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Primavera 2015 � 7,90 Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR filippo il macedone e alessandro magno erodoto, socrate, archimede: i geni dell’antichità le regine che sfidarono l’urbe cesare, BRUTO, ANTONIO e la fine della repubblica da augusto a giustiniano, i grandi imperatori GRECIA E ROMA I PROTAGONISTI

Focus Storia Collection (Primavera 2015)

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  • Primavera 2015 7,90

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    filippo il macedone e alessandro magno erodoto, socrate, archimede: i geni dellantichit

    le regine che sfidarono lurbe cesare, BRUTO, ANTONIO e la fine della repubblica da augusto a giustiniano, i grandi imperatori

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    GRECIA E ROMAI PROTAGONISTI

  • SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE.

    In questo numero, tutte le avventure intorno al mondo: gli Antichi al di l delle Colonne dErcole, Colombo e il mistero della scoperta

    dellAmerica e poi Magellano, Pigafetta, James Cook fino agli esploratori di spazio e abissi. Cosa li ha spinti ad andare oltre lignoto?

    E inoltre: i segreti dei profumi, linvenzione del radar, i monaci del 200 scomunicati, la guerra di Vandea.

    FOCUS STORIA. OGNI MESE LO SPETTACOLO DEL PASSATO.

    Disponibile anche in versione digitale su: Abbonati su: www.abbonamenti.it/storia

  • I PROTAGONISTIChe cosaltro la Storia se non il risultato di ambizioni, gesta, sfide intellettuali delle persone che sono vissute prima di noi? E non forse pi forte il richiamo a eventi lontani se raccontato attraverso le vite dei protagonisti? Questo numero di Focus Storia Collection affronta lantichit greco-romana con la lente della biografia. Unimmersione nella quotidianit di 2.000 (e oltre) anni fa nelle corti di re e imperatori romani e nei campi di battaglia dei grandi generali; nellagor di Socrate o nella casa di Archimede prima che il suo ingegno venisse spento dalla spada di un barbaro romano. Ma troveremo anche il languore di Saffo, lastuzia di Cleopatra, il coraggio di regine che sfidarono la grande Roma. Figure eroiche. Perch la Storia la scrivono i vincitori e lantichit classica non stata amica delle donne. Solo poche sono riuscite a valicare entrambe le barriere. Se oggi siamo liberi di scrivere e raccontare lo dobbiamo ai Greci: che hanno inventato la democrazia, concepito la storiografia, coltivato larte della narrazione col teatro. E i Romani? Hanno dato altrettanto. E in pi hanno tramandato tutto quello che cera di buono nella cultura ellenica. Il nostro mondo ringrazia.

    Emanuela Cruciano

    6 GRANDI IERI GRANDI OGGIChi erano i personaggi dellantichit classica che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro modo di vivere e di pensare? Intervista a Valerio Massimo Manfredi.

    8 BELLEZZA FATALEEcco la donna per la quale scoppi la guerra tra Greci e Troiani. Vecchie e nuove ipotesi, tra leggenda e archeologia, su Elena di Troia.

    12 LALLODOLA NERALa verit su Saffo, la poetessa pi famosa della Grecia.

    20 PER AMORE, PER VENDETTAUn imperatore superbo, un popolo fiero, una regina spietata cui avevano ucciso il figlio... La storia di Tomiride.

    24 IL PRIMO REPORTERErodoto, il padre della Storia.

    30 UNO CHE LA SAPEVA LUNGASocrate fu un uomo buono, assetato di cultura, coraggioso. Fu eliminato perch faceva paura ai politici. Luciano De Crescenzo gli ha dedicato due libri e questa intervista.

    36 STRATEGA DI SE STESSOAlcibiade fu lultima speranza di Atene nella Guerra del Peloponneso. Grande oratore, trad la sua citt, ma da molti fu trattato come un eroe.

    42 DALLO IONIO ALLHIMALAYAValoroso, colto, affascinante, in soli 12 anni Alessandro Magno conquist limpero pi ampio che si fosse visto fino ad allora.

    48 LALTRA GRECIASotto la guida del re Filippo II, il piccolo Regno di Macedonia prese il controllo di quasi tutta la penisola greca. Ecco come ci riusc.

    COPERTINA: ALESSANDRO MAGNO E ADRIANO. FOTO: DE LUCA, E. OLAF.

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    Elena di Troia in una statua di Canova (1819). Corrisponde allimmagine di bellezza ideale tramandata dallarte classica.

    GRECIA E ROMA

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  • 454 INGEGNO E POLITICAVita, morte e scoperte del pi grande genio matematico dellantichit: Archimede.

    60 I NEMICI DEI GRECIConsoli romani, imperatori persiani, generali macedoni. Alcuni furono acerrimi avversari degli Elleni, altri si guadagnarono il loro rispetto, altri ancora giunsero persino a combattere al loro fianco...

    62 GLI ALTRI GRANDI ELLENICIEcco gli altri politici, studiosi e intellettuali grazie ai quali la cultura greca lasci un contributo inestimabile in ogni campo delle attivit umane.

    68 GIGANTI CONTROScipione e Annibale, eterni rivali, si scontrarono nelle guerre puniche.

    74 LULTIMA DEI FARAONINon era la fatalona che si racconta. Cleopatra parlava otto lingue, era spiritosa e intelligente. E non fu un aspide a ucciderla.

    80 CESARE NON DEVE MORIRESe Giulio Cesare fosse scampato alla congiura nel 44 a.C. avrebbe forse regnato da Alessandria dEgitto, sposo di Cleopatra. E lerede Ottaviano...

    84 LUOMO CHE FOND LIMPEROAstuto, prudente e carismatico. Cos era Augusto, il primo imperatore di Roma.

    90 LIMPERATORE MONTANAROIl suo nome ricordato per i bagni pubblici. Ma Vespasiano fu il vero fondatore dellimpero.

    96 FOLLIE DAMOREAdriano stato uno dei pi grandi imperatori di Roma.

    104 NELLE MANI DEL RASCome, partito da Leptis Magna, il libico Settimio Severo divenne imperatore romano.

    110 I NEMICI DI ROMAPer conquistare il mondo e imporre la pax romana, lImpero romano aveva collezionato nemici di tutto rispetto. Eccoli in questa carrellata.

    114 LA REGINA RIBELLEBella, dotta e spregiudicata, per molti aspetti simile a Cleopatra: ecco chi era Zenobia, la regina di Palmira (in Siria), che conquist lEgitto e os sfidare Roma.

    120 SANTO PER FORZASi attribu il merito di aver legalizzato il culto cristiano guadagnandosi un posto tra i grandi della Chiesa. Costantino invece...

    128 LAMBIZIONE DI GALLA PERFIDIADiscendente di imperatori, prigioniera e poi regina dei Visigoti, tornata in patria Galla Placidia non esit a mandare a morte i rivali per riprendere il potere.

    134 SOPRA DI LUI SOLO DIOAmbizioso e intelligente, Giustiniano rese pi fastosa Costantinopoli e riconquist parte dellOccidente.

    140 GLI ALTRI GRANDI ROMANIGenerali valorosi, intellettuali, politici. Gli altri protagonisti di Roma.

    143 LETTURE

    146 SIAMO ANCORA GRECO-ROMANI? Anche la nostra epoca ha prodotto grandi personaggi. Ma al momento non si profila nessuno in grado di fronteggiare la crisi che stiamo vivendo.

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    I PROTAGONISTIGRECIA E ROMA

  • OGNI MESE UNA NUOVA IMMAGINE DEL MONDO

    Il mensile per chi ama partire alla scoperta della natura, della geografia, del costume, dellambiente e della storia dei popoli.

    Un viaggio spettacolare per gli occhi e per la mente!

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  • Chi erano i personaggi dellantichit CLASSICA che hanno lasciato un segno INDELEBILE nel nostro modo di vivere e di PENSARE

    La cultura occidentale affonda le proprie radici nel mondo gre-co e in quello romano, segna-ti entrambi dalle gesta di gran-di personalit. Ma che cosa accomun e cosa distinse le loro imprese politiche e militari? In che modo la storiografia le ha amplificate? E, soprattutto, come mai il pensiero dei nostri antenati gre-co-romani ci appare ancora cos mo-derno? A rispondere a queste e altre do-mande, lo scrittore e storico dellanti-chit Valerio Massimo Manfredi, con cui cercheremo di comprendere meglio il contesto storico in cui i grandi del pas-sato divennero tali.

    Quale fu il periodo doro dellanti-ca Grecia? E grazie a quali personaggi?

    Per la Grecia il periodo doro si pu collocare tra la fine delle guerre persiane (499-479 a.C.) e la morte di Pericle (429 a.C.), sotto il cui governo Atene, gi citt leader del cosmo greco, aveva raggiunto il massimo del proprio splendore. Nel V secolo a.C. si registr una specie di mi-racolo greco che, sotto legida della de-mocrazia ateniese, coinvolse ogni aspet-to della societ, a partire dallarte e dalla cultura. In architettura abbiamo il Par-tenone, nelle arti figurative i grandi cicli statuari di Fidia, nel teatro i capolavori di Eschilo, Sofocle ed Euripide, in filosofia Socrate e i suoi epigoni. Non bastasse, in tale periodo nacque la storiografia: pri-ma con Erodoto, che fece da ponte con le precedenti opere epiche; e poi con Tu-cidide, vero fondatore della moderna ri-cerca storiografica basata sullattendibi-lit delle fonti e sullassenza di ogni divi-nit dalla narrazione.

    INTERVISTA

    E nella storia di Roma?Nella realt romana pi difficile in-

    dividuare un periodo doro, perch vanno presi in considerazione un arco di 2.000 anni e molteplici forme di go-verno. Senzaltro let del primo impera-tore Augusto (27 a.C.-14 d.C.) stato uno dei periodi pi fertili. Con lui eb-bero fine le guerre civili che avevano a lungo straziato la societ romana e ini-zi unera di pace che coinvolse ogni an-golo dellimpero. Sotto Augusto venne-ro tra laltro ampliate le carreggiate del-la vasta ramificazione stradale romana e anche le localit pi remote furono dota-te di moderne stazioni in cui erano attivi servizi di posta, ristoro, alloggio, rimes-sa per cavalli e sorveglianza. In tutta Ro-ma sorsero inoltre nuovi monumenti e la cultura ricevette nuovi impulsi, grazie anche al rapporto di fiducia tra il princeps e il poeta Publio Virgilio Marone. Augu-sto intervenne in pratica in ogni ambi-to del vivere civile, distinguendosi peral-tro per uno stile di vita austero e passan-do alla Storia anche per aver in qualche modo creato lItalia: Iuravit in mea ver-ba tota Italia sponte sua, tutta lItalia mi giur spontaneamente fedelt, scrisse nelle Res gestae divi Augusti.

    Laccesso al potere era aperto a tutti? E quali erano le tradizionali vie di asce-sa politica?

