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La fabbrica del volontariato sociale PreventivaMente Genitori

La fabbrica del volontariato sociale...“La Fabbrica del volontariato sociale” prende corpo dalla volontà di 10 organizzazioni di volontariato di unirsi per dare una “risposta

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Page 1: La fabbrica del volontariato sociale...“La Fabbrica del volontariato sociale” prende corpo dalla volontà di 10 organizzazioni di volontariato di unirsi per dare una “risposta

La fabbrica delvolontariato sociale

PreventivaMente Genitori

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A.Ge. Cassino - Sezione Pio Di Meo - Associazione di VolontariatoVia Pietro Bembo, 3 - 03043 Cassino (Fr) - Tel. 338 1129348 / 349 0608164Sito Internet: www.agecassino.it e-mail: [email protected] Associazione Italiana Genitori onlus www.age.it

BADANTI SOSVia E. De Nicola, 157 – 03043 Cassino (Fr)Tel. 366 3926547 tel. /fax 0776 320172 e-mail: [email protected] sulla pagina facebook “ Badanti S.O.S.”

CLUB DEGLI ALCOLISTI IN TRATTAMENTOVia Cascatelle, 45 – 03036 Isola del Liri (Fr)Info: 0776 808530 – 339 4542192email: [email protected]

DAS - Associazione Diritto alla SaluteInfo: tel.  393 0723990. Web: www.dirittoallasalute.com. e-mail: [email protected]

MENS SANAVia Matteotti, 36 – 03031 Aquino (Fr)Info: 339 1469508 - 329 0065147 – 328 0436809email: [email protected]

AVIS NAZIONALE: www.avis.it – [email protected] - numero verde 800 261 580Avis Provinciale di Frosinone - V.le Mazzini (ex ospedale)Tel/Fax 0775 852790 - e-mail: [email protected] Ripi: piazza Guido Baccelli snc – Ripi (FR)[email protected] Tel. 349 3393328 – fax 0775/1680027

PER NOI DONNE. INSIEME CONTRO LA VIOLENZAVia Mura S. Andrea - 03037 Pontecorvo (Fr)info: 0776742357 - Cellulare 3931766831E-mail: [email protected]

V.S.C. (VOLONTARI SOCCORSO CECCANO)PROTEZIONE CIVILE E TUTELA AMBIENTALEVia Fiano, 1 – 03023 Ceccano (Fr)Info: Tel/Fax 0775 604580 - 3405844060 - 3471375014email: [email protected]

E.C CECCANO - PROTEZIONE CIVILE E TUTELA AMBIENTALEVia Fiano, 1 – 03023 Ceccano (Fr)Info: Tel/Fax 0775 604580 - 3405844060 - 3471375014email: [email protected] internet: www.ecceccano.altervista.org

PIOGGIA CADENTE Associazione di volontariato Via Fornace, 28 - 03031 Aquino (FR)email: [email protected] Tel. 347/0180697

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“La Fabbrica del volontariato sociale” prende corpo dalla volontà di 10 organizzazioni di volontariato di unirsi per dare una “risposta globale” a diverse esigenze e problematiche presenti sul territorio della provincia di Frosinone. Le Organizzazioni di volontariato hanno maturato negli anni, ciascuna una specifica esperienza sul campo.Scopo principale della rete è, pertanto, quello di fare prevenzione realizzando attività per contrastare nuove forme di dipendenza e disagio giovanile, di discriminazione e violenza, di marginalità degli anziani sul territorio e proporre nuove forme di sostegno alle famiglie.

Proponiamo una partecipazione attiva alla vita sociale ed una maggiore consapevolezza rispetto alle problematiche sociali, per migliorare la qualità della vita. Il percorso svolto nell’ambito del laboratorio di progettazione partecipata promosso dai Centri di servizio Cesv e Spes di Frosinone, ha coinvolto: A.Ge. Cassino – Capofila; Per Noi Donne. Insieme contro la violenza. (Pontecorvo); Avis comunale Ripi ; Mens Sana (Aquino); Badanti SOS (Cassino); CAT (Isola del Liri); Diritto alla Salute (Anagni);EC Ceccano (Ceccano); VSC (Ceccano); Pioggia Cadente (Aquino);

“PREVENTIVAMENTE RAGAZZI”Le Associazioni, partendo dal proprio know-how, realizzeranno un ciclo di incontri/laboratori innovativi su rischi legati all’utilizzo di nuove sostanze psicotrope e all’abuso di alcol, sull’educazione alla diversità affrontando i temi della violenza di genere, del razzismo, della disabilità, per trattare poi il tema della difesa del suolo e quello dei rischi legati all’utilizzo non consapevole dei social network e di internet.Metodi utilizzati: peer education e comunicazione orizzontale + simulazione con kit.Per alcune tematiche si utilizzerà il metodo della simulazione per dimostrare ai ragazzi quali sintomi potrebbero provocare ad esempio alcune sostanze psicotrope.Le attività si svolgeranno nelle classi seconde e terze delle scuole medie nei Comuni di Cassino, Aquino, Pontecorvo, Ripi, Ceccano, Anagni, Isola del Liri. Le Associazioni realizzeranno, inoltre, uno studio sul rapporto tra i ragazzi delle 3 Classi delle scuole medie e l’utilizzo di nuove sostanze psicotrope ed alcol attraverso questionari che saranno sottoposti ai ragazzi durante gli incontri nelle scuole.I risultati saranno analizzati e diffusi nel corso delle iniziative previste nelle successive azioni.

“SPORTELLO POLIVALENTE PREVENTIVAMENTE IN RETE”Lo sportello d’ascolto polivalente PreventivaMente è una risposta alla logica del silenzio e dell’assenza, terreno fertile per la crescita del malessere e del disagio.Si configura come uno spazio d’ascolto all’interno di una relazione di aiuto; un servizio di consulenza gratuito pensato per rispondere alle più svariate problematiche dei cittadini del nostro territorio. Professionisti competenti saranno a disposizione gratuitamente per ascoltare, recepire, promuovere, sostenere, favorire una riflessione attiva sulle problematiche e le difficoltà incontrate, per favorire il contenimento del disagio, promuovere il benessere, trovare le risorse personali più adeguate per far fronte alle singole situazioni. Le esperienze maturate in questi anni dai volontari delle associazioni messe a disposizione della rete.

