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Lingua e cultura - giuseppeguarino.com · INTRODUZIONE Il Nuovo Testamento è stato scritto in Greco Koinè, la lingua più diffusa al mondo quando il cristianesimo muoveva i suoi

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Lingua e cultura ebraiche nel

Nuovo Testamento

Giuseppe Guarino

Copyright 2016 Giuseppe Guarino

All rights reserved.

ISBN-13: 978-1533680280 ISBN-10: 1533680280

INDICE

Introduzione 1

1 La lingua del Nuovo Testamento 3

2 Originali in ebraico perduti? 11

3 Cultura ebraica nel Nuovo Testamento 15

4 Parole ebraiche nel Nuovo Testamento 29

5 Parole ebraiche nella nostra lingua 37

6 I rotoli del Mar Morto 43

7 Il Nuovo Testamento a Qumran 51

8 Prassi qumraniana nel Nuovo Testamento 59

9 Radici ebraiche ed universalismo della fede cristiana 67

Conclusione 73

Appendici

I Abba, Padre 77

II Chi erano i "magi"? 81

III Il Tetragramma era negli originali del Nuovo Testamento? 89

IV Il Tetragramma nel Nuovo Testamento ulteriori riflessioni 97

V Ges o Yeshua? 105

VI La dottrina di Ges e la fede ebraica 111

VII Il sabato per luomo (o luomo per il sabato?) 115

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INTRODUZIONE

Il Nuovo Testamento stato scritto in Greco Koin, la

lingua pi diffusa al mondo quando il cristianesimo muoveva i suoi primi passi. Si trattava di un linguaggio quotidiano, parlato da mercanti e dal popolo. Lo potremmo rapportare benissimo allinglese di oggi.

Con il mandato di evangelizzare tutti i popoli e lopera missionaria di Paolo, quella lingua era la pi giusta per favorire la diffusione del Nuovo Testamento e del messaggio cristiano.

Nonostante lEvangelo e le Sacre Scritture siano ormai diffuse in tutto il mondo e tradotte in tutte le lingue, non possiamo disconoscerne le origini, le radici ebraiche della nostra fede.

Gli apostoli e Ges vissero in un ambiente culturale ebraico. Lebraico e laramaico erano le lingue dei primi apostoli e discepoli. Ebraico il loro modo di pensare. Sebbene il loro insegnamento sia stato trasmesso fino a noi in lingua greca (e poi tradotto nelle nostre lingue) era impossibile che la mentalit e persino le parole della fede giudaica scomparissero del tutto.

Lautentica essenza della nostra Fede, la sua origine ebraica, oggi viva e vegeta nelle nostre Bibbie, vive nel nostro linguaggio, nelle abitudini delle nostre chiese. Terminiamo le nostre preghiere in tutto il mondo, in tutte le confessioni cristiane, con la parola ebraica Amen. Nelladorazione gridiamo

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al Signore Alleluia. Chiamiamo Ges Messia, parola che viene direttamente ad entrare nel nostro linguaggio dallambiente religioso giudaico: Cristo solo la traduzione greca dellebraico Messia. E sia in greco sia nelle nostre lingue, il significato totalmente dipendente dalla cultura ebraica.

Nelle pagine che seguono approfondir questo argomento, a mio avviso molto interessante, ma anche rilevante per una migliore conoscenza della nostra identit di cristiani.

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LA LINGUA DEL NUOVO TESTAMENTO

Secondo i criteri di datazione che ho gi proposto altrove, sono convinto che i libri che fanno parte del Nuovo Testamento sono stati scritti tutti entro il primo secolo d.C., nella lingua allora maggiormente diffusa: il greco. vero che in quel periodo l'impero romano dominava da tempo tutte le terre che si affacciavano sul Mediterraneo, ma la sua potenza militare non era riuscita a spodestare la cultura e la lingua greche. Come la caduta dell'impero britannico non ha significato la fine della diffusione della lingua e cultura inglese - che continua inarrestabile - anche nel mondo antico, nonostante la prematura morte di Alessandro Magno, il grande promotore dell'ellenismo nel mondo, lo smembramento del suo vastissimo impero prima e l'inarrestabile e sistematica conquista romana poi, non riuscirono a porre fine al dominio mondiale della cultura greca. Gi nel terzo secolo a.C., in Egitto, sotto la dinastia (greca) dei Tolomei, si era cominciato a tradurre la Bibbia ebraica in greco. Questa versione fu detta - e tale nome rimane fino ad oggi - dei Settanta (LXX), ovvero Septuaginta, a motivo del numero (fra storia e leggenda) dei traduttori originari del Pentateuco.

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In quale greco venne approntata questa antica versione? La lingua del tempo offriva almeno due possibilit. La prima era quella di optare per il greco classico, l'elegante ma rigido linguaggio letterario. La seconda opzione era quella del greco Koin, il greco parlato, il greco delle transazioni commerciali, dei documenti privati, pi pratico e meno retorico, meno rigido, pi fluido ed aperto all'innovazione ed al cambiamento - come sono di solito le forme colloquiali di tutte le lingue. La scelta della versione dei LXX ricadde sul Koin. Ancora oggi la Settanta oggetto di particolare studio ed offre spunti di riflessione sulla terminologia greca proposta per interpretare le parole ed i fatti della fede ebraica.

Il mandato di Ges agli apostoli era di diffondere la buona notizia della salvezza a tutto il mondo. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. (Matteo 28:19) ... mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremit della terra. (Atti 1:8) La cosa pi ovvia era che gli apostoli ed i loro discepoli ripiegassero sull'utilizzo del greco per le Scritture sacre della nuova fede, in modo da poterne assicurare la diffusione e la lettura al di fuori della cerchia ristretta del mondo ebraico. Anche per la composizione del Nuovo Testamento, la scelta non ricadde su una lingua colta e sofisticata, ma su un linguaggio che rendeva accessibile e chiaro il messaggio evangelico. Continuando il percorso gi felicemente inaugurato dalla LXX, le Scritture cristiane furono scritte in Koin. Ovviamente il Nuovo Testamento, da un punto di vista

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squisitamente letterario, non opera di un solo scrittore. Purtroppo nelle sue versioni in italiano, l'intervento determinante del traduttore sostanzialmente, sebbene non in maniera premeditata uniforma lo stile dei singoli libri che lo compongono. Leggendolo invece nell'originale greco, questa omogeneit non si riscontra affatto. Mettendo Marco a confronto con Giovanni, evidente la netta differenza di stile e di linguaggio. Paolo, poi, ancora diverso. Per non parlare di Luca, la cui introduzione al vangelo scritta in un greco piuttosto sofisticato - anche questo favor la popolarit della sua opera presso alcune fazioni gnostiche avverse all'ebraismo. Tutti gli autori del Nuovo Testamento - mi sento di dire, quindi, anche l'Autore dietro gli autori che lo Spirito Santo - hanno rinunciato agli schemi fissi, alla retorica artificiosa della lingua letteraria, preferendo la vitalit ed immediatezza della lingua koin. Le ripercussioni di tale scelta sono state stupefacenti e le sperimentiamo quotidianamente nella lettura della Parola di Dio, nel modo in cui la comprendiamo e viviamo. Il greco del Nuovo Testamento quindi semplice e chiaro, ma non elementare o banale: non sofisticato, perch vuole innanzi tutto comunicare; ma non rinuncia ad esprimere una propria identit e quelle caratteristiche che ne fanno un fenomeno letterario di tutto rispetto. Vale la pena evidenziare il felice connubio fra cultura ebraica e lingua greca. Per quanto riguarda invece le influenze della cultura greca su quella ebraica, le idee sono state diverse in vari ambienti ed in vari periodi storici. Alcuni hanno attribuito un ruolo preponderante al senso del contributo greco - a mio avviso immotivatamente: l'ebraismo non disconosceva di fatto i meriti del mondo greco e accettava il valore della sua lingua, ma non era certamente pronto a soccombere ai suoi schemi culturali. La tradizione ebraica era troppo forte e troppo sicura della propria identit ed eredit

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perch potesse facilmente cedere ad influenze esterne. Ecco quindi che il linguaggio della LXX e quello del Nuovo Testamento, suo logico prosieguo, allo stesso tempo semplice, ma innovativo: chiaro, ma vivo e stimolante. La parola greca agape (in alfabeto greco: ), famosa anche al di fuori della cerchia di chi studia il greco biblico, propria della traduzione dei LXX e del Nuovo Testamento: non la si trova infatti nel greco classico. La famosa parola greca zoe () che significa vita, stata adottata dalla Bibbia, in particolare dal Nuovo Testamento e dagli scritti di Giovanni, per ricevere connotati pi definiti e specifici di quanto il termine greco in s non intendesse originariamente comunicare. incredibile come un vocabolo colloquiale sia stato arricchito di significato al punto da reinventarlo quasi del tutto, mantenendo soltanto la riconoscibilit della sua forma, per trasmettere dettagli nuovi e meravigliosi. L'uso giovanneo della parola zoe, vita in particolare, le dona connotati di una profondit spirituale davvero notevole. Un vocabolo degno di nota particolare quello non attestato nel greco classico, ma che troviamo nell' Apocalisse: pantokrator (), cio onnipotente. Il contesto in cui esso viene utilizzato solenne, in armonia con la forza di un'espressione di questo genere. Al di fuori dell'Apocalisse, il Nuovo Testamento lo riporta soltanto in 2 Corinzi 16:18. Io sono l'alfa e l'omega, dice il Signore Dio, "colui che , che era e che viene, l'Onnipotente. (Apocalisse 1:8) Giovanni prese in prestito la parola pantokrator dai brani dell'Antico Testamento dove i LXX avevano reso cos

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l'espressione ebraica che le nostre Bibbie traducono in italiano SIGNORE degli Eserciti ovvero Eterno degli Eserciti. In Nahum 2:13, ad esempio, la LXX riportava, translitterato nel nostro alfabeto: Kyrios Pantokrator (gr. ), che letteralmente significa: Signore Onnipotente. Perch questa scelta da parte dei traduttori in greco dell'Antico Testamento? Pantokrator (che pure stato usato per tradurre Sebaoth anche nei libri pi antichi) interpreta l'espressione nel significato pi universale: non nel significato originario di , che d al suo popolo la vittoria sui nemici, bens nel senso di [...] l'evoluzione di significato dell'espressione ebraica Sebaoth ha la sua continuazione nella parola greca, che fu scelta per tradurlo (o addirittura coniata a questo scopo) ...1 Le affermazioni di questa studiosa gettano luce sul fenomeno della cultura religiosa ebraica che si spinge al di fuori dei suoi confini, per divenire la cultura propria di chiunque voglia avvicinarsi alla fede del Dio unico ebraico. In questo contesto non sar inopportuno notare un ulteriore dettaglio nelle parole dell'Apocalisse: quando Giovanni si rifer a Dio come Colui che , che era e che viene, esprimeva una valenza - evoluzione universalistica di un termine ebraico, simile a quella che ha portato alla nascita ed uso di "pantokrator". Giovanni conosceva il Tetragramma, YHVH (in ebraico ), il Nome di Dio rivelato a Mos nell'Antico Testamento, ma anzich proporlo nell'originale, prefer trasmetterne il significato al lettore di lingua greca. Le quattro consonanti ebraiche vengono vocalizzate nel testo Masoretico, e, aggiungendo semplicemente le vocali alla

