15
N N e e w w s s i i n n s s e e g g n n a a n n t t i i G G r r u u p p p p o o A A b b e e l l e e . Cari colleghi… Come promesso, eccovi il report del non-convegno di Barbiana dal titolo “Ritrovare orizzonti di senso: educare ai luoghi, ai tempi, ai modiLa partecipazione di 50 insegnanti ed educatori è stata attivissima e ha lasciato in tutti un forte desiderio di riprenderci in mano la scuola, ovvero la possibilità di “fare scuola” davvero. Abbiamo raccolto in questo numero gli interventi dei relatori e il materiale prodotto dai gruppi che hanno lavorato in apprendimento cooperativo. Qui di seguito troverete le sintesi degli interventi. Sotto al nome di ogni relatore è possibile copiare l’indirizzo mail a incollarlo nel sito albachiara.org dove i bravissimi collaboratori di Albachiara hanno predisposto le registrazioni. SPECIALE maggio 2011 SOMMARIO Cari colleghi Domenico Chiesa : “educare ai luoghi” Edoardo Martinelli : “educare ai tempi” Maria Emma Miceli : “educare ai modi” Marcello Cozzi : “ritrovare il senso delle parole” NOI Insegnanti presenti : “ritrovare il senso insieme” Nel sito Albachiara.org abbiamo inserito tutti i video del Non-convegno di Barbiana News Speciale: Appunti da Barbiana Durante il seminario Davide Cerullo ci ha regalato un’intensa testimonianza in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica Scampia. Volti che interrogano (a cura del Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani” di Pistoia)

INSEGNAREDUCANDO. N° 8 speciale - 05/2011

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Una voce diversa nel mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunità educante.

Citation preview

NNeewwss iinnsseeggnnaannttii GGrruuppppoo AAbbeellee

.

Cari colleghi…

Come promesso, eccovi il report del non-convegno di Barbiana dal titolo “Ritrovare orizzonti di senso: educare ai luoghi, ai tempi, ai modi” La partecipazione di 50 insegnanti ed educatori è stata attivissima e ha lasciato in tutti un forte desiderio di riprenderci in mano la scuola, ovvero la possibilità di “fare scuola” davvero. Abbiamo raccolto in questo numero gli interventi dei relatori e il materiale prodotto dai gruppi che hanno lavorato in apprendimento cooperativo. Qui di seguito troverete le sintesi degli interventi. Sotto al nome di ogni relatore è possibile copiare l’indirizzo mail a incollarlo nel sito albachiara.org dove i bravissimi collaboratori di Albachiara hanno predisposto le registrazioni.

SPECIALE

maggio 2011

SOMMARIO

Cari colleghi

Domenico Chiesa:

“educare ai luoghi”

Edoardo Martinelli:

“educare ai tempi”

Maria Emma Miceli:

“educare ai modi”

Marcello Cozzi:

“ritrovare il senso

delle parole”

NOI Insegnanti presenti:

“ritrovare il senso insieme”

Nel sito Albachiara.org

abbiamo inserito

tutti i video del

Non-convegno di Barbiana

News Speciale: Appunti da Barbiana

Durante il seminario

Davide Cerullo ci ha regalato

un’intensa testimonianza

in occasione dell’inaugurazione della

mostra fotografica

”Scampia. Volti che interrogano”

(a cura del Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani” di Pistoia)

EDUCARE AI LUOGHI – Domenico Chiesa http://www.livestream.com/albachiarawebtv/video?clipId=pla_432e0032-b46c-490f-a107-6bf55bd1500e&utm_source=lslibrary&utm_medium=ui-thumb

Barbiana, 9 aprile 2011

Prendiamoci cura delle parole.

EDUCARE = una relazione in cui si cambia. È importante considerare l’ insegnamento

come una relazione umana. Abbiamo sprecato troppo tempo nella scuola a sostituire la relazione con le

tecniche.

Essere MAESTRO = figura adulta, semplice che sa impostare una relazione umana tra adulto e ragazzo che modifica entrambi.

“ Sono certo di aver insegnato qualcosa

quando sono certo di avere imparato qualcosa”

Paolo Freire

I LUOGHI = sono tanti e diversi. Un solo luogo non basta. Il luogo è un’entità in cui si abita e, come l’abito che io “abito” ma non è la mia pelle, il LUOGO è un’entità in cui si è. Quindi non esisto se non esiste un luogo ovvero un posto in cui faccio esperienza, incontro altri, costruisco significati, mi formo e formo.

