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LETTURE Classici Per chi vuole saperne di più sulle atmosfere evocate dal racconto di Silvia Ronchey, si può «viaggiare» nell’Odissea di Omero, soprattutto il canto XII e il canto XXIII (nell’edizione Mondadori / Fondazione Lorenzo Valla). Per le Argonautiche di Apollonio Rodio, si consiglia la traduzione di Guido Paduano (commento di Paduano e Fusillo, BUR). Le argonautiche orfiche, con testo greco a fronte, sono state pubblicate da Studio Tesi a cura di Luciano Migotto. Giardini antichi Sull’argomento, testo fondamentale è I giardini di Roma antica (Garzanti) o L’arte dei giardini. Una breve storia (Donzelli) del grande latinista francese Pierre Grimal. Le sirene Sulle fantastiche creature, da Il mito delle Sirene di Bettini e Spina (Einaudi) ai contributi romanzeschi di Kafka, Il silenzio delle Sirene, Andersen, La Sirenetta, Tomasi di Lampedusa, Lighea. Nell’isola delle sirene fiorisce l’immortalità Estate in giardino/2 Un racconto ispirato alle Argonautiche: in viaggio sulla nave di Orfeo, cercando le creature metà fanciulle e metà pesci e il loro prato marino tra gli scogli, con gigli e viole Con le recensioni e le classifiche dei bestseller SILVIA RONCHEY Ogni giardiniere sa che il principio di ogni giardi- no è la morte. E’ dalla putrefa- zione e dalla decomposizione più amara che nascono i fiori più dolci, le orchidee più delica- te, le rose più profumate, le vio- le dalle striature più cupe, che trascinano nel vortice dello stame come al fondo del pozzo sul cui orlo si sporgono. Posso annegare in una viola, perder- minellabirintodiun’orchidea, sciogliermi nella pura contrad- dizionediunarosa. Sono affascinato dai giardi- ni più che da ogni altra forma di bellezza, perché sono il per- fetto punto di congiunzione tra la bellezza e la morte. Mi chiamo Bute, sono un viaggia- tore. Prima di imbarcarmi sul- la nave di Orfeo ho girato il mondo, ho visto i giardini pen- sili di Babilonia, gli orti che gli egizi circondano di alte mura per preservarli dalle tempeste di sabbia, i cortili minoici stria- ti di croco. Conosco il parco do- ve si riuniscono i discepoli di Socrate,ilrecintoombrosodei seguaci di Epicuro, i tetti fiori- ti in onore di Adone, i ninfei cir- condati di statue e le esedre traboccanti di campanule e gi- gli. Ho visto signori prodigarsi per le loro ville sulle coste au- sonie o sulle spiagge libiche, frustare i loro giardinieri e of- frire sacrifici a Flora perché le terrazze in pendio sul mare fossero tappezzate di dalie fiammeggianti come soli o di ortensie livide come lune. Ga- reggiavano tra loro, e con la natura genitrice di tutto. Ed erano sempre insoddisfatti. Poi, nel sud dell’Egeo, ho vi- sto gonfiarsi all’equinozio rose gigantesche, i cui mille petali spalancati emanavano un pro- fumo che stordiva chiunque co- steggiasse quelle rive. Ho capi- to che i fiori più belli non posso- no essere coltivati, ma devono emergere spontanei dal ciclo inesorabile dell’essere. E che per questo, se nulla può egua- gliare la bellezza di un fiore sel- vaggio, il giardino più bello è quello il cui artefice è la morte. Sono più goloso dell’ape at- tica, cara ad Atena, più vibran- te dello scarabeo dal verde gu- scio, sacro agli egizi. Per me il sentore di un fiore è più com- plesso di qualsiasi melodia sca- turitadalflautoodallalira,più plastico di qualsiasi forma scol- pitadaApelleodaFidia. Avevo sentito parlare di un giardino, che è il giardino dei giardini. Cresce su un nudo scoglio proteso nel mare, la punta di un promontorio dove la roccia si tuffa a precipizio dall’alto. Alcuni la chiamano Anthemoessa, l’Isola dei Fiori. Come gli insetti gremiscono le rose e ronzano creando una melodia che ipnotizza e rapi- sce, così in questo giardino am- maliano i marinai col loro can- to strane creature, per metà fanciulle, per metà pesci secon- doalcuni,uccellisecondoaltri, in realtà grandi insetti dalle co- de iridate e traslucide, come quelli che precipitano dal cielo insieme agli angeli ribelli. Alcuni le chiamano Sirene, e il loro nome, seirén, è infatti uguale a quello che in greco designa alcune api solitarie. Secondo altri viene dal verbo seiráo, «lego», e allude al nes- so tra tutte le cose, o da seirá, «catena», la grande catena dell’essere. Come che sia, la vibrazione irresistibile che emettono è in qualche modo simile alla musica degli astri. Platone, nel racconto di Er, parlando del fuso che vortica sulle ginocchia della Necessi- tà, ha detto che l’armonia del- le otto sfere celesti si fonde nel suono della voce continua, incessante delle Sirene. Si sa che è destinato a non fare ritorno chiunque si tuffi dalla nave vinto da quel can- to. Ma a vincermi non è stato Oggi tuttoLIBRI iPad Edition A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ DIARIO DI LETTURA Un Subsonica fantascrittore Boosta: un thriller e una casa editrice FERRARIS P.VIII LA STAMPA «LasirenaLighea»(1873)dipintadaDanteGabrielRossetti Continuaapag.IV NUMERO 1773 ANNO XXXV SABATO 9 LUGLIO 2011 RITORNI Le cicogne di Santucci Inediti di una voce alla Chesterton PICCIOLI P. II IL SAGGIO Nell’officina della bellezza Il corpo rifatto dal chirurgo TOGNOTTI P. VI TUTTOLIBRI IL ROMANZO L’assassino di Simenon Un borghese ribelle e perdente BOSCO P. IV VIDEOINTERVISTA Edoardo Nesi, filare storie con i telai di Prato LA MEMORIA Giulio Einaudi: vi racconto il mio Struzzo tutto LIBRI «Lepiantecrescono tra le rocce scoscese, si specchiano nel mare e si nutrono dei corpi dei marinai» p «Il profumo di un fiore èpiùcomplesso diqualunquemelodia scaturitadalflauto o dalla lira del poeta» SUL COMODINO Mandelli, tra radio e tv con John Fante Dall’EdenalleSirene:lase- rieestivadi Tuttolibri pro- segue con un racconto che prende spunto dalle Argo- nautiche orfiche, poema bizantino posteriore alla metà del V secolo d.C. in cuiilprotagonistadelleim- prese della nave Argo non èpiùGiàsonemaOrfeo. La voce narrante del racconto è quella di Bute, il cui episodio si rintraccia in ApollonioRodio. I