    Sempre prendendo come riferimen-to lAtene di Pericle, in Grecia la carrie-ra politica e la relativa diaria era ac-cessibile a qualunque cittadino libero. Si pensi in proposito a Temistocle, genera-le e politico di spicco le cui origini erano palesemente umili, essendo figlio di un

    venditore di legumi. Daltronde, per en-trare nellassemblea del popolo, o Eccle-sia, bastava essere cittadini ateniesi e aver compiuto la maggiore et (e questo, sep-pur con lievi variazioni, valeva in tutte le poleis greche). Peraltro, chiunque voles-se emergere come leader politico doveva trovare il supporto proprio di tale assem-blea, e per far ci, oltre a una buona ora-toria, era indispensabile ieri come og-gi crearsi una rete di amicizie influen-ti. Quando per si esagerava con lam-bizione di potere, e con il relativo rischio di tirannide, era dietro langolo lostraci-smo, ossia lesilio.

    A Roma, dove vi era sia una rappresen-tanza dellaristocrazia (il Senato), sia del-la plebe (il Tribunato della plebe), diver-samente che in Grecia non vi erano pre-giudiziali etnico-razziali. Non a caso fu-rono molti i non romani che salirono al trono imperiale. Traiano (98-117), per esempio, che, essendo di origine ibe-rica, non era nemmeno italico. La por-pora imperiale fu inoltre raggiunta an-che da barbari come Massimino Trace (235-238) e persino da un arabo: Filip-po (244-249). In tali casi, pi delle origi-ni era importante sentirsi parte del mon-do romano ed essere valorosi combat-tenti. Dal III secolo la via pi facile per accedere al trono fu infatti quella mili-tare, e ogni grande comandante si affer-mava in modo naturale anche come le-ader politico.

    Ben diverse dovevano essere le condi-zioni per lascesa delle donne...

    Complessivamente le donne erano svantaggiate, in Grecia in modo parti-colare. La societ greca era estremamen-

    GRANDI IERI

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  • Chi erano i personaggi dellantichit CLASSICA che hanno lasciato un segno INDELEBILE nel nostro modo di vivere e di PENSARE

    te maschilista e la vita politica era ap-pannaggio maschile. Persino nel perio-do doro di Atene abbiamo pochissimi personaggi femminili di spicco, fatta ec-cezione per Aspasia, etera o concubina di Pericle nonch donna dallo spirito libero e regina del suo salotto, capace di tesse-re alleanze e condizionare la vita politica.

    A Roma, pur rivestendo ruoli di su-bordine, le donne godevano di maggio-re libert, e soprattutto in epoca impe-riale alcune sono state in grado di acqui-sire un enorme potere. Tra queste, Livia, moglie di Augusto che dett molte del-le scelte del marito e che riusc con de-terminazione a non avere figli con lui. Il motivo? Favorire quelli gi avuti in ma-trimoni precedenti, a partire da Tiberio, prossimo a divenire imperatore. Non meno carismatica fu Agrippina, la spie-tata madre dellimperatore Nerone. Infi-ne a Roma cera unimportante istituzio-ne in mano alle donne: le vestali, giovani vergini che avevano il compito di tenere sempre acceso il fuoco sacro alla dea Ve-sta, simbolo della vita eterna dellUrbe.

    Come erano visti gli intellettuali e i letterati in Grecia e a Roma?

    Soprattutto ad Atene, erano tenu-ti in gran considerazione e rivestirono un ruolo fondamentale nel formare la coscienza dellepoca, non lesinando in molti casi aspre critiche al potere. Ari-stofane, per esempio, scrisse varie com-medie in cui attaccava in maniera fero-ce la politica ateniese, a suo parere dege-nerata in demagogia, e lo stesso Socrate fu condannato a morte per la sua criti-ca della societ, per il suo continuo con-testare e insinuare dubbi. Il teatro rivest

    una particolare importanza nelleduca-zione della comunit (Pericle favor lac-cesso agli spettacoli per tutti), fornendo modelli positivi gli eroi e mettendo in scena esemplari punizioni per i mal-vagi. Il clima di fervore culturale prose-gu tra laltro in epoca ellenistica, quan-do con Tolomeo I (367283 a.C.) sor-ger ad Alessandria il Museion, un cen-tro di studi e di ricerca frequentato dai pi grandi scienziati del mondo di allo-ra che gettarono le basi del nostro pen-siero scientifico e della nostra letteratura.

    In campo romano la situazione abba-stanza diversa, poich la letteratura ten-de a essere meno universale e a fonder-si con la politica. Giulio Cesare far per esempio il letterato di se stesso scriven-do il De bello gallico, e complessivamente possiamo affermare che a Roma la poli-tica si auto-racconta e auto-celebra. Co-me avvenne anche con Virgilio e la sua Eneide, poema nazionale incentrato sul mito di Enea in cui si glorificavano le origini di Roma. Non per questo man-cavano autori pronti a fare critica. Iul-lo Antonio, figlio del triumviro Marco Antonio, compose per esempio il poe-ma epico Diomedea, in cui contestava la propaganda augustea.

    Perch il loro pensiero ancora co-s attuale?

    La modernit degli antichi, e in par-ticolare degli autori greci, si spiega con un banale ragionamento: il loro pensiero ci appare cos attuale perch ci appartie-ne. Noi deriviamo da loro, ed quindi naturale che il nostro sistema di pensie-ro risulti affine a quello dei grandi intel-lettuali del passato.

    Ci sono personaggi giunti a noi alla stregua di eroi, ma che in realt non ave-vano particolari meriti?

    Non direi. O meglio, poich la Storia la scrivono i vincitori, chiaro che in al-cuni casi siano stati amplificati i meriti (o attenuati i difetti) di questo o di quel personaggio, ma di solito i grandi pro-tagonisti delle cronache storiche aveva-no indubbie qualit. Peraltro, la storio-grafia ha spesso rivestito un ruolo criti-co: Plinio defin la conquista della Gallia un crimine contro lumanit, mentre Ta-cito fece dire a Calgaco, sovrano dei Ca-ledoni, che i Romani fanno il deserto, e lo chiamano pace. Attribuendo ad al-tri i propri pensieri, gli storici del tempo pur appartenendo spesso ai vincitori riuscirono a mantenere un distacco cri-tico dagli eventi e dai loro protagonisti.

    E oggi?Sfruttando i media, oggi possibile

    che emergano personaggi di scarsa so-stanza. Ma, almeno nelle democrazie oc-cidentali, c una sorta di allergia per quelle personalit che, specie a livello po-litico, tendano a emergere troppo o ap-paiano eccessivamente decisioniste. Uno spauracchio figlio delle tragedie totalita-rie del 900 eppure molto simile a quel-lo degli ateniesi di 2.500 anni fa...

    Matteo Liberti

    GRANDI OGGI

    VALERIO MASSIMO MANFREDI, classe 1943, scrittore, archeologo, topografo del mondo antico. Ha condotto spedizioni archeologiche in molte localit del Mediterraneo. Il suo ultimo libro: Le meraviglie del mondo antico (Mondadori).

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  • BellezzaFATALE

    ELENA DI TROIA - 1200 A.C.

  • Chi era VERAMENTE la donna per la quale scoppi la guerra tra Greci e Troiani? Vecchie e nuove IPOTESI,

    tra LEGGENDA e archeologia

    Una magnifica preda, bionda e pallida come il marmo, fragile vittima del de-siderio altrui? No. Una virago seminu-da e una bellezza tuttaltro che classica, eppure cos influente da far muovere interi eser-citi. questo, secondo la storica inglese Bettany Hughes, il ritratto pi verosimile della femme fa-tale dellantichit: Elena di Troia, la donna per la quale narra Omero nellIliade pi di 3mila an-ni fa scoppi la guerra fra Greci e Troiani.

    Principessa calva. Elena un personaggio del mito, ma i suoi caratteri potrebbero avere radi-ci in una delle ricche regine spartane del XIII seco-lo a.C., spiega la studiosa, autrice di una lunga in-dagine sul campo. Il luogo dove cercare la vera Ele-na non quindi Troia (la localit, oggi in Turchia, che nel racconto di Omero fu sua residenza dopo il rapimento da parte di Paride) ma Sparta (lanti-ca Lacedemone), dove la giovane sarebbe diventa-ta sovrana a fianco del marito Menelao.

    Per anni si pensato che il palazzo di Menelao fosse da cercare sulla collina di Terapne, fuori Spar-ta, dove sono state recuperate 300 statuette legate al culto di Elena, racconta Hughes. Secondo al-cuni archeologi greci, gli ultimi scavi farebbero in-vece pensare che i resti di Lacedemone, capitale del Peloponneso meridionale sul finire dellet mice-nea, si trovino a Pellana, 25 km a nord di Sparta.

    Qui, a 12 anni, le ragazze di 3.200 anni fa era-no in et da marito, ed Elena non faceva eccezio-ne. Solo allora avrebbe potuto farsi crescere la chio-ma fluente che per secoli le hanno attribuito poeti e pittori. Prima sarebbe stata calva. Negli affreschi micenei le donne di classe elevata mostrano fino alladolescenza la testa rasata, a parte un ricciolo o una corta coda di cavallo, racconta la studiosa.

    Tradizionalista. Conosciamo poco delle-ducazione delle ragazze spartane nel 1200 a.C., dice Marxiano Melotti, docente di Metodologia della ricerca archeologica allUniversit di Milano Bicocca, ma si pu supporre che alcuni costumi della Sparta arcaica, molto tradizio-nalista, riflettano usi pi antichi. Sappiamo per esempio che le spar-tane del VII secolo a.C. si esercita-vano alla lotta come i maschi, com-battendo nude corpo a corpo.

    Nobile e quindi destinata a una carriera da sacerdo-tessa, ma anche a diventare moglie e madre, la prin-cipessa sarebbe stata iniziata ai culti orgiastici legati alla fertilit. Isolate per lunghi periodi tra i boschi e sulle montagne, le adolescenti spartane entravano in contatto con le divinit attraverso musica e danza, mentre venivano istruite alluso di piante medicinali come il papavero da oppio, che cresceva spontaneo nel Peloponneso. Le donne della tarda Et del bron-zo erano il tramite privilegiato con gli di. E il cul-to era tuttuno con gli affari terreni, spiega Hughes.

    Influente e in et fertile, la ragazzina era un ottimo partito. Cosparsa di unguenti a base di olio doliva, con la pelle di tutto il corpo sbiancata da una pas-sata di ossido di piombo e ricoperta di tatuaggi a co-lori sgargianti, gli occhi truccati pesantemente di ne-ro e di rosso, il corpo avvolto da vari strati di lino in-daco e porpora, carica di gioielli, ma a seni nudi, cos si sarebbe presentata al suo promesso sposo. Il men del banchetto nuziale? Minestra di lenticchie al cu-mino, focacce di farina di ceci, stufati con la frutta e (solo per gli ospiti vip) arrosti di cinghiale e di cervo.