1 Orsolina Montevecchi, Bibbia e papiri, pag. 39.

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sequenza delle consonanti, avremo nel nostro alfabeto YeHoVaH. In proposito Asher Intrater, ebreo messianico, nel suo libro Chi ha pranzato con Abrahamo (ed. Perciballi) scrive qualcosa che pu spiegare il perch delle parole dell'apostolo Giovanni: "Aggiungendo le vocali e, o, a alle consonanti YHVH, si ottiene il nome YeHoVaH. In questa struttura verbale, la e (shva) indica il tempo versale futuro, la o (holom) il presente e la a (patach) il passato, dando al nome YeHoVaH il significato di Egli sar, Egli , Egli era: in altre parole, lEterno. Potremmo quindi ipotizzare che Giovanni stesse letteralmente traducendo ed universalizzando l'espressione ebraica (Adonai Sebaoth) tradotta di solito nell'Antico Testamento "Signore degli Eserciti". Molto importante per la corretta lettura del senso dell'incarnazione del Figlio di Dio, la comprensione del termine greco Logos () utilizzato nell'originale greco del Vangelo di Giovanni e di solito tradotto "Parola" dai protestanti mentre i cattolici preferiscono "Verbo", seguendo la lezione dell'antica versione latina della Bibbia. "Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio." (Giovanni 1:1) Si tratta di un vocabolo importante perch nel mondo della filosofia greca il concetto di Logos era gi esistente quando Giovanni scriveva il suo Vangelo. Ma ci non deve indurre a cadere nell'errore di immaginare che l'apostolo si ispirasse a concetti estranei al mondo ebraico: anche qui, una terminologia presa in prestito dalla lingua greca, esprime un concetto profondamente semitico. Gli antichi scrittori cristiani di lingua greca - come Giustino (nel II sec. d.C.) hanno colto l'occasione per esprimere il senso dell'incarnazione ai non

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ebrei, proprio sfruttando questa somiglianza fra il Logos greco e quello neotestamentario. Nulla accade per caso, ne sono profondamente convinto. La lingua ebraica nata e cresciuta con la fede nel Dio unico ed per questo che esprime meglio di ogni altra il linguaggio delle cose di Dio. Quella greca aveva raggiunto una grande diffusione ed una maturit perfetta proprio nel momento in cui venne a contatto con l'Antico Testamento: nelle mani giuste, permise di esprimere al meglio qualsiasi tipo di concetto, dal pi concreto al pi astratto. Divenne la lingua della Settanta prima e del Nuovo Testamento poi, il perfetto veicolo attraverso il quale la fede in Cristo pot essere diffusa in tutto il mondo.

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ORIGINALI IN EBRAICO PERDUTI ?

Il Nuovo Testamento una raccolta di scritti fondamentalmente indipendenti. un solo libro, insieme allAntico Testamento, se ne consideriamo l'unit di intento, gli scopi, e, naturalmente, l'ispirazione dello Spirito Santo. Ma da un punto di vista squisitamente letterario, i libri raccolti nelle Scritture cristiane sono stati scritti in parti diverse del globo, per motivi diversi, da persone diverse, in momenti diversi e per diversi destinatari.

pi che legittimo interrogarci e chiederci: "Vi sono parti del Nuovo Testamento che sono state scritte in ebraico?"

Fino al 1947, anno in cui vennero scoperti i cosiddetti rotoli del Mar Morto, una domanda di questo genere era impensabile. Infatti era comunemente ritenuto che la lingua parlata in Israele durante il primo secolo fosse l'aramaico2 e non l'ebraico, che si pensava fosse una lingua morta. Speculazioni e teorie si sono infrante sotto il peso delle evidenze: oltre l'85% dei manoscritti rinvenuti nelle grotte di

2 L'aramaico era un linguaggio internazionale con il quale Israele entr in contatto durante l'esilio babilonese e la seguente dominazione persiana dal sesto secolo a.C. in avanti. Alcune parti dell'Antico Testamento furono scritte in aramaico. Parte del libro di Esdra e di Daniele.

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Qumran erano scritti in ebraico. Oggi, quindi, corretto pensare che se il Nuovo Testamento non venne scritto in greco, l'unica altra lingua nella quale pu essere stato scritto l'ebraico.

Quando si parla di un originale aramaico del vangelo di

Matteo, soltanto l'eco di pubblicazioni ormai datate. pressoch certo che vi fosse un Matteo semitico che circolava nel periodo della Chiesa antica e che doveva essere scritto in ebraico. Ma per parlare concretamente di un originale ebraico di Matteo dovremmo prima stabilire in quale rapporto lipotetico vangelo semitico stava con il Matteo canonico, del quale esiste solo la versione in greco.

Eusebio di Cesarea scrive nel quarto secolo, riportando la credenza comune della Chiesa: "Matteo, avendo gi proclamato il vangelo in ebraico, quando stava per andare ad altre nazioni, lo mise per iscritto nella sua lingua natia, e cos suppl alla sua assenza con loro, per mezzo del suo scritto". Storia Ecclesiastica, libro 1, capitolo 24.

Tutto nel vangelo di Matteo ebraico: luoghi, idee, la gente, la cultura, ecc... Ma la verit che se anche l'autografo di questo vangelo era realmente in ebraico, ne comunque sopravvissuta soltanto la versione in greco. quindi saggio parlare di ci che sappiamo e di un testo in nostro possesso, piuttosto che avventurarci alla cieca nel regno delle congetture. Pi avanti in questo libro parler di nuovo della possibilit di un Matteo ebraico.

Recentemente stata sostenuta la tesi della composizione

originale in ebraico anche per il vangelo di Marco. Jean Carmignac uno studioso che stimo moltissimo. Ritengo la sua opera "La nascita dei Vangeli Sinottici" indispensabile sia per lo studioso sia per chi interessato alla questione da semplice credente. Egli sostiene che il greco di Marco troppo

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facile a tradursi in ebraico e che ci dimostrerebbe che il secondo Vangelo, come noi lo possediamo, altro non sarebbe che la traduzione letterale di un originale ebraico perduto. La sua teoria senz'altro affascinante e per molti versi seducente. Ma non vi alcuna concreta prova oggettiva a sostegno di questa tesi. Marco, infatti, ci stato preservato in greco soltanto e lo stesso Eusebio citato poco fa narra proprio che l'evangelista mise per iscritto in greco le memorie dell'apostolo Pietro. In ultimo, se mai fosse del tutto accertato che dei frammenti di Marco si trovavano nella grotta 7 di Qumran come sostengono O'Callaghan e Thiede, la possibilit di un originale semitico diviene ancora pi remota.

Non vi alcun motivo valido per dubitare delle parole che

troviamo all'inizio del vangelo di Luca.

"Poich molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall'origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo, perch tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate." (Luca 1:1-4)

L'evangelista parla di altri scritti sulla vita di Ges. Con

evidente mentalit greca riassicura Teofilo, il suo ipotetico primo destinatario, di aver effettuato accurate ricerche che rendono attendibile quanto sta per narrare. L'accuratezza del lavoro di ricerca dell'autore del terzo vangelo dimostrata dal fatto che, abbandonato il livello di greco quasi classico e retorico della sua introduzione, conserva nel resto del suo scritto un numero di semitismi persino superiore a quello degli altri due sinottici. Ci chiaro sintomo che egli ha attinto a dei documenti o memorie autentiche, in ebraico, e che si

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sforzato di rimanere il pi fedele possibile al pensiero ebraico, anche a spese del livello letterario suo greco.

Alcuni sostengono che l'epistola agli Ebrei sia stata

originariamente composta in ebraico e che la traduzione in greco oggi in nostro possesso sia stata eseguita da Luca. Non vi sono prove che ci sia accaduto, nessuna traccia nelle evidenze manoscritte. Al contrario, vi sono delle citazioni all'inizio del libro che sembrano armonizzarsi con il contesto solo se provengono dalla versione in greco dell'Antico Testamento (LXX). Questo l'ho riscontrato personalmente studiando l'inizio di questo meraviglioso trattato - il termine epistola sta un po' stretto a questa porzione della Scrittura, anzi non gli si addirebbe affatto se non fosse per la chiusa. Solo congetture quindi su un possibile originale ebraico di Ebrei. Le uniche prove oggettive, la consolidata e variegata tradizione manoscritta, sono a favore di una composizione in greco anche per questo scritto.

Poco o niente da dire sugli scritti di Giovanni o le epistole di Paolo. Difficile argomentare il senso di un fantomatico originale ebraico perduto per questi scritti, sia per via dei contenuti, sia per le oggettive circostanze di composizione.

Il libro degli Atti segue la stessa scia del Vangelo di Luca, di cui un logico e dichiarato prosieguo.

Nessuna traccia o evidenze di originali ebraici per le epistole di Giacomo e Pietro.

Concludendo. Si pu speculare quanto si vuole sulla possibilit che questo o quel libro del Nuovo Testamento sia stato scritto in ebraico ed in un secondo momento tradotto, ma non vi sono prove oggettive a sostegno di una tale tesi.

in greco che il Nuovo Testamento stato riconosciuto dalla Chiesa, universalmente, come la raccolta delle Scritture cristiane ispirate dallo Spirito Santo.

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CULTURA EBRAICA NEL NUOVO TESTAMENTO

Come ho gi detto, la lingua del Nuovo Testamento sar pure il Greco, ma i pensieri che stanno dietro, la cultura, i luoghi, lintera ambientazione, ebraica. Ges disse apertamente che lui era venuto a confermare la Legge mosaica e non ad abolirla. Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. (Matteo 5:17) Durante i suoi discordi Ges certamente parlava in aramaico ed ebraico. naturale che gli evangelisti, nel tradurre le sue parole in greco, devono avere incontrato delle difficolt. E certamente non era nemmeno fra i loro scopi tradire lorigine della loro fede.

Latmosfera dei vangeli ebraica; ben visibile anche dopo la traduzione in greco e dal greco, poi, nella nostra lingua.

Oggi i predicatori e i commentatori biblici si sforzano di adattare le parole della Bibbia alle nostre realt quotidiane. Visto che la maggior parte del mondo occidentale abita in grandi citt, non potremmo essere pi lontani dal mondo agricolo e pastorale di Israele allinizio del primo secolo d.C. Consideriamo qualche esempio specifico.