iPad Edition tuttoLIBRI - Welcome | Silvia Ronchey · sili di Babilonia, ... turitadalflautoodallalira,più plastico di qualsiasi forma scol- ... che non solo è l’uomo più ricco

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 09/07/11 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: FRABEL - Ora di stampa: 08/07/11 20.36

LETTURE

Classici

Per chi vuole saperne di più sulleatmosfere evocate dal racconto diSilvia Ronchey, si può «viaggiare»nell’Odissea di Omero, soprattuttoil canto XII e il canto XXIII(nell’edizione Mondadori /Fondazione Lorenzo Valla). Per leArgonautiche di Apollonio Rodio,

si consiglia la traduzione di GuidoPaduano (commento di Paduano eFusillo, BUR). Le argonauticheorfiche, con testo greco a fronte,sono state pubblicate da StudioTesi a cura di Luciano Migotto.

Giardini antichi

Sull’argomento, testofondamentale è I giardini di Romaantica (Garzanti) o L’arte dei

giardini. Una breve storia (Donzelli)del grande latinista francese PierreGrimal.

Le sirene

Sulle fantastiche creature, daIl mito delle Sirene di Bettini e Spina(Einaudi) ai contributi romanzeschidi Kafka, Il silenzio delle Sirene,Andersen, La Sirenetta, Tomasi diLampedusa, Lighea.

Nell’isola delle sirenefiorisce l’immortalità

Estate in giardino/2 Un racconto ispirato alle Argonautiche:in viaggio sulla nave di Orfeo, cercando le creature metà fanciullee metà pesci e il loro prato marino tra gli scogli, con gigli e viole

Con le recensioni e le classifiche dei bestseller

SILVIARONCHEY

Ogni giardiniere sache il principio di ogni giardi-no è la morte. E’ dalla putrefa-zione e dalla decomposizionepiù amara che nascono i fioripiù dolci, le orchidee più delica-te, le rose più profumate, le vio-le dalle striature più cupe, chetrascinano nel vortice dellostame come al fondo del pozzosul cui orlo si sporgono. Possoannegare in una viola, perder-mi nel labirinto di un’orchidea,sciogliermi nella pura contrad-dizione di una rosa.

Sono affascinato dai giardi-ni più che da ogni altra formadi bellezza, perché sono il per-fetto punto di congiunzionetra la bellezza e la morte. Michiamo Bute, sono un viaggia-tore. Prima di imbarcarmi sul-la nave di Orfeo ho girato ilmondo, ho visto i giardini pen-sili di Babilonia, gli orti che gliegizi circondano di alte muraper preservarli dalle tempestedi sabbia, i cortili minoici stria-ti di croco. Conosco il parco do-ve si riuniscono i discepoli diSocrate, il recinto ombroso deiseguaci di Epicuro, i tetti fiori-ti in onore di Adone, i ninfei cir-condati di statue e le esedretraboccanti di campanule e gi-gli. Ho visto signori prodigarsiper le loro ville sulle coste au-sonie o sulle spiagge libiche,frustare i loro giardinieri e of-frire sacrifici a Flora perché leterrazze in pendio sul marefossero tappezzate di daliefiammeggianti come soli o diortensie livide come lune. Ga-reggiavano tra loro, e con lanatura genitrice di tutto. Ederano sempre insoddisfatti.