    Ma quale rapimento! Le corti micenee del XIII secolo a.C. ricevevano spesso inviati stranieri e il troiano Paride, di cui parla Omero, poteva es-sere uno di questi. Le giovani aristocratiche erano merce diplomatica, continua Hughes, e capita-va che lospitalit comprendesse anche lo scambio di donne. Ma c di pi. Secondo una tradizione che risale alla poetessa Saffo (VII-VI secolo a.C.) nellantica Sparta era diffusa la poliandria (il cor-rispondente femminile della poligamia), una pra-tica la cui origine si faceva risalire proprio alla fu-ga damore (e non al rapimento) di Elena e Paride.

    Quel che certo, che scendere in guerra per una donna, tre millenni fa, non era cos raro, come

    provano anche molte testimonianze scrit-te. Sappiamo per esempio che verso il

    1230 a.C. i regni di Ugarit e di Amur-ru (nellattuale Siria) rischiarono di

    distruggersi a vicenda a causa del-la principessa di Amurru. Que-sta venne data in sposa al re di Ugarit per rafforzare lallean-za tra le due citt-Stato, ma fu rispedita al mittente, forse per non aver voluto consumare il matrimonio.

    PALLIDA E BIONDAElena di Troia da secoli un mito immortale: ecco come la vedeva il preraffaellita Dante Gabriel Rossetti nel 1863.

    NATA DA UN UOVO

    Il mito racconta che Zeus si trasform

    in cigno per sedurre Leda,

    moglie del re di Sparta.

    Lei partor un uovo dal quale

    nacque Elena (qui in una

    statuetta del V secolo a.C.).

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  • BELLEZZA IDEALEIl profilo di Elena di Troia in una statua di Antonio Canova

    (1819, allErmitage). Corrisponde

    allimmagine di bellezza ideale

    tramandata dallarte classica.

    Il MODELLO di Elena fu forse una regina spartana del XIII secolo a.C. RICCA e potentissima

    Brutta fama. Furono dunque i Greci dellVIII-VII secolo a.C. a montare lepisodio del rapimen-to. Secondo il mito, Elena (figlia di Zeus e di Leda, e nata da un uovo) era gi stata rapita una prima volta fra i 7 e i 10 anni dal cinquantenne Teseo, leg-gendario re di Atene che avrebbe abusato sessual-mente di lei. Per i Greci classici, insomma, quella donna era stata fin da bambina sinonimo di discor-dia. Perch? Per loro, ogni donna era una creatu-ra pericolosa che sapeva soggiogare gli uomini, ri-sponde Melotti. Se volevano evitare problemi co-me la guerra di Troia, i mariti avevano il diritto e il dovere sociale di chiudere in casa le proprie spo-se. La civilt classica di Atene temeva e degrada-va il sesso femminile. Cos, la regina e sacerdotessa che forse ispir Elena divenne una fedifraga corrut-trice di eroi. Fu questa lepoca in cui ebbero ori-gine le interpretazioni pi durature del suo mito, che ne fecero nellIliade una cagna lasciva e una

    distruttrice di citt, conferma Hughes. A Sparta, invece, Elena continu a gode-re di unimmagine positiva, diventando nume tutelare nei rituali femminili che segnavano il passaggio alla maturit ses-suale, precisa Melotti. Ma fu limma-gine classica a vincere, tramandata attra-verso i Romani e il Rinascimento. Fino al film Troy (2004), dove al posto di una re-gina un po selvaggia c lalgida attrice te-desca Diane Kruger.

    Nonna Elena. LElena dellIliade torna a Sparta alla fine della decennale guerra di Troia, viaggiando in lungo e in largo per il Mediterraneo Orientale. La sua bellezza la salva dalla vendetta di Menelao e lei riprende il suo ruolo di regina e moglie (men-tre le adultere nellantica Grecia erano viste malis-simo), ma la sua morte resta un mistero. E la vera Elena, che fine potrebbe aver fatto? Avrebbe vissu-to in un coloratissimo palazzo, dividendosi tra gli impegni di sacerdotessa e i lussi di una ricca cor-te. Ma il suo regno sarebbe stato breve. Fino a og-gi non sono ancora state identificate le spoglie di una regina spartana del XIII secolo a.C., spiega Hughes. Ma sappiamo da vari ritrovamenti che le donne micenee non vivevano in media pi di trentanni. Madre a 12 o 13 anni, a 24 Elena sa-rebbe gi stata nonna. Il suo funerale fu certamente degno di una semidea e il suo corpo, interamente ricoperto di gioielli, fu seppellito in un thlos, una grande tomba a cupola.

    Aldo Carioli

    DEA DEL SESSO?Divinit micenea della fertilit in avorio. Risale allepoca dei fatti narrati nellIliade e d lidea di come poteva apparire una regina micenea del 1200 a.C.

    E se invece fosse stata una vichinga?

    Come mai Elena, principessa spartana dai tratti mediterra-nei, viene descritta nellIliade come una bellezza bionda? Semplice licenza poetica? Per lo studioso Felice Vinci (autore del libro Omero nel Baltico, Palombi) le storie narrate da Omero sarebbero state impor-tate in Grecia durante una grande migrazione seguita a un cambia-mento climatico che verso il 1500 a.C. avrebbe spinto le popolazioni della Scandinavia a stabilirsi nel mar Mediterraneo. Qui gli uomini del Nord avrebbero fondato la civilt micenea, riambientando i racconti della loro tradizione. La ricerca si basa su un accurato confronto fra i

    testi omerici, le saghe nordiche, la geografia del Mediterraneo e quella della Scandinavia. La sorprendente conclusione che Troia sarebbe in realt lattuale localit di Toija, sulla costa finlandese del mar Baltico. Le conferme. La storia di Elena, in particolare, troverebbe conferma in un personaggio citato nelle Gesta Danorum (un testo del XII secolo che riprende alcune tradizioni orali): una donna che con i suoi amplessi poteva attribuire la regalit. Proprio come Elena, che sposando Menelao gli permette di diventare re di Sparta. E in quello stesso testo si legge anche che il rapimento di una regina com-portava sempre la guerra.

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  • CLUB ESCLUSIVOSaffo e Alceo (con la lira) nel Circolo delle Muse fondato dalla poetessa a Lesbo, in un dipinto di Lawrence Alma-Tadema (1881).

    SAFFO - 640 A.C.

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  • LallodolaNERA

    Erotomane CORRUTTRICE di fanciulle o genio e prima femminista? La VERIT sulla poetessa pi famosa della Grecia

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  • Il filosofo greco Platone, nel IV secolo a.C., la defin decima musa. Tre secoli dopo, i poe-ti latini Orazio e Ovidio la presero a model-lo per i loro versi. Lo storico e geografo gre-co Strabone, nel I secolo d.C., fu categorico: Per quanto risaliamo nel tempo, non riusciamo a ricorda-

    re, in nessunaltra epoca, una donna capace di riva-leggiare con lei nella poesia. Come educatri-

    ce fu paragonata nientemeno che al fi-losofo greco Socrate (469-399 a.C.)

    ma fu anche disprezzata per aver cantato lamore omosessuale tra

    donne ed esaltata come prima femminista. Saffo, che i Greci soprannominarono lallo-dola nera perch si diceva avesse i capelli ricci e scuri, fu tutto questo e molto al-tro ancora.

    Tra Mito e Storia. Saf-fo nacque tra il 640 e il 620

    a.C. a reso, sullisola di Le-sbo. Ma certezze biografiche non

    ce ne sono. Era molto celebrata gi nellantichit, spiega Marxiano Me-

    lotti, docente di Metodologia della ri-cerca archeologica allUniversit di Mila-

    no Bicocca. Per questo motivo si sent subi-to il bisogno di creare attorno al suo personag-

    gio una ricca e romanzesca biografia ufficiale nella quale difficile distiguere il mito dalla realt. Un testo antico indica il 612 a.C. come sua data di nascita, ma il termine utilizzato pu riferirsi anche al momento di massima notoriet. Suo padre Sca-mandrnimo apparteneva a unantica famiglia ari-stocratica e mor quando Saffo era ancora bambi-na. La ragazza crebbe cos insieme alla madre Clei-de e sotto la tutela del fratello maggiore Carasso e dei parenti maschi. Fu proprio a causa loro che Saf-fo fu travolta giovanissima dal turbine della politica.

    reso

    PolichnitosMitilene

    Antissa

    Mithymna

    M A R E E G E O

    ISOLA DI LESBOLisola di Lesbo, nel mar Egeo orientale, in una foto aerea. Sono indicate le localit principali: Saffo nacque a reso, ma il suo tiaso era a Mitilene.

    Ho una bella bambina,

    che assomiglia a fiori doro /

    Cleide amatissima / non la cambierei con

    la Lidia intera.

    PROFILO CLASSICO Saffo vista dallo scultore Jean-Jacques Pradier, nel 1851.

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    Per gli antichi la poetessa era una SUPERSTAR: nellAtene del secolo a.C. la FAMA di Saffo era pari a quella di OMERO

  • Guerra di clan. La Grecia arcaica era un mon-do di radicali cambiamenti: con il tramonto della ci-vilt micenea era entrato in crisi il potere dei re. Le famiglie pi influenti stavano prendendo il coman-do e i sovrani furono sostituiti da governi oligarchi-ci o tiranni. A Lesbo, la stirpe regale dei Pentilidi fu deposta da un consiglio di aristocratici del quale fa-cevano parte anche i parenti di Saffo. Quando per un certo Mirsilio divent tiranno, alcune famiglie si opposero: tra queste cerano anche il clan di Saffo e quello del suo amico e poeta Alceo, che infiammava gli animi con i suoi canti di guerra e ribellione. Ma il complotto contro Mirsilio fall e i clan ribelli furo-no condannati allesilio a Pyrra, presso Mileto (oggi in Turchia). Saffo era appena adolescente.

    Tornati a Lesbo dopo la morte di Mirsilio, i clan di Saffo e Alceo tramarono anche contro il nuovo ti-ranno, Pittaco, che Alceo defin grassone con i pie-di piatti e ipocrita spaccone. Tra il 598 e il 590 a.C. a Saffo e ai suoi tocc di nuovo lesilio, ma a con-dizioni pi dure: il patrimonio di famiglia fu confi-scato. E Saffo dovette prendere il mare nuovamente.

    Questa volta fugg in Sicilia, sembra a Siracusa,

    L mi lasci, tra le lacrime / e mi disse: come terribile / Saffo, questa nostra sorte / perch contro il mio volere che ti abbandono. / Io le rispondevo: / parti serena e ricordati di me

    / sai che noi ti amavamo [...] e su un letto morbido / [...] placavi il desiderio.

    ospite di parenti. A quel tempo si sarebbe sposa-ta con Crchila, un ricco mercante dellisola di An-dros, con il quale avrebbe avuto una figlia chiama-ta Cleide. Alcuni per negano che Saffo si fosse spo-sata e sostengono che la Cleide citata in alcuni versi fosse in realt una delle sue amate ragazze. Non c ragione di negare quel matrimonio, obietta Melot-ti. Il fatto che si circondasse di fanciulle non signi-fica che fosse contraria alla vita coniugale. Anzi, per lei, come per ogni donna della sua cerchia, le nozze erano un punto darrivo irrinunciabile.

