I Due Filostrati - Opere Vol. I

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    LE 0 PERE

    DEI DUE

    FILOSTRATIVOLGARtZZATE

    DA V. LANCETTI

    Volume I.

    MILANO

    COI H PI DI FRANCESCO SONZOGNO q " G.

    1 8 2 8 .

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    ( j m fosse il primo, e chi il secondoF/MMT7L4ro (giacch di due scrittori

    di questo nome sono a noi giunte leopere, che ora presento alla nostralingua ridotte), quali e di qual me-rito coteste Opere, e quante e quali

    !e edizioni e versioni che se ne co-noscono , in questo, e ne' successiviproemii il pi brevemente che miRa possibile esporr. N temo che a

    poca diligenza vengami ascritto l'averio preferita in tale articolo di storialetteraria l'opinione di

    qual pu vedersi nella sua

    tom. 7. *

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    Vi

    i&Ntofeca Crec%, a quel!e del ^o.fy/Oj del , del JWe??M?7% e di

    altri, perocch giudiziosissimo inda-gatore Ai egli di quanto appartennealla vita ed agli scritti degli autorida lui menzionati, e rarissimo il

    caso che altri dalla sua sentenza di-scordi.

    Il primo adunque fu jF/z;o.S7?:. ro , /enz/MO, ossia da Lenno,

    sebbene , &nce//o, ed altrilo abbian creduto ateniese, ingannatidalla circostanza di essere egli statoin Atene precettore di belle lettere,ed altri tirio, confondendolo con unsuo antenato. Viaggi gran parte dellaterra conosciuta a* suoi tempi, comeegli stesso dichiara sul finire della

    Jz . 9o%?7Mo. Venuto a Roma,

    e piaciuto all' imperadore(an3c#%3 (il quale cominci regnare

    l'anno 212 dell'era nostra) a cagio

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    ne delia bella sua maniera d decla-mare , fu da lui dichiarato immune

    d'ogni pubblica gravezza, come ac-cenna il pi giovin nel li-bro secondo delle dalquale parimenti sappiamo che tra i di-

    scepoli ch'egli ebbe in Atene contavaJ yKM&WMO, stato poi mastro in Rov-ina nel tempo medesimo che vi sitrovava , e che nacque tra

    questi ed il sofista scolaredi ^pypo^rowio, una controversia lette-raria , in cui presero parte caldissima

    ed , soRsti essi

    pure, abitanti nella Ionia. Raccontail nostro che am-messo dipoi ira i letterati, de' qualiteneva circolo l'imperadrice Ctn/Mtmoglie di becero (morta l'an-no 3 iy ) , ebbe da essa l'incarico discrivere la , traendola dalle memorie di , e di

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    VHt

    che eHa gii consegn; co-sicch dee credersi con 7%/e7Mon% che

    egli non avesse pi di 27 anni diet a cotest' epoca. Fior anche du-rante il regno di , giacchnelle succitate Je'xyM trovia-

    mo che rimprover jE%zno di averscritta un' invettiva contro quel prin-cipe, da che fu morto, rinfacciando-gli di insultare estinto chi avea te-

    muto vivente. Z%ogvz&z/o mor nel3 2 :. Se vuoisi credere a &M&Z, ilnostro vide pure i primianni del regno di 7%yy70, il quale

    sal all'imperio nel 2^4? e proba-bilmente in tutto quel frattempo tennescuola in Roma di rettorica, ovverodi lingua greca.

    Le Opere sicuramente sue sono leseguenti

    ! . & ^poMoTH'o t z n e o , w

    M?rt 0M0.

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    !X

    a. D/afogo &, ecc.

    5 . Le TwnMgwM.Delle

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    3 . JT VffYZM/, O M! /g/z^ ro .

    5 . ZeFior da ventesimo ai quarantesimoanno dei terzo secolo dell'era nostra,cio dal regno di jE&ogo&aJo sino,

    per lo meno, a quello di CorcanoA'o, anzi pur di Ad ^?%o7M*o, o ^n^on/no, Corcano, mentreera console, dedic egli le sue /^te

    Je' , e il Fa&r/cM not che cotesto Cort&ano fu console due volte,cio Tanno 25g , e Tanno a^ i. Inuna pertanto di tali epoche promulgegli que' suoi libri.

    Pi altri di diversi tempie condizioni ricorda Fkt&rMHO nel ci-

    tato luogo, de'quali non giova quifar menzione.Le opere sovra indicate de' nostri

    due jFYaty scritte nella lin-

    gua loro, cio nella greca, della quale

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    x t

    verisimilmente furono per molti annis l'un che 1' altro precettori in Ro-

    m a, vennero pubblicate pi volte,commentate, e tradotte si nella lin-gua latina, come in alcune delle mo-derne, in tutto o in parte, tanto per

    la singolarit dei loro argomenti,quanto per la eleganza, che loro siattribuisce. Io render conto delle edi-zioni e de'volgarizzamenti di ciascunadi esse in parziali proemj. Altro quia dir non rsta se non di aver ioseguito nella traduzion mia il testoe Ja version latina tanto di jFet%ericoJMbreZ, pubblicata a Parigi nel 1608in fol., quanto, anzi pi, di

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    XH

    uso nella nuova italiana traduzioneper me intrapresane.

    Comincer dalle Opere del vecchio, e finir con quelle del

    giovine, cio con le Lettere, nellequali parecchie ve n' ha che al pri-

    mo appartengono.A compimento per del presnte

    volume, che contiene la vita diZomo , aggiungo la versione

    delle Lettere di esso ^?o//07M0 , in-torno alle quali ragioner nel discorsoche le precede.

    Nel volume successivo dar le al-tre sovraccitate Opere di entrambi i

    Le poche incisioni, che adorneran-no questi volumi, porteranno con sla signiHcazion loro.

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    D! FLAVIO FILOSTRATODA LENNO

    LA VITA

    DI APOLLONIO TIANEOz y e r r o

    E LE LETTERE DI ESSO APOLLONIO

    NUOVAMENTE VOLGARIZZATE

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    P R O E M I O

    D E L T R A D U T T O R E .

    ApoLLomo Tianeo fu ^gii un impostore o un sapiente?

    La vita che ne scrisse Mostrato 3 eHa un Tomanzo o

    ana storia? Sono pih jcli sedici secoli che queste di*

    mande si vanno facendo, senza (he ancora se ne ab-

    bia ottenuta uaa decisiva risposta, perch tost che

    da taluno venne quaKRcato Apo^onio per un insigne 6

    losofb, e Filostrato per umostoripo sincero, srse qnalch'aitro ad asserire il contrario. Sgraziatamente per que^

    dae personaggi cotesta indecisione continuer, perch

    gii argomenti che dinotano Puno per P impostore, P al-

    tro per romanziere, sono egualmente numerosi e (rti

    di quelli che dichiarano sapiente il primo e storieo i!secondo. Per decidere questo letterario problema con

    qualche sicurezza necessario, a mio avviso, il consi-

    derare in quale stato si trovassero ai tempi di ApoHo

    nio le scienze, massimamente nell* Asia, e in quale , s

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    4 PROEMIO

    nel!'Asia che in Roma, ai tempi di Filostrato. Ne! pri-

    mo caso esse riducevansi a pochissimi individui, che ne

    facevano mistero, e che raccoglievansi in una specie dicoHegi o corporazioni, quai furono i Bracmani, i Gin

    nosofisti, ecc. Ne! secondo caso !a beHa coltura de^La

    tini (i quali anche non aspirarono quasi mai alla gloria

    d'esser RlosoC ) era di tanto degenerata, che I* et di

    Filostrato da noi compresa nel secol di ferro della!oro letteratura. In entrambi i casi poi il popolo era

    ignorantissime ) ed ogni cosa che un cotal poco uscisse

    delTordin comune p^revagli un^mraviglia^Questa in?

    trin^eca qnsjit della moltitudine fu sem p^dl pi al

    W^np la j%e%9a $ e ncii che ai d nostri mcnim tantostupito pei grsmdi progressi della nostra civilizzazione

    ^de^ostri stud{ , vedhMnt) in varie occasioni che il

    popolo de? nostri tempi non c meno amico ed entusia-

    sta di ci che non sa capire ^ di quello che il fosse ot

    ^ , diecj ) venti secoli addietro. Ci posto, io dal canto

    xhi; non ho di^Rcolt di ngwardare ApUonio, non gi

    come u furbo ed un impostore ^ come dopo molti altri

    hanno ultimamente preteso il Du Pin ^ il Grvier , ed i

    compHajkiddi vanii moderni dizionarii biografici, ma benscome!U& uo^)o savio y dotto, amico de smoi simili de

    &MeroAo del ; puMblico bene, e disprezzatore di ogni sorta

    di apMhfioRe e di rggHo, tranne quello che nasce dal

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    DEL TRADUTTORE. 5

    !'intimi sentimento della propria vipt. Jn qub!

    per che non posso , menomamente aderire a

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    6 PROEMIO

    idioti $ che a Tigellino ministro di Nerone chiedentcgM

    cos pensasse deM'imperadore ha i! coraggio di rispon-

    dere : Ne penso pi onorevolmente di voi, perch voi!o lodate quando canta, ed io quando tace; che al re

    di Babilonia desiderso di un consiglio per regnare con

    sicurezza insegna di avere amici molti e pochi confi-

    denti ; che viene consultato da uh Vespasiano, da un

    Tito, e

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    DEL TRADUTTORE. 7alla santissima Ra!igian nostra, non meritava di esseri

    pur ricordata^ io Rincontro ho stonato aopprimere si

    T ano che l'altro scritto, quelK cio di Ierocle e di Eusebio, ptwh& sa M tempi in cui vennero composti po-

    tevano parere opportuni, Ai tempi; noatri senza dubbio

    riescono affatto inutili a fuor & laogov

    La prima adizione in lingua greca deHa Vita di Apol-

    lonio m eseguita nelle case d'Aldo ia Venezia Tannoi5oa, H Mio. Neil' anno stesso y eUa stessa ofSeiaa e

    nella stessa forma s pubblic la prma in latino, per

    opera di Alemanno Rinuccipi quanto alla vita, e di

    Zenobio Acciaiuo!i, quanto alla confutazione di Euse-

    bio. Qnesta versione latina del Rinuccini servi poscia di

    testo a pressoch tutAe le edizioni ulteriori, compresa

    quella del Morel, e a quasi tutti i successivi volgrizza*

    meati. Quel testo per {fi conobbe pieno di imperfezioni

    e di errori, che imbarazzarono inSnitamente i volgariz-zatori s italiani che d'altre nazioni, e che fecero desi-

    derare chi si abbattesse in codici pi compiuti ed esat-

    ti , come Analmente accadde al dottissimo GotMredo

    Oleario delP Accademia d Lipsia.

    I primi a volgarizzare quest*opera di Filostrato furo-no tre italiani, cio Francesco BaMelB d Cortona, Lo-dovico Dotee veneziano, e Gio. Bernardo Gualandi fio-rentino. Singolare, e forse unico, il caso che tutti tre

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    8 PROEMIO

    facessero stampare la version loro in uno stesso anno ,

    cio ne! , e che mentre il Baldelli la stampava in

    Firenze presso il Torrentino, i due altri ne sollecitas-sero la stampa in Venezia, il Dolce presso Gabriel

    Giolito, e 1' ultimo presso Comin da Trino $ e tutti

    nella forma di ottavo. Ciascuna di coteste versioni, e

    pi quella del Gualandi) rara : ciascuna, e pi . quella

    del Dlce, inesatta, confusa e in alcuni luoghi nonintelligibile: ciascuna appoggiata al testo latino del Ri

    muccim, bbench nessuno de'traduttori abbia voluto

    fame pur cenno. Lo stesso, a mio avviso, dee dirsi della

    version francese di Biagio di VigeaefCy uscita in due

    tomi in 1%.*a Parigi nel *6n , ancorch egK annunciaverla tradotta da! greco ma lo stesso Niceron suo

    concittadino riconobbe che 1' opera di Vigenere ( il

    quale tradusse eziandio, come vedremo altrove, altri

    scritti di Filostrato) era tratta dalla versione latina. Gli

    Inglesi parimenti ebbero un traduttore dei due primi li-

    bri soltanto della Vita di Apollonio nella persona di Carlo

    Blount, che pubblic il suo lavoro, accompagnato da

    moltissime note, l'anno :68o in fol. a Londra; e que-

    sto lavoro e queste note, le quali si debbono in granparte al barone Erberto di Cherbpry, vennero dipoi ri-

    dotte in francese e stampate a Berlino in %volumi in

    ia nel nyy4 ; ma di tale versione basti il cennp, giac*

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    DEL TRADUTTORE. 9

    ch ^er essere cos incompleta, e per l'empiet stoma-

    chevole di quelle note, appena degna che altri la citi.

    Van brevissimi brani della Vita di Apollonio e di ahreOpere dei due Filostrati troviamo Volgarizzati da diversi

    scrittori, principalmente italiani, e va fra quesd notato

    in ispezielt il dottissimo cesenate Mazzoni ne'suoi libri

    della difesa di Dante. Ma non so che scrittore veruno

    abbia giaaaotmai pensato ad una nuova e intera versionedi codeste Opere, dopo che il suUdato Oleario, con

    una degenza ammirabile, pose sotto gli ochi del pb-

    blico la lezion vera del testo greco, da lui trovata in

    pi codici don prinAa esaminati, e confrontata coi gi

    conosciuti, e ridotta a forza di sana critica al pi sicoro, o almeno al pi verisimile senso. Sono* cento e

    vent' anni oramai da che la repubblica letteraria pos-

    siede cotesto ampio e ragguardevole lavoro , accompa-

    gnato dalla traduzione latina , pressoch nuova del

    tutto, ed arricchito di abbondanti e dotte annotazioni,

    nessuno, per quanto io sappia, os di affrontare la

    non lieve fatica di ridurre que'scritti alle lingue moderne.

    E per vero lo stile di Filostrato, non che la lingua

    da ess usata, die dista inRnitamente da quella di Tu-cidide di Platone, di Plutarco e degli altri precipui

    scrittori greci de'buoni secoli, of&ono ad ogni istante

    sif&tte difRcolt, che non piccola impresa lo sbaraz

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    ! o PROEMIO DEL TRADUTTORE,

    zarsene felicemente. Egli ale tta le pi volte un laconi-

    smo bizzarro , che lascia oscuro ci che vuol dire ; e

    dove para di cose RlosoEche esprime quasi sempre ideeche sentono di misticismo, e che esigono motto studio

    &non poca pratica non meno ad intenderle che ar ripe-

    terle in altra favella.

    A siffatto cimento ho io osato di pormi, eccitatovi dagli

    inviti del sig. Francesco Sonzogno, editore di questa nuo*va, e gi pid'oghi altra magnifica Co/Zane aatort

    Se^ e quanto io vi sia riuscito, ne giudiche*

    ranno gli intelligenti, di cui bramo benigno i! giudizio. La

    cura da me posta, s in esser fedele al testo, come in

    apparir facile e chiaro ad ogni lettore, a mio avviso H

    principal fondamento della speranza ch'io nutro di una

    favorevole accoglienza. Qualche approvazione meriter

    fors'anco !a molta mia economia nelle note, nelle quali

    per altro mi era sommamente agevolo di allargarmi.Le quali note ho anohe preferito di porre a pi di pa-

    gina , anzi che altrove , perch servono in tal modo di

    schiarimento immediato, offrono un momentaneo ripo-

    so , e giovano alla impaziente esigenza de* lettori ; ai

    quali, non che allo stampatore ed a me , parmi in talguisa di meglio soddisfare, quelli non ritardando, PaL

    tro non caricando, e me riduccndo pi speditamente a!

    termine della mia non tenue fatica.

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    DELLA VITA

    DI APOLLONIO TIANEO

    Z 7 R R O

    I. %jrn encomiatori d Pitta gora da Samo narranoche prima ch'egli nascesse nella ionia era stato Euforbo a Troia : che estinto rivisse; mor poi come necanta Omero (:): dicono inoltre che ogni veste riRutas*se proveniente da animali, i quali si antenne e di man-giare e di sagrifcare: perocch non volle bruttar di

    (*) Alcuni pensarono dua were, Stati gli Eufbrbi, uno ionio,

    f altro troiano; ma un saio veramente e ne conosce, ed iltroiano, Rglinol di Panto, cio quegli in cui Pittagora diceva diavere anteriormente vivuto. FiLcxstrato ai in questo logo che nelcap. M: degli JEwMf ne & prova. ! versi qui citati di Omerokggonsi al principio dd xvm della Scrive lambicco nella

    ita di Pittagora cbe questo R!oscA) compiacevasi di spesso can*tarli, accompagnandosi col suono della sua lira.

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    H VITA DI APOLLONIO TIANEO

    sangue gli altari ; ma di; libazioni succose, di profumi edi inni onor codest' uomo gli dii ; ben sapendo assaipi compiacersi gli immortali di siffatto culto, che del-la ecatombe o del coltello suMa cesta disposto (:). Ag-giungono ch'egli ebbe commercio con gli dii, e averneimparato quali cose aggradissero dagli uomini, qualin : che da essi pure ispirato disput della natura ; di-cendo che tutti gli altri si lasciano guidare da false

    congetture intorno le cose divine, e cadono in contra-rie opinioni, ma che a lui lo stespo Apollo sugger qualdottrina avesse a processare, e che seco pur conversa-rono e Pallade e le Muse, non mai simulatrici del ve-ro, ed altri iddi, de'quali n i volti n i nomi altr'uo-mo sapeva. Checch poi fu da Pittagora insegnato i suoi

    discepoli riguardavano come una legge, venerandoloessi come se da Giove generato fosse e disceso, e os-servavano il silenzio in forza della sublime dottrina dilui. Imperocch molte divine ed arcane cose dalla suabqcca ascoltavamo, le quali sarebbe stato difEcil d'in-tendere, se non avessero dapprima imparato, che an-che il silenzio ha la sua facondia. La stessa maniera difilosofare dicono avere sicuramente tenuto Empedocled' Agrigento; perocch que' suoi versi :

    &BWM?r%g%Fon ,A3 morir y a

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    e !' altro :

    LIBRO I. :3

    cA* M? MMMC&M? Cy7!C^/^ (*) ^

    e il bue d i pa sta che narrasi aver gli immolato in Orlimpia, spettano ad uomo, il quale ammette la dottrina

    pittagoricp. Pi altte cos si sogginngono intorno a co-

    lon) che de lla stessa dottrina ' furo n segnaci, le quali

    non giova o%a d i ram m entare per a lle tta rm i a quella

    stona, c h e io m rprop osi disc^ivre.H .In ^ ro c c h mo ancora hanno gli nomini cono

    scmto che ApoHo^io per ef&tto di vera sapienza, da inipuramente , qal m conyiene a Rlosofb, coltivata, due

    ponti di ta le dottrina i ese rc iti i co n p i gagliardo animodi Pittagora eio gli stud} aHa sapienza sp e tta n ti, e il

    modo di vincere la tirannia ; ma chi lo esalta pe r unacagione, ch i per un* aRia^ Avvi perim en ti chi sciocca-

    mente giudica che per avere egli conversato co ' Magi d i

    Babilonia,; co'Brpcmani delPIndia, e co'Ginnoso&stid'Egitto, easear dovesse uno stregone, e la sapienza di

    Ini nella nctagi consistesse ^ scioccamente, dico, perch

    anche E n^p ed ode, e K ttag o ra , e D emocrito , sebbene

    co' Magi avessero conversato, e molti paradssi (2) pro

    (!) Questi versi di Empedocle, insieme a pochi altf i ci ven-nero trasmessi da Diogene Laerzio net lib. Y!:t. H secondo ci-

    tato anche da Ateneo? nei libro parimenti viH. I frammenti (inoa noi giunti di quel poeta filosofo vennero ai d nostri messi inluce dai eh. sig. Peyron e Scin.

    (a) Qui valgono per sentenze fuori de! giudizio comune. Ancheall' Oleario piacque preferir questa voce all' altra di ccjeo&mouMcAe, o jptrRa#, usata nel testo.

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    :4 VITA D APOLLONIO T1ANEO

    nunziassero , non perci professaron quell' arte. AnchePiatone andato in Egitto parecchie sentenze di queiprofeti e sacerdoti alle sue proprie congiunse, comepktotre che aMe distese liniee Mvrappone i colori ; purnon incorse nei sospetto di magia, bench tanto venis-se per !a su sapienza invidiato da tutti. N perch A*poHonio molte cose previde e seppe pria che acoadessyoy dee dirsi reo di quell' arte ; altrimenti rei dei pari

    ne sarebbero e Socrate per quello che il suo demonioanticipatamente gli rivlava, ed Anassagora per le suepredizioni. Chi dibatto non sa che Anassagora recossinella piazza di Olimpia, mentre non v' era indizio dipioggia/vestito di una zimarra di pelle, presagendo im*miuente la piova? e che predicendo la nwina di una tal

    casa, non ingannossi, e subito cadde? e che tramutanedosi il giorno in notte eaderebbero pietre dal eielo inviciuanza al Rume Egos, come dall'evento si verific? (i)Le quali cose alla sapienza di Anassagora attribuisco-no ^mentre vuoisi negate ad ApoMohiw eodeeta pre*scienza, che dalla sapienza deriva, e di gnagiehe artiincolparlo. Ho dunque stimato di non tollerare cotestaignoranza del volgo, ma di tant' uomo accuratamentedescrivere quant'egli in ogni tempo e dicesse e facesse,e qual metodo di Rlos&fe Seguisse, e rilevare perchad altri paresse un deibone e un indovino. Tutto ci

    ho io raccolto parte dalle citt che lo amarono, partedai tempi? eh' egli ristaur, dappoi che cessati si erano

    (') Veggasi Diogene Laerzio nel lib. u? che questi fatti diAnassagora riferisce.

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    gii antichi n ti , parte eziandio dai mo!ti discorsi che ilcelebrammo, parte in fm da vrie aae lettere. Pe-rocch egli carteggi con principi, con aoRsti, con R!osoR , cogli Eliesi, co' DeMd ^ cogli Indi e con gliEgizii, in materia di di , di genti, di costumi e di lepgi, fvnpcoverand le mancanze contr' esse commesse^Le cose adunqne che pi sicnre mi parvero ho nella se*guentc grnsa raccolte.

    HI. Visse certo bamde, non ignaro di RlosoRa, gicittadino J*H* antica Nitave, il quale fu discepolo diApollonio, e i viaggi di lui, ne' quali dice essergli statocompagno, e i fatti e i detti e le predizioni descrisse.Un cognato di Damide present que' commentar), sinoallora soonosointi, aGiulia Augusta (^), al servizio del*

    la quale trovandomi io {essendo ella studiosissima dellafacolt oratoria ) mi ordin oh' io rendessi queUe tan*tafere , e ne ripulissi 1* elocuzione ; perch quel ninivitaaveva bens con saRieiente chiarezza scritto, ma conpoca eleganza. Mi avvenni dappoi in un libro di certo

    Massimo da Egia (3) , che conteneva le cose tutte in

    (:) SoBsti c RIosoR sigmRcayano anticamente la stessa cosa,cio studiosi deHa natura delle cose, sapienti. Ma convenne dipoi gli uni distinguere dagli altri, e come e perch lo atessoautor nostro il racconta od proemio alle vite de' sofisti, che noi

    pubblicheremo nel seguepte volume.(2) Moglie di Severo , dell' ingegno della quale, non che delT aflezione alle buone lettere , parlano Sparziano e SiRlino.

    (3) Molti Damidi e molti Massimi nella storia della letteraturasi greca che romana si conoscono. Di questi da Filostrato ram-mentati ianno parola leroclc, Eusebio, e Tzctze tra gli antichi.

    LIBRO I. *5

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    *6 VITA D APOLLONIO TIANEO

    Egia fatte d ApoHonio. S hanno anche alcune tabeMet!i memorie da! inedesimo Apto!!nio scrtte , da cui spu rilevare com' egli filosofasse mosso da un divina

    mpeto^ Nessun conto per hass a fare d Hjj ragen (i),che quattro libri intorno ad Apollonio compose , macb$#mh9smi fatti ne ignor. In qual modo io questeaepairate scritture abbia radunate, e come abbia comin-ciato a ordinarie, ho narrato. Bramo che quest' opera

    faccia onore? all' uomo, de! qul parla, e giovi agli ami-ci delle buone lettere, siburi di trovarvi assai cose, chefinra non seppero.

    IV. Patria di ApoHonio fu Tiana, citt greca nelpaese di Cappadoca. Egual nome ebbe suo padre, diantica stirpe, discendente dai fondatori deHa citt, di

    casa ricchissima, ed esso pur dovizioso. Aila madre,gravida di !ui, apparve P ombra d Proteo dio deg!i Egizj, ! quale secondo Omero in varie guise trasformaci,ed ella niente impauritasi lo interrog chi avrebbe par*t o r i ; ed ei le rispose: Me. E tu ohi sei? soggiunse

    e!!a. Sono Proteo, rispose , nuine egiziano. Di quantasapienza era Proteo che giova or dire ? massimameute acoloro che dai poeti appresero quanto foss' egli versati-le , e sempre diverso, e non prendbile mai, tanto chefu creduto eh' egli sapesse le cose tutte cosi accadutecome future. Ma di Proteo mi converr sopra tutto far

    menzione, quando ne! progredir deHa storia mostrer

    (') Oscuro scrittore, che per ricordato da Tzetze nella se-conda ChiMade, e da Origene nel sesto libro contro Celso. Filo-strato to nomina di nuovo nel terzo libro * 4**

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    ApoHonio di gran lunga pi che Proteo prevedu-to , ed avere difEcili ed oscuri segreti spiegato, mo!topi se ridotto si vedesse alle strette.

    V. Narrasi ch'ei nascesse in un prato, vicino al qua!e ora innalzato un tempietto in onor suo. Ma come na-scesse anche bene il sapere. Approssimandosi il tempode! parto, la madre sogn di passeggiare in un prato ecogiiervi Eori; e andata poi nello stesso prato, mentre le

    sue anceHe gironzavano cogliendo firi %ella seduta sull'erba veMM da! sonno sorpresa. Intanto alcuni cignida quel prato alimentati, formarono corona intorno alei dormiente, con l'!e distese, come,costumano, etutti insieme cantando. Un !eggiere favonio sul pratellospigava. Daquel canto venne ella svegliata, e a! tempo

    medesimo si sgrav^ giacch ogni strano accidente puanche prima de! tempo promovere il parto. Raccontanogli abitanti de! luogo, ^he meutr' eHa partor, un folgo-re cadde sulla terra , il qual risalendo nell' aere vi sidilegu. Con tale portento vollero gli iddii, per quelch'io penso, mostrare e significare che il nato fanciulloavrebbe ogni terrena cosa avanzato, e il commercio dilui con gli iddii, e quant' altro in esso concorse.

    VI. Scorre presso Tiana un'acqua, a Giove sacra,pei giuranti religiosa, che chiamata ( estin-guibile ) , e che sebbene da freddissima sorgente scatu-

    risca, boHe al pari di pentola sul fuoco riposta (:). A

    (

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    i8 VITA DI APOLLONK) TIANEO

    coloro che santamente giurano l'acqua dolce e pro-pizia^ gli spergiuri allo incontro ne ritraggon castigo ;perciocch ella ne offende tosto gli occhi, l mani^d ipiedi, e in idropisia li conduce, n possono ir lontanidi l , essendo costretti fermarvisi, c lungo !' acqua ba-gnarsi, e ci che spergiurarono confessare. Perci gliabitatori dicono che Apollonio Ai figlio di Giove, maegli Eglino! di Apollonio si dicea.

    VII. Giunto all'et propria alle lettere, manifestgagliardia di memoria, e costanza allo studio. Atticaeia la sua &vella, che mai per usar co' stranieri nonimbastard , ed essendo di bellissimo aspetto a s gliocchi di ciascuno traeva. Entrato nel quattordicesimoanno, il padre il condusse a Tarso, affidandolo ad Eu*

    tidemo, di origine fenicio, retore insigne, che alla suascuola lo ammise. Aderiva Apollonio al suo maestro^ma l ' indole di que' cittadini giudicava inetta e nonquanto basta opportuna agli stud} della buona filosofia3imperocch erano pomposi, cicaloni e proverbiatori, ele mollezze degli Ateniesi imitavano, ma non la sag-gezza. Il fiume Cidno passa per mezzo la citt, e in-torno ad esso que' cittadini amano, a guisa di acquaticiaugelli, oziare, ond' che Apollonio in una letteradisse loro : Cessate di inebbriarvi d'acqua. Per la qualcsa, avuta licenza dal padre, cambi il maestro, re-

    candosi nel vicin borgo di Ega, dove ogni agio trovavasi per attendere alla filosofia, e scuole pi conve

    , come ha notato il Giraldi nel suo H,pag. M4

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    nienti a'giovanetti, e un tempio

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    no VITA DI APOLLONIO TIANEO

    polonio assumesse, gB chiese in che modo prendereb-be cominciare sif&tto ordin d vita; ed eg!i rispose : Nelmodo, d cui cominciano i medici, i quali ei purgantipreservano i sani , e a sanit riconducon gli infermi.Dopo tali parole si astenne da! mangiar carni, icomecibo impuro, e che offusca la mente, di frutta e di er-baggi pascendosi, col dire essere tutto puro queMo chedlia terra prodotto. Natura! bevanda affermava esse-

    re il vino schietto, perch da domestica pinta agli uo-mini dato, ma essere contrario a! buono stato deHamente, alberando quanto in essa di etereo. Purgatiin tal guisa! i suoi cibi, si mise scalzo, e una veste ditela di lino indoss, rifiutando che di pelo d'animalefosse tessuta; i capegli si lasci crescere, e prese sog-

    giorno nel tempio $di che facevano le maraviglie i pre-lati del tempio stesso , massimamente che Esculapio $1sacerdote asser di essere lieto che Apollonio fosse pre-sente quando eg!i sanava gli infermi Laonde i Cilici edaltri vicini popoli in Ega per veder lui concorrevano ;ed era passato presso i Cilici in proverbio il dire: DopeWH ? a pe;%ere t/ giopMMHfo ?< IX. Non sar fuor di propsito, poscia che sto espo-nendo la vita di uno che ag!i stessi dii fu carissimo,tatto ci raccontare, eh' egli fece nel tempio. Vennedunque ad Esculapio un giovinetto d'Assiria, il quale,

    bench gi infermo, pure nelle delizie e nel bere !avita sua conduceva, o a meglio dir consumava, e quindiera idropico divenuto, e sempre di ber dilettandosi,poco pensiero prendevasi della astinenza, di modo cheEsculapio i! trascurava, e per sino il sonno gli rimvea.

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    Querelandosene egli, il dio gli apparve, e s gii disse:Se tu ricorri ad Apotlonio risanerai. And pertanto aIni, e il richiese: Qual vantaggio poss' io dal tuo consi-

    glio sperare ? perocch Esculapio mi impone che a temi presenti. Tale, rispose 1' altro, che sommamente tigiover nello stato in cui ti trovi. Non hai tu bisognodella sanit ? Senza dubbia, diss' egli, e me la promiseEsculapio, ma non la d. Ben dSc*^ riprese Apollonio,

    perch egli la d coloro che la vogliono y e tu aB'in?contro ibmenti la tua malattia, perch badi a goderti,molti cibi cacciando ne* corrotti ed acquosi intestini efango a pozzanghera sovrapponendo. Questa risposta diApollonio assai pi splendida di quella che gi diedeEraclito ad uno che dello stesso morbo era afHitto, col

    dirgli che bisognava dopo la pioggia induce la siccit $risposta oscura e non facile a intendersi; laddove Apol-lonio pi apertamente la sua sentenza profer, e il gio-vinetto ne and guarito.

    X. Vide egli un giorno 1*ara di molto sangue co-spersa, e sovr'essa deposti gli arnesi delsagriRzio; videbovi d'Egitto e grossissimi maiali scannati, e qua mi-nistri che scorticavano, l che sminuzzavano ; e videdue sacre ampolle d 'o ro , tempestate di bellissime epreziosissime gemme d'India ; laonde al sacerdote ri-chiese: Che ci? chi con tantamagni&cenaa tende grQ?

    zie al nume? Pi ti maraviglierai, quegli rispose, udendoche senza aver prima fatta istanza veruna, sen%' essereqni dimorato il tempo dagli a!tri usato, n acquistatadal nume la sanit, n ottenuto alcuno di quei favori,che ancor non ha chiesti, essendo appena ieri qui giunto,

    LIBRO L 3U

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    ai VITA DI APOLLONIO TIANEOs lauti sagrifcj abbia fatto ; anzi 3 pi altre vittime epi altre^qbhlaziont prometta, se Esculapio lo esaudisce.

    Ricchissimo eglt, e p?giedp in Cilicia pi egli solo,che non tutti i CilicL insieme. Egli invoca dal dio chegli ritorni un occhio datogli cavato. Apollonio allora ,chinato lo Sguardo a terra; come us fare sino alla suavecchiaia, il motne dt colui chiese ; e uditolo : Parmi,disse, o sacerdoteyche quest'uomo non debbasi am-

    mettere nel tempio, perch da profano presentasi, eper malvagia cagione quel male si guadagnato^ e que?sto stesso grandioso sacrifcio fatto avanti di nuRa avereottenuto dal dio , non da divoto, ma da tale checerca perdono di qualche gran colpa. Cos disse Apol-lonio. Esculapio dipoi comparso la notte al sacerdote,partasi, gli disse, cpstui, e i suoi doni ritolga, nonessendo pur degno che l?altr'occhio gli resti. Informanedosi pertanto il sacerdote intonso a qolui, seppe teneriegli una moglie, che dal suo primo marito avuta avevauna figlia, della quale costui invaghitosi, e seco lei sol-

    lazzandosi nascostamente, fmronosorptrest in letto dallamoglie , la quale con uno spillone aHa figlia ambiduagli occhi for, ed uno al marito. r

    XI. In questa occasione Apollonio mostr, che colorche sagriCcano, o fanno sacre obblazioni ^ non hannoa passar la misura (1). Essendo accorse al tempio molte

    (1) La soverchia prolusione ne' sagri Acj Pittagora sempre dis-approv , come scrive Iamblico nella vita d Ivi. Cos pure ilsuo seguace Apollonio, cui Filostrato nel lib. vi , $ n dquesta Storia fa dire: sarai con p&coM

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    persone , dopo che quel CHice ne fu scacciato, Apol*Ionio interrog il sacerdote, dicendo : Sono essi giustigli iddj ? giustissimi , rispos questi. E sono anche pru-

    denti ? soggiunse il primo $ e l'akro disse : Chi pi pru*dente degli iddj? Ed Apollonio, sanno essile faccendedegli uomini,ole ignorano? Anzi, riprese il sacerdote,in ci principalmente gli dii sono superiori agl*? uomini,perch questi per la imbecillit loro npn conoscono le

    cose proprie, laddove gli iddj sanno tanto ci che agliuomini spetta, quanto ci che Appartiene a loro mede*cimi. Allora egli : Verissima ed eccellente rispsta latua , o sacerdote, ond' che essendo ad essi note lecose tutte, parmi che chi a loro ricopre, e che abbiacoscienza del retto, avrebbe a far questa prece: Ot%er,

    concedetemi /e co*e cAe w: ; e sai che il beneai buoni conviene, il contrario ai malvagi. Gli iddj per-tanto rettamente operanti colui che trovano giusto, edi saldo animo contro ! vizj, non di corone d'oro pre-miano , ma d'ogni sorta di beni ; quello che caricoe rotto ne'vizj conoscono , abbandonano a Nemesi ^ epi verso costoro si cortmsciano, quand' osino, cosimalvagi quai sono, nei sacri luoghi introdursi. E vol gendosi in cos dire ad Esculapio, sciam : Mbile 6 dite degna filosofia tu professi, vietando agli scelerati diqui inoltrare, quand' anche tutti i tesori degH Indi e

    Tal parimenti era la sentenza di Socrate^ a quanto Se-nofonte ne scrive nel lib. ! ; tal quella di Platone, come rile-vasi dal in deMe Z

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    *4 VITA DI APOLLONIO TIANEOde'Sardi ti offerissero ; ch non per riverenza agliiddj fanno esi cotai sagriRcjedof!erte,nia per sottrarsiai gastighi, da cui non perci voi li esentate, giustis-simi come siete. Pi altri di questa maniera discorsitenne in qul tempio Apollonio, essendo ancor gio-vinetto.

    XII. Le cose poi ch'egli &ce in Ega, mentre col sitrattenne, aon queste. Era in Cilicia un grande, uomo

    superbo, e alla greca venere inclinato. Giunse a costuil fama della belt di Apollonio, ed egli, messi in dis-parte gli af&ri suoi, pe'quali era ito a litigare in Tarso,venne ad Ega, dicendosi ammalato , e del soccorso diApollonio aver bisogno. Trovatolo, che passeggiava so-letto, gli si accost e disse: Raccomandami ai dio; e

    quegli rispse : Che bisogno hai tu della raccomanda*zion mia, se sei buono? sa* che gli iddj amano i buoni,senza che alcun si interponga. Egli per Io dio Giove,soggiunse I? altro, che a te, o Apollonio, e non a me,ha Esculapio l'ospitalit della sua casa accordato. AI

    che Apollonio rispose : La virt, che, per quanto puoteun giovinetto, ho io fin qui seguita, mi ha reso bene-volo il dio, e fattomi famigliare di sua casa^ e se tu parimedti apprezzi la virt, vanne a lui con fiducia, echiedigli ci che vuoi. Cos per lo dio Giove far , sog-giunse 1' altro, ma prima odi una mia preghiera. Di che

    mi pregherai tu ? disse Apollonio ; ed egli : Di ci cheai belli si cerca, i quali preghiamo che della bellezza

    () I .San# deHa Lidia intendono in questo luogo, dove rgnoil ricchissimo Creso.

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    lro sieno cortesi ^ e ad altrui non riputino ; e s di-cendo mollemente atteggi a vasi, e lascivamente il guar-dava, tutte quelle parle aggiugnendo che cOM sozzi eintemperanti uomini sogliono. Ma Apollni biecamenteBasandolo: O pazzo, proruppe, o scelerato ! Colui qu-ste parole ascoltando non solamente isdegnossi, maminacci anche di volersi segare la gola : ed ApoMonioin udirlo sciam : %% yenga giorno / Di l a tee

    A quel ribaldo fu ucciso sulla pubblica via da alcunimasnadieri, che lo accusarono di avere insieme ad Ar-chelao re di Cappadocia (^macchinato nuove congiurecontra i Romani. Questi e pi altri avvenimenti di similnatura pubblic Massimo da Ega, il quale per la suacelebre eleganza di stila fu degno di essere segretario

    dell'imperatore. .