Poi, nel sud dell’Egeo, ho vi-sto gonfiarsi all’equinozio rosegigantesche, i cui mille petalispalancati emanavano un pro-fumo che stordiva chiunque co-steggiasse quelle rive. Ho capi-to che i fiori più belli non posso-no essere coltivati, ma devonoemergere spontanei dal cicloinesorabile dell’essere. E che

per questo, se nulla può egua-gliare la bellezza di un fiore sel-vaggio, il giardino più bello èquello il cui artefice è la morte.

Sono più goloso dell’ape at-tica, cara ad Atena, più vibran-te dello scarabeo dal verde gu-scio, sacro agli egizi. Per me ilsentore di un fiore è più com-plesso di qualsiasi melodia sca-turita dal flauto o dalla lira, piùplastico di qualsiasi forma scol-pita da Apelle o da Fidia.

Avevo sentito parlare di ungiardino, che è il giardino deigiardini. Cresce su un nudoscoglio proteso nel mare, la

punta di un promontorio dovela roccia si tuffa a precipiziodall’alto. Alcuni la chiamanoAnthemoessa, l’Isola dei Fiori.Come gli insetti gremiscono lerose e ronzano creando unamelodia che ipnotizza e rapi-sce, così in questo giardino am-maliano i marinai col loro can-to strane creature, per metàfanciulle, per metà pesci secon-do alcuni, uccelli secondo altri,in realtà grandi insetti dalle co-de iridate e traslucide, comequelli che precipitano dal cieloinsieme agli angeli ribelli.

Alcuni le chiamano Sirene,e il loro nome, seirén, è infattiuguale a quello che in grecodesigna alcune api solitarie.Secondo altri viene dal verboseiráo, «lego», e allude al nes-so tra tutte le cose, o da seirá,«catena», la grande catenadell’essere. Come che sia, lavibrazione irresistibile cheemettono è in qualche modosimile alla musica degli astri.Platone, nel racconto di Er,parlando del fuso che vorticasulle ginocchia della Necessi-tà, ha detto che l’armonia del-le otto sfere celesti si fondenel suono della voce continua,incessante delle Sirene.

Si sa che è destinato a nonfare ritorno chiunque si tuffidalla nave vinto da quel can-to. Ma a vincermi non è stato

Oggi

tuttoLIBRIiPad Edition

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

DIARIO DI LETTURA

Un SubsonicafantascrittoreBoosta: un thrillere una casa editriceFERRARIS P.VIII

LASTAMPA

«La sirena Lighea» (1873) dipinta da Dante Gabriel Rossetti

Continua a pag. IV

NUMERO 1773ANNO XXXVSABATO 9 LUGLIO 2011

RITORNI

Le cicognedi SantucciInediti di una vocealla ChestertonPICCIOLI P. II

IL SAGGIO

Nell’officinadella bellezzaIl corpo rifattodal chirurgoTOGNOTTI P. VI

TUTTOLIBRI

IL ROMANZO

L’assassinodi SimenonUn borgheseribelle e perdenteBOSCO P. IV

VIDEOINTERVISTA

Edoardo Nesi,filare storiecon i telai di Prato

LA MEMORIA

Giulio Einaudi:vi raccontoil mio Struzzo

tuttoLIBRI

«Le piante cresconotra le rocce scoscese,si specchiano nel maree si nutronodei corpi dei marinai»

p

«Il profumo di un fioreè più complessodi qualunque melodiascaturita dal flautoo dalla lira del poeta»

SUL COMODINO

Mandelli,tra radio e tvcon John Fante

Dall’Eden alle Sirene: la se-rie estiva di Tuttolibri pro-segue con un racconto cheprende spunto dalle Argo-nautiche orfiche, poemabizantino posteriore allametà del V secolo d.C. incui il protagonista delle im-prese della nave Argo nonè più Giàsone ma Orfeo.

La voce narrante delracconto è quella di Bute, ilcui episodio si rintraccia inApollonio Rodio.

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MASOLINOD’AMICO

Neanche PatrickDennis sfuggì alla legge se-condo cui se un personag-gio «nuovo» piace, bisognariproporlo con nuove av-venture. Il principio funzio-na bene, di solito, quando ilpersonaggio è sufficiente-mente interessante, e le av-venture le hanno gli altri,lui essendone soprattutto iltestimone: caso tipico, quel-lo dell’investigatore, siaHolmes, Poirot o Montalba-no. Più difficile quando co-stui è l’oggetto della storia.Quante cose potranno maicapitare anche all’indivi-duo più originale e impreve-dibile del mondo?