“Occorre concepire l’uomo come una serie di rapporti attivi in cui se l’individualità ha la massima importanza, non è però il solo elemento in relazione con gli altri”

Gramsci Io non posso pensarmi se non nei contesti, nelle storie, nei luoghi che vivo e abito. Ma quanto sono grandi i luoghi? I luoghi hanno confini? Dalla casa-tana al mondo intero: noi abbiamo bisogno di tante piccole identità. È importante entrare IN PACE con i luoghi, come è importante scoprire la dimensione pubblica di un luogo. Oggi ci sono dei non-luoghi dove ci si ritrova, ma questi non sono “pubblici” (es: hall di un centro commerciale) I luoghi pubblici di chi sono? Di chi è la scuola? E’ importante educare ad ABITARE i luoghi.

1. costruirli 2. partecipare al loro cambiamento 3. cambiarli

Come si educa ai luoghi? 1. acquisendo strumenti culturali per abitare 2. abitandoli fino in fondo

LA SCUOLA COME LUOGO E’ UN DISASTRO. un luogo che sembra non modificabile anche se non funziona in realtà la scuola è un luogo da abitare dove si va ad imparare da altri, con altri e soprattutto gli altri

La scuola diventa un incredibile laboratorio di convivenza democratica dove si impara a vivere

e crescere insieme e dove si dimostra che la

democrazia conviene.

Solo in questo modo la scuola batte Internet

perché riesce ad essere più divertente ed

interessante.

Perché non volere una scuola così dove il ragazzo “abiti”, cioè: • faccia esperienza • si assuma responsabilità • costruisca significati

Un esempio: i primi 15 giorni di scuola, il gruppo dipinge

l’aula. Poi il Preside consegna alla classe la chiave della classe per un anno.

Questo esempio è stato sperimentato più volte in classi del biennio delle professionali

Noi insegnanti siamo responsabili di aiutare i ragazzi a vivere IL LUOGO scuola, che deve possedere 3 caratteristiche:

• un maestro da ascoltare, che ti ascolta; • dei coetanei con cui operare e cooperare, imparando

insieme; • uno spazio individuale.

Tre regole della SCUOLA-LUOGO, garantire:

o ascolto i primi ad ascoltare devono essere gli adulti. Chi è ascoltato impara ad ascoltare

o rispetto noi insegnanti dobbiamo rispettare in modo esagerato i ragazzi, ciò che sono e ciò che hanno da dire

o fiducia l’adulto da fiducia al ragazzo, egli dice “mi fido di come sarai domani perché mi metto in gioco anch’io ad accompagnarti in questa crescita”.

Così può avvenire il MIRACOLO della relazione educativa: il ragazzo che si affida al maestro. Allora la scuola diventa un bellissimo LUOGO di VITA, dove i ragazzi si danno due motivi per andarci a scuola e per restarci dentro.

Partire dalla realtà che scandalizza e colpisce

l’allievo, “il motivo occasionale”, per spaziare,

approfondire, conoscere, collegare tutte le

discipline.

Sandetole, 9 aprile 2011

Sempre lo stesso nodo. Il nostro percorso è iniziato vent’anni fa cercando di individuare i nuclei fondanti di quella che viene chiamata la pedagogia di don Milani. Il disagio allora si legava a quello che ancora oggi è il nodo della scuola: il periodo dell’adolescenza e della preadolescenza. Un bambino di 10 anni esce da un contesto dove ha dei punti di riferimento e dove non viene educato esclusivamente alla disciplinarietà, ma interagisce in un gruppo nel quale vengono esaltate anche le abilità sociali e collaborative e passa alla scuola secondaria dove il tempo corre; proprio quando si trova in una fase dove si presentano le prime crisi esistenziali e in cui avvengono i primi cambiamenti di ogni tipo con se stesso, il ragazzo viene proiettato in un tempo senza pausa. Ma senza pausa non c’è riflessione. Argomenti proibiti di cui la Scuola non può parlare. Qual è il costo unitari della Scuola? Oggi in Italia si spendono per studente in media 6700 euro (sebbene esistano cifre assai variegate, ad es.: in Trentino con 11mila e rotti euro pro capite e altri contesti con livelli di spesa molto più bassi). Ci sono impedimenti strutturali che impediscono il cambiamento: con 180 mila euro a classe non riusciamo a cambiare. Qual è il meccanismo perverso che non rende possibile migliorarsi?