    Sposata o no, verso il 585 a.C. Saffo torn a Lesbo ricchissima. Con i suoi averi decise di fondare nel-la citt di Mitilene un tiaso femminile, una sorta di club esclusivo per ragazze bene in et da marito: era nato il Circolo delle Muse.

    Emancipate. Le donne di Lesbo erano tra le gre-che pi ostinate e indipendenti. I padri pi progres-sisti, come Scamandrnimo, lasciavano persino che le proprie figlie imparassero a leggere e a scrivere in-sieme ai fanciulli. Ma che cosa studiavano le segua-ci di Saffo? Tutto quello che cera da sapere sul ma-trimonio, compresi gli aspetti pratici della sessuali-

    TECNOLOGIA E POESIAAcquedotto romano a Lesbo. Molti letterati romani si ispirarono allo stile poetico di Saffo per creare i loro componimenti.

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  • Saffo (5) solo una delle grandi donne del passato, ritratte nel 1902 da Frederick Wallenn in questo acquarello. Miriam (1), sorella di Mos, e Rebecca (2), moglie di Isacco e madre di Esa e Giacobbe, furono primedonne bibliche. Semirmide (3) fu la leggendaria regina degli Assiri, Cleopatra (6) lultima sovrana dEgitto e Boadicea (13) guid gli Iceni della Britannia che si ribellarono ai Romani nel I secolo d.C. La moglie di Ulisse, Penelope (4), simbolo di fedelt coniugale, mentre la vedova romana Cornelia (7) rifiut di risposarsi. Nella Grecia antica, Frine (8) e Aspasia (9) furono influenti cortigiane; per la bella Elena (10) si scaten la Guerra di Troia e leroina Atalanta (11) fu sposata con linganno, come Imogene (12).

    Foto di gruppo: le primedonne dellantichit

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    t, ma soprattutto la danza, il canto, il portamento e le buone maniere. Presto a Lesbo accorsero ragazze da tutta la Grecia. I diversi tiasi erano in concorren-za fra loro, continua Melotti. Si sfidavano in gare di danza o di canto in cui le giovani mostravano alla comunit di avere acquisito i principi culturali del-la citt meglio delle ragazze di altri tiasi. Il tiaso mi-gliore formava le spose migliori. Un tipo di compe-tizione simile a quello in voga fino a pochi anni fa nei college universitari inglesi. Quando si sposava-no, Saffo stessa si occupava della cerimonia e saluta-

    Appena ti guardo, non mi riesce pi di parlare / la lingua sinceppa, subito un fuoco sottile corre sotto la pelle / gli occhi non vedono pi, le orecchie rombano / il sudore mi scorre, un tremore / mi afferra tutta, sono pi verde / dellerba, mi vedo a un passo / dallessere morta.

    va le sue ex allieve con versi struggenti che suonava-no proprio come dichiarazioni damore.

    Scuola damore. La pedagogia greca pi arcaica prevedeva che ladolescente fosse affidato alle cure di un nobile adulto. Era questo il significato originario della parola pederastia: lerasts era infatti ladulto che istruiva lermenos (oggetto del desiderio). An-che il tiaso femminile si basava su rapporti affettivi e sessuali tra donne adulte e fanciulle, analoghi a quel-li alla base dei riti di passaggio maschili, dice Melot-ti. Lo scopo era simile: cementare la solidariet tra i membri di uno stesso gruppo sociale, per mantene-re unita la citt e la sua lite aristocratica. Queste for-me di omosessualit erano probabilmente tempora-nee, limitate al periodo educativo e funzionali a pre-parare i giovani alla successiva fase eterosessuale della vita matrimoniale. Con lentrata nella societ adulta (cio con le nozze) la relazione terminava.

    Il tiaso greco, per, era prima di tutto uno spa-zio dove celebrare riti, continua lesperto. In que-sto listruzione delle ragazze era diversa da quella dei

    Durante i RITI INIZIATICI le ragazze venivano incoronate con FIORI e cosparse di UNGUENTI. A quel punto, erano pronte per lAMORE

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  • 7 8 9 10 11 12 13

    Nella vita di Saffo, dopo la nascita del Circolo del-le Muse, non ci furono uomini. Anche am-messo che il mercante Crchila fosse stato suo marito allepoca era gi morto. E il poeta Alceo, che quasi certamente era innamorato di lei, secondo Aristotele fu respinto. In versi, ma con fermezza. Dichiarata. Saffo era dunque veramente innamorata di Arche-anassa, Attis, Dike, Eirne o Mgara, tra le pi belle allieve della sua scuola? Probabil-mente s, a giudicare dalle parole esplicite e appassionate che rivol-se loro in autentiche dichiarazioni damore. Lei stessa paragonava

    la pederastia maschile al suo eros, spiega la studiosa tedesca Ma-rion Giebel, autrice di una dettagliata biogra-fia. Per Saffo leros era una forza primigenia che riempie gran parte della nostra esistenza

    e d la vita. E non cera nulla di male se le giovani greche veniva-no iniziate al mistero dellamore da una don-na pi matura e con pi esperienza di loro. In fondo, facevano cos anche gli uomini.

    Un mistero mai svelato: era davvero lesbica?

    Sei venuta e fu un bene, io ti desideravo / hai dato sollievo / al mio cuore arso dal desiderio.

    maschi, che con i loro riti iniziatici acquisivano an-che competenze militari che dovevano prepararli a divenire cittadini e guerrieri. Nel tiaso femmini-le invece si veneravano le nove Muse (dee dellarte e della scienza) e le Criti (le Grazie dei Romani), di-vinit minori dispensatrici di bellezza. Ma soprat-tutto Afrodite, la divinit dellamore e della fertili-t, di cui Saffo fu forse una sacerdotessa. La rosa in-fatti, simbolo della da, ricorre spesso nei suoi versi.

    Rivoluzione poetica. Il talento artistico di Saf-fo fu enorme. Ma la prima poetessa della Storia ebbe anche la fortuna di trovarsi nel posto giusto al mo-mento giusto. Gli Eoli da cui discendevano gli abi-tanti di Lesbo, originari della Grecia continentale, avevano colonizzato lisola verso il 1100 a.C. ed era-no considerati tra i popoli pi sensibili alle arti. Uno di loro, il poeta e musicista Terpandro, si diceva aves-se inventato la lira a 7 corde vincendo nel 675 a.C. a Sparta una gara musicale in onore del dio Apollo. Forse per questo proprio a Lesbo, con Saffo e Alceo, nacque una nuova forma poetica ormai lontana dai

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    Illustrazione degli anni Venti ispirata al Settecento libertino.

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  • toni guerreschi ed eroici dellIliade e dellOdissea. A Lesbo si componevano infatti semplici poesie e can-ti ispirati alla tradizione popolare e alle danze, inni agli di, lamenti e versi damore. Leros e la passione erano tra gli argomenti preferiti.

    Cattiva maestra. Saffo entr nella leggenda su-bito dopo la sua morte (avvenuta forse quando aveva poco pi di 50 anni) e le sue poesie (di cui oggi resta-no pochi frammenti, per lo pi copie su papiri sco-perti in Egitto) furono raccolte in 9 libri. E ben presto cominci a dividere. Gi a partire dal IV secolo a.C. si erano diffuse le scuole pubbliche con insegnanti re-tribuiti: non cera dunque pi bisogno di nobili che si occupassero dei giovani. E col tramonto dellet classi-ca, parlare apertamente delle passioni amorose e ma-nifestare i sentimenti come aveva fatto Saffo divent indecente. Cos, leros saffico cadde in disgrazia e Saffo stessa fu descritta ora come corruttrice di giovi-nette, ora come una divoratrice di uomini.

    Ma a Saffo molti Greci (soprattutto Ateniesi) rim-proveravano pi che altro la libert di cui godevano le donne di Lesbo. Gli uomini temevano che il suo esempio potesse mettere strane idee in testa alle loro mogli, mentre le donne pi conservatrici laccusava-no di aver rotto con la tradizione degli avi.

    Amata e odiata. Il tono appassionato dei versi in-dirizzati alle sue allieve le cost poi, in epoca cristia-na, la fama di erotomane. Il teologo Tatiano di Me-sopotamia (II secolo) scrisse di lei: Saffo una don-na dissoluta e pazza damore, che canta la sua impu-dicizia. E nellenciclopedia bizantina Suda, scritta

    G li antichi la descrissero picco-la e bruttina, di carnagione olivastra e con i capelli arruf-fati. In realt, nessuno sa che aspetto avesse Saffo. Questo ritratto corri-sponde infatti a un luogo comune diffuso nellantichit e basato sulla teoria degli opposti: alla bruttezza esteriore corrispondeva la bellezza interiore. Ma solo una delle tante leggende nate nei secoli intorno alla figura della poetessa di Lesbo.Dicerie. Gi nel IV secolo a.C., per esempio, circolava tra i commedio-grafi una storiella sulla sua morte. Saffo si sarebbe suicidata dopo esse-

    re stata respinta dal barcaiolo Faone, di cui era follemente innamorata.Suicidio. Disperata, si sarebbe getta-ta da una rupe dellisola di Lucade, nel mar Ionio. Questa leggenda per il riflesso di un racconto mitolo-gico. Faone era infatti una semidivini-t del seguito di Afrodite e presso la rupe di Lucade (oggi Capo Ducaton) in et arcaica si celebravano riti il cui significato andato poi perduto. Forse, un antico commediografo greco volle prendersi gioco di Saffo facendola morire lei che aveva can-tato lamore per le donne per amore di un uomo. (a. c.)

    Una vita leggendaria

    attorno al Mille, si condannavano le relazioni tra la maestra e le sue allieve, giudicate indecenti. Per gli umanisti del 400, ma anche per gli esponenti del Neoclassicismo nel 700, fu maestra insuperata di poesia e sentimento. Nel pi moralista periodo ba-rocco (600) fu di nuovo bollata come viziosa.

    Di certo, Saffo non cadde mai nelloblio, come prova la diffusione anche nel linguaggio comune dei termini amore saffico e lesbica (dallisola di Le-sbo), diventati sinonimo di omosessualit femmini-le. Ma i giudizi su di lei restarono sempre ambigui. Come quello del filosofo greco Aristotele (384-322 a.C.): Poetava audacemente e con la maestra di un uomo, nonostante fosse solo una donna.

    Karin Krempel-Haglund(ha collaborato Aldo Carioli)

    Il termine LESBICA nacque in Francia a met Ottocento. In greco il verbo LESBIZO indicava invece il sesso ORALE

    INNAMORATA DI UN LUISaffo e Faone, luomo per il quale si sarebbe uccisa. Ma solo una leggenda, diffusa fin dallantichit.

    NELLA SUA ISOLALa costa di Lesbo. Lisola, che pass dai Greci ai Romani e ai Bizantini, ad appena 15 chilometri dalla Turchia.