Spinto a inventare unanuova serie di situazioniper quella sua creatura, ov-vero l’inossidabile Mame,stravagante ed eccessivaavventuriera degli AnniTrenta (eccessivi e spensie-rati anche loro), il creatoreescogitò una cornice. Il nar-ratore è sempre Michael, ilnipotino di Mame, che aquesto punto è diventatoadulto, ed è sposato da anni

con Pegeen, donnina singo-larmente priva di umori-smo. Pegeen è preoccupataperché Mame, ormai ses-santenne, ha involato il lorofiglioletto per portarselo inuna gita di istruzione: e haben ragione di preoccupar-si, perché sono passati dueanni, e di prozia e bambinonon si hanno notizie. Perplacare la consorte allora ilnostro le racconta le espe-rienze da lui avute a suotempo con la medesima Ma-me, che se lo portò dietro inun vorticoso giro per l’Eu-ropa quando ormai il ragaz-zo cominciava a esseregrandicello.

Non per nulla si comin-cia con la emancipazione diMichael dal rigidissimo tu-tore assegnatogli a normadi legge. Questo avviene aParigi, quando Mame per

aiutare l’amica attrice Verafinisce addirittura sul palco-scenico delle Folies Bergère,in un tripudio di scandalo du-rante il quale fa in modo diubriacare l’irreprensibile Mr

Babcock, che quindi oltrepas-sa i limiti della decenza fino adover rinunciare alla tuteladel non più tanto imberbe Mi-chael.

Nella seconda tappa sia-mo a Londra, dove Mamevuole investire parte dellasua fortuna in una escalationmondana di cui è arteficeuna dubbia aristocratica.Questa facendole balenarepresentazioni e inviti a Cortein realtà le spilla un monte diquattrini, ed è proprio Mi-chael, che crescendo allascuola della zia si è fatto fur-bo, a smontare le sue mene.

Il terzo episodio si svolgea Biarritz, dove per salvarel’amica Vera dalla corte diun odioso messicano zia Ma-me seduce a sangue freddoquest’ultimo, con la conse-

guenza imprevista che Verasi consola proprio col corteg-giatore di Mame, un nobilebritannico momentaneamen-te accantonato per necessi-tà. Il quarto episodio si svol-ge a Venezia, ed è ancorauna volta Michael a salvarela situazione, liberando la ziadalla persecuzione di un pa-rente del di lei defunto mari-to che è l’incarnazione dellapeggiore volgarità yankee(la caricatura di costui, irre-frenabile autore di battutac-ce acrobaticamente rese dal-la traduttrice, è forse la zonapiù divertente del libro).

Nel quinto episodio siamoa Vienna... Ma il riassuntopuò finire qui. Sì, gli ammira-tori della impavida maliardacosì memorabilmente incar-nata sullo schermo da Rosa-lind Russell, cui il volume èdoverosamente dedicato, neritrovano i manierismi e l’im-perturbabilità; ma malgradoil cambiamento degli sfondi,peraltro descritti sbrigativa-mente, per stereotipi - club aLondra, gondole a Venezia - imeccanismi sono sempre glistessi. E anche il tono dellanarrazione, di un umorismotroppo costantemente auto-compiaciuto, rischia di stuc-care, in un modo più raffina-to ma in definitiva non poitroppo dissimile rispetto al-l’implacabilità con cui il con-giunto importuno di cui so-pra insiste per essere diver-tente a tutti i costi.

GABRIELLABOSCO

Il protagonista de L'as-sassino, Hans Kuperus, haun’ossessione: continuamentespia allo specchio le trasforma-zioni del suo volto, via via chegli eventi lo trascinano versoun epilogo claustrofobico. Ed èquesto in effetti uno dei roman-zi di Simenon in cui più agiscel’idea secondo cui esse est perci-pi. Il doppio omicidio che Kupe-rus commette nelle prime pagi-ne, quasi fosse in trance, nasceda una lettera anonima che loha messo al corrente della rela-zione tra sua moglie e un notoavvocato.

L’umiliazione che lo fa agireè tutta nell’opinione altrui: purdi non essere agli occhi dei suoiconcittadini il marito inganna-to, pur di non apparire ridicoloin seno alla comunità, il dottorKuperus imbocca la via del cri-mine. L’umiliazione è oltretut-to duplice: sua moglie Alice lotradisce con il conte Schutterche non solo è l’uomo più riccoe più invidiato di Sneek, ma -onta suprema - è anche statonominato Presidente dell’Acca-demia di Biliardo della cittadi-na, una carica cui Kuperus

aspirava da sempre.Ottenerla avrebbe rappre-

sentato per lui il riscatto del-l’intera esistenza. Eliminarel’uomo che è doppiamente arte-fice del suo disonore gli apparea un tratto come l’unica stradaimboccabile per sottrarsi algiudizio del mondo. Non riflet-te sulle conseguenze del gesto:lo compie. In un primo momen-to pensa che, uccisi i due aman-ti, sparerà anche a se stesso.Ma di fronte ai corpi senza vitadella moglie e del conte, nuova-mente di colpo decide che nonce n’è più bisogno. Vede anziaprirsi un varco inatteso. Orache il Presidente in carica del-l’Accademia di Biliardo giacein fondo a un canale, potrà can-didarsi a succedergli. Forseriuscirà finalmente laddove fi-nora ha sempre fallito.

