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Fig. 1 - La facciata della Torre Isozaki (Allianz) Fig. 2 - Vista della Torre Isozaki (Allianz)
1 costruzioni metalliche gen feb 16 27
REA
LIZZ
AZIO
NI
Paolo Rigone, Valentina Ferrari, Paolo Giussani
Torre Isozaki a Milano: forme e trasparenza dell’involucro
Isozaki Tower: shape and trasparency of the envelope
LEED 2009 for Core & Shell, ha pianta rettangolare, con dimensioni
61,5mx24m, con il lato lungo orientato in direzione Nord-Ovest
e Sud-Est ed è costituito da una struttura con nuclei in cemento
armato e pilastri misti con anima in acciaio, e da “travi cintura” posi-
1. Il progetto
La Torre Isozaki, nuovo quartier generale della società di assicura-
zioni tedesca Allianz, è il primo dei tre grattacieli ad essere stato
completato nell’area City Life di Milano.
Progettato dall’architetto giapponese Arata Isozaki e dall’architetto
italiano Andrea Maffei, alto 207 m, la torre Allianz vanta il solaio più
alto d’Italia e arriva ad un’altezza complessiva, misurata all’antenna
RAI, di 247 m.
Distribuita su 50 piani, la torre potrà ospitare fino a 4.000 persone,
per un totale di quarantasei piani a uffici, tre tecnici e una hall a
tripla altezza che raccorda lo sbarco a terra della Linea 5 della
metropolitana (fermata “Tre Torri”) con la quota sopraelevata della
piazza centrale di City Life.
L’edificio, certificato a livello GOLD secondo sistema di rating
la torre Isozaki, primo dei tre grattacieli ad essere stato com-
pletato nell’area City life, alto 207 m, si presenta come nuovo
riferimento nello skyline milanese.
Isozaki Tower, first of the three skyscrapers to be built in City
Life area, 207 metres tall, appears as the new landmark in
Milan skyline.
Fig. 4 - Giunti verticale tra moduli di facciata Fig. 5 - Giunti orizzontale tra moduli di facciata
Fig. 3 - Torre in costruzione e contestuale posa della facciata
1 costruzioni metalliche gen feb 1628
zionate al 24 piano e in sommità all’edificio,
che legano i nuclei principali tra loro.
Internamente, l’organizzazione degli spazi
risulta essere particolarmente razionalizza-
ta: i nuclei in cemento armato si ripartisco-
no sulle testate liberando per gli uffici un’a-
rea intermedia rettangolare di 24 x 36 m. In
corrispondenza dei lati corti si concentrano
i due gruppi di ascensori: uno così detto
“low rise”, a servizio dei primi ventiquattro
piani, e il secondo “high rise”, ad uso esclu-
sivo dei successivi venticinque. Tre dei sette
elevatori per lato sono vetrati e “panorami-
ci”, ed essendo illuminati, animano con il
loro movimento, soprattutto durante le ore
notturne, i fronti stretti della torre.
Al piede della torre, sui fronti nord e sud,
quattro puntoni color oro alti 40/60 metri,
composti da elementi in acciaio collegati a
terra mediante dei mass damper o smorza-
tori, svolgono la funzione di attenuare, alla
sommità dell’edificio, le oscillazioni provo-
cate dal vento, migliorando le condizioni di
comfort agli ultimi piani (figura 1).
2. le faCCIate
Apparentemente uniforme, l’involucro del-
la torre è costituito da un complesso di 14
diverse tipologie di curtain wall, sia opa-
che che trasparenti, per un totale di quasi
39.000 m2, ed appare fortemente traspa-
rente sui lati lunghi degli uffici ed opaco
su quelli corti, in corrispondenza dei vani
ascensori (figura 2).
2.1 le facciate principali
Le facciate principali, in alluminio e vetro,
coprono una superficie di quasi 24.000 m2
e sono composte da un totale di circa 4.500
elementi indipendenti a “cellula” che hanno
consentito un montaggio estremamente
veloce di elementi modulari prefabbricati
in officina.
Infatti, considerando la complessità del pro-
cesso d’installazione (figura 3) e la notevole
superficie dell’involucro, è stato scelto un
sistema a cellule a pelle singola con telaio in
alluminio verniciato a taglio termico. Le cel-
lule hanno un vetro a doppia camera curva-
to con copertina esterna lungo i montanti
verticali e silicone strutturale orizzontale sui
bordi orizzontali (figura 4 e 5).
