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Marina Abramovic, The kitchen V, holding the milk, dalla serie The kitchen, homage to Saint Therese, 2009, video. In mostra a Firenze. Marina Abramovic La grande artista e performer, protagonista di un'impo- nente rassegna a Palazzo Strozzi a Firenze, si racconta DI SARA BOGGIO

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Marina Abramovic, The kitchen V, holding the milk, dalla serie The kitchen, homage to Saint Therese, 2009, video. In mostra a Firenze.

Marina Abramovic La grande artista e performer, protagonista di un'impo-nente rassegna a Palazzo Strozzi a Firenze, si racconta

D I S A R A B O G G I O

Page 2: Marina Abramovic, The kitchen V, holding the milk, dalla serie The … · 2018-09-18 · Marina Abramovic, The kitchen V, holding the milk, dalla serie The kitchen, homage to Saint

Pioniera della performance, oggi Marina Abramovic

(Belgrado, Serbia, 1946) è un'icona nel mondo dell'ar-

te e non solo. La sua ricerca - una pra-tica esistenziale in cui il processo cre-ativo, attraverso la resistenza del cor-po, è strumento di conoscenza e di trasformazione - continua a esplorare territori nuovi e ha la (rara) capacità di parlare a un pubblico sempre più am-pio. Per raccontare carriera, e vita, dell'artista, Palazzo Strozzi a Firenze ospita The cleaner, retrospettiva che raccoglie un centinaio di opere e un fitto calendario di performance (il programma è su www.palazzostroz-zi.org). Dopo Ai Weiwei, Bill Viola e la collaborazione tra Carsten Holler e il neurobiologo Stefano Mancuso, lo storico palazzo prosegue così il suo dialogo con la contemporaneità. «L'o-biettivo è creare dei ponti tra passato e presente», spiega il direttore Arturo Galansino. «Per questo abbiamo por-tato in Italia il format delle grandi mo-stre internazionali e vogliamo aprire il contemporaneo al grande pubblico. È una bella soddisfazione condurre questa operazione a Firenze, città tra-dizionalmente legata all'antico, e sia-mo molto orgogliosi dei progetti che gli artisti realizzano per noi». La rispo-sta peraltro non manca. Marina Abra-movic speaks (conversazione tra l'arti-sta e Galansino, il 22 settembre presso il Teatro del Maggio Musicale Fioren-tino) è sold out da mesi, i biglietti esauriti in meno di due giorni. Marina Abramovic, che effetto fa

vedersi in una retrospettiva che rac-conta tutta la sua vita? «Quando si arriva a un'età come la

mia è il momento giusto per guarda-re il passato: fare il punto su ciò che si è raccolto e capire la direzione per il futuro. Il titolo, The cleaner, si rife-risce proprio all'intenzione di ripu-lire la memoria, le emozioni vissute, tutto ciò che è stato».

continua a pag. 72 —•

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«IL TITOLO "THE CLEANER" SI RIFERISCE PROPRIO ALL INTENZIONE DI RIPULIRE LA MEMORIA, LE EMOZIONI VISSUTE, TUTTO CIÒ CHE È STATO»

• Marina Abra-movic, The hou-se with the Oce-an view, 2002-2017, installa-zione sonora, letto, lavandino, sedia, tavolo, toilette, doccia, scale con coltel-li, metronomo, bicchier d'ac-qua. 0 The He-ro, 2001, video in bianco e nero, audio, 14:21 mi-nuti. El Rhythm 5, 1974 -2011 , film 8 rnrn tra-sferito su video digitale, 8'12". P e r f o r m a n c e realizzata allo Student cultural center di Belgra-do. • Rhythm 10,1973-2017, i n s t a l l a z i o n e sonora.

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—•segue da pag.70

Firenze e Palazzo Strozzi sono luo-ghi carichi di storia, mentre la sua opera è tutta basata sul "qui e ora". In che modo concilia passato e presente? «Firenze ha il suo passato e io sempli-

cemente porterò il mio, che del resto è molto legato all'Italia, dove ho presen-tato la prima mostra al di fuori del mio Paese, ho applicato per la prima volta il Metodo Abramovic, ho vinto il Leo-ne d'Oro...». La retrospettiva include un ampio

numero di performance. Come le ha scelte? «A occuparsi del programma è stata

Lynsey Peisinger, che collabora con me, e con il Marina Abramovic Insti-tute, da oltre sette anni. Ho alle spalle oltre 50 anni di lavoro, non posso esse-re presente ovunque, ed è giusto che la mia esperienza sia trasferita ai giovani artisti. E sempre una grande emozione vedere una mia performance interpre-tata da altri, soprattutto se sono donne: sembrano delle amazzoni, belle, forti, senza nessuna paura del pubblico».

Quindi l'esito è una sorpresa anche per lei. «Ho sempre desiderato che il lavoro,

una volta concluso, potesse essere vis-suto anche da altri. Non importa se cambia rispetto all'originale: ogni ar-tista porta la propria personalità ed è molto meglio così che un'immagine fissa in un libro. L'unica condizione richiesta è un alto livello di qualità: non tutti possono farlo, così come non tutti sanno suonare Beethoven al pia-no. Bisogna avere la necessaria prepa-razione». In che modo? «E stato scritto molto sul mio metodo

ma, in sintesi, si tratta del workshop Cleaning the house. L'ultimo è stato fat-to a fine agosto su un'isola greca, il precedente in Norvegia. E rivolto a piccoli gruppi. Non si mangia per 5 giorni, non si parla, si fa solo esercizio in circostanze di caldo torrido o freddo gelido, mai confortevoli. Lo scopo è sottoporre il corpo e la mente a condi-

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«A FIRENZE PORTERO IL MIO PASSATO, MOLTO LEGATO ALL'ITALIA»

Gallerie e prezzi

Marina Abramovic è rappresentata ir Italia dalla galleria di Lia

Rimma, a Milano (tel. 02-29030101) e a Napoli (tel. 081 -19812354) All'estero è rappresentata dalla londnese Lisson (www.lissongallery. con', e da Sean Kelly (www.skny.com), cor sede a New York. Il range di prezzi varia da 35mila a 150mila euro a seconda dell'opera, delle dimensioni e delfanno. Escludendo i formati più piccoli e le edizioni con tirature più e Bvate, le opere fotografiche sono in genere in edizioni di 7 odi 9 e in redio-grande formato e i prezzi partono da 70mila euro. Quotazioni analoghe per i videe.

