Gentile Giovanni - Saggi Critici - Serie 1

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    SAGGI CRITICI

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    GIOVANNI GENTILE V

    SAGGI CRITICISERIE PRIMA

    NAPOLIRiccardo Ricciardi editoreMCMXXI

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    Propriet Letteraria

    Tutti i diritti sono riservati a norma delle vigenti le^gi.

    S99059

    NAPOLI - TIPI SILVIO MORANO

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    l/u

    PREFAZIONERiunisco in questi due volumi [cui altri ne segui-

    ranno/ una parte dei molti piccoli scritti di filosofia,da me sparsamente pubblicati in questo ventennio in-torno a questioni o scrittori, di cui si variamentee pili o meno largamente discusso, e che, in un modoo nell'altro, sono stati infatti stimolo allo svolgimentodella recente filosofia, e per me pietra di paragone dellemie idee. Alcuni di questi saggi, i pi antichi, raccoltiqui come documenti storici di dibattiti chiusi gi e su-perati, e che a me in particolare appariscono quasiricordi di vita intellettuale vissuta, sono stati, per ovvieragioni, riprodotti senza modificazioni o correzioni, chenon fossero di mera forma o non servissero ad attenuarel'espressione ora per me troppo viva di sentimenti presso-che tramontati o affatto spenti nel mio animo. Ma nep-pur questi sentimenti ho creduto di poter fare che spa-rissero del tutto, trattandosi di scritti che, per l'accen-nata considerazione, non mi appartenevano pi.

    Cosi (voglio farne menzione speciale) non rincresceral mio caro e onorando amico prof. Bernardino Variscodi rivedere qui alcune nostre vecchie polemiche, che

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    vili PREFAZIONEaltri continuava a leggere in una forma anche menrispondente alla stima affettuosa che cogli anni venutacrescendo nel mio animo verso di lui. Cosi ni' toccatodi lasciar correre qua e l, in cotesti scritti pi antichi,accenni a idee, che sono state pi tardi assorbite in unpensiero pi maturo. La data apposta ai singoli saggipotr servire di avvertenza al lettore.Roma, 1 gennaio 1921.

    G. G.

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    I.

    LA RINASCITA DELL' IDEALISMO (')Signori,

    Nessuno potrebbe iniziare in questa universit uninsegnamento di Filosofa teoretica senza un pensieroper r uomo che tale insegnamento tenne qui, pro-fessore ufficiale, per pi di un ventennio, dal 23novembre 1861 fino appunto al 17 febbraio 1883, chefu r ultimo giorno di sua vita ; e che in cotesto pe-riodo, in cui si rinsanguarono tutti i nostri studi esi riform tutta la nostra cultura scientifica, fu. nonsolo a Napoli, ma per tutta Italia, il maestro del sa-pere filosofico ; attrasse attorno alla sua cattedra gliingegni migliori che si sentissero nati a filosofare; de-pose nel loro pensiero il germe fecondo del suo, spar-gendo intorno tanto lume di scienza, e tanto ardoresuscitando di cercare e d'intendere i massimi proble-mi della vita.

    l*j Prolusione ad un corso libero di Filosofia teoretica, tenuta nellaRegia Universit di Napoli il 2S febbraio 190"^.

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    2 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOPerci il mio primo pensiero su questa cattedra

    rivolto a Bertrando Spaventa instauratore della fi-losofia scientifica nellltalia contemporanea. Ma conla sua immagine austera e ispiratrice mi si pre-senta in questo momento l'immagine cara e buona dichi la prima volta mi disse il nome dello Spaventa, eprimo apr al mio animo, ansioso di verit, il pen-siero di lui che tanta ne comunicava ; e parlan-domi commosso del fascino onde quegli stringevaal proprio lo spirito di chi pot udirlo e seguirlo,me pure avvinse nel cerchio dello stesso fascino,e mise a parte di quella non numerosa ma pri-vilegiata famiglia di pensatori di cui lo Spaventafu il capo venerato ed amato. Il mio pensiero tornaoggi ai dolci anni, che ancora vicini, mi paiono gilontani, ai dolci anni anche per me in libera gioiavolati : quando a giorno a giorno da Donato Jaja eroiniziato alla speculazione difficile e sdegnosa d' ognifacilit, che qui, nella scuola dello Spaventa, era stataampiamente illustrata e difesa contro le dottrine op-poste, e l era dal mio maestro insegnata con l'en-tusiasmo dell'apostolo. E mi pareva che egli mi po-nesse nelle mani una fiaccola sacra.

    Lasciate, dunque che, incominciando, io mandi unsaluto riconoscente al valoroso maestro di Pisa ; elasciate pure candidamente vi dichiari, che, entrandoin questo tempio nella scienza, provo oggi una com-mozione che somiglia a quella del pellegrino, il quale,giunto innanzi al Sepolcro, per quella fede che ver ha condotto, non vi trova gi una tomba, anzi ilprincipio stesso di ci che per lui vita. Nelle aulegloriose di questo ateneo sento aleggiare lo spirito delfilosofo, che non conobbi, ma di cui il discepolomi parlava ; e dalla sua presenza . traggo gli au-

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 3spici del mio insegnamento, e spero la forza per so-stenerlo.

    Giacch io credo, o Signori, che da quel pensierosi possa trarre ancora gli auspici, senza dar ragionea nessuno di accusarci, che noi assumiamo una po-sizione abbandonata da un pezzo. N abbandonata, nsuperata : n da un pezzo, n da poco. Quel pensiero vivo , intatto ; n contro di esso v' stata altracritica che quella, la quale s' fondata sulle sue pifalse interpetrazioni, o s' indirizzata ad alcuno de'suoi punti meno importanti ed essenziali. Una dot-trina non si supera con le parole, ma con le ragioni;e di ragioni valide a superare la nostra ne sono stateannunziate molte, anche troppe ; ma non se n' vistanessuna. S' detto che la nostra dottrina era mortae seppellita; ma a me pare che questa dottrina, dopomorta sia pi viva di prima. Io vedo da ogni parte lacoscienza contemporanea, nell'arte, nella politica, ne-gli atteggiamenti religiosi , nelle scienze speciali enella filosofia, dichiararsi apertamente insoddisfattadelle forme in cui pareva che il naturalismo dellaseconda met del secolo test finito l'avesse per semprecomposta , e accennare in vari modi alla rivincitadello spirito ; a quella rivincita che tosto o tardi do-veva necessariamente seguire per reazione al grettoindirizzo naturalistico, che condusse a tanto scon-forto gli animi colti dei nostri padri. Sento gi dataluno proclamare energicamente la rinascita dell'i-dealismo : e tra le difficolt in cui si dibattono inuovi idealisti, in contrasto tra loro e coi concettimeglio provati e men contestabili delle dottrine na-turalistiche, non ripenso senza grande compiacimentoa quelle parole con cui lo Spaventa, gi nel 1874,

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    4 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOconchiudeva solennemente una sua critica del tras-formismo darviniano (1) : E se ci che dico vero.,pu darsi che lungi dall'essere cosa vecchia oramai^la metafsica hegeliana sia come una profezia, ciol'organismo e la correzione anticipata della scienzadella moderna esperienza >.

    Se l'idealismo parve superato, ci non accadde perun errore casuale o per un'arbitraria colpa di pen-satori, che non abbiano voluto attendere con coscienzaai dati dell'eterno problema ; ma accadde, come ognifatto della storia, per un'ideale necessit, a cui gl'in-dividui non si sottraggono, e che nella filosofia de-termina un' alterna perpetua vicenda dei concettionde s'intesse la storia dell'umano pensiero. Il qualenon mai intuito stabile e fisso del vero ; ma pro-cesso continuo e sviluppo da un grado all'altro, pro-mosso e regolato da una legge. Pot sembrare che lementi fossero stanche dell'ardua e forte fatica intel-lettuale che infatti costava l' idealismo della primamet dell'Ottocento; ma il vero che, una volta de-terminatasi una forma d'idealismo, che sempre ridu-zione o concentrazione del mondo nella sfera ideale,e quasi un ritirarsi del soggetto spirituale entro semedesimo, era inevitabile che, compiuta questa for-ma, e ritiratosi completamente in se stesso, lo spiritoricominciasse ad estraniarsi da s , a volgersi allanatura che gli sta eternamente dinanzi e 1' attira el'incanta con le sue grandi attrattive e i suoi solennimisteri.Era inevitabile , perch questa la natura dello

    spirito : di riversarsi perpetuamente fuori di s, nel-(1) La legge del pi forte, in Scritti filosofici ed. Gentile, Napoli, Mo-

    rano, 1900, p. 32.

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 5r oggetto, destinato a diventare quindi parte diesso, ossia a trasformarsi in soggetto, per generareinfine novella sete di estrinseca realt. Eterno Tan-talo, stende in eterno la mano ai dolci pomi del reale;e non gi che non ne colga ; ma non ne coglie maitanti che bastino ad estinguere il suo inestinguibiledesiderio. Quello sarebbe l'estremo giorno dello spi-rito, se mai toccasse I" ultimo oggetto, che, entratoanch'esso nella chiusa cerchia del soggetto e assimi-lato subito a questo, facesse un deserto della realt,rendendo vana e impossibile ogni ulteriore ricerca,ogni coscienza nuova, e per tutta l'attivit, tutta lavita dello .spirito.

    Ora, lo spirito immortale nel suo infinito pro-cesso, n pu mai esaurire la sua ingenita energia;sicch, chiusa una volta in s la realt con un'intui-zione idealistica del mondo, torna tosto a riversarsicon la furia d'una baccante nella esterna natura; equivi si aggira, dimentico di s, e sforzandosi anzid'immedesimarsi e confondersi con essa natura, mutae pur viva.Guardate al materialismo tedesco, che si spicca dalla

    sinistra hegeliana e innalza la bandiera della forza edella materia. Guardate al naturalismo trasformistico,che dichiarando di voler derivare le forme superiorialla natura dalle inferiori, non si adopera poi che aridurre quelle a queste, poich nelle inferiori cometali, stremate anche del germe delle superiori, ger-me, che saprebbe di causa finale, cerca la radicedi queste ultime ; e tutto livella e agguaglia a un solconfine, non elevando la natura allo spirito, ma lospirito abbassando fino alla natura, e provandosi afar a meno di ogni apriorit nello spiegare tutt' ifatti, anche i pi alti, di quello. E nel senso stesso

