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0. Riporto i versi senecani secondo l’ edi z ione canonica di Zwierlein: Pro sancta Pietas, pro gubernator poli et qui secundum fluctibus regnum moves, unde ista venit generis infandi lues ? 905 Hunc Graia tellus aluit an Taurus Scythes Colchusque Phasis? Redit ad auctores genus stirpemque primam degener sanguis refert. Est prorsus iste gentis armiferae furor, odisse Veneris foedera et castum diu 910 vulgare populis corpus. O taetrum genus nullaque victum lege melioris soli! Versi complessi, quelli pronunciati da Tes eo all’indirizzo di Ippolito (peraltro ass ente dalla scena, a differenza di quanto ac- cade in Euripide): più complessi di quel che appare dalle note dei non pochi commentatori della tragedia senecana 1 . 1. Prendi amo le mosse dall’ espressione degener sanguis impiegata dall’ eroe ateniese a proposito di Ippolito: un nesso privo di paralleli in latino (qu alcosa di simile si legge in Stazio: ci torneremo ) , ma estrem amente pregnante 2 . Pierre Grim al chiosa la locu z ione senecana osservando che Ippolito appare a suo padre «indigne de sa race (c’ est-à-dire celle de Thésée) » (ed è significativo che per il grande filologo francese la race di Ip- polito si identif ichi con la sola discendenza patrilineare); Vi an- sino, a sua volta , commenta il verso con un laconico «ha dege- nerato dal padre» 3 . Nessuno però, se ho ben visto, discute la no- zione di “degenera z ione” e l’ ampia elabora z ione sviluppata al rigu ardo dalla cultura latina 4 . È Servio, il commentatore tardo-antico di Virgilio, a dar- ci la def inizione più limpida: degener è il figlio «i cui mores non corrispondono a quelli del padre» 5 . La nota si riferisce a Neot- tolemo, artef ice della cruenta ucc isione di Pri amo, ed evoca il ben diverso comportamento tenuto a suo tempo da Achille, al- lorché lo stesso Priamo si era recato a chiedergli il cadavere di Et- tore.A sua volta Agostino, che di Servio era quasi contempora- neo, oss erva in uno dei suoi sermoni: «se dicessi ad un figlio degener,non rassomigli a tuo padre; degener , non sei ciò che è tuo padre”» 6 . Anche per Agostino dunque il punto a partire dal qu ale si misura la “degenera z ione” è la figura paterna: nel caso in questione si trat ta anzi del padre per eccellen z a , Dio stesso, ri- spetto al qu ale, in omaggio all’ortodossia trinitaria, il Figlio non può in alcun modo considerarsi “degenere”, ess endo, s econdo la formula z ione del Credo niceno, «della stessa sostanza del Pa- dre». Del resto, le numerose at testazioni di degener e dei suoi derivati lungo l’ intero arco della latinità conferm ano il costan- te riferimento al padre, o più in generale agli as cendenti pater- ni 7 . Questa enfasi sulla mancata rassomigli anza o risponden- za al padre non può naturalmente meravigli are in una cultura come quella latina, nella qu ale ad un figlio si chiede viceversa proprio di petere facta patris, s econdo la bella espressione im- piegata nell’epigrafe di Scipione Ispano 8 . A Roma la degenera- zione ha una sua prec isa declina z ione “s essuata”: non si è “ge- nericamente” degeneri , lo si è in riferimento spec if ico alla figu- ra paterna, perché quest’ ultima è investita di una prec isa fun- zione modelli z z ante, fungendo da paradigma rispet to al qu ale 2 Mario Lentano Il sangue di Ippolito. Nota a Seneca, Phaedra 903ss. Before calling the final curse upon his son,Seneca’s Theseus develops some considerations about the strict resemblance between Hippolytus and his mother Antiope, the queen of the Amazons, and specifically about his degener sanguis. These lines can be better interpreted and understood in the light of Roman reflection on hereditary and degeneration; finally, Theseus’ attempt to “domesticate”the savage Amazon, Hippolytus and Phaedra herself ends in a failure just as Stoic logos’ attempt to master furor and the other passions dominating the scene of Seneca’s tragedies.

Lentano - Il Sangue Di Ippolito

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review on roman tragedy, Seneca's Phaedra

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  • 0 .Riporto i versi senecani secondo l edi z ione canonica di

    Zwierlein :

    Pro sancta Pietas, pro gubernator poli

    et qui secundum fluctibus regnum moves,

    unde ista venit generis infandi lues ? 9 0 5

    Hunc Graia tellus aluit an Taurus Scythes

    Colchusque Phasis? Redit ad auctores genus

    stirpem que prim am degener sanguis refert.

    Est prorsus iste gentis armiferae furor,

    odisse Veneris foedera et castum diu 9 1 0

    vulgare populis corpus. O taetrum genus

    nullaque victum lege melioris soli !

    Versi complessi , quelli pronunc i ati da Tes eo all indiri z zo di

    Ippolito (peraltro ass ente dalla scena , a dif ferenza di qu anto ac-

    cade in Euripide ) : pi complessi di quel che appare dalle note dei

    non pochi commentatori della tragedia senecana1.

    1 . Prendi amo le mosse dall espressione degener sanguis

    impiegata dall eroe ateniese a proposito di Ippolito : un nesso

    privo di paralleli in latino (qu alcosa di simile si legge in Sta z io :

    ci torneremo ) , ma estrem amente pregnante2. Pierre Grim al

    chiosa la locu z ione senecana oss ervando che Ippolito appare a

    suo padre indigne de sa race (c est - - dire celle de Thse)

    ( ed signif icativo che per il grande filologo francese la race di Ip-

    polito si identif ichi con la sola dis cendenza patrilineare ) ;Vi an-

    sino, a sua volta , commenta il verso con un laconico ha dege-

    nerato dal padre 3. Nessuno per , se ho ben visto, dis cute la no-

    z ione di degenera z ione e l ampia elabora z ione sviluppata al

    rigu ardo dalla cultura latina4.

    Servio, il commentatore tardo - antico di Virgilio, a dar-

    ci la def ini z ione pi limpid a : degener il figlio i cui mores non

    corrispondono a quelli del padre 5. La nota si riferis ce a Neot-

    tolemo, artef ice della cruenta ucc isione di Pri amo, ed evoca il

    ben diverso comportamento tenuto a suo tempo da Achille,al-

    lorch lo stesso Pri amo si era recato a chiedergli il cad avere di Et-

    tore.A sua volta Agostino, che di Servio era qu asi contempora-

    neo, oss erva in uno dei suoi sermoni : se dicessi ad un figlio

    degener,non rassomigli a tuo padre ; degener, non sei ci che

    tuo padre 6.Anche per Agostino dunque il punto a partire dal

    qu ale si misura la degenera z ione la figura paterna : nel caso in

    questione si trat ta anzi del padre per eccellen z a , Dio stesso, ri-

    spet to al qu ale, in om aggio all ortodossia trinitari a , il Figlio non

    pu in alcun modo considerarsi degenere , ess endo,s econdo la

    formula z ione del Credo niceno, della stessa sostanza del Pa-

    dre . Del resto, le numerose at testa z ioni di degener e dei suoi

    derivati lungo l intero arco della latinit conferm ano il costan-

    te riferimento al padre, o pi in generale agli as cendenti pater-

    ni7.

    Questa enfasi sulla mancata rassomigli anza o risponden-

    za al padre non pu naturalmente meravigli are in una cultura

    come quella latina , nella qu ale ad un figlio si chiede vicevers a

    proprio di petere facta patris, s econdo la bella espressione im-

    piegata nell epigrafe di Scipione Ispano8. A Roma la degenera-

    z ione ha una sua prec isa declina z ione s essu ata : non si ge-

    nericamentedegeneri , lo si in riferimento spec if ico alla figu-

    ra paterna , perch quest ultima investita di una prec isa fun-

    z ione modelli z z ante, fungendo da paradigma rispet to al qu ale

    2

    Mario Lentano

    Il sangue di Ippolito.Nota a Seneca,Phaedra 903ss.