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Matteo 1:1

"Libro della genealogia di Ges Cristo, figlio di Davide, figlio di Abrahamo" Qui sopra cito dalla Nuova Diodati per avere una traduzione letterale che faccia meglio trasparire il sostrato ebraico. La Nuova Riveduta traduce: "Genealogia di Ges Cristo". Ma "Il libro della genealogia" un'espressione molto importante, perch fa emergere immediatamente tutta la cultura ebraica di questo vangelo. Un riferimento veloce al libro della Genesi fa comprendere come lo stesso autore ci tenga a far uso della cultura biblica della Torah. "Questo il libro della genealogia di Adamo" (Genesi 5:1 - Nuova Riveduta) La parola ebraica libro , (si legge da destra verso sinistra, sefer) ed ha un senso pi ampio che in italiano. Pu infatti indicare una lettera3 o un rotolo4. Vale la pena sottolineare che il libro come lo conosciamo ed intendiamo descrivere noi con questo vocabolo non era ancora stato inventato nel periodo in cui vennero scritti i vangeli.

Luca 1:34

Maria disse all'angelo: "Come avverr questo, dal momento che non conosco uomo? La parola conoscere, traduce letteralmente il greco originale. Ma nella nostra lingua, le parole di Maria, prese per quello che sono, non hanno molto significato. Siamo davanti ad un chiaro esempio di un pensiero ebraico espresso con parole greche e, di conseguenza, italiane.

3Vedi 2 Re 5:6 4 Vedi Deuteronomio 17:18

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Se si traduce non solo la parola, ma anche lidea che sta dietro, dovremmo far dire a Maria: visto che io non ho avuto rapporti sessuali con alcun uomo. Ma lespressione biblica ormai divenuta cos comune per i lettori cristiani, e anche al di fuori della cerchia dei lettori biblici soltanto, che, a dimostrazione di quanto dico in diverse parti del mio studio, possiamo sostenere che linfluenza della mentalit semitica stata tanto forte nella nostra cultura da arricchire il significato delle nostre parole, estendendolo fino alla terminologia delle Scritture.

Giovanni 2:1

Tre giorni dopo, ci fu una festa nuziale in Cana di Galilea Lapostolo Giovanni ci informa dicendoci che il matrimonio ebbe luogo di Marted, giorno comune per la celebrazione dei matrimoni in Israele. Questa tradizione era collegata alle due volte che Dio defin buona la sua creazione in Genesi 1:10-12, dove le due cose vengono intese allegoricamente come luomo per la donna e la donna per luomo.

La Domenica il primo giorno della settimana. In Italia, purtroppo, mi sono accorto che la maggior parte della gente ti dir che il primo giorno della settimana il Luned. Cos non . Siamo noi ad avere adottato dal mondo ebraico la settimana. Fu limperatore Costantino che, nel suo desiderio di uniformare luso dellimpero romano con le abitudini dei molti cristiani che lo popolavano, la introdusse in occidente. E il Sabato il settimo ed ultimo giorno della settimana. La Domenica il primo. Infatti, in Marco 16:9 leggiamo: Or Ges, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana Se la Domenica il primo giorno, ne consegue che il Luned sia il secondo e Marted il terzo. Le nozze di Cana ebbero luogo di Marted, in perfetto accordo con luso ebraico.

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Luca 9:51

Poi, mentre si avvicinava il tempo in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Ges si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme La Nuova Riveduta abbandona la traduzione letterale di Ges si mise risolutamente in cammino per andare e ne offre una che spieghi il senso dellespressione idiomatica (semitica) che, invece, compare nel greco originale. Luca certamente attinse a fonti ebraiche per le sue narrazioni e qui ne abbiamo unulteriore prova. Egli traduce dalle sue fonti (che fossero scritte o orali) in maniera letterale. Personalmente lo ritengo un pregio del suo lavoro. Preferisco, infatti, anche in campo lavorativo, leggere una traduzione letterale, piuttosto che una che si limiti a darmi il significato che il traduttore comprende del testo originale. Nel caso di Luca 9:51 la scelta della Nuova Riveduta ininfluente: si perde, per, la bellezza della espressione originale.

Luca 10:30-34

" ... Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatt nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada, ma quando lo vide, pass oltre dal lato opposto. Cos pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma pass oltre dal lato opposto. Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe piet; avvicinatosi, fasci le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui." Per apprezzare il profondo senso che avevano queste parole di Ges dobbiamo attentamente valutare il contesto storico e culturale nel quale furono pronunciate.

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"La Gerico dell'et erodiana descritta nelle fonti antiche come una citt in cui numerosi esponenti della classe sacerdotale in contrasto con i responsabili del tempio a Gerusalemme avevano posto la loro dimora ... questi sacerdoti "ribelli" erano quindi fra i maggiori fruitori della strada che da Gerico conduce a Gerusalemme." 5 La comunit sacerdotale, costituita quindi da appartenenti alla discendenza levitica, dimorava a Gerico per protestare contro il compromesso con il quale conviveva il clero ufficiale di Gerusalemme. Quindi i due che passano per la via e non si curano dell'uomo ferito fanno parte di una casta sacerdotale che si proponeva di promuovere un'adesione pi fedele alla Legge mosaica. Eppure lasciano un uomo morente per strada senza prestare soccorso. I samaritani erano il popolo che abitava a nord della Giudea, dove una volta vi era l'antico regno di Israele, distrutto nell'intero popolo deportato per mano degli assiri. La popolazione che rimase era la parte pi umile e si mischi con gli assiri che vennero a colonizzare. Ovviamente la fede giudaica dei samaritani, cos come la loro razza, non era ritenuta pura dai giudei e dagli abitanti di Gerusalemme. Vedi lincontro di Ges con la samaritana descritto in Giovanni 4. Alla luce di quanto sopra, le parole di Ges devono aver avuto un significato molto evidente per chi le udiva e il dottore della legge al quale risponde con questa parabola, deve aver percepito anche il profondo senso spirituale delle parole del Signore che mirava a colpire una religiosit astratta, a favore della concreta spiritualit che Ges ha sempre promosso nella sua interpretazione della Legge mosaica.

Luca 11:50-51

affinch del sangue di tutti i profeti sparso fin dall'inizio del

5 Simone Paganini, Ges, Qumran e gli esseni, edizione paoline, pag. 75

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mondo sia chiesto conto a questa generazione; dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria che fu ucciso tra l'altare e il tempio; s, vi dico, ne sar chiesto conto a questa generazione. La contraddizione che salta agli occhi del lettore attento della Bibbia evidente: Abele fu davvero il primo uomo ucciso nella Bibbia, ma Zaccaria non fu di sicuro lultimo. Come pu avere commesso Ges un errore cos grossolano? Ebbene, lapparente contraddizione la spiega benissimo il sostrato ebraico e il contesto nel quale Ges pronunci il suo monito. Egli infatti parlava a persone che avevano ben chiaro in mente il canone giudaico delle Sacre Scritture. L lomicidio di Zaccaria era narrato nellultimo dei libri sacri, quello delle Cronache. Quindi laffermazione di Ges equivarrebbe a quando oggi noi diciamo: Dalla Genesi allApocalisse, intendendo dire dallinizio alla fine; sebbene con molta probabilit lApocalisse non stato lultimo libro del Nuovo Testamento ad essere scritto. Esempi di questo tipo ci mettono in guardia verso chi troppo frettolosamente parla di errori nella Bibbia.

Marco 4:41

Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: "Chi dunque costui, al quale persino il vento e il mare ubbidiscono Temettero di grande timore la traduzione letterale del Greco di questo brano, ovviamente dipendente dalla costruzione ebraica della frase. La Nuova Riveduta lascia la letteralit del testo per trasmetterne il significato: Ed essi furono presi da gran timore Una costruzione simile la rinveniamo in Matteo 2:10 che legge, traducendo letteralmente: veduta la stella gioirono di grande gioia. La Nuova Riveduta in questo caso un po pi letterale: Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. Evita,

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per, la ripetizione che invece esiste anche nelloriginale della parola gioia come nella mia traduzione.

Matteo 5:13-16

Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo ...

Il contesto storico e culturale delle frasi di Ges imprescindibile. Il sale, infatti, era prezioso in tempi antichi, tanto da essere utilizzato come moneta da qui la nostra parola italiana salario, come sinonimo di paga. Oggi possediamo frigoriferi e congelatori e, se sudiamo troppo assumiamo degli integratori. Ma cos non era ai tempi di Ges e queste funzioni erano svolte dal sale.

Anche la luce oggi non viene apprezzata come di sicuro lo era allora. Immaginate quanto sarebbe difficile fare qualsiasi cosa di notte se non avessimo la luce elettrica. Uscire, lavorare, leggere, oggi tutto pi facile grazie allenergia elettrica. Immaginiamo quanto preziosa doveva essere la luce del giorno a quel tempo, perch permetteva di potere attendere a tutti i propri affari. La notte era poi pi insidiosa e piena di pericoli.

Matteo 13:38

il campo il mondo; il buon seme sono i figli del regno; le zizzanie sono i figli del maligno;

Figli del regno unespressione idiomatica che corrisponde nella nostra lingua a: coloro che appartengono al regno. Lo stesso significato nella frase che segue, ma in senso negativo. Non solo lespressione, ma anche il ritmo della frase tipicamente ebraico: due affermazioni consecutive descrivono

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due condizioni opposte. Di seguito qualche espressione dello stesso tenore che rinveniamo nei vangeli.

Matteo 23:15

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perch viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.

Luca 20:36

neanche possono pi morire perch sono simili agli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione Questa ultima affermazione stupenda sia per i contenuti, per la speranza che da a noi credenti, sia dal punto di vista letterario. Ottima scelta tradurla letteralmente.

Giovanni 17:12

Mentre io ero con loro, io li conservavo nel tuo nome; quelli che tu mi hai dati, li ho anche custoditi, e nessuno di loro perito, tranne il figlio di perdizione, affinch la Scrittura fosse adempiuta.

Da notare quanto sia palesemente semitica lespressione io li conservavo nel tuo nome, che non ha il senso che pu apparire se considerata letteralmente in italiano, ma un ben pi profondo significato. Nel mio libro il nome di Dio esamino loccorrenza del termine nome nella versione della Bibbia in italiano e ne valuto la profonda valenza semitica attribuita in tutte le Scritture.

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2 Thessalonicesi 2:3

Nessuno vi inganni in alcun modo; poich quel giorno non verr se prima non sia venuta l'apostasia e non sia stato manifestato l'uomo del peccato, il figlio della perdizione Noti il lettore che Giuda definito come lanticristo, soggetto delle parole di Paolo: il figlio della perdizione. Linesplicabile tendenza a rivalutare la persona di Giuda, il traditore, non la rinveniamo nel Nuovo Testamento. La si deve al cosiddetto Vangelo di Giuda, clamoroso falso del secondo secolo attribuito dai contemporanei (Ireneo) alla setta gnostica dei caniniiti. Sebbene il valore della riscoperta di una antica copia di questo vangelo sia un importante ritrovamento archeologico, dal punto di vista storico-filologico lunico valore che possiamo dare ad un tale scritto quello di confermare ulteriormente lattendibilit dei vangeli canonici.