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  • Per AMORE

    Per VENDETTA

    Un imperatore SUPERBO, un popolo FIERO, una regina SPIETATA cui avevano UCCISO il figlio...

    NEL NOME DEL FIGLIOLa vendetta di Tomiride in un dipinto di Antonio Zanchi (1631-1722): fa immergere la testa di Ciro il Grande in un vaso pieno di sangue.

    TOMIRIDE - VI SEC. A.C.

    Vendicativa come Uma Thurman in Kill Bill. Tragica come uneroina di Shake-speare. Leale come un samurai giappo-nese. E ancora: sentimentale, passiona-le, spietata, come sa esserlo solo una donna ferita. O una madre a cui hanno strappato il figlio in una guerra ingiusta. Tomiride, regina dei Massageti, stata tutte queste cose insieme.

    Nel VI secolo a.C. govern il suo popolo, una trib dellAsia Centrale, ai confini nord-orientali della Persia. Lo difese dagli attacchi dellimperato-re Ciro il Grande, che stando ai racconti di Ero-doto uccise insieme ai suoi soldati per vendicare la morte del figlio. Non contenta, immerse la sua testa nel sangue dei nemici e bevve, inveendo sul suo teschio: Tu hai ucciso me, anche se sono viva e ti ho sconfitto, sopprimendo con linganno mio figlio: ora io ti sazier di sangue, esattamente come ti ave-vo minacciato. Coraggiosa e combattiva, ispirata dallamore per il suo popolo, Tomiride diventa-ta simbolo di vendetta e amore materno, ai limiti della follia. Di lei parl per primo lo storico greco Erodoto nelle sue Storie, ma successivamente an-che Strabone, Cassiodoro e Polieno. E se le fonti talvolta si contraddicono (Senofonte, nella Cirope-dia, scrisse che Ciro mor di vecchiaia nella sua reg-gia), Erodoto racconta il confronto tra la regina e il Gran Re come un evento pulp. Indomita. Era intelligente e nobile, racconta

    Guglielmo Colombero, che a lei ha dedicato il ro-manzo storico Tomyris, la signora delle tigri (Fal-zea). Tomiride anticip i valori di parte del fem-minismo contemporaneo, rifiutando di sposare in seconde nozze Ciro, simbolo del potere, per difen-dere il suo popolo. Dopo la morte del marito go-vern con lealt e onest.

    E grazie alla sua autorit riusc a preservare i Mas-sageti dal dominio persiano.

    La sua storia ebbe inizio nel 529 a.C. Ciro, dopo aver unificato sotto il suo regno le trib iraniche, aver conquistato Babilonia (540 a.C.) e prima an-cora la Media (550 a.C.) e la Lidia (546 a.C.), ri-entr in Iran come Re dellUniverso, investito di tutti i titoli della Mesopotamia e dellAsia Mino-re. Il suo obiettivo, ora, era occupare il territorio dei Massageti, per procedere nel suo progetto uni-versalistico: fondare un grande Impero persiano. Il Gran Re, racconta Erodoto, marci contro di loro, certo di portare a casa una facile vittoria. Come un eroe al culmine del successo, con unalta conside-razione di s e convinto di essere qualcosa pi che un uomo, era sicuro che questo bastasse a render-lo irresistibile. Non solo in guerra.

    Per prima cosa, cerc di risolvere diplomatica-mente la questione con i Massageti proponendo a Tomiride di diventare sua sposa. Ma la regina, ri-fiutando di barattare lamore con il potere, respin-se lofferta.

    Ciro allora pass al contrattacco: dichiar guerra a lei e al suo popolo iniziando, con un inequivoca-bile segnale offensivo, a costruire un ponte lungo il fiume Arasse, che separava i due regni. Per indur-lo a desistere dallimpresa, sempre secondo Erodo-to, Tomiride gli invi un araldo con un messag-gio spavaldo: Desisti, regna sui tuoi territori e la-scia che noi regniamo sui nostri sudditi. Ma so gi che non vorrai accettare e anzi tutto vorrai fuorch star-tene in pace. Quindi proponeva: Perci, se davve-ro aspiri tanto a misurarti con i Massageti, lascia per-dere il ponte sul fiume che ti costa tanta fatica; pas-sa pure nel nostro territorio, le nostre truppe si ritire-ranno a tre giorni di cammino dal fiume. Se invece

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  • Per VENDETTAMO

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  • Chi erano i Massageti?

    I Massageti popolarono i territori a nord-est del fiume che lo storiografo greco Erodoto chiamava Arasse. Si tratterebbe dellodierno Amu-Darya, tra Turkmenistan e Uzbe-kistan. Appartenevano allantico gruppo degli Sciti (quelli orientali, chia-mati Saka), nomadi che abitarono tra il Mar Nero e la Siberia. Cannibali. Le informa-zioni di Erodoto non sono sempre verificabili archeologicamente, spiega Bruno Genito, docente di Archeologia e storia dellarte iranica allUniversit LOrientale di Napoli. verosimile per che, come diceva lo storico greco, praticassero sacrifici umani, prosegue lesperto.

    Era unabitudine, sembra, abbastanza diffusa nella tradizione nomadica. Cos come era frequente che figure femminili si di-stinguessero per incarichi militari o politici, perch in quelle culture la donna rivestiva un ruolo pi im-portante che in quella greca.

    Forti sul campo. Dal pun-to di vista militare gli Sciti erano abbastanza evoluti. Oltre allintroduzione dellarco che da essi prese il nome di scitico (foto in basso) elaborarono un tipo di freccia con la punta a tre alette, pi aerodina-mica e tagliente. E quindi pi micidiale.

    CIRO il Grande sorprese i Massageti con l INGANNO facendoli ubriacare: non conoscevano il VINO

    preferisci essere tu ad accogliere noi nel vostro Paese, allora fai tu le stesse cose.

    a questo punto che ha inizio la parte pi avven-turosa ed efferata del dramma. Ciro, con lingan-no, mand sul campo, oltre il fiume, i reparti me-no valorosi del suo esercito, allestendo nelle vici-nanze ricchi banchetti a base di carne e vino. Scon-fitte facilmente le truppe avversarie, i Massageti si illusero di aver vinto la guerra e iniziarono a bere e mangiare approfittando della mensa nemica, fi-no a ubriacarsi completamente. La cosa fu estre-mamente facile, in quanto i Massageti non cono-scevano il vino, spiega Guglielmo Colombero. Il loro sballo consueto non era alcolico, ma tossi-co: erano consumatori di cannabis, che solitamente aspiravano, bruciandola in grandi fal collettivi. Solo quando furono completamente ottenebrati dallalcol, arriv il grosso dellesercito di Ciro che, senza difficolt, uccise e fece prigionieri molti sol-dati, tra cui Spargapise, figlio di Tomiride, che al risveglio, per il disonore, scelse di togliersi la vita.

    Tremenda vendetta. La regina, una donna gi in lutto per la morte del marito, alla notizia del-la morte del figlio impazz di dolore. E medit ven-detta. Una madre a cui si strappa un figlio capa-

    ce di gesti estremi, folli. Sentendosi tradita, con-statato che Ciro non era stato leale, la regina rac-colse le truppe rimaste e attacc lesercito nemico. Lo scontro dur a lungo, fino a che le milizie per-siane, a colpi di frecce, lance e asce (i Massageti, in gran parte arcieri, combattevano soprattutto a ca-vallo), furono completamente distrutte. In batta-glia cadde lo stesso Ciro. La regina cerc sul cam-po il suo cadavere, fece riempire un vaso del sangue dei nemici e, immergendovi la testa del Gran Re, bevve dal suo teschio infierendo su di lui e gridan-do la sua vendetta.

    Donna disperata. Il gesto, interpretato da al-cuni storici come un rito barbarico, stato consi-derato da altri, soprattutto scrittori e artisti, le-spressione estrema di una donna disperata. Non a caso ha acceso nei secoli limmaginario di molti pittori, tra cui Rubens e Moreau, che lhanno rap-presentata in due celebri dipinti. E di Shakespeare, che lha citata come esempio di passionalit fem-minile nel suo Enrico VI.

    Ridurre il gesto della regina a unusanza rozza e incivile sarebbe riduttivo. I Massageti non furono solo una popolazione barbara, nomade e bellico-sa. Non si pu escludere che abbiano avuto scam-

    IL PI ODIATOSotto a sinistra, un ritratto dellimperatore di Persia Ciro II, lacerrimo nemico della regina Tomiride.

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  • Meno leale di Tomiride. Sicuramente pi lucida e astuta. Artemisia I, la regina della Caria (nellattuale Turchia) che dopo la morte del marito ne prese il posto come tiranno di Alicarnasso, ricordata soprattutto per aver partecipato alla battaglia navale di Salamina (480 a.C.). Ma dalla parte dei Per-siani. Alleata di Serse, nipote di Ciro il Gran-de, fu lunica donna dellantichit che ebbe lonore di comandare una flotta. Spregiudicata. Il greco Erodoto, nelle Storie, racconta che duran-te i combattimenti, rischiando di essere

    speronata da una trire-me greca, Artemisia af-fond una vicina nave alleata, disorientando il comandante dellim-barcazione avversaria, che cos vir verso un altro obiettivo. Serse, nella confusione dello scontro, credette che Artemisia avesse affondato una nave nemica e al termine della battaglia (persa) la copr di onori, dicen-do: Cos le donne mi diventano uomini e gli uomini donne!. La leggenda vuole che anni dopo lo scontro di Salamina, soffrendo per un amore non cor-risposto, Artemisia si tolse la vita buttandosi dalla rupe di Leucade, nel mar Egeo.

    Lammiraglia Artemisia

    CIRO il Grande sorprese i Massageti con l INGANNO facendoli ubriacare: non conoscevano il VINO

    bi commerciali con le pi evolute popolazioni gre-che, spiega Colombero. Lo testimoniano i reperti di arte orafa e vascolare ritrovati nelle loro tombe, che confermerebbero anche lesistenza di unorga-nizzazione militare abbastanza sviluppata. pro-babile infatti che dietro la vittoria dei Massageti ci sia stato anche lutilizzo dellarco scitico, anco-ra sconosciuto ai Persiani, che permise allesercito di Tomiride una gittata superiore, circa 100 passi (75 metri), rispetto a quella degli archi delle truppe rivali. N si possono escludere, infine, contatti con alcuni pensatori greci. Anacarsi per esempio, un principe scita che viaggi per tutta la Grecia, an-noverato tra i sette sapienti dellantichit, potrebbe essere entrato in contatto con la stessa Tomiride.

    Grande determinazione. Pi che bar-bara e sanguinaria, limmagine che della regi-na dei Massageti emerge quella di una don-na guerriera. Che si oppose a un despota e re-ag alla morte del marito e del figlio con deter-minazione. Forse anche per questo nel cielo c un asteroide che porta il suo nome: lomag-gio a una regina che seppe essere guerriera senza dimenticarsi di essere donna e madre.