Coordinatore ProgettoDott. Antonio Felice Fargnoli

Info: 349 0608164 - e-mail: [email protected]

ABSTRACT ATTIVITÀ

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Bando “SOCIALMENTE 2012”SCHEDA PROGETTO

“La fabbrica del volontariato sociale”

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SCUOLA E UNIVERSITÀ

FAMIGLIA E SOCIETÀ

IL MONDO DEI NOSTRI FIGLI

MEDIA E MINORI

AMBIENTE E SALUTE

EUROPA, MONDIALITÀ E

INTEGRAZIONE

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Info: 349 0608164e-mail: [email protected]

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“Il Progetto Andrea” è un programma di umanizzazione e qualità delle strutture, dedicate ai soggetti in età evolutiva: nel progetto il ruolo del bambino e dei suoi genitori non è marginale, ma fondamentale, tanto da diventare partner/cogestori essi stessi, sia in forma singola che associata attraverso l'A.Ge. di tutto il processo. Il progetto ha un aspetto sanitario nel caso dei servizi e strutture pediatriche e riabilitative, con il Network "Gli Ospedali di Andrea", uno educativo nel caso dei servizi scolastici, con la "Rete delle scuole di Andrea", uno sportivo promuovendo sport a misura di bambino e di genitore con "Gli sport di Andrea".

La famiglia è come un sistema in costante trasformazione e il tema centrale è  quello del cambiamento.Per meglio capire l'importanza del cambiamento nella realtà del sistema famiglia, proviamo a pensare a tutte quelle variabili che ne influenzano il  percorso evolutivo, sia dall'interno che nel contesto sociale, come: la relazione coniugale, la rete dei rapporti sociali, la situazione lavorativa, quella economica.Questi sono soltanto alcuni esempi di eventi critici  che caratterizzano il succedersi delle fasi di sviluppo della famiglia, e che ogni volta prospettano nuovi compiti, ma anche soluzioni alternative.Esistono eventi attesi e altri meno prevedibili: la nascita di un figlio, i passaggi  scolastici, la sua adolescenza, l’emancipazione dal nucleo famigliare di  origine, ecc. che descrivono e rappresentano, il normale ciclo vitale di una famiglia.

A questi si affiancano altri eventi imprevisti, che rompono l’equilibrio normale della famiglia. I casi di giovani che cadono nel disagio esistenziale, nella depressione, che porta a cadute nell'alcol e nella droga, sono momenti di crisi in cui le abilità  adattative del sistema familiare e delle persone che lo compongono ricoprono la massima importanza. Il disagio giovanile fa si che aumentino notevolmente  i fattori di stress, sia interni che  esterni, tanto che si verifica un aumento notevole della  rigidità strutturale del nucleo familiare e meno la famiglia sarà in grado di mettere in atto il processo di cambiamento necessario a  superare il momento critico, più sarà difficile traghettare tutto il  sistema famigliare verso un equilibrio più  funzionale. La formazione deve incoraggiare i genitori trasmettendo loro conoscenze al fine di creare una cultura che permetta di comprendere la propria condizione e aiutarli a vivere in maniera da pensare in modo aperto e libero. La nostra condizione, in qualità di esseri umani, è segnata dall'incertezza. I giovani ne sono investiti proprio entrando nell'adolescenza, quando iniziano a domandarsi: “Chi sono Io?”, “Qual è il mio posto nella società?”, “Cosa farò da grande?”, ecc.Una condizione particolare, quella che vivono i giovani, che spesso i ragazzi capiscono che i genitori si sentono in difficoltà verso di loro, e questo influisce negativamente sul rapporto genitori-figli, così come scrivo nel mio saggio "Conflitto tra genitori e figli, La crisi del dialogo nella famiglia contemporanea".Si vive come se si camminasse nella notte nella nebbia, e l’unica soluzione a questa grande incognita, che è la vita, è quella di imparare a dialogare con l’incertezza.

LA CRISI DEL DIALOGO NELLA FAMIGLIA CONTEMPORANEA

PROGETTO ANDREA

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Nella nostra cultura ormai il consumo di alcol inizia in ambiente familiare, con un consumo che possiamo definire “alimentare”. Con il passare del tempo tuttavia, soprattutto in età adolescenziale, i ragazzi/e tendono ad allontanarsi da queste “abitudini alimentari” sperimentando l’alcol come uno strumento per identificarsi tra i coetanei. Si passa velocemente ai superalcolici, mostrando fin da subito comportamenti inadeguati come l’abuso. L’idea di consumare una bevanda non diventa quindi legato al gusto di quest’ultima, ma soltanto alla ricerca di quello stato alterato e momentaneo di euforia/benessere che può provocare.Esistono quindi diversi tipi di giovani consumatori:- Alcuni lo fanno per inserirsi nel mondo adulto (per sentirsi grandi)- Altri lo usano come farmaco (crisi adolescenziali, noia, solitudine, depressione).

ALCOL: + SAI - RISCHI

Perché in grado di provocare danni a organi come il cuore, il fegato, stomaco e cervello. Soprattutto in quest’ultimo produce fenomeni come perdita dell’equilibrio, della memoria, rallentamento dei riflessi, riduzione della lucidità e reazioni ritardate a stimoli luminosi e sonori.Perché l’autocontrollo è compromesso, a tal punto da perdere il controllo delle proprie azioni e della capacità di valutare i pericoli.Perché si rischia la propria vita e quella degli altri. Bevendo in poco tempo si arriva velocemente all’intossicazione da alcol, che se non controllata in tempo può portare al coma e alla morte. Se a questo aggiungiamo la guida di un veicolo il pericolo è immediato, per sè e per gli altri.

MASCHI

FEMMINE

MASCHI E FEMMINE

COS’È L’ALCOL?L'alcol etilico, o etanolo, è una sostanza liquida che si forma per fermentazione di alcuni zuccheri semplici o per distillazione del mosto fermentato. Ovviamente, oltre all’acqua, è il principale componente delle bevande alcoliche.È una sostanza estranea all’organismo, non essenziale, è tossica per le cellule ed è un potente agente tumorale. Nonostante questo possiede un elevato valore calorico, ben 7 Kcal per grammo. Tuttavia questa caratteristica viene utilizzata per il metabolismo di base, risparmiando altri principi come zuccheri o grassi: fa ingrassare per questo motivo.

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PERCHÉ L’ALCOL È NOCIVO E PERICOLOSO?