1 Thessalonicesi 5:5

perch voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte n delle tenebre Notiamo qui come la forte influenza della cultura ebraica riesca con prepotenza a bypassare la lingua greca e litaliano per comparire in tutta la sua straordinaria bellezza.

Luca 22:15

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Traduce cos questo brano la Nuova Riveduta: Egli disse loro: "Ho vivamente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire. La Nuova Diodati: Allora egli disse loro: "Ho grandemente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi prima di soffrire. In effetti la costruzione della frase in italiano suona davvero troppo poco elegante se si mantiene lespressione ebraica. Ma Luca lo ha fatto in greco e la stessa struttura la troviamo in altre parti del Nuovo Testamento. Letteralmente si traduce desiderato con desiderio, sostanzialmente improponibile nella nostra lingua. La King James Version mantiene lespressione originale traducendo: And he said unto them, With desire I have desired to eat this passover with you before I suffer.

Marco 1:1

Inizio del vangelo di Ges Cristo Figlio di Dio Non capivo linizio del Vangelo di Marco. Avevo sempre avuto una certa preferenza per i vangeli di Matteo e Luca e consideravo il secondo vangelo una sorta di via di mezzo breve, un riassunto degli altri due. Mi sbagliavo. Jean Carmignac era un autorit sui reperti di Qumran, che sono contemporanei con i vangeli. Egli parla del prologo di Marco dicendo che questo perfettamente in armonia con lo stile letterario del tempo quando la tradizione cristiana antica ci dice che questo vangelo venne scritto. Non vi nulla di pi naturale per uno scrittore che essere in armonia con gli scritti della sua epoca, per risultare pi chiaro ed esprimersi in

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maniera familiare per chi legge. Quando imparai sufficientemente bene il greco e cominciai a leggere Marco in originale, mi resi conto di quanto unico fosse questo vangelo, quanto profondo, prezioso, ricco nei dettagli e con prospettive inedite. Jean Carmignac fu sorpreso quando inizi a lavorare al testo di Marco e scopr quanto facile fosse tradurlo in ebraico. Egli not che l'ordine delle parole - che in greco non cos rigido - si adattava perfettamente alle regole della grammatica ebraica. Se non conosciamo l'ebraico, possiamo solo fidarci di ci che dice Carmignac. Eppure, l'influenza semitica sui libri del Nuovo Testamento cos evidente da essere ben visibile anche attraverso le traduzioni nella nostra lingua. Ovviamente, pi una traduzione sar letterale, pi il fenomeno sar evidente. Nei primi tredici versi di Marco, i versi 5, 6, 9, 10, 11, 12 e 13 cominciano con "kai", cio "e". In italiano non iniziamo le frasi con "e". Spesso farlo addirittura considerato un errore. Lo stesso dicasi per il greco. Ciononostante, Marco utilizza "kai" per introdurre le sue affermazioni. Rimaniamo nella Bibbia. 29 versi su 31 nel primo capitolo della Genesi cominciano con "e". inevitabile concludere che, quantunque scriva in greco, Marco profondamente dipendente dallo stile dell'ebraico biblico. Bisogna inoltre aggiungere che "e" in ebraico pi che una semplice congiunzione. Come vedremo nell'esempio qui di seguito. "Diceva loro: Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto?" (Marco 4:21- Nuova Riveduta) "Parimente, non si accende la lampana, e si mette sotto il moggio." (Matteo 5:15 - Diodati)

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Come si nota la congiunzione "e" utilizzata nella citazione di Matteo e che Diodati traduce letteralmente, ha un significato pi ampio di quello che di solito noi le attribuiamo nella nostra lingua. Marco qui meno letterale di Matteo nell'originale greco. In ossequio a questo principio, traducono cos oggi il greco le versioni pi moderne di Matteo 5:15 "Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio" (Matteo 5:15 - Nuova Diodati)

Giovanni 1:1

"In principio era la Parola,

e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio."

Il quarto vangelo comincia con uno sguardo nell'eternit, al tempo quando Ges non si era ancora fatto uomo. Nell'eternit egli comunque era, ed era con Dio quando cre ogni cosa e con lui cre ogni cosa, perch egli stesso era Dio. Giovanni chiama Ges prima della sua incarnazione "logos", nell'originale, termine di solito tradotto "Parola" o ""Verbo". Vi chi ha pensato che Giovanni avesse attinto alla filosofia greca per l'idea di un logos mediatore cosmico, che questa aveva gi da tempo proposto. In realt Giovanni utilizz la terminologia greca per esprimere un concetto profondamente ebraico: cio che la rivelazione del Dio invisibile avvenisse tramite la sua Parola. In parole povere, sebbene vestito in panni greci, il prologo del quarto vangelo non potrebbe essere pi ebraico. Il ruolo nella creazione della "Parola" chiaro gi dal libro della Genesi, dove leggiamo, che Dio cre ogni cosa,

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chiamandola letteralmente all'esistenza. Come del resto sinteticamente ci conferma il salmista: "I cieli furono fatti dalla parola del Signore, e tutto il loro esercito dal soffio della sua bocca." (Salmo 33:6) Ho cercato la "Memra", equivalente aramaico della parola greca "logos" e dell'italiano "Parola", nella Enciclopedia giudaica (www.jewishencyclopedia.com). Vi ho trovato questo: " ... termine utilizzato nel Targum come sostituto per "il Signore" quando si deve evitare una espressione antropomorfa." Vediamo anche un solo esempio tratto proprio dal Targum che in parole povere una parafrasi in aramaico dell'Antico Testamento, dove le nostre Bibbie traducono letteralmente cos l'ebraico di Esodo 20:1: "Allora Dio pronunci tutte queste parole". Il Targum di Gerusalemme invece ha: "e la Parola del Signore pronunci l'eccellenza di queste parole dicendo ... " Questa citazione dal testo inglese del Targum disponibile sul sito www.targum.info/targumic-texts/. Filone alessandrino un ebreo vissuto ad Alessandria d'Egitto fra il 20 a.C. ed il 50 d.C. Egli era un commentatore e difensore della Legge mosaica e della religione giudaica. Egli sosteneva che era stata la Torah ad avere influenzato il pensiero dei filosofi greci e non viceversa. Ed io concordo con lui. Egli scrisse molto sul logos di Dio. Non arriv a definirlo Dio come fa il Nuovo Testamento, n riconosce che si sia fatto uomo in Ges di Nazareth come sostengono gli apostoli, ma la sua testimonianza la prova finale che i concetti espressi da Giovanni e da Paolo su Ges affondano le loro radici nella cultura ebraica e non in quella pagana o greca. I primi versi del Vangelo di Giovanni non dicono nulla di nuovo per la mentalit ebraica se non la sconvolgente conclusione:

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E la Parola diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verit; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre. (Giovanni 1:14) Conclusione L'influenza semitica sul Nuovo Testamento stata davvero molto forte. A parte il fatto che arricchisce la nostra cultura con la preziosa eredit ebraica della nostra fede, ci anche prova dell'antichit degli scritti del Nuovo Testamento e della loro autentica origine apostolica.

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PAROLE EBRAICHE NEL NUOVO TESTAMENTO

Sar chiaro ormai al lettore che lunica vera cosa che riguarda il mondo greco che rinveniamo nel Nuovo Testamento la lingua. Pensiero, terminologia, idee, contesto, tutto appartiene al mondo giudaico. Alcune parole ebraiche sono state addirittura soltanto trascritte (traslitterate) in alfabeto greco, o nel nostro nelle traduzioni.

Vediamo qualche esempio.

Matteo 1:23

La vergine sar incinta e partorir un figlio, al quale sar posto nome Emmanuele", che tradotto vuol dire: "Dio con noi. Questo brano una citazione di Isaia 7:14 Ebraico: Greco: In italiano: Emmanuele Come succede in questi brani, lebraico mantenuto e traslitterato in greco e ne viene data la traduzione. A mio avviso questo rafforza le prove a favore di una composizione

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originale dei vangeli in greco. Alcuni dicono che Matteo stava citando qui la traduzione dei Settanta. La traduzione al quale sar posto nome Emmanuele non particolarmente felice. La CEI traduce che sar chiamato Emmanuele e dello stesso tenore anche la versione Nuova Diodati. Nella prima traduzione si perde tutto il gusto semitico dellespressione: infatti, Ges non fu chiamato Emmanuele! Ma il nome qui inteso nellampio senso ebraico del termine, che indica qualit, attributi e non alla lettera il nome personale dellindividuo. Il nostro Signore non si chiamava Emmanuele, ma Ges; ma era lEmmanuele, il Dio con noi.

Marco 3:17

Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire figli del tuono.

Marco 5:41

E, presala per mano, le disse: "Talit cum!" che tradotto vuol dire: "Ragazza, ti dico: lzati!

Marco 7:11

Voi, invece, se uno dice a suo padre o a sua madre: "Quello con cui potrei assisterti Corbn (vale a dire, un'offerta a Dio).

Marco 7:34

poi, alzando gli occhi al cielo, sospir e gli disse: Effat! che vuol dire: Apriti!

Giovanni 1:41

Egli per primo trov suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" (che, tradotto, vuol dire Cristo). Ebraico: Traslitterazione in greco:

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Traduzione in Greco: Italiano: Messia Messia la parola ormai entrata nel vocabolario dei paesi di tradizione cristiana ed chiaramente presa in prestito dallebraico. Cristo ladattamento nelle nostre lingue della sua traduzione in greco. Lebraico Messia e il greco Cristo significano in realt unto, ma trovo molto appropriato luso comune di entrambi i termini, visto il senso esclusivo delluso di questi per Ges.

Giovanni 1:49

Natanaele gli rispose: Rabb, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele. La parola Rabbi, cio Maestro, di uso cos comune anche oggi. Rabbino una sua derivazione.

Giovanni 19:13

Pilato dunque, udite queste parole, condusse fuori Ges, e si mise a sedere in tribunale nel luogo detto Lastrico, e in ebraico Gabbat.

Giovanni 19:17

Presero dunque Ges; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota. Negli ultimi due esempi, la traduzione precede la parola ebraica. In Giovanni 19:19-20, troviamo uninformazione molto importante: Pilato fece pure un'iscrizione e la pose sulla croce. V'era scritto: GES IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perch il luogo dove Ges fu crocifisso era vicino alla citt; e l'iscrizione era in

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ebraico, in latino e in greco. Il latino era ovviamente la lingua ufficiale dellimpero romano. Lebraico era la lingua parlata in Israele. Il greco, come si vede, era tanto importante nellimpero da affiancarlo alla lingua ufficiale e del luogo.