Il protagonista de L'assassi-no entra così a pieno titolo nel-

la galleria di quei personaggi ca-ri a Simenon che a un certo pun-to della loro vita si ribellano a undestino fino a quel momento ac-cettato con una sorta di spentarassegnazione. Personaggi chesi accendono come colti da rap-tus e scappano dalla quotidiani-tà, sconvolgono senza preavvisoil quadretto tranquillo e mode-sto che hanno composto fino aquel punto e si affidano poi allafuga, ma incapaci di farne qual-cosa. Gli anni Trenta sono fitti,per il Simenon «serio», di roman-zi costruiti su questa idea. Sipensi al Borgomastro di Furnes,al Testamento Donadieu, a L’uo-mo che guardava passare i treni,alla Marie del porto. Capolavori,per gli appassionati del genere.

Qui il tema è declinato in mo-do particolarmente efficace per-ché la fuga è tutta mentale. Ri-spetto alle volte in cui il protago-nista sale su un treno e mettetanti chilometri tra sé e lo sguar-do sociale cui vuole sottrarsi,Hans Kuperus incarna la vellei-tà più grande: quella di fuggirerestando sul posto. Simenon loritrae nel suo sforzo vano di co-gliere allo specchio un’immagi-ne nuova, e registra con lucidafreddezza il permanere, anzi ildegenerare dello stesso volto, re-so ancora più inaccettabile - peril protagonista come per i concit-tadini - dal fallimento. C’è anche

un aspetto, nella vicenda del me-dico assassino, che funge da spiariguardo alle ragioni intime diuna tematica così ricorrente: larelazione che egli intreccia, subi-to dopo aver ucciso la moglie,con la cameriera Neel. Desidera-va la donna anche prima, ma

non aveva mai osato toccarla. Lalibertà illusoria che crede diaver conquistato lo induce aprendere per sé la camerieratondetta, a farne la sua amante,a ostentare persino lo spudoratolegame. Arriva a trasformarla inun surrogato di moglie, come

una forma di sfida alle conve-nienze borghesi.

Il ‘35, anno in cui scrive L’as-sassino, è proprio quello in cui Si-menon - constatato il fallimentodel matrimonio con Tigy e nonpotendola lasciare perché è in ar-rivo un figlio - sfoga la sua ama-

rezza con Boule, la ragazza chefa i lavori di casa. La trasposizio-ne narrativa di Boule nel perso-naggio di Neel, per il lettore chene scoprirà il ruolo decisivo ri-spetto all’intera vicenda, assu-me a sorpresa un valore di svela-mento.

RUGGEROBIANCHI

Hanno davvero qual-che buona ragione quegli au-tori, oggi sempre più fre-quenti, che, invece di inven-tarsi intrecci e personaggiimmaginari, pongono al cen-tro delle proprie opere arti-sti e scrittori del passato, ela-borandone le avventure in-tellettuali, sondandone il fer-vore creativo, interpretando-ne e contaminandone i capo-lavori più celebri, così dandovita a pagine affascinanti esovente intriganti che oscil-lano tra la narrativa e la sag-gistica, la ricostruzione stori-ca e la linguistica.

La storia della letteratu-ra contiene un patrimonio ditrame e figure segrete anco-ra tutte da scoprire e da (ri)scrivere, trasudanti enigmi,misteri, sorprese. Prendeteil caso di Eugène Sue: chimai potrebbe pensare che ilpopolare narratore france-se, noto soprattutto per I mi-steri di Parigi e L'ebreo erran-te, nel proporsi di imitare Ja-

mes Fenimore Cooper avreb-be finito per influenzare addi-rittura Melville? Eppure è co-sì. Quando nel 1831, appenaventisettenne, pubblicò Atar-Gull, il suo modello dichiaratoera Il pilota (1821), un romanzogiovanile del futuro autore diL'ultimo dei Mohicani salutatoancor oggi dalla critica comeil primo esempio «forte» dinarrativa marinara. Ma unadecina di anni dopo la sua pri-ma traduzione americana(1846), l'autore di Moby-Dick(a propria volta ammiratoredi Cooper) ne trasse chiaraispirazione per Benito Cereno(1855) e in particolare per il ri-tratto di Babo, in apparenzaservitore devoto e pazientema in realtà occulta anima ne-ra della rivolta a bordo del ba-

stimento ispanico.Opera bizzarra e contrad-

dittoria, spaziante disinvolta-mente dal lirismo più deliran-te alla perfidia più atroce, cini-ca e disincantata ma ancheprovocatoria e polemica, Atar-Gull, per esplicita dichiarazio-ne del suo autore (che ne illu-stra gli intenti e la struttura inuna «lettera pubblica» indiriz-zata a Cooper stesso), è scan-dita in tre parti, ciascuna conun personaggio principale, co-me si conviene a un raccontodi viaggio che attraversa e silascia alle spalle, lungo il tra-gitto, esperienze e mondi di-versi: un pacioso capitano diuna nave negriera innamora-tissimo di una moglie alquan-to in carne, nella prima; un pi-rata da horror movie al coman-