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E Marina Abra-movic, Lips of Thomas, 1975, performance in 7 Easy p/eces al Guggenheim m u s e u m di New York nel 2 0 0 5 . B Ener-gy clothes (Co-ne hat), 2 0 0 1 , carta, tessuto, m a g n e t e . • Mar ina Abra-movic, Balkan Baroque, 1997-2 0 1 7 . La mo-stra a Palazzo S t r o z z i è la prima grande re t rospet t iva i ta l iana dedi-cata a Marina Abramovic.

zioni estreme per affinare concentra-zione e forza di volontà, indispensabi-li per la performance». I workshop sono solo per artisti? «No. Sono rivolti a tutti. Dopo que-

sto tipo di esperienza, chiunque tu sia e qualunque cosa tu faccia, vedi la vita in modo diverso». II suo lavoro è noto anche al di là

del mondo dell'arte, tuttavia lei stes-sa ammette che spesso viene ancora frainteso. In che modo si può far ar-rivare il messaggio? «Lo farà il tempo. C'è questa mera-

vigliosa frase di John Cage: "Quando faccio il mio lavoro non sono compre-so, ma quando vengo compreso devo spostarmi subito nel territorio dell'in-comprensione". Il lavoro deve conte-nere premonizione, portarti in luoghi in cui non sei mai stato... Incompren-sioni, scandali e critiche ci saranno sempre. Ma non importa. Bisogna solo seguire il proprio intuito per fare arte». L'arte non ha genere, ma di fatto lei

sarà la prima artista donna a entrare a Palazzo Strozzi... «Nel 2020 sarò anche la prima donna

a entrare alla Royal Academy di Lon-dra. Sono molto felice di aprire la stra-da ad altre donne ma mi chiedo an-che: perché ci sono più artisti uomini? La società italiana, da questo punto di vista, è emblematica. Negli anni '70 non c'era una singola artista pubbli-camente riconosciuta, a eccezione di Marisa Merz. Il problema delle donne è che vogliono tutto: l'amore, i bam-bini, la famiglia, l'arte. Ma non è pos-sibile. Louise Bourgeois si è conqui-stata la sua posizione quando il mari-to è morto e i figli sono cresciuti. Per-ché dobbiamo aspettare così tanto? Pensiamo sempre alle colpe degli uomini, ma in realtà dobbiamo inizia-re a riconoscere le nostre». Che cosa pensa del movimento

#MeToo? «Quando mi hanno chiesto se avessi

mai subito abusi ho risposto che se

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qualcuno ci avesse provato gli avrei tagliato le palle... O comunque non avrei aspettato quarant' anni per dirlo. Le donne hanno un potere incredibile, eppure gli uomini ci fanno apparire ridicole, fragili e noi stiamo al gioco... ma perché? Non me lo spiego, non ne ho idea». Oggi una parte importante della sua

attività è dedicata a progetti scientifi-ci. Che cosa le interessa della scienza? «A parte 0 fatto che sono sempre sta-

ta affascinata da Nikola Tesla (fisico e inventore serbo-americano, ndr), ciò che a me interessa è il legame tra scien-za e spiritualità. Artisti e leader spiri-tuali lavorano entrambi sull'intuizio-ne, mentre gli scienziati creano l'appa-rato di nozioni necessario a dimostra-re ciò che si coglie a livello intuitivo, attraverso la conoscenza spirituale o liquida: una forma di conoscenza uni-versale, cui si accede senza la media-zione del pensiero logico».

La paura ha una grande parte nelle sue opere, che potrebbero essere lette come tentativo di affrontarla. Perché? «Perché abbiamo paura di tutto: del-

la morte, del dolore, dell'amore. Avere paura significa non essere liberi. Ep-pure che cosa c'è di più importante della libertà? Siamo qui solo di passag-gio. Dobbiamo affrontare la paura, superarla e andare oltre». Dragoti head, la performance con i

serpenti, è forse una delle più emble-matiche da questo punto di vista. Come si prepara a sfide del genere? «Non ti prepari, lo fai e basta! Se ti

prepari, se ci pensi, non potresti mai farlo. Io non mi preparo mai: uso l'e-nergia del pubblico che, sommata alla mia, mi consente di affrontare la sfida. E questo il trucco». Un consiglio da Marina Abramovic'? «Non abbiate paura di amare». •

MARINA ABRAMOVIC. THE CLEANER. Firenze, Palazzo Strozzi (tel. 055-2645155). Dal 21 settembre al 20 gennaio 2019. Catalogo Marsilio.

«AVERE PAURA SIGNIFICA NON ESSERE LIBERI. DOBBIAMO AFFRONTARE LA PAURA, SUPERARLA E ANDARE OLTRE»

• Marina Abra-movie, Tbe onion, 1 9 9 5 , video a colori, 20'03" .ElB /ack clouds commg, 1 9 7 0 , carbon-cino su c a r t a / olio su tela,cm 200x140.

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