    Giuliana Rotondi

    REGINAARMATATomiride in un affresco su tela di Andrea del Castagno (1421-1457): lancia e armatura non nascondono la femminilit del personaggio.

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  • ERODOTO - 480 A.C.AR

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  • Visse 2.500 ANNI FA ed il padre della GEOGRAFIA e della Storia. Ma come scovava le sue NOTIZIE il greco Erodoto?

    Erodoto non ci avrebbe mai creduto: finire in un luogo cancellato dalla Storia! Viag-giatore e scrittore infaticabile, pater histo-riae per Cicerone, fu messo nel Limbo da Dante, insieme ad altri grandi del passato colpe-voli di essere nati pagani. Peccato che, nel 2007, il Vaticano abbia abolito ufficialmente il Limbo, la-sciando i suoi illustri abitanti senza fissa dimora.

    A pensarci bene, per, questo non lunico para-dosso. Non sappiamo praticamente nulla di Ero-doto. Nonostante ci le sue Storie, scritte nel V se-colo a.C., sono una fonte unica e preziosa sulle vi-cende arcaiche della Grecia e sui popoli e le terre del mondo antico. La sua narrazione impersona-le e quasi giornalistica da una parte ha il pregio di consegnarci una testimonianza dettagliata e a pri-ma vista attendibile, ma dallaltra non d alcuna informazione pratica sulle spedizioni allorigine di quelle conoscenze. Cos, sappiamo particolari ap-parentemente secondari, ma ignoriamo se Erodo-to viaggiasse da solo o con qualche servo al seguito. Qualcuno che magari gli faceva da traduttore o lo aiutava a ricordarsi tutto ci che gli raccontavano, visto che prendere appunti su una tavoletta dargil-la, come si usava allora, non era certamente pratico.

    Di lui si sa che nacque in una famiglia influen-te ad Alicarnasso (oggi Bodrum, in Turchia) in-torno al 480 a.C. La madre era greca mentre il pa-

    dre, Lyxes, orientale. Oltre ad avere sangue misto, era un greco di frontiera visto che crebbe in una colonia dellAsia Minore dove era forte linfluen-za della Persia. Questo incrocio culturale lo aiu-t a guardare al mondo con curiosit e con meno pregiudizi. Nel 444 a.C. partecip alla colonizza-zione di Thurii, in Magna Grecia (vicino a Siba-ri, nel golfo di Taranto) e con certezza si rec solo in Egitto, Fenicia e Mesopotamia. Quel che si sa, insomma, davvero poca cosa, considerata lenor-me quantit di nozioni geografiche, etnografiche e storiche contenute nella sua opera. Unopera che, nella versione originale, doveva essere piuttosto di-versa da quella che conosciamo. La divisione in ca-pitoli e paragrafi, infatti, fu opera dei filologi del-le epoche successive, probabilmente grammatici di Alessandria, poich i nove libri delle sue Storie era-no in origine un unico, interminabile testo che si allungava sul papiro senza interruzioni.

    Libera scelta. un mistero anche perch Ero-doto si fosse messo in viaggio. Si possono per fare ipotesi verosimili, dice Antonio Violante, gi do-cente di Geografia storica allUniversit di Milano. Personalmente sono convinto che decise di parti-re per puro amore di conoscenza. Anche se non ci sono elementi per dirlo, sembra escluso che avesse incarichi ufficiali. La situazione politica dellepo-ca vedeva il mondo sostanzialmente diviso in due:

    VIAGGIATOREUn presunto busto di Erodoto, copia romana da un originale greco realizzato nel IV secolo a.C., centanni dopo la morte dello scrittore.

    MERAVIGLIEErodoto cit per primo, nelle Storie, le piramidi dEgitto. Ma rifer anche, per sentito dire, di popoli fantastici come i Cinocefali, uomini dalla testa di cane (a destra, in una stampa del 1493).

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  • Tra i POPOLI che descrisse cerano i nomadi ANDROFAGI: per lui erano i pi selvaggi al mondo [...]. Gli unici a cibarsi di carne umanada una parte le citt-Stato greche, dallaltra lIm-pero persiano con le sue satrapie, cio le province. E gran parte dellopera di Erodoto era rivolta pro-prio alla descrizione delle terre persiane. Dubito che qualcuno, visto letnocentrismo greco, possa avergli commissionato un lavoro del genere.

    Se non viaggiava per conto dei potenti, e quindi non poteva contare sul loro denaro, come si man-teneva Erodoto? La tradizione narra che leggeva pubblicamente le sue opere ed probabile che il compenso fosse piuttosto buono. Almeno stando a quello che riferisce lo scrittore Plutarco (I seco-lo d.C.). Sembra che in occasione delle Panatenee, la festa religiosa pi importante dellantica Atene, lo storico di Alicarnasso avesse intascato dieci ta-lenti (circa 170 euro di oggi) per una sola lettura. Il fatto che la recitazione fosse il modo principa-le per diffondere notizie e idee, visto che Johann Gutenberg sarebbe venuto duemila anni pi tardi e i papiri erano costosissimi, certamente influ sul-lo stile di Erodoto che, tra laltro, visse nellepo-

    ca doro della tragedia greca e fu amico di Sofocle, uno dei suoi massimi esponenti.

    Affabulatore. Forse per tenere la platea con il fiato sospeso, insieme alle gesta di re e grandi eser-citi, nelle Storie si leggono anche fatti e creature fantastici, ripresi dai miti e dalla tradizione o in-ventati, talvolta ricchi di particolari piccanti.Uno di questi il rapimento della regina greca Io, nel porto di Argo. Racconta Erodoto: I Fenici affer-mano che non furono loro che, ricorrendo al ratto, la portarono in Egitto, ma che ad Argo essa ebbe una re-lazione con il comandante della nave, e che quando si accorse di essere incinta, vergognandosi dei genito-ri, essa stessa per sua volont si imbarc insieme coi Fenici per non essere scoperta.

    Storie del genere infiammavano il pubblico. Co-me i racconti esotici provenienti da luoghi lonta-ni e misteriosi, che parlavano di Amazzoni (donne guerriere), Acefali o Cinocefali (uomini senza te-sta o con la testa da cane). O come certi particolari morbosi e inventati. Anche se probabilmente non

    GIARDINI DA SOGNOI giardini pensili di Babilonia in una stampa del 1592 ispirata alla descrizione che ne fece Erodoto nelle sue Storie.

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    Iperborei

    Egeo

    Un mondo in bilico tra realt e fantasia

    I l vasto mondo descritto da Erodoto (lEcumene, la terra abitata) rifletteva una geografia rimasta immutata fino alle esplorazioni del XV secolo. Comprendeva lEuropa Occidentale con i Celti che avevano colonizzato parte della Spagna, come pure il bacino del Danubio (che chiamava Istro). Steppe. A Nord giun-geva fino al mare (il Baltico) da dove arriva-va lambra venduta nel Mediterraneo. Pi a est cerano gli Sciti (tra Ucraina e Asia Centrale) di cui scrisse: Gli Sciti affermano che

    non possibile n ve-dere n attraversare le zone al di l del loro Pa-ese, verso nord, a causa della caduta di piume. Linverno cos rigido che le regioni al nord sono inabitabili. Io pen-so dunque che gli Sciti e i loro vicini, parlando per immagini, chiamino piume la neve. Ancora pi a nord vivevano i leggendari Iperborei. LAsia finiva in India e lAfrica (chiamata Libia) non andava oltre il Sahara: i confini orientali e meridionali del mondo erano terra incognita, mentre quelli occidentali erano segnati dallOceano.

    Tra i POPOLI che descrisse cerano i nomadi ANDROFAGI: per lui erano i pi selvaggi al mondo [...]. Gli unici a cibarsi di carne umanaci mise mai piede, Erodoto attribu per esempio la seguente abitudine alla pi popolosa delle satra-pie persiane, lIndia: Laccoppiamento di tutti que-sti Indiani di cui ho parlato si svolge pubblicamente come per le bestie, e il colore della pelle lo hanno tut-ti uguale, simile a quello degli Etiopi. Lo sperma che essi emettono unendosi alle donne non bianco come negli altri uomini, ma nero al pari della loro pelle, e anche gli Etiopi emettono uno sperma simile.

    In viaggio. Ma come si faceva, 25 secoli fa, a organizzare spedizioni intercontinentali? Serviva il passaporto, e magari anche un visto, per entrare per esempio in Persia? Forse non cera la burocra-zia, ma quasi certo che Erodoto, nei luoghi che visit, ebbe laiuto del prosseno, una specie di con-sole onorario che si occupava dei viaggiatori greci. Quanto al comfort, non doveva essere un granch.

    Le strade dellantica Grecia, percorse a piedi o su carri, erano poco pi che sentieri tra le varie cit-t, dice Violante. NellImpero persiano, per for-tuna, cera invece la Grande strada reale che colle-

    gava il mare Egeo con Susa (oggi Shush, in Iran), la capitale amministrativa. Poi, naturalmente, cera il mare. logico pensare che Erodoto sfruttasse le na-vi commerciali per i suoi spostamenti nel Mediter-raneo. A quei tempi, per, si navigava soltanto da marzo a ottobre perch, durante i mesi pi freddi, nessuno si sognava di lasciare il porto. Sulle pur gloriose galee greche, le tempeste invernali dove-vano essere una gran brutta esperienza, ma Erodo-to non si ferm davanti a nulla.

    Al contrario di Tucidide, che si concentr sulla Guerra del Peloponneso e teorizz la storiografia come testimonianza esclusiva di chi vive gli eventi in prima persona ed contemporaneo a essi, Ero-doto si diede un raggio dazione, spaziale e tempo-rale, enormemente pi ampio, continua Violan-te. Descrisse luoghi in cui non era mai stato e fatti precedenti la sua nascita. Ci, ovviamente, lo mise di fronte a un problema insolubile: il suo impulso a preservare la verit storica si scontr con le fon-ti che aveva a disposizione, cio i fatti riferiti dal-

    LEcumene, ovvero il mondo secondo

    Erodoto.

    ANIMALI Sotto, un coccodrillo

    del Nilo in una stampa del 600.

    Erodoto descrisse per primo la fauna

    dellEgitto. Accanto, un ippopotamo

    (detto un tempo cavallo dacqua) in una stampa del 600. Erodoto lo descrisse

    con la criniera.

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  • le persone che incontrava. Il suo spirito critico era un ottimo antidoto contro la soggettivit e le leg-gende, ma ovviamente non bastava. E lui lo sapeva benissimo: ogni volta che scriveva senza avere veri-ficato personalmente metteva in guardia il lettore.

    Archivio vivente. La trasmissione della memo-ria fu un altro punto nevralgico nel lavoro di Ero-doto e divenne unossessione. Lo dichiar aperta-mente allinizio del primo libro: Questa lespo-sizione della ricerca di Erodoto di Alicarnasso, per-ch gli eventi umani non svaniscano con il tempo e le imprese grandi e meravigliose, compiute sia dai Gre-ci che dai barbari, non diventino prive di gloria; in particolare egli ricerca per quale ragione essi combat-terono tra di loro.