    Before calling the final curse upon his

    son, Senecas Theseus develops some

    considerations about the strict

    resemblance between Hippolytus and

    his mother Antiope, the queen of the

    Amazons, and specifically about his

    degener sanguis.These lines can be

    better interpreted and understood in

    the light of Roman reflection on

    hereditary and degeneration; finally,

    Theseus attempt to domesticate the

    savage Amazon, Hippolytus and

    Phaedra herself ends in a failure just as

    Stoic logos attempt to master furor and

    the other passions dominating the

    scene of Senecas tragedies.

  • valutare la maggiore o minore adegu atezza dei dis cendenti . Con

    la cons eguenza pressoch inevitabile che una identit altra ri-

    spet to a quella del padre equivalga sen z altro ad una identit

    peggiore. Non a caso sono rarissimi i casi in cui degener assu-

    ma un signif icato neutrale ,e ancor meno quelli in cui sia us a-

    to con valenza positiva9.

    Insomm a , il caso di Tes eo e Ippolito rientra appieno nel

    modello largamente prevalente a Rom a , in cui il valore dei figli

    si misura in rapporto a quello dei padri e a questi ultimi si ri-

    conos ce la facolt di assumere, ove sia necess ario, i prov vedi-

    menti pi estremi per cancellare l anom alia del mancato ade-

    gu amento al modello. In questo senso, il Tes eo senecano che

    cond anna a morte il figlio degenere realizza certo un trat to

    narrativo ineliminabile della saga mitica relativa a Ippolito, m a

    al tempo stesso doveva fac ilmente richi am are alla mente dei

    fruitori indigenidella tragedia le imm agini dei tanti padri ro-

    m ani che con altret tanta fermezza avevano san z ionato le de-

    vi a z ioni dei loro figli dal paradigma comportamentale del ge -

    nus1 0.

    Neppure meraviglia che ad ess ere def inito degenere si a

    spec if icamente il s angue di Ippolito : nella cultura rom ana il san-

    gue il veicolo, conc reto e simbolico al tempo stesso, della con-

    tinuit fra le genera z ioni ed evoca il pass aggio da padre a figlio

    dei carat teri distintivi di una stirpe. qui che af fonda le sue ra-

    dici l oss essione rom ana per l adulterio, inteso come minaccia in

    grado di alterare la purez z a di quel sangue, di contaminarlo

    at traverso il contat to con un sangue altro e diverso, con l inevi-

    tabile cons eguenza di compromet tere quella continuit gene-

    ra z ionale proprio nel delicato momento in cui essa si compie

    nel ventre di una donna1 1.

    Ma la cultura latina non of fre solo una fenomenologia del-

    la degenera z ione : essa rif let te anche sulla sua ez iologi a . Que-

    st ultima emerge in particolare laddove la categoria impiega-

    ta per des c rivere il mutamento nel tempo di una collet tivit ; an-

    z i , i casi pi interess anti , in questo contesto, sono proprio quel-

    li in cui a degeneraresono gruppi um ani pi vasti o sen z altro

    interi popoli . Nelle nostre fonti , questo mutamento appare legato

    sostan z i almente a due ordini di ragioni : il contat to con popola-

    z ioni inferiori o il trapi anto di un gruppo etnico in contesti

    ambientali diversi da quelli di provenien z a .

    Al primo caso appartiene l es empio dei Germ ani di Tac i-

    to. noto come all ini z io del suo trat tato etnograf ico lo storico

    latino si pronunci a favore dell autoctonia dei Germ ani e della

    loro purez z ara z z i ale,dovuta all ass enza di mes colan ze con al-

    tri popoli1 2. Ci non toglie che in alcune aree di conf ine, laddo-

    ve i Germ ani vengono a contat to con popola z ioni esterne,si ve-

    rif ichino forme di meticc i amento : dei Peuc ini , in particolare,

    Tac ito af ferma che con matrimoni misti deturpano al qu anto il

    loro aspet to, rendendolo simile a quello dei Sarm ati 1 3. Agli

    estremi conf ini del suo territorio, la rigida chiusura endoga-

    micadella soc iet germ anica pres enta delle crepe e mostra se-

    gni di sfald amento.

    Pi numerosi sono i casi appartenenti alla seconda tipo-

    logi a , quella che potremmo def inire della degenera z ione per

    trapi anto . Ben nota e ripetutamente evocata nelle fonti latine

    ad es empio la degenera z ione dei sold ati di Aless andro, e dello

    stesso sovrano macedone, a contat to con la molle cultura

    orientale ; essa rigu arda gi la prima genera z ione di conquista-

    tori , e coinvolge poi nei secoli successivi i Greci ins edi atisi nel-

    le nuove metropoli del vasto impero, che sono degenerati di-

    ventando Parti ,Siri , Egi z i 1 4.Sorte non divers a ,peraltro,da quel-

    la dei sold ati rom ani dell es erc ito di Crasso presi prigionieri e

    poi assimilati dai Parti , almeno a credere a Ora z io, o dei Rom a-

    ni pass ati , una genera z ione pi tardi , al servi z io di Cleopatra1 5.

    Ma la pagina pi interess ante sull argomento quella in

    cui Livio carat terizza i Galli d Asia Minore, o Gallogrec i , in oc-

    casione della campagna condot ta in quello scacchiere dai Ro-

    m ani all ini z io del II secolo a.C. Ibridi gi nel nome che li desi-

    3

  • gna , i Gallogreci sono un popolo misto e adulterato , per il

    qu ale il contat to con la pi mollec ivilt greca e della grec it

    d Asi a , per di pi ha comportato l appannamento delle origi-

    narie carat teristiche di ferocia guerriera : nella allocu z ione ai

    sold ati che precede lo scontro, il console Manlio Vulsone ricor-

    da che a suo tempo Marco Manlio, da solo, ha cacc i ato gi dal

    Campidoglio il plotone di Galli che cercava di scalarlo , quindi

    aggiunge : e i nostri antenati avevano a che fare con Galli non

    spuri , nati nella loro terra ; questi invece sono orm ai degenera-

    ti , mes colati , come denuncia il loro stesso nome di Gallogre-

    c i 1 6. I Galli che avevano a suo tempo aggredito Roma erano

    insomma genuini , in qu anto provenienti dalla loro terra ; quel-

    li nati nel mite contesto dell Asia Minore sono orm ai un popo-

    lo bastardo e ben poco temibile.

    La migra z ione di un gruppo etnico in sedi diverse da quel-

    le di origine sembra insomma comportare necess ari amente una

    sua degenera z ione : al punto che laddove questo non av viene,si

    s ente il bisogno di fornire una giustif ica z ione dell anom ali a .

    Un chi aro es empio al rigu ardo of ferto ancora dai Galli ,

    una popola z ione sulla qu ale la rif lessione etnograf ica rom ana

    ha avuto modo di es erc itarsi lungamente ; si trat ta in questo ca-

    so dei gruppi di Celti migrati in Britanni a , a proposito dei qu a-

    li cos si esprime Tac ito :

    Quelli che abitano le regioni pi vic ine ai Galli rasso-

    migli ano loro anche nell aspet to, o perch perdura nel

    tempo l inf lusso del luogo di provenienza o perch , es-

    s endo la Gallia e la Britannia tra loro molto vic ine, il

    clima confer ai corpi il medesimo aspet to1 7.

    Questo passo estrem amente interess ante perch def ini-

    s ce ef f icacemente la di alet tica che si at tiva allorch un popolo

    muta sede : i poli di questa di alet tica sono rappres entati da un la-

    to dalla vis originis, dunque l indole innata , le carat teristiche

    proprie del gruppo etnico, quelle che esso porta con s dal luo-

    go di provenien z a , d all altro dalla positio caeli, l ambiente nel

    qu ale il gruppo si ins edi a . Nel caso particolare dei Britanni di

    origine gallica queste due componenti non entrano in conf lit to

    fra loro, perch il contesto geograf ico e clim atico dell isola so-

    stan z i almente analogo a quello della Galli a , impedendo cos il

    processo degenerativo ; ma si trat ta , appunto, di un eccez ione :

    qu ando la vis originis incontra un ambiente geograf ico, m a

    anche culturale profond amente diverso da quello di prove-

    nien z a , allora le carat teristiche di partenza sono destinate a ce-

    dere di fronte alla pressione assimilatrice es erc itata dal luogo di

    arrivo. L identit etnica appare insomma agli occhi dei Rom ani

    una strut tura tut t altro che rigida e segnata anzi da una forte

    permeabilit al contesto ambientale1 8.

