.

    24- Encickpedia canorica,IX, cin der vaticano 1952, p.499.25' A' Turchini' 'A benefcio pubblica e on,r di Dio'. pouert e carit nella legislazione enelk p'astorule delk chiesa miknie", in L citt , i porrri, Milano e le tu,e lambarde dat Ri_nascimenrc ali'et spagnola, a cura di D. zardin,Mil"r,o lgg5,pp. I gr-252, 196-197,20r,211, nA-ng: -- ---'' 4'r^s1r t 't "t )t PP' r> J

    26.Turchi'i, 'A benefcio pubbrico e onor di Dio,,, p. 2rr.27.Turchini, 'A beneficio pubbrico e o.nor d Dio,,, p.236, nora rrz;A.D. v/right, postTridentine Reform in e A"hdiocese ofA[ihn under tlte'successots of saint charies Borromro,oxiord 1973' p' 178: nttl ricerca pl

    "mi"a d.oveva essere farra per discordie e lorte neliaparrocchia e ia loro risoluzione t," I:oggetto della confrarerniran il:se, forse pi rardi).28' Acta Ecclesiae Medioknensis, p.72a;Prosperi

    , c/erics and Layme, p. r2r.29' Acta Ecclesiae Medioknensis, p.796;M. Grosso, M.F. Jr4ellano

    , La connorRformanellArcidiocesi di rorino,Roma. 1957,p. zoa. suila pace ; ;;;;;:;."ione, cfr. D. sa_bean, Power in *e Blood, Cambrid ge'1984; un .r.tpio in A. Roncalli, p. Forn o, Ani dellauisita apostolica di san carlo Booo*ro a Bergamo, r575,Fir.r,r. tiiTi'r.,7,rr-2, p.rg.30' Roncalli' Forno' Ani,I-1 p' 3r5,II-3 pp. i26 ssg.; D. zardin, Riforma cattolica eresisienze nobiliari nella diocesi Colto Borromeo,Milano 1gg3,pp. l5 ssg., 62_63,I01; M.Franzosini' clero e societ locale nel secondo cinq";;;;r;, h ,irrrutturazione borromaica i,una pir:ue aela Brianza, in ,,Nuova Rivist" Stori,,70 dgSq, pp. 275_300.31' Acta Ecesiae Mediolanensis,Lione i683, pp I 045-1220 (rnemoriare: non lungocCIme sembra perch lo srampatore and direnam.;; da pagin a rtt99a pagina 1200), pp.

    ix:;;48' I a76; Ecclesiae \utrdioirenss,Mitano 1599,pp. 1075 sgg., i084, i106q

    :80

    PACE NEL .DOPO RIFORMA'

    32. Cfr.Turchini, 'A benefcio pubblico e honor de Dio", pp.203, 235.

    33. C. Nubolz, Conoscer Per graernare: la diocesi didoaico Madruzzo, Bologna 1993, pp. 401-419,517-5L9,

    34. Nubola, Conoscere Per goaernare, p, 406-4II.

    T'ento nelk uisita Dastorale di Lu-531.

    35. Grosso, Mellano, La Conno-Riforma, III, pp.216,27A.

    36. Molinari, II cardinale Teatino Paolo Burali, pp.37-38, 285-286,335-344; D.Montanari, L'immagine drl parroco nella Riforma cattolicq in "Archivio storico per le pro-vince parrnensi', IV s., 30 (1978), pp. 93-i05.

    37. F. Casta, Euques et curs dans la tradition pasiorale d.u Concile de Trente, Ajaccio1965, pp. I 10, 135-141 ; M. Venard, The inf.uence af Carlo Borromel on the Church afFrance, in Headley-Tomara, San Carlo Borcomeo, p. 21A. Sulia faida in Corsica, cfr. F.Braudel , The Mediterranea and the l{editerranean World in the Age of Philip II, Londra1975, I, p.36; S. \filson, Feuding Conflict and Bandiny in 19th Centurlt Corsicq Cam-bridge 1988.

    38. De cauta imitatione sanctorum episcoPorum (1595; stampato in Spicilegium Roma-?xum, VIII, Roma 1842, pp. 89-i 16) pp.93,100, 702, 105, 106, 108, 111.

    39.P. Prodi, II cardinale Gabriele Paleotti,I-II, Roma L959-1967,I, pp. I39-I40 (co-munione), II, pp. 33 (paci), 47,48 (Borromeo), 127-128 (sacramend), 189 sgg. (Congre-gazione della Concordia); Turchini, 'A benef.cio pubblico e znor di Dio", p.237; M. Tirrrini,La coscienza e b hgi, Bologna 1991,pp. 233 sgg.(pecc"ti mortali); D. Fenlon, Reaieut onProdi, in "scotdsh Journal of Theology" , 44 ( 1 99 1), p. 124; Prodi, Il cardinale Gabriele Pa-leon,pp.373 sgg., 384; Raggio, Faide eParentele, cap" I eVIII. Un bandito un uomo cheviene messo fuorilegge per un crimine, spesso commesso per ritorsione, da una corte la cuiautorit egli non riconosce.

    40. C.Cairns, Domenico Bolhna Nieuwkoop 1 g76,pp. I 55-156, 177,248-249; D.Monranari, Disciplinamento in terra uenetq Bologna 1987, pp.46-47 (su Borromeo, citatoanche da G. Alberigo in Headle Tomaro, San Carlo Borcomeo, p.255 e nota corrispon-dence),62-64, tZ5 (Durando), 184 sgg.; G. Gamba, D. Montanari, Le aisite pastorali delladiocesi di Brescia nel WI secolo, in Visite pasiorali ed elaborazione dei dati, a cura di C. Nu-bola, A. Tirrchini, Bologna 1993, pp. 169-247, specialmente pp. 196-2A3.

    4L E. Cochrane, hob 1fiT-f 6i0,Londra i988, pp. 199-2A2;Ir4. Rosa, Organizza-zione ecclesiastica e uita religiosa in Lomtardia, in Problemi di storia relgiosa lombarda, Co-mo 1972, che cito per mezzo di D.Zerdn, Confaternite e uite dipiet nelle campagne lom-bard"e tre '500 e '600. La pieue di Parabiago-Legnano,Milano 1981, pp. 34,56; ibidem, p.

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