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 MARCO FRANCESCON LA DEDIZIONE DI TREVISO A VENEZIA (1344) Dep. n.2007011241 rep. del 16.11.2007 SIAE, sez. Olaf - Servizio Opere Inedite

La Dedizione Di Treviso a Venezia

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MARCO FRANCESCON

LA DEDIZIONE DI TREVISO A VENEZIA (1344)

Dep. n.2007011241 rep. del 16.11.2007 SIAE, sez. Olaf - Servizio Opere Inedite

2 "postquam me sopita mea tristicia, fere in ultimis laborantem, sanctus vivificans leoninus evigilavit a plexis, validis iuribus roborata reficior, a cunctis molestiis segregata sublimor, ab erepto quondam michi redito populo nunc extollor, excussis rancoribus sedulis tute gubernor, prosperisque cunctis michi cedentibus potior, et mente sincera gratulans nunc consolor.ASV, Liber Pactorum V, c.17. ()

Parte delle parole di ringraziamento che Treviso avrebbe pronunciato "si civitatem [...] loqui possibile foret ore corporeo" all'esito della procedura di dedizione a Venezia del 1344. (autore Not. Ubertinus filius domini Mafei de Farra civis Tarvisii sacra imperiali auctoritate notarius publicus civis Tarvisii, in atto di presa di possesso di Treviso e del suo distretto da parte del rappresentante veneziano del 21 febbraio 1344: v. Appendice n.5).

3 INDICE Premessa PARTE PRIMA I. INTRODUZIONE STORICA 1. Lespansione veneziana trecentesca nellentroterra. Motivi e caratteri generali. 2. La prima dominazione veneziana su Treviso (1338-1381) e la dedizione del 1344: problemi e tematiche generali. LA PROCEDURA DELLA DEDIZIONE DI TREVISO 1. Lambasciata trevigiana a Venezia (inizi febbraio 1344). 2. La delibera del Comune di Treviso (5 febbraio 1344). Parte documentale e archivistica. 3. La delibera del Comune di Treviso (5 febbraio 1344). Parte storica. 4. Il solenne atto di dedizione di Treviso a Venezia (10 febbraio 1344). 5. Il giuramento di fedelt a Venezia da parte dei procuratori trevigiani (11 febbraio 1344). 6. La nomina del rappresentante veneziano e le disposizioni inviate a Treviso (18 febbraio 1344). 7. La procedura di effettiva presa di possesso di Treviso da parte di Venezia (21 febbraio 1344). 8. Conclusione della parte prima. Pag 5

8 13

II.

19 20 22 29 33 36 37

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42

PARTE SECONDA III. IV. LA STORIOGRAFIA SULLA DEDIZIONE DI TREVISO ANALISI DI ALCUNI ELEMENTI TESTUALI 1. Dedizione. 2. Iurisdictio e merum et mixtum imperium. LA LEGITTIMITA' DEL DOMINIO VENEZIANO SU TREVISO 1. La tesi della dedizione come fonte di legittimit 45

54 59

V.

65

4 del dominio veneziano. La derivazione teologica della legittimit della dominazione veneziana su Treviso. La particolare natura cristologica della legittimit teologica del dominio di Venezia su Treviso.

2. 3.

73 78

VI.

INTERPRETAZIONE DELLA DEDIZIONE DI TREVISO 1. La funzione giuridica in generale degli atti deditizi. 2. Il nocciolo duro giuridico della dedizione e gli altri significati metagiuridici di essa. 4. Conclusione sulla dedizione trevigiana.

82 88 91

APPENDICI DOCUMENTARIE Appendice Appendice Appendice Appendice Appendice Appendice 1 2 3 4a 4b 5 97 110 115 117 119 120 128

FONTI E BIBLIOGRAFIA

5 Premessa L'inizio dell'espansione di Venezia nell'entroterra ebbe luogo nella prima met del Trecento, con la dominazione della citt di Treviso e del suo distretto, il cui territorio giungeva a lambire la stessa laguna. Il possesso di Treviso, in particolare, si situa a cavallo degli anni 1338-1339, al termine della guerra che oppose i veneziani, alleati nell'occasione con i fiorentini, ai figli di Cangrande della Scala, Mastino ed Alberto. Da quel momento i destini di Venezia e Treviso rimarranno strettamente legati, salvo le brevi dominazioni del Duca d'Austria e dei Carraresi a fine Trecento (1381-1388), per quasi 450 anni, sino alla caduta della Serenissima nel 1797 per mano di Napoleone. La sottomissione di Treviso a Venezia venne per formalizzata solo qualche anno dopo l'inizio del dominio, con un atto solenne di dedizione posto in essere a Venezia dai procuratori del Comune di Treviso, appositamente nominati ed incaricati dai consigli della citt, nel febbraio del 1344. Per quali motivi venne inscenato questo atto? Quali ne furono i caratteri? Per quale ragione esso fu ugualmente realizzato, nonostante l'effettivo esercizio del dominio veneziano fosse gi intervenuto anni prima? Queste sono le domande che hanno ispirato il presente lavoro, alle quali non v' certamente n intenzione n presunzione di poter fornire risposte, ma solo riflessioni condotte sulla scorta della documentazione archivistica disponibile e dei caratteri culturali, filosofici e religiosi dell'epoca. Tra guerre e pestilenze, il Trecento fu certamente un secolo molto difficile per chi ci visse, ma esso lo ancor oggi per chi voglia tentar di coglierne, o meglio, di intuirne, la visione del mondo, interclusa tra la rottura dell'ordine precedente, che aveva raggiunto un sostanziale equilibrio tra istanze universalistiche e realt comunali, e le faticose elaborazioni di un primo concetto di sovranit premoderno, condotte dai giuristi del corpus juris e, soprattutto, dai canonisti, sulla scorta delle esperienze monarchiche e signorili dell'epoca. Il presente studio composto di due parti. Nella prima parte, dopo un'introduzione storica (cap.I) ed all'esito di una ricerca documentario-archivistica, svolta soprattutto a Treviso, viene presentato ed esaminato l'atto di dedizione, o meglio l'insieme di atti che costituiscono la complessa procedura deditizia (cap.II). La seconda parte del lavoro dedicato all'interpretazione dell'atto; in particolare, dopo un excursus storiografico (cap.III)

6 ed un esame dei principali termini che si rinvengono negli atti (cap. IV), si esaminer criticamente l'orientamento storiografico attuale sulla dedizione, che tende a considerare l'atto come fonte di legittimit dal basso (dal popolo) per l'esercizio del dominio veneziano sulla citt, evidenziando invece nelle vicende trevigiane, alla luce del concetto weberiano di legittimit, altri simboli legittimanti e validanti del potere maggiormente efficaci ed evidenti, di matrice sostanzialmente religiosa (cap. V). Nell'ultimo capitolo (cap.VI) si tenter infine, dopo aver isolato cos la dedizione dall'interpretazione, che tradizionalmente la accompagna, di atto fondativo e creativo di legittimit, di fornire una proposta interpretativa alternativa della dedizione, di matrice prettamente giuridica ed imperniata sostanzialmente sul ruolo e la funzione che il diritto rivestiva in epoca tardomedievale. In appendice sono riportati i testi degli atti deditizi, nella versione pi antica che si riuscita a rinvenire negli archivi veneziani e trevigiani. Il lavoro dedicato alla memoria di Giovanni Netto, recentemente scomparso.

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PARTE PRIMA

8 CAPITOLO I

INTRODUZIONE STORICA

1.Lespansione veneziana nellentroterra. Motivi e caratteri generali.

trecentesca

I motivi e i caratteri dellespansione veneziana nellentroterra nel corso dei secoli XIV e XV sono stati oggetto di un vastissimo numero di studi, tali da rappresentare una bibliografia di notevole consistenza, impossibile da passare sistematicamente in rassegna nella presente sede. Pur nella vastissima variet di esiti interpretativi ai quali lo studio di questa espansione ha dato luogo, risulta comunque acquisito ormai definitivamente dalla pi recente storiografia1 il fatto che Venezia nel corso del Trecento si determin ad una penetrazione nellimmediato entroterra con modalit politiche maggiormente invasive rispetto al passato, essenzialmente al fine di garantire la tutela dei propri interessi economici. Sino a quando questi interessi potevano essere perseguiti e mantenuti attraverso il sistema duecentesco dei pacta bilaterali che la legavano con le singole citt, la politica territoriale di Venezia si contraddistinse per la sostanziale assenza di quelle iniziative di controllo diretto che invece ben la impegnavano in Oriente e lungo le coste dell'Adriatico. Allorch, invece, essa inizi a vedersi seriamente ostacolare la libera percorribilit delle vie fluviali di comunicazione per la distribuzione commerciale da e verso lEuropa centrale, intaccare il monopolio nella produzione del sale e minacciare gli investimenti fondiari in terraferma del proprio patriziato, solo allora Venezia intervenne direttamente, anche manu militari. Il movente mercantile e commerciale che sottese alle prime forme di controllo diretto veneziano in terraferma risulta d'altronde piuttosto evidente sin dalle esperienze iniziali. Si1

Come noto, e come si vedr meglio pi avanti (v. capitolo III: "La storiografia sulla dedizione"), in passato la politica interventista di Venezia venne sempre giustificata invece con il richiamo ideologico alle volontarie e spontanee dedizioni delle citt dellentroterra, le quali invocavano lequilibrato e giusto dominio di Venezia a tutela delle minacce di conquiste e di tirannidi esterne (cd. Pax Veneta).

9 consideri, ad esempio, la prima di esse, rappresentata dalla cessione alla Repubblica nel 1291, in cambio di protezione e grazia, della terra e del Castello della Motta da parte dei fratelli Tolberto e Biaquino da Camino (con riserva a favore dei cedenti dell'esercizio della giurisdizione), in relazione alla particolare posizione strategica del castello per la penetrazione lungo il fiume Livenza2. Anche le vicende della guerra di Ferrara, seguite alla morte di Azzo VIII d'Este ed all'esito delle quali Venezia si impegn in un diretto controllo della citt estense negli anni 1308-1309, vennero motivate da Venezia, addirittura in modo esplicito, attraverso considerazioni di carattere economicomercantile3. E cos il successivo dominio veneziano su Treviso ed il suo distretto, iniziato alla fine del 1338 al termine della guerra veneto/fiorentino-scaligera, si pone sul solco delle motivazioni economico-commerciali gi inaugurato da queste prime esperienze territoriali, con la differenza che da allora Venezia, consapevole dei caratteri duraturi del nuovo dominio e della conseguente necessit di giustificare di fronte al mondo il proprio operato, inizier a coprire ed a nascondere queste motivazioni4 sotto l'apparato ideologico della Pax Veneta, che rappresenter successivamente uno dei fondamenti del mito rinascimentale di Venezia.2

ROCCO 1897, p. 50; BELLEMO RORATO 1988, pp. 20-21; v. anche PICOTTI 1905, p. 113-114 e doc.XII, XIII e XIV a pp. 258-262, il quale, dopo aver ricostruito gli avvenimenti relativi al tentativo di Tolberto di sottrarre al cugino Gherardo la signoria che quest'ultimo stava esercitando su Treviso, ricollega la sottomissione di Tolberto al dominio ed alla protezione dei veneziani al fallimento della congiura ed al conseguente timore di Tolberto per una possibile vendetta da parte di Gherardo. La Motta - prosegue lo storico rivestiva per Venezia anche una notevole rilevanza strategico-militare in relazione alla guerra in atto da anni tra Venezia stessa ed il Patriarca di Aquileia, il conte di Gorizia ed i Triestini. La dimostrazione dell'importanza della Motta si avr il 21 ottobre 1336, allorquando essa rappresenter la testa di ponte dalla quale partir la controffensiva antiscaligera dellesercito veneziano e fiorentino alla guida di Pietro de' Rossi nellambito della guerra veneto/fiorentino-scaligera (PIACENTINO, p. 58). 3 Le motivazioni mercantili presentarono allora una matrice cos forte da superare ogni preoccupazione nella gestione dei rapporti con la Santa Sede. La circostanza risulta esplicitata sia dal tenore delle discussioni intervenute in Maggior Consiglio di Venezia nell'ottobre del 1308, ove il Doge sottolineava come Ferrara fosse "vantaggiosissima ai traffici, alle comunicazioni tutto lungo il Po", sia dal testo dell'armistizio pubblicato nel giugno del 1311, con il quale, pur dopo essere stata sconfitta, la citt lagunare otteneva ugualmente "licenza ad ogni Veneziano di recarsi nuovamente a Ferrara ed esercitarvi con tutta sicurezza i suoi traffichi" (v. ROMANIN 1855, pp. 16 e 23). 4 Come peraltro sempre e dappertutto avviene.

