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Lo sfogo di un'innamorata Aeneam multa dicentem iamdudum aversa inspicit Dido: huc illuc volvens oculos, totum eius corpus luminibus tacitis pererrat et sic accenditur dicitque: «Diva Venus tibi non est mater, perfide, sed duris cautibus te genuit horrens Caucasus. Nam quid dissimulo aut ad quae maiora me reservo? Num fletu meo ingemuit? Num oculos flexit? Num lacrimas dedit aut miseratus est (ha avuto pietà) amantem? Quas iniurias his anteponam? Ubinam est fides? Ubinam sunt dei? Quid dico aut ubi sum? Quae insania mentem mutat? Infelix Dido, quid eveniat ignoras? Neque te teneo neque dicta tua refello, perfide! Cum litore eiectus es, egentem te excepi et in parte regni, demens, locavi! Nunc furiis incendor. Spero equidem supplicia te hausturum esse. Dabis improbe poenas. Id audiam, certe scio, et haec fama mihi veniet sub imos Manes!». His dictis sermonem abrumpens, auras aegra fugit seque ex oculis avertit, linquens Aeneam multa parantem dicere. Da Virgilio Traduzione: Lo sfogo di una innamorata Mentre Enea dice molte cose, già da tempo Didone lo osserva ostile; volgendo qua e là gli occhi, erra (fruga) con sguardi silenziosi per tutto il suo corpo e così si accende e dice: «Tua madre non è la dea Venere, traditore, ma il Caucaso spaventoso ti ha generato sulle dure rocce. Infatti, che cosa fingo o a quali speranze più grandi mi mantengo in vita? Forse ha pianto alle mie lacrime? Forse ha piegato gli occhi? Forse ha versato lacrime o ha avuto pietà di colei che lo ama? Quali oltraggi anteporrò a questi? Dov'è mai la fedeltà? Dove sono mai gli dei? Che dico o dove sono? Quale pazzia sconvolge la mente? Infelice Didone, ignori che cosa stia accadendo? Non ti trattengo né confuto le tue parole, traditore! Quando sei stato sbattuto sulla spiaggia, ti ho accolto che eri bisognoso e, pazza, ti ho messo a parte del regno! Ora sono infiammata dalle furie. Spero davvero che sconterai la pena. Pagherai il fio, malvagio. Lo sentirò, lo so bene, e questa notizia mi giungerà negli abissi degli inferi (lett. nei profondi Mani)!». Interrompendo la conversazione con queste parole, fugge (lett. dall'aria) afflitta e si sottrae agli sguardi, lasciando Enea che si prepara a dire molte cose.

Lo sfogo di un'innamorata - liceoalberti.itferrairo/comp_lat-recup-1trim_3a.pdf · Lo sfogo di una innamorata Mentre Enea dice molte cose, già da tempo Didone lo osserva ostile;

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Lo sfogo di un'innamorata

Aeneam multa dicentem iamdudum aversa inspicit Dido: huc illuc volvens oculos,totum eius corpus luminibus tacitis pererrat et sic accenditur dicitque: «Diva Venustibi non est mater, perfide, sed duris cautibus te genuit horrens Caucasus. Nam quiddissimulo aut ad quae maiora me reservo? Num fletu meo ingemuit? Num oculosflexit? Num lacrimas dedit aut miseratus est (ha avuto pietà) amantem? Quas iniuriashis anteponam? Ubinam est fides? Ubinam sunt dei? Quid dico aut ubi sum? Quaeinsania mentem mutat? Infelix Dido, quid eveniat ignoras? Neque te teneo nequedicta tua refello, perfide! Cum litore eiectus es, egentem te excepi et in parte regni,demens, locavi! Nunc furiis incendor. Spero equidem supplicia te hausturum esse.Dabis improbe poenas. Id audiam, certe scio, et haec fama mihi veniet sub imosManes!». His dictis sermonem abrumpens, auras aegra fugit seque ex oculis avertit,linquens Aeneam multa parantem dicere.

Da Virgilio

Traduzione:

Lo sfogo di una innamorata

Mentre Enea dice molte cose, già da tempo Didone lo osserva ostile; volgendo qua e là gli occhi, erra (fruga) con sguardi silenziosi per tutto il suo corpo e così si accende e dice: «Tua madre non è la dea Venere, traditore, ma il Caucaso spaventoso ti ha generato sulle dure rocce. Infatti, che cosa fingo o a quali speranze più grandi mi mantengo in vita? Forse ha pianto alle mie lacrime? Forse ha piegato gli occhi? Forse ha versato lacrime o ha avuto pietà di colei che lo ama? Quali oltraggi anteporrò a questi? Dov'è mai la fedeltà? Dove sono mai gli dei? Che dico o dove sono? Quale pazzia sconvolge la mente? Infelice Didone, ignori che cosa stia accadendo? Non ti trattengo né confuto le tue parole, traditore! Quando sei stato sbattuto sulla spiaggia, ti ho accolto che eri bisognoso e, pazza, ti ho messo a parte del regno! Ora sono infiammata dalle furie. Spero davvero che sconterai la pena. Pagherai il fio, malvagio. Lo sentirò, lo so bene, e questa notizia mi giungerà negli abissi degli inferi (lett. nei profondi Mani)!». Interrompendo la conversazione con queste parole, fugge (lett. dall'aria) afflitta e si sottrae agli sguardi, lasciando Enea che si prepara a dire molte cose.