Ciascun fronte principale conta 40 cellule
per piano, dalle dimensioni tipiche di 1,5
m x 3,9 m (L x H), le cui ultime due per lato
sono completamente esterne all’involucro
ed agganciate ad una trave in spessore
interamente a sbalzo rispetto alle solette
strutturali (figura 6). Il tutto viene a forma-
re una vela esterna ornamentale, priva di
Fig. 6 - Rendering 3D della FC9 con trave a sbalzo - vista da ascensore panoramico
Fig. 7 - Particolare visto in sezione Fig. 8 - Dettaglio costruttivo tipologico
1 costruzioni metalliche gen feb 16 29
alcuna funzione di tenuta agli agenti atmo-
sferici che risulta completamente a sbal-
zo e con la caratteristica di avere l’ultima
cellula con conformazione a “C” essendo
omessa l’introduzione del montante termi-
nale (sostanzialmente il vetro risulta essere
vincolato al telaio unicamente su tre lati).
L’edificio si caratterizza per una facciata
curva, scandita da 8 settori ondulati (detti
anche “cuscini”), ciascuno di 6 piani, con
altezza di 3,90 m d’interpiano (2,80 m al
netto di solai, controsoffitti e pavimenti
galleggianti). I “cuscini” conferiscono all’e-
dificio una caratteristica forma slanciata
e bombata (figura 7) grazie a un duplice
sistema di curvatura che prevede, oltre alla
progressiva inclinazione dei singoli modu-
li, anche la curvatura della tripla lastra in
doppia camera.
Infatti, ciascuno degli 8 cuscini compren-
de 6 piani dell’altezza di 3,9 m dove ogni
modulo si sussegue in altezza con l’inclina-
zione zenitale di 1.3° (angolo formato tra il
piano vetrato e la verticale) raggiungendo
la massima curvatura a metà cuscino e cre-
ando un aggetto di 800 mm.
In aggiunta a questo, la vetrocamera è cur-
vata con un raggio di 86 m equivalente ad
una freccia sull’arco pari a 22 mm nei 3900
mm di altezza di interpiano, mediante uno
sviluppo a freddo (curvatura per flessione
indotta sulla lastra piana, non a caldo, quin-
di senza l’utilizzo di forni di riscaldamento).
I montanti sono, a loro volta, curvati per
pareggiare la stessa curvatura del vetro. I
traversi sono orizzontali e allo stesso tempo
non perpendicolari alla facciata, la quale in-
clina gradualmente piano per piano come
definito nei disegni architettonici.
Il Sistema di facciata prevede che il vetro
sia incollato, con silicone strutturale, sui 4
lati con l’aggiunta di una copertina ester-
na riportata sui montanti. I carichi verticali
e orizzontali sono trasferiti alla struttura
principale tramite staffe che assorbono le
tolleranze di costruzione nelle tre direzio-
ni (figura 8), mentre i principali movimenti
della struttura sono assorbiti dai giunti oriz-
zontali e verticali tra i moduli.
Una variante della tipologia principale è rap-
presentata dai moduli installati in corrispon-
denza dei due nuclei in calcestruzzo armato
che costituiscono in sostanza lo stesso siste-
ma della tipologia principale Facciata 1- Fac-
ciata doppio vetro camera con lo stesso tipo
di vetro. La superficie di questa tipologia di
facciata è di circa 4400 m².
A causa della zona di lavoro ristretta, per
permettere un facile e sicuro metodo di
posa delle quattro cellule, è stato proposto
Fig. 9 - Schema di installazione Fig. 10 - Sezione fronte colonna
Fig. 11 - Punto di connessione dei puntoni al piano 11 Fig. 12 - Nodo in dettaglio puntone-facciata-nucleo
1 costruzioni metalliche gen feb 1630
Fig. 13 - Vetro a doppia camera (6+6,16, 8,16, 8)
Fig. 15 - Particolari costruttivi del sistema di aggancio per BMU
Fig. 14 - Prove di permeabilità sulla vetrocamera
1 costruzioni metalliche gen feb 16 31
un sistema scorrevole. Si è trattato di met-
tere a disposizione una guida orizzontale
a soffitto che ha permesso di far scorrere
le cellule da un angolo all’altro del nucleo.
Questa particolare ed inusuale procedura
di posa è stata impiegata per permettere
ai montatori di rimanere di fronte al nucleo
su una zona di lavoro di larghezza utile di
soli 480 mm (figura 9 e 10).
Altro carattere distintivo dei progetto sono
i quattro puntoni dorati che vanno dal pia-
no terra al livello 11 (figura 11) e sono con-
nessi direttamente al nucleo dell’edificio,
attraverso la facciata (figura 12). Un pannel-
lo opaco in metallo è usato al posto delle
cellule in vetro a doppia camera per gover-
nare i giunti di dilatazione che permettono
i movimenti dei puntoni nonché l’accesso
dall’esterno nel caso di manutenzione.
2.2 le vetrate impiegate
Si tratta di vetri a doppia camera (6+6,16,
8,16, 8) con le seguenti caratteristiche (fi-
gura 13):
• vetroesternostratigrafatoinduritocon
intercalare rigido SGP, con coating selet-
tivo magnetronico;
• camerad’ariadellospessoredi16mm;
• vetrocentralemonoliticoindurito;
• camerad’ariada16mm;
• vetro internomonolitico temperato
Low-e.
Tutte le lastre sono a basso tenore di ferro
(“low iron”) e le vetrate del prospetto Sud-
Est presentano una serigrafia 35% sulla
lastra intermedia “Dual point” con diame-
tro 2 mm, grigio scuro all’interno e bianco
all’esterno.
Le veneziane interne che consentono la
protezione dall’abbagliamento ed il con-
trollo di luce sono motorizzate e azionate
da un controllo a piano senza over ride. Le
lamelle delle veneziane sono in alluminio
microforato di larghezza 35 mm.
Il processo di curvatura è stato controllato
tramite una serie di test di laboratorio, pres-
so diversi laboratori notificati, tra cui prove
di permeabilità in varianza di pressione e
temperatura (figura 14), prove di adesione
e stress tensionale, prove meccaniche e di
tenuta, prove di deformazione sotto carico
per validare lo stato tensionale indotto nei
giunti di silicone strutturale, nelle giunzioni
in butile e nello scorrimento differenziale
delle lastre vetrate, causato dalla curvatu-
ra impressa dalla messa in cellula in dima
curva del vetro piano. Il risultato di questa
naturale curvatura nel vetro permette di
ottenere da un vetro piano una larga cur-
vatura impressa, libera da deformazioni
locali o distorsioni visibili.
2.3 la facciata a piano terra (lobby d’in-
gresso)
La lobby d’ingresso è uno spazio a dop-
pia altezza di notevolissima trasparenza,
Tab. 1 - Prestazioni tecniche richieste alle facciate principali
Permeabilità all’ariaElementi fissi: 1.5 m3/h/m2
Elementi apribili: 2 m3/h/m2
Tenuta all’acqua – condizioni statiche 900 Pa
Resistenza al vento (SLE) + 1800 P/-2000 Pa; f ≤ H/200 o 15 mm, con H = 3900 mm
Resistenza al vento (SLU) + 2700 Pa/-3000 Pa
Resistenza all’urto
Classi: I3 e E3 (condizioni di SLE secondo UNI EN 14019)
Classi: I5 e E5 (condizioni di SLU secondo UNI EN 14019)
Trasmittanza termica 1,4 W/m2K
Fig. 17: Schema per le operazioni di “re-glazing”
Fig. 18: Analisi termica traverso
Fig. 16 a) b) - Building Maintenance Unit installata sulla copertura della torre Allianz
a) b)
1 costruzioni metalliche gen feb 1632
dovuta all’adozione di un sistema di fac-
ciata senza telaio, supportata da montanti
in vetro strutturale, a passo di 1,5 m, alto
8 m, stratificato a quattro lastre low-iron,
con interposizione di intercalare rigido
Sentryglas. La facciata è inoltre completata,
all’esterno, da una scansione di lame deco-
rative in vetro stratificato low-iron, sempre
con tecnologia Sentryglas, che corrono dal
piano terra al primo solaio con passo di
300 mm.
La vetrata della lobby è completata da un
cielino in vetro, aggettante rispetto al pia-
no della facciata e raccordato con la vela
superiore del primo piano.
3. StrategIe manutentIve delle
faCCIate e SoStItuzIone
Nella realizzazione di edifici a torre forte-
mente vetrati uno dei temi particolarmen-
te delicati ed importanti è quello relativo
all’eventuale sostituzione dei moduli vetra-
ti rotti con l’impiego di tecnologie sicure,
Fig. 19 - Modellazione FEM della staffa tipologica in acciaio di collegamento della cellula di facciata al solaio di piano
Fig. 20 - individuazione delle aree di test in facciata
1 costruzioni metalliche gen feb 16 33
attuabili ed a costi e tempi controllati.
In generale il tema della manutenzione, sia
ordinaria (comprendendovi anche pulizia)
che straordinaria (come la sostituzione dei
vetri), rappresenta un capitolo fondamen-
tale del processo di realizzazione di un
grattacielo. Esso va opportunamente af-
frontato a partire dallo stadio progettuale
iniziale (figura 15) e non risolto solamente
più tardi, in sede di costruzione dell’edificio.
Il sistema di pulizia e di manutenzione è
fondamentalmente costituito da un’unità
posta sul piano di copertura BMU (Building
Maintenance Unit) dotata di un braccio
telescopico (figura 16) in grado di calare,
lungo il piano di facciata, una navicella
corredata di dispositivi di ritegno puntua-
le integrati nei montanti delle cellule con
passo di 6 m.
Il sistema di facciata continua a cellule è
stato infatti sviluppato e realizzato in modo
tale da permettere la sostituzione del vetro
a camera doppia senza nessun applicazio-
ne di sigillatura strutturale in cantiere. In
pratica il vetro può essere rimosso dall’e-
sterno (figura 17), rimuovendo i coprifili e
tagliando la sigillatura strutturale del vetro
al telaio lungo l’allineamento della guarni-
zione interna.
Una volto rimosso il vetro esistente, il nuo-
vo modulo a doppia camera, precedente-
mente assemblato in fabbrica su un telaio
specifico “carrier frame”, viene trasportato e
piè d’opera e portato in quota attraverso la
BMU e successivamente avvitato al telaio
esistente della cellula oggetto di sostitu-
zione del modulo vetrato (tale operazione
viene normalmente chiamata “re-glazing”).
4. le preStazIonI delle faCCIate
Le 14 diverse tipologie di facciata raggiun-
gono livelli prestazionali elevati, definiti in
sede di specifiche tecniche di progetto e
successivamente verificati in laboratorio su
campioni (PMU – Performance Mock-Up)
in scala reale, attraverso metodi di prova e
classificazione dei risultati secondo le nor-
mative tecniche di settore (norma UNI EN
13830) che regolano anche l’apposizione
della marcatura CE e secondo anche pro-
tocolli di prova volontari internazionali (Li-
nee Guida CWCT – Centre for Window and
Cladding Technology).
In sintesi le prestazioni tecniche richieste
alle facciate principali possono essere rias-
sunte nella tabella 1.
La tripla vetrocamera ha elevate perfor-
mance tecnologiche: mantiene una note-
vole trasmissione luminosa (56%) a fronte
di un ridotto fattore solare (33%) e si carat-
terizza per una elevata trasparenza man-
tenendo minima la riflessione luminosa
esterna (17%); la trasmittanza termica Ug
Fig. 21 - Posizionamento della barra irroratrice con “uomini in corda”
Fig. 22 - Posizionamento della barra irroratrice con BMU all’esterno della facciata
Fig. 23 - Camera di prova Fig. 24 - Pinne estetiche in vetro a completamento della facciata T5 – piano terra
Fig. 25 - estratto norma prEN 14019:2014 – categorie di esposizione e classe di impatto
exposure categories
descriptions Classdrop
heightImpact energy
AReadily accessible to the public and others with little incentive to exercise care Chains of accident occurring and of misuse.
5 950 466
BAccessible primarily to the private with some incentives to the exercise care. Some chance of accident occurring and of misuse.
4 700 343
COnly accessible but not near a common route to those with high incentive to exercise care. Small chance of accident occurring and of misuse.
0 n/a n/a
1 costruzioni metalliche gen feb 1634
è pari a 0.7 W/m2K, conferendo comples-
sivamente al modulo di facciata (figura
18) una trasmittanza termica Ucw
di 1,14
W/m2K, nettamente inferiore alla richiesta
di progetto che era pari a 1,4 W/m2K.
La prestazione meccanica del modulo di
facciata è stata calcolata tramite l’utilizzo
di modellazione FEM (figura 19) e conside-
rando i carichi previsti da normativa, tra cui
Fig. 26 - estratto norma UNI EN 12600 – Impattatore corpo molle
1 costruzioni metalliche gen feb 16 35
l’azione della folla applicata direttamente
sulla vetrazione e la spinta del vento, deter-
minata con mappatura puntuale mediante
prova nella galleria del vento del Politec-
nico di Milano.
5. prove In opera
Per la complessità dell’edificio e per la
conformazione delle sue parti, è stato col-
laudato il comportamento in opera delle
componenti attraverso una seria di test in
situ. Le prove di collaudo sono state esegui-
te in accordo alla normative tecniche UNI
ed UNI EN vigenti e secondo le indicazioni
specifiche del collaudatore congiuntamen-
te alla direzione lavori.
I test sono stati condotti sulle diverse tipo-
logia di facciata, a diversi livelli e interes-
sando più “cuscini” della facciata continua,
al fine di individuare quelle aree di facciata
che siano rappresentative dell’area totale
del sistema di curtain walling. Tra i test più
significativi, vale la pena di approfondire:
- Prova di tenuta all’acqua in condizioni
statiche;
- Prova di tenuta all’acqua con differenzia-
le di pressione.
Campionatura
La prova è stata eseguita su n.4 porzioni di
facciata, ognuna delle quali comprendenti
4 piani, n.2 sulla facciata lato Nord e n.2 su
quella a Sud. In modo particolare sono sta-
te valutate su ogni lato dell’edificio le zone
di transizione tra due “cuscini” di facciata,
così come evidenziato in Figura 20.
5.1 prova di tenuta all’acqua in condi-
zioni statiche
apparecchiatura di prova standard:
L’apparecchiatura di prova in situ, confor-
memente a quanto previsto dalle norme
UNI EN, comprende:
- Impianto di irrorazione dell’acqua;
- Apparecchiatura di misurazione della
pressione;
- Apparecchiatura di misurazione della
portata dell’acqua.
modalità della prova
Le prove sono state eseguite secondo le
indicazioni del paragrafo 8 della norma
UNI EN 13051:2002 e seguendo una pro-
cedura (“method statement”) concordata
tra le parti (Collaudatore, Direzione Lavori
ed Appaltatore) e che si articola nelle se-
guenti parti:
- Verifica preliminare dello stato dei luo-
ghi, accertando che il modulo o i moduli
di facciata siano facilmente ispezionabili
durante le attività di collaudo. In partico-
lare si deve prestare attenzione all’even-
tuale rimozione di finiture interne, quali
pannelli di controsoffitto, quadrotti di
pavimentazione galleggiante ed altri
manufatti che possono impedire la cor-
retta valutazione di eventuali infiltrazioni
all’interno durante l’esecuzione prova.
- Predisposizione di una barra di irrorazio-
ne (lunghezza L= 5 m, ugelli irroratori
posti ad una distanza di 250 mm uno
dall’altro).
- Collegamento della sorgente d’acqua,
previa verifica della pressione, al sistema
di misura della portata e collegamento
del sistema di misura alla barra irroratrice.
Se durante la verifica della portata d’ac-
Fig. 27 - Prova corpo molle su pinne in vetro este-tiche
Fig. 28 - estratto norma UNI EN ISO 7892 – Impat-tatore corpo duro
1 costruzioni metalliche gen feb 1636
qua totale non si raggiungono i livelli di
pressioni prestabiliti, è necessario cam-
biare la sorgente d’acqua o aumentare
la pressione.
- Posizionamento della barra irroratrice
perpendicolarmente alla facciata at-
traverso delle ventose e in posizione
orizzontale. La distanza tra gli ugelli e
la facciata deve essere di 25 cm. Nelle
operazioni di preparazione della prova,
è stato necessario il contributo diretto
sia degli “uomini in corda” (figura 21) che
della navicella “BMU” (figura 22) al fine di
posizionare correttamente la barra all’e-
sterno della facciata.
- Irrorazione del campione per il tempo
necessario alla prova (circa 30 minuti) e
alla corretta portata d’acqua (5 l/min per
metro di lunghezza della barra)
Durante tutto lo svolgimento della prova
si sono costantemente verificate eventuali
infiltrazioni di acqua all’interno dell’immo-
bile, non solo al piano sottoposto a prova
ma anche ai quattro piani sottostanti in
corrispondenza della barra spruzzatrice e
per i 30 minuti successivi il test.
5.2 prova di tenuta all’acqua sotto pres-
sione
apparecchiatura di prova standard
L’apparecchiatura di prova è conforme alle
normative vigenti riguardanti il montaggio
per la prova:
- Camera di prova;
- Impianto di irrorazione dell’acqua;
- Impianto dell’aria;
- Apparecchiatura di misurazione della
pressione;
- Apparecchiatura di misurazione del flus-
so d’aria;
- Apparecchiatura di misurazione della
portata dell’acqua.
La superficie interna del modulo di facciata
da testare viene ricoperta con un foglio di
polietilene trasparente in modo da crea-
re una camera a tenuta d’aria. In queste
fasi è molto importante verificare che vi
sia continuità tra le singole intercapedini
d’aria adiacenti a ciascun pannello di fac-
ciata che è stato ricoperto dal telo plastico
(figura 23).
Capita quindi che sia necessario interporre
piccoli elementi ad ostruzione tra i regoli
orizzontali e verticali e i traversi per evitare
la situazione di contatto tra telo in polie-
tilene e facciata che possano impedire la
non omogenea distribuzione della diffe-
renza di pressione all’interno della camera.
Prima dell’esecuzione del test, la camera è
stata testata per verificare l’efficacia della
messa in opera ed annullare eventuali er-
rori di posa e perdite parassite eccessive
di sistema.
modalità della prova
La prova è stata eseguita in accordo alla
norma UNI EN 13051:2002, appendice B.
Essa risulta essere più rigorosa della prece-
dente, in quanto, oltre ad effettuare un’ir-
rorazione continua d’acqua (attraverso
barra erogatrice come descritto in prece-
denza), viene applicato un differenziale di
pressione secondo il metodo illustrato nel-
la norma UNI EN 12155, ed in particolare:
- Si applicaano 3 impulsi di pressione spe-
cifici per la facciata per regolarizzare il
campione e valutarne il comportamen-
to nel test (la pressione massima di ogni
impulso deve essere raggiunta in meno
di 1 s e mantenuta per non meno di 3 s).
- Si aziona la barra spruzzatrice con pres-
sione iniziale della camera di prova pari
a 0 (zero) Pa e si regola opportunamen-
te il flusso totale di acqua (Se durante
la verifica della portata d’acqua totale
non si raggiungessero i livelli di pressioni
prestabiliti, sarà necessario cambiare la
sorgente d’acqua o aumentare la pres-
sione).
- Dopo i primi 15 minuti di prova, sotto la
continua irrorazione di acqua, si appli-
ca la pressione di prova nella sequenza
stabilita e fino alla pressione di prova
massima selezionata.
- Durante tutta la durata della prova de-
vono essere verificate costantemente le
superfici interne della facciata in prova
relativamente ad eventuali infiltrazioni
d’acqua. Eventuali infiltrazioni devono
essere registrate in relazione al livello di
pressione raggiunto nel test.
L’esito positivo della campagna di prove in
opera ha confermato il quadro prestazio-
nale (con riferimento al requisito prima-
rio di tenuta all’acqua) emerso durante i
test di laboratorio effettuati sul campione
Fig. 30 - Schema di carico – pinna estetica vista laterale
Fig. 29 - Schema di carico – pinna estetica sezione orizzontale
1 costruzioni metalliche gen feb 16 37
(PMU – Performance Mock Up) rappresen-
tativo del sistema di facciata continua
utilizzato.
6. teSt In laboratorIo Su pInne In
vetro StrutturalI ed eStetIChe
Come descritto in precedenza, la hall del
fabbricato è fortemente caratterizzata non
solo dalla presenza di pinne estetiche lun-
go le pareti interne ed esterne (figura 24),
ma anche da pinne strutturali in vetro che
sorreggono la facciata T5 della hall. Per
verificare il comportamento di questi par-
ticolari elementi, sono state effettuate del-
le prove di carico e di impatto (resistenza
all’urto) presso l’istituto Giordano nelle sedi
di Bellaria e Gatteo.
6.1 pinne estetiche
I test sono stati condotti al fine di deter-
minare la resistenza all’urto delle pinne
in vetro usate come rivestimento interno
della hall e come frangisole esterno alla
facciata. Nello specifico le prove sono sud-
divise in due differenti tipologie: un primo
test necessario per simulare il comporta-
mento degli elementi in seguito all’im-
patto di una persona (prova d’urto con
corpo molle), un secondo test invece al
fine di simulare l’urto accidentale dovuto,
ad esempio, da attrezzature di manuten-
zione (trabattello, scala, etc.) con impatto
con corpo duro.
6.1.1 prova di resistenza all’urto – im-
patto da corpo molle
apparecchiatura di prova e requisiti
funzionali
La prova è condotta in accordo alla norma
UNI EN 12600, con altezza di caduta e requi-
siti di prova previsti dalla prEN 14019:2014
(figura 25) e da requisiti di progetto.
L’apparecchiatura di prova è conforme a
quanto prescritto al punto 5.1 della UNI EN
12600 (figura 26). In particolare, oltre alla
struttura di intelaiatura principale a sup-
porto del campione e del pendolo, è pre-
visto un impattatore a doppio pneumatico
di tipo 3.50-R8 4PR1) in conformità alla ISO
4251-1, con sezione circolare e battistrada
piatto longitudinale. I pneumatici devono
essere installati sui cerchi delle ruote che
trasportano due pesi cilindrici di acciaio
di massa uguale. I cilindri devono essere
dimensionati in modo che la massa totale
dell’impattatore sia di (50 ± 0,1) kg.
Fig. 31 - Prova corpo duro su pinne estetiche in vetro stratificato– Target B
Fig. 32 - Schema di carico – pinna strutturale vista laterale
1 costruzioni metalliche gen feb 1638
modalità della prova
La prova si svolge come prescritto al pun-
to 5.3 della UNI EN 12600, incrementando
l’altezza di caduta partendo dalla classe I3
per step fino a raggiungere la classe I5 (per
pinne interne della parete) e dalla classe
E3 per step fino a raggiungere la classe E5
(per pinne esterne frangisole facciata). L’im-
patto avviene al centro della lastra (figura
27) e la prova viene considerata supera-
ta se, come prescritto al punto 4.1 della
prEN 14019:2014, il campione rispetterà i
seguenti requisiti: assenza di caduta di par-
ti in modo pericoloso, assenza di rotture
che possano avvenire in modo pericoloso,
il campione non deve distaccarsi parzial-
mente o in modo completo rispetto alla
propria sede.
6.1.2. prova di resistenza all’urto – im-
patto da corpo duro
apparecchiatura di prova
La prova è condotta in accordo alla norma
UNI EN ISO 7892 (figura 28), con altezza di
caduta e requisiti di prova prescritti dalla
prEN 14019:2014 e da requisiti di proget-
to (figura 29 e 30). L’apparecchiatura di
prova è costituita da corpo duro simulato
con una sfera d’acciaio semplice avente un
diametro di 62,5 mm la cui massa è tarata
a 1000 ± 10 g, sorretto da un’opportuna
intelaiatura principale di sostegno.
modalità della prova
La prova d’urto è eseguita mediante la ca-
duta pendolare del corpo duro (impatto da
10 Joule) e procedendo come prescritto al
punto 4.3 della UNI EN ISO 7892.
La prova viene considerata superata se,
come prescritto al punto 4.1 della prEN
14019:2014, il campione rispetterà i se-
guenti requisiti: assenza di caduta di parti
in modo pericoloso, assenza di rotture che
possano avvenire in modo pericoloso. Il
campione inoltre non deve distaccarsi par-
zialmente o in modo completo rispetto alla
propria sede (figura 31).
esito delle prove
La classificazione delle pinne estetiche
soggette ad impatto da corpo molle corri-
sponde alla CLASSE 4 della norma. Sogget-
ti ad impatto da corpo duro, gli elementi
hanno evidenziato l’assenza di caduta di
parti pericolose, assenza di rotture perico-
lose, nessun distacco parziale o completo
dalla propria sede ad impatto corrispon-
dente a 10 J.
6.2 pinne strutturali
I test sulle pinne strutturali a sostegno della
facciata T5 della hall della Torre Isozaki –
Allianz, si sono resi necessari per meglio
determinare il comportamento meccani-
co del vetro con usi strutturali nei tre stati
limite ai sensi delle istruzioni CNR DT 210:
Stato Limite di Esercizio per la verifica del-
la deformazione sotto l’azione del carico
previsto, Stato Limite Ultimo (SLU) per la
verifica della resistenza sotto l’azione del
carico previsto, incrementato dell’oppor-
tuno coefficiente di sicurezza del carico, e
Stato Limite di Collasso (SLC) per verifica
della resistenza della pinna fessurata sotto
l’azione del carico previsto, incrementato
dell’opportuno coefficiente di sicurezza del
carico, ma scalato al fine di tener conto del-
la minor intensità dei carichi previsti.
Campionatura
La lastra di prova utilizzata nei test ha le
seguenti caratteristiche:
- dimensioni: altezza 7328 mm, larghezza
452 mm;
- spessore: 4 lastre da 12 mm;
- caratteristiche lastre in vetro: lastre indu-
rite HS secondo EN1863;
- caratteristiche intercalare: stratifica a
mezzo di 3 fogli di SGP di spessore sin-
golo pari a 1,78 mm;
- spessore totale: 53,34 mm.
modalità della prova
Viene applicato alla lastra (pinna in vetro)
Fig. 33 - Test di carico su pinna in vetro strutturale – test post-rotturaciata
1 costruzioni metalliche gen feb 16 39
del campione un carico orizzontale assiale
e linearmente distribuito in corrisponden-
za del bordo laterale (figura 32), attraverso
l’uso di martinetti idraulici a spinta control-
lata e secondo la seguente procedura:
- applicazione di pre-carico pari al 50% del
carico previsto dalla prova e successivo ri-
lascio;
- applicazione dei carichi incrementata per
step fino a raggiungere il valore massimo
per la prova e mantenimento del carico per
il tempo sufficiente alla registrazione delle
deformazioni sotto carico;
- rilascio del carico e registrazione attra-
verso trasduttori di eventuali deformazioni
residue.
L’ordine di grandezza dei carichi applicati
sulla pinna allo SLU, è rispettivamente di
circa 5,45 kN/m distribuiti su tutta la lun-
ghezza della pinna, e di circa 3,5 kN con-
centrati a 1,2 m dall’estremità inferiore,
secondo combinazione di carico.
esito delle prove
Le deformazioni residue registrate dai tra-
sduttori sotto il carico corrispondente allo
SLE sono risultate inferiore ad 1 mm. Sotto
l’azione del carico corrispondente allo SLU,
le pinne strutturali in vetro non hanno evi-
denziato stress critici né si sono registrati
degradi o rotture di parti di elementi. Prima
di procedere alla prova SLC (figura 33), si è
proceduto alla rottura di una lastra ester-
na della pinna con un martello con punta
al carburo di tungsteno per poi valutare
il comportamento globale dell’elemento
sotto il carico previsto (ridotto del 30% ri-
spetto al valore allo SLU). Anche in questo
caso, al termine dei cicli di carico previsti
per lo stato di SLC, non si sono registrate
ulteriori rotture rispetto alla condizione
iniziale.
Oltre alle prove di resistenza meccanica
sotto carico, sulle pinne strutturali in vetro
della hall della Torre Isozaki – Allianz, sono
state eseguite le prove di urto descritte per
le pinne estetiche della torre. La classifica-
zione degli elementi è la seguente: Classe
5 per l’impatto da corpo molle, mentre per
l’impatto da corpo duro 10 J, le pinne han-
no evidenziato l’assenza di caduta di parti
pericolose, assenza di rotture pericolose,
nessun distacco parziale o completo dalla
propria sede
prof. ing. Paolo Rigone, ing. Valentina
Ferrari, ing. Paolo Giussani
rIngrazIamentI
Ing. Luca Nicolini e ing. Paolo Ermeti di
Focchi Spa per aver messo a disposizione
disegni di progetto, testi e materiale foto-
grafico.
Ing. Matteo Orlandi di Arup Italia per aver
messo a disposizione disegni e documenti
tecnici di progetto.
CredItS
Committente dell’opera: Citylife S.p.A.,
Milano
Committente finale: Allianz S.p.A., Milano
Appaltatore Generale: Colombo Costruzioni
S.p.A, Lecco
fornitura e posa in opera delle facciate:
Focchi S.p.A., Poggio Torriana (RN)
progetto architettonico: Arata Isozaki &
Associates e Andrea Maffei Architects
progetto delle facciate: Arup Italia, Milano
progettazione esecutiva strutturale della
torre tca: Studio Iorio, Ing. Francesco Iorio
Coordinamento e Supervisione progetto
strutturale: ECSD Srl., Prof. Ing. Franco Mola
progetto esecutivo degli Impianti: Ariatta
Ingegneria dei Sistemi Srl.
direzione lavori: In.Pro Srl., Ing. Claudio
Guido
Collaudatore delle opere Strutturali:
Ce.A.S. Srl., Ing. Bruno Finzi
Collaudatore delle facciate ed opere Ci-
vili: Studio di Ingegneria Rigone, Prof. Ing.
Paolo Rigone
Collaudatore degli Impianti: Manens-Tifs
S.p.A., Ing. Giorgio Marchioretti