10 Furono pertanto le vessazioni di Alberto e Mastino della Scala, i quali turbare et provocare duris vexationibus et stimulis attentarunt5, come la creazione di uno sbarramento doganale sul Po ad Ostiglia, con tanto di catena attraverso il fiume, l'istituzione di tasse e divieti di esportazione per i frutti dei beni che i veneziani avevano nel padovano, le rivendicazioni scaligere sulle terre di Buffol e Camino, la ricostruzione del Castello delle Saline ed altre intollerabili iniziative che ledevano gli interessi economico-mercantili di Venezia, le circostanze determinanti che spinsero la citt lagunare al conflitto con gli Scaligeri. Tutti questi avvenimenti, che rappresentano le semplici aitiai del conflitto, poggiano ovviamente su un malessere commerciale ed economico pi profondo, che costituisce sostanzialmente il motivo reale che spinse Venezia a concepire e realizzare un modo pi diretto di relazionarsi con lentroterra. La tesi secondo la quale Venezia sarebbe stata a ci spinta soprattutto per la necessit di evitare lisolamento della laguna, ed il conseguente strozzamento dei flussi economici verso l'entroterra, in conseguenza della formazione di entit politiche comportanti laggregazione di vasti territori, quale per lappunto quella scaligera, infatti una tesi ormai tradizionale in storiografia6, anche se non mancano alcune sfumature critichePIACENTINO, p. 33-34, ove sono descritti tutti i comportamenti ostili dei Della Scala e quelle che il cronista ritiene essere le reali cause del conflitto (v. nota a p. 34). Jacopo di Giovanno, nato a Piacenza, era entrato al servizio della Repubblica con funzioni di notaio nel 1317 e, in detta sua qualit, ebbe a rogare numerosi atti importanti della Serenissima, ivi compreso lo stesso trattato di pace del 24.1.1339 (il cui testo trascritto dal VERCI, X, pp.122128(doc.), doc. 1334) che pose termine al conflitto veneto/fiorentinoscaligero. La sua cronaca della guerra veneto-scaligera venne composta tra la pace e la morte del doge Francesco Dandolo (31.10.1339), dato come ancora vivente nel testo, e prima che il Piacentino cadesse in disgrazia nel 1340, coinvolto in un processo per fatti di corruzione commessi anche durante le trattative per la pace del 1339. Essa rappresenta pertanto la versione ufficiale di Venezia in merito alla guerra, ai suoi caratteri ed alle sue motivazioni. Per ampie notizie biografiche sul Piacentino, v. SIMEONI 1931, pp. 4-11. 6 V. in particolare SIMEONI 1930, il quale, analizzando con precisione la cronologia degli avvenimenti e la posizione estremamente rigida tenuta da Venezia nelle trattative di mediazione che dovevano evitare il conflitto, individua la reale causa del conflitto nel sostanziale mutamento dei rapporti di potenza tra Scaligeri e Venezia, anche in considerazione delle alleanze che si stavano formando in area padana e che ponevano i Della Scala in una posizione particolarmente forte, e pertanto estremamente pericolosa per Venezia, in relazione al controllo delle vie di comunicazione e, in particolare, della "Strata Padi" (v. soprattutto pp. 26-27). Nello stesso senso v. anche MALLET HALE 2006, p. 11.5

11 che segnalano la sostanziale inesistenza, all'epoca, di uno stato scaligero coeso ed unitario7. Pur essendo unanime l'opinione della moderna storiografia in ordine alla individuazione delle origini dell'espansione di Venezia nella terraferma nelle esigenze di tutela e protezione degli interessi economici, si registrano ovviamente svariate sfumature di posizioni e variazioni sul tema, tra le quali va ricordata, se non altro per lo sforzo di contestualizzazione e di visione unitaria che essa denota, quella che tende ad inserire lo stesso primo periodo di penetrazione nellentroterra trevigiano allinterno di un pi ampio e preesistente quadro unitario adriatico e levantino di matrice economica8. Treviso rimase l'unica esperienza veneziana di controllo diretto dell'entroterra sino ai primi anni del Quattrocento, quando Venezia, nel breve volgere di qualche decennio, arriv ad estendere il proprio dominio a tutto il Friuli ed al Cadore (1420), giungendo, verso ovest, addirittura sino all'Adda (1428). Quanto alle caratteristiche ed alle modalit politicogestionali della complessiva esperienza veneziana di dominio della terraferma, gli storici distinguono normalmente, da un lato il Trecento ed i primi decenni del Quattrocento, dall'altro il Quattrocento inoltrato. Il primo di questi periodi infatti ritenuto ancora maggiormente orientato e condizionato [...] dagli accidenti diplomatico-militari9, nel mentre il secondoAd es. VARANINI 1997, p. 177, mette in luce lestrema complessit dello stato scaligero, a torto considerato uno stato unitario e compatto, laddove invece esso si presentava in modo estremamente complesso e composto da entit cittadine dotate di un apprezzabile grado di autonomia. 8 V. ad esempio lormai classico VOLPE 1956, p. 22 sgg.; cos anche KNAPTON 1981, p. 42, il quale sottolinea come la prima soggezione di Treviso a Venezia si collochi sia tra le fasi di espansione coloniale in oriente della Repubblica, iniziata nel 1204 ma ancora in atto nel 300, sia tra le vicende dellestensione allIstria e alla costa dalmata della sua diretta dominazione territoriale. 9 VARANINI 1997, pp. 159-160. L'autore pone a spartiacque tra i due periodi (per i quali propone i termini rispettivamente di entroterra e di Terraferma al fine di evidenziare anche terminologicamente i caratteri distintivi degli stessi) lanno 1420, con la conquista veneziana del Friuli allesito della guerra contro Sigismondo dUngheria. MALLET 1996, p. 181, sembra invece anticipare il discrimine ai primi anni del 400, contestualmente al velocissimo dilagare del dominio veneziano sino al Mincio, quando latteggiamento di Venezia nei confronti dell'entroterra era mutato: cerano una nuova determinazione, un nuovo impegno, una nuova disponibilit a spendere denaro, e il riconoscimento della necessit di nuove strutture e nuove istituzioni. ZAMPERETTI 1991, p. 26, tende invece a smussare questi precisi riferimenti cronologici in favore di un continuum graduale. In7

12 sarebbe invece pi proteso verso una concezione quasi premoderna di stato territoriale. Queste distinzioni, ma soprattutto lautonoma considerazione e valutazione del primo periodo rispetto allepoca di espansione successiva, rappresentano fondamentalmente il risultato del lavoro della storiografia degli ultimi quaranta-cinquanta anni, la quale ha cercato di superare il condizionamento operato da una impostazione culturale di matrice modernistica, che suggeriva agli studiosi uninterpetazione ex post degli eventi storici attraverso criteri di lettura legati a detta impostazione e che tendeva pertanto a proporre una lettura degli eventi premoderni in funzione di un inesistente progressivo processo di formazione dello Stato moderno10. Agli avvenimenti storico-militari-politici, caratterizzati dalle fasi sopra descritte, segu poi con notevole ritardo da parte di Venezia una consapevole e specifica riflessione teorica giuridicocostituzionale su di essi, sui loro caratteri ed i loro effetti, dimostrando ancora una volta la peculiare matrice economica e pragmatica degli stessi. Nel pensiero dei giuristi e degli storici veneziani dellepoca risultano infatti sostanzialmente assenti, sino al Cinquecento inoltrato, riflessioni politico-giuridiche sul rapporto tra Venezia ed il suo territorio che non siano espressioni delle forme mentali proprie della giurisprudenza tardo medievale ancora legata al diritto comune ed alla sua struttura universalistica11. Solo a met del XVI secolo, nellambito della costruzione del mito veneziano in et rinascimentale, e

particolare l'autore, pur vedendo nell'improvvisa morte di Gian Galeazzo Visconti nel 1402 e nello sfaldamento del suo impero il momento a partire dal quale "il patriziato veneziano si trov costretto [...] a non rimandare oltre quell'intervento diretto "a parte Terre", sottolineando come si fosse "diffuso nella coscienza contemporanea il senso di un mutamento che cause di forza maggiore rendevano ormai fisiologico", afferma infatti chiaramente che la "consapevolezza di dover rafforzare tutto ci con l'assunzione della sovranit territoriale sulle province venete si fece strada successivamente", nel corso di un processo di progressiva e costante attrazione intorno a Venezia delle realt politiche periferiche, che terminer solo con la pace di Lodi del 1454 (Ibid., 30). 10 Questo rischio, sia pur ritenuto ormai per l'appunto frutto di unimpostazione superata dagli anni Sessanta, esplicitato anche in relazione allo studio dei rapporti tra Venezia e la terraferma da VARANINI 2002, pp. 7576. 11 Quale sarebbe ancora finanche quella del corcirese Tommaso Diplovatazio, attivo a Venezia dal 1517 al 1530, come riconosciuto da MAZZACANE 1981, pp. 646 sgg.

13 segnatamente nell'opera di Gasparo Contarini12, si pu individuare la prima proposta omogenea e completa sui fondamenti e concetti della dominazione marciana, ancorch ovviamente non ancora espressiva di una cultura giuridica dello Stato tipicamente moderna13. Le origini della penetrazione veneziana nell'entroterra non furono pertanto determinate da ambizioni di conquista territoriale, ma dallintenzione di garantire il mantenimento dello status quo ante in funzione della continuazione del pacifico protrarsi degli interessi economici veneziani. Non pu dirsi pertanto che la prima formazione del dominio veneziano nella terraferma possa rappresentare, al di l delle indubbie novit rese evidenti dagli avvenimenti stessi, un nuovo ciclo politico e culturale nella storia della citt lagunare14.