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In Italia la rilevazione statistica dei dati relativi ai club degli alcolisti in trattamento risale al 2004. Da allora la banca dati ha smesso di raccogliere ed elaborare dati con una perdita enorme di informazioni. Da quest’anno (2013) con la ripresa di un progetto formativo nazionale (Scuola nazionale di perfezionamento in alcologia) si è rilanciato l’obiettivo di una nuova fase di rilevazione statistica. Al 2004 in Italia erano presenti 2192 club con 21 Arcat (associazioni regionali). Il Lazio non ha mai inviato le schede compilate per la rilevazione e pertanto possiamo solo ipotizzare che non si discosti molto dai dati nazionali. Nel 2003 è stato censito il 47,3% dei club italiani. Considerando che in ogni club entrano ogni anno circa 2,5 famiglie si può ipotizzare che nei circa 2200 club italiani entrino ogni anno 5000 nuove famiglie. Per quanto riguarda le famiglie che si allontanano si può stimare una perdita di 1500 famiglie l’anno. Rispetto ai comportamenti dei membri che frequentano i Club, i dati indicano che dal momento dell’ingresso al club in relazione a quanto accade prima di esso l’85,9% riduce l’uso di alcool. Significativo anche la diminuzione nell’uso di altre droghe( 73,5%) e di psicofarmaci non prescritti dal medico (52,4%). Anche i comportamenti che non rappresentano un obiettivo specifico del club si riducono sensibilmente; le persone senza fissa dimora sono diminuite del 56,8% e anche il ricorso a cure psichiatriche del 22,3% sembra essere un buon indice di un generale miglioramento della salute della popolazione dei club.Nella provincia di Frosinone sono attivi 8 club cosi distribuiti: 2 ad Isola del Liri, 1 a Monte San Giovanni Campano, 1 a Sora, 1 ad Alvito, 2 a Frosinone, 1 a Ferentino. Oltre a questi abbiamo due club con spazi e servitori insegnanti disponibili e presenti ma che non hanno ancora membri (1 a Monte San Giovanni Campano e 1 ad Isola).Nei prossimi mesi è prevista l’apertura di un club a Cassino e uno a Vicalvi.Il numero minimo previsto per i membri di club è 2; il massimo è 12. Alla 13esima famiglia il club si moltiplica formandone un altro.

L'Avis è un'Associazione di volontariato, disciplinata dalla Legge 266/91, costituita tra coloro che donano volontaria- mente, gratuitamente, periodicamente e anonimamente il proprio sangue.E' un associazione apartitica, aconfessionale, senza discriminazione di razza, sesso, religione, lingua, nazionalità, ideologia politica, esclude qualsiasi fine di lucro e persegue finalità di solidarietà umana.Fonda la sua attività istituzionale ed associativa sui principi costituzionali della democrazia e della partecipazione socialee sul volontariato quale strumento insostituibile di solidarietà umana. Gli scopi dell'associazione, fissati dallo Statuto sono: venire incontro alla crescente domanda di sangue, avere donatori pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di salute, lottare per eliminare la compravendita del sangue, donare gratuitamente sangue a tutti, senza alcuna discriminazione.All'Avis possono aderire gratuitamente sia coloro che donano volontariamente e anonimamente il proprio sangue e sia coloro che, pur non potendo donare per motivi di inidoneità, collaborano gratuitamente a tutte le attività di promozione e organizzazione.

COMUNALE RIPI

DATI ACAT

QUALCHE CONSIGLIOConsapevolezza e responsabilità di cosa si beve e quanto si beveNon abbinare l’alcol a farmaci/droghe illegali. Nausea, vomito, problemi cardiaci/respiratori sono sintomi di questo abbinamento.Se conosci qualcuno che ha problemi causati dall’alcol incoraggialo a smettere oppure chiedi aiuto ad un medico, psicologo o servizi sanitari o alle associazioni di volontariato che si occupano di questo problema.

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L’Associazione “Mens Sana”, è impegnata da 5 anni nella realizzazione di progetti educativi in ambito scolastico per prevenire situazioni di disagio e di emergenza sociale della comunità locale, favorendo l’inclusione sociale di tutti gli individui, soprattutto minori. Le informazioni sulle sostanze di abuso sono oggi facilmente accessibili su internet, in televisione ecc. Si parla molto degli effetti e dei danni provocati dall’uso di droghe ed è proprio sulla prevenzione e sull’informazione adeguata che si deve puntare per dare un aiuto concreto a chi nel tunnel della droga ci è già caduto, ma soprattutto a coloro che potrebbero avvicinarvisi! Parlare spesso di droga in modo

corretto e realistico, senza esaltarla o demonizzarla, sembra essere l’unico strumento in mano agli “educatori” per scoraggiare i ragazzi, sempre più giovani, ad avvicinarsi alle sostanze di abuso. La prima forma di informazione e prevenzione dovrebbe nascere in famiglia, dove i genitori per primi dovrebbero essere in grado di affrontare serenamente e coscienziosamente l’argomento con i figli. Da questa premessa deriva però la necessità che i genitori siano informati sulle diverse caratteristiche delle droghe e sui loro effetti nocivi, cercando di non favorire l’instaurarsi di un tabù che può avere, specie sugli adolescenti, un effetto attrattivo anziché deterrente. Dagli ultimi dati emersi (Sps-Ita 2011 del DpA) è evidente l’abbassamento dell’età in cui si ha la prima esperienza con le droghe, in molti casi addirittura prima dell’adolescenza, per cui sembra giustificabile un’azione preventiva mirata alla fascia d’età che va dai 10 ai 13 anni. I genitori devono però anche confrontarsi con angosce, timori e spesso con una forte conflittualità con i figli, per cui devono poter avere a disposizione degli “strumenti di conoscenza” che integrino e supportino la loro azione preventiva e delle “conoscenze di base” che utilizzeranno nel compito di fornire informazioni ai loro figli. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce con il termine “droga” le sostanze psicoattive che agiscono sul sistema nervoso centrale, provocando alterate percezioni della realtà. Queste sostanze, di uso non terapeutico, creano dipendenza fisica e/o psicologica, tolleranza (dosi crescenti per avere lo stesso effetto iniziale), alterano il livello biologico (biochimica cerebrale), psicologico (annullano l’equilibrio psicologico e la capacità di adattamento) e sociale dei soggetti.Agiscono cioè sui meccanismi delle funzioni cerebrali, interferiscono sulla trasmissione e l’elaborazione di impulsi nervosi determinando una perturbazione stabile delle funzioni delle cellule nervose; le droghe compromettono o addirittura annullano gli equilibri psicologici, la capacità di adattamento dell’individuo all’ambiente e le possibilità che esso ha di far fronte a situazioni di disagio psichico, ambientale e interpersonale. Gli strumenti più potenti per combattere in modo efficace l’uso di droga tra i giovani sono senza dubbio l’informazione, e accanto ad essa, la disponibilità da parte dei genitori a trascorrere parte del loro tempo insieme ai figli, per parlare con loro della scuola, degli amici o di qualsiasi altra cosa interessi loro. Tale abitudine strutturata precocemente e protratta nel tempo garantisce lo sviluppo di individui con una sana autostima ed un buon senso critico, fattori questi che li proteggeranno dal cadere nella trappola della dipendenza da droga o alcol.

DATI MINISTERO DELL’INTERNO - DIPARTIMENTO DI PUBBLICA SICUREZZA

SE NON PROVO NON CREDO!