EDUCARE AI TEMPI – Edoardo Martinelli http://www.livestream.com/albachiarawebtv/video?clipId=pla_9a7a0f66-56fc-4893-98a2-9f5d46235c04&utm_source=lslibrary&utm_medium=ui-thumb

Molti sono convinti che a Barbiana ci fosse un giocoliere che con niente faceva nascere cose. Don Lorenzo invece era un educatore che aveva risorse grandissime: i laboratori di Barbiana avevano delle macchine modernissime per allora, come il calcolatore dell’Olivetti, il cineproiettore, lo studio fotografico, l’officina, la falegnameria, uno spazio dove potevamo imparare le lingue in lingua madre… Il bello di Barbiana era dato dal fatto che proprio la scuola era il luogo propulsivo che faceva smuovere il sociale: se non c’era la strada, la scuola costruiva la strada, se non c’era la scuola, la scuola costruiva la scuola. Le tante risorse erano date dalla molteplicità delle opportunità. Anche oggi si può fare qualcosa: ad esempio, anziché comprare tutti lo stesso libro, con la stessa cifra messa a disposizione, si possono fare tanti libri diversi, un collegamento multimediale adatto, creando opportunità.

Non tutti i contesti sono uguali.

Chi ha detto che per forza la scuola debba essere fatta così,

chiusi in aule, con tempi incalzanti e un susseguirsi di figure che vanno e vengono?

In fondo l’etimologia di scuola = scolé, il tempo dell’indugio e della lentezza.

Una scuola che non crea la pausa è pura follia. Quando pensiamo a Barbiana pensiamo ad un laboratorio.

Quando il ragazzo è nella fase in cui è molto importante imparare a relazionarsi, imparare le regole comuni stando

insieme. 30 ragazzi in 4 metri per 4 non produrranno mai nulla perché non c’è lo spazio ed il tempo della lentezza,

per digerire, discutere e ragionare. Modificare la scuola = avere il coraggio di chiedere

le autonomie totali, perché spazi di autonomia esistono e ci sono esempi in Italia che lo dimostrano.

Dal motivo occasionale al il motivo profondo

(sono i titoli della lettera ai giudici)

Tra questi due concetti si gioca la pedagogia

di don Milani

Parole al vento

Per 50 anni abbiamo predicato la democrazia,

eppure oggi…

Se noi predichiamo, ma non la esercitiamo, il contesto non acquisisce i requisiti di base

per un rapporto relazionale di rispetto dell’altro.

Com’è possibile non far decollare la scuola verso un “senso”?

La scuola di Barbiana era il motore propulsore che agiva sull’ambiente circostante.

Anche i genitori entravano in classe, ricevendo un ruolo culturale. Anche i linguaggi dei ragazzi entravano nella scuola. Quante volte noi proiettiamo dentro la scuola il contesto che realmente vivono i ragazzi? Quanto i loro linguaggi diventano un elemento propulsore per un percorso didattico? La nostra ansia di prestazione entrerebbe in gioco a dirci che perdiamo tempo e che dobbiamo portare avanti il programma: questa è pura follia! Cos’è “Il programma” se io, partendo da un elemento occasionale, conduco i ragazzi verso tutte le discipline?

Noi avevamo chiaro che esistevano tanti punti di vista, anche quello del montanaro che era la nostra realtà quotidiana e la nostra identità. La scuola non era astratta, ne uscivi avendo preso coscienza della tua identità, dei tuoi problemi. Ti veniva voglia di cambiare perché la scuola era luogo di riflessione e di cambiamento a partire dalla realtà. Se oggi ci fosse la scuola di Barbiana sarebbe in un gruppo GAS, avrebbe intrapreso un modello di decrescita: sarebbe visibile dall’esterno. La critica che Barbiana ha da sempre mosso alla scuola italiana è: “Scuola, vivi fine a te stessa!”