do di un vascello corsaro, nel-la seconda; un colono che nel-la propria piantagione trattagli schiavi da padre/padrone,nella terza. Ma a fare da filoconduttore e imporsi infine co-me protagonista assoluto è co-lui che dà il titolo al romanzo,un giovane africano imbarca-to dal negriero, rapito dal pira-ta e acquistato infine dal pian-tatore. Un individuo lucido, in-telligente e padrone di sé alpunto da fingersi per anni unmansueto, sottomesso, infati-cabile e servile «zio Tom», purdi attuare la propria vendettaspietata contro i suoi aguzzinie anzi contro l'intero mondodei bianchi, arroganti e poten-ti e tuttavia incapaci di sma-scherare i suoi segreti disegnie anzi talmente ingenui da

ignorarne fino all'ultimo i de-litti e premiarne con una ceri-monia pubblica la docile e«animalesca» fedeltà.

Visto l'intreccio, non sor-prende che il volume di Suesia stato pubblicato con duediversi sottotitoli: Un romanzonautico, dove il rimando è chia-ramente agli scritti marinaridi Cooper; e La vendetta delloschiavo, dove l'accento è postotutto su Atar-Gull, chiara pre-figurazione di Babo, sebbenedi costui assai più cinico e lun-gimirante.

Tra i due, l'editore Donzelliha giustamente optato per ilsecondo. Una scelta quasi ob-bligata che vuol forse far riflet-tere quanti ancora coltivanol'illusione che la schiavitù siacosa di altri tempi.

MASSIMOROMANO

Nell’Inghilterra di fi-ne Ottocento la forbice tra au-tori di bestseller e scrittori ditalento è profonda. Così scriveJoseph Conrad a una cuginadel padre nel Natale del 1898 ri-ferendosi al successo di tre ro-manzieri oggi sconosciuti maallora molto amati dai lettori,Grant Allen, Hall Caine e Ma-rie Corelli: «Tutti e tre sonomolto popolari e sono anchegonfiati dalla stampa. Il loro la-voro non possiede qualità dura-ture, il loro pensiero è conven-zionale e lo stile privo di raffina-tezze. Sono popolari perché

esprimono il pensiero popola-re, e l’uomo comune è lusinga-to di trovarsi d’accordo con lagente che si suppone distinta.Questo è il segreto di molte po-polarità».

Dei tre, il caso letterario piùinteressante è quello di MarieCorelli, reduce da uno strepito-so successo con il romanzo eso-terico I dolori di Satana (1895).Stroncata o ignorata dalla criti-ca, e poi esclusa dalle storie let-

terarie, seppe conquistare deci-ne di migliaia di lettori, tra i qualila stessa regina Vittoria, lo stati-sta Gladstone e persino il giova-ne Joyce, con romanzi che me-scolavano generi diversi, dal fan-tasy alla fantascienza, dall’hor-ror alla ghost-story, dalle storiebibliche a quelle mistiche.

Figura eccentrica nel mondotardo vittoriano, seppe trasfor-mare la propria vita in un roman-zo. Il suo vero nome era MaryMackay (1855-1924), nata a Lon-dra e figlia illegittima di un gior-nalista, poeta e autore di canzoniscozzesi, e della sua governanteMary Elisabeth Mills. Rimase zi-tella per tutta la vita e visse finoalla morte con Berthe Vyver, suaex compagna di collegio a Parigi.A trent’anni assunse lo pseudoni-mo di Marie Corelli, si spacciò

per ventenne e scrisse il primo dioltre venti romanzi, L'idillio deidue mondi, storia di una giovanepianista malata di nervi curatada un maestro caldeo.

Esce con il titolo originale initaliano il suo secondo romanzo,Vendetta! (1886), in cui mescolal’armamentario del gotico congli orrori del dramma elisabettia-no e gli stereotipi del feuilletonfrancese, e non rinuncia al temadel morto vivo ripreso da Poe.

Protagonista della storia, am-bientata a Napoli, dove infuria ilcolera, è il conte Fabio Romani,che s’innamora di una donna bel-lissima, Nina, la sposa, ha una fi-glia, Stella, e vive in amicizia conil pittore Guido Ferrari. Conta-giato dal morbo, viene sepolto vi-vo nella cripta di famiglia, escedalla bara e trova un tesoro na-

scosto da un brigante. Torna dinotte alla sua villa e scopre cheNina e Guido sono amanti. A que-sto punto prepara la vendetta,un piano raffinato e implacabileche esclude il suicidio o l’omici-dio, troppo banali, e innesca unastrategia lenta e progressiva,per far soffrire di più i due colpe-voli. Cambia nome, mette un pa-io di occhiali scuri, si fa crescerela barba sotto i capelli diventatibianchi per lo choc sepolcrale.