2.- La prima dominazione veneziana su Treviso (1338-1381) e la dedizione del 1344: problemi e tematiche generali. Come si gi fatto cenno, Treviso ed il suo distretto rappresent la prima (ed unica nel corso del Trecento) dominazione veneziana nellentroterra e la sua acquisizione, che strapp la citt dalla precedente dominazione degli Scaligeri del decennio 1329-1339, caratterizz lultima fase della guerra veneto/fiorentinoscaligera del 1336-1339. Ad onor di cronaca, si del pari gi ricordato che risale al 1291 il primo diretto controllo veneziano in terraferma alla Motta e che nel corso degli anni 1308-1309 Venezia aveva gi avuto modo di controllare direttamente anche la citt di Ferrara, cos come va aggiunto altres che nel corso della guerra contro gli Scaligeri molti centri del trevigiano erano entrati nell'orbita della protezione veneziana o a seguito di ribellione nei confronti degli occupanti Scaligeri (i Collalto, gi aggregati al patriziato veneziano da una trentina danni, nellottobre del 133615, Conegliano ed Asolo16 nella primavera del 1337, ed altri diIl suo De Magistratibus et Republica Venetorum libri V fu scritto tra il 1524 ed il 1534 ed edito per la prima volta nel 1543 (FRAGNITO 1983, p. 190). 13 CASINI 2002, p. 16. 14 Cos CESSI 1981, pp. 196-197. 15 PIACENTINO, p. 54. 16 Per quanto riguarda Conegliano, v. PIACENTINO, p. 69; VERCI, X, pp. 78-79; MARCATELLI, pp. 186 sgg.; VITAL 1946 pp. 71 sgg. e, soprattutto, p.12

14 minore importanza), o in altro modo (ad esempio il territorio dell'episcopio cenedese per infeudazione sempre nel 133717). Solo con Treviso, per, Venezia attu una manifesta e prenetrante opera di controllo politico, che si concretizz sin dallinizio nella predisposizione di un assetto amministrativo, istituzionale, legislativo e fiscale volto al dominio del territorio del Comune. Non questa la sede per approfondire la tematica, ma va comunque infatti ricordato che Venezia suddivise il territorio trevigiano (e cenedese) in sette podesterie (Treviso, Asolo, Castelfranco, Mestre, Oderzo, Conegliano e Serravalle), ove vennero inviati per lappunto i podest veneziani, con il riconoscimento alla podesteria di Treviso di compiti di coordinamento sulle altre e di centro dellamministrazione finanziaria18. Gli statuti di Treviso (e di Conegliano) vennero s mantenuti quale legge fondamentale delle rispettive citt19, ma Venezia eman ed invi sin dallinizio provvedimenti normativi (le cd. provvisioni ducali) che erano dotati (come si vedr20) di preminenza legislativa rispetto al contenuto degli statuti medesimi. Sorge sin da subito, come si vede, quel particolare modo di rapportarsi di Venezia con la sua terraferma che viene comunemente definita, proprio per sottolineare la sostanziale autonomia politico-istituzionale dei grandi centri urbani della pianura ed il controllo pi o meno esteso che questi godevano sui loro contadi, con i termini di separatezza giuridica21 Treviso fu quindi soggetta ad un dominio ed un controllo deciso e determinato, inizialmente motivato sostanzialmente da90. Per Asolo, nonostante PIACENTINO, p. 69, parli esplicitamente e diffusamente di una vicenda in tutto simile a quella di Conegliano, indicando anche il nome del podest ivi inviato da Venezia (Moretto Vallaresso), la moderna storiografia ha sottolineato la mancanza di vestigia documentali al proposito: da ROSSI(a) a BERNARDI 1987, p. 30. V. invece la certezza al riguardo espressa da COMACCHIO 1987(a), pp. 22-23 17 I territori facenti parte dellepiscopio di Ceneda (il cd. Comitato Superiore di Ceneda: Serravalle, Valmareno, Formeniga, Castel Roganzuolo, Fregona, Cordignano, Cavolano e Solighetto) erano stati concessi in feudo ai procuratori di San Marco nel 1337 dal vescovo Francesco Ramponi (CANZIAN 2005, p. 230; ZAMPERETTI 1991, pp. 59-60). 18 Sullorganizzazione amministrativa delle podesterie, ed in particolare su quelle minori, v. da ultimo PIGOZZO 2007. 19 Per gli Statuti di Treviso v. LIBERALI 1950; ID. 1951; ID. 1955; BETTO 1984-1986, FARRONATO NETTO 1988; per quelli di Conegliano v. FALDON 1974. 20 V. nota 113. 21 POVOLO 1994, p. 210.

15 ragioni di natura commerciale ed economica e non ancora inserito, come si accennava, nellambito di un consapevole progetto politico di pi ampio respiro. In particolare, il dominio della Repubblica ebbe inizio il 2 (o 22 il 3 ) dicembre 1338. In questa data la citt di Treviso venne consegnata da Mastino della Scala in pegno a Venezia in occasione di una tregua delle operazioni belliche concordata tra i belligeranti per attendere il rientro degli ambasciatori fiorentini che dovevano riportare la decisione di Firenze in merito alla proposta di pace che era stata avanzata da Mastino agli alleati veneto-fiorentini. La dominazione veneziana dur sino alla fine della Repubblica nel 1797, ad eccezione del periodo 8 maggio 138115 dicembre 1388, quando Treviso fu soggetta dapprima al Duca dAustria (1381-1384), indi ai Carraresi (1384-1388). La pace definitiva tra Venezia e Firenze da una parte e gli Scaligeri dallaltra venne stipulata a Venezia innanzi all'altare di San Marco all'interno della basilica il 24 gennaio 1339 e con essa il procuratore dei fratelli della Scala cedette definitivamente la citt di Treviso a Venezia, determinando lirreversibile interversione dalla detenzione al possesso della stessa in capo alla citt lagunare23. Questa prima dominazione veneziana su Treviso (13381381) sempre stata assai trascurata dalla storiografia, anche a dispetto della copiosa documentazione archivistica a disposizione, per ragioni legate alla particolarit ed unicit di questa isolata anticipazione trecentesca del successivo dominio veneziano in terraferma, che si spieg in tutto il suo sviluppo, come si ricordava, solo a partire dagli inizi del Quattrocento. Nei primi anni ottanta del secolo appena passato, nel corso di un convegno internazionale tenutosi a Treviso su Tomaso da Modena ed il suo tempo, il prof. Michael Knapton ha lamentato la scarsit di studi su questo delicato periodo della storia trevigiana, proponendo alcuni spunti storiogafici di significativoIl 3 dicembre secondo PIACENTINO, p. 134, mentre VERCI, XI, p. 23, afferma che la dazione in pegno sarebbe datata il 2 dicembre, in accordo con VILLANI, XII, cap.XC, e con il documento riportato da VERCI, X, p. 121, n.1331. 23 V. doc.1334 riportato da VERCI, X, p. 124: Civitatem Tarvisii cum omnibus castris et fortalitiis possessis a dictis dominis Mastino et Alberto in dicta Civitate, et in toto eius territorio et districtu toties oblatis antedicto domino Duci et Communi Venetiarum, et omnia iura, que ullo modo illuc spectant, et pertinent, vel que competere possint dicte Civitatis, Castris, loci et iurisdictioni Civitatis illius, et districtus, dat, tradit, et cedit, et libere ac expedite relinquit prenominatis domino Duci, et Communi Venetiarum.22

16 intresse24. Le sollecitazioni non sono di certo cadute nel vuoto e da quel momento decisamente aumentato linteresse degli studiosi intorno alla prima dominazione veneziana di Treviso, anche attraverso il sistematico spoglio della documentazione archivistica trevigiana, membra purtroppo ancora disiecta tra la Biblioteca Comunale, la Biblioteca Capitolare e lArchivio di Stato25. Ebbene, pur essendo iniziato nel 1338, come si visto, l'effettivo dominio veneziano su Treviso, latto formale e solenne della dedizione di Treviso a Venezia, oggetto del presente studio, seguir solo a distanza di ben cinque anni (1344). Nonostante sia stato affermato che la dedizione di Treviso a Venezia avvenne con la procedura ormai nota del 134426, non risulta per che sinora sia mai stato effettuato su di essa uno studio approfondito condotto sulla scorta di criteri storiografici moderni27. La figura della dedizione in generale, quale strumento adottato da Venezia per legare a s le citt della terraferma, stata oggetto gi di numerosi studi, anche specifici, su alcuni dei quali si torner nel corso del presente lavoro28, ma relativamente alla specifica dedizione trevigiana ci si limitati a sottolineare alcuni aspetti particolari. In particolare, da un lato se ne rilevato il grave ritardo rispetto all'effettiva presa di possesso della citt, ritardo imputato allo stato comatoso in cui versavano le istituzioni locali ed in generale alla debolezza della classe dirigente trevigiana29, dall'altro si sottolineato lo speciale carattere generico ed incondizionato30 di questa dedizione, la quale si configur come un trasferimento di diritti e poteri senza condizioni31, a differenza delle dedizioni successive, che si posizionavano al termine di un iter, a volte anche assai travagliato, di trattative tra Venezia e la citt di turno e che si

KNAPTON 1981. Lo stimolo pare non essersi ancora esaurito, come dimostrato dai recentissimi lavori di CANZIAN 2005, ZANINI 2006 e PIGOZZO 2007. 26 FANFANI 1975, p. XXVI. 27 Consta che lunico lavoro specificamente dedicato al tema sia rappresentato da ROSSI(b), su cui si dir pi avanti (v. capitolo III). 28 Es. MENNITI IPPOLITO 1984, ID. 1985, ID. 1986, ID. 1989; ORTALLI 2002. 29 VARANINI 1997, p.189, e ID. 1991, p.185. Cos anche ORTALLI 2002, p.52 e la discussione alle pp.129-130 di ORTALLI KNAPTON 1988. 30 KNAPTON 1981. 31 ORTALLI 2002, p. 52; cos anche DEL TORRE 1990, pp. 11-12, e gli interventi di G. Arnaldi, G.M. Varanini e M. Knapton, in discussione di ORTALLI KNAPTON 1988, pp. 128-130.25

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17 caratterizzavano conseguentemente per il loro contenuto pattizio. Il presente lavoro ha per oggetto proprio la dedizione trevigiana del 134432. Esso sar svolto in costante riferimento alla documentazione archivistica disponibile e con il dichiarato intento di esaminare le intrinseche caratteristiche dell'atto e di ricostruire le reali motivazioni che spinsero Treviso, ma soprattutto - se non addirittura esclusivamente - Venezia, a compierlo a distanza di cos tanto tempo dallinizio del dominio effettivo sulla citt ed il suo distretto. Laffermazione, che qui viene assunta con funzione quasi programmatica, secondo la quale la dedizione di Treviso sarebbe, tra tutte le altre, quella che ancor pi capace di illustrare limportanza di un atto ufficiale di dedizione33, lascia aperto un varco ermeneutico all'interno del quale il presente studio intende pertanto muoversi. Lo scoglio da superare in questo percorso ovviamente quello di prescindere, per quanto ci sia possibile, da una concezione moderna dello Stato, risultato al quale si pu tentar di pervenire solo se si riesce a disinnescare opportunamente quell'insieme di rimandi politico-valoristici che rappresentano la sovrastruttura ideologica del mondo moderno e che impediscono di cogliere il senso complessivo dell'atto nel contesto dei caratteri culturali, filosofici e religiosi dellepoca. Si tratta di uno sforzo che viene condotto lungo il percorso gi tracciato dalla nuova impostazione storiografica context-oriented per l'indagine e lo studio dei fenomeni sociali, storici e politici del passato, sviluppatasi anche in Italia a seguito dell'esperienza dei Geschichtliche Grundbegriffe di fine anni sessanta, sorta di lessico dei concetti fondamentali della politica di lingua tedesca e della loro genealogia avente lo scopo dichiarato di fornire agli32

Treviso effettu un secondo atto formale di dedizione a Venezia nel dicembre del 1388, al termine della dominazione carrarese sulla citt. Anche questa dedizione, peraltro, rappresent, al pari di quella del 1344, un atto generico ed incondizionato, avendo il Comune deliberato "quod assignetur, confirmetur, et detur libere sine pactis clausulis, et indicationibus aliquibus, vel oppositionibus civitatem Ter. cum eius districtu, iuribus, fortiliciis, castris et iurisdictionibus cuiuscumque, terris, nemoribus, bonis et possessionibus ac domibus spectantibus et pertinentibus clausulis necessariis et opportunis inclito et excelso Domino Domino Antonio Venerio dei gratia inclito Duci Venetiarum recipienti suo nomine, et nomine, et vice suorum successorum et Communis Venetiarum, et dicto Communi Venetiarum" (SCOTI, IX, pp. 301305, doc. 297). 33 MENNITI IPPOLITO 1986, p.11.