    Nel V secolo a.C. non esistevano archivi storici, biblioteche, enciclopedie. Lunico deposito affida-bile per le conoscenze umane era la tradizione ora-le. E lunico modo per accedere a questo sapere era mettersi in viaggio e incontrare persone. soprat-tutto questo, per il giornalista e scrittore polacco Ryszard Kapucisky (1932-2007) a fare di Erodo-to il primo autore di reportage.

    Il proemio delle Storie contiene unaltra grande intuizione erodotea: la descrizione dellopposizio-ne tra Occidente e Oriente. Una frattura che ini-zi con la pretesa dellimperatore persiano Dario di sottomettere la Ionia, in soccorso della quale giun-sero le truppe di Atene. Fu cos che cominciaro-no le cosiddette Guerre persiane. E fu da quel mo-

    Erodoto rifer ci che vide, ma anche MITI e tradizioni orali. Da qui il mix di realt e FANTASIA

    mento che i Greci iniziarono a chiamare barbari i loro avversari. Questa visione rifletteva il conflit-to ideologico tra Persiani monoteisti e asso-lutisti e Ateniesi politeisti e democrati-ci. Ma fu Erodoto a sintetizzarla per primo: unintuizione talmente in-novativa da rendere il suo lavoro ancora oggi prezioso per gli storici.

    Per arrivare a unanalisi di que-sto tipo, per, non bastava una soli-da conoscenza, pi o meno diretta, delle popola-zioni che abitavano i due blocchi. Era indispen-sabile inserire il tutto in una concezione geografi-ca dettagliata. Erodoto la ide e ne fece latlante degli antichi per diversi secoli.

    Vecchio mondo. Aveva individuato tre con-tinenti: Europa, Asia e Africa, chiarisce Violan-te. Siccome poi, come molti Greci, Erodoto ave-va un amore per la simmetria, che applicava an-che agli schemi mentali, divise i tre continenti in quattro quadranti. A nord-ovest mise lEuropa, a sud-ovest lAfrica, a sud-est lAsia e a nord-est di nuovo lEuropa (vedi pagine precedenti). Lidea di un continente europeo esteso fino alla Siberia, per quanto imprecisa, non era del tutto sballata. Ero-doto ritenne che gli abitanti della Scizia, unarea che oggi potrebbe corrispondere allincirca allU-craina e alla Bielorussia, fossero pi europei che asiatici. Esattamente come riteniamo noi oggi.

    Marsiglia De Amici

    ESSERI FANTASTICISopra, la nascita da un uovo descritta da Erodoto, eco dei miti.Sotto, a sinistra, la Torre di Babele, ovvero la ziggurat di Babilonia, descritta e forse visitata da Erodoto. Sotto a destra: secondo Erodoto gli Sciapodi erano leggendari abitanti dellAfrica che si facevano ombra con gli enormi piedi (qui in una stampa medioevale).

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  • 1_USCITA.indd 2 09/03/15 14:18

  • Uno che la

    GENIOCERTIFICATOLe rovine di Delfi, dovera loracolo che defin il filosofo il pi sapiente.A sinistra, Socrate nella tipica posa del pensatore.

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  • SAPEVA lungaIl grande filosofo fu un uomo buono, assetato di CULTURA, coraggioso. Fu eliminato perch faceva PAURA ai politici. Luciano De Crescenzo gli ha dedicato due libri e questa intervista

    Alle radici del pensiero occidentale c un uomo dallaspetto dimesso e dal profi-lo non proprio apollineo, che parlava il linguaggio del popolo. Un individuo semplice che, unico fra i filosofi della sua epoca (il V secolo a.C.), invece di farsi vanto delle sue cono-scenze, affermava convinto: So di non sapere. Ep-pure, loracolo divino proclam Socrate il pi sa-piente. Abbiamo chiesto allo scrittore napoletano Luciano De Crescenzo, talmente innamorato del-la filosofia greca da ricevere nel 1994 la cittadinan-za onoraria ateniese, di raccontarci la vita del filoso-fo e spiegarci il pensiero di questuomo, al quale ha dedicato due monografie tradotte in tutto il mon-do (Socrate; Socrate e compagnia bella) e per il quale prova, come lui stesso ci ha confidato, un autentico amore passionale.

    C chi sinnamora di Sofia Loren, chi di Marx, chi porta fiori sulla tomba di Rodolfo Valentino: la-more della mia vita stato Socrate. Lha detto lei. Perch?

    Di tanto in tanto sulla Terra nascono grandi uo-mini. Penso a Ges, Gandhi, Buddha, san France-sco. C qualcosa, per, che distingue Socrate da tutti gli altri, ed la sua normalit: era una perso-na molto semplice, che non lanciava proclami, non pretendeva di trascinarsi dietro torme di seguaci. Non si presentava come depositario di una sua veri-t, al massimo aiutava gli altri a cercarla in se stessi. Tanto per dirne una, aveva labitudine di frequenta-re banchetti, di bere e, se capitava loccasione, di fa-re lamore con unetra (prostituta dalto bordo, ndr).

    Per non lasci nulla di scritto e i ritratti che ne fecero Senofonte, Platone, Aristofane sono discordanti...

    Tutto quello che sappiamo di Socrate lo dobbia-mo a ci che scrissero i suoi sette discepoli pi rap-presentativi: Antstene, Aristippo, Euclide, Fedone, Platone, schine e Senofonte. Il problema che, malgrado tutti i suoi insegnamenti morali, i suoi al-lievi si odiavano cordialmente, e ognuno di loro si

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  • offr come unico e vero interprete del pensiero so-cratico. Detto tra noi, quanto a intelligenza filosofi-ca Senofonte non era proprio unaquila. Quindi Pla-tone senzaltro la fonte pi attendibile.

    Comera Socrate da giovane? Della sua infanzia non sappiamo nulla, e a esse-

    re sinceri facciamo un po fatica a immaginarcelo bambino. Essendo di famiglia benestante, o quasi, fece studi regolari come tutti gli altri ragazzi di Ate-ne, a diciotto anni prest servizio militare e a venti divenne oplita (soldato di fanteria, ndr) dopo essersi procurato unarmatura adeguata. Era ancora ragaz-zino quando il maestro Critone, innamorato del-la grazia della sua anima, se lo port via per iniziar-lo allamore della conoscenza. Di uno dei suoi ma-estri, Archelo, fu anche lamante, o per essere pre-cisi quello che a quei tempi si definiva eromene, lamante pi giovane in un rapporto amoroso tra due uomini, contrapposto alleraste, lamante pi anziano. Prima di considerare Socrate un gay, per, sar meglio chiarirsi una volta per tutte: lo-mosessualit a quei tempi era una co-

    sa normalissima, non a caso passata alla Storia co-me amore greco.

    Non strano che un uomo non violento come lui, che pu essere considerato una specie di Gan-dhi dellantichit, sia stato un buon soldato?

    Diciamo pure un buon marine: nel 432 a.C. fu imbarcato insieme con altri duemila ateniesi e man-dato a combattere a Potidea, una piccola citt del Nord della Grecia che si ribell allo strapotere di Atene. L si guadagn la prima medaglia al valore salvando la vita al giovane generale Alcibiade: lo vi-de ferito sul campo di battaglia, se lo caric a caval-luccio e lo port in salvo in mezzo a una selva di ne-mici. Ma non fu tanto il suo coraggio a sorprendere tutti, quanto la sua totale indifferenza ai disagi del-la guerra: girava scalzo sulla neve e sul ghiaccio co-me se nulla fosse.

    Come reag alloracolo di Delfi che, in risposta alla domanda di un suo amico su chi fosse il pi saggio di tutti, indic in Socrate il pi sapiente dei sapienti?

    Rimase sconvolto perch non si sentiva affatto tale. Per dimostrare che il responso della pizia (la

    Nella Battaglia di Potidea, secondo quanto riport PLATONE nel Simposio, Socrate SALV la vita al generale ateniese ALCIBIADE

    469 a.C. Socrate nasce nel demo Alopece, un sob-borgo a mezzora di cammino da Atene, alle pendici del Mon-te Licabetto, da una famiglia della classe media: il padre Sofronisco (in greco Colui che riconosce la saggezza) uno scultore, la madre Fenarete (Colei che fa risplendere la virt) una levatrice.

    459 Giovanissimo, entra a far parte del circolo di Pericle, un gruppo scelto di uomini colti. Viene cos a co-noscenza delle idee di filosofi come Anassagora e Anassi-mandro. Durante la Guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta (431-404 a.C.) partecipa alle operazioni, distinguendosi per coraggio ed eroismo.

    424 richiamato sotto le armi nella Battaglia di Delio, in cui le truppe ateniesi, comandate da Ippocrate, sono battute dai Beoti guidati da Pagonda. Nel 422 partecipa al tentativo di riconquista di Anfi-poli, colonia ateniese occupata dal generale spartano Brasida, ma Atene nuovamente battuta.

    421 Sposa Santippe, da cui avr tre figli: Lampro-cle, Sofronisco e Menesseno. Il rapporto coniugale tempe-stoso: in un periodo in cui le mogli sono sottomesse, San-tippe appare irascibile. Corre voce, addirittura, che Socrate stia tutto il giorno in piazza a filosofare per restare lontano dalla consorte.

    La vita di Socrate

    IL VIZIO E LA VIRTSotto, Socrate scopre il giovane Alcibiade a casa di unetra, cio una cortigiana dellepoca, in un quadro di Henryk Siemiradzki (1875).

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  • Nella Battaglia di Potidea, secondo quanto riport PLATONE nel Simposio, Socrate SALV la vita al generale ateniese ALCIBIADE

    406 In conformit al prin-cipio della rotazione delle cariche, entra a far parte dei pritani, i membri del con-siglio ateniese con compiti di amministrazione civica. Anche qui dimostra la stessa forza da-nimo avuta in battaglia, unico a opporsi alla richiesta di giudizio sommario verso 10 strateghi (generali) accusati di vilt.

    404 Mostra la stessa dignit quando, durante il governo dei Trenta tiranni, si rifiuta di eseguire lordine di partecipare alla cattura di Leonte di Salamina, che doveva essere condotto a morte. A sal-vare Socrate da una condanna lamnistia seguita alla caduta della tirannide e al ritorno della democrazia.

    399 denunciato per vilipendio dal giovane poeta Meleto, dietro cui si na-scondono due politici ateniesi. Viene riconosciuto colpevole e condannato a morte da una giuria popolare.

    MOGLIE BISBETICA

    Santippe rovescia una brocca dacqua

    sulla testa di Socrate (la tela del 600).

    A lui si attribuisce la frase, riferita a questo

    episodio, Tanto tuon, che piovve.