Matteo 21:9

Le folle che precedevano e quelle che seguivano, gridavano: "Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nei luoghi altissimi! La parola Osanna la traslitterazione dellebraico Hoshiana. Come succede spesso, difficile esprimere il pieno significato di certe parole o espressioni nel tradurle da una lingua allaltra. Io traduco spesso dallinglese (americano) allitaliano e viceversa; quindi credetemi, so cosa dico. Ad esempio, un vocabolo molto comune nellamericano parlato di oggi cool. Nei film lo traducono a volte in un modo, a volte in un altro; ma perch in realt non vi un corrispondente esatto nella nostra lingua. Tanto che, in certi ambienti, ho visto che il vocabolo inglese sta entrando anche nel nostro uso; pi o meno come la parola okay, di solito abbreviata ok, oggi stata totalmente incorporata nel nostro vocabolario. Lo stesso dicasi per la parola computer. In campo commerciale poi, che il mio campo lavorativo, luso eccessivo della lingua inglese ha portato allutilizzo di vocaboli (che rarissimamente vengono ben pronunciati) dei quali nemmeno si considera lequivalente nella nostra lingua: reverse charge, spread, ecc Ma tornando al nostro brano biblico in questione, la parola originale Osanna, pu essere tradotta: Salva Ora! Ma molto pi di questa semplice traduzione, come rivela la citazione del brano messianico dal quale tratta. Essa

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rappresenta il grido del popolo al Messia promesso venuto per salvarli. Ovviamente, il popolo non aveva idea della meravigliosa e perfetta salvezza che Dio stava per portare a compimento per mezzo di Ges!

Matteo 27:46

E, verso l'ora nona, Ges grid a gran voce: "El, El, lam sabactni?" cio: "Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato? Levangelista vuole conservare loriginale, straziante grido di Ges sulla croce. Ci riesce donando ulteriore drammaticit alla forte narrazione della crocefissione. Lo stesso incidente narrato negli altri sinottici.

Marco 15:34

All'ora nona, Ges grid a gran voce: "Elo, Elo lam sabactni?" che, tradotto, vuol dire: "Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato?" Voglio invitare il lettore a notare una piccolissima differenza fra il resoconto di Matteo e quello di Marco. Matteo scrive prima di spiegare il significato della frase ebraica un semplice cio, mentre Marco specifica che tradotto vuol dire. Come ho gi detto, ho scoperto il vangelo di Marco dopo averlo letto nelloriginale Greco. In italiano mi sembrava soltanto una versione breve di Matteo. Ma in greco pieno di tantissime stupende sfumature che lo rendono insostituibile e di sicuro non soltanto una versione breve di Matteo.

Per chiudere questo paragrafo presento una serie di parole originali rimaste invariate nel testo del cosiddetto Sermone della Montagna di Ges che troviamo nel vangelo di Matteo.

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Matteo 5:18

Poich in verit vi dico: finch non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passer senza che tutto sia adempiuto. La parola che troviamo tradotta nelle nostre Bibbie con in verit, altro non nelloriginale greco che la parola Amen, traslitterata in quella lingua dallebraico. Iota ed apice fanno riferimento alle parti pi piccole della scrittura ebraica. Il fatto che le nostre Bibbie traducano la parola Amen originale con in verit, non ci fa vedere quante volte questa parola ebraica rimasta invariata nel greco originale. Controllando con il software biblico e-sword, ho visto che la frase Amen Amen compare 25 volte nella Bibbia ed tipica del vangelo di Giovanni. Ma nelle versioni italiano ci non riscontrabile, visto che, quasi invariabilmente, traducono in verit in verit. La ripetizione due volte consecutive di una parola tipica della lingua ebraica. Grazie a Dio anche della nostra e ci ci rende pi semplice capire il concetto. Ho avuto invece difficolt a spiegare questo fenomeno in inglese, perch lo stesso non accade in quella lingua. Visto che Giovanni utilizza la parola ebraica Amen con tanta sicurezza, dando per scontata la familiarit del termine nella comunit cristiana, ci rendiamo conto di quanto popolare fosse questa parola nella Chiesa gi allora. Del resto quasi tutti i libri del Nuovo Testamento terminano con la parola Amen. Tutti tranne lepistola di Giacomo - e potrebbe essere unulteriore prova dellantichit di questa e gli Atti degli Apostoli che non possono concludersi veramente visto che lopera della Chiesa continua a tuttoggi.

Matteo 5:22

Ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sar sottoposto al

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tribunale; e chi avr detto a suo fratello: "Raca" sar sottoposto al sinedrio; e chi gli avr detto: "Pazzo!" sar condannato alla geenna del fuoco. Vi sono dei termini che non si possono proprio tradurre. Quando parlo con dei miei amici che non sono italiani, non posso tradurre in alcun modo la parola pasta. Anche in inglese, "pasta" "pasta". La parola "pizza" italianissima, e ormai a tutti gli effetti parte del vocabolario inglese. Una curiosit linguistica la parola inglese angiovis. In italiano significa "aggiuga". Nulla di strano se non il fatto che, non per coincidenza, in siciliano "aggiughe" si dica "angiovi". ovvio dedurre che il vocabolo sia stato preso in prestito dal siciliano, lingua parlata da molti emigranti italiani in America. Lo studio delle lingue molto appassionante. Ad esempio, si riesce ad individuare il ceppo delle lingue indo-europee da alcuni vocaboli comuni a tutte queste lingue. La parola notte, ad esempio, indizio di questa comune origine. Infatti in greco niuchtos, night in inglese, nacht in tedesco, nuit in francese, noche in spagnolo. Ma pi sorprendente nei miei studi, stato scoprire che la parola inglese adobe diretta discendente di una parola egiziana! Ma questa unaltra discussione interamente e lascio il lettore con la curiosit.

Insomma, fondamentalmente non siamo i primi a mischiare elementi della nostra propria cultura con quella di altri. un fenomeno linguistico normale, con molti precedenti. Torniamo, per, alle parole di Ges.

Matteo 6:24

Nessuno pu servire due padroni; perch o odier l'uno e amer l'altro, o avr riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.

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La parola Mammona viene dallebraico, ma la cosa strana in questo brano che viene declinata secondo le regole della lingua greca come in italiano viene italianizzata dai traduttori.

Romans 9:29

E come Isaia aveva predetto: Se il Signore Sabaoth non ci avesse lasciato un seme, saremmo diventati come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra

Non ho trovato una traduzione in italiano che rispetti il

testo greco originale di questa epistola. Quella che ho proposto un mio adattamento basato sulla Nuova Diodati.

"Signore degli eserciti" delle versioni italiane traduce l'affermazione ebraica ( - Adonai Sabaoth) che per Paolo riporta in greco semplicemente traslitterandola: - Kirios Sabaoth. I traduttori italiani avrebbero dovuto fare lo stesso, a mio avviso, lasciando agli esegeti il compito di spiegare il senso di questa affermazione. Ho gi parlato altrove di questo nome di Dio, inutile discuterne ulteriormente di nuovo qui.

La stessa identica circostanza si ripete in Giacomo 5:4 che trattiene il termine originale ebraico. "Ecco, il salario da voi defraudato agli operai che hanno mietuto i vostri campi grida, e le grida di coloro che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore Sabaoth."

Nel capitolo che segue discuteremo di alcune parole

ebraiche che sono parte ormai del nostro linguaggio quotidiano, grazie all'influenza della Bibbia.

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PAROLE EBRAICHE NELLA NOSTRA LINGUA

Alcune parole provenienti dalla lingua ebraica, sono ormai parte del nostro vocabolario e le utilizziamo con naturalezza senza avere bisogno di tradurle. Questo in Chiesa e fuori dalla Chiesa. Sebbene solo nelluso religioso che questi vocaboli vengono onorati, nel rispetto della profondit di significato che intendono esprimere. Si pensi a quanto blasfemo sia luso della parola Alleluia al di fuori della lode a Dio: provo un fastidio fisico quando sento delle canzoni che la utilizzano con una leggerezza imperdonabile. AMEN

Ebraico: Traslitterazione in greco: Nel nostro alfabeto: Amen

la pi comune fra le parole provenienti dalla tradizione giudaica. La parola si trova nel nostro Nuovo Testamento pi volte di quelle che vediamo nella traduzione in italiano. Infatti, spesso quello che in greco era stato mantenuto, per amore di

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chiarezza viene tradotto con in verit o in verit in verit, questultima espressione essendo tipica del vangelo di Giovanni. La prima volta che troviamo la parola nel Nuovo Testamento in Matteo 6:13, nella preghiera chiamata Padre nostro. oggi nostro uso chiudere tutte le nostre preghiere e credo sia comune a tutta la cristianit con la parola ebraica Amen. In questo caso la parola significa esattamente la traduzione che ne viene data molto spesso, e cio cos sia: esprime la certezza della fedelt di Dio in risposta alla preghiera. Lultima volta che la parola compare nel Nuovo Testamento alla fine dellApocalisse. la parola conclusiva delle nostre Bibbie: e non se ne poteva trovare una migliore. In questo senso viene utilizzata spesso (io lo faccio onestamente) come parola di assenso ad un discorso, a denotare che cos. ALLELUIA in ebraico Ebraico: Traslitterazione in greco: In italiano: Alleluia Il Salmo 111:1 legge: Alleluia. Io celebrer il SIGNORE con tutto il cuore nel convegno dei giusti e nell'assemblea. Apocalisse 19:1: Dopo queste cose, udii nel cielo una gran voce come di una folla immensa, che diceva: "Alleluia! La salvezza, la gloria e la potenza appartengono al nostro Dio Nonostante questa affermazione si rinvenga una sola volta nel Nuovo Testamento, essa davvero comunissima. Anche troppo, visto che alcuni la utilizzano anche al di fuori del contesto di adorazione che impone.

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ABBA

Ebraico: Greco: Traslitterazione: Abba

Diceva: "Abb, Padre! Ogni cosa ti possibile; allontana da me questo calice! Per, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi. (Marco 14:36) E voi non avete ricevuto uno spirito di servit per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: "Abb! Padre! (Romani 8:15) E, perch siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, che grida: "Abb, Padre. (Galati 4:6) La parola "Abba" di origine aramaica. unespressione familiare per rivolgersi al padre. Deve essere stata cos comune e allo stesso tempo dal significato cos peculiare, che gli autori del Nuovo Testamento hanno voluto mantenerla per tramandarla a tutti i credenti.

MARAN ATHA

Ebraico: Greco: Traslitterazione: Maran atha

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Se qualcuno non ama il Signore, sia anatema. Maran atha. (1 Corinzi 16:22) Questa parola doveva essere di uso comune fra i cristiani delle origini. Paolo la utilizza, senza aggiungere alcuna ulteriore spiegazione.