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La famiglia gioca un ruolo fondamentale nell’educazione dei bambini perché è il primo luogo dove impara le regole del vivere sociale, il rispetto per gli altri e l’accettazione della diversità come valore indissolubile che previene discriminazione e razzismo. I genitori sono i punti di riferimento dei bambini e costituiscono dei modelli. Per questo vi invitiamo a essere prudenti, rispettando sempre gli altri senza utilizzare la violenza verbale, fisica o psicologica. Questi sono alcuni degli aspetti utili su cui dobbiamo educarli:- all’Uguaglianza: gli esseri umani sono uguali non importa il luogo di nascita, il colore della pelle, la lingua parlata o il lavoro svolto.- al Rispetto degli altri e della loro cultura: accettare l’altro com’è, non usare soprannomi sgradevoli per parlare delle persone, non giudicare o insultare, contribuire all’armonia e alla tranquillità, non cadere nei luoghi comuni ascoltando e rispettando gli altri.- alla Fiducia nei compagni: anche se questi sono diversi o stranieri, non avere paura della diversità.- alla Solidarietà: non essere indifferenti verso gli altri e verso le loro necessità, essere disponibili con gli altri, non escludere nessuno.- all’Empatia: sentirsi parte dell’altro.

Un’indagine Istat (luglio 2012) ha posto in evidenza l’esistenza di un atteggiamento ambivalente degli italiani verso gli immigrati: da una parte ritengono che siano troppi, dall’altra riconoscono che sono trattati peggio degli autoctoni, nonostante la loro presenza sia arricchente. In ogni caso, è certo che l’immigrazione continuerà a crescere. Secondo le previsioni sul futuro demografico del paese (scenario medio), nel 2065 la popolazione complessiva (61,3 milioni di residenti) sarà l’esito di una diminuzione degli italiani di 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite e 40 milioni di decessi) e di un saldo positivo di 12 milioni delle migrazioni con l’estero (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite): in questo nuovo scenario demografico gli stranieri supereranno i 14 milioni. Caritas e Migrantes, nell’introduzione al Dossier, pongono in evidenza che il quadro socio-statistico sollecita l’adozione di misure in grado di raggiungere obiettivi quali il recupero dal sommerso, la qualificazione dei nuovi cittadini, la stabilizzazione del loro soggiorno (nel 2011 sono stati soggetti a rinnovo 850mila permessi di soggiorno), la semplificazione della burocrazia e il potenziamento delle misure di inserimento (le famiglie immigrate sono maggiormente soggette al rischio di povertà), senza trascurare l’accoglienza delle persone che si spostano per esigenze di carattere umanitario e abbisognano di protezione. Sono funzionali a queste prospettive iniziative quali la regolarizzazione di chi è già inserito nel mercato occupazionale, la semplificazione delle procedure riguardanti i documenti di soggiorno e la riduzione del loro costo, la stabilizzazione della permanenza (evitando un’eccessiva rotazione), la facilitazione nell’accesso alla cittadinanza almeno per i minori nati in Italia, la possibilità di accedere ai servizi senza dover aspettare la carta di soggiorno, lo sviluppo di spazi di partecipazione e il superamento delle discriminazioni in tutti gli ambiti (incluso quello pubblico, come ha dimostrato il mancato accesso al servizio civile). Il Dossier vuole essere un sussidio per conoscere la realtà dell’immigrazione, ma vuole anche sollecitare, l’impegno per la promozione umana, una dimensione strutturalmente insita nella testimonianza cristiana, indispensabile per promuovere una convivenza fruttuosa con gli immigrati sia a livello sociale che religioso. È una questione di valori ma anche un dovere di coerenza con la nostra lunga storia di emigrazione (sono ancora 4.208.997 gli italiani registrati come residenti all’estero, come ha ricordato il Rapporto Italiani nel Mondo 2012 della Fondazione Migrantes), che ci ha fatto sperimentare la difficile condizione dell’essere stranieri in un altro paese.

EDUCAZIONE ALLA DIVERSITÀ ALLA DISCRIMINAZIONE E AL RAZZISMO DIRE NO

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È una provincia anziana quella che emerge dall’ultimo censimento Istat svolto nel 2011, con un numero molto alto di ultraottantenni, in crescita costante negli ultimi dieci anni, confermato da una flessione molto consistente degli under 40.Andando ad analizzare i dati, escludendo Roma, la provincia di Frosinone è quella con maggior numero di ultraottantenni con ben 30874 individui con una crescita di 10760 unità (53,5%).Nello stesso periodo si sono registrate percentuali preoccupanti per le altre fasce di età centrando gli indici peggiori sulla variazione della popolazione da 0 a 64 anni. Infatti nella fascia di età 0 – 14 anni c’è stato un calo del 10,6%; percentuale quasi identica tra i 15 e 39 anni (-10,2%); pesante anche l’indice di vecchiaia (155,7). Quest’ultimo dato si calcola per determinare lo stato di invecchiamento di una popolazione dividendo il numero di individui con età superiore ai 65 anni per il numero di chi ha non più di 14 anni; in tal modo si determina il numero di anziani ogni 100 giovani. Nel nostro caso abbiamo quasi 56 anziani in più ogni 100 giovani.In base a tale dati è facile tirare le somme sul futuro della società con indici di molto superiore a 100 in termini di pensioni, assistenza e tutto quel che concerne una “società anziana”.

L’Associazione Diritto alla Salute (DAS), fondata nel 2004 ad Anagni, si occupa di sanità, ambiente, scuola pubblica, decoro cittadino e della Valle del Sacco. Nata dall’iniziativa di alcuni cittadini preoccupati per la sorte dell’Ospedale di Anagni, la DAS si è impegnata da subito nella difesa della sanità pubblica della provincia di Frosinone. Nel 2008,

insieme al coordinamento delle associazioni provinciali, ha contribuito ad elaborare Il Rapporto sui servizi della sanita’ pubblica locale e sulla situazione dei presidi ospedalieri del capoluogo e della provincia di Frosinone. Gran parte delle attività svolte sono state realizzate in coordinamento con le realtà associative cittadine, provinciali e nazionali. La DAS ha sempre creduto nell'importanza del lavoro in rete e, per questo motivo, ha aderito con convinzione al progetto della Fabbrica del volontariato sociale. Solo grazie ad iniziative come questa, soprattutto in una provincia come la nostra, geograficamente così "lunga", le distanze possono accorciarsi per risolvere, più agevolmente, i tanti problemi che abbiamo in comune.

LA PROVINCIA DI FROSINONE

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DIRITTO ALLA SALUTE

STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE DAL 2002 AL 2011L'analisi della struttura per età di una popolazione considera tre fasce di età: giovani 0-14 anni, adulti 15-64 anni e anziani 65 anni ed oltre. In base alle diverse proporzioni fra tali fasce di età, la struttura di una popolazione viene definita di tipo progressiva, stazionaria o regressiva seconda che la popolazione giovane sia maggiore, equivalente o minore di quella anziana. Lo studio di tali rapporti è importante per valutare alcuni impatti sul sistema sociale, ad esempio sul sistema lavorativo o su quello sanitario.