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    6 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOdel naturalismo, guardate a quella fisiologia che ce-lebr i suoi fasti nello stesso periodo, affaticandosia trarre la vita, che la forma pi alta della natura,dalle forze fisico-chimiche, ossia a cavare, con nuovae pi mirabile alchimia, il sangue dalle rape, fra l'or-rore generale, che la filosofia materialistica ispirava,del pestifero spirito. Guardate alla psicologia primaridotta a una meccanica solo per metafora, e poi contutti gli espedienti, da' pi ingegnosi a' pi ingenui,sforzata da senno a giacere nel letto di Procuste oradella fisiologia, e ora unche della fisica : donde gliesperimenti, le misurazioni e i gabinetti, e l'indovi-nello famoso della psicologia senz' anima, che pareun amaro sarcasmo, fino alla recentissima teoricadei sentimenti come fatti del corpo ! E guardate alpositivismo storico e, in generale, filosofico, fermo nelproposito di non vedere nello spirito che il rillessofatale del fatto fisico ambiente ; donde la storia ri-*dotta a un intricato giuoco di burattini, mossi nonda quella Provvidenza che mente celebrantesi neltempo, di cui aveva insegnato il Vico, ma dall' ine-luttabile influsso della natura fisica circostante e dallafisiologica o patologica nostra ; donde anche la storiaridotta al compassionevole ufficio di raccogliere aduno ad uno i fatti minuscoli che Io spiritto getta quae l al suo passaggio per le vie del tempo e dellospazio, senza sospettare o cercare menomamente chili abbia gettati ; anzi dichiarando talora che sarebbericerca vana, forse per tema di vedersi risorgereinnanzi, a solo chiamarlo, in petto e in persona Iospirito aborrito con la sua faccia di Medusa ; dondeanche, in generale, il mondo veduto non come si-stema gerarchico di valori , ma ammasso disordi-nato di fenomeni senza principio e senza fine . get-

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 7tati alla rinfusa, o coordinati da un determinismo,che tutti li adegua, distruggendone le ditTerenze gra-duali e specifiche ; e per la morale spiegata con l'u-tile, il diritto con la bruta forza, la conoscenza conla meccanica delle rappresentazioni, e queste con lesensazioni, come tali ; queste, alla loro volta, intesecerne apparenze soggettive dell'accadere fisico; e l'artestessa ridotta al giuoco fisiologico, o tutt' al pi alpiacere; e la religione alla paura; e tutto ci che nello spirito, spiegato come derivazione dalla natura.E le scienze sperimentali ? Orgogliose delle loro dif-ferenze, sdegnose di un principio che tutte le aduninell'unit della mente, e solo tolleranti di una filo-sofia, che si limiti alla mansione modesta e non re-tribuita di venir notando in un registro a carte nu-merate i risultati raggiunti da ciascuna di esse ; o,tutt' al pi, a farsi gerente d' un ufficio di comu-nicazioni, a patto che ogni impiegato di questo uf-ficio ripeta con la fedelt di un fonografo o di unamacchina da scrivere quel che gli viene trasmesso,senza n anche un errore di pronunzia o di grafia.Tanto per starsene alle apparenze dell'esterno, in cuinon si vedono che le parti sconnesse della natura, enon finire col preoccuparsi dell' anima interiore ditutte queste parti, che non son poi tanto sconnessequanto parrebbe, e dello spirito che intus alit!

    L' arte stessa, fattasi per un trentennio naturalistica,veristica, realistica, parsa ignara, che a capo o alculmine della natura, e nella parte pi vera del veio,e nella pi reale, se cos pu dirsi, del reale e' erapure lo spirito, di cui essa non vedeva da lungi chealcune apparenze ingannevoli e alcune false e deformimanifestazioni.

    Perfino il socialismo, che era stato in ogni tempo

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    8 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOutopia idealistica (basta rammentare la Repubblicadi Platone), e che porta in se medesimo la luce eil calore delle pi profonde aspirazioni idealistiche,ha voluto nel nostro tempo respingere da s ognifondamento e significato morale ; ha insistito sullatesi che la quistione sociale non quistione di mo-ralit, e non dipende perci dall' umano volere, madalle forze ineluttabili della vita sociale, da cui lostesso volere determinato ; che insomma un pro-blema naturale, del quale, posti i dati, son poste gile condizioni e i determinanti della soluzione. E an-che il socialismo perci ha creduto di assidersi albanchetto delle scienze con una filosofia antidealisti-ca, con quel famoso materialismo storico, che unacontradizione in termini (1).E stata una gran danza spensierata di queste belleBaccanti, che son tutte le figlie dell'umano pensiero,per le balze e le valli della sterminata natura. E unSileno le mirava e ammirava da un poggio con vo-luttuoso godimento degli occhi e dell'animo ; e solobadava ad ammonirle di quando in quando che a-vessero giudizio nella danza vertiginosa e pericolosa:il neokantismo, ammiratore ossequioso e devoto e pas-sivo di tutte le scienze sperimentali ; che nella suainerzia e impotenza assoluta non ha fatto e non po-teva far altro che predicare non si dimenticasse, pur continuando ad attendere all'unica ricerca utile,che sperimentale, non si dimenticasse la questionedella conoscenza, che la questione preliminare ; edar quindi sulla voce ora all'una ora all' altra delleBaccanti spensierate ; le quali, quanto a loro, non

    (1) Come credo di aver dimostrato nei miei studi critici su La filo-sofa di Marx, Pisa, Spoerri, 1899, p. 147 ss.

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 9sanno che farsi del vecchio Sileno e dei suoi rancidiammonimenti. La festa continuata ininterrotta enon offuscata dalla pi lieve ombra di malinconia odi sospetto che ella avesse una volta a finire.Ma. un bel giorno, pochi anni fa, uno spirito biz-

    zarro e bisbetico venuto fuori, a gridare in piazzaquel che tutti andavano timidamente ripetendo sottovoce da un pezzo: a gridare al fallimento della scienza,rinfacciandole che quelle sue tanto superbe promessedi risolvere naturalmente i grandi problemi intornoall'origine e al destino dell' uomo, ai quali la reli-gione assegna una soluzione sovrannaturale, non eranostate mai mantenute ; e che non potevano esser man-tenute ; e che bisognava smettere la pretesa di sosti-tuirsi alla religione e di abbattere le grandi idealitumane, irriducibili a una spiegazione meccanica ; erestringersi nell'ambito modesto delle questioni par-ticolari e nella speculazione delle cause seconde.Parve uno scandalo ; e i cultori e gli ammiratori

    delle scienze si ribellarono alla sentenza ritenuta in-giusta e falsa od esagerata. Falso si disse che le scienzenon abbiano risoluto nessuno dei problemi relativiall'origine ; esagerato, che il concetto evoluzionisticonon abbia nulla detto intorno all'origine dell'uomo.Si protest per l'indipendenza della ragione : si dis-sero tante belle cose, e si scrissero molti articoli dirivista veramente commoventi.Ma quello spirito bizzarro e bisbetico non tacqueper questo. Che anzi, quasi profittando della buonaoccasione, ripresero animo molti che per lungo si-lenzio pareano fiochi ; mistici, come 1' autore delloscandalo, o d'altra tendenza; e s'unirono a lui, per al-largare il processo al naturalismo, al positivismo, allo

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    10 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOstoricismo. Cos s' cominciato a cantare in tutti itoni che il materialismo, per ben altre ragioni chenon fossero gi quelle dei neokantiani, una bellaingenuit filosofica ; che il naturalismo non renderagione del pensiero e de' suoi attributi ; che il po-sitivismo col suo determinismo livellatore distruggetutti i valori, tutte le differenze; e si cava gli occhiper non vedere. I fisiologi non si son peritati pidi professare il vitalismo, solo chiamandolo, quasi perrimetterlo a nuovo, neovitalismo, come con un ba-vero nuovo si crede di rinnovare un soprabito vec-chio (1). E i psicologi han cominciato a persuadersidella infecondit dei metodi sperimentali nel campodelle loro speciali ricerche. E i neokantiani ad af-fermare l'esigenza d' una metafisica, almeno per unintento normativo. E ha dato nuovi guizzi di vitaquel neocriticismo, che, sebbene vivo in Francia dacinquant'anni, era passato finora quasi inosservato,o considerato come trascurabile ; e s' specialmentemesso in mostra un idealismo, che pel suo atteggia-mento critico contro il determinismo, s' detto idea-lismo critico o indeterminista.Altre forme d' idealismo telistico ci sono venutedall'America con un aspetto di modernit, che le harese notabili e rispettabili. E in Inghilterra s' rin-novato lo studio critico di Hegel, promovendo unasorta di rinascita dell'hegelismo (2). E in Germania ha

    (1) Non nego le differenze ; ma non sono sostanziali.2) Giorgio Xel nella sua monografia su La logique di Hegel (IParis,

    Alcan, 1897) eccitando i proprii connazionali allo studio del sistemahegeliano, poteva dire : < Nous avons d'ailleurs, pur nous engager danscetle voi, l'exemple de nos voisins d' outre-Manche dont la situationphilosophique prsente tant d'analogies avec ntre. Il s'est produit enAngleterre en ces dernires annes une vritable renaissance de l'he-gelianisme (^pag. VII).

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 11preso a diffondersi il concetto della filosofa, non picompilazione o revisione de' corollari delle scienzeparticolari, ma scienza autonoma dei valori, ossiadello spirito. Gli antichi convincimenti anche in Italiasono scossi : gli spiriti non si appagano pi delle in-dagini minute dei semplici fatti della natura e dellastoria, e cercano verit sostanziali ; si sente il vuotoche in fondo a ogni particolare come tale ; e sivede che pur disamabile la natura come monotonae scolorita successione di forme, ed dolorosa la sto-ria, ridotta un cimitero, per cui l'arte, la scienza, lavirt e il dritto si aggirano muti e diafani come vanifantasmi.

    Si cerca e si vuole l'unit, l'idea animatrice dellanatura e della storia; si cerca la pienezza della vitae della conoscenza; si vuole riporre il dio nel tempiodeserto e desolato. Si cerca e si vuole : ma i mezzinon corrispondono alle speranze ; e si nega pi chenon si affermi ; o s' afferma un bisogno pi che lamaniera di soddisfarlo.