La parola Maran atha aramaica e il suo significato lo troviamo espresso altrove nella Bibbia stessa: Colui che attesta queste cose, dice: "S, vengo presto!" Amen! Vieni, Signore Ges! (Apocalisse 22:20) Nel termine originale sia racchiusa la fede nel prossimo ritorno di Ges Cristo che la preghiera stessa della Chiesa. Tale ambivalenza non poteva tradursi interamente e, quindi, il termine deve essersi diffuso fra i credenti anche non di lingua ebraica. In s poi laramaico originale significava: Il Signore venuto, Il Signore presente, Il Signore viene. entusiasmante vedere la stessa sostanza della nostra fede racchiusa allinterno di una parola sola, che credo faremmo bene ad utilizzare con la stessa frequenza con cui ricordiamo il termine Alleluia. MESSIA

Ebraico: Traslitterazione in greco: Traduzione in greco: Traslitterazione: Messiah Egli per primo trov suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" (che, tradotto, vuol dire Cristo) (Giovanni 1:41) La donna gli disse: "Io so che il Messia (che chiamato Cristo) deve venire; quando sar venuto ci annunzier ogni cosa. (Giovanni 4:25)

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Questo termine ebraico cos diffuse che non mai tradotto. Significa letteralmente unto, come ho gi detto. La parola "Messia" nella nostra lingua ha dato origine allaggettivo messianico, che non ha un parallelo nel corrispondente termine derivato dal greco in uso nella nostra lingua, cio "Cristo". Questultima parola ormai talmente associata al nome di Ges, da esserne diventata completamento e sinonimo allo stesso tempo. Il termine dorigine ebraica "Messia" invece, non ha mai perso il profondo significato religioso che la caratterizza. In proposito all'uso della parola Messia, voglio attirare l'attenzione del lettore su un brano della Scrittura al quale sono particolarmente affezionato: Daniele 9:24-27, la cosiddetta profezia delle 70 settimane. Questo il testo della Nuova Riveduta al confronto con quello della Nuova Diodati.

Nuova Diodati Nuova Riveduta 9:25 Sappi perci e intendi che da quando uscito l'ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino al Messia, il principe, vi saranno sette settimane e altre sessantadue settimane; essa sar nuovamente ricostruita con piazza e fossato, ma in tempi angosciosi.

Sappi dunque e comprendi bene: dal momento in cui uscito l'ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino all'apparire di un unto, di un capo, ci saranno sette settimane e sessantadue settimane; essa sar restaurata e ricostruita, piazza e mura, ma in tempi angosciosi.

9:26 Dopo le sessantadue settimane il Messia sar messo a morte e nessuno sar per lui. E il popolo di un capo che verr distrugger la citt e il santuario; la sua fine verr con un'inondazione, e fino al termine della guerra sono decretate devastazioni.

Dopo le sessantadue settimane un unto sar soppresso, nessuno sar per lui. Il popolo d'un capo che verr distrugger la citt e il santuario; la sua fine verr come un'inondazione ed decretato che vi saranno devastazioni sino alla fine della guerra.

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La Nuova Riveduta traduce in Giovanni 1:41 e 4:25 le parole "Messia" e "Cristo", o meglio non traduce, ma traslittera i termini, visto che questi ormai fanno parte del nostro linguaggio religioso con un significato ben fissato. Eppure in Daniele 9 la stessa versione svuota il testo del suo profondo significato messianico. L' "unto" soppresso, non "un unto" qualsiasi ma Ges, il Cristo, il Messia. La profezia di Daniele profondamente messianica e tale riconosciuta dalla Chiesa dagli albori ad oggi; ma tradurre "un unto" piuttosto che semplicemente traslitterare l'ebraico "Messia" (come in Giovanni) impedisce al lettore comune di percepire ci di cui invece deve essere subito cosciente. La profezia delle 70 settimane una meravigliosa profezia messianica, e la traduzione Nuova Diodati lo comunica al lettore come dovrebbe fare una traduzione cristiana della Bibbia. Ai traduttori della Nuova Riveduta suggerisco: non mai troppo tardi.

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I ROTOLI DEL MAR MORTO

Nel lontano 1947, per caso, un pastore si imbatt nel ritrovamento di alcuni manoscritti allinterno di una grotta presso il Mar Morto. Fu linizio di una serie di ritrovamenti che riportarono alla luce il contenuto di undici caverne, un tesoro di reperti datati dagli studiosi fra il 250 a.C. ed il 68 d.C.

Lo studio dei cosiddetti rotoli del Mar Morto ha permesso di ottenere una migliore conoscenza della realt del giudaismo del secondo tempio, in particolare del periodo precedente la distruzione operata dai romani. "I manoscritti ... forniscono uno spaccato di questa societ presentandola secondo caratteristiche che prima del 1947 erano sconosciute". 6

Va evidenziato che con tale scoperta si entrati nella disponibilit di prove manoscritte per lAntico Testamento, circa mille anni pi antiche di quelle utilizzate fino a quel momento.

A seguito delle ricerche condotte negli anni nelle varie grotte con il tempo riscoperte, sono stati rinvenuti in realt

6 Simone Paganini, Ges, Qumran e gli esseni, edizioni Paoline, pag. 60

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frammenti, nella gran parte, ma che testimoniano lesistenza ed il testo di circa 850 libri. Sembra comunque che si possa parlare di circa 1200 rotoli che facevano originariamente parte di questa straordinaria biblioteca, ripartita in ben undici grotte.

Molti di questi libri sono sopravvissuti in frammenti. Il

famosissimo rotolo di Isaia (qui sopra in una foto facilmente reperibile su internet) uneccezione. Si tratta di un manoscritto completo, un testimone impossibile da sottovalutare. La sua esistenza e lo stato del suo testo dimostrano lattendibilit del testo Masoretico utilizzato sia dagli ebrei che dai cristiani come base per le traduzioni dell Antico Testamento.

Appena gli studiosi ebbero avuto lopportunit di studiare il grande rotolo di Isaia proveniente dalla caverna 1 (1QIsa, copiato approssimativamente nellanno 100 a.C.) e poterono confrontarlo con il testo Masoretico, essi furono impressionati dai risultati. Nonostante il rotolo di Isaia fosse circa mille anni pi antico della versione masoretica di Isaia, i due erano virtualmente identici ad eccezione di qualche dettaglio minore che raramente andava ad alterare il significato

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del testo... I risultati ottenuti dagli studi comparativi di questo tipo sono stati ripetuti per molti altri testi biblici rinvenuti a Qumran. La grande maggioranza dei nuovi rotoli appartengono alla stessa tradizione del testo Masoretico. Essi sono, comunque, pi antichi di secoli e dimostrano cos in maniera molto convincente quanto siano stati attenti gli scribi ebrei nel trasmettere quel testo negli anni.7

La pi antica ed accreditata teoria sui manoscritti del Mar Morto vuole che questi siano i sopravvissuti della biblioteca nella disponibilit di una comunit insediata a Qumran. L'accesso ad alcune grotte infatti possibile soltanto passando da tale insediamento.

Vista la variet degli scritti presenti nella biblioteca, lecito supporre che i manoscritti siano stati trafugati e accuratamente nascosti per farli sfuggire allira distruttiva dei romani, furiosi per il tentativo di rivolta che poi, come ci ricorda la storia, fin per costare un numero grandissimo di

7 James C. VanderKam, The Dead Sea Scrolls Today, p.126.

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vittime al popolo ebraico e la distruzione della sua capitale e del secondo tempio.

- I manoscritti del Mar Morto testimoniano una ricchezza teologica che impossibile ricondurre allattivit di un unico gruppo allinterno del giudaismo

- Questi manoscritti dai contenuti e dalle forme letterarie varie e disparate furono nascosti in grotte nelle vicinanze dellantico insediamento di Qumran poco prima della sua distruzione".8 Come i rotoli siano giunti nelle grotte di Qumran e cosa ci facessero l, forse non lo sapremo mai con certezza assoluta; ma ci che conta che questi siano riusciti a sopravvivere alle guerre delle rivolte giudaiche ed al trascorrere di quasi due millenni per giungere fino a noi ed arricchire indicibilmente le nostre conoscenze storico-archeologiche sulla vita in Israele nel primo secolo d.C. Infatti sono ben 223 i manoscritti biblici custoditi nelle grotte. I libri meglio attestati sono i Salmi (39 manoscritti) e, ovviamente la Torah, la Legge di Mos. davvero degno di una nota particolare il ritrovamento di ben 8 manoscritti che ci testimoniano e confermano quasi per intero il testo del libro di Daniele. 96 manoscritti non sono stati identificati. I rimanenti hanno vari contenuti. Fra questi il libro di Tobia, di Enoc, un apocrifo della Genesi, il cosiddetto Rotolo del Tempio, la Regola della Comunit, il Rotolo della Guerra e i vari commentari ai libri canonici dellAntico Testamento. Come abbiamo gi detto, la lingua dei manoscritti particolarmente importante. Oltre l85/90% dei testi sono in ebraico e quasi tutto il rimanente in lingua aramaica. Quanto il Nuovo Testamento sia intriso di cultura ebraica risultato ancora pi evidente grazie alla scoperta dei rotoli.

8 Simone Paganini, Ges, Qumran e gli esseni, ed. Paoline, pag. 18-19.

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Oggi pi che mai appare chiaro che i libri del Nuovo Testamento erano perfettamente in armonia con la lingua e gli stili letterari del tempo nel quale sono stati scritti. Le affinit con le opere letterarie giudaiche del primo secolo, conducono a delle conclusioni.

Il Nuovo Testamento pi antico di quanto gli studiosi hanno finora supposto e ci in accordo con le informazioni tramandate dalla Chiesa antica. I vangeli, le epistole, non possono essere stati scritti dopo la distruzione della citt e del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C. Fino ad allora lelemento ebraico nei convertiti alla fede cristiana era predominante. Fu da quel catastrofico momento in avanti e con il successo dellopera missionaria di Paolo che i convertiti al cristianesimo furono principalmente non ebrei.

Con tutto il clamore che hanno suscitato alcuni vangeli apocrifi, grazie a sapienti operazioni mediatiche, va sottolineato come gli scritti al di fuori del canone neotestamentario come il Vangelo di Tommaso, il Vangelo di Giuda, ecc, mostrino chiaramente di essere risalire a periodi molto posteriori rispetto alle opere canoniche, proprio perch non hanno tracce dellinfluenza semitica che invece nel Nuovo Testamento tanto evidente.

I vangeli sono delle opere molto antiche. Sono stati scritti da testimoni oculari o storici che hanno raccolto diligentemente le informazioni di testimoni oculari, come Luca. Ci avvenuto molto presto, come dimostrato dallaffinit di stile fra Marco, Matteo e Luca e gli scritti qumranici.

Gli studiosi appartenenti a certe correnti di pensiero sono ancora oggi saldamente ancorati a conclusioni datate e ormai non pi sostenibili, ma che comunque vengono ancora proposte per non far tremare cattedre e non dover consegnare alloblio testi ritenuti ormai quasi sacri da una certa cerchia di critici. Ma nuove evidenze impongono una rilettura di tutto il

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quadro. J.A.T. Robinson fece scandalo quando nel 1976 ha

pubblicato Redating the New Testament (1976) e Priority of John (1985), dove, andando contro corrente rispetto alla critica avversa all'antichit degli scritti neotestamentari, ridatava il Nuovo Testamento a favore di una sua maggiore antichit.