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La nostra associazione è di nuova costituzione ed è formatada soci che hanno tante idee e voglia di far condurre in mododignitoso la vita delle persone anziane nel nostro territorio.Per far si che ciò possa accadere, pensiamo di partire con il dare il nostro contributo ai genitori, affinché i propri figli, facenti parte di una società troppo tecnologica e poco avvezza al rapporto con persone di una certa età, possano conoscere la ricchezza ed il bagaglio di informazioni di cui gli anziani sono scrigni e far riflettere che non si può pensare al futuro se non si volge lo sguardo al passato.Si, stiamo parlando proprio di quelle persone anziane che ci circondano e che il più delle volte allontaniamo, alle quali non diamo la giusta attenzione, ma sono loro che ci possono far capire come meglio affrontare il futuro, facendoci conoscere, attraverso i loro racconti e le loro esperienze il passato. La Nostra associazione intende dare un giusto supporto alle persone che vogliono ascoltare e far si che la vita delle perso-ne anziane sia degna di essere vissuta nella modernità dei ns tempi senza dimenticare le loro tradizioni vivendo la loro anzianità in modo decoroso.Nella vita di tanti giovani che si sono avvicinati agli anziani, la solidarietà è divenuta una dimensione del vivere, l'affermazione di una fraternità che i circuiti sociali vengono a negare e di cui tutti, giovani o anziani, abbiamo bisogno. D'altra parte la cultura della solidarietà è un'istanza critica alla competitività come unico valore guida della vita. Gli anziani possono testi-moniare a chi è più giovane che si può essere felici sempre, in ogni stagione e condizione della vita e rappresentano una speranza per tutti.Col progredire delle scoperte in campo medico scientifico, la vita media si sta allungando, soprattutto nei paesi occidentali. Per questo motivo è emersa sempre più la necessità di garantire alla popolazione, anche nella terza età, una buona qualità della vita. Per tutelare la salute dell’organismo è importante alimentarsi correttamente; ciò è vero soprattutto dopo i sessantacinque anni di età, quando in entrambi i sessi si modificano sia la composizione corporea sia le richieste energetiche dell’organismo.Nella nostra associazione ci si può rivolgere a Marilena per quanto concerne l’assistenza sociale , informazioni e quant’altro possa servire per il raggiungimento di una giusta armonia familiare; vi potete rivolgere a Savia per non dimenticare che in ogni famiglia vi sono delle precise scaden-ze, oneri da rispettare, cercare di far quadrare il bilancio fami-liare per tutto ciò che riguarda il lato burocratico, per il disbri-go pratiche.

LE NOSTRE ATTIVITÀ:• Fornire alla famiglia, all’anzianoo al disabile un lavoratore-assistentefamiliare adeguatamente selezionatoe formato per il lavoro di cura allapersona e alla casa;

• Offrire un supporto adeguato alla famiglia nella gestione del ruolo didatore di lavoro (ruolo in cui spessosi trova per la prima volta) attraversoprocessi di informazione e mediazione;

• Promuovere nuove opportunità diinclusione sociale ed occupazionaliper lavoratori e lavoratrici appartenentia fasce deboli scarsamente qualificatedel mercato del lavoro attraversoprocessi di informazione e mediazione;

• Dare impulso a nuove soluzioniorganizzative per il mercato dei servizidi cura domiciliare, in grado di assicurare trasparenza e qualità sia sulversante della domanda che dell’offertadi prestazioni;

• Il servizio si propone anche come unodegli anelli di congiunzione con la retedei servizi territoriali deputatiall’assistenza socio-sanitaria della persona non autosufficiente e comeconcreto punto di riferimento per lefamiglie.

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DIRE BASTA ALLA VIOLENZA DI GENERE : donne e uomini si nasce o si diventa?

Per dire basta alla violenza di genere urge educare le nuove generazioni ad un diverso tipo di relazione tra i generi . L’educazione di genere è l’insieme dei comportamenti, delle azioni messe in atto quotidianamente, in modo più o meno intenzionale,da chi ha la responsabilità educativa ma anche dai gruppi sociali, culturali, religiosi, politici frequentati ed agiti.

Donne e uomini non si nasce, si diventa: femminilità e mascolinità non si configurano come caratteristiche intrinseche delle persone ma come un insieme di significati ed attese intersoggettive all’interno delle quali gli individui si situano e si comportano. Tutta la nostra tradizione nasconde profonde asimmetrie di genere che legittimano simbolicamente le relazioni di dominio dell’uomo sulla donna che spesso sfociano in dramma. La relazione tra differenti, uomo e donna esige ,oggi, un sapere e un dire differenti che consenta-no ai bambini, ai giovani di ricostruire la rappresentazione di ciò che è maschile e di ciò che femminile; di avere una visione 'duale' del mondo dove la diversità sia un valore compatibile con l’uguaglianza e il rispetto dell’altro/a ,delle sue peculiarità, delle sue idee, delle sue scelte.La variabile educativa è centrale perché plasma l’interpretazione del genere personale, della propria appartenenza di genere, del proprio corpo sessuato. E l’imprinting familiare è decisivo:il modo di essere, in famiglia, donna e uomo adulto, mamma e papà e di relazionarsi concorre alla costruzione simbolica delle identità di genere delle nuove generazioni . L’educazione di genere è negli esempi di vita di mamma e di papà; si insinua nei giocattoli: maschio/pistola/macchinina, femmina/bambola/ pentoline/trucchi; striscia attraverso l’abbigliamento, le filastrocche e le fiabe raccontate, nelle trasmissioni televisive spesso ruoliz-zanti: ”La pupa e il secchione”: lei bella ed oca/lui titolato, colto; ”Uomini e donne”: lei corteggia/lui sceglie; programmi vari: lei corpo/lui mente. L’educazione di genere filtra dagli stereotipi condivisi: ”Piangi come una femminuccia”, ”Ti comporti come un maschiaccio”; nelle attività concesse o sanzionate pubblicamente; nella frequentazione di luoghi e ruoli speciali: alcuni preclusi a priori, altri consigliati; traspare dagli sguardi che valorizzano o respingono atteggiamenti legati al maschile o al femminile; è nelle situazioni, nelle aspettative spesso agite inconsapevolmente; nei gesti quotidiani che, seppur compiuti senza intenti educativi, diventano per i figli molto significativi di ciò che è maschio e di ciò che è femmina e, nel corso della loro avventura del crescere, finiscono con l’adeguarsi.Ai genitori il dovere di trasmettere un sistema valoriale basato su nuovi rapporti donna/uomo senza disuguaglianze, senza disparità di diritti, doveri e poteri; di indebolire e scalzare valori ,comportamenti che si sono definiti in migliaia di anni e che trovano sostegno e accettazione implicita nel linguaggio, negli atteggiamenti, nella religioneSfuggire a questo impegno, al confronto su questo tema significa incentivare la disgregazione, l’imbarbarimento sociale, un presente e un futuro meno sicuro per i nostri figli.