18 storici strumenti semantici idonei ad evitare applicazioni anacronistiche dei singoli lessemi34. Ovviamente, prima di proporre qualsiasi tipo di interpretazione storica in merito alla dedizione, per necessario procedere allesame del testo dell'atto ed alla precisa e dettagliata ricostruzione degli avvenimenti occorsi in quel lontano 1344.

I Geschichtliche Grundbegriffe furono opera dell'iniziativa di Brunner, Conze e Koselleck nel 1967. A partire da quella esperienza si sono sviluppati approfondimenti ulteriori e diramati percorsi di studio specifici, quali ad esempio quello afferente la storiografia del discorso politico che, sotto l'influenza del linguistic turn impresso dalla filosofia analitica wittgensteiniana ed austiniana, trova in Quentin Skinner (vincitore del premio Balzan 2006 per la storia e la teoria del pensiero politico grazie alle sue opere, il cui metodo riassunto in SKINNER 2001) il suo maggior rappresentante. Su questi aspetti, v. CHIGNOLA 1990, pp. 5-35, RICHTER 1997, DUSO 1997. La stessa rivista "Filosofia Politica" sorta proprio con l'intento di decostruire e studiare analiticamente i concetti politici della storia moderna, depotenziati dalla forza propulsiva delle ideologie della modernit stessa e dalla tradizionale funzione valoristico-normativa attribuita alla filosofia politica.

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19 CAPITOLO II

LA PROCEDURA DELLA DEDIZIONE DI TREVISO

Il formale atto di dedizione di Treviso a Venezia avvenne il 10 febbraio 1344. Non possibile per prescindere, al fine di comprendere appieno il senso complessivo dell'atto, dall'esame degli atti da essa presupposti e ad essa conseguenti. Intesa in senso lato, la dedizione trevigiana si presenta pertanto come una sorta di fattispecie a formazione progressiva che si articola in alcuni passaggi che si esauriscono nellarco del mese di febbraio del 1344 e che vanno dalla prima manifestazione dell'intento deditizio sino alla concreta e reale presa di possesso da parte di Venezia della citt e del suo distretto: 1) Inizi febbraio 1344 Ambasciata trevigiana a Venezia presso il doge per verificare la concreta fattibilit della dedizione 2) 5 febbraio 1344 Delibera del Comune di Treviso con la quale viene approvata la dedizione di Treviso e del suo distretto a Venezia e nominati i procuratori per il compimento dellatto di dedizione (v. appendice documentaria n.1). 3) 10 febbraio 1344 Atto solenne di dedizione di Treviso a Venezia reso dai procuratori di Treviso in Palazzo Ducale a Venezia alla presenza del doge (v. appendice documentaria n.2). 4) 11 febbraio 1344 Giuramento di fedelt dei procuratori sempre in Palazzo Ducale a Venezia nelle mani del doge (v. appendice documentaria n.3). 5) 18 febbraio 1344 Nomina da parte di Venezia del proprio rappresentante per la presa di possesso di Treviso (v. appendice documentaria n.4a) e ducale inviata a Treviso contenente le istruzioni al riguardo (v. appendice documentaria n.4b). 6) 21 febbraio 1344 Procedura di presa di possesso "corporale" di Treviso e del suo distretto da parte del rappresentante veneziano (v. appendice documentaria n.5).

20 Esaminiamo ora questi passaggi ad uno ad uno, sia sotto il profilo filologico-documentario, particolarmente attento alla documentazione esistente presso gli archivi di Treviso, sia sotto laspetto pi propriamente storico-evenemenziale. Come si vedr, le sorprese non mancheranno.

1. Lambasciata trevigiana a Venezia (inizi febbraio 1344). Gli atti formali nei quali si sviluppa la storia giuridica della dedizione vennero preceduti dallinvio di ventisei ambasciatori trevigiani tratti dalla classe dei nobili, dal collegio dei giudici e dei notai e dalle scuole delle arti, i quali avevano il compito di sondare presso il doge la percorribilit concreta della dedizione che i cittadini trevigiani avevano gi considerato di adottare. Non esiste, n risulta citato da alcun cronista o storico, un documento autonomo e specifico che attesti questa ambasciata, la quale risulta semplicemente descritta nel testo della delibera del Comune di Treviso del 5 febbraio 1344 (v. paragrafo seguente). La delibera si limita ad un generico his diebus nuperime retroactis35, rievocando un atto intercorso recentissimamente, ma comunque molto verosimile, se la delibera del Comune risale al 5 febbraio, collocare l'ambasciata dal punto di vista temporale non prima del 2 febbraio, visto che il Podest di Treviso aveva l'obbligo statutario di esaminare e sottoporre alla Curia degli Anziani ogni petizione avanzata da parte di chicchessia entro il terzo giorno da quando essa gli fosse pervenuta36. Gli ambasciatori si recarono a Venezia ed esposero al Doge che i cittadini trevigiani, considerando sanctam dominationem et utilem eisdem civibus, sub cuius protectione consistunt et consistere perpetuo desiderant et affectant37, volevano cum omnibus vinculis quibus possunt ipsam dominationem supra se connectere et firmare38. Il testo, come si vede, dimostra che i cittadini trevigiani avevano intenzione di porre in essere un atto formale al fine di confermare e ratificare, con il supporto degli opportuni vincoli giuridici ("cum omnis vinculis") idonei a legareASV, Lib. Pact. V, c. 9r. V. Rub.I, Tract. II, Lib.I "quod potestas teneatur recipere petitiones", in FARRONATO NETTO 1988, p.61. 37 ASV, Lib. Pact. V, c. 9r. 38 Ibid.36 35

21 strettamente ("connectere et firmare") insieme Treviso e Venezia, una dominazione gi esistente ("ipsam dominationem") ed una protezione della quale gi di fatto essi godevano ("sub cuius protectione consistunt"). Il Doge, dopo aver apprezzato il gesto spontaneo di fedelt dei trevigiani, dichiar di accettare ben volentieri lintenzione esposta dagli ambasciatori, che licenzi indicando loro che i trevigiani, ai quali mandava a dire che Venezia li avrebbe sempre trattati come figli e Treviso come il pi caro e principale membro del dominio, avrebbero dovuto adottare latto nelle forme e nei termini statutariamente previsti. Che lambiasciata sia stata realmente inviata a Venezia certamente lecito dubitare, atteso che, come si accennava, non sussiste alcun documento che possa certificarla, n da parte veneziana (con riferimento allesposizione dellambasciata al doge) n da parte trevigiana (con riguardo alla delibera di nomina dei ventisei legati). Inoltre, nel testo della delibera del 5.2.1344, ove riportata la vicenda dell'ambasciata, pur risultando specificamente indicati i nomi dei singoli ventisei legati39, risultano estremamente generici i riferimenti fondamentali dellambasciata, quali ad esempio, come si visto, quello temporale, quello relativo al luogo ove sarebbe intervenuto il colloquio tra i legati trevigiani ed il doge e finanche il riferimento della figura stessa del doge interlocutore40. E pi che verosimile, pertanto, ritenere che la vicenda degli ambasciatori non sia mai effettivamente e storicamente esistita e che essa possa essere stata artatamente inserita nella pi volte citata delibera del 5.2.1344 con lo scopo di sottolineare laspetto spontaneo e volontario della dedizione, costruendo a tavolino uniniziativa trevigiana in tal senso ed allontanando da Venezia ogni possibile origine dellidea deditizia41.Ibid. In particolare, diciassette erano nobili, tra cui sei giudici, cinque i notai e quattro le persone tratte dalle scuole ed arti. 40 Nel testo della delibera del 5.2.1344 si fa infatti riferimento generico al Ducale Dominium (quando si indica la destinazione dellambasciata: ibid.) ovvero al magnifico Domino Duci et Communi Venetorum (laddove si descrive linterlocutore della richiesta del Comune di Treviso: ibid.), ovvero ancora al serenissimus Dominus Dux (quando il Doge dimostra di accettare benignamente la proposta degli ambasciatori: ibid.). 41 VERCI, XI, p. 152, sottolinea ancor di pi liniziativa trevigiana, collegando eziologicamente la decisione di proporre a Venezia la dedizione della citt con un una ducale precedentemente adottata da Venezia in data 15 gennaio 1344 (VERCI, XI, p. 33(doc.), doc. 1411) e con la quale erano stati esentati per cinque anni da ogni gravezza reale e personale, ordinaria e straordinaria, coloro che si fossero recati con le proprie famiglie ad abitare allinterno della citt di Treviso o del territorio del distretto trevigiano.39

22 Come si vede, l'apparato ideologico della Pax Veneta, al quale si gi fatto cenno e che verr illustrato pi compiutamente in altra sede (v. cap.III), inizia ad operare sin dalle prime battute. E poich il rispetto per lautonomia degli organismi cittadini e per il valore normativo degli statuti delle singole citt costituisce aspetto fondamentale di questa ideologia, emerge al contempo anche chiaramente la precisa volont, proveniente da Venezia, di ottenere la dedizione di Treviso attraverso la formalizzazione della procedura nel pi rigoroso rispetto della legalit statutaria trevigiana. Il doge, infatti, come si accennava, comunic agi ambasciatori che i trevigiani avrebbero dovuto adottare la decisione di legarsi definitivamente a Venezia con un atto formale per Consilia Civitatis Tarvisii, et secundum formam statutorum Communis Civitatis Tarvisii42, cosa che poi sarebbe effettivamente avvenuta il successivo 5 febbraio.

2. La delibera del Comune di Treviso (5 febbraio 1344). Parte documentale e archivistica. Come esplicitamente richiesto dal doge in occasione del colloquio intercorso con gli ambasciatori trevigiani, la dedizione venne deliberata a Treviso nel Palazzo del Comune gioved 5 febbraio 1344 nelle forme e nei termini previsti dagli statuti. Pur trattandosi di un atto interno alla citt trevigiana, a Venezia la delibera si trova ugualmente trascritta nella raccolta dei Libri Pactorum43, e segnatamente nel Liber Pactorum V, ove riportata nella sua integralit, unitamente alla delibera di nomina dei procuratori trevigiani di pari data44, cos come risultano integralmente trascritti anche latto solenne della

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ASV, Lib. Pact. V, c. 9r. I Libri Pactorum vennero istituiti per raccogliere in unico cartulario comunale i privilegi, i trattati ed ogni altro documento diplomatico che potesse riguardare le relazioni estere di Venezia ed i diritti ad essa spettanti. Al primo di essi, istituito negli anni 1197/1198, fece seguito negli 1282/1283 il secondo, seguito a scadenza molto pi ravvicinate dai libri successivi, fino a quando, ad inizio Trecento, l'importanza dei Libri Pactorum venne progressivamente erosa da quella dei Libri Commemoriali (POZZA 1995, pp. 358-363 e ID. 1997, p. 368; v. anche PREDELLI 1876). 44 ASV, Lib. Pact. V, cc. 9-13.

23 dedizione del 18.2.134445, il successivo giuramento46 ed infine la procedura di presa del possesso della citt e del suo distretto47. E invece a Treviso, ove in teoria il provvedimento dovrebbe trovarsi pi facilmente, che la ricerca si fa invece pi complicata. Il punto di partenza, come per tutti gli studi sulla Treviso medievale, rappresentato dalle trascrizioni contenute nelle raccolte documentarie settecentesche, dai fondamentali documenti trivigiani di Vittorio Scoti48 alle pi contenute series documentorum di Filippo Avanzini49 ed altre50. Ebbene, in nessuna di queste raccolte risulta trascritta sia la delibera del 5.2.1344 che il successivo atto di dedizione della citt a Venezia. In particolare, sotto la chiosa dedizione di Trivigi al dominio veneto, lo Scoti, alla cui opera fondamentale dobbiamo lassemblaggio dei principali documenti della storia di Treviso, non trascrive affatto il documento, limitandosi ad annotare 1344 5 Febbraio - Latto della dedizione di Trivigi sta nel processo segnato XI Collegio deNobili di Treviso C: il secondo ordine di persone di detta citt nel fascio segnato processi varj tutti concernenti vertenze tralli corpi della citt nellarchivio del Collegio de Nobili51. Chi conosce la precisione e la completezza della raccolta Scoti rimane indubbiamente colpito dalla circostanza, atteso che lerudito non avrebbe certamente omesso di trascrivere latto originale qualora ne fosse venuto effettivamente in possesso. Preso atto che le raccolte documentarie settecentesche non sono d'aiuto, il passo successivo quello della disamina delle trascrizioni documentarie che lo storico Giambatista Verci riporta nella sua ponderosa storia della marca trevigiana edita verso la

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Ibid., cc. 13-15. Il testo della dedizione trascritto nei Pacta risulta noto anche a ROMANIN 1855, p. 136, n.3, ove si rinviene l'unico, brevissimo cenno che lo studioso dedica alla dedizione (testualmente: "l'atto formale di dedizione fu fatto dai Trevisani solo il 5 feb. 1344-5. Verci, t.XI, p.133 e Pacta V, p.9 e 15"). 46 Ibid., cc. 14-15r. 47 Ibid., cc. 15r-18r. 48 V. SCOTI, Documenti Trivigiani, BCTv, 12 voll., ms. 957, met XVIII sec. 49 F. AVANZINI, Series documentorum redactorum studio ed diligentia Philippi Avanzini, 7 voll., dal 1792-1794, BCapTv, ms.1-B/2, 7-13.III, p. 293, doc. 423. 50 Per un elenco delle raccolte settecentesche di documenti trevigiani, v. PICOTTI 1905. Sulle fonti in genere per lo studio della storia di Treviso, v. BAILO 1879. 51 SCOTI, VIII, p. 289.

24 fine del Settecento52, verifica doverosa anche se lo stesso autore nell'introduzione della sua opera a ricordarci di aver fatto largo uso delle compilazioni documentarie dello Scoti53. Va subito premesso che i documenti del Verci vanno presi con estrema prudenza e cautela, atteso che l'autore "non sempre sa valersi d documenti raccolti da lui stesso"54, onde appare in ogni caso opportuno ricercare per ognuno di quei testi, fin dove possibile, gli originali55, e ci sia a motivo generale di una corretta conduzione, anche filologica, di uno studio che voglia dirsi improntato a metodi storiografici moderni, sia a cagione dei caratteri tipici dellepoca stessa in cui visse ed oper il Verci e dello stesso utilizzo da parte dello storico di documenti trascritti dai precedenti compilatori56. Ci premesso, il Verci, a differenza dello Scoti, riporta la trascrizione della delibera del Comune di Treviso del 5 febbraio, con lindicazione, quanto alla sua fonte, ex Cancellaria Civitatis Tarvisii; reperitur etiam in processu, ut vocant, Collegii Nobilium signato C 57. Mentre il comune riferimento dello Scoti e del Verci al processo del Collegio dei Nobili contrassegnato con la lettera "C", nonch l'esplicitato utilizzo da parte del secondo ai documenti collazionati dal primo, induce a ritenere che la fonte alla quale i due studiosi si rifanno sia la medesima, l'accenno alla Cancelleria contenuto nella rubrica della versione verciana impone che ci si chieda se il Verci, a differenza dello Scoti, sia riuscito a rinvenire tra gli Acta Comunitatis Tarvisii58 la delibera del 5 febbraio 1344.Storia della Marca Trevigiana e Veronese, 20 voll., ed. Storti, Venezia 1786-1791. 53 VERCI, I, pp. XVI-XVII. L'introduzione dell'opera del Verci riportata integralmente anche in NETTO 1988, pp.189-194. 54 PICOTTI 1905, p. 4. 55 NETTO 1988, p. 187. Peccato che il lavoro del Netto volto al rinvenimento della locazione dei documenti originali trascritti dallo studioso settecentesco si fermi al 1786 (e cio ai primi due libri, concernenti gli avvenimenti sino alla fine del Duecento); in ogni caso, delle schede che il Netto afferma nel suo scritto di aver depositato presso la Biblioteca Capitolare di Treviso non v attualmente alcuna traccia. 56 Il Verci "aveva quasi tutti i documenti di seconda mano, e incorse spesso in errori, spiegabili assai bene, del resto, in chi si era posto, in quegli anni, a tale fatica" (PICOTTI 1905, p. 9). 57 VERCI, XI, p. 33, doc. 1412. 58 A proposito degli Acta, ne iniziata per i tipi della Viella editrice la pubblicazione nella collana Fonti per la storia della terraferma Veneta. In particolare, due sono sinora i volumi editi: il primo concerne gli Acta del XIII secolo, BCTv, ms.661/II (MICHIELIN 1998), mentre con il secondo (MICHIELIN 2003) stato pubblicato BCTv, ms.661/III.52

25 Gi una prima disamina della rubrica del documento conduce ad una risposta negativa: il riferimento verciano ex Cancelleria Civitatis Tarvisii verosimilmente non sta infatti ad indicare la fonte del documento rinvenuto e trascritto, ma si limita a significare la ovvia ed evidente provenienza dello stesso, tanto pi se si considera che, in caso contrario, lo storico non avrebbe avuto alcun motivo per citare anche la fonte ulteriore e di seconda mano, il registro del Collegio dei Nobili, ove egli dichiara di aver rinvenuto la copia dellatto. La circostanza definitivamente comprovata dal fatto che, pur rubricato sotto la voce Parte presa nel maggior Consiglio di Trivigi di dar la Citt col territorio sotto il serenissimo dominio de Veneziani, in realt quella trascritta dal Verci non rappresenta affatto una delibera del maggior Consiglio di Treviso59, bens il verbale (anzi, parte di esso) della riunione della Curia degli Anziani60, che rappresenta il primo dei tre collegi che deliberarono in merito alla dedizione trevigiana. Il documento verciano riporta infatti la prima parte del verbale, ove il Podest e Capitano di Treviso Pietro de Canal, dopo aver riassunto agli anziani appositamente riuniti in palazzo comunale lantefatto, cui si fatto cenno, dellambasciata inviata a Venezia, chiede che la Curia provveda ad esprimersi in merito allinvito del Doge di formalizzare la dedizione secondo la corretta procedura statutaria. Segue quindi linizio della complessa delibera che lo iudex ancianorum Giovanni della Vazzola espone al collegio, ed in particolare la prima delle tre distinte proposte, sulle quali poi avverranno le tre separate votazioni della Curia, avente ad oggetto la revoca delle precedenti concessioni del dominio sulla citt che il Comune avesse eventualmente concesso nel passato. E qui il documento verciano bruscamente termina61:

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Il Consilium Trecentorum cambi nome in Consilium Maior negli anni 1323-1324 durante il periodo di dominazione austriaca su Treviso (13191329). Per una breve ma precisa analisi dell'evoluzione tre-quattrocentesca dei consigli di Treviso, con particolare attenzione alla composizione sociale degli stessi, v. VENTURA 1964, pp. 126-138. 60 In particolare, si tratta di una adunanza della Curia degli Anziani di secondo grado (detta anche Curia minore, ovvero del Popolo), composta di dodici membri, come stabilito negli Statuti del 1313 (MARCHESAN 1923, I, pp. 73 sgg.). La circostanza risulta evidente anche ad una superficiale lettura del documento riportato dal Verci ed erroneamente qualificato come parte del Maggior Consiglio della citt. 61 Il documento si interrompe improvvisamente con le parole consulit supradicta proposta, quod ante omnia revocetur omne, et quolibet dominium, si quod datum esset alucui domino et persone per maius consilium, vel

26 evidentemente il documento sino a quel momento conteneva gi a sufficienza gli elementi che servivano a colui che aveva commissionato al copista la trascrizione che poi il Verci ebbe a riportare, elementi che, argomentando dal processo nelle cui carte detto documento era stato trascritto (processo tra i corpi della citt), dovevano probabilmente riferirsi alla ricomprensione nellambito del distretto della citt di Treviso di alcuni centri minori62 che reclamavano una qualche autonomia63. A questo punto la ricerca dei documenti originali presso gli archivi trevigiani deve procedere senza l'ausilio degli eruditi settecenteschi, ma i risultati ai quali essa approda non sono certamente confortanti. Quanto alla Biblioteca Capitolare del Duomo di Treviso, ivi esiste un fascicolo che contiene documentazione a stampa relativa alla controversia tardo settecentesca avente ad oggetto la pretesa di concattedralit della chiesa di Asolo rispetto a quella di Treviso64, al cui interno riportato il testo della delibera del 5.2.1344 sino al punto esatto in cui termina il documento verciano65, con la differenza che nel documento a stampa della Capitolare al termine della trascizione si rinviene la sigla etc., segno che evidentemente il trascrittore della delibera era ben a conoscenza di una prosecuzione del testo. La circostanza trae conferma dal fatto che nellestratto v anche una dettagliata indicazione della fonte del documento: tratta dal Libro Registro quarto essistente nella Cancel. della Prov. della Mag. Citt di Treviso pag.13966. Inutile dire che la ricerca non ha dato i fruttiCommune Civitatis Tarvisii temporibus aliquibus retroactis (VERCI, XI, p. 35(doc.), doc. 1412). 62 Probabilmente Asolo: v. nota 144. 63 Non stato possibile rinvenire presso l'Archivio di Stato di Treviso, ove sono in corso complesse attivit di rifascicolazione e ricatalogazione di numerosissime buste, il fascicolo del processo al quale fa riferimento il Verci (e lo Scoti). E' solo probabile pertanto inferire che fosse importante il contenuto dei diritti che Treviso cedette a Venezia, rappresentato dalla citt ed il relativo distretto cum omnibus et singulis tunc castris et fortiliciis, iuribus et iurisdicionibus, tam de ultra plavim, quam de citra plavim eidem excelso Domino Duci et Communi Venetiarum secundum ordines et formam statutorum Communis Tarvisii, videlicet (Ibid., pp. 34-35(doc.), doc. 1412). 64 V. nota 144. 65 BCapTv, Fasc. G-1/37, II, scat.3 cause a stampa, pp. 56 sgg. 66 Il comune riferimento alla Cancelleria del Comune di Treviso come fonte del documento, contenuto sia nella trascrizione verciana che in quella del fascicolo concernente la controversia asolana, pu far ritenere che il Verci abbia potuto esaminare e copiare quest'ultima trascrizione, estratta, come si visto, da un pi ampio corpus documentario che potrebbe corrispondere al fascicolo del processo al quale fa riferimento lo studioso. L'ipotesi,

27 sperati. In ogni caso, non si sarebbe comunque trattato del documento originario: la Provvederia era infatti un organo collegiale istituito solo nel 1407, probabilmente presieduto dal Podest e che finir col tempo ad assorbire del tutto le attribuzioni dei pi antichi consigli (Maggiore e dei Quaranta), per divenire infine il solo e supremo organo del Reggimento e Podesteria di Treviso. Alla data dellistituzione della Provvederia vennero trascritti nei suoi registri i documenti pubblici preesistenti di rilevanza amministrativa e giudiziaria, registri che poi venivano poi aggiornati di anno in anno a partire da quella data67. Nelle carte del Collegio dei Nobili ora ricoverate presso l'Archivio di Stato di Treviso invece rinvenibile una trascrizione integrale della delibera del 5 febbraio 1344, sita allinterno del fascicolo relativo al processo, tenutosi nel 1735, avente ad oggetto laggregazione della famiglia Adimari al Collegio dei Nobili di Treviso68. Questo testo non si arresta affatto, comeapparentemente avvalorata dal fatto che il processo tra i corpi della citt al quale fa riferimento il Verci ben potrebbe essere costituito dalla controversia tra Treviso ed Asolo all'interno del cui fascicolo contenuta la trascrizione a stampa, risulta in realt assai inverosimile, dal momento che quest'ultima versione salta a pi pari, sostituita da un eloquente omissis etc. una frase contenuta nell'atto formale di dedizione del 10.2.1344, trascritta subito dopo la trascrizione della delibera del 5.2.1344, che il Verci invece riporta integralmente (ab omnibus tribulationibus, et languoribus ipsorum, quibus multipliciter premebantur expositis personis, et avete Communis et hominum Venetiarum pro eorum recuperatione salutis, totaliter liberarunt, reducentes ipsos in statum prosperum et quietum, et securitatem omnimodam personarum pariter et bonorum, ut quilibet tote omni remota forsnidine possidere valeat quod est suum, cum Dominatio Ducalis fis via, veritas, et vita, que elisa reparat, et aspera in vias planas committat: VERCI, XI p. 36(doc.), doc. 1413). 67 GASPARINI PUTTIN 1985, p. 17. 68 AST, Corporazioni Religiose Soppresse, Collegio dei Nobili, b. 9, pp. 63 sgg. Risultano trascritte integralmente l'una di seguito all'altra il testo della delibera del 5.2.1344 e quello della formale dedizione in Venezia del 10.2.1344. Entrambe le trascrizioni costituivano infatti importanti mezzi di prova con i quali la famiglia Adimari, originaria di Firenze ed emigrata a Treviso nei primi decenni del 300 a causa delle violente lotte tra le fazioni fiorentine di quegli anni, intendeva dimostrare la partecipazione degli ascendenti della casata agli atti pubblici pi importanti della vita cittadina (in questo caso, lavo in questione era niente meno che Niccol Adelmario, uno dei due procuratori che, come si vedr, effettueranno latto formale di dedizione del 10.2.1344 ed il giuramento del giorno successivo), come prevedeva la procedura dellepoca (BETTO 1981, pp. 309 sgg.). Il documento trascritto nelle carte del processo Adimari non certamente quello al quale fa riferimento il Verci con il riferimento al processo presso il Collegio dei Nobili segnato con la lettera "C". Esso infatti si riferisce ad un processo che non pu

28 quello del Verci, alla prima proposta avanzata nella Curia degli Anziani, ma riporta, come avviene per il documento contenuto nel Liber Pactorum veneziano, la trascrizione della delibera nella sua integralit, ivi comprese le altre proposte, le votazioni effettuate dalla Curia degli Anziani, nonch i verbali delle riunioni e delle delibere anche del Consiglio del Quaranta e del Maggior Consiglio. Oltre alle competenze specifiche assegnate ai Consigli dagli Statuti (legislazione, dichiarazione di guerra e stipulazione della pace, stipulazione dei contratti pubblici etc.), infatti, il Podest poteva sottoporre ad essi ogni proposta che ritenesse utile per la citt. Su di essa veniva chiamata a pronunciarsi dapprima la Curia degli Anziani, una delle Corti del Podest stesso, indi il Consiglio dei Quaranta ed infine il Consiglio Maggiore, al quale spettava la deliberazione definitiva, che rappresentava comunque pur sempre un parere ed un consiglio che il Podest riceveva intorno alla proposta medesima69. Cos avvenne anche per la proposta deditizia, ove si rinviene pertanto ripetuta per ognuno dei tre organi collegiali la formula sacramentale che certifica la sopra descritta procedura: "et petit sibi consilium exhiberi quid faciendum sit supra dicta proposta". Concludendo la parte archivistica, si pu fondatamente quantomeno affermare che gi a partire dal settecento a Treviso non fosse affatto semplice rinvenire il documento originario della delibera del 5 febbraio 134470, documento che invece era statocertamente qualificarsi come processo tra i corpi della citt, risulta completo, a differenza, come si visto, della trascrizione del Verci, e diverge da quest'ultima anche in numerosi elementi e dettagli grafico-linguistici, frutto evidentemente di errori nella trascrizione diretta del documento da parte dei copisti, ed inoltre finanche nell'assenza (inspiegabile e segnata da un lettore con un segno a chiosa) di alcune parole nel resoconto dellambasciata veneziana dei ventisei legati trevigiani, e precisamente nel punto in cui gli ambasciatori illustrano le intenzioni deditizie e la conseguente volont di cedere la citt ed il distretto di Treviso cum omnibus et singulis tunc castris et fortiliciis, iuribus et iurisdicionibus, tam de ultra plavim, quam de citra plavim eidem excelso Domino Duci et Communi Venetiarum secundum ordines et formam statutorum Communis Tarvisii, videlicet (VERCI, XI, pp. 34-35(doc.), doc. 1412). 69 MARCHESAN 1923, I, pp. 73 sgg. Per il rapporto tra le proposte del Podest ed i Consigli, v. Ibid., pp. 56 sgg. Sui rapporti tra i singoli consigli e sulla procedura per l'approvazione di una delibera, v. Statuto del 1313 n.CXI "quod potestas non possit ponere ad consilium Quadraginta et Trecentorum per se sine sua curia" (in BETTO 1984/1986, I, pp. 96-97); v. anche lo stesso statuto Rub.III, Tract. II, Lib.I, "quod potestas non possit ponere aliquid ad consilium absque curie voluntate"in FARRONATO NETTO 1988, p. 62. 70 D'altronde, non si pu dire che il Comune di Treviso conservasse con cura i propri documenti pi importanti. Lo stesso libro degli Statuti gi a met

29 evidentemente esaminato un secolo e mezzo prima dai precedenti storici trevigiani, da Bartolomeo Zuccato71 a Giovanni Bonifaccio72, salvo che questi ultimi non abbiano avuto modo di esaminare la documentazione contenuta nel Liber Pactorum veneziano, circostanza assai probabile, visto che i precedenti cronachisti di Treviso non fanno alcun cenno alla dedizione73.

3. La delibera del Comune di Treviso (5 febbraio 1344). Parte storica. Passando ora alla disamina del contenuto del documento integrale74, veniamo a sapere che alla Curia degli Anziani, alla presenza del Podest e Capitano Pietro de Canal, vennero sottoposte dal suo iudex Giovanni di Vazzola tre distinte proposte, alle quali corrisposero, come si vedr, tre distinte votazioni. La prima proposta quella alla quale gi si fatto cenno, in quanto contenuta anche nella trascrizione verciana: prima di tutto Treviso avrebbe dovuto povvedere alla revoca delle precedenti concessioni di omne, et quolibet dominium75 (cos genericamente indicato) che fossero state eventualmentecinquecento si trovava "squarziado in diverse maniere et tirato a guisa di Christo in croce e poi depinto de sopra una damisela che havea straziato mezzo il suo vestito" (G. M. Malimpensa, La origine della citt de Trevisi deviso in tre tratati, dove si contien le cose ocorse fina al milesimo soprascrito, Treviso 1546, , ms.1398, citato in FARRONATO NETTO 1988, p. XXII, n. 32). 71 Cronica Trivigiana, Treviso, BCTv, ms.1391, del '500. Al manoscritto originale ed autografo si affiancano copie manoscritte alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia (cod. It., cl.VI, 337) ed ancora alla Biblioteca Comunale di Treviso (BCTv, ms. 596). Recentemente una trascrizione integrale con mezzi moderni (computer) della cronica dello Zuccato ha formato oggetto di una tesi di laurea (GIRARDI 1998). Lo Zuccato (1492-1562), pi che il Bonifaccio, potrebbe essere riuscito ad esaminare l'originale della delibera, visto che egli fu per molti anni notaio e cancelliere del comune di Treviso e pertanto era "avvezzo a trattare gli autentici documenti e a riconoscere l'alto valore storico dei publici atti per la fede che fanno; avendo alle mani, quale Cancelliere del Comume, le carte, i registri, i libri dell'Archivio Comunale, allora anche pi ricco che non ora" (BAILO 1879, p.397). 72 Istoria di Trivigi, Venezia 1744, ma composta nel 1591. 73 V ad es. la cronaca di TORRIANO, di fine Quattrocento. 74 Verbalizzato dal notaio Ubertinus filius Domini Maphey de Fara civis Tarvisii; si precisa che ci si baser dora in poi sul testo trascritto in ASV, Lib. Pact. V, cc. 9-13, che risulta essere il pi antico testo delle trascrizioni dell'atto deditizi a noi pervenuti. 75 ASV, Lib. Pact. V, c. 9.

30 effettuate a favore di terzi da parte del Comune stesso nel passato. Il riferimento alla cessione del dominium e della iurisdictio su Treviso ed il relativo distretto a favore di Cangrande della Scala del 17.7.1329 qui evidente, anche se la revoca e cassazione dei precedenti dominii rappresentava una clausola usuale in questo tipo di atti76. La seconda proposta ebbe ad oggetto una modifica statutaria, atteso che, per potersi dare sotto il dominio di Venezia, i trevigiani avrebbero dovuto abrogare omni modo, iure et forma quibus melius potuerint77 gli statuti e le reformazioni che contenevano disposizioni contrarie a questa eventualit e, prima ancora, quelle stesse norme che disciplinavano termini e modi per la medesima abrogazione di questi stessi statuti e reformazioni. Gli statuti di Treviso, infatti, prevedevano una particolare procedura per l'abrogazione dei cd. statuta precisa, sorta di norme statutarie particolarmente resistenti in quanto fortemente caratterizzanti lordinamento costituzionale del comune e per questo motivo sottratte alla normale legislazione e revisione ed esenti anche da interpretatio proprio per garantire di essi una puntuale applicazione (paragonabili sostanzialmente al nostro art.139 Cost., che vieta che la forma repubblicana possa essere oggetto di revisione costituzionale78), procedura che nel caso di specie non poteva evidentemente essere seguita79. La terza ed ultima proposta riguardava la sostanza vera e propria dellatto, vale a dire la proposta che il dominium della citt e di tutti i luoghi compresi nel suo distretto, sia citra plavim che ultra plavim (le odierne destra e sinistra Piave), detur et tradatur al Doge e, per esso, a Venezia, cum pleno et

Si pensi ad esempio alla precedente dedizione di Treviso a Cangrande della Scala, in VERCI, X, p. 60, doc. 1118: "quod omnia et quelibet alia domini, arbitria, et iurisdictiones, si qua, vel qualitercumque per Com. Ter. concessa sive [...] sive alicui alie persone revocentur et pro revocatis et cassis omnimode habeantur". 77 ASV, Lib. Pact. V, c. 9. 78 Il paragone di ASCHERI 1999, p. 26. 79 V. statuto "De absolutione a statutis precisis" (n.CXVIII del 1313, in BETTO 1984/1986, I, p.102 e Rub.XII, Tract. II, Lib.I, nella versione asolana in FARRONATO NETTO 1988, p. 65). In particolare, gli statuta precisa potevano essere abrogati e derogati esclusivamente a seguito di una complessa procedura che prevedeva tre delibere identiche, previa lettura chiara del testo dello statuto da abrogare, ognuna delle quali doveva essere adottata dal consiglio con un quorum deliberativo minimo di 200 consiglieri (150 nella versione asolana degli Statuti).