Una storiaccia, di cui è vieta-to svelare gli ingredienti, un mec-canismo perfetto per solleticarel’immaginario del mondo piccoloborghese dell’Inghilterra tardovittoriana, con scene e descrizio-ni di puro kitsch, dialoghi da li-bretti d’opera e un linguaggioche è «puro artificio neobaroc-co», come rileva nella bella po-stfazione Carlo Pagetti. Nina co-me «vipera velenosa», «serpentedagli occhi di giada» e «panteradai movimenti flessuosi» fa il pa-io con Fabio ridotto a un Contedi Montecristo più comico e grot-tesco che cinico.

Marie Corelli ricorda la no-stra Carolina Invernizio, espertain casi di sepolte vive e inverosi-mili travestimenti, e come leinon seppe rinunciare al trucco diposticipare la data di nascita.

Lo schiavoche ispiròBenito Cereno

Piaceva a Joycela vendettadel sepolto vivo

Sue Uno zio Tom cosìmansueto, così vendicativo

il canto. Orfeo, dritto sullaprua, lo aveva messo a tace-re. Con la sua cetra, che det-ta ordine a ogni creatura,aveva vinto e umiliato le Si-rene. A paragone dell’incal-zante armonia di Orfeo, il lo-ro era diventato un gemitoindistinto. Non sono statosedotto dalle Sirene, non misono tuffato dalla nave peril loro canto. Volevo vedereil giardino.

I fiori che nascono nelprato tra le rocce scoscese,e si specchiano e moltiplica-no nell’infinita lente del ma-re che l’aratro non solca, liimmaginavo simili a quelliche secondo i giudei adorna-no il giardino dell’Eden, oforse a quelli dei cimiteri deicristiani. Perché, come Cir-ce ha rivelato a Odisseo, na-scono da uomini marciti.Perché le sirene dalla vocedi miele non si nutrono di al-tro animale che non sia l’uo-mo. Ed essere il migliore deiconcimi è una delle non mol-te qualità che rendono supe-riore agli altri animali il bi-pede implume che chiamia-mo uomo perché, stando ailatini, è fatto di terra, hu-mus, e lì ritornerà.

Tutto va sotto terra erientra in gioco. Un granmucchio d’ossa, la pelle chescompare, esseri umani fusiin una spessa assenza. Nel

prato marino le ossa erano inputrefazione, l’argilla rossaaveva bevuto il loro biancoree il dono di vivere era passa-to ai fiori. Grandi gigli purpu-rei, grandi gigli rosati schiu-devano corolle odorose daibordi dentellati; i calàdi di-spiegavano foglie policromefiligranate d’oro bruno, cesel-late d’oro verde; le viole sigonfiavano tra fogliami gla-diolati; le bromeliacee rizza-vano le loro spate enormi co-me sessi impudichi. Intorno,il cielo cantava all’anima con-sunta gli scogli mutati in ru-more. Come diceva il miocompagno di remi sulla navedi Orfeo, anche noi saremmodivenuti canto.

E’ così che ho deciso difarmi divorare, perché la de-composizione del mio imper-fetto corpo mortale contribu-isse alla perfezione dell’uni-ca bellezza immortale, che aogni stagione si ricrea sem-pre sublime e mai uguale: labellezza del giardino.

Credetemi, è questa l’im-mortalità. Non quella di Odis-seo, che alle Sirene ha resisti-to spalmando le orecchie dicera. Non quella di Giàsone,che ha evitato l’Isola dei Fio-ri per conquistare il Vellod’Oro. Loro sopravvivononei versi dei poeti, ma sonocarta, segno, effigie, immagi-ne di un’immagine — io di-sprezzo la letteratura. Io misono dato alle Sirene come ilBuddha alle tigri. Narciso,che amava se stesso, è diven-tato un fiore. Io, che non amoporre confini tra me e il mon-do, mi sono fatto giardino.

www.silviaronchey.it

Corelli Torna un classicodella Ghost Story vittoriana

SILVIA RONCHEY

LA STREGA DELLE PIRAMIDIE’ in libreria un altro romanzo diMarie Corelli, Ziska, La stregadelle piramidi, edito daCastelvecchi (trad. di MarcoBisanti, pp. 245, € 14): ancorauna storia gotica, un artista cheha dipinto un ritratto di donnadell’antico Egitto la incontreràdavvero e ne resterà stregato.

Un medico uccidela moglie e l’amante:e dietro la fictionsi celano fantasmi realidello scrittore

p

«Io, che non amo porreconfini tra mee il mondo,ho preso la decisionedi farmi giardino»

Una donna «vipera»tra sensualità,tradimenti e odionella Napoli dell’800funestata dal colera

Eugène Sue

Alle Foliesla vedetteè zia Mame

Un assassino allo specchio

«Atar-Gull», l’africanoscambiato tra negrieri,pirati e coloni,rovescia il mitodel «buon selvaggio»

Il seguito del fortunatobestseller mostraun umorismo troppoautocompiaciuto,che rischia di stuccare