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Per dire basta chiama il numero 3931766831sarai ascoltata, aiutata, accompagnata fuori dalla violenza con il supporto di operatori esperti ; avrai consulenze di psico/pedagogiste, psicologhe, assistenti sociali per educare i tuoi figli al rispetto della diversità.

L’Associazione, Ente senza scopo di lucro, mette a disposizione dell’utenza uno sportello antiviolenza per dare ascolto alle sofferenze, al disagio ed alle difficoltà delle donne che subiscono soprusi; consu-lenze gratuite di professionisti, avvocati e psicologi; corsi di informazio-ne e formazione per sensibilizzare e promuovere una cultura contro la violenza di genere.

La violenza può essere fisica: schiaffi , calci, pugni; psicologica: insulti, minacce, umiliazioni, stalking; economica: controllo degli averi persona-li, esclusione dalla gestione del bilancio familiare; sessuale: prevarica-zione, rapporti sessuali imposti con violenza o minacce; subita dai figli costretti ad assistere ai maltrattamenti

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DIRE BASTA ALLA VIOLENZA DI GENERE : donne e uomini si nasce o si diventa?

Per dire basta alla violenza di genere urge educare le nuove generazioni ad un diverso tipo di relazione tra i generi . L’educazione di genere è l’insieme dei comportamenti, delle azioni messe in atto quotidianamente, in modo più o meno intenzionale,da chi ha la responsabilità educativa ma anche dai gruppi sociali, culturali, religiosi, politici frequentati ed agiti.

Donne e uomini non si nasce, si diventa: femminilità e mascolinità non si configurano come caratteristiche intrinseche delle persone ma come un insieme di significati ed attese intersoggettive all’interno delle quali gli individui si situano e si comportano. Tutta la nostra tradizione nasconde profonde asimmetrie di genere che legittimano simbolicamente le relazioni di dominio dell’uomo sulla donna che spesso sfociano in dramma. La relazione tra differenti, uomo e donna esige ,oggi, un sapere e un dire differenti che consenta-no ai bambini, ai giovani di ricostruire la rappresentazione di ciò che è maschile e di ciò che femminile; di avere una visione 'duale' del mondo dove la diversità sia un valore compatibile con l’uguaglianza e il rispetto dell’altro/a ,delle sue peculiarità, delle sue idee, delle sue scelte.La variabile educativa è centrale perché plasma l’interpretazione del genere personale, della propria appartenenza di genere, del proprio corpo sessuato. E l’imprinting familiare è decisivo:il modo di essere, in famiglia, donna e uomo adulto, mamma e papà e di relazionarsi concorre alla costruzione simbolica delle identità di genere delle nuove generazioni . L’educazione di genere è negli esempi di vita di mamma e di papà; si insinua nei giocattoli: maschio/pistola/macchinina, femmina/bambola/ pentoline/trucchi; striscia attraverso l’abbigliamento, le filastrocche e le fiabe raccontate, nelle trasmissioni televisive spesso ruoliz-zanti: ”La pupa e il secchione”: lei bella ed oca/lui titolato, colto; ”Uomini e donne”: lei corteggia/lui sceglie; programmi vari: lei corpo/lui mente. L’educazione di genere filtra dagli stereotipi condivisi: ”Piangi come una femminuccia”, ”Ti comporti come un maschiaccio”; nelle attività concesse o sanzionate pubblicamente; nella frequentazione di luoghi e ruoli speciali: alcuni preclusi a priori, altri consigliati; traspare dagli sguardi che valorizzano o respingono atteggiamenti legati al maschile o al femminile; è nelle situazioni, nelle aspettative spesso agite inconsapevolmente; nei gesti quotidiani che, seppur compiuti senza intenti educativi, diventano per i figli molto significativi di ciò che è maschio e di ciò che è femmina e, nel corso della loro avventura del crescere, finiscono con l’adeguarsi.Ai genitori il dovere di trasmettere un sistema valoriale basato su nuovi rapporti donna/uomo senza disuguaglianze, senza disparità di diritti, doveri e poteri; di indebolire e scalzare valori ,comportamenti che si sono definiti in migliaia di anni e che trovano sostegno e accettazione implicita nel linguaggio, negli atteggiamenti, nella religioneSfuggire a questo impegno, al confronto su questo tema significa incentivare la disgregazione, l’imbarbarimento sociale, un presente e un futuro meno sicuro per i nostri figli.

La maggiore dipendenza e la fragilità individuale e sociale delle persone anziane amplifica i loro diritti, non li diminuisce. Gli anziani si presentano oggi con particolari condizioni di debolezza che li espongono ad un minor grado di protezione da certe rischiosità del vivere e dell’invecchiare.

La violenza nei confronti dell’anziano non è solo fisica, vi sono forme più sottili di abuso. I luoghi e i modi in cui si svolge la vita

delle persone anziane sono carichi di piccole aggressioni quotidiane che hanno la loro causa anche nel rapporto con gli operatori e le strutture che offrono i servizi, con i familiari che spesso non si rendo-no conto di praticare abusi quasi che una certa forma di violenza nei rapporti con l’anziano fragile sia necessaria, che sia quasi un prezzo inevitabile da pagare o una terapia da somministrare.E la persona anziana spesso o non distingue più i comportamenti leciti da quelli illeciti o soccombe, tace ,soffre sino a convincersi

che il non essere più giovane e forza lavoro comporti il non avere il diritto di ricevere cure di buon livello, di vivere in un ambiente sociale positivo. E come riporta la letteratura in materia, specie quella anglo-