Jean Carmignac, Carnsten Thiede, Robinson, ed altri pionieri, sono stati studiosi che hanno avuto il coraggio di rompere con i legami intellettuali dello studio del Nuovo Testamento, per rimettere tutto in discussione.

Simone Paganini fa unesposizione dettagliata delle affinit fra gli scritti di Qumran e il Nuovo Testamento. Esamina particolari, stili, contenuti. Poi, per, non riesce a concludere e semplicemente ed anche tristemente a mio avviso forse per evitare che la sua opera venga scartata in certi ambienti sacri, conclude: La ricerca scientifica sui testi del Nuovo Testamento rivela che i vangeli furono scritti tutti dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C.9 Ma che dici Simone? Tutte le informazioni che hai raccolto nel tuo libro sono prova che il Nuovo Testamento stato scritto prima del 70 d.C. e che la comunit che si definisce scientifica ma che principalmente scettica e imbevuta di pregiudizi deve rendersi conto che i tempi sono maturi per rivedere drasticamente le sue posizioni o essere pronta a soccombere intellettualmente visto che prima o poi le case edificate sulla sabbia finiscono per crollare. Per quello che stiamo discutendo qui, saranno oggetto di particolare attenzione i 25 frammenti di manoscritti in lingua greca rinvenuti nelle grotte numero 4 (6 frammenti) e 7 (19 frammenti). su questi ultimi che concentreremo la nostra attenzione

9 9 Simone Paganini, Ges, Qumran e gli esseni, ed. Paoline, pag. 123

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da qui in avanti, cercando di chiarire cosa ci facessero degli scritti in greco in una biblioteca ebraica e provando, se possibile, persino ad identificarne il contenuto. Avanzeremo anche delle possibili conclusioni. Eusebio Panfilo, vescovo di Cesarea, ha scritto allinizio del IV secolo, una importantissima Storia Ecclesiastica. Egli narra come i cristiani scamparono alla distruzione di Gerusalemme avvenuta per mano di Tito nel 70 d.C.: Lintera chiesa di Gerusalemme, avendo ricevuto comando per mezzo di una rivelazione divina, avuta da uomini di nota reputazione i quali si trovavano l prima della guerra, lasci la citt , Storia Ecclesiastica, Libro III, V. Chiudo questo paragrafo con una domanda: possibile che parte degli scritti cristiani portati via da Gerusalemme per sfuggire alla distruzione romana trovarono rifugio in una delle grotte di Qumran? Nelle pagine che seguono vaglieremo questa possibilit.

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IL NUOVO TESTAMENTO

La presenza di libri del Nuovo Testamento fra i rotoli non mai stata presa in seria considerazione. scartata a priori. Questo fino al Callaghan pubblic un articolo nella rivista tardi, nel 1974, un libro intitolato 7 de Qumran. La grotta numero 7 diversa dalle altre di Qusono rinvenuti una serie di rotoliinusuale, visto che gli altri manoscritti di Qumran sono di materiale pi pregiato, come la pergamena.la cosa, la grotta ha solo testi in grecoattentamente esaminato i contenuti della grotta, che ha visitato personalmente.

Lo studioso ha tratto le conclusioni che espongo qui di seguito Egli concorda con l'identificazione di (nell'immaginecome Esodo 28:444. Ma poi va sostiene di essere riuscito ad identificare gli altri reperti in greco della grotta come

frammenti contenenti brani del Nuovo Testamento.

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L NUOVO TESTAMENTO A QUMRAN

La presenza di libri del Nuovo Testamento fra i rotoli non mai stata presa in seria considerazione. A dire il vero stata

Questo fino al 1972, quando il gesuita Jos O c un articolo nella rivista Biblica e pi

un libro intitolato Los papiros greco de la Cueva

diversa dalle altre di Qumran. Vi si i rotoli di papiro, materiale piuttosto

inusuale, visto che gli altri manoscritti di Qumran sono di materiale pi pregiato, come la pergamena. Per complicare la cosa, la grotta ha solo testi in greco. Jos O' Callaghan ha

contenuti della grotta, che ha visitato

Lo studioso ha tratto le conclusioni che espongo qui di seguito.

Egli concorda con l'identificazione di 7Q1 nell'immagine) e 7Q2, che sono riconosciuti

28:4-7 e l'epistola di Geremia 43-poi va oltre rispetto ai suoi colleghi e

ene di essere riuscito ad identificare gli altri reperti in greco della grotta come

frammenti contenenti brani del Nuovo Testamento.

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O' Callaghan identifica 7Q5 con Marco 6:52-53, 7Q6,1=Marco 4:28, 7Q6,2=Atti 27:38, 7Q8=Giacomo 1:23-24, 7Q4=1 Timoteo 3:16-4:1-3, 7Q7=Marco 12:17, 7Q9=Romani 5:11-12, 7Q10=2 Pietro 1:15, 7Q15=Marco 6:48.

Il frammento qui accanto appunto il 7Q5, sigla che indica il manoscritto catalogato con il numero 5, rivenuto all'interno della grotta chiamata numero 7. Esso faceva originariamente parte di un rotolo scritto soltanto da una parte (recto).

Sono visibili 20 lettere greche, distribuite su cinque righe. 10 lettere sono danneggiate.

Il punto di massima altezza del frammento 3.9 cm. Il punto di massima larghezza misura 2.7 cm.

Il reperto si trovava al Rockfeller Museum di Gerusalemme, ma adesso nella disponibilit delle Israelian Antiquities Authorities.

Si pu vedere in alta definizione e quindi anche esaminare nei siti ufficiali:

http://www.antiquities.org.il/ http://www.deadseascrolls.org.il/ Jos OCallaghan ritiene che 7Q5 fosse originariamente

parte di un manoscritto che conteneva il vangelo di Marco. Egli identific le 20 lettere con il testo originale di Marco 6:52-53.

Se il Vangelo era veramente fra i manoscritti del Mar Morto, ci ha delle ripercussioni notevoli in altre branche degli studi legati all'origine del Nuovo Testamento. Si renderebbe necessario rivedere radicalmente (sarebbe ora) alcuni capisaldi di una certa critica che, mascherata da cristiana, mira soltanto a distruggere la credibilit degli scritti apostolici. Chiedo scusa se parlo con troppa verit.

Quasi tutti, se non tutti i testi, danno per certo che non vi

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fossero scritti neotestamentari fra i reperti di Qumran. Ho gi citato l'italiano Simone Paganini, che prima dice che nelle grotte si trovano reperti appartenenti alle pi diverse fazioni del giudaismo (e il cristianesimo prima del 70 d.C. proprio una fazione del giudaismo), documenti nascosti l per farli sfuggire alla furia dei romani. Poi liquida la questione dicendo che non vi possono essere resti del Nuovo Testamento perch la critica ufficiale dice a priori che non potevano esistere gi in quel periodo.

Eppure, si dovrebbe procedere in tuttaltra maniera. Cio, se si riesce a dimostrare con sufficiente probabilit la presenza di scritti neotestamentari nella grotta 7, partendo proprio da nuovi dati oggettivi si debbono rivedere i capisaldi della critica che rigetta le vedute tradizionali della Chiesa - sostenute dai Padri e dai credenti conservatori. Inoltre, dal punto di vista squisitamente filologico, se l'approfondimento dei contenuti dei rotoli ha rivelato inaspettate affinit con gli scritti neotestamentari, sarebbe almeno saggio cercare di non ancorarsi a idee preconcette, ma rivedere alla luce delle nuove evidenze, le posizioni sulle date di composizione dei vangeli.

Carsten Peter Thiede, con convinzione ed entusiasmo, ha reiterato ed ulteriormente dimostrato la validit delle conclusioni di OCallaghan circa i contenuti della grotta n.7.

Ovviamente, la possibilit che vi possano essere scritti neotestamentari nella biblioteca di Qumran considerata uno scandalo e, visto che questa la punizione per chi non si allinea, le voci contrarie alla corrente di pensiero "scientifica" vengono condannate all'oblio.

Ferdinand Rohrhirsch, professore all'universit di Eichstatt, pensa e dichiara apertamente che la voce degli oppositori all'attribuzione di 7Q5, fra i quali vi quella del critico testuale Kurt Aland, il risultato di pregiudizi e non di osservazioni scientifiche: ... l'ipotesi di OCallaghan ancora in piedi, mentre le confutazioni proposte finora si sono dimostrate

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inconsistenti o sbagliate.10 L'opinione della papirologa Orsolina Montevecchi molto

importante. Ella era Presidente onorario della societ internazionale dei papirologi. In merito a 7Q5 scrive: Come papirologa posso dire che l'identificazione mi sembra sicura. Le cinque righe ancora visibili di cui consiste il frammento corrispondono a Mc 6,52-53. E' estremamente improbabile la corrispondenza con un altro testo... le tracce sono in righe diverse: una volta trovato che queste coincidono con un brano di Marco, difficilissimo, praticamente impossibile, che possa trattarsi di un altro testo, magari sconosciuto... Quanto alla data di composizione, mi pare non si possa andare oltre la met del I secolo. Cio oltre il 50 al massimo, quindi, questo frammento del vangelo di Marco databile 20 anni dopo la morte di Cristo.11

Sopra una ricostruzione del testo di Marco con il 7Q5 tratta

da http://digilander.libero.it/Hard_Rain/7Q5/7Q5_3.htm Nel corso del convegno di Venezia appena considerato,

venne esaminato anche il parere di Albert Dou (ne ho

10 Marco e il suo Vangelo, Atti del Convegno internazionale di Studi Il vangelo di Marco, Venezia, 30-31 Maggio 1995, edited by Lucio Cilia, pag. 121. 11 Marco e il suo Vangelo, Atti del Convegno internazionale di studi "Il vangelo di Marco", Venezia, 30-31 maggio 1995, a cura di Lucio Cilia, Edizioni San Paolo, p.122

accennato gi prima), ingegnere e dottore in matematica, ordinario di matematica presso il Politecnico di Madrid, ordinario di equazioni differenziali presso l'Universit di Madrid, membro della Reale Accademia delle Scienze di Madrid. Con la disarmante teprofessor Albert Dou formula due ipotesi: 1) La probabilit che si trovi casualmente un altro testo, con lo stesso numero di spazi e lettere e con una sticometria che oscilli 7Q5, secondo l'identificazione di Mardi una su trentaseimila milioni. 2) Dal punto di vista del calcolo delle probabilit, nell'equiparare un testo letterario espressivo con un testo matematico inespressivo, si da luogo a un errore di difficile stima, di cui non si calcolo precedente. Trattandosi di un testo letterario, particolarit che modifica il primo calcolo, il professor Dou propone il nuovo valore matematico: con la stessa sticometria di 7Q5, come prima, la probabilit che si trovi casualmenaltro testo di una su novecentomila milioni., pag. 122. Nel suo libro O' Callaghan descri7. Fra le ceramiche rinvenute nella grotta, vi era unun'iscrizione sopra, che merita la nostra attenzione Questa la rappresentazione grafica del reperto come riprodotta nel libro dello studioso.