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    sacerdotessa che pronunciava gli oracoli in nome del dio Apollo, ndr) era sbagliato interpell tutti quel-li che riteneva pi sapienti di lui, poeti, artigiani e politici, ma alla fine dovette dare ragione allora-colo. In effetti, Socrate era il pi sapiente proprio perch era il solo a rendersi conto di essere igno-rante. E da allora si dedic a fare ci che la divinit gli aveva indicato, ovvero educare gli altri alla cu-ra della propria anima, e fece suo il motto che era scritto sul frontone del Tempio di Apollo a Delfi, e cio Conosci te stesso. Lamore per la conoscenza divenne la sua ragione di vita: si racconta che pri-ma di morire Socrate avesse ricevuto in carcere un maestro di musica per farsi impartire lezioni di ce-tra. Alla domanda di un discepolo, Perch impa-rare a suonare la cetra, se di qui a poche ore ti faran-no bere la cicuta?, lui rispose semplicemente: Per-ch mi piace imparare.

    Che cosa lo ossessionava maggiormente? La ricerca della verit. Quando diceva So di non

    sapere non negava lesistenza della verit, ne incita-va la ricerca. Era come se dicesse: Guagli, la veri-t esiste, anche se io non la conosco; quindi, lavoriamo per trovarla. Braccava gli uomini come un cane da caccia, li costringeva a guardarsi dentro, nel profon-do dellanimo. Si considerava un ostetrico dellani-ma, proprio come sua madre, che faceva la levatrice, lo era del corpo. Ecco da dove nasceva la sua maieu-tica, ovvero larte di far partorire le menti. Spin-gendo gli uomini a cercare dentro se stessi, li tempe-stava di domande: Che cos il vero?, Che cosa il bene?. A chi gli proponeva di farsi una bella scam-pagnata rispondeva: Ma che cosa vuoi che mi possa insegnare la campagna, quando in citt ho a disposi-zione tutti gli uomini che voglio e tutti cos istruttivi?.

    Si autodefin scherzosamente un tafano molesto che punzecchiava Atene...

    Se per questo, Platone lo paragon alla torpe-dine, un pesce in grado di dare una scarica elettri-ca e stordire chi lo tocca. Non tutti gli ateniesi lo ri-cambiavano dello stesso affetto; secondo lo stori-

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  • co Diogene Laerzio, alcuni lo prendevano a pugni e gli strappavano i capelli per potersene liberare. Con tutto il rispetto, sono convinto che molti ad Atene lo evitassero come la peste e che appena la sua figu-ra tracagnotta appariva sotto la Porta Sacra, cera un fuggi fuggi generale, al grido di oilloco, oilloco: fui-tavenne!, che unespressione napoletana e signifi-ca eccolo, eccolo: fuggite!.

    Come se lo immagina fisicamente? Brutto, basso, peloso, con larghe narici, testa cal-

    va, gambe sottili e storte. Ma bello dentro. Sia de-state che dinverno vestiva allo stesso modo, con una specie di tunichetta chiamata chitone, alla quale al massimo aggiungeva un trbon, un mantello di stof-fa che portava drappeggiato sulla spalla destra. San-dali e maglie di lana neanche a parlarne. Un giorno si ferm davanti a una bottega di Atene ed esclam stupito: Ma guarda di quante cose hanno bisogno gli ateniesi per campare!.

    Sua moglie Santippe diventata il simbolo del-la donna bisbetica e possessiva. Ma, poi, era dav-vero tale?

    Sul suo rapporto con Santippe si sempre mol-to ricamato, ma probabilmente la loro vita coniu-gale era normale. Lei era una casalinga con tre figli da crescere, lui un marito che, a parte una piccola

    Ma tu muori INNOCENTE, disse piagnucolando

    la MOGLIE. E Socrate le rispose:

    E tu volevi che io morissi

    COLPEVOLE?

    MOR TRA I SUOI DISCEPOLISotto, la morte di Socrate, decretata da una giuria popolare per somministrazione di cicuta, in un celebre quadro di Jacques-Louis David (1787). A sinistra, una statua ottocentesca che rappresenta Socrate moribondo; dello scultore Mark Antokolski.

    rendita lasciata dalla madre, non portava a casa una dracma. Le voleva bene e la subiva con rassegnazio-ne: a chi gli chiedeva come facesse a sopportarla, rispondeva:Cosa vuoi che ti dica, ormai mi ci sono abituato, come sentire il rumore incessante di un ar-gano. Del resto, laveva sposata a quasi cinquantan-ni, forse pi per avere un figlio che non una moglie, e fino ad allora si era sempre tenuto alla larga dal ma-trimonio. Se qualcuno gli chiedeva un consiglio, sul fatto di sposarsi o meno, rispondeva: Fai come vuoi, tanto in entrambi i casi ti pentirai.

    E invece pare che avesse una seconda moglie segreta...

    Aristotele a scrivere che Socrate aveva anche una seconda consorte, tale Mirto. Altri invece soste-nevano che fosse una semplice concubina che si era trascinato a casa una sera in cui aveva bevuto. Sul triangolo amoroso Socrate-Santippe-Mirto ironizz anche Brunetto Latini, il maestro di Dante citato nel XV canto dellInferno, che dipingendo le due donne scrisse che litigavano perch il marito mostrava amo-re oggi pi alluna e domane pi allaltra.

    Perch Socrate fu condannato a morte? Ce lo chiediamo ancora oggi! Dal punto di vista

    giuridico, fu accusato di aver corrotto i giovani e di non avere fede negli di nei quali, invece, credeva la

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  • citt. Lui si difese mandando in contraddizione chi lo aveva trascinato in tribunale. Ma la verit unal-tra: ad Atene nessuno faceva caso alla religiosit de-gli altri, e ogni scusa era buona per far fuori un av-versario come lui, che con la sua dialettica minaccia-va il potere costituito. Gli uomini hanno bisogno di certezze: se uno arriva a sostenere che i politici siano dei presuntuosi ignoranti, ecco che quello diventa il nemico numero uno e deve morire.

    Gli fu offerta su un piatto dargento la possibilit di evadere dal carcere e lui rifiut. Perch?

    Proprio per rispetto della legge ateniese, per lui sacra. Quali ragionamenti potrei fare sulla virt e sulla giustizia, disse, dopo avere infranto la legge?. Al cancelliere del tribunale che gli chiese quale fos-se per lui il prezzo della libert rispose provocatorio: Una mina dargento, cio nulla. Aveva gi 70 anni, tanto valeva finirla l senza rinunciare ai suoi idea-li. E poi Socrate non temeva la morte. Le ultime pa-role che disse ai suoi amici prima di bere tutto dun fiato la cicuta furono: Ecco che giunta lora di an-dare: io a morire e voi a vivere. Chi di noi abbia avu-to il destino migliore oscuro a tutti fuorch agli di. Qualche giorno dopo gli ateniesi si pentirono di averlo condannato: chiusero per lutto i ginnasi, i te-atri e le palestre, mandarono in esilio i suoi accusa-

    tori Anito e Licone, e condannarono a morte il de-nunziante, Meleto.

    Qual la lezione pi importante che ci ha lasciato?

    Si vive meglio da buoni che da cattivi. La felici-t che si prova perch si virtuosi gi un premio. Ed meglio subire uningiustizia piuttosto che far-la. Ci sono due aneddoti citati da Platone che fanno capire bene la sua integrit morale. Quando rischi la pelle, sotto la dittatura dei Trenta tiranni, per op-porsi allarresto del democratico Leonte di Salami-na, pare che disse: Della morte non mimporta un bel niente, molto mimporta di non commettere ingiusti-zia o empiet. Secondo laltro aneddoto, mentre la moglie Santippe piagnucolava lamentando Ma tu muori innocente, lui dalla cella ribatt: E tu volevi che io morissi colpevole?. Insomma, Socrate era buo-no, tenace, intelligente, ironico, tollerante e insieme inflessibile. Come si fa a non innamorarsi di lui?.

    Claudia Giammatteo

    LUCIANO DE CRESCENZO nato a Napoli nel 1928, scrittore, regista, attore e uomo di spettacolo. E autore di numerose opere di divulgazione filosofica, fra le quali Socrate, Socrate e compagnia bella e Storia della filosofia greca, edite da Mondadori. AKG/M

    ONDA

    DORI

    PORT

    FOLIO

  • IN LOTTA TRA BENE E MALE Alcibiade prelevato da Socrate dalla casa delle cortigiane nel dipinto settecentesco di Jean-Charles-Nicaise Perrin: lo stratega frequent Socrate durante la giovinezza, diventandone, si dice, lamante.

    ALCIBIADE - 450 A.C

    STRATEGARO

    GER-VIO

    LLET

    /ALIN

    ARI

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  • Bello e seducente. Impulsivo e ambizio-so. Nobile e ricco. Alloccorrenza genti-le. Ma, se necessario, spregiudicato al li-mite dellirriverenza. Un Gianni Agnel-li dellantica Grecia, come ha detto qualcuno. Le donne impazzivano per la sua eleganza e la sua er-re moscia. Gli uomini erano sedotti dalle sue do-ti strategiche e dalla sua appassionata arte oratoria capace di lanciare il cuore oltre lostacolo e far sognare un ritorno agli antichi splendori proprio mentre lAtene del V secolo a.C. viveva una crisi profonda di valori e prospettive, accresciuta dalla logorante Guerra del Peloponneso.

    Esponente dellala democratica della citt, pose sempre la sua ambizione al di sopra del senso del-lo Stato e della patria. Addirittura al di sopra degli di. Gli Ateniesi lo amarono (e lo odiarono) pazza-mente. Come gli Spartani, con cui ebbe una breve liaison, e i nemici Persiani, di cui cerc la benevo-lenza. Ma chi fu davvero Alcibiade (450-404 a.C.)? Un uomo per tutte le stagioni pronto a cambiar ca-sacca pur di vincere e rimanere a galla, o piuttosto un figlio del suo tempo, relativista e arguto, capace di muoversi con furbizia nei corridoi del potere e di parlare alla pancia della gente, esponendosi cos alla volubilit del giudizio popolare?

    La giovinezza. Sicuramente fu un abile stratega. Figlio di una cugina di Pericle, crebbe frequentan-do la casa del politico ateniese che tuttavia, a quan-to risulta, si disinteress di lui. Forse perch, come

    Fu lultima SPERANZA di Atene nella GUERRA del Peloponneso.

    Grande ORATORE, trad la sua citt, ma da molti

    fu trattato come un EROE

    osserva Chiara Pecorella Longo, autrice di Alcibia-de, una storia ateniese (Giunti Marzocco), aveva ri-tenuto inutile lottare contro una natura ingoverna-bile. Il clima intellettualmente frizzante dellAte-ne di quegli anni fece il resto: allievo di Socrate (v. riquadro alle pagine seguenti), frequent anche i cir-coli dei sofisti dove impar le migliori tecniche di arte oratoria, dibattendo i temi caldi del momento. Alcibiade rese la massima dei sofisti (la giustizia lutile del pi forte) sua filosofia di vita. Sostenere che giusto che il pi forte comandi era da un lato la premessa dellimperialismo ateniese giustificava il potere dei pi ricchi sulla citt e sulle colonie ma dallaltro lato era anche alla base di quel relativismo etico secondo cui non esