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LUCIO FERRARA: IT’S ALL RIGHT WITH... YOU! [ 06/06/2011 ]

ANNO: 2011REDATTORE : Diego Librando

Abbiamo “inseguito” Lucio Ferrara fino a New York, dove ormai e' di casa e da dovetornera' appena in tempo per l’appuntamento ormai consolidato con l’Orsara Musica JazzFestival. Dai suoi racconti (sugli esordi, sui fortunati incontri musicali, sui viaggi) emergesoprattutto un grande amore per la musica, amante perfetta e da non tradire mai…

Sound Contest: Cominciamo dall’ultimo disco. “It’s all rightwith me” registra presenze importanti (Lee Konitz) e altre,altrettanto significative, che pero' sono piu' legate al tuogiro di amicizie musicali storiche (Antonio Ciacca). Da qualiesperienze nasce questo disco?

Lucio Ferrara: Il disco e' stato registrato a New York, Sorrento eRoma. Roma e' la citta' dove mi sono trasferito da poco e dovevivono i musicisti con cui suono nei miei progetti in Italia. NewYork e' l’altra citta' importante dove ho registrato gran parte delcd con Antonio Ciacca, Ulysses Owens e altri. A Sorrento, invece,abbiamo suonato con la band del cd in studio piu' Lee Konitz, tre

giorni fantastici parlando e studiando con Lee, il mio idolo.

S.C.: Concettualmente e' un lavoro molto organico. Prima un quartetto che toccal’apice con l’inserimento del maestro Konitz. Poi un trio al quale sei molto legato.E’ cosi'?

L.F.: Le tre formazioni sono gli organici che ho sempre amato e i musicisti che suonano liamo allo stesso modo. Il quartetto con il piano di Antonio Ciacca e' la formazione piu'familiare, potrei suonare per giorni interi con Antonio senza annoiarmi. Il trio con l’organoarriva dall’ascolto dei dischi di Wes Montgomery. In quintetto con Lee Konitz, invece, e'come essere al fianco di un poeta che riesce a trovare sempre le parole giuste perdescrivere un sentimento senza cadere mai nella banalita' e nello scontato.

S.C.: Piu' che mai in questo ultimo lavoro vengono fuori le tue peculiarita'stilistiche. Uno stile pacato, pulito, attento al fraseggio senza inutili manierismi,che si inserisce nella lezione piu' autentica del bop. Che evoluzione ha registratoquesto disco nel tuo modo di fare musica e nel tuo stile da “Florian”, tuo discod’esordio? Quali sono i musicisti di riferimento che hanno forgiato il tuo stile e aquali guardi nel fare musica?

L.F.: Da “Florian” sono passati molti anni, anni di esperienze molto significative. Lo stilecredo sia rimasto simile, ma le esperienze che ho avuto mi hanno maturato moltissimo datanti punti di vista. Ascolto molta musica in giro nei club e nei teatri di Roma e New York,ma quando sono a casa non manca mai la musica di Louis Armstrong, Ella Fitgerald, Frank

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ma quando sono a casa non manca mai la musica di Louis Armstrong, Ella Fitgerald, FrankSinatra, Parker e Ellington, solo per citarne alcuni.

S.C.: Quando e come e' entrata la musica nella tua vita?Che percorso hai seguito? Quando hai capito chesarebbe stata la tua professione?

L.F.: Mi sono avvicinato alla musica all’eta' di sette anni. Imiei due fratelli maggiori suonavano la chitarra e mi hannoinsegnato le cose basilari oltre che ad amare la musica ingenerale. Per i primi due terzi della mia vita sono stato unautodidatta, ideando un mio personale modo di suonare.

Poi a Bologna, durante i primi anni universitari, ho sentito l’esigenza di approfondire lamusica jazz dopo aver seguito l’ultima grande rassegna del Festival Jazz di Bologna:c’erano Winton Marsalis, Max Roach e le jam session con Sal Nistico e Steve Grossman.Ho amato la musica di Errol Gardner, Wes Montgomery, Bill Evans, Oscar Peterson e Milescon Coltrane, dividendo molto studio col grande pianista e amico Antonio Ciacca. Iseminari di Barry Harris mi hanno offerto una visione piu' chiara di come avvicinarmi estudiare il jazz. Nel 1998 ho vinto il concorso Iceberg, sez. musica jazz, e ho realizzato ilmio primo CD “Florian”. Successivamente ho conseguito il diploma in Musica Jazz alConservatorio di Bologna e la relativa laurea specialistica al Conservatorio di Andria.Parallelamente alla mia carriera di leader ho portato avanti quella di sideman al fianco dimolti musicisti bolognesi e per un periodo ho approfondito la musica brasiliana, bellissimaesperienza. Dal 2004 sono docente di chitarra all’Orsara Musica Jazz Festival edattualmente sono anche direttore dei seminari. Ho insegnato anche in alcuni Conservatoriitaliani.Quando ho capito che la musica sarebbe stata la mia professione? Sono stato l'ultimo acapire che avrei fatto il musicista, intorno a me tutti lo sapevano. Ricordo in particolare ungiorno, mentre parlavamo del nostro futuro con i miei amici, dissi : non so ancora cosafaro' da grande… mi guardarono tutti perplessi e dissero: Lucio... tu farai il musicista,nessuno ha mai avuto dubbi su questo! Wow... ecco questo e' l'inizio.Tornando ad oggi, oserei affermare che come chitarrista ho avuto la fortuna di suonarecon musicisti che ho sempre ammirato e stimato, da Lee Konitz a Benny Golson. E daqualche anno mi reco sempre piu' spesso a New York, dove non potevo non registrare unaparte importante del mio ultimo CD.

S.C.: Com’e' nato il tuo legame con New York? Come tiha maturato? Quali musicisti frequenti e quali locali?Da li' certamente guarderai alla musica con occhiodiverso rispetto all’Italia. Com’e' la “situazione” deljazz e come sono visti i jazzisti italiani?

L.F.: Il tramite e' stato Antonio Ciacca, che mi ha spinto avisitare e conoscere questo posto in cui il jazz ha unsignificato profondo e maturo. Dall’Italia non si comprende ilvero feeling di questa musica, l’abbiamo importata e come

tutte le cose importate l’abbiamo modificata innestandola nella nostra cultura. E ora NewYork e' diventata una della mie “case”. A giugno saro' a New York con Antonio e la suaband al Rochester Jazz Festival con Lew Tabakin e Joe Magnarelli. Ho suonato conmoltissimi musicisti negli Stati Uniti, al Dizzy’s jazz Club (Jazz At Lincoln Center) con Joeyde Francesco, allo Smalls, allo storico Mynton’s e altri club newyorkesi con tanti altrisplendidi musicisti.

A New York c’e' l’originale, c’e' l’amore per il Jazz… c’e' lo swing.

S.C.: Oltre alla musica suonata la didattica occupa buona parte del tuo tempo. Dal2004 poi dirigi i seminari internazionali dell’Orsara Musica Jazz Festival. Ci parlidi questa esperienza? Cos’ha Orsara rispetto ad altri festival?

L.F.: E’ nata sette anni fa. Volevo dare il mio contributo allo sviluppo della didattica deljazz in italia. Orsara Musica mi ha dato questa possibilita' e credo che abbiamo fatto unottimo lavoro e con questi risultati continueremo con sempre maggiore determinazione.Sono particolarmente legato a Orsara, perche' sono nato e cresciuto in questo paesinodella provincia di Foggia. Per raggiungere i risultati che stiamo ottenendo ci vuole moltolavoro e noi lo facciamo. Ospitiamo studenti da tutto il mondo, mandiamo i nostri allievi ingiro a fare esperienza e ci prendiamo le nostre soddisfazioni perche' i nostri studentiricevono complimenti e riconoscimenti importanti.

S.C.: Cosa state preparando per l’edizione 2011? I docenti cambiano o sono sceltidocenti diversi ogni anno? Che rapporto creano con gli allievi?

L.F.: Il 2011 sara' un anno straordinario, gli allievi sono cresciuti di numero e di livello. Ilpaese sara' invaso da un numero record di studenti provenienti dagli Stati Uniti,

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paese sara' invaso da un numero record di studenti provenienti dagli Stati Uniti,Inghilterra, Francia, Spagna e Italia ovviamente. In genere i docenti cambiano ogni anno,anche se a volte accade che qualcuno venga riconfermato. Essendo musicisti in tourdurante l’anno non e' sempre facile avere conferma della loro disponibilita'.Spesso tra docente ed allievo si instaura una sorta di feeling musicale che va oltre le auledei seminari e che va avanti nel tempo. E l’organizzazione del Festival e' orgogliosa diquesto.

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