Ma oggi la scuola aiuta in questa direzione? Con tempi incalzanti, insegnanti che si susseguono con programmi ben definiti e tutte le lezioni che si svolgono in un’aula questo è possibile? Don Milani faceva un percorso inverso dalla scuola di oggi e dall’educatore tradizionale che cala dall’alto verso il basso tutto ciò che ha pianificato e programmato, alla fine cala un’enciclopedia. Lui aveva una logica che si basava sulla ricerca specifica; La sfida per lavorare era partire da un contesto di realtà, magari banale o marginale (la bocciatura, l’articolo di giornale, qualcosa che ha scandalizzato il ragazzo)… che interessava, scandalizzava, motivava il ragazzo e lo trovava attento. Quando mai la scuola parte dall’imprevisto? Non accade quasi mai che la scuola sia basata su un elemento che rimbalza e interessa i ragazzi, per condurli alla storia, alla geografia, … Per fare questo ci vuole il profilo di un “educatore d’aria” e non certo quello di un educatore rigidamente stringato nella propria disciplina. Noi a Barbiana vedevamo in concreto la scuola che valorizzava il contesto esterno e gli permetteva di assumere un ruolo, l’esperienza diventava la lezione viva…

Un monello va da un educatore perché quello lo

affascina, lo stimola, lo leva dalla noia, gli fa

scoprire che l’apatia può essere sostituita con

un’attività che dà piacere

A scuola si va per interesse Qual’era il fascino della scuola per un monello di Barbiana? Non certo l’amore per don Milani! Anche se c’era affetto per lui, era l’interesse che spingeva il monello a partecipare, quello che quella scuola gli avrebbe permesso di fare. Noi andavamo a Barbiana per interesse “egoistico”: era bello, divertente, era un modo per andare oltre la normalità. Era stimolante e ci proiettava verso altre esperienze di apprendimento: ad esempio imparare viaggiando. Si capiva bene che se passavi attraverso il percorso di Barbiana, imparavi le lingue, andavi all’estero, conoscevi tanta gente, eri proiettato in un altro mondo… Qual è il monello che va da un educatore solo perché questo gli dice “io ti amo”. Queste sono barzellette! Un monello va da un educatore perché quello lo affascina, lo stimola, lo leva dalla noia, gli fa scoprire che l’apatia può essere sostituita con un’attività che dà piacere.

In questo convegno abbiamo vissuto insieme alcuni passaggi: siamo stati accolti e abbiamo visto la “passione” e ne siamo stati contagiati. Quello che abbiamo sperimentato qui è quello dovrebbe accadere in ogni scuola. Allora una domanda che dovrei farvi alla fine la faccio subito: come facciamo a “contaminare” a far si che questa passione e questo “senso” passi da noi agli altri? Contaminarci tra insegnanti è molto importante. Oggi l’autonomia c’è già e ce l’abbiamo come dirigenti e collegi docenti. Abbiamo tanti spazi di autonomia già che ci permettono di fare un mucchio di cose. La scuola è in mano agli insegnanti, non ad un insegnante, ma a tutto il gruppo come vedrete nel video, che vi regala le immagini della nostra scuola, ma purtroppo non vi fa sentire il “profumo” perché nella nostra scuola c’è il profumo dei dolci che fanno le mamme per la merenda. La scuola è in mano agli insegnanti quando gli insegnanti hanno il senso del loro lavoro, la passione per questo lavoro, non si chiudono nelle classi, la scuola diventa di vetro e i genitori entrano ed escono, nel rispetto dei ruoli, naturalmente, ma i genitori sono coinvolti. Non sono i genitori che partecipano a quella cosa inutile che ormai sono diventati gli organi collegiali, oggi …. Ma genitori che entrano condividono, collaborano, partecipano al percorso formativo dei propri figli, che si costituiscono in associazione e insegnano insieme nei laboratori, che curano l’orto, dipingono le pareti, ristrutturano una sala polivalente… genitori umili, contadini, falegnami, che lavorano per aiutare a creare nuovi spazi anche loro

Contaminarci, tra insegnanti,

è molto importante

EDUCARE AI MODI – Maria Emma Miceli http://www.livestream.com/albachiarawebtv/video?clipId=pla_8bebca87-134b-4e66-96eb-2c82e406101e&utm_source=lslibrary&utm_medium=ui-thumb

Sandetole, 10 aprile 2011

A Barbiana ti veniva voglia di cambiare perché la

scuola era luogo di riflessione e di

cambiamento a partire dalla realtà.