    Da questo punto di vista , la degenera z ione per trapi an-

    to cui vanno incontro i gruppi um ani parte di un fenomeno

    univers ale, che si svolge secondo mod alit analoghe anche nel

    mondo vegetale e anim ale : nel caso delle messi , ad es empio, op-

    pure del besti ame, nella cons erva z ione del carat tere il seme

    non ha tanta forza qu anta ne hanno le propriet della terra e del

    clima in cui viene nutrito 1 9.Anche in questi casi dunque la ne-

    goz i a z ione tra forza d inerzia dell identit di partenza e pres-

    sione assimilatrice del contesto di accoglienza si risolve in una

    dec isa prevalenza di quest ultimo : Qu alsi asi cosa nas ca nel pro-

    prio ambiente pi autentica ; ci che seminato in una sede

    estranea degenera , perch la sua natura si cambia in ci da cui

    viene nutrito 2 0. Cicerone,a sua volta , af ferma che i mores ne-

    gli uomini non nas cono tanto dalla famiglia e dal s eme della

    propria stirpe, qu anto da quelle circostan ze che la natura stes-

    sa ci fornis ce per vivere, da cui si amo nutriti e gra z ie alle qu ali

    vivi amo 2 1; e Gellio fa notare che anche negli alberi e nelle

    messi sono per lo pi maggiori , per diminuire o acc res cere le

    loro qu alit naturali (indoles) , la forza e la potenza delle acque e

    delle terre che li alimentano, che non quelle del seme stesso, e

    4

  • spesso potresti vedere che un albero rigoglioso e splendido, tra-

    pi antato in un altro luogo, perito a causa dell umore di un ter-

    reno peggiore 2 2.

    A dire il vero, occasionali at testa z ioni della tesi opposta

    non mancano : in un frammento dellAtreus di Acc io un perso-

    naggio oss erva che anche se i buoni semi sono stati get tati in un

    campo scadente, tut tavia essi da s, per la loro propria natura ,

    d anno poi splendidi frut ti 2 3. Saremmo dunque di fronte ad un

    caso in cui a prevalere proprio la vis originis; per signif ica-

    tivo che Cicerone stronchi questa af ferm a z ione con un drastico

    falsum que illud Acc i2 4.

    2 . stato supposto, con molta verosimigli an z a , che i versi

    appena citati dellAtreus allud ano a un adulterio : quello ben

    noto alle scene teatrali antiche consum ato da Tieste con la

    moglie del fratello Atreo e dal qu ale muove tut ta la torbida saga

    dei Pelopidi .

    Nella cultura antica , l impiego di metafore vegetali per de-

    s c rivere i processi della riprodu z ione um ana in ef fet ti larga-

    mente dif fuso : non c solo l ov via assimila z ione linguistica e

    concet tu ale tra il seme di alberi e pi ante e il seme um ano, m a

    anche la tendenza a rappres entare il rapporto sessu ale nei ter-

    mini di una aratura e i genitali femminili alla stregua di un

    campoda seminare : al punto che la stessa formula con la qu a-

    le in Grecia veniva promessa in sposa una figlia al futuro mari-

    to parlava let teralmente di aratura dei figli legit timi 2 5.Un cam-

    po metaforico ben noto anche a Rom a , se si pensa a quel per-

    sonaggio plautino che volendo censurare un marito troppo in-

    cline alle rela z ioni con le cortigi ane,non trova di meglio che os-

    s ervare come quel s enex libidinosus ara un campo che non gli

    appartiene e lascia incolto quello di famigli a 2 6.

    L inters cambi abilit di categorie, noz ioni e imm agini tra

    la semina di un campo e quella del ventre femminile induce an-

    zi a chiedersi cosa accade qu ando un seme mas chile superiore

    viene deposto in una terrafemminile per una qu alsi asi ragio-

    ne inferiore . Sulla base del modello che abbi amo sin qui trat-

    teggi ato, la conclusione sembra inevitabile : quel seme degenera ,

    oblitera la vis originis, le sue carat teristiche innate, la sua identi-

    t , per acquisire la natura del terreno che lo ospita .

    3 . Provi amo, a questo punto, a tornare ai versi di Seneca

    d ai qu ali si amo partiti . Ippolito, ben noto, il figlio dell A-

    m a z zone, il frut to dell unione in Seneca un matrimonio pie-

    namente legit timo tra l eroe ateniese e la regina delle donne

    guerriere2 7.

    Se si volesse des c rivere quel matrimonio, e il successivo

    concepimento di Ippolito, impiegando le categorie elaborate

    d alla cultura latina , si potrebbe dire che fra Tes eo e Antiope si

    verif icato un duplice scambio : da un lato c la rappres entante di

    un popolo qu ant altri mai barbaro, posto agli antipodi della gre-

    c it , anzi della cultura tout court, che ha mutato suolo, trasfe-

    rendosi nella civilissima Atene ; d all altro, e rec iprocamente, c

    un seme, quello di Tes eo, pi antato, come in un campo, nell ute-

    ro della Am a z zone. Es amini amo dunque separatamente l esito

    di questo doppio scambio.

    A proposito del primo, Tes eo si esprime negli ultimi versi

    che abbi amo riportato : il taetrum genus cui l Am a z zone appar-

    tiene si mostrato refrat tario a las c i arsi vincere dalla lex melio -

    ris soli, al punto da rendere incerto se sia stata la Graia tellus a

    nutrire Ippolito o piut tosto il Tauro e il Fasi , luoghi antonom a-

    stici della barbarie2 8. Nel caso di Antiope infat ti l inf lusso che il

    terrenoes erc ita di norma sul seme appare inoperante : nell A-

    m a z zone la vis originis s embra aver avuto la prevalenza sulla po -

    sitio caeli, la capac it di assimila z ione del nuovo contesto cultu-

    rale non stata suf f ic ientemente forte.Al contrario dei Galli di

    Livio, le Am a z zoni appaiono dotate di un identit particolar-

    mente forte, in grado di opporre una resistenza vincente all in-

    f luenza dell ambiente di arrivo.

    5

  • Alla medesima conclusione si arriva es aminando il se-

    condo trapi anto, quello del seme di Tes eo nel corpo dell Am a z-

    zone. Lungi dall ess ere un mero contenitore , un tramite as et-

    tico e ininf luente, il corpo di Antiope si mostrato infat ti ben al-

    trimenti at tivo, rivelandosi capace di modellare in profondit il

    nuovo nato, di imprimervi le carat teristiche del genus m aterno.

    Ancora una volta l identit am a z zonicafa aggio su quella gre-

    ca , f ino a roves c i are l asse culturalmente marcato della rasso-

    migli an z a , quello che privilegia la continuit rispet to al padre,

    per dare invece visibilit alla rela z ione madre - f iglio.

    4 . Nella cultura rom ana infat ti e gi , in forme par z i al-

    mente analoghe, in quella greca la rassomigli anza che conta ,

    quella che def inis ce la legit timit di una dis cendenza e che vale

    a inqu adrare il singolo individuo nella lign e della dis cenden z a ,

    quella patrilineare : alla madre si chiede invece di s comparire ,

    s intende dopo aver svolto il ruolo che le compete all interno dei

    meccanismi della riprodu z ione biologica e soc i ale ; un figlio che

    rassomiglia a suo padre evoca , certo, anche la madre e la su a

    pudic iti a,ma tale evoca z ione si realizza in abs enti a: la virt co-

    niugale della donna si inferis ce dal suo ess ere invisibile nei trat-

    ti som atici del nuovo nato, a dimostra z ione che la trasmissione

    del sangue lungo la linea mas chile av venuta senza l interfe-

    renza di s angui esterni2 9.

    In questo qu adro, le parole di Tes eo la razza ritorna al

    suo ceppo e il sangue degenere rif let te la sua prima origine ,

    per citare la bella versione di Alfonso Traina appaiono allora

    piut tosto sconcertanti . Il verbo refero, comune a questo genere

    di contesti , lo stesso per limitarsi al caso pi celebre cui ri-

    corre Didone allorch rimpi ange che Enea non le abbia las c i a-

    to un figlio che riproduca nel viso le fat tez ze di suo padre3 0,

    esprime l idea della rassomigli anza come s egno, come dato che

    rim anda a qu alcos altro che sta prim a ; non per caso di un figlio

    si pu dire a Roma che egli monumentum, qu alcuno che at-

    tiva e rende pres ente il ricordo del padre3 1. Ippolito non sfugge

    a questo statuto, anche i suoi trat ti comportamentali rim and a-

    no in modo inequivocabile alla stirps e ai suoi auctores, solo che

    qui essi sono rappres entati da una donna : la rassomigli anza m a -

    terna occupa per intero il qu adro, come se la figura del padre

    fosse stata del tut to obliterata . In questo caso, a s comparire

    non stata la madre ; al contrario, Tes eo a risultare irreperibi-

    le,mentre il comportamento del figlio sembra riprodurre pun-

    tu almente quello della stirpe cui appartiene in linea materna3 2.

    E anche qu ando la somigli anza con il padre viene evocata , in

    altri punti della tragedi a , essa concerne es clusivamente la bel-

    lezza di Ippolito ov vero proprio quel trat to che di norma vie-

    ne ricondot to invece all inf luenza della madre3 3.

    Qu anto agli altri termini impiegati da Tes eo, quella di stirps

    propri amente tronco ,radice una delle numerose me-

    tafore arboricole pres enti nel lingu aggio latino della genealo-

    gi a : in questo ambito il termine indica la gentis propagatio, la

    dis cendenza all interno del gruppo gentili z io ut quis a quoque est

    prognatus, dunque secondo l ordinata successione delle gene-

    ra z ioni3 4. La stirpe , stato scrit to, rappres entata come una

    pi anta , o un insieme di pi ante del tut to omogenee,che derivano

    comunque organicamente da un unica radice,un unico ceppo :

    da una stirps, appunto 3 5.

    Se questo vero, allora qu anto meno singolare che que-

    sta imm agine sia riferita ad una donna : a qu alcuno cio che,s e-

    condo una nota def ini z ione del giurista Ulpi ano, era ini z io e fi-

    ne della propria famigli a , dunque incapace in senso cultu-

    rale, s intende di produrre dis cenden z a , di fare stirpe3 6.

    N considera z ioni diverse valgono a proposito di auctor.

    Recentemente stata at tirata l at ten z ione sui numerosi passi

    prevalentemente poetici nei qu ali auctor si usa per indicare

    colui che si pone all origine di una stirpe : lauctor di una stir-

    pe non mai una persona qu alsi asi . La sua nobilt regolar-

    mente espressa []: si trat ta regolarmente di un personaggio

    6

  • mitologico, di una divinit , di un grande uomo del pass ato, e

    cos vi a 3 7.

    Un grande uomo del pass ato : perch lauctor,colui che co-

    stituis ce la stirps, la radice, il primum d al qu ale si diparte una

    catena di dis cendenti , non pu , a sua volta , che ess ere un uo-

    mo. Auctor un nomen agentis privo di equivalente femminile

    non per una casu ale lacuna linguistica , ma perch la sua fun-

    z ione marcata sul pi ano del genere : una auctoritas delle madri ,

    o delle donne in genere, a Roma semplicemente non esiste3 8.

    Come si spiega questa anom alia? Una possibile risposta

    quella suggerita dall analisi sin qui condot ta : nell incontro fra

    un seme nobile e un suolo deteriore, invari abilmente que-

    st ultimo a tras c inare verso il bassoil frut to del seme, facendolo

    de- generare ; nel caso spec if ico, la sovradetermina z ione identi-

    tari a dell Am a z zone comporta la sua prevalenza nella com-

    plessa negoz i a z ione delle rassomigli an ze. Ma forse a questa pri-

    ma spiega z ione se ne pu af f i ancare un altra : tempo infat ti di

    chi am are in causa la seconda men z ione di un s angue degene-

    re nella tradi z ione let teraria latina .

    5 . Partenopeo uno dei giovani e sfortunati eroi destina-

    ti a prendere parte alla spedi z ione dei Set te contro Tebe,che sa-

    r loro fatale.Sua madre Atalanta a sua volta una eroina viri-

    le e selvaggia cres c iuta nella natura 3 9, una donna ostinata-

    mente legata alla fase s elvaggi adella sua vita , [] che rif iuta il

    m atrimonio e la maternit e si comporta come un giovane efe-

    bo, cacc i ando, facendo la guerra e gareggi ando nei giochi , in-

    somma un personaggio inquietante,am a z zonico 4 0. In ef fet ti ,

    le analogie tra un eroina come Atalanta e le Am a z zoni sono nu-

    meros e : oltre alla predilez ione per gli spazi selvaggi ,Atalanta ha

    espress amente ripudi ato il proprio sesso , assumendo trat ti e

    comportamenti dec is amente m as colini4 1; inoltre abilissim a

    nell uso di arco e frecce, che sono proprio le armi che la tradi-

    z ione let teraria e iconograf ica associa stabilmente alle Am a z-

    zoni , delle qu ali si diceva ,come noto, che si rec idess ero un se-

    no (o addirit tura entrambi) per ess ere in grado di maneggi are

    il gi avellot to o di tirare pi agevolmente con l arco4 2. Inf ine,co-

    me le Am a z zoni Atalanta ha un rapporto di evitamento, se non

    di aperta ostilit , nei confronti del mondo mas chile : s econdo la

    versione canonica del mito, l eroina af frontava i suoi preten-

    denti in una gara di corsa che sfoc i ava nell immedi ata es ecu-

    z ione dello sconf it to. Nella vicenda di Atalanta persino il ruolo,

    anzi la stessa identit del padre di Partenopeo restano piut to-

    sto in ombra ; l unione dalla qu ale nato il giovane guerriero

    solo una colpa , un connubio odioso , un inc idente sgrade-

    vole e presto rimosso4 3.

    Vedi amo ora come nella Tebaide di Sta z io Atalanta rievo-

    chi l infanzia del figlio :

    egli non ha degenerato dal mio

    s angue,ma subito strisci verso il mio arco,e ancora bambino

    con il pi anto e le prime parole pretese le frecce4 5.

    Il piccolo Partenopeo, appena venuto al mondo, mostra

    gi uno spiccato interesse per arco e frecce,armi predilet te del-

    la madre,evocate da Sta z io appena pochi versi prim a4 5.Atalan-

    ta ha dunque buon gioco nel sot tolineare come il neonato di-

    mostri di non ess ere degener; il comportamento di Partenopeo

    diventa la prova inconfutabile che il suo sangue il medesimo

    del genus cui appartiene o meglio, il medesimo della madre,

    della qu ale ripete infat ti le carat teristiche identif icanti .Viene il

    sospet to che Sta z io avesse in mente le parole pronunc i ate da Te-

    s eo nella Phaedra s enecana : non solo perch l espressione de -

    gener sanguinis ricorda molto da vic ino il degener sanguis di Ip-

    polito e si trat ta , come abbi amo visto, di una locu z ione raris-

    sima in latino , ma soprat tut to perch in entrambi i casi si a-

    mo di fronte a giovani eroi che si carat teri z z ano per una pun-

    tu ale qu anto inconsueta rassomigli anza m aterna4 6. Una rasso-

    7

  • migli anza che infat ti appare degenere agli occhi del padre Te-

    s eo,non degenere alla m adre Atalanta .

    6 .Tanto Atalanta qu anto le Am a z zoni esprimono una de-

    clina z ione del femminile che ha bandito dal proprio ori z zonte

    il rapporto culturalmente regolato con il sesso opposto, i foede -

    ra Veneris, come si esprime ancora Tes eo. Lo scarto dalla rego-

    la pu manifestarsi nella forma del difet to rimoz ione del ma-

    trimonio, rinuncia alla sessu alit ma anche in quella dell ec-

    cesso sf ida arm ata e finale predominio sul mondo mas chile.

    Non a caso Proper z io, nell elegia proemi ale dell intera sua rac-

    colta , s elez iona proprio la figura di Atalanta come correlativo

    mitico della domina, l am ante elegi aca che assogget ta l am ato a

    una dura e mortif icante schi avit d amore, identif icando piut-

    tosto se stesso nella figura di Milanione, costret to all umili ante

    s equela della crudele figlia di Iaso , da lui accompagnata nel-

    le bat tute di caccia o aiutata a stanare le fiere4 7. Una forma di

    assogget tamento meno cruenta rispet to all ucc isione dei pre-

    tendenti della versione pi dif fus a ,ma altret tanto indicativa di

    una rela z ione tra i sessi roves c i ata rispet to alle pres c ri z ioni del

    codice culturale.

    Una simile compres enza di difet to ed eccesso nella rela-

    z ione con il mas chile si ris contra anche a proposito delle Am a z-

    zoni .A seconda delle vari anti del mito quella am a z zonica appare

    come una soc iet di sole donne, oppure nella qu ale gli uomini

    sono destinati a fun z ioni considerate altrove propri amente fem-

    minili come l accudimento dei figli , la nutri z ione, la cura della

    cas a . Inoltre, s econdo una notizia testimoni ata per noi da Stra-

    bone,ogni prim avera le Am a z zoni salgono sulla montagna che

    le separa dal popolo conf inante dei Gargari , specularmente

    composto di soli mas chi , e si abbandonano per due mesi ad una

    sorta di amplesso plurimo e indif feren z i ato che costituis ce la

    nega z ione speculare dell unione regolata dal matrimonio per

    l aratura di figli legit timi , pres entandosi piut tosto nei termini

    di una sessu alit anim ale e pre - culturale : probabilmente que-

    sta la vari ante che ha in mente Seneca qu ando parla di una gen-

    te che odia i Veneris foedera e prostituis ce populis il corpo a lun-

    go mantenuto casto (vv. 910-11) 4 8. I figli mas chi nati da questi

    amplessi vengono eliminati o,s econdo una versione appena pi

    benevola ,assogget tati ad atroci mutila z ioni , in una sorta di in-

    fantic idio selet tivoalla roves c i a , in cui ad ess ere privilegi ate so-

    no proprio le bambine : perci la nutrice di Fedra pu ricord a-

    re a Ippolito di ess ere l unico puer di quella stirpe4 9.

    Insomm a ,Atalanta e le Am a z zoni sono l espressione di un

    mondo nel qu ale la gerarchia fra i sessi e le prerogative loro ri-

    conos c iute dal codice culturale appaiono sistem aticamente ro-

    ves c i ate. In questo contesto, come se anche le regole che so-

    vrintendono alla corret ta trasmissione delle rassomigli an ze lun-

    go la linea di dis cendenza subiss ero un analogo ribaltamento : a

    prevalere la rassomigli anza sull asse materno, mentre i trat ti

    paterni risultano marginali o sen z altro ass enti , s econdo una lo-

    gica che perfet tamente isotopica a quella che pi in generale

    vede l elimina z ione o la forte marginali z z a z ione del mas chile

    d alla soc iet delle Am a z zoni come dalla vita di Atalanta . In un

    mondo dominato da donne guerriere e vergini cacc i atric i ,anche

    le leggi della genetica sono coinvolte in questo sconcertante ro-

    ves c i amento culturale.

    7 . Ma torni amo a Tes eo e al suo tentativo (frustrato, per

    come gli appare alla fine della tragedia) di addomesticarel al-

    terit rappres entata dalla barbarie am a z zonica . In prima istan-

    z a , va det to che da questo punto di vista l eroe ateniese tende a

    ripetere un errore gi commesso : anche Fedra infat ti , la moglie

    che ha sostituito Antiope, una donna in qu alche modo dei

    m argini : non proviene dal mondo esterno alla grec it , certo,

    bens dall isola che i Greci stessi consideravano l incunabolo

    della loro cultura , eppure anch essa portatrice di un alterit

    inquietante e minacc ios a5 0. Se infat ti le Am a z zoni esprimono

    8

  • una sessu alit pre - culturale, tanto nella forma dell eccesso le

    unioni indis c riminate con i Gargari che del difet to la pro-

    lungata astinenza e il rif iuto del matrimonio culturalmente re-

    golato , anche le donne di Creta , come si esprime la nutrice di

    Fedra , violano le leggi della natura ogni volta che am ano 5 1:

    da Ari anna che aiuta l eroe straniero ad ucc idere un fratellastro

    e poi fugge con lui , a Pasifae che si congiunge con il toro, a Fe-

    dra stess a , f ino al personaggio ovidi ano di If i , protagonista di

    una vicenda di amore omos essu ale femminile nel qu ale lei stes-

    sa percepis ce l ef fet to di una sorta di coa z ione a ripetere in-

    combente sulle donne cretesi5 2.

    Non un caso che anche di Fedra si sot tolinei espress a-

    mente proprio l as cendenza materna : come nel caso di Ippolito,

    anche Fedra una figlia che rassomiglia a sua madre, ripren-

    dendone il trat to che pi di ogni altro marca Pasifae nella saga

    mitica che la vede protagonista :

    riconos co il male fatale della madre infelice :

    il nostro amore ha appreso a peccare nei bos chi5 3.

    Questo peccato originale di Fedra , questo fatale malum

    che incombe sulla sua stirpe non stato cancellato dal matri-

    monio con Tes eo e dal trasferimento ad Atene al seguito dell e-

    roe : anche per lei , come per Ippolito, vale la constata z ione che il

    taetrum genus non stato vinto dalla lex melioris soli una spe-

    ranza poco plausibile, se persino le leges naturae, come si visto,

    vengono meno allorch una donna di Creta am a .

    Da questo punto di vista , i personaggi di Fedra e Ippolito

    sono ass ai pi vic ini di qu anto possa apparire ad un primo

    sgu ardo : entrambi portatori di un alterit che deriva loro dalla

    dis cendenza materna , entrambi espressione di una sessu alit

    ribelle alle regole culturali che questo av venga nel senso di

    una passione eccessivao viceversa del rif iuto altret tanto inac-

    cet tabile di ogni forma di rela z ione tra i sessi , entrambi re-

    frat tari a sot tomet tersi alle regole di una terra migliore , rego-

    le espresse in entrambi i casi parte per il tut to dal matrimo-

    nio (quello che gi nella tradi z ione greca unis ce Tes eo a Fedra e

    quello che nel solo Seneca , e non sar caso, aveva legato ancora

    Tes eo e Antiope ) .Essi sono l espressione di un proget to di assi-

    mila z ione fallito : il tentativo di addomesticare la barbarie in-

    globandola in un contesto c ivilee ra z ionalerisulta frustrato,

    perch il furor un termine chi ave di Seneca tragico in genera-

    le e della Fedra in particolare,non a caso applicato tanto a Fedra

    qu anto alle Am a z zoni e allo stesso Ippolito ha una sua vi-

    s chiosit , una inerzia che si oppone vit torios amente a qu alsi asi

    tentativo di controllo e di sradicamento5 4.

    8 .Due conclusioni al termine di questo percorso selet tivo

    nella tragedia senecana . Che la Fedra possa ess ere let ta alla luce

    della di alet tica tra furor e ratio stato pi volte rilevato dagli

    studiosi , spec ie nell ambito del dibat tito circa l inf luenza della fi-

    losofia stoica sulla dramm aturgia senecana5 5. Non stato inve-

    ce oss ervato, se non erro, che nel dramma in questione tale di a-

    let tica si rif let te anche nell uso simbolico dello spa z io :Atene, la

    c itt f ilosof ica per eccellenza nell imm aginario della cultura

    greco - rom ana , la patria dello stoic ismo, diventa fac ilmente me-

    tonimia della ra z ionalit , allegoria di un cosmo ordinato rego-

    lato da leggi ; un cosmo che tenta ripetutamente con Antiope

    prim a , con Fedra poi di assimilare a s il caos che si agita ai

    suoi margini ,portatore di un alterit che rappres enta in modi di-

    versi la nega z ione di quell ordine e di quelle leggi , ma che in

    questo tentativo ripetutamente fallis ce : tanto l identit cretes e

    di Fedra che quella am a z zonica di Antiope e quindi di Ippolito

    si rivelano infat ti refrat tarie a questo processo di assimila z ione,

    dimostrano una inerzia che resiste alle pressioni norm ali z z a-

    trici messe in campo dalla legge di una terra migliore . Il furor

    ha la prevalenza pur non combat tendo sul proprio terreno, nel

    contesto culturale di origine, ma in un ambiente che tendereb-

    9

  • be a imbrigli arlo, a neutrali z z aelo e inf ine a estirparlo : al con-

    trario dei Gallogreci d Asi a , cos diversi dai Galli in sua sede ge -

    niti, il furor non perde la sua forza per il fat to di esplicarsi lontano

    da cas a .L incapac it della Graia tellus di avere la meglio sui mo-

    stri del Tauro e del Fasi e l evoca z ione implic ita di Medea non

    casu ale, non solo per la parentela che la lega a Fedra , ma so-

    prat tut to perch espressione anch essa di un tentativo tragica-

    mente fallito di assimilare la straniera diventa imm agine di

    una resa senza condi z ioni della ragione.