sassone, l’anziano può arrivare a praticare su stesso l’autolesionismo, senza che gli sia impedito da chi l’assiste: in pratica sfocia in una larvata forma di eutanasia o di omissione di cure.Attenti: c’è violenza ogni qualvolta che in un rapporto interpersonale una libertà vuole forzarne un’altra tanto più se di persona anziana.L’OMS definisce l’abuso e il maltrattamento sugli anziani come un’azione singola o ripetuta mancanza di cure appropriate che avvengono in una relazione nella quale vi è un’aspettativa di fiducia e che causa ferite, sofferenze e stress.Gli abusi possono assumere varie forme: abusi fisici, mentali, psicologici, economici e finanziari. Possono essere collettivi: le persone anziane vengono assimilate ad un gruppo sociale indifferenziato, tutelate come soggetti deboli, malati, considerati un peso sociale (stereotipi);istituzionali: negligenze, maltrattamenti in ospedali, case di cura e di riposo: gli anziani sono considerate persone che, secondo un noto gerontologo, ”aspettano la morte”; economici (appropriazione di beni o denaro da familiari, parenti ,assistenti); individuali: avvengono nell’abitazione dell’anziano per truffe, raggiri, negligenza, abusi fisici, violenza psicologica. Le possibilità e i modi di violenza psicologica sull’anziano sono pressoché illimitati, se non altro perché non lasciano alcun segno visibile e permanente e possono facilmente essere percepiti come fisiologiche manifestazioni di senilità. È il caso delle forme di ansia indotta, delle minacce di abbandono, dell’indifferenza, dei rifiuti opposti alle richieste dell’anziano, delle violenze che si esprimono attraverso il linguaggio verbale: «quand’è che te ne vai?», «non vedo l’ora che muori», «di te non ne posso più», «che tu sia dannata», e simili in una casistica pressoché priva di confini, ma piuttosto agevole da immaginare. E «le parole sono pietre», soprattutto quando provengono da persone assai vicine alla vittima, come congiunti stretti e caregivers, che rappresentano l’unica e sola fonte di sostentamento e di assistenza. E il tutto quasi sempre avviene all’interno di ”un colpevole silenzio” e raramente sfocia in una denuncia di reato perché facilmente occultabile e di difficile rilevamento. Le vittime di violenza infatti o non sono più capaci di vigilanza e controllo autonomo e responsabile sugli eventi della propria vita fisica, psichica, relazionale e anche patrimoniale o non hanno la forza di gridare il loro dolore e di reclamare giustizia; o ancora arrivano a considerare gli abusi eventi o rischi generici legati alla loro condizione. Gli anziani sappiano che hanno il diritto ad un’esistenza all’insegna del benessere e del rispetto della propria dignità e quindi devono rompere il silenzio per uscire dalla solitudine, dalla paura, dall’impotenza.Tutti noi dobbiamo costruire una rete di solidarietà per «dare voce» a quegli anziani che non hanno la forza di gridare il loro dolore e di reclamare giustizia; dobbiamo lottare in nome loro, con loro e per loro. E’ una battaglia di civiltà e di uguaglianza.

ANZIANI E VIOLENZA

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La maggiore dipendenza e la fragilità individuale e sociale delle persone anziane amplifica i loro diritti, non li diminuisce. Gli anziani si presentano oggi con particolari condizioni di debolezza che li espongono ad un minor grado di protezione da certe rischiosità del vivere e dell’invecchiare.

La violenza nei confronti dell’anziano non è solo fisica, vi sono forme più sottili di abuso. I luoghi e i modi in cui si svolge la vita

delle persone anziane sono carichi di piccole aggressioni quotidiane che hanno la loro causa anche nel rapporto con gli operatori e le strutture che offrono i servizi, con i familiari che spesso non si rendo-no conto di praticare abusi quasi che una certa forma di violenza nei rapporti con l’anziano fragile sia necessaria, che sia quasi un prezzo inevitabile da pagare o una terapia da somministrare.E la persona anziana spesso o non distingue più i comportamenti leciti da quelli illeciti o soccombe, tace ,soffre sino a convincersi

che il non essere più giovane e forza lavoro comporti il non avere il diritto di ricevere cure di buon livello, di vivere in un ambiente sociale positivo. E come riporta la letteratura in materia, specie quella anglo-

sassone, l’anziano può arrivare a praticare su stesso l’autolesionismo, senza che gli sia impedito da chi l’assiste: in pratica sfocia in una larvata forma di eutanasia o di omissione di cure.Attenti: c’è violenza ogni qualvolta che in un rapporto interpersonale una libertà vuole forzarne un’altra tanto più se di persona anziana.L’OMS definisce l’abuso e il maltrattamento sugli anziani come un’azione singola o ripetuta mancanza di cure appropriate che avvengono in una relazione nella quale vi è un’aspettativa di fiducia e che causa ferite, sofferenze e stress.Gli abusi possono assumere varie forme: abusi fisici, mentali, psicologici, economici e finanziari. Possono essere collettivi: le persone anziane vengono assimilate ad un gruppo sociale indifferenziato, tutelate come soggetti deboli, malati, considerati un peso sociale (stereotipi);istituzionali: negligenze, maltrattamenti in ospedali, case di cura e di riposo: gli anziani sono considerate persone che, secondo un noto gerontologo, ”aspettano la morte”; economici (appropriazione di beni o denaro da familiari, parenti ,assistenti); individuali: avvengono nell’abitazione dell’anziano per truffe, raggiri, negligenza, abusi fisici, violenza psicologica. Le possibilità e i modi di violenza psicologica sull’anziano sono pressoché illimitati, se non altro perché non lasciano alcun segno visibile e permanente e possono facilmente essere percepiti come fisiologiche manifestazioni di senilità. È il caso delle forme di ansia indotta, delle minacce di abbandono, dell’indifferenza, dei rifiuti opposti alle richieste dell’anziano, delle violenze che si esprimono attraverso il linguaggio verbale: «quand’è che te ne vai?», «non vedo l’ora che muori», «di te non ne posso più», «che tu sia dannata», e simili in una casistica pressoché priva di confini, ma piuttosto agevole da immaginare. E «le parole sono pietre», soprattutto quando provengono da persone assai vicine alla vittima, come congiunti stretti e caregivers, che rappresentano l’unica e sola fonte di sostentamento e di assistenza. E il tutto quasi sempre avviene all’interno di ”un colpevole silenzio” e raramente sfocia in una denuncia di reato perché facilmente occultabile e di difficile rilevamento. Le vittime di violenza infatti o non sono più capaci di vigilanza e controllo autonomo e responsabile sugli eventi della propria vita fisica, psichica, relazionale e anche patrimoniale o non hanno la forza di gridare il loro dolore e di reclamare giustizia; o ancora arrivano a considerare gli abusi eventi o rischi generici legati alla loro condizione. Gli anziani sappiano che hanno il diritto ad un’esistenza all’insegna del benessere e del rispetto della propria dignità e quindi devono rompere il silenzio per uscire dalla solitudine, dalla paura, dall’impotenza.Tutti noi dobbiamo costruire una rete di solidarietà per «dare voce» a quegli anziani che non hanno la forza di gridare il loro dolore e di reclamare giustizia; dobbiamo lottare in nome loro, con loro e per loro. E’ una battaglia di civiltà e di uguaglianza.