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31 libero arbitrio et mero ac misto Imperio et plena iurisdictione80. Poich la delibera, come si visto, per essere pienamente conforme agli statuti del Comune, giusta richiesta esplicita del doge, dopo la delibera della Curia degli Anziani avrebbe dovuto transitare dapprima attraverso il Consiglio dei Quaranta, indi per il Maggior Consiglio, la terza proposta comprendeva pure, per lappunto, la trasmissione del provvedimento nel suo insieme a questi due collegi affinch la complessiva proposta potesse ottenere lapprovazione degli stessi. La Curia degli Anziani, che in quelloccasione era composta da nove membri su dodici, numero comunque evidentemente sufficiente ad integrare il quorum costitutivo del consiglio in quanto tamen legitime citati81, approva ognuna delle tre proposte singolarmente allunanimit, lasciando completamente vuoto il bussolo lazuro82, indi procede alla trasmissione della proposta medesima al Consiglio dei Quaranta. La riunione del Consiglio dei Quaranta segue 83 immediatamente quella della Curia degli Anziani e si articola sulla falsariga di quella della Curia Ancianorum, con le tre votazioni distinte e le tre pedisseque approvazioni nemine discrepante di trentasette voti su trentasette consiglieri presenti (anche in questo consiglio permane lassenza dei tre anziani di cui si fatto sopra cenno). In particolare, sempre alla presenza del Podest e Capitano Pietro de Canal, il quale si limita anche qui a sollecitare la decisione del Consiglio, dapprima il notaio verbalizzante procede alla lettura delle tre proposte ai consiglieri in lingua volgare, dopo averle tradotte alla lettera (ipsis prius vulgarizatis et lectis ad inteligentiam de verbo ad verbum84), indi il consigliere Piacentino di Monte Martino le sottopone formalmente a votazione distintamente luna dallaltra. I consiglieri votano cos separatamente la prima proposta de revocando omne et quodlibet dominium, indi quella de absolvendo statuta et reformationes communis Tarvisii, ed infine la proposta de dando dominium civitatis Tarvisii edASV, Lib. Pact. V, c. 9. Sul significato di questi termini, v. Cap.IV. Ibid., c. 9. 82 La votazione avvenne con il sistema usuale illustrato dal Marchesan (MARCHESAN 1923, I, p. 99) dei bussoli bianchi ed azzurri e delle pallottole (ad buxollos et ballotas). 83 In entrambi i casi il verbalizzante indica addirittura il medesimo riferimenti temporale ante oram terciam, il che significherebbe che entrambe le assemblee e votazioni sarebbero avvenute prima delle nove di mattina. 84 ASV, Lib. Pact. V, c. 10r.81 80

32 districtus inclito domino, Domino duci et communi Venetiarum, comprendente il provvedimento di trasmissione degli atti al Maggior Consiglio affinch esse acquistino plenam [...] firmitatem 85. Anche al Maggior Consiglio, sempre nella medesima giornata, ma questa volta post nonam, e sempre coram supradicto domino potestate et capitaneo86, vennero cos sottoposte le tre distinte mozioni. Appena data lettura delle stesse, anche in questo caso previa volgarizzazione da parte del notaio, tutto il Maggior Consiglio esplode di gioia e di tripudio ed in esso si susseguono ininterrottamente interventi in honorem, laudem et gloriam ducalis dominii communis Venetiarum da parte dei cittadinini pi in vista della citt, i quali, come fossero in concorrenza tra di loro, ex habundantia cordis non riuscivano a trattenersi ed attendere il rispettivo turno, contribuendo cos a diffondere in tutto il Consiglio summum gaudiosum animum87. A questo punto, dopo un breve ritiro dei nove anziani "in capelam palacii" per decidere sul punto, lo iudex ancianorum Giovanni della Vazzola sottopone al Maggior Consiglio singolarmente le tre proposte di cui sopra, le quali vengono cos definitivamente approvate separatamente una dopo l'altra anche dallorgano costituzionalmente pi importante del Comune. Poich nella terza mozione venne compresa anche la proposta di nominare con separata delibera del Maggior Consiglio due procuratori speciali, i quali avrebbero dovuto recarsi a Venezia per ivi compiere latto deditizio in nome e per conto di tutta la citt, a differenza delle prime due proposte, le quali vennero ovviamente approvate all'unanimit da parte di tutti i duecentootto consiglieri presenti, la terza pass solo con il voto di duecentosei consiglieri su duecentootto, avendo evidentemente "intuito" la loro futura nomina i due consiglieri che saranno poi nominati procuratori88. La nomina cadde sulleIbid., c. 10. Ibid. 87 Ibid., c. 11. 88 Qui pare che i due procuratori nominati fossero presenti in occasione della discussione e della votazione della delibera, risultando il loro voto escluso dal mero quorum deliberativo della stessa. In realt, a rigori lo statuto n.CXVI del 1313 "quod omnes, quos proposta tangit, exeant de consilio" (in BETTO 1984/1986, I, p. 101 e v. anche lo stesso statuto Rub.VIIII, Tract. II, Lib.I, in FARRONATO NETTO 1988, p. 64) prevedeva che i consiglieri (e gli stretti loro congiunti e procuratori) in conflitto di interessi con l'oggetto della delibera dovessero uscire dal consiglio prima che cominciasse la discussione86 85

33 persone del milite Gerardo de Baldachinis e dell'utriusque iurisperitus Nicol de Adelmario, i quali vennero designati "certos nuncios, actores, procuratores legitimos, sindicos et negociorum gestores et quidquid melius esse possunt"89 direttamente dal Podest unitamente a tutto il Consiglio medesimo90, con il compito di recarsi a Venezia "ad confirmandum, aprobandum, ratificandum, de novo dandum, tradendum et concedendum, dominium civitatis Tarvisii et districtus com mero et mixto imperio et omnimoda iurisdictione" e "ad supponendum, subiciendum et submittendum dictam civitatem [...] et [...] personas ipsorum civium dicto domino duci et communi Venetiarum"91 e di prestare formale giuramento di fedelt a Venezia, il tutto a nome e per conto di tutta la citt e con impegno da parte di questa di tener per fermo e rato ogni atto posto in essere dai predetti procuratori.

4. - Il solenne atto di dedizione di Treviso a Venezia (10 febbraio 1344). I due procuratori, freschi di nomina, si recarono pertanto in Venezia per espletare il mandato loro conferito ed il successivo marted 10 febbraio 1344 occorse il solenne atto di dedizione. Esso risulta trascritto integralmente nel Liber Pactorum92 e, quanto al versante trevigiano, il documento ignorato completamente dallo Scoti, mentre il Verci lo trascrive con lindicazione, in rubrica tratta onde la precedente93. Ci significa che, atteso che il documento precedente al quale lo studioso fa riferimento quello relativo alla delibera adottatadella delibera medesima, incidendo la loro assenza nella formazione del medesimo quorum costitutivo del collegio, sia pur relativamente alla delibera stessa. 89 ASV, Lib. Pact. V, c. 12. 90 Lo sforzo del notaio verbalizzante per descrivere non solo l'unit d'intenti tra Podest e Consiglio, ma anche e soprattutto per fondere le volont stesse dei due organi al fine di far emergere l'esistenza di un'unica decisione sul punto veramente mirabile: egli scrive infatti che i procuratori vennero nominati da "idem dominus potestas de consensu et voluntate omnium et singulorum de dicto consilio, et cum eis et ipsi, omnes de dicto consilio, de auctoritate et consensu ipsius domini potestatis et capitanei et cum eo, unanimiter et concorditer, nemine discrepante, nomine et vice ipsius communis Tarvisii, pro se ipsis et successoribus suis et posteris" (Ibid.). 91 Ibid. 92 V. nota 43. 93 VERCI, XI, p. 35(doc.), doc. 1413.

34 dagli organi del Comune di Treviso e di cui al punto che precede, tutte le considerazioni sopra svolte in ordine alla fonte dalla quale il Verci possa aver tratto la trascrizione di quella delibera debbono ritenersi integralmente riproposte anche in questa sede. La dedizione avvenne in maiori Consilio Civitatis Venetiarum94 alla presenza, oltre che del Doge, anche di altri illustri personaggi, tra i quali, per parte trevigiana, basti ricordare persone del calibro di Schenelle Conte di Collalto e di Nicol Tempesta, advocatus di Treviso. Venendo al contenuto del documento, alla verbalizzazione dell'atto deditizio vero e proprio il notaio rogante Ubertino di Farra premette alcune non brevi ed estremamente significative considerazioni di matrice religiosa in merito alle ragioni ed ai caratteri pi profondi dell'avvento della dominazione veneziana e della dedizione trevigiana. Sarebbe oltremodo erroneo e fuorviante sorvolare su di esse come fossero semplici clausole di stile, in quanto il loro significato nel contesto culturale dell'epoca tanto pi importante quanto pi esso tende a sfuggire all'attenzione secolarizzata dell'osservatore moderno. In particolare, nel documento si legge che, come normalmente Dio permette che gli uomini siano coinvolti in gravi afflizioni proprio per far s che essi, comprendendo di essere oggetto dell'attenzione della misericordia di Dio all'atto della liberazione da queste afflizioni, con la lode al Signore riconoscano pi chiaramente di essere sempre sottoposti alla volont divina, cos propriamente si pu affermare del popolo del Comune di Treviso. Esso infatti fu dominato da diversi padroni per molti anni, durante i quali la citt conobbe tempi duri di oppressioni, miserie, pericoli e perdite. Finalmente Dio fece giungere il giorno atteso della liberazione dalle tribolazioni, inviando ai trevigiani il soave dominio di Venezia, che determin l'ingresso della citt di Treviso in uno statum prosperum et quietum95. La dominazione veneziana, quindi, per Treviso "via, veritas, et vita, qua elisa reparat, et aspera in vias planas committat96 e la dedizione rappresenta una dimostrazione concreta di "veram fidem et devotionem"97 nei confronti di Dio e, per esso, di Venezia.94 95

Ibid., c. 13 Ibid. 96 Ibid.. Sull'accostamento tra Cristo, "via veritas et vita" per l'umanit (Giovanni, 14,6), e Venezia, "via veritas et vita" per Treviso, v. il successivo Cap. V.3. 97 Ibid.

35 I due procuratori trevigiani si presentarono cos al cospetto del doge Andrea Dandolo e, flexis genibus, allo stesso "sponte et certa scientia de novo dederunt, tradiderunt, concesserunt, et transtulerunt dominium dicte Civitatis Tarvisii, et sui districtus Tarvisii, cum mero et mixto imperio, et iiurisdictione eorum, et exercitio cum omni iure suo98; segue una dettagliata elencazione di una serie di beni e diritti di pertinenza del Comune di Treviso che vengono trasmessi a Venezia nella persona del suo Doge99. Ed ancora, i procuratori, sempre libere, sponte, et certa scientia [...] supposuerunt, et totaliter submiserunt, veram et perpetuam subiectionem" al doge e, per esso, a Venezia, a cui promisero "obedientiam dictorum civium, et habitatorum, et successorum suorum perpetuo100. Vennero infine trasferiti a Venezia specificatamente anche tutti i diritti e pretese di natura fiscale (pedagia, tholonea, datia, vectigalia, bona privata, iurisdictiones, honores, terras, et possessiones, comitatus, regalia, et phiscalia quecunque101), relativamente alle quali a Venezia venne riconosciuto il potere di vendere, donare, alienare, et obligare, locare, et fructus et reditus, et proventus de ipsis recipere et exigere, et de ipsis disponere absque contradictione dictorum Civium102, nonch quelli di natura civilistico-possessoria, con riconoscimento in capo a Venezia della licentiam accipiendi, et apprehendedi di ogni terra e possedimento del Comune di Treviso (castra, fortilicia, terrae, villae, eccetera), sia di qua che di l del Piave103.98 99

Ibid. et omnibus et singulis villis, locis, terris, castris, bonis, iuribus, honoribus, fortaliciis dicte Civitatis spectantibus, et pertinere debentibus, et eidem civitati suppositis, et subditis positis et iacentibus in dicta Civitate et districtu Tarvisii, tam ultra, quam citra plavim, tam publicis, quam privatis, pedagiis, daciis, vectigalibus, regalibus et phiscalibus, et tholoneis quibuscumque iurisdictionibus, homagiis, utilitatibus, proventibus, fructibus, et obventionibus dicte Civitati Tarvisii pertinentibus, et spectantibus, et que pertinere et spectare deberent, seu que spectare et pertinere possent in futurum, et qua dicta Civitas habere et tenere debet, seu habere et tenere videtur in integrum, et omni iure suo quocunque, et qualitercunque (Ibid., cc. 13-14r). 100 Ibid., c. 14r. 101 Ibid. 102 Ibid. 103 Il riferimento alla definitiva sistemazione della questione Coneglianese nelle intenzioni delle parti evidente. Va solo ricordata brevemente in questa sede la vicenda relativa ai rapporti Venezia-Treviso-Conegliano dalla prima (v. nota 16) alla seconda dedizione di questultima a Venezia, e cio dalla primavera del 1337 all'estate del 1339. I Coneglianesi, avvenuta la pace del

36 Tutti questi trasferimenti videro lespressa accettazione del Doge, a nome proprio e dei propri successori, e di tutto il Commune Venetiarum. Insomma, una completa e totale cessione a Venezia di tutti i diritti (oggi diremmo pubblici e privati) e di tutte le prerogative giurisdizionali e politiche spettanti al Comune di Treviso sulla citt ed il suo distretto ed una assoluta ed incondizionata sottomissione ai voleri della dominante, come peraltro stato gi pi volte ricordato dagli storici che si sono occupati della vicenda104.

5.- Il giuramento di fedelt a Venezia da parte dei procuratori trevigiani (11 febbraio 1344). Per le fonti documentarie anche di questo atto105 valgano le medesime considerazioni svolte per latto di formale dedizione e di cui al punto che precede. Il giuramento di Gerardo de Baldachinis e Nicol de Adelmario, verbalizzato sempre dal notaio Ubertino da Farra, avvenne il giorno seguente la formale dedizione (11 febbraio 1344), sempre nel palazzo ducale alla presenza del Doge e di altri importanti cittadini veneziani. I due procuratori della citt e del distretto di Treviso iuraverunt ad sancta dei evangelia tactis corporaliter sacrosanctis scripturis106 perpetua fedelt ed obbedienza al Doge ed ai suoi successori e, per esso, a Venezia stessa ed a tutti i rettori che la Repubblica avrebbe inviato a Treviso per1339 tra Venezia (e Firenze) e gli Scaligeri, e nel silenzio del trattato, rivendicarono presso Venezia la propria autonomia da Treviso, richiamandosi alla dedizione del 1337, mentre Treviso premeva affinch Conegliano fosse riconosciuta parte integrante del proprio territorio. Poich pareva che Venezia propendesse per le ragioni di Treviso, i Coneglianesi, i quali pro certo, quod si ipsi homines de Coneglano credidissent habuisse aliquid agere cum Tarvisinis, ipsi potius mansissent cum illis de la Scala vel peius (VERCI, X, p. 147(doc.), doc. 1351), per tutta risposta in data 4 giugno 1339 si sottomisero con voto del Consiglio al Patriarca di Aquileia. Solo un energico ed immediato intervento di Venezia riusc a sventare la manovra del Patriarca, che avrebbe portato Conegliano sotto legida papale e (vacante la sede dellimperatore per la deposizione di Lodovico il Bavaro) imperiale. La dedizione definitiva di Conegliano a Venezia del 27 giugno 1339. Per tutti questi avvenimenti, v. Ibid., XI, pp. 39-45 e VITAL 1925, pp.121-129. 104 V. note 30 e 31. 105 ASV, Lib. Pact. V, cc. 14-15r. 106 Ibid., c. 15r.

37 reggerne lamministrazione. Essi si impegnarono altres a rispettare ed a non ledere in alcun modo i diritti e le prerogative di Venezia su Treviso ed il suo distretto ed a fare tutto il possibile per impedire e denunciare prontamente ogni fatto o comportamento che potesse avere leffetto di ledere in qualche modo lo statum et honorem di Venezia.

6. - La nomina del rappresentante veneziano e le disposizioni inviate a Treviso (18 febbraio 1344). Esaurita la fase "trevigiana" della procedura con il giuramento di fedelt da parte dei procuratori in nome e per conto di tutta la citt di Treviso e del suo distretto, viene ora il turno di Venezia, la quale - accettata la dedizione - pone in essere gli atti indispensabili finalizzati alla concreta acquisizione del possesso della citt deditizia, il primo dei quali rappresentato dall'atto di nomina di un rappresentante della Repubblica con il compito di provvedere in merito. In realt gli atti sono due, ma vengono qui riuniti per ragioni di evidente connessione oggettiva e cronologica, dato che essi hanno un contenuto sostanzialmente identico, anche se presentano finalit e destinatari diversi, e furono redatti nello stesso giorno del 18 febbraio 1344. Il primo di questi due atti rappresentato dal provvedimento con il quale il Doge procede per l'appunto alla nomina del rappresentante veneziano nella persona del notaio Nicol de Alemani, al quale vengono fornite adeguate istruzioni per la corporalem presa di possesso di Treviso e del suo distretto. Latto si trova unicamente a Venezia, contenuto nel Liber Commemorialis107, istituito dalla cancelleria ducale agli inizi del trecento con lo scopo di raccogliere tutti gli atti e documenti che in qualche modo potevano fornire appoggio in sede di rivendicazione dei diritti dello stato veneziano in questioni politiche ed amministrative, sia interne che esterne, e la cui importanza venne via via a soppiantare quella dei Libri Pactorum108.

ASV, Lib. Comm. IV, c. 58, sotto il titolo Syndacatus ad accipiendo tenutas dominii Civitatis Tarvisii et Districtus. Nel regesto di PREDELLI 1876, IV, p. 136, il documento indicato con il n. 114. 108 PREDELLI 1876, I, p. VIII; v. anche POZZA 1997, p. 368 e pg. 382, n. 42.

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38 Latto dogale venne rogato dallancor giovane notaiocronista Raffaino de' Caresini alla presenza di alcuni testi, tra i quali lo stesso Cancellier Grande Nicol Pistorino, e contiene, come si detto, anzitutto la nomina da parte del doge del predetto Nicol de Alemani a syndicum, actorem, procuratorem legittimum ac negociorum gestorem, et quidquid amplius dici potui109. Indi latto contiene le istruzioni fornite al procuratore dallo stesso doge ad intrandum, intromittendum et recipiendum tenutam et corporalem possessionem solenniter et legittime110 del territorio di Treviso e del suo distretto in nome di Venezia, ovviamente al di qua ed al di l del Piave, cum puro, mero et mixto imperio et plena et libera et iurisdictione et potestate111 secondo il tenore della dedizione trevigiana e con attribuzione dei pi ampi poteri al fine di raggiungere i compiti possessori assegnatigli. Il secondo atto costituito invece da una ducale indirizzata alla citta di Treviso nella medesima data del 18 febbraio 1344 e che pertanto si trova negli archivi della citt deditizia. In particolare, il testo trevigiano pi antico della ducale si rinviene, sotto il titolo qualiter Civitas Tarvisii, et Districtus sint tradita Dominationi Ducali secundum ordines Statutorum Comunis Tarvisii, allinterno della cd.Morosina112, una raccolta di testi legislativi emanati da Venezia per la disciplina del dominio su Treviso (cd. provisioni ducali), rivestiti di carattere di norme di rango superiore rispetto agli Statuti cittadini preesistenti, i quali vennero comunque mantenuti sin dallinizio della dominazione veneziana quale legge fondamentale della citt113. La denominazione del codice deriva dal nome di Pietro Morosini, podest di Treviso dal marzo 1363 al marzo 1364, il quale provvide nei primi tre mesi del 1364 alla raccolta e trascrizione109 110

ASV, Lib. Comm., IV, c. 58. Ibid. 111 Ibid. 112 BCapTv, ms. 9 (segn. n.), p. 14. Altro esemplare della Morosina ricoverato presso la Biblioteca Comunale di Treviso (BCTv, ms.452). Nella prima pagina del Codice custodito presso la Biblioteca Capitolare di Treviso si legge per lappunto che Codici appellato la Morosima continentur partes captae in consiliis ordinaris ill.mi Du. Dom. Venet. a tempore quo civitas tarvisii devenit sub umbram dicti Du. Dom quod fuit de anno 1338 inditione 6 die mercuri secundo decembris. 113 ASV, Senato Misti, reg.19, c. 44: quod potestas Tarvisii, qui est et erit pro tempore, Castifranchi, Asili, Mestre et Oppitergii tenerantur observare statuta civitatis Tarvixii que faciunt ad eorum regimina: Salvo semper arbitrio ducalis dominii posse addere, minuere et corigere omni tempore com eius beneplacitu et voluntate. V. anche FARRONATO NETTO 1988, p. CXI.

39 delle provisioni al fine di agevolarne il rinvenimento e la consultazione. La ducale in questione risulta ritrascritta anche in numerose raccolte settecentesche, sia di carattere eruditocompilativo (quale ad esempio quella dello Scoti114, dalla quale tratta a sua volta la trascrizione del Verci115, e quella dellAvanzini116) che pratico-giudiziario (quale ad esempio quella contenuta nel fascicolo relativo alla controversia tra Treviso ed Asolo per il riconoscimento della concattedralit della collegiata di Asolo117). Con questo provvedimento il Doge informa i trevigiani di aver provveduto alla nomina del rappresentante di cui sopra, invitandoli ad obbedire ad esso in relazione a tutte quelle formalit e procedure che il procuratore dovesse ritenere di porre in essere per lespletamento del proprio mandato, e segnatamente disponendo che tutti i cittadini di et superiore ai quattordici anni prestassero giuramento di fedelt alla Repubblica. Tutte le formalit alle quali fa cenno la ducale, e con le quali finalmente si esaurisce tutta la procedura della dedizione, verranno quindi poste in essere il successivo 21 febbraio.

7. - La procedura di effettiva presa di possesso di Treviso da parte di Venezia (21 febbraio 1344). Il Verci trascrive un documento datato 26 febbraio 1344 sotto la rubrica La Republica di Venezia fa prendere il possesso114

SCOTI, VIII, p. 297, doc. 173, sotto la denominazione di Credenziale di quello che aveva a prender il possesso della Citt nella prima dedizione. Nella raccolta dello Scoti la ducale non risulta inserita nel punto corretto nella sequenza cronologica dei documenti trascritti a cagione di un errore commesso dall'erudito nella corretta individuazione della data della ducale medesima. Accortosi dell'errore, lo Scoti, prima di riportare il testo del provvedimento a p. 297, annota: deve stare @ 289; corrispondentemente, alla pg. 289, ove avrebbe dovuto correttamente essere inserita la ducale, riportato il rinvio alla pagina (p. 297) ove per errore essa risulta trascritta. Come suggerisce anche una chiosa rossa ormai assai sbiadita a margine del testo di pg.297 (incontrare lindizione, e lanno, che deve essere 1344), linsidia in cui incorse lo Scoti fu rappresentata dalla particolarit che lindizione era indicata more veneto e pertanto si riferiva ad un anno che iniziava il primo di marzo, mentre la ducale ricade nel periodo 1 gennaio 28 febbrai