Oggi invece stiamo educando all’indifferenza.

Credo che gli ingredienti della scuola sono questi: • Aderenza ai bisogni • Collaborazione coi genitori • Coerenza • Partire dall’esperienza, dal motivo occasionale Tutte cose che ritroviamo nei principi di don Milani. Anche noi nella nostra scuola siamo partiti dal motivo occasionale che per noi è stato un cane che abbiamo trovato nel cortile della scuola, abbandonato… e a questo collegato tante discipline e tanti opportunità di apprendimento, mettendoci dentro tutto, pensando ad un lavoro veramente interdisciplinare, secondo una coerenza educativa. Non una disciplina che si chiude in un temino, ma un’esperienza da vivere a 360 gradi, in cui entrano i contenuti di tante materie.

Nella nostra scuola cerchiamo di riprodurre quello che dovrebbe accadere in ogni scuola:

• Essere accolti • Stare bene insieme • Lavorare insieme • Collaborare insieme • Utilizzare il motivo occasionale (cioè partire dagli interessi

dei ragazzi) Questa esperienza è attiva a Lamezia Terme, ma può essere realizzata in qualunque altro luogo.

Sandetole, 10 aprile 2011

Tre parole sono oggi fraintese: Mafie, Legalità, Educazione.

135 Miliardi di Euro è il fatturato di Mafie SpA. Esiste un’Holding internazionale con quattro soci di maggioranza (le mafie storiche) e altre organizzazioni di minoranza tra cui alcune

mafie nuove nate negli ultimi anni. Il fatturato di questa Holding è composto da:

75 Miliardi traffico di Droga 15 Miliardi usura

45 Milardi grandi affari (rifiuti tossici, sanità, speculazioni finanziarie, nucleare,... affari che vengono

portati avanti in palazzi insospettabili) Questa Holding mira alla trasformazione delle regole

democratiche e ad una normalizzazione dell’illegalità. Un esempio: oggi la camorra sta facendo prestiti a bassi interessi

facendo concorrenza alle banche. Dobbiamo preoccuparci della mafionizzazione ovvero di un

modo di agire politico che: • Fa leggi ad-personam

• Denigra la cultura pubblica • Taglia il sociale

• Non ratifica dal 1999 le richieste di Strasburgo contro la corruzione (60 Miliardi di Euro nelle mani di pochi

corrotti) In questo clima cosa significa educare ad essere cittadini

sovrani?

Ritrovare il senso…delle parole – Marcello Cozzi http://www.livestream.com/albachiarawebtv/video?clipId=pla_f6599dd6-0099-4462-a999-f5aa2135b8b6&utm_source=lslibrary&utm_medium=ui-thumb

… Molte parole vengono usate in modi ambigui dalle stesse organizzazioni criminali, come ci viene testimoniato da alcuni pentiti. Quale significato diamo noi alle parole:

• Causa • Scopo • Dare la vita • Fare la cosa giusta

Dobbiamo parlare con chiarezza e mettere paletti ai significati. Solo così potremo dire ai ragazzi di “sporcarsi le mani” per darsi da fare e usare la cultura ed il sapere per la collettività.

Siamo stufi di sapientoni. Propongo le cinque R dell’educare:

1. Riempiamo le parole del loro significato. 2. Riscopriamo il gusto e la sfida della franchezza nel nostro parlare. 3. Recuperiamo la bellezza di una rabbia che non si indigna soltanto ma che si sente

responsabile di chi ci cammina accanto. 4. Restituiamo al sapere la dimensione del servizio verso tutti, piuttosto che monopolio a

vantaggio di pochi. 5. Risentiamo forte dentro di noi il dovere di non porci solo come maestri ma anche

testimoni, punti di riferimento per i giovani, che cercano adulti innamorati che li aiutino a guardare oltre.

Dobbiamo fidarci dei nostri ragazzi, ascoltarli davvero. Loro guardano in noi; se non riescono a vedere oltre si fidano di noi che lo sappiamo fare… Guai ad abbassare la guardia e lo spessore dell’utopia, altrimenti diventeremo persone

normalizzate che si adeguano.