    Il sangue degenere di Ippolito rappres enta dunque e

    questa la seconda possibile conclusione della nostra ind agine

    una tappa ulteriore di quella esplora z ione a tut to campo con-

    dot ta da Seneca at traverso ogni possibile distorsione della pa-

    rentela : la qu ale appare dav vero, in questo corpus tragico, come

    il punto di coagulo del caos, il buco nero in cui collassa ogni il-

    lusione di dominio dalla ragione.Il venir meno di tut te le rego-

    le che dis c iplinano il buon uso della parentelaassume,da una

    tragedia all altra , le forme pi varie : padri che divorano i propri

    f igli oppure li maledicono e ne provocano la morte, m adri che

    li ucc idono, eroi in preda alla follia che li sterminano, incesti

    consum ati o auspicati , conf lit ti all ultimo sangue tra fratelli ,par-

    ric idi , adulteri , m atric idi , non esiste virtu almente articola z ione

    del complesso universo parentale che si sot tragga a questo im-

    pa z z imento5 6. Una simile pers evera z ione dif f ic ilmente pu es-

    s ere casu ale : se vero infat ti che questi racconti provengono

    tut ti dallo sterminato patrimonio del mito greco, altret tanto in-

    negabile che spet ta solo a Seneca la scelta di quei miti a prefe-

    renza di altri dotati di un pedigree culturale e let terario altret-

    tanto rispet tabile.

    Non questa probabilmente la sede per af frontare una te-

    m atica cos compless a . Non ci si sot trae tut tavia alla sens a z ione

    che in questo teatro la parentela , assunta nel suo insieme, sti a

    per qu alcos altro,che abbi a , nel suo complesso, un valore meto-

    nimico. Con le sue regole e le sue tassonomie, le sue classif ica-

    z ioni e i suoi percorsi , i suoi permessi e i suoi rigidi divieti , la

    parentela si pres enta nel suo insieme come uno dei pi straor-

    dinari prodot ti culturali delle soc iet um ane, come un sistem a

    di messa in form a delle rela z ioni estrem amente ef f icace ed

    economico nella misura in cui organizza una pluralit molto

    dif feren z i ata di rapporti impiegando un numero tut to somm a-

    to ass ai ristret to di norme e interdi z ioni . I meccanismi elemen-

    tari dell aggressione e del desiderio o, per dirla in termini stoi-

    c i , del cosa dev ess ere cercato e cosa dev ess ere fuggito ap-

    paiono in questo universo dis c iplinati e incanalati lungo per-

    corsi in cui i sensi vietati e le vie permesse sono stabiliti at tra-

    verso poche e semplici regole. legit timo provare furor per il

    casto amore di Tes eo (v. 6 4 5 ) ,non cons entito provare un ana-

    logo sentimento per un figli astro, legit timo ucc idere il nemi-

    co, non lo combat tere contro un fratello. E cos vi a .

    L universo della parentela si pres enta dunque come l ap-

    prossim a z ione pi credibile all imm agine di un cosmo ordina-

    to, dominato della ra z ionalit , cos caro alla sensibilit stoica e

    simboleggi ato nella Fedra, come abbi amo suggerito, da Atene.

    Dis articolare quell universo,distorcerlo in ogni suo aspet to, vio-

    larne sistem aticamente le regole,dis at tenderne una ad una tut-

    te le norme diventa allora imm agine e allegoria di un furor che

    pervicacemente fa aggio sulla ratio, di un disordine pre - cultu-

    rale che lot ta casa per casa contro l ordine della cultura e alla fi-

    ne prevale5 7.

    Nella Fedra come nellEdipo, questo collasso della ra z io-

    nalit raggiunge uno dei suoi vertic i . Se vera la ben nota af-

    ferm a z ione di Lvi - Strauss per la qu ale la proibi z ione dell in-

    cesto l at to nel qu ale si conc retizza il pass aggio dalla natura

    alla cultura , allora la viola z ione di quel divieto il gesto estremo

    di abdica z ione alla cultura e di ritorno alla natura . Nella follia di

    Fedra e nel sangue degenere di Ippolito un intero proget to

    di messa in forma del mondo ad ess ere sconf it to5 8.

    10

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    1. I commenti che ho consultato sono quelli di GIOMINI (1955b), GRIMAL (1965),VIANSINO (1968), LAWALL-LAWALL-KUNKEL (19822), BOYLE (1987), COFFEY-MAYER (1990),VIANSINO (1993), DE MEO (19952). Cf. inoltre le osservazioni sul passo di DAVIS (1983,119-20, e in generale 117ss. su The Role of Heredity), BOYLE (1985, 1299 e 1325-26,ripreso in BOYLE [1997, 60ss.]), SEGAL (1986, 110), MOTTO-CLARK (1988, 83-84). Quanto aZINTZEN (1960, 108), i paralleli suggeriti dallo studioso con Euripide sonoinconsistenti e la derivazione di questi versi dallIppolito velato una pura petizionedi principio; del resto, la terminologia impiegata da Seneca da auctor a stirps, dadegener a referre: lo vedremo in queste pagine profondamente radicata nellacultura latina.

    2. Stando al Thesaurus, il nesso degener sanguis ricompare solo in Boeth. Cons. 2,4.

    3. Cf. rispettivamente GRIMAL (1965) e VIANSINO (1993, vol. I, tomo 2) ad l.Appenameno laconico VIANSINO (1968, 169): ha ripudiato il carattere paterno per adattarsia quello materno. Elusivo sul punto GIOMINI (1955a, 83-84 e 1955b) ad l. Ricordocome curiosit che il domenicano Trevet, nel XIV secolo, annotava a degenerscilicet a bonis moribus (TREVET [2004, ad l.]).

    4. In questa sede posso solo accennare ad una riflessione che sviluppo piampiamente in LENTANO (in corso di stampa), cui mi permetto di rimandare.

    5. Serv. ad Verg. Aen. II 549: non respondens moribus patris.6. August. Serm. CXXXIX: si dicam filio alicuius,degener, non es similis patri tuo:

    degener, non hoc es quod pater (in Patrologia Latina, vol. XXXVIII, col. 772 ma tuttala discussione su degener alle coll. 771-72 interessante).

    7. Ai passi citati si possono aggiungere Cic. Prov.18 (i Gracchi hanno degeneratoa gravitate patria); Prop. IV 1, 77-79 (rispetto a padre, nonno paterno e antenato); Ov.Met. XI 315 (Autolico, figlio di Ermes, patriae non degener artis); Liv. XXII 14, 8(tantum, pro!, degeneravimus a patribus nostris); Man. IV 77 (degenerant nati patribus);Tac. Ann. I 40, 3 (cum se divo Augusto ortam neque degenerem ad pericula testaretur,di Agrippina, figlia di Giulia, che per valuta la degenerazione, in questo casonegata, comunque a partire da una figura maschile); Apul. Apol. 24 (il retore diMadaura non ha degenerato da suo padre); Iust. XII 4, 1 (Alessandro rispetto aFilippo); Rut. Nam. I 591-92 (fortuna politica di Rutilio non degenere rispetto aquella del padre); Sid. Ep. I 7, 7 (degeneres et praefectoriis patribus indigni); ecc.

    8. CIL I2 15 (= ILS 6 = ILLRP 316 = COURTNEY [1995, n. 13, con commento alle pp.228-29]): virtutes generis mieis moribus accumulavi,/ progeniem genui, facta patrispetiei. / Maiorum optinui laudem ut sibei me esse creatum / laetentur: stirpemnobilitavit honor.

    9. Le eccezioni non sono pi di quattro o cinque in tutto larco della latinit: sitratta di due casi ciceroniani e di qualche altro in Ennodio, il dotto vescovo di Paviacontemporaneo di Teoderico, dunque ormai al tramonto del mondo antico. Ilprimo compare in Cic. Div. I 6, dove di Panezio si dice che a Stoicis degeneravitper le sue perplessit in merito alla divinazione, difesa invece a tutto campodallortodossia di scuola: dunque, pi che di un significato positivo, si dovr parlaredi senso non negativo, come fa TIMPANARO (1988) ad l., che infatti traduce neltesto si discost (altrove in Cicerone degenerare detto di filosofi ha sempre ilsenso atteso di corrompere loriginaria dottrina della scuola: cos in Tusc. II 60 e fin.V 13). Il secondo caso si trova in Cic. Ver. III 159 a proposito del figlio di Verre:evidentemente,solo nel caso in cui la figura paterna fortemente screditataessere dissimili da questultima pu rappresentare un titolo di merito.

    10. Contra SOLIMANO (1986, 97). Sulle ben note vicende di padri romani cheuccidono o bandiscono i propri figli rimando a quanto osservavo in LENTANO(2006).

    11. Sul valore del sangue come veicolo dellidentit individuale nella culturalatina e sulladulterio come contaminazione del sangue sono imprescindibili gli

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  • studi di GUASTELLA (1985), MENCACCI (1986), BELTRAMI (1998).12. Tac. Ger. 2, 1: ipsos Germanos indigenas crediderim minimeque aliarum gentium

    adventibus et hospitiis mixtos; 4, 1: ipse eorum opinionibus accedo, qui Germaniaepopulos nullis [aliis] aliarum nationum conubiis infectos propriam et sinceram ettantum sui similem gentem extitisse arbitrantur.

    13. Tac. Ger. 46, 1: conubiis mixtis nonnihil in Sarmatarum habitum foedantur (trad.di R. Oniga). Sulla percezione e rappresentazione dei Germani nella cultura latina si scritto molto, sia in opere generali sul pensiero etnografico antico che in lavorispecifici: fra i lavori recenti cf. ONIGA (1998), BORCA (2004) e ora TIMPE (2006, 19ss.).

    14. Cf. Liv. IX 18, 2-3: qui si ex habitu novae fortunae novique, ut ita dicam, ingeniiquod sibi victor induerat spectetur, Dareo magis similis quam Alexandro in Italiam

    venisset et exercitum Macedoniae oblitum degenerantemque iam in Persarum mores

    adduxisset; XXXVIII 17, 11: Macedones, qui Alexandream in Aegypto, qui Seleuciam acBabyloniam, quique alias sparsas per orbem terrarum colonias habent, in Syros Parthos

    Aegyptios degenerarunt (accanto ai Macedoni Livio cita i Greci di Marsiglia,influenzati dai Galli da cui sono circondati, e quelli di Taranto, che hanno smarritola severit e la durezzadelle loro remote origini spartane); Curt.VIII 5, 14: inperegrinos externosque ritus degenerare; IX 3, 10: vestem Persicam induimus inexternum degeneravimus cultum; Iust. XII 4, 1: inter haec indignatio omnium totiscastris erat,a Philippo illum patre tantum degenerasse, ut etiam patriae nomen eiuraret

    moresque Persarum adsumeret, quos propter tales mores vicerat.15. Per il miles Crassi cf. Hor. Carm. III 6, 5-12, di cui mi sono occupato pi volte, da

    ultimo in LENTANO (2001).16. Liv. XXXVIII 17, 9: iam M. Manlius unus agmine scandentes in Capitolium detrusit

    Gallos. Et illis maioribus nostris cum haud dubiis Gallis, in sua terra genitis, res erat; hi

    iam degeneres sunt, mixti, et Gallograeci vere, quod appellantur. A Livio fa eco Flor.Epit. I 27: ceterum gens Gallograecorum, sicut ipsum nomen indicio est, mixta etadulterata est. In casi come questi in effetti lo stesso carattere compostodelletnonimo denuncia la natura mista e ibrida del popolo che lo porta: cf. adesempio la denominazione Libyphoenices, mixtum Punicum Afris genus (Liv. XIII 21,3; cf. XXV 40, 5 e Plin. Nat.V 24) o, in ambito greco, gli Ellenosciti di Hdt. IV 17, 1. Ingenerale cf. CASEVITZ (2001).

    17. Tac. Ag. 11, 2: proximi Gallis et similes sunt, seu durante originis vi seuprocurrentibus in diversa terris positio caeli corporibus animum dedit.

    18. La riflessione sul rapporto tra caratteristiche degli individui e dei popoli eambiente affonda le sue radici molto indietro nella cultura greca; a Roma essa sisviluppa seguendo le dottrine di Posidonio, al quale si deve, a quanto pare, unatrattazione sistematica della materia e la definitiva messa a punto del modellonoto come determinismo geo-climatico. Una equilibrata esposizionedelletnografia posidoniana, dei suoi debiti con il pensiero greco precedente edella sua influenza sulla cultura romana si legge in DIHLE (1983, in partic. pp. 197-98per la categoria di degenerazione).

    19. Liv. XXVIII 17, 10: sicut in frugibus pecudibusque non tantum semina adservandam indolem valent quantum terrae proprietas caelique sub quo aluntur mutat,da confrontare anche in questo caso con Flor. Epit. I 27: reliquiae Gallorum, quiBrenno duce vastaverant Graeciam, orientem secuti, in media Asiae parte sederunt;

    itaque,uti frugum semina mutato solo degenerant, sic illa genuina feritas eorum

    Asiatica amoenitate mollita est (per un confronto fra i passi paralleli di Livio e Florosui Gallogreci cf. SALMON [1997, 70-73] e ora FACCHINI TOSI [2005, 108-109]).Tra inumerosi casi concreti relativi al mondo vegetale possiamo citare lavena,considerata da Plinio una degenerazione del frumento e dellorzo; tra laltro, ilnaturalista latino attribuisce questa forma viziata di frumento o alleffetto delsuolo e del clima oppure alla debolezza del seme, chiamando in causa ancora unavolta tanto fattori geneticiche ragioni di natura ambientale (XVIII 149: primum

    omnium frumenti vitium avena est, et hordeum in eam degenerat Soli maximecaelique umore hoc evenit vitium. Sequentem causam habet imbecillitas seminis).

    20. Liv. XXXVIII 17, 13: generosius in sua quidquid sede gignitur; insitum alienaeterrae, in id quo alitur natura vertente se, degenerat.

    21. Cic. Agr. II 95: non ingenerantur hominibus mores tam a stirpe generis acseminis quam ex eis rebus quae ab ipsa natura nobis ad vitae consuetudinem

    suppeditantur, quibus alimur et vivimus (su cui ONIGA [1998, 106]).22. Gel. XII 1, 16: in arboribus etiam et frugibus maior plerumque vis et potestas est

    ad earum indolem vel detractandam vel augendam aquarum atque terrarum,quae

    alunt, quam ipsius, quod iacitur, seminis,ac saepe videas arborem laetam et nitentem

    in locum alium transpositam deterioris terrae suco deperisse. Interessante anche unpasso di Quint. XII 10, 19, dove a proposito delloratore attivo Eschine, che avevascelto Rodi come luogo di esilio, si osserva: intulit eo studia Athenarum, quae,velutsata quaedam caelo terraque degenerant, saporem illum Atticum peregrino

    miscuerunt.23. Probae etsi in segetem sunt deteriorem datae / fruges, tamen ipsae suapte

    natura enitent (Atreus, vv. 234-35 Ribbeck2 = fr. 7 Dangel = fr. 9 Baldarelli, cf. oraBALDARELLI [2004, 221-23] e FANTHAM [2005, 66]).

    24. Cic. Tusc. II 13.25. Sul corpo femminile come campoo solcoda arare cf. DUBOIS (1988, 51ss.);

    sullimpiego della metafora nel linguaggio latino del sesso cf. MONTERO CARTELLE(19912, 38-43), ADAMS (1996, 115ss. e 197-98), URA VARELA (1997, 357-58); sulla formulamatrimoniale greca cf. ad esempio Men. Dysk. 842; Perik. 435-36; Sam. 726-27.

    26. Pl. As. 874: fundum alienum arat, incultum familiarem deserit.27. Questa differenza rispetto ai modelli Euripide, ma anche lOvidio della

    quarta eroide stata pi volte osservata, cf. da ultima DEGLINNOCENTI PIERINI (2005,specie pp. 468-69).

    28. Da ultimo su questi versi cf. CASAMENTO (2005, 146-47).Temo invece di nonintendere le considerazioni che sul punto avanza SKOVGAARD-HANSEN (1968, 119).

    29. Le eccezioni a questa regola i casi in cui cio ad essere enfatizzata larassomiglianza in linea materna sono poche e facilmente spiegabili: di norma,come stato osservato, la rilevazione di tratti materni limitata alla sfera dellabellezza (BETTINI [1992, 234 n. 14]). Sul tema della rassomiglianza nella culturaromana esiste ormai una bibliografia molto ampia; mi limito qui a rinviare a BETTINI(1992, 211ss.), dove si trovano raccolti e commentati i testi pi significativi alriguardo.

    30. Verg. Aen. IV 328-29: si quis mihi parvulus aula / luderet Aeneas, qui te tamenore referret (con il commento, al solito generoso, di Pease). In Seneca cf. Tro. 647-48(Andromaca a proposito di Astianatte): vivat, ut possit tuos / referre vultus. Anchenegli altri esempi di refero in relazione alla rassomiglianza il termine di confronto sempre il padre, cf. Lucr. IV 1219 e 1224 (rassomiglianze quae patribus patres tradunta stirpe profecta, su cui cf. BETTINI [1992, 219]); Verg. Aen. XII 348 (nonno paterno epadre); Liv. X 7, 3 (padre); Plin. Iun. Ep. V 16, 9 (padre).

    31. Cf. in particolare Pl. Mil. 703-704: at illa laus est, magno in genere et in divitiismaxumis / liberos hominem educare, generi monumentum et sibi.

    32. Un aspetto, questultimo, rilevato gi in precedenza dalla nutrice di Fedra(vv. 230-32): exosus omne feminae nomen fugit / immitis annos caelibi vitae dicat, /conubia vitat: genus Amazonium scias.

    33. Si tratta dei vv. 646ss., nei quali Fedra rivela al figliastro la sua passione (cf.SOLIMANO [1986, 98-99]). Bene su questo punto SEGAL (1986, 109): his [scil.Hippolytus] decus is not the masculine honor or glory of heroic exploits but thephysical beauty that is more frequently praised in women than in men and is adangerous possession for the latter.

    34. Elio Gallo fr. 25 Funaioli (= Paul. Fest. 412 Lindsay): Gallufinit:

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  • Stirp est gent quis a quoque est prognat (citato daBELTRAMI [1998, 11 n. 14]).

    35. BELTRAMI (1998, 29). Cf. anche la bella nota di BROWN (1987, 330) a Lucr. IV 1222.36. Ulp. Dig. L 16, 195, 4: caput et finis familiare suae.37. BETTINI (2000, XIX).38. Lo spoglio da me condotto su tutte le 58 occorrenze di auctor nel senso di

    generis conditor registrate dal Thesaurus da Cicerone ad Agostino (escluso il versodi Seneca in questione) mostra come in due soli casi (si tratta di Ov. Fast. IV 24 eRut. Nam. I 67) il termine preveda (anche) un referente femminile: si tratta delplurale auctores riferito a Marte e Venere come progenitori dei Romani dunqueuna situazione del tutto particolare.

    39. SCARPI (1996, 577).40. GUIDORIZZI (2000, 464).41. Stat. Theb. IX 609: sexum indignata.42. Le notizie essenziali sulle Amazzoni sono da ultimo raccolte da DOWDEN

    (1997) e, con dotta leggerezza, da LONGO (2006, 141-59); della recezione del mitonella cultura romana (ma con nessuna attenzione alla letteratura) si occupa LIOU-GILLE (2006).

    43. Cf. nellordine Stat. Theb. IX 617 (culpam), 613 (inviso cubili), 616 (animum innupta remansi).

    44. Stat. Theb. IX 619-21: nec degener ille / sanguinis inque meos reptavit protinusarcus, / tela puer lacrimis et prima voce poposcit.

    45. Stat. Theb. IX 588: hic arcus et fessa reponere tela. Cf. del resto lorgogliosarivendicazione di Partenopeo ai vv. 799-800 del medesimo libro: quid plura loquar?Ferrum mea semper et arcus / mater habet,vestri feriunt cava tympana patres.Limmagine delleroe che sin dalla primissima infanzia gioca con le armi cheimpiegher poi da guerriero adulto topica, soprattutto nelle biografie di generalie leader politici, ed riferita pressoch esclusivamente a personaggi maschili(rimando ancora per lesemplificazione e la bibliografia al mio saggio in corso distampa); uneccezione che conferma la regola costituita dalla Camilla virgiliana dunque ancora da un personaggio legato a doppio filo allanti-modelloamazzonico (cf. da ultimo FRATANTUONO [2005]).

    46. Cf. IV 336-37 e IX 582. Si noti inoltre che Hyg. Fab. 270 inserisce Partenopeo inuna lista degli eroi pi belli, enfatizzando cos un tratto quello della bellezza,appunto che come abbiamo visto si lega pressoch esclusivamente allarassomiglianza con la madre.

    47. Prop. I 1, 9ss. Su Atalanta e Milanione cf. il classico VIDAL-NAQUET (1988, 144-45).

    48. Str. XI 5, 1, con le osservazioni di DOWDEN (1997, 115). Sulluso di immaginianimali per alludere ad una sessualit sregolata cf. ad esempio quanto Hdt. IV 180osserva sugli Ausei della Libia: inoltre possiedono le donne in comune, senzacoabitare con esse,ma accoppiandosi a mo di bestie (trad. di A. Izzo dAccinni). Ifigli nati da queste unioni sono letteralmente degeneres, in quanto privi di unastirpe entro la quale collocarsi: il caso dei Garamanti, presso i quali filios matrestantum recognoscunt e che proprio per questo inter omnes populos degenereshabentur (Sol. XXX 2-3).

    49. V. 577: testaris istud unicus gentis puer.50. Bene sul punto DUPONT (1995, 169): la sauvagerie extrme et impossibile

    des confins donne donc ses couleurs dans Phdre une sauvagerie mythologiquequi est celle de lAmazone, mre dHippolyte, et qui rencontre celle de Pasipha,mre de Phdre.

    51. Cf. vv. 175-77: prodigia totiens orbis insueta audiet, / natura totiens legibus cedetsuis, / quotiens amabit Cressa?

    52. Da ultimo le saghe relative alle donne cretesi (limitatamente alla poesia

    latina) sono state esaminate congiuntamente da ARMSTRONG (2005, in particolarepp. 278ss. sulla tragedia senecana); su Ifi anche LMMLE (2005).

    53. Vv. 113-14: fatale miserae matris agnosco malum: / peccare noster novit in silvisamor.

    54. Furor, parola cara a Seneca (123 occorrenze complessive,di cui oltre la metnelle tragedie, cf. BORGO [1998, 79]), presente, con i suoi corradicali, 24 volte nellasola Fedra, cf. MERZLAK (1983), GIANCOTTI (1985, passim), THVENAZ (2004).

    55. A proposito della Phaedra si parlato in effetti ripetutamente di drammastoico, cf. tra gli altri MARTI (1945, 229-30), CROISILLE (1964, 300), LEFVRE (1969), LEEMAN(1976), GIANCOTTI (1985, 188); scettici GRIMAL (1963, 314), BOYLE (1985, 1334),TSCHIEDEL(1997, 337) e da ultimo, con argomenti pi speciosi che convincenti, HINE (2003).

    56. Sarebbe interessante uno studio dinsieme su questi figli tragici senecani,laltra faccia di quei figli benefattori, figli straordinari di cui parla MARCHESE (2005):in questa incapacit di darsi una credibile continuit generazionale si manifestauno dei vicoli ciechi di questo asfittico universo drammaturgico.

    57. Cf. PETRONE (1984, 85): il male del mondo, di cui si d esempio con i mititragici, visto nella violazione degli affetti familiari.

    58. Il riferimento a Lvi-Strauss rimanda ovviamente alle Strutture elementaridella parentela (1947, 67): La proibizione dellincesto [] costituisce [] il passofondamentale grazie al quale, per il quale, e soprattutto nel quale, si compie ilpassaggio dalla natura alla cultura. In che senso quello tra Ippolito e Fedra dueindividui non legati da una relazione di sangue possa essere considerato unincesto cf. BETTINI (2002).

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