In Italia la Protezione Civile è un “servizio nazionale” organizzato su quattro livelli di competenza e responsabilità, immaginati per individuare tutte le soluzioni per i diversi problemi. Il primo livello è quello comunale: il Sindaco è la prima autorità di Protezione Civile nel Comune, la più vicina al cittadino, ed ha la responsabilità di vigilare e affrontare, con le risorse e gli uomini di cui dispone, i primi momenti di difficoltà o le situazioni molto localizzate. Se il Comune non può affrontare da solo l’emergenza, intervengono la Provincia e gli Uffici territoriali di Governo, cioè le Prefetture, e quindi la Regione, che attivano in favore delle aree colpite da calamità tutto il potenziale di intervento di cui dispongono. Nel caso delle situazioni più gravi e generalizzate subentra il livello nazionale: la responsabilità dell'intervento viene assunta in tal caso direttamente dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che opera tramite il Dipartimento della Protezione Civile.La Protezione Civile, a ciascun livello, impiega per le diverse esigenze tutte le risorse delle strutture locali e centrali: fanno parte del Servizio Nazionale tutti i corpi organizzati dello Stato, dai Vigili del Fuoco alle Forze dell'Ordine, dalle Forze Armate al Corpo Forestale, dai Vigili Urbani alla Croce Rossa, da tutta la comunità scientifica al Soccorso Alpino, dalle strutture del Servizio sanitario al personale e ai mezzi del “118”. Un ruolo di particolare importanza hanno assunto le Organizzazioni di volontariato di Protezione Civile, cresciute in ogni regione del Paese sia in numero che in termini di capacità operativa e di specializzazione.Ogni pompiere, ogni agente, ogni soldato, ogni volontario, ogni infermiere rappresenta il sistema della Protezione Civile. Questi sono i “professionisti” che 24 ore su 24 e 365 giorni dell'anno vigilano sulle condizioni della nostra vita quotidiana. Ma ricorda: sei tu, con il tuo nucleo familia-re, il primo elemento organizzativo della Protezione Civile.La Protezione Civile si sta trasformando da “macchina per il soccorso”, che interviene solo dopo un evento calamitoso, a sistema di monitoraggio del territorio e dei suoi rischi, di previsione e di prevenzione.Questa trasformazione ha coinvolto i principali organismi scientifici e tecnici che operano nel nostro Paese, ad ogni livello del sistema.

L'Associazione di Volontariato EC Ceccano nasce nel 1988, denominata: "EUROAFI CODACONS", un associazione composta da cittadini di Ceccano che per la prima volta si affacciavano nel mondo del Volontariato di Protezione Civile, con il passare degli anni, sempre di più le Normative e gli anni, fanno si che l'associazione di Volontariato cresca e arrivi fino ad oggi con un Organico compreso tra i 25-30 persone operative e benemeriti.  La nostra associazione, come tutte le associazioni di Protezione Civile, non ha fini di lucro e i suoi componenti sono tutti volontari ispirati ai principi canonici che riguardano la Protezione Civile. Tutti i nostri associati sono accomunati da un unico scopo: offrire un aiuto a tutti  coloro che sono in difficoltà o che potrebbero trovarsi in pericolo.Il nostro intervento può variare in base alle necessità che la comunità ha. Interveniamo quindi i ad esempio: alluvioni, terremoti, incendi, ghiaccio, neve e presidiamo manifestazioni e feste per assicurare il corretto funzionamento degli eventi.

Protezione Civile Regionale

numero verde gratuito803 555

LA PROTEZIONE CIVILE

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L’ A.I.D.O. promuove, in base al principio della solidarietà sociale, la cultura della donazione di organi, tessuti e cellule, promuove la conoscenza di stili di vita atti a prevenire l’insorgere di patologie che possano richiedere come terapia il trapianto di organi, provvede, per quanto di competenza, alla raccolta di dichiarazioni di volontà

favorevoli alla donazione di organi, tessuti e cellule post mortem.

Promuove campagne di sensibilizzazione ed informazione permanente dei cittadini su tutto il territorio nazionale. Instaura rapporti e collaborazioni con Istituzioni, Enti pubblici e privati ed Associazioni italiane e internazionali. Svolge attività di informazione nelle materie di propria competenza, con particolare riferimento al mondo del lavoro, della scuola, delle Forze Armate, delle Confessioni religiose e delle Comunità sociali. Promuove e partecipa ad attività di formazio-ne, informazione e sensibilizzazione e di sostegno alla ricerca scientifica nel campo del prelievo e trapianto di organi, tessuti e cellule. Promuove la conoscenza delle finalità associative e delle attività svolte attraverso la stampa associativa e materiale multimediale. Provvede, per quanto di competenza, alle formalità necessarie per l’esecuzione della volontà degli iscritti. Svolge attività di aggiornamento e formazione per i dirigenti associativi al fine di armonizzare gli interventi formativi su tutto il territorio nazionale.Info: A.I.D.O. Nazionale: www.aido.it – [email protected] – numero verde 800 736 745 A.I.DO. Provinciale FR – Viale Umberto I° snc – Ripi – FR [email protected] – 349/3393328 – fax 0775/1680027

La Polisportiva Ripi opera a livello provinciale dal 2001. E’ una Associazione di Promozione Sociale iscritta nell’albo regionale dell’associazionismo e svolge le sue attività secondo le indicazioni delle Legge Nazionale 383/2000 e

della legge regionale Lazio 22/99. Essa si avvale prevalentemente delle attività prestate in forma volontaria, libera e gratuita dai propri associati per il persegui-

mento dei fini istituzionali.Le sue attività sono finalizzate:All'attuazione dei principi di uguaglianza, di pari dignità sociale degli individui e dei gruppi. All'attuazione del principio di solidarietà , per affermare i diritti di tutti i residenti, anche immigrati e per superare squilibri economici, sociali, territoriali e culturali. Allo sviluppo della democrazia e della persona umana. Alla valorizzazione della pace, della cultura multietnica e multireligiosa e della solidarietà fra i popoli. Alla piena attuazione dei diritti di cittadinanza ed alla realizzazione delle pari opportunità fra donne e uomini. Alla tutela ed alla valorizzazione delle risorse ambientali e del patrimonio storico ed artistico. Alla realizzazione di uno sviluppo economico e sociale che valorizzi le attitudini e le capacità umane e professionali. Alla tutela dei diritti dei consumatori. Alla realizzazione di un sistema integrato di servizi sanitari e sociali, nel quadro della sicurezza sociale. Al superamento di tutte le forme di disagio sociale. All'affermazione del diritto alla cultura, alla educazione ed alla formazione permanente. Allo sviluppo della pratica sportiva e di educazio-ne del corpo ed alla promozione della salute. Allo sviluppo ed alla promozione del turismo sociale e culturale con particolare riferimento alla terza età ed all'attività giovanile. Alla promozione di un'efficace protezione civile.Info: piazza Guido Baccelli snc–Ripi–FR–[email protected] - Tel. 349/3393328 – fax 0775/1680027

L'Anno europeo dei cittadini 2013 è dedicato ai diritti conferiti dalla cittadinanza dell'UE.

Nel corso dell'anno incoraggeremo il dialogo tra tutti i livelli di governo, la società civile e le

imprese in occasione di eventi e conferenze che si terranno in tutta Europa per discutere di

questi diritti e sviluppare una visione dell'Unione europea per il 2020.

FINALITÀ

ATTIVITÀ

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