Un pensiero, una parola, un ricordo delle emozioni vissute nel nostro primo approccio:

non ci conoscevamo eppure insieme ci siamo avventurati nella ….

scoperta

gioco emozione amicizia allegria

impegno contatto

forza attesa sorriso

abbandono coraggio

sappiamo ancora ridere!!!

Grazie a tutti, Avere avuto la forza di farmi mettere in gioco… Peccato che sono arrivata tardi… Ed ora non perdiamoci di vista! Buonanotte Che l’alba sia chiara

EDUCARCI AI LUOGHI

Abitare la scuola come la “mia casa”

Educare ai luoghi è educare all’appartenenza

nella convivialità.

Vivere il luogo come privilegiata ricchezza.

DIALOGO TRA UN MAESTRO E UN RAGAZZO

M. Che ne dici di partire dal nostro punto di vista?

R. Che tempi e modi mi dai, che spazi ho per esprimerli?

M. Che cosa ne pensi se insieme troviamo a scuola spazi – tempi – modi?

R. Ma se a me non sta bene, tu cosa fai?

M. Io discuto con te, parlo con te, sento con te. Iniziamo a camminare e pian piano, costruiamo ORIZZONTI DI SENSO

Ritrovare il senso…insieme – Sintesi dei PENSATOI di gruppo in cooperative learning

Sandetole, 10 aprile 2011

STRATEGIA

L’adulto non pensa da solo, pensa invece in funzione

degli alunni e della condivisione con loro.

Costruisce un PROGETTO – PROPOSTA

condiviso per aumentare il senso critico e invogliare

l’autonomia di giudizio.

Lenti ma attenti… Costruire una ragnatela con

Una rete di lunghi fili Ha bisogno di tempo…

e di cooperazione

di pensiero critico condiviso di opportunità da concedere

di fiducia da infondere… I ragazzi ci sono

ma gli adulti li vedono? Un ragazzo visto

è un ragazzo attento, coinvolto che trova e lascia

le sue tracce nella storia

Donata, Alessandra, Pinuccia

IL GRUPPO CLASSE SI FORMA

SOLO SE ABBIAMO IL CORAGGIO DI SOGNARE E CAMMINARE INSIEME

Alessandra, Angela, Arianna, Leandra, Romilda, Patrizia

IL GRUPPO E’

Agorà luogo pubblico di relazioni umane tra persone

Classe luogo di bisogni comuni e risposte

Luogo in cui si impara “da altri, con altri e gli altri”

Francesca, Isabella, Anna, Tiziana, Pi..tre

CRESCITA COMUNE

Sei interessato a rimanere in rete?

Vuoi ricevere le newsletter del Gruppo Abele per insegnanti?

Manda una mail a

[email protected]

Gruppo Abele Settore insegnanti

011.3841052 3315753853

Se volete consultare i numeri precedenti della newsletter, visitate il sito: www.gruppoabele.org alla pagina www.gruppoabele.org/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1327

Per non perdere la rotta

AUTONOMIA: CORAGGIO, RESPONSABILITA’ e CONDIVISIONE Anche di un piccolo gruppo

NESSUN CAMBIAMENTO è possibile senza una RIVOLUZIONE MENTALE

che ci liberi

• Dai VINCOLI dei PROGRAMMI • Dall’ANSIA di PRESTAZIONE

SOTTOLINEANDO la CENTRALITA’ dell’ ALUNNO

Carla, Maria, Riccardo, Manuela, Giuditta, Elisabetta

IL MOTIVO OCCASIONALE

PERMETTERE di COM - PRENDERE CON - DIVIDERE e TRAS - METTERE IL SIGNIFICATO CHE OGNUNO

HA nella COSTRUZIONE della STORIA.

PER RESTITUIRE alla SCUOLA

LA SUA FUNZIONE SOCIALE, IN LUOGHI e TEMPI

ADEGUATI alla PERSONA

Marisa – Antonella – Carlo - Elena

NON C’E’ NIENTE

NON MOLLO, perché MI PRENDO

CURA, E CI SONO!

DIVENTANDO IL CAMBIAMENTO CHE VOGLIO

Valentina, Silvia, Linda, Felicia, Mariarosa, Luca

Ma ragazzi, non possiamo dimenticare la cosa più importante:

il nostro

GRAZIE!!!

Ai tanti insegnanti di tutta Italia che si sono messi in gioco con simpatia e profondità e hanno reso possibile e

bellissimo questo 1° seminario…