GISELE FREUND

I giorni di Joyce= Album Joyce. Tre giorni aParigi con l’autore di FinnegansWake. E’ il maggio 1938quando Gisèle Freund, l’artistadi origine tedesca naturalizzatafrancese, ritrae lo scrittoreirlandese. Il servizio le era statocommissionato per il lancio delromanzo. Un ritardo nell’uscitacomporterà la richiesta, daparte di Time Magazine, di unafoto a colori, che saràrocambolescamente realizzatal’anno successivo, completandocosì la galleria di pose (su tutteJoyce nella libreria di SylviaBeach, che pubblicò Ulisse nel1922).Tre giorni con Joyce è lagalleria di immagini firmataGisèle Freund, con prefazione diPhilippe Sollers, ora ripropostada Abscondita (pp. 93, € 28).Di Joyce, Minimum fax offre l’antologia Scriverepericolosamente, (pp. 166,€ 10). «riflessioni su vita, arte,letteratura», tratte dalle opere edalle lettere, a cura di FedericoSabatini.

CHRIS KRAUS

Corpo estremo

= La trasgressiva artistanewyorkese Chris Krausracconta l’officina del suo film«Gravity & Grace» in Alines &Anorexia (Obarrao edizioni, pp.243, € 16, traduzione di PatriziaBrighi). «Esplorazioni ai confinidel corpo» tra critica d’arte,filosofia, letteratura, cinema.Via via «colloquiando» conWalter Benjamin, Andy Warhol,Ulrike Meinhof, Simone deBeauvoir, Simone Weil...

MODELLE

Dora e Kiki= Due favolose modelle.Nicole Avril racconta Dora Maar(Angelo Colla, pp. 199, € 16,90,traduzione di Marco Cavalli),l’amante di Picasso, neldecennio che condurrà allacreazione di Guernica.Marco Ongaro rende omaggio aKiki la modella, in arte Kiki diMontparnasse (EdizioniAnordest, pp. 202, € 15), diatelier in atelier nella favolosaParigi inizio Novecento: daModigliani a Soutine, da Picassoa Man Ray.

A NEW YORK

Con la Fallaci= Un incontro che cambia lavita. Elena Attala-Perazzini è Lasegretaria dello «scrittore».Il romanzo (Barbera, pp. 114,€ 12,90) ha uno sfondoautobiografico. Lo scrittore,Oriana Fallaci, offre un lavoroalla giovane italiana laureata incriminologia, agendo nei suoiconfronti maieuticamente. «Lasua scrivania era così piccola dasembrare inadeguata. Potevacontenere solo la macchina dascrivere, una di quelle antichecol rullo, con la leva per andarea capo...”Ho visto il curriculum.L’università, i tuoi hobbies...cosa stai facendo a NewYork?”». L’esperienza sarà«brutale». E indimenticabile.

pp Eugène Suep ATAR-GULL

La vendetta dello schiavop trad. di Alfredo Pisatip Donzelli, pp. 242, € 22,50

pp Marie Corellip VENDETTA!p Trad. di Monica Melonip Gargoyle, pp.345, € 15

Nell’isoladelle sirenefioriscel’immortalità

pp Patrick Dennisp INTORNO AL MONDO

CON ZIA MAMEp trad. di Mariagrazia Ginip Adelphi, pp.350, € 19.50

pp Georges Simenonp L'assassinop Adelphi, pp. 153, € 16p Trad. di Raffaella Fontana

UN’ESTATE CON MAIGRET«Alle nove di mattina faceva già caldo. Maigret, inmaniche di camicia, scorreva svogliatamente laposta». Un nuovo caso si profila per il commissario diParigi, aspettando di trascorrere le vacanze, insettembre, a Meung-sur-Loire, «nella sua casa simile auna canonica». Maigret e l’uomo solitario è, inordine di tempo, l’ultima inchiesta nel catalogoAdelphi (pp. 156, € 10, trad. di Simona Mambrini).La creatura di Georges Simenon indaga sulla morte diun uomo all’apparenza (solo all’apparenza) dimodeste condizioni. «Sembra un vecchioattore nel ruolo di un barbone».Quel volto, «sulla sgangheratabranda, continuava adaffascinarlo». Perché?

Simenon Un noir claustrofobico degli Anni Trenta sul tema più amato dallo scrittore: il borgheseche cerca la fuga dalla sua spenta quotidianità attraverso il delitto, e una sensualità trasgressiva

Dennis Girando «Intorno al mondo»con l’impavida maliarda Anni Trenta

Segue da pag. I

Simenon scrisse «L’assassino» nel 1935, l’anno in cui falliva il suo matrimonio con Tigy

Un ritratto di Marie Corelli

RITRATTI

Patrick Dennis(1921- 1976),in una foto

di CrisAlexander

per un altrosuo libro

di successo«Piccola mia»,

anch’essotradotto da

AdelphiIl personaggio

di Zia Mame,ispirato

dalla ziaLouise Tanner,fu interpretato

da RosalindRussell,

in un filmdel 1958

Scrittori stranieriIVTuttolibri

SABATO 9 LUGLIO 2011LA STAMPA V