    Gli occhi si rivolgono naturalmente al passato, alleet in cui non fu sentito il tormento presente ; e ri-sorgono indirizzi, che alla prova oggi si dimostranoinsufficienti ; perch se furono essi nel passato, nelpassato fu pure la ragione per cui vennero supe-rati. E gli occhi si volgono all'ai di l ; e taluno,sconfidato della ragione che gli apparisce impotente,si rifugia nella fede ; senz' accorgersi che la fede stessa,come termine e conclusione della critica della ragione, anch' essa un prodotto della ragione, e non puavere se non quel valore che la ragione le d.Questo per r appunto il momento critico della

    coscienza contemporanea : la quale, quasi riprodu-

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    12 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOcencio la posizione del Pomponazzi. riafferma il prin-cipio della duplice verit, e dichiara neutri per laragione i problemi fondamentali de! pensiero, facen-done cos una girata a quello che dicesi sentimento,o ispirazione del sentimento, che sarebbe poi ilcontenuto teoretico della religione.Ma questo un momento critico, che contiene inse medesimo il germe della propria dissoluzione. Per-ch la verit, della religione non verit se non apatto d' esser verit della ragione. E questa elaborasempre la verit che suo contenuto, fino ad innal-zare quella che dice religiosa, perch inadeguata allasua natura, fino all'altezza di questa natura.Vedere questo processo necessario da! dualismodella ragione e della fede all' unit della ragione , gi compiere tale processo, e superare il dualismo.E per se riaffermiamo contro il naturalismo i di-ritti delle idealit lungamente conculcate, noi non in-sorgiamo in nome del misticismo, ma di quella ra-gione che principio di ogni verit e di ogni diritto.Tra la nostra causa e quella dei denunziatori delladisfatta della scienza un abisso ; senza di che nonci crederemmo in diritto di salire su questa cattedra.Anche noi affermiamo, che la scienza del naturali-smo fallita ai problemi che s'era proposti : ma noi

    diciamo, che la scienza naturalistica non tutta lascienza. E in verit , chi ci mette in grado di sen-tenziare che quella scienza fallita, se non la stessaragione, cio, appunto, la scienza ? E da quando inqua scienza ha giudici superiori a se stessa? Il rogodi Bruno non tocca la sua filosofa, pur facendo mi-serabile scempio della sua persona ; n il famigeratodecreto del 1616 con la conseguente condanna di Ga-

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 13lileo dimostra la falsit dell' intuizione eliocentrica,quanto piuttosto la resistenza che per forza d' inerziaun falso aristotelismo e una teologia sospettosa op-ponevano nel secolo XVfl al progresso delle scienzenaturali.Al di sopra della scienza non autorit giudicante;

    e quando essa stessa incorona la fede, o piuttosto lateologia, somiglia a, un padre che alla tenerezza pel suopiccolo figlio, dimentico talvolta della sua onestade gli s'inginocchia avanti bamboleggiando e profferen-doglisi pronto a ogni cenno. Ma il figlio di Temisto-cle non ha se non il potere, che i genitori gli han dato.Al nostro idealismo, dunque, bello, nella pre-

    sente risurrezione degli ideali , farsi parte per sestesso. Esso non vede limiti nel reale per cui spazia,e si tiene perci per assoluto : non meno contrarioall' idealismo critico o neokantismo che al natura-lismo, al misticismo non meno che al materialismo.E questo solo idealismo crediamo che possa risorgere,il quale non nega i progressi reali delle scienze par-ticolari, essendone gi, come disse lo Spaventa, lacorrezione anticipata. E neppure nega i diritti dellospirito che il neokantismo e l'indirizzo mistico affer-mano; ma respinge come irrazionale la giustificazioneagnostica che qusti indirizzi ne adducono. Dal natu-ralismo s' allontana affermando la realt dello idee ;ma, a differenza del neokantismo e del misticismo,intende a mettere in chiara luce l'intrinseco e inscin-dibile rapporto delle idee con la natura, a mostrareil punto in cui natura e spirito fanno uno, a dimo-strare questa unit organica del reale, da cui l'unae l'altro rampollano; sicch la natura acquisti la stessaintelligibilit e trasparenza dello spirito.

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    14 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOIn verit, la diffidenza verso le idee che Platone

    disse divine, Ina da Aristotele in qua sono sembrateun raddoppiamento inutile e vano del reale sensibileappena si considerino fuori della mente, che fino adesse si eleva dalle percezioni sensitive ; questa diffi-denza in filosofia oggi un anacronismo; perch seaveva ragion d' essere contro il dualismo platonicoche infatti duplicava quella realt che per noi, intutti gli atti e gradi del nostro pensiero, unicarealt, essa ingiustificata da che l'idealismo trassepartito, nella filosofia moderna, dalla stessa criticaaristotelica col toglier di mezzo quel caput mortiiumche era la materia del Timeo e del Filebo, ossia queiresidui irriducibili, ai quali anche oggi si sente qual-che volta accennare.La realt ideale , fin dall'inizio di ogni filosofare,fuori d' ogni possibile contestazione. Filosofare im-porta appunto affermare tale realt. Che se la realtfosse oggetto soltanto della percezione sensibile, inquanto tale, oltrepassare la percezione sensibile,come di certo fa la filosofia appena si elevi al di sopradella nuda descrizione e della semplice storia, sa-rebbe oltrepassare la realt e agitarsi vanamente nelvuoto assoluto. Ma la filosofia supera una realt peraffermarne un' altra, con quello stesso diritto cheognuno, filosofo o no, riconosce alla percezione sen-sibile di porre l'oggetto suo. E la stessa scienzaparticolare, appunto perch un grado della filosofia,pone concetti, che soltanto alla riflessione superioreo filosofica appariscono non del tutto spogli di ognielemento sensibile e rappresentativo, e suscettibili dinuova purificazione e di ulteriore elevazione ideale.Ma dentro la cerchia della riflessione propria dellascienza particolare i concetti sono generi, sono

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 15categorie, sono leggi, sono p r n e i p i i ; e sonoesatti, cio veri; e come potrebbero esser tali, se noncorrispondessero a una realt ? Come si potrebberotenere per veri, se la stessa riflessione propria dellascienza particolare non li considerasse corrispondentia una realt? O si dir, che generi, categorie, leggie principii siano materia sensibile, e si possono rac-cogliere da terra, andando a zonzo per le vie? (1;.La realt da cui pare che ci si allontani, e in un

    certo senso infatti ci si allontana, col processo astrat-tivo del conoscere, la realt che si vede e che sitocca, la semplice realt sensibile. Ma allontanandocida questa realt per la via delle idee si va incon-tro a una novella realt, che appunto la realt delleidee : la quale , lungi dall' essere la prima . degra-data e stremata del meglio dell'esser suo, deve certopossedere un pi alto valore, se per essa tutti ci al-lontaniamo dalla prima con un cammino, che pers fatica e costa al ricercatore sudori e vigilie ! Se nonche, dice Dante (2) la maggior parte degli uominivivono secondo senso e non secondo ragione, a guisadi pargoli ; e questi cotali non conoscono le cose se

    (1) Avendo il celebre traduttore di Platone, Beniamino Jowett, ar-gutamente chiamato il Bain , lo Spencer e gli altri positivisti genteripulsiva, la quale soltanto crede a ci che pu tenere nelle propriemani >, lo Spencer in uno dei suoi articoli raccolti nel voi. Fatti ecommenti (trad. Salvadori, Torino , Bocca , 1903, pp. 104-5) credette didover protestare in nome dell'agnosticismo da lui professato neiPrimi principii e nei Principii di psicologia contro l'accusa di mate-rialismo che vide nella definizione del Jowett ; ma disse anche : Ionon chieder in qual senso la legge di evoluzione e varie generaliz-zazioni di carattere astratto, a cui legato il mio nome, possano es-sere separatamente tenute nelle mie mani 1 Giova prender atto delladichiarazione.

    (2) Conv., I, 4.

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    16 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOnon semplicemente di fuori, e la loro bontade, laquale a debito fine ordinata, non veggiono, peroc-ch hanno chiusi gli occhi della ragione, li qualipassano a vedere quella . E Vico, che la menteumana inchinata naturalmente co' sensi a vedersifuori, nel corpo, e con molta difficult, per mezzodella riflessione ad intendere se medesima (1).E per questa naturale inclinazione della mente ilsensibile torna sempre ad essere considerato come lastregua del reale; laddove tanto soggettiva la per-cezione che ci rappresenta la realt sensibile, quantosoggettivo il processo logico, che afferma la realtrazionale. Realt vale per tutti oggetto dello spirito,e lo stesso spirito, in quanto oggetto di se medesimo:n pu nemmeno essere immaginata realt alcuna,che pel fatto stesso dell'essere immaginata,- non siaoggetto dello spirito. E poich sono diversi i gradidi quel processo per cui Io spirito si sviluppa, diversidel pari sono i gradi della realt. Quanti i gradi dquel processo, altrettanti i gradi della realt.Voler vedere e toccare per credere come san Tom-

    maso, pretendere che Dio ci si riveli venendoci afar visita condotto a noi e presentato da' suoi sacer-doti ; indizio manifesto di quella tal miseria dellamente umana immersa e seppellita nel corpo , dicui parla Vico; il bisogno del senso, che pu essersoddisfatto, senza appagare le esigenze superiori dellospirito; il quale, a sua volta, pu dubitare del sensoe negar fede all'oggetto visibile e tangibile.Ma come il sensibile non , n dev'essere, l'oggettodella ragione, cos il razionale non , n dev'essere,oggetto del senso. N anche nella fenomenologia dello

    (1) Scienza Suova 2, Degn. 63.

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 17spirito lecito usare due pesi e due misure; e se v'haalcuno che il libito faccia licito in sua legge, tantopeggio per lui INon \' ha dubbio che, per vedere la flora alpina,bisogna esercitare le gambe e salire sui monti; echi, stando al piano negasse quella ilora, perch nonla vede nel piano, non so qual posto si acquisterebbepoi nella fauna. Eppure, da un pezzo si ode a ripe-tere che, quando si parla delle idee, come di sempliciastrazioni, ma come di entit per s stanti, si dcorpo alle ombre e si trasforma la filosofa in unamitologia. Se non che , se la filosofa , come tutti,bene o male, sono disposti ad ammettere, una ela-borazione , o dicasi una sistemazione dei concetti,delle scienze particolari, essa filosofia sar una mito-logia bella e coerente, laddove le singole scienze par-ticolari non potranno essere che una mitologia cao-tica e brutta.E poi, questa mitologia stringe come una maglia diferro il vostro cervello : come ve ne liberate? Che cosale contrapponete ? La percezione non meno mitica,poich anch'essa prodotta dall'attivit dello spirito.Dunque? La realt ideale o razionale incontestabile;e per i diritti dell' idealismo sono imprescrittibili.La vera questione, il problema capitale della filo-

    sofia non la legittimit dell' idealismo, che ne ilpresupposto, anzi il primo postulato: il vero problema l'intendimento dell'idealismo. Chi, volendofilosofare, rifugge dall'idealismo, come chi volessecamminare senza muoversi. Vorrebbe egli cos vera-mente? Alla ferrea necessit della logica nessuno pusottrarsi ; e come senza muoversi si pu dire dicamminare, ma non si cammina, cos senza idee si

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    18 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOpu dire di speculare , ma non si specula nulla.Senza idee si ancora fuori del tempio, e chi, sde-gnando quelle, ardisce metter bocca in questioni fi-losofiche , pu esser trattato senza tanti scrupoli esenza tanti complimenti come quel ciabattino famosoper aver voluto salire oltre la scarpa!Una volta entrati nel. tempio, bisogna pur vederee riconoscere il dio per adorarlo ; l'idealismo ut sic,senz' altro, non la filosofia. Bisogna intenderel'idealismo; e intendere l'idealismo importa intendereil valore delle idee. E qui s' incontra questa sommadifficolt : che le idee appariscono come direttamentecontrarie alla natura e inconciliabili con essa: morstua, vita mea. Le idee pare tolgano di nido la natura,e questa quelle: donde il carattere dominante del pre-sente idealismo insorto contro 1' avviamento natura-listico, la negazione della natura o la posizione diessa di contro allo spirito. O astratto monismo idea-listico che risolve la difficolt negando cbe vi sia;o dualismo, che riconosce la difficolt, ma si di-chiara impotente a risolverla. In un caso e nell'altronon c' il vero intendimento dell'idealismo, E poichci che non s' intende non nello spirito, e l'idea-lismo non pu essere altrove che nello spirito, noidiciamo che nell' un caso e nell'altro manca il veroidealismo. C la tendenza, ma non c' ancora l'atto.Negare le idee non possibile, come s' veduto. Maneppure possibile negare la natura; perch in essasono le radici dello spirito, e negar lei sbarbicarquesto dal suolo , donde trae i succhi vitali. Lideanasce dal senso, e il senso ci dato dalla natura, esso stesso natura, una continuazione sua, e non valealtrimenti che come conoscenza della natura, di ciche si dice dato sensibile. Sicch negare la natura

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 19equivale a rinunziare al senso ; e poich dal senso sisviluppa l'idea, tagliare anche l'idea dalle radici. Diche i' idealista non pu rimanere di certo contento.O romper egli ogni vincolo dell'idea coi sensi, rifu-giandosi ancora una volta nella vecchia torre dell'in-natismo platonico? Ma quella vecchia torre sman-tellata da ben pi che cent'anni, e ridotta a un mucchioinforme di macerie; poich Kant, preparato dal mo-derno empirismo post-cartesiano , e diciamo purepost-campanelliano (si ricordi il valore delle notitiaeabditae volute dallo Stilese), dimostr la vuotagginedella categoria astratta dal contenuto intuitivo sulquale si esercita come immanente funzione dell' in-telletto, la filosofa idealistica posteriore e 1' odiernapsicologia empirica non hanno fatto che confermare,fino a metterlo in luce di pieno meriggio, il neces-sario rapporto della idea co! senso, e dei gradi su-premi cogl' infimi dello spirito.E come impossibile negare la natura, non pos-sibile pi negare 1' assenso al determinismo , o piinsistere sul concetto di qualsiasi trascendenza : e per lestesse ragioni. Il problema appunto questo: conciliarela trascendenza con l' immanenza , il determinismomeccanico col finalismo , l' idea col senso : trovareancora una volta l'unit dei contrari. Solo a questopatto l'idealismo s'intende, e Abele si salva, ma senzadiventare esso Caino. Intendere infatti un nuovo con-cetto non gi disfarsi degli antecedenti , che sonola stessa essenza attuale del nostro spirito empirico;bens accogliere nell' organismo dei preesistenti ilnuovo, che ne deve apparire come l'integrazione or-ganica e necessaria. Certo, il nuovo organo trasformal'organismo e crea un organismo nuovo, nel quale 1vari concetti di una volta non possono non assumere

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    20 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOun novello valore; e perci sono in qualche modo ne-gati, muoiono come i concetti d'una volta. Ma di unamorte siffatta consta la vita di tutto ; e in tale mortedei nostri concetti, ossia di una fase del nostro empi-rico spirito, consiste anche la vita dell' intendere.Dunque, idealisti s ; ma idealisti che si rendono

    conto del valore delle idee , a cui ricorrono per in-tendere la realt ; e per rendersi conto di cotesto va-lore fermano il punto in cui i contrari coincidono,e l'unit affermata non l'unit dell'unica natura,n l'unit dell'unico spirito; ma l'unit piena delladualit di natura e spirito. La sostanza spinoziana,alla quale molti ])ensatori moderni sono tornati colconcetto dell'unit psicofisica, l'espressione di questoproblema fondamentale della filosofia. Ma l'espres-sione , non la soluzione. E , posto il problema , o sirisolve , e si ha ragione di filosofare , com' chiarodalle cose dette innanzi ; o non si risolve , e non siha pi il diritto di proseguire nelle indagini filoso-fiche : che l'aiTaticarsi indarno sui problemi che ap-pariscono insolubili e l'aspirare a fini inattingibili segno di scarsa energia di volere, e abbandono dellarazionale natura dell'uomo: dov' riposto il primo do-vere, e il fondamento di ogni vero e legittimo dovere.Ma, dichiarare impossibile una soluzione equivale

    a negare il problema, e i termini da cui il problemascaturisce. Dichiarare impossibile la quadratura delcerchio gi abbandonare questo problema.Ora, forse possibile dichiarare del pari irraggiun-

    gibile la soluzione del problema dello spirito e dellanatura? E' forse possibile negare come assurda quel-l'unit dei contrari, per cui l'unit dello spirito edella natura incontra insormontabili difficolt ad

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 21entrare nell'intelligenza comune? Ma il negarestesso un giudizio ; e Kant ha dimostrato anche,anzi principalmente questo : che giudizio significasintesi a priori, ossia appunto unit inscindibile delsoggetto e del predicato: proprio, identit del diverso.E poi, dichiarare insolubile questo problema, nonintendere le idee; e per non intendere nulla di nulla,poich le idee sono , non credo che ci sia chi vo-glia negare anche questo, sono la fiaccola, l'unicafiaccola che rischiari e possa rischiarare la tenebradi quest'universo che sta innanzi al nostro pensiero.E ci sar chi professi di non intender nulla di nul-la, n anche del suo non intender nulla? Lo scet-ticismo, si sa, come posizione assoluta del suo dubbio una posizione, e quindi dommatismo; come posizioneprovvisoria, pure posizione, anzi doppia posizione:del proprio contenuto e della propria provvisoriet.Se pertanto, nessuno pu professare di non intender

    le idee, nessuno pu dichiarare insolubile il problemadell'intelligibilit delle idee, e quindi del loro rap-porto intrinseco con la natura. Il ragionamento cossemplice, che farebbe meraviglia vederlo trascurato, evederne sfuggire la portata ai cultori della filosofia,se non fosse pur troppo provato, che i ragionamentipi semplici riescono pi difficilmente ad attrarreun'adeguata attenzione ; se non fosse risaputo, che leidee pi semplici sono le pi astratte, quindi le ultimea sorgere nel processo fenomenologico, come sono percontro le prime nel processo logico dello spirito.

    II problema , dunque , s' impone alla riflessionespeculativa , come questione di vita o di morte. Ildilemma urge inesorabile : o intendere 1' unit dellospirito con la natura, o rinunziare a filosofare, anzi

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    22 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOa intendere veramente checchessia , e rinchiudersinella piccola sfera del mondo rappresentativo che il mondo del puro animale.E come si pu e si deve intendere ? Intendere se-riamente tale unit costruire tutta la filosofia, nondisegnarne, qui sulla soglia, le linee principali. Nons' intende un libro leggendone la sola prefazione, bench la pretensione del contrario sia una delleforme pi diffuse della moderna prosunzione lettera-ria I Bisogna leggere tutto : la scienza si legittima das, ma quando e' , poich nessuno pu difendersiassente. Oggi io non posso che enunciare il prin-cipio dell'idealismo che m'onoro d professare: che il concetto dello sviluppo, assunto a rendere in-telligibile r unit del senso e delle idee, della naturae dello spirito. Non una novit ; ma, senza ricor-dare ancora una volta il malinconico motto dell'Ec-clesiaste, indubitabile che malta renascentiir in mododa sembrare agli smemorati novit arcinovissime. Epoi , un principio scientifico non vale, quando vale,perch nuovo, ma perch vero ; e nessuno si so-gna di stancarsi della verit che per vivere bisognamangiare , solo perch una verit pi vecchia diMatusalem.

    Il concetto dello sviluppo importa il movimentodelle idee, la negazione della loro separazione e im-mutabilit e fissit come di stelle incastonate nelfirmamento del pensiero logico. Per tale concetto leidee escono l' una dall' altra con irrequietezza in-cessante : e le idee delle idee si traggon fuori dalleidee della natura ; e si rompe quella diga artificiale,che separa il continente dell'uomo e dello spirito dalfluttuante e iridescente mare della natura ; e questosi riversa su quello , e quello rimane al fondo di

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 23questo. Di tale concetto il trasformismo naturalisticoche nella seconda met del secolo XIX invest tuttele scienze non solo della natura, ma anche dello spi-rito, con le sue larghe osservazioni sperimentali econ le sue fondate induzioni la pi chiara conferma:poich anche per esso, come tutti sanno, tutto il reale,fino allo spirito, un prodotto dello sviluppo natu-rale, e diviene assurdo il concetto di una sola formafissa della natura.Ma, e qui la profonda differenza tra il nostro

    pensiero e quello naturalistico, lo sviluppo non processo dal meno al pi, che impossibile, poichex nihilo nihil : dall' uno come tale non si cava ilnumero, n dal numero minore il maggiore. La co-scienza non prodotta dall'incosciente; n il fattopsichico dal fisiologico come tale ; n il fisiologicodal chimico, n il chimico dal meccanico, come in-tende il trasformismo naturalistico. Il quale sostituiscea un miracolo non so quanti miracoli pi incom-prensibili che il vecchio miracolo non fosse , e pimisteriosi.

    Il vero , che l'ultimo in ragione di tempo primoin ragione logica, come not Aristotele ; e perciil pensiero, che 1' ultimo a comparire nel mondocome conseguenza dell'estremo sviluppo della naturanell'anima umana, il primo da cui dee partirechi voglia intendere il processo dello sviluppo. IIvero che il determinismo domina bens il processodel reale ; ma non determinismo meccanico, non retto dal principio di causalit efficiente; ma determinismo teleogico, in cui domina la causalitfinale. Tutte le obbiezioni addotte contro un taleconcetto derivano da un falso vedere , cio dal con-

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    24 LA RINASCITA DELL'IDEALISMOcetto che fine importi anticipato proposito , o finetrascendente ; laddove il vero fine immanente nelreale, come pura determinazione ideale, della suaforma ulteriore, che termine della sua attivit. Certo,la natura non ancora realizzatasi come coscienza,non pu proporsi il suo fine, come fa l'uomo: mail fine non nasce n anche nell' uomo dal proponi-mento, dall'astratto volere, che un punto superato,com' sperabile, dalla psicologia (il cosiddetto liberoarbitrio); anzi il proponimento, come s' osservato,nasce dal fine. E se il fine precede il proposito, daesso necessariamente scompagnato, come non pos-sibile che alcuno di noi vada a braccetto con se me-desimo invecchiato, sebbene esso ed esso stesso in-vecchiato siano tanto diversi quanto due diversepersone.E ai negatori della finalit naturale si pu benchiedere se sia comprensibile altrimenti il concettodello sviluppo. Xemo dat qaod non habet ; e se negatela ragione nella natura , conviene che la neghiatealtres nello spirito ; o che rinunziate al concetto dellosviluppo : due partiti disperati, uno pi dell' altro.

    Signori,Io spero di mostrare quest'anno ai giovani che

    vorranno seguirmi, come la natura abbia veramentequel che d, cercando nelle sue viscere lo spirito,e assistendo al nascere di questo e alla progressivaformazione su per i gradi principali che esso per-corre : notando in questa ricerca quanto gli studirecenti abbiano aggiunto di positivamente accertatoo di razionalmente conchiuso al concetto speculativodello spirito gi elaborato dall'idealismo assoluto, e

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    LA RINASCITA DELL'IDEALISMO 25quanto d'altra parte parecchie dottrine abbiano de-viato dal segno , a cui mira la vera scienza , che poi la sola scienza. E sar la migliore introduzioneche per me si potesse fare al nuovo svolgimento del-l'idealismo, acui il pensiero contemporaneo ritorna.Se una filosofa dello spirito possibile, come si

    vedr alla prova , secondo i principii che oggi hoaccennati, la rinascita dell'idealismo non segner unregresso rispetto alle conquiste reali del naturalismo,ma un compimento e una vera integrazione. Sicchfin d'oggi pu dirsi, che noi non ci presentiamo quicome fautori dell' antico, anzi come critici e perfe-zionatori del nuovo, e iniziatori dell' avvenire dellafilosofa.

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    II.

    FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA.Henri Berr, direttore della benemerita Revue desyn-

    thse historiqae , un professore di Rettorica in unliceo : noi diremmo, di Lettere italiane. Ma, a diffe-renza dei colleghi italiani, sente che il problema fi-losofico, la ricerca dei principii la cosa pi seria,pi urgente, pi attraente; sente che la vera vita deveprocedere dal pensiero, e che vera vita quella chesi pensa. E perci scrive di filosofia (1). Il n'est pasncessaire de viure , egli dice; mais il est ncessairede rflchir. Tanto pi necessario oggi , nella crisispirituale che si attraversa, specialmente in Francia,dopo le scoraggianti delusioni successe alle troppoardite e imprudenti promesse della scienza positivain rotta con tutto il passato religioso e metafisico, inmezzo allo scetticismo da dilettanti in cui si cullanog' indifferenti, ed al pessimismo desolante in cui sisono accasciati gli spiriti che cercano e non tro-

    (1) L'Avenir de la philosophie, Esquisse d'une synthse des connaissan-ces fonde sur l' histoire, Paris, Hachette, 1899.

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    28 FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIAvano. vero : la vita francese s' rialzata da s,grazie al benefico influsso esercitato sugli animi fran-cesi dal risorgimento nazionale (.indicato principal-mente dalle due esposizioni del 1878 e del 1889; dallarinascenza fisica e militare, dall'- intesa franco-russa e dalla letteratura russa ; si agito, e si pro-vato un senso di vita nuova. Ma con la vita non s'rifatto di pari passo il pensiero. E quel che occorre,secondo l'autore, sopprimere l'antinomia della scienzae della pratica, del pensiero e della fede. Bisogna in-somma restaurare la coscienza.

    Ora, ceci est un livre de bornie foi, sono le primeparole della prima pagina, e cerca di rispondereagli urgenti bisogni speculativi accusati dalla crisicontemporanea. In altri termini, come ogni opera difilosofia, crede di soddisfare a una profonda esigenzadel tempo. Perch il libro si propone appunto il pro-blema filosofico.Ma aff'rontare un tal problema oggi, con le soleforze della volont e della ragione individuali, dopogli sforzi innumerevoli gi fatti per intendere la vita,sarebbe, secondo il Berr, temerit ingiustificabile. Ilpensiero , egli dice , non pu essere pi solitario.Troppi uomini, assaliti dall'antico tormento, hannopensato, cercato, trovato forse. Filosofare oggi fareil proprio pensiero centro della coscienza umana. Iltempo delle soluzioni nuove dell' eterno problema passato. Chi vuole trovarne una, cerca forse l'impos-sibile, e non si mette di certo sulla giusta via. Biso-gna aspirare, non pi airoriginalit delle idee , maalla larghezza delle vedute, e comprendere piuttostoche innovare : au lieu de vouloir tre soi. il faut s'ef-forcer d'tre tous. Non bisogna dire : Io penso questo;ma piuttosto: Il mio tempo ha pensato questo in me.

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    FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA 29Tutto al pi il filosofo potr proporsi di acquistareuna coscienza pi netta del pensiero imper-sonale dominante, o a trovarne una formula pifelice.Veramente si potrebbe osservare al signor Berr chese tutti i filosofi a uno a uno si spogliassero volon-tariamente, com' egli propone, della propria indivi-dualit, aspettando che si manifestasse il pensierodel proprio tempo, s' avrebbe un bello aspettare; per-ch pu darsi che il pensiero del tempo sia pure ilpensiero dei singoli filosofi ; e ehe il pensiero imperso-nalenon sia tanto impersonale che non sia necessaria-mente anche personale. Ma vediamo un po' che cosaha fatto l'autore all'atto pratico.L'opera divisa in due libri ; nel primo dei quali

    si tratta, come nel celebre discorso di Cartesio, da cuipiglia le mosse, Del metodo per condurrela propria ragione alla ricerca dellaverit; nel secondo, Del metodo attivo perstabilire la verit.Qual il metodo per la ricerca della verit'.^ Princ. de la philos., I, 1.

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    30 FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIAimmaginazioni capricciose di scimmie travestite; Kantscrive La religione nei limiti della pura ragione. Ildubbio adunque assoluto e senza riserva. Comeuscire dal dubbio, e instaurare una critica imperso-nale dello spirito ? Raccogliendo > , risponde Tautore. i risultati della critica storica applicata alla storiadella filosofia . Ma non dice il perch ; sebbene tutti1 filosofi moderni, che pure son mossi dallo stesso puntodi partenza, abbiano battuto diversa via ; com' pro-vato dello stesso fatto che il Berr abbia creduto dinon fare opera inutile scrivendo questo libro.E poi, come raccogliere cotesti risultati ? Certo, lastoria bisogna accettarla, studiarla, inten-derla (pntrer), non costruirla; un pezzoche si dice. Ma che cosa si accetta, si studia e s' hada intendere, se prima in un certo modo non si co-struisce? E se non s'avesse proprio nulla da costrui-re, a che servirebbe, e come sarebbe possibile quellacritica storica che il Berr giustamente vuole applicataalla storia della filosofia ? Dov' questa storia . chebisogna studiare e accettare, se nessuno la costrui-sce? E siamo pure discreti : per il Berr, costruirevale inventare o trasfigurare la storia. Ora, di sicuro,non bisogna in questo senso costruirla la storia ; maquale storico mai ha preteso di costruirla cosi? Potevae pu difettare la critica storica : ma si sa che la co-noscenza storica ha sempre un valore relativo.

    Quello che non pu davvero accettarsi, sebbene siaun concetto molto divulgato ai giorni nostri, che force d' tre historien qa on peut tre philosophevritablement ; che pure il concetto fon-damentaledel libro; e si vedr alla fine.

    Il Berr, convinto che trattando la -storia della filo-sofia con la massima oggettivit (secondo quel senso

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    FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA 31oscuro che ordinariamente s attribuisce a questa pa-rola), si riesca pure a comporre una trama sto-rica e aumenta sempre la parte dei risultati, chenonhanno niente d'arbitrario ed'in-d i V i d u a 1 e. convinto che le diverse filosofecostituiscano nel loro insieme il pensiero adulto, lariflessione profonda, lo sforzo supremo dell'umanit .Cerchiamo dunque di cogliere questo sforzo dell' u-manit. Facciamo, cio, la storia della filosofia.Ma gi per fare checchessia ci vuole un criterio,e non si fa una storia senza sapere donde si deveincominciare e perch. Il Berr da buon francesefa capo a Descartes , e ha il suo buon perch. Co-mincia infatti cos : Pour que la pense ft capabled' atteindre la urit , il faiidrait que V esprit ne fitqu' un avec la nature, la connaissance avec la realit,le sujet avec V ohjet... Un momento: che questa?Chimica, fisica, zoologia, storia o filosofa? Si vuolricavare la filosofa dalla storia ; rinunziare al pro-prio Io per essere quel che son tutti; e intanto pri-ma di stare a sentire la storia, prima di sapere quelche sono e dicono gli altri , ecco che il Berr parlalui, e fa della filosofia. Questa deve nascere dallastoria; ed invece eccola nata prima che la storia sianata. La storia deve dirci la filosofia dell'avvenire;e questa filosofia intanto sentenzia per intendere ilpassato.Checch ne sia di questa affermazione prelimina-

    re, l'autore ne fa il fondamento di una generale clas-sificazione dei sistemi filosofici in dommatismo e scet-ticismo ; e divide quindi il primo in materialismo(se si riduce il soggetto all'oggetto), idealismo (se siriduce l'oggetto al soggetto) e monismo (se il duali-smo apparente si risolve nell'unit). Ora, la filosofia

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    32 FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIAgreca nacque dalla convinzione ingenua dell'unitdelle cose, ossia dell' onnipotenza dello spirito. Nonsent il pungolo del dubbio; restando dommatica nelladommatica nello stesso scetticismo per quella stessafacilit con cui gli scettici antichi rinunciavano allaverit e si compiacevano di disprezzare la scienza.Laddove il pensiero moderno nato dalla coscienzanetta del problema da risolvere e dal senso della dif-ficolt che esso presenta. Nell'et moderna tutte leantiche soluzioni si sono riprodotte, ma si proce-duto con pi metodo, e scettici e dommatici non hannoconchiuso se non dopo attento esame della naturadel pensiero. Perci legittimo cominciare da Car-tesio.

    La storia tracciata dal Berr consta di tre parti,dedicate rispettivamente al secolo XVII, al XVIII, e alsecolo passato. Le prime due poi sono tripartite per de-scrivere in tre capi differenti lo sviluppo del pensierofilosofico nelle tre nazioni che, secondo il Berr e tantialtri storici, sole vi contribuirono : Francia, Inghil-terra e Germania ; criterio abbandonato nella terzaparte, in cui la filosofia divisa in tre fasi, in ordinecronologico. Ma anche in quest'ultima parte le nazionifilosofiche restano le tre suddette, sebbene gli scrit-tori meglio conosciuti sieno i francesi.Orbene, si pu domandare; questa l'accettazione, lo

    studioo bbiettivo della storia che si reclamava, controle castruzioni arbitrarie e personali ? Da cotesto dise-gno resta esclusa l'Italia; escluso, per non fare altri nomi, un filosofo della forza di Giambattista Vico ; e perqual criterio storico ? Chi non vuol costruire lastoria, non pu scegliere tra le sue parti, e le suevarie direzioni ; dovrebbe riprodurre fedelmente gli

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    FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA 33avvenimenti cos come sono avvenuti, e quanti ne sonoavvenuti. Invece l'autore non si perita di confessareche nella sua storia vi sono des lacunes ooiilues ; cheche nulla v" concesso aii souci d'tre compiei {\). 51);confessioni le quali dicono chiaro come l'autore si siamesso a constatare puramente e semplicemente quelloche tutti hanno pensato, qual stato propriamentelo sforzo dell'umanit verso la xerii. Naturam expel-las (arca; lainen usqiie reciirrel !

    Il vero che , come nessuno pu vedere se nonco" propri occhi , nessuno del pari pu pensare senon col proprio pensiero ; e chi si pone a ripensarela storia della filosofia, s" intende che abbia gi unacerta riflessione filosofica , senza della quale cotestastoria non avrebbe n anche un interesse per lui, edalla quale egli, ripensando la storia, non pu prescin-dere. Sicch, gli piaccia o no , riesce sempre a unacostruzione soggettiva.Vediamo infatti quali sono i risultati dello svi-

    luppo del pensiero nell'et moderna, secondo il prof.Berr. Nella storia della filosofa vi una logica,la quale mena via via a conseguenze, che formanoin fine un insieme di verit acquisite. Cominciamoda queste : 1^ Il materialismo assurdo ; 2^ assurdo l'idealismo; 3 pi assurdo ancora il fenomenismoe lo scetticismo ; 4 infine , il monismo una con-cezione che non ha niente di assurdo , che nonsembra a priori n inverificabile n incompleta-bile, ma non n verificata, n completa. Dun-que, non vi saranno pi n materialisti, n idea-listi, n fenomenisti, n scettici? Perch se la storia,solo che non le si chiuda la bocca, dimostra l'assurdo

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    34 FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIAdi codeste posizioni, a sostenere l'una o l'altra di essenon vi possono essere pi altri che i matti.E ammettiamo pure che la storia dimostri l'inso-stenibilit del materialismo : lo credeva anche 1' au-

    tore della Storia del materialismo; e lo crediamo an-che noi , sebbene per ragioni che non sono quelledel Lange, n quelle del Berr. Vediamo piuttosto checosa questi dice dell'idealismo. Trascrivo tutte le sueparole , affinch si veda il processo delle sue indu-zioni storiche :

    Assurdo pure l' idealismo. Una dottrina in cui,secondo il verso di Parmenide, il pensiero e ilsuo oggetto sono una cosa stessa, e chenon ammette punto rappresentazioni, ma sole pre-sentazioni, evita di raddoppiare le cose,ma per raddoppiare lo spirito in una maniera inintel-ligibile. possibile, definitivamente, sopprimere laapparenza stessa del non-me ? possibile negare lapluralit del pensiero e la conformit nei pensierimultipli delle apparenze di questo non-me? Biso-gna necessariamente finire nella visione in Dio e u-scire dall'assurdo cascando nel sogno. Ma se , nellascienza, il non-me apparisce al pensiero come ante-riore al pensiero, come spiegare che questo pensieroche l'essere concepisca come preesistente a sestesso il non-me estraneo alla sua essenza ? Sar dun-que Dio che l'avr pensato prima di pensare i pen-sieri, o semplicemente che lo metter nei pensiericome anteriore al pensiero, a meno che il pensieronon si realizzi veramente nel non-me per apparirsinel me : nel qual caso come vedere ancora un pensieropuro in questo pensiero che s'obbiettiva ? U)

    (1) Pag. 290.

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    FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA 35Dato e non concesso che tutte queste osservazioni

    contro r idealismo sieno di un valore ineccepibile, sipu domandare in qual parte della sua storia, a pro-posito di qual filosofo idealista, il Berr dimostri comelo sviluppo del pensiero speculativo abbia messo inluce coteste assurdit dell'idealismo ? Ma nel libro nontrovo la risposta desiderata. E lo stesso mi pare sipossa dire delle altre conclusioni che Fautore ricavadalla storia. E tutto, se non erro, si riduce a questo:che il signor Berr, meditando sulla storia della fi-losofia moderna, crede che ormai non si possa pisostenere n il materialismo, n V idealismo; e che re-sti solo qualche probabilit problematica per il mo-nismo. Ma queste sue meditazioni in verit non ce lemette innanzi; almeno non ce ne dice tanto che bastia farci comprendere quali per l'appunto sieno state.Dallo studio della storia il Berr, dunque, condotto

    a fermarsi a un punto di vista monistico. Ci resta a ve-dere come questa monismo far a non essere n ma-teria lstico, n idealistico , n fenomenistico.

    Oltre i risultati negativi della storia, ci sono, comes' detto, i positivi. E il primo, il capitale, che lafilosofia progredisce. Come? Attraverso! sistemi in-dividuali, tendendo continuamente all' unit ; elimi-nando le concezioni insostenibili e accumulando imateriali per assicurare una soluzione definitiva. Ciche si dice scienza o sapere positivo : i concetti in-somma in cui tutti via via finiscono col convenire.Ebbene , questo sapere positivo che altro se nonio strumento di risoluzione dei pro-blemi filosofici, un metodo attivo perstabilire la verit? I problemi restano via viarisoluti in pratica con l'acquisto di queste cognizioni

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    36 FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIApositive. Fare quindi una revisione della scienza insieme fissare esattamente il valore della concezionemonista, pesare i titoli attuali del domraatismo, de-terminare la misura d'ignoranza che sussiste e i mezzidi vincerla. C'est /'Organum qii' il faut refaire, aprsBacon, dans un esprit different.

    II novissimo Organo, in breve , sarebbe questo. Ilsapere positivo doppio , secondo che si riferisce alsoggetto o all'oggetto : psicologia o scienza propria-mente detta. La psicologia positiva non la psico-logia fisiologica , n la psicofisica, n, comunque sichiami, la psicologia scientifica; ma la vecchia psj/cho-logie de Vobservaiion intrieure di Maine de Miran.La pi elementare e insieme la pi alta delle sueverit il concetto del me, fornito dalla pi ovviae ingenua riflessione : ossia il concetto di -< une ra-lit qui s' apercoit ielle: coscienza, realt, unit.Ma non solo il m e che dato dalla coscienza -^poich il m e ordinariamente modificato in unmodo o nell'altro; e la modificazione ci rivela ilnon-m e. Sicch simultaneamente nella coscienzason dati il me e il non-me.

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    FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA 37una macchina composta d'ossa e di carne, non co-nosciuto che dall'esterno per mezzo dei sensi esterni;la rappresentazione che ne abbiamo fa parte del non-me. Ma in quanto cosi conosciuto, il corpo non punto una realt: fenomeno, apparenza; e poi-ch non c' nessuna prova che il me possa sussisteresenza di ci che gli appare come il suo corpo, anzi,al contrario, i rapporti del fisico & del mentale sonostabiliti ogni giorno pi solidamente, come non am-mettere che questa realt, che ci intimamente notaper una esperienza speciale, sia lo stesso essere checi noto d'altra parte empiricamente come insepa-rabile da noi ? Ci che rappresenta qui il sostegno(It siipportj del rappresentato. Non ve nell'uomo un'a-nima, che sarebbe il me, e un corpo; v' il me reale,un essere indivisibile, un tutto naturale, che. se ap-parisce dal di fuori come corporeo, non perci vera-mente si sdoppia (1).Ora che tutto questo sia sapere positivo, nonmi pare che si possa dire. Tra le molte osservazioniche si potrebbero fare intorno alla provata certezzadi coteste dottrine, non ne voglio accennare che una.Secondo il Berr, il corpo, in quanto si rappresenta nel-l'anima, un fenomeno (un'apparenza) ; ma poichegli convinto, come s' detto, dell'assurdit del fe-nomenismo, non pu acquetarsi a questa fenomena-lit, ed osserva che il corpo non pu essere un semplice fenomeno perch non provato che il me possasussistere senza ci che apparisce come il suo corpo,anzi tutti i giorni si mettono sempre pi in chiarole intime attinenze del fisico e del mentale. Qui si famanifestamente confusione tra scienza (o metafisica,

    (l> Pagg. 309-aiO.

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    38 FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIAse all'Autore non dispiace) e teoria della conoscenza.Se questa vi dice che il corpo un fenomeno, le osser-vazioni e le speculazioni intorno al rapporto tra l'a-nima e il corpo non vi abilitano a tornare dal feno-meno al reale ; perch le vostre osservazioni e spe-culazioni si riferiranno sempre a quel fenomeno, eda esso trarranno valore, anzich conferirgliene.Ma andiamo innanzi. Classificando i fenomeni psi-

    cologici l'Autore li divide in tre categorie, che chiamasenz'altro facolt: senso, intelligenza e volont.E io gli do lode della sincerit di cui d provain questo punto: mentre tutti i psicologi moderni,pure sciupando tutte le loro armi e il loro tempo abattagliare contro la psicologia delle facolt di scher-nita memoria, pongono anch'essi barriere insormon-tabili e non meno invalicabili fossati tra l'una el'altra delle categorie in cui classificano i fatti psi-chici. La critica perentoria del concetto delle facoltnon consiste nella negazione delle attivit come atti-vit, ma nella negazione della pluralit irriducibiledelle attivit. E credere di lavarsi le mani per ciche riguarda il problema delle facolt limitandosi aparlare di serie di fenomeni, , secondo me, n pin meno che una pura ipocrisia intellettuale.Dunque, senso, intelletto, volere; tre facolt! Perl'appunto come se Herbart, anzi Spinoza, non fossemai esistito. L' intelletto non riducibile al volere ;e quindi han torto i volontaristi ; n il volere ridu-cibile all' intelletto ; e han torto quindi gli intellet-tualisti. Tanto r intelletto poi quanto il volere hannoin s qualcosa che non nel senso: 1' u n i t . (Per-ch r unit non sia nel senso, non si dice). Questaunit, l'unit del me , raccoglie in s il molteplice

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    FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA 39del non-me ; rispetto al quale il me potrebbe per-tanto definirsi unit unificante. Questa unitsintetica dell'anima vien confermata dalla psicologiasperimentale, dalla Vlkerpsychologie ecc. E tutte leproduzioni dello spirito dimostrano questa sua ten-denza unificatrice , fondato sull' anzidetta unite uni-fante. Di questa unit pu dirsi col criticismo cheessa -< n'est comme da moi comme l o i impose auxphnomnes et qui les relie (p. 318). Ma questa unit anche realt ; realt che noi non conosciamo nel senso abituale della parola parce que nousla sommes . Parole di colore cos oscuro che, per fic-car che io vi faccia lo viso a fondo, non vi discernoalcuna cosa (1). Ad ogni modo, questa la psicolo-gia, tutta la psicologia positiva , vale a dire, certa,incontrovertibile, incontestabile, del signor Berr.E passiamo alla scienza, alla cognizione del non-

    me. Il Berr concepisce la scieiiza come un'applica-zione spontaaea del me al non me, o come l'assimi-lazione di questo a quello. Sicch 1' antropomorfi-smo primitivo era la condizione dell'intelligibilitdell'oggetto, e la scienza non pu che continuarlocorreggendolo. Nella scienza, in fondo, v' un antro-pomorfismo irrefutabile (indniable) e inevitabile (pag. 321). La scienza una creazione dello spirito,che imprime nel non-me il suo carattere essenziale :l'unit. Se tutto questo non in certo modo i d e a-lismo, non so come altrimenti possa chiamarsi. Certo un soggettivismo dell'acqua pi pura.

    (1) e forse una realt nota, che non sia? C , d'altra parte, o pudirsi che ci s i a una realt che non sia nota? Per quanto l'A. ci dicache la sua filosofa un ade, pour ainsi dire, et un fragmeni de vie(pag. H, io non so intendere come (almeno rispetto alla filosofia) possapreferirsi la realt vissuta alla realt nota.

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    40 FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIAMa cessons de prendre la science en bloc. Essa si di-

    vide in matematica, empirica e istori-c a ; cio in conoscenza del molteplice in quantouno. del mutevole in quanto identico, del discontinuoin quanto continuo ; in conoscenza della natura inquanto successioni e coesistenze costanti di fenomeni;e in conoscenza del discontinuo in quanto discon-tinuo e come tale ribelle alle nostre spiegazioni dellecose mediante la continuit matematica.Come si conciliano queste scienze contradittorie, ma-tematica e istorica, la scienza dell'uno con la scienza

    del molteplice, la scienza dell'identico con quella delmutevole? Come si concilia in altri termini l'uno coimolti (che 1" eterno problema che si trae dietro laeterna soluzione della filosofia) ? E la soluzione delBerr questa. Tutto il reale uno; e come ilnon-me, in generale, non che il me stesso cheapparisce come non-me, e la dualit una sem-plice conseguenza delle nostre sensazioni, per cuil'uno par che si sdoppii ; cos la molteplicit purrelativa ai modi con cui il me analizza il non-mene" suoi processi conoscitivi, prima di sollevarsi allasintesi scomponendolo ne' suoi elementi, e facendodi questi diverse combinazioni. La matematica lascienza del tutto come uno, l' istorica la scienza de-gli elementi soggettivi e relativi. Per dilucidare que-sto pensiero l'autore toglie a schiarire il concetto diforma proprio degli organismi. I quali constano intutte le loro singole parti di materia bruta, dotata dipropriet fisico-chimiche; ma la loro vita non ilrisultato, n l'addizione delle propriet de' loro prin-cipii immediati o de' loro elementi. Ci che es-senzialmente del dominio della vita e non appartiene

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    FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA 41n alla fsica, n alla chimica, n a nessun'altra cosa,, disse Claudio Bernard, l'idea direttrice del-l'evoluzione vitale . Quest'idea direttrice, questa forzache avvince in una funzione comune le parti dell'or-ganismo, realizza, dice il Berr, un' unit che esprimeai nostri sensi, ai nostri occhi, la f o r m a la formapili o meno indivisibile, individuale. La forma dun-que non altro che un' unit unificante: un'unit, ag-giunge l'Autore, que la sensibilit relie, tout en Viso-lant ; e rimanda agli studi del Bernard, del Soury,del Luciani, del PfeiTer sui gradi inferiori della sensibiit. Troppo poco veramente per un'affermazionecos'i grave (1). Ma l'autore se ne vale per conchiudereantropomorficamente che la scienza, che non pu es-sere se non una simbolica , si fonda su una conce-zione del tutto come unit in cui una sensibilit dif-fusa si determina in unit senzienti e unificanti. Eun'ipotesi, di cui la scienza, questo agente segretodei progressi del pensiero >^, una prova continua.Non discuto della probabilit maggiore o minore

    di questo monismo; quello per che mi par chiaro daquesto stesso riassunto che il nostro filosofo nonci fa punto vedere commesso sfugga all'idealismo e alfenomenismo ; e si fonda sull'affermazione d'un rea-lismo che dopo Kant inammissibile senza una spe-ciale giustificazione. Della quale mi sembra che il Berrnon abbia sentito il bisogno per essersi posto a giu-dicare e criticare la filosofia e quindi a filosofare conun criterio inferiore alla filosofia stessa; il che im-possibile, nonostante tutte le buone intenzioni del

    (1) Vedi 'p. 375, 377.

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    42 FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIAmondo e tutto l' ingegno brillante che si pu sfog-giare. Avviene che molte cose giuste capiti pure didirle , che sono un prodotto della filosofa che s' rinnegata ; e rimangono quindi per aria senza il loronaturai fondamento ; e molte altre pur se ne diconod'un valore contestabilissimo, la cui critica riesce al-trui pressoch impossibile, poich dovrebbe rifarsiab imis: proprio da quei principii a cui non s' volutobadare.Ma come? l'autore di un'opera che s'intitola VAv-

    venire della filosofa, ha rinnegato la filosofia ? Npi n meno, perch ha creduto che questo fosse ilrisultato logico della storia. Infatti il costrutto ditutta l'opera , che il punto fermo in cui possa porreil piede il filosofo smarrito in quell'oceano di dub-biezze da cui incomincia perennemente la riflessionefilosofica, fornito dal sapere positivo, che non lafilosofia, ma la scienza. Questa risolve via via i pro-blemi che sul terreno propriamente filosofico eranoinsolubili ; epper sottraendole a poco a poco ogniragion di dominio, la costringe infine alla completaabolizione. L'autore la chiama metafisica ; e l' intendecome la conoscenza dello verit assoluta; e come talela condanna come quelque cbose d' inconcevable ,come un cumulo di problemi imaginari e mal posti.E dedica appunto un capitolo alla critica dei pro-blemi metafisici coi dati del sapere reale; critica nellaquale, in sostanza, un chiodo cacciato con un altrochiodo, una metafisica combattuta con un'altra me-tafisica. E come potrebbe essere altrimenti ? Ma l'Au-tore non se ne accorge; e a cavallo del sno monismoipotetico, non gli par di servirsi d' una metafisica; e

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    FILOSOFIA E STORIA DELLA FILOSOFIA 43con tranquilla coscienza riassume il sue pensiero insedici proposizioni quasi prolegomeni a ogni spe-culazione futura (1).1902.

    (1) Pag. 443 e segg.

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    III.

    FILOSOFIA ED EMPIRISMONon m' stata cagione di poca meraviglia tro-vare nel fascicolo di marzo di questa benemerita ri-

    vista (1) una critica di alcuni tra i concetti fonda-mentali difesi dallo Spaventa negli Scritti filosofici (2),da me raccolti e ristampati , poich mi pareva cheil libro fosse passato del tutto inosservato. Pel saggiobiografico da me premessovi avevano avuto parolebenevole storici insigni della letteratura nostra, allaquale pur certamente appartiene uno scrittore dellaforza dello Spaventa. Ma del contenuto filosofico dellibro nessuno aveva detto verbo ; e se alcuno accennche questo libro era stato pubblicato, non dimostrcerto di averlo letto, o di averlo studiato. EppureBertrando Spaventa, se non aveva fatta propriamenteuna scuola, aveva lasciato dietro a s una schieranumerosa di discepoli, che da lui appresero il metododella ricerca scientifica, da lui furono avviati a' nuovi

    (1) Rivista di filosofia e scienze affini, di Bologna.(_') Napoli, Morano, 1901.

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    46 FILOSOFA ED EMPIRISMOstudi filosofici, e incoraggiati nei primi passi. Non unodi essi ha mostrato pubblicamente di compiacersi delritorno di quell'ombra che s'era dipartita ; e che oraveniva a ravvivare le memorie della loro giovent delle prime soddisfazioni ottenute nella scienza.Eppure non m' era sembrato che la coscienza filosoficaitaliana avesse sorpassato il pensiero dello Spaventa,e che l'opera mia sarebbe stata quindi una vana esu-mazione: poich credevo che i problemi stessi che oggici atTaticano. non differissero una linea dai proble-mi di venti o trent' anni fa, che lo Spaventa discu-teva stampandovi la vasta orma del suo ingegno ; epensavo, che come la sua posizione speculativa ba-stava a fronteggiare le difficolt che le si muovevanocontro lui vivente, cos bastasse ancora a sgomen-tare i facili pensatori d'oggi, che le profonde esigenzedi quella posizione mostrano di aver dimenticate.Ma il vero che la via della scienza lunga, asprae difficile , e non pu renderla breve ed agevole unlibro per quanto eccellente. Ognuno deve lavorarcida s per la parte sua ; e ci vuol tempo. E col tempo,non ne dubito, vedremo spuntare quel giorno in cuii libri dello Spaventa torneranno in onore. Intantoecco un volenteroso, che legge e studia gli Scrittifilosofici e dice (1 ) : Ecco, io ho impiegata la maggior diligenza nellostudio di questi scritti; ho cercato d'intendere in chemodo r hegelismo, che vi propugnato, corregga idifetti del kantismo : e credo di avere inteso. Ma m'sembrato che a correggere quei difetti non riesca dav-vero ; che anzi torni a quella metafisica prekantiana,

    (1) Vedi l'articolo Razionalismo ed empirismo di B. Varisco, nella Ri-vista cit. del marzo 1902, pp. 298-315.

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    FILOSOFIA ED EMPIRISMO 47di cui la C r i t i e a ha il merito di averci liberati,e s'aggiri in curiosi equivoci, in ipotesi ingiustificate,tra concetti assolutamente inaccettabili ; infine, la va-nit dell'hegelismo m'ha confermato nella convinzio-ne, che la pi semplice forma dell' empirismo bastia soddisfare le pi legittime esigenze del problemadell'essere e del conoscere.

    La riforma hegeliana fondamentalmente sba-gliata. Cominciamo infatti dal problema dei proble-mi : quello delie categorie, trattato dallo Spaventanella memoria: Le prime categorie della logica di He-gel (1). Il primo principio di questa logica l'Essere,da cui per generazione dialettica deriverebbero tutte lealtre categorie. Che cosa questo Essere ? L'assolutoindeterminato, l'astratto da ogni determinazione na-turale e spirituale : ci insomma, che ciascuna cosa, ove si faccia astrazione da tutte quelle qualit percui quella cosa particolare. In questo essere la di-stinzione di soggetto ed oggetto finisce, perch ognideterminazione manca. In esso c' quell'unit da cuidovr scaturire la dualit del soggetto e dell'oggetto ;e in quell'unit gi il fondamento dell'oggettivismo,che, dopo Kant, la filosofia sentiva di dover garentirealla conoscenza. Ora, tutto questo ben detto, ha unsignificato formale, ma manca d'ogni contenutoreale. Ossia, si attribuisce un valore oggettivo adegli astratti, considerati all' infuori delle condizioniche li rendono intelligibili (2). vero che tutte iealtra forme del pensiero presuppongono l'essere; maquesto avviene perch l'essere l'astratto di tutte le

    (1) Scritti, pp. 185-252.(2) Pag. 304.

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    48 FILOSOFIA ED EMPIRISMOdeterminazioni del pensare. Questa dottrina in con-clusione stacca la nozione dalla sua matrice natura-le, e cosi la trasforma in una voce priva di signifi-cato (1).E poi : vediamo un po' questa deduzione delle

    categorie. Lo Spaventa dice che e' una contraddi-zione immanente nell' Essere : perch per affermarer Essere, bisogna astrarre dal pensare, cio pensaredi non pensare , e perci pensare , e quindi negarel'Essere. Sicch l'essere non pu astrarsi dal pensare,senza negarsi ; senza il N o n - E s s e r e. La posizionestessa dell'Essere la posizione stessa del Non-essere;vale a dire: rEssere= Non essere. Questa contraddi-zione intima dell'Essere, questa sua inquietezza, laragione del Divenire, dell'unit appunto dell'Es-sere e del Non-essere.