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accennato gi prima), ingegnere e dottore in matematica, ordinario di matematica presso il Politecnico di Madrid, ordinario di equazioni differenziali presso l'Universit di Madrid, membro della Reale Accademia delle Scienze di Madrid. Con la disarmante testimonianza dei numeri Il professor Albert Dou formula due ipotesi: 1) La probabilit che si trovi casualmente un altro testo, con lo stesso numero di spazi e lettere e con una sticometria che oscilli - come quella di 7Q5, secondo l'identificazione di Marco - tra 20 e 30 lettere di una su trentaseimila milioni. 2) Dal punto di vista del calcolo delle probabilit, nell'equiparare un testo letterario espressivo con un testo matematico inespressivo, si da luogo a un errore di difficile stima, di cui non si tenuto conto nel calcolo precedente. Trattandosi di un testo letterario, particolarit che modifica il primo calcolo, il professor Dou propone il nuovo valore matematico: con la stessa sticometria di 7Q5, come prima, la probabilit che si trovi casualmente un altro testo di una su novecentomila milioni., pag. 122.

Callaghan descrisse i contenuti della grotta Fra le ceramiche rinvenute nella grotta, vi era un vaso con

un'iscrizione sopra, che merita la nostra attenzione. la rappresentazione grafica del reperto come

riprodotta nel libro dello studioso.

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L'iscrizione in lettere ebraiche, visibile in alto a sinistra, la seguente: 12. O Callaghan ha evidenziato che la scritta potrebbe riferirsi: - Ad un nome proprio. - Al contenuto del vaso. - Ad una localit. Lo studioso spagnolo ha suggerito che le quattro lettere indicassero la citt di Roma, in alfabeto ebraico. Troppi indizi per scartare a priori che a Qumran non possano esservi stati anche i libri della fazione giudaica che oggi noi conosciamo come cristianesimo, ma che prima del 70 d.C. era tutt'uno con il giudaismo del tempo. Nulla di strano se dei manoscritti giunti da Roma fossero stati dirottati nel loro contenitore in una delle grotte di Qumran. Eusebio di Cesarea nel IV secolo, scrisse quanto segue nella sua famosa Storia Ecclesiastica, esponendo con ogni probabilit lopinione comune della cristianit: Cos tanto comunque lo splendore dellamore illuminava la mente degli ascoltatori di Pietro, che non era sufficiente sentirlo una sola volta, n ricevere in forma non scritta la dottrina del vangelo di Dio e quindi sollecitarono in ogni maniera Marco, compagno di Pietro, e del quale abbiamo ricevuto il vangelo, che egli dovesse lasciare unopera scritta della dottrina comunicata

si legge da destra verso sinistra e corrisponde, nel nostro alfabeto a 12ROMH. Pi o meno, visto che, non avendo l'ebraico delle vocali, ho traslitterato con una h la " " (aleph) prima lettera dell'alfabeto ebraico, dalla quale poi sono derivate la "" (alfa) greca e poi la nostra a, ma che non assume necessariamente il suono della nostra "a" in ebraico.

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verbalmente. E non smisero di sollecitare fino a che prevalsero con la loro richiesta e cos divennero il mezzo per la nascita di quello che noi chiamiamo il vangelo di Marco. Essi dicono inoltre che lapostolo (Pietro), essendosi resosi conto che ci era stato fatto per rivelazione dello Spirito, fu felice dallardore dello zelo espresso da questi uomini, e la narrazione ottenne la sua autorit con lo scopo di leggerlo nelle chiese. Questa narrazione data da Clemente, nel sesto libro delle sue Istituzioni, la cui testimonianza corroborata da quella di Papia, vescovo di Ierapoli.13 Alla luce di quanto detto fin qui, possiamo ritenere pi che fondata la tesi che vi fossero degli scritti cristiani fra i rotoli del Mar Morto. Non lo troverete mai scritto in nessun testo ufficiale sui rotoli, non se questo vuole essere accettato dalla comunit scientifica, perch molto pi facile per certi studiosi scartare a priori una tesi che non si adatta ai loro paradigmi intellettuali.14 Il forte elemento ebraico, la sua possibile presenza a Qumran, e quanto finora discusso, fa pendere la bilancia a favore della datazione tradizionale per gli scritti del Nuovo Testamento, che un prodotto della cultura ebraica in ogni senso. La sua composizione in greco e la diffusione fra i Gentili, i non ebrei che abbracciarono la fede in Cristo, non lo hanno spogliato di questa sua meravigliosa caratteristica, come il tempo e le nuove scoperte hanno ormai definitivamente confermato.

13

The Ecclesiastical history of Eusebius Pamphilus, Baker Book House, Grand Rapids, Michigan, 1991, p.64-65. 14 C.P. Thiede and M. dAncona, Eyewitness to Jesus, p.43.

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PRASSI QUMRANIANA NEL NUOVO TESTAMENTO

Chi ha letto gli articoli ed il libro che ho scritto sull'argomento sa che i miei studi mi hanno ormai portato a maturare la convinzione che il Tetragramma () non fosse parte degli autografi del Nuovo Testamento. Vi sono, infatti, poco pi che mere supposizioni e deduzioni dalla parte di chi lo ritiene possibile, ma prove oggettive ed unanimi dalla parte di chi contro una tale eventualit.

Eppure, io sono convinto che l'utilizzo di una lingua che non sia quella madre difficilmente potr non risentire della mentalit natia di chi vi si cimenta. A volte mi imbatto in degli scritti in inglese che sono cos chiaramente opera di italiani, che di italiano hanno proprio tutto tranne la lingua: la costruzione delle frasi, la scelta dei vocaboli, ecc..., rimangono profondamente legati alla cultura e lingua italiane. Tomasi di Lampedusa sottopose a continue revisioni il suo romanzo Il Gattopardo per epurarlo dai sicilianismi che originavano involontariamente nel testo a causa della sua cultura.

La dipendenza dalla mentalit ebraica degli autori del Nuovo Testamento riscontrabile nei cosiddetti ebraismi, o semitismi: espressioni verbali in greco palesemente dipendenti dalla lingua e dal pensiero ebraico dell'autore.

Se cos , voglio cercare di spingere l'analisi del Nuovo Testamento greco nella direzione della ricerca della prassi

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ebraica del I secolo che impegnava gli Ebrei nella ricerca di circonlocuzioni che permettessero di evitare l'utilizzo del Nome veterotestamentario di Dio.

Perch appurare un tale fatto pu essere importante? Perch pu contribuire a dimostrare la dipendenza degli scritti del Nuovo Testamento dalla cultura ebraica del primo secolo e, come diretta conseguenza, la loro origine in ambito apostolico e attendibilit storico religiosa. infatti praticamente impossibile che certi comportamenti siano originati da ambienti al di fuori dell'ebraismo, se teniamo conto che la distruzione del tempio e della citt nel 70 d.C. segna la fine della Chiesa ebraica, riunita in Gerusalemme come luogo stesso di nascita della comunit cristiana.

La normale procedura dello scriba di Qumran era scrivere il Tetragramma liberamente quando si copiavano i manoscritti biblici, ma nei commentari biblici quali 1QpHab, 1QpZeph, ecc., dove vi una citazione biblica seguita da un commentario, lo scriba scriveva il Tetragramma soltanto nella citazione, ma nel commentario egli scriveva la parola , (Nel nostro alfabeto: El) cio Dio. George Howard, The Tetragram and the New Testament, Journal of Biblical Literature, 96/I (1977), p. 66.

Se ravvisiamo questa stessa prassi anche nel Nuovo Testamento, allora chi ha ipotizzato che questo fosse un prodotto della Chiesa del secondo secolo, ormai totalmente in mano ai Gentili, deve arrendersi all'evidenza: l'antichit degli scritti apostolici dimostrata dalla chiara assonanza con i documenti del periodo nel quale la loro composizione stata sostenuta dalla tradizione della comunit cristiana.

Attraverso uno studio statistico delle occorrenze dei nomi sacri, mi sono convinto che la prassi di circonlocuzione del nome divino perfettamente riscontrabile anche nel Nuovo Testamento, quantunque questo sia stato scritto in greco, grazie alla dipendenza degli autori dagli schemi linguistici e

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tradizionali tipici della cultura ebraica. Facciamo parlare i numeri e quanto sto dicendo apparir

chiaro da s.

Per i dati statistici ho utilizzato il software biblico e-sword, freeware disponibile sul sito www.e-sword.net. La traduzione biblica cui faccio riferimento la Nuova Riveduta edizione del 1994.

LIBRO OCCORRENZE TRAGRAMMA

OCCORRENZE DIO

Pentateuco 1934 810 Isaia 500 138

Geremia 736 127 Ezechiele 445 253

NellAntico Testamento, principalmente nei libri dei

profeti maggiori e nel Pentateuco, la preferenza per lutilizzo del Tetragramma rispetto allalternativa generica della Parola Dio evidente.

A Qumran abbiamo visto che il Tetragramma veniva riportato nelle citazioni dell'Antico Testamento, ma nei commenti la circonlocuzione "Dio" veniva utilizzata come sostituto.

Se vediamo le statistiche dell'epistola agli Ebrei ci renderemo conto che questa anche la prassi neotestamentaria, talmente evidente da essere visibile anche attraverso il greco e la sua traduzione in italiano.

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NOME

SACRO NUMERO

OCCORRENZE Dio 83 Figlio 16 Ges 16

Cristo 13 Signore (il Padre) 11 Padre 5 Signore (il Figlio) 5

Come vediamo la prassi, la tendenza, invertita rispetto all'Antico Testamento. Se immaginiamo che Kyrios, Signore, riferito a Dio Padre potrebbe rappresentare il Tetragramma e che comunque ci sarebbe incorporato nelle citazioni veterotestamentarie o nei diretti riferimenti alle espressioni ebraiche che lo incorporano, quanto affermo presto dimostrato: la parola "Dio" presente nel testo oltre sette volte pi di "Signore", che corrisponde al Tetragramma nell'originale ebraico cui fa riferimento il testo.

Ebrei un'eccezione? Vediamo un altro esempio. Marco molto semitico. Di greco ha veramente solo

laspetto. Carmignac lo ha sottolineato e dimostrato abbondantemente ed io lho citato in questo senso. Vediamo i dati statistici di questo vangelo sull'utilizzo dei nomi sacri.

NOME SACRO OCCORRENZE

Ges 151

Dio 52

Figlio 36

Signore (citazioni dallA.T.) 7

Cristo 7

Signore (il Figlio) 6

Padre 5

Signore (il Padre) 2

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Delle 9 volte che il libro chiama Dio col termine generico di Signore, 7 sono citazioni dallAntico Testamento. La proporzione fra la frequenza della parola Signore e quella Dio schiacciante a favore di questultima.

Prendiamo ancora ad esempio