    Potrebb'essere continuato , dice a questo punto ilnostro scrittore con lieve aria di ironia; ma gi bastaquanto s' detto a dimostrare che se la dottrina he-geliana , nella definizione della sua prima categoria,pareva che avesse almeno una verit formale , ora.in questa deduzione della seconda e della terza cate-goria , continuando a baloccarsi con quegli astratti,considerati all' infuori delle condizioni che li ren-dono significativi , finisce col cadere in contraddi-zione con se stessa e quindi a non aver pi neancheuna verit formale (2).N vale ricorrere alla scappatoia della distinzioneproposta gi da un critico dell'hegelismo, il Trende-lenburg, tra determinazione e condizione di ogni de-

    ci) Pag. 305.(2) Pag. .306.

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    FILOSOFIA ED EMPIRISMO 49terminazione, per l'una delle quali sarebbe legittimoe per l'altra no, l'uso del principio di contraddizione.E che ? Se io scrivo prima : Essere , e poi cancelloquesta parola, nessuno pu leggerla pi ; e se, invecedi scrivere, dico: Essere; vero, non posso pi di-sfare il suono della mia voce ; ma posso fare che siacome non proferito ; a tal fine mi valgo della nega-zione , e dico: Non-essere. Ebbene, chi mi ascolta,che pu capirne ? Certo, un bel nulla, precisamentecome chi legge non sa che cosa io abbia voluto scri-vere, se quello che ho scritto l'ho poi cancellato (1).Di grazia, informatemi una volta di questo negoziodell'inquietezza dell'Essere. Non certo l'inquietezzad' un porcellino d' India che 1' istologo vuol vivise-zionare. Ma certo, se essa consiste nel dire primaEssere e poi Non-essere, nel mio pensiero non ri-mane pi niente di fisso, niente eh' io possa con-siderar come un dato, da accogliere o da rigettare,ma discutibile con cognizione di causa; mi trovo nellamedesima condizione di chi riceve da due fonti di-verse due informazioni che s' escludono (2).Quando poi lo Spaventa vien fuori con quella

    tesi che anche il concetto del movimento includecontraddizione, importando il concetto di un corpoche in ciascun istante , e insieme non , nel mede-simo luogo, egli impugna un' arma a doppio taglio,la quale meglio si rivolge contro la sua dottrina. facile infatti a dimostrarsi che che quell'oscurit chec' nel concetto del movimento, lungi dal proveniredall'inquietezza dell'Idea, non pu spiegarsi senza

    (1) Testuale: vedi pag. 307.(2) Pag. 308.

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    50 FILOSOFIA ED EMPIRISMOricorrere a delle ragioni estrinseche, a delle cagio-ni ; se non si riconosce che se non avessimo per-cepito niun movimento, ce ne mancherebbe anchela rappresentazione. L' oggetto, il reale esterno cinecessita a concepire il movimento. Altro chel'Idea!

    Quanto alla pretesa d salvare 1' oggettivit dellaconoscenza identificando l'essere e il pensare, non possibile certo menarla per buona. Tale identifica-zione si pu considerare, tutt'al pi, come un'ipotesi,e un' ipotesi pu aver molti pregi, ma non quellodi chiudere una controversia, perch nessuno ob-bligato ad accettarla.E come accettarla, se l' ipotesi di Hegel addi-rittura in opposizione col fatto, che le dovrebbe ser-vire di base, e alla spiegazione del quale indiriz-zata ? Che diamine ! Il pensiero ci che vi ha dimeno intrinsecamente oggettivo. Se le idee fosseroentit invariabili e per s stanti, avrebbero ragionePlatone e la vecchia metafsica, e Kant avrebbe torto,e torto Hegel istesso, che con Kant parte dalla ne-gazione della vecchia metafisica.L'elemento oggettivo della conoscenza dato dalla

    sensazione, come vide lo stesso Kant : il quale errsolo nel non accorgersi, che la sensazione, se unfatto del soggetto, bens un fatto in cui il soggettoriconosce immediatamente un'imposizione a cui nonpu sottrarsi, un' imposizione del meccanismo dellanatura materiale.E a proposito di meccanismo : si riconosce ora-mai, anche dagli hegeliani, che dal meccanismo

    impossibile prescindere. Ma gli hegeliani non barat-

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    FILOSOFIA ED EMPIRISMO 51tarono pel meccanismo la bellezza della loro Idea.Il meccanismo non basta al trasformismo, ci vuoleanche la teleologia, la finalit immanente. Ma, ahi-m, un' illusione credere che un' idea immanentenelle cose possa spiegare fatti non spiegabili per mezzodel cieco meccanismo; un'illusione oramai veramenteanacronistica, dopo tutto quello che s' detto in tuttii toni contro di essa.Dunque ? Dunque, lasciamo i morti a seppellire

    i loro morti. La riforma hegeliana fallita, e biso-gna tentarne una nuova, per il verso opposto. Il sog-getto riceve delle impressioni e opera giudi-cando per l'attitudine ond' fornita a giudicare.Impressioni e giudizi costituiscono tutta la tramadelle nostre conoscenze.Un giudizio sempre un' operazione meramentesoggettiva, a differenza della impressione, che datadalla realt. Ma un giudizio vero, quando esprimeo riconosce un fatto percettivo . Sicch per mezzodella percezione la soggettivit oltrepassata. Datala percezione, data la coerenza formale tra i giudizi,la conoscenza si muove sempre nel vero, fino al di-scorso apodittico.

    Queste cose e simili scrive nel 1902 il prof. Ber-nardino Varisco, a proposito del volume dello Spa-venta ; e se propriamente riguardo a quel famoso ne-gozio dell'inquietezza dell'Essere, egli solamente sup-pone di pregare un hegeliano - che glielo chiari-sca un poco, io alla mia volta suppongo che si ri-volga a me per 1' appunto , che gli scritti hegelianidello Spaventa ho pensato a ripubblicare e raccoman-dare all'attenzione degli studiosi. E mi dica: Eccovi

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    52 FILOSOFIA ED EMPIRISMOcontentato nel desiderio che rileggessimo quegli scrittinoi ultimi scrittori e pensatori che di Hegel non ave-vamo nessuna voglia di occuparci ; ma eccovi anchebello e provato di quanto noi ci slam lasciati indie-tro Hegel e gli epigoni suoi, e lo stesso Spaventa ; ec-covi bello e provato quanto costrutto ci sia in quelleviete lucubrazioni. Non vi pare forse d'esservi fattopaladino d'una causa irremissibilmente perduta? Ein questa supposizione mi sento in obbligo di rispon-dere , almeno per dire che da un pezzo in Italia lacausa da me ripresa apparisce quasi generalmenteperduta (1), e irremissibilmente ; e di avvertire chequella stessa ironia con cui il professore Varisco si fainnanzi ad Hegel per fargli capire con le buone cheegli ben morto, quella stessa ironia antica, poichincominciata prima forse ch'egli stesso nascesse (2) ;e per dichiarare che non possono in verit le sueargomentazioni distogliermi dal continuare a ripetereagi' italiani : C' una tradizione, che dobbiamo ri-prendere e proseguire, se vogliamo ritrovare la via ;e questa tradizione nelle opere dello Spaventa.

    Certo , quando si ode per la millesima volta lastessa storia, che gi novecentouovantanove volte s'avuta la costanza di provare per una leggenda, doveritrovare la voglia di ripetere ancora la prova ? Edonde attingere la speranza che proprio il millesimotentativo sia per riuscire nelT impresa? Nel nostrocaso, come persuaderci di poter ottenere ci che lo

    (1) Cfr. la prefazione alla Logica del Rosmini, Torino, 1854.(2) Vedi p. es. lo scritto citato dal Rosmini e la polemica dibattu-

    tasi nel ]95 tra Io Spaventa e N. Tommaseo nel Cimento e nella Ri-vista contemporanea di Torino [ora Spaventa., Da Socrate a Hegel, Bari,Laterza, lfi05].

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    FILOSOFIA ED EMPIRISMO 53Spaventa non ha ottenuto V Perch veramente, la solu-zione di tutte le difficolt che la lettura degli Scrittidello Spaventa ha suscitato nella mente del valorosoprof. Varisco, trovasi gi negli stessi Scritti, per chili legga pacatamente e con la necessaria preparazione.E i punti a cui la critica del prof. Varisco si riferi-sce, non sono stati trattati fra noi stessi dal solo Spa-venta ; anzi da parecchi altri scrittori , i quali inquesta occasione, non si sa perch, non sono puntoricordati. C" dunque una ragione di tornare a bat-tere lo stesso chiodo? E ci pu esser gusto?

    Certo in Italia conviene eon ogni sforzo promuo-vere la discussione sopra questi argomenti veramentefondamentali della filosofia, dai quali troppo si sonodistratti gl'ingegni, dietro a questioni che di filosoficonon avevano altro che il nome.L'Essere, principio delia Logica hegeliana, un

    astratto, osserva il nostro critico. Appunto, l'avevaosservato molto tempo prima (clii lo crederebbe ?) lostesso Hegel. Il quale scrisse queste precise parole : Il divenire il primo pensiero concretoe quindi il primo concetto dell' Essere solo ilDive n i r e, non pu essere che il Divenire : Esseree Nulla, invece, sono due astrazioni. E ba-stava leggere attentamente la memoria dello Spaventasu Le prime categorie per sapere che questo era giun pensiero dello stesso Hegel. Infatti da quella me-moria (1) io tolgo la citazione delle sue parole. Maegli che le parole non bastano, poich ci che im-porta, il senso in cui esse s'intendono ; e il sensodell'astratto uno dei pi difficili a intendersi.

    (l) Scritti filosofici, pag. ^11.

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    54 FILOSOFIA ED EMPIRISMOL'idea dell'essere la reminiscenza, dice il prof.

    Varisco, spogliata d'ogni determinazione per logora-mento, d' un qualsiasi elemento, che in qualunquemodo sia stato oggetto di percezione e di riflessione .Ora io vorrei pregare il prof. Varisco d'informarmi diquesto negozio, ossia di ci che sia il processo psicolo-gico del logoramento; ma voglio contentarmidella metafora , e dire che alla prima categoria lospirito pervenga in seguito al processo soggettivo davoi immaginato ; ma da ci non deriva che la pri-ma delle categorie cessi di esser tale. Ci che apriori in s, non dev'esser perci a priori rispetto anoi. Codesta critica stata da molti ripetuta in Italiacontro le categorie kantiane e contro l'essere rosmi-niano e gobertiano : ma stata sempre cos ingenuada potersi a fatica capire come possa sorgere in unamente familiare a studi filosofici. Come si pu in-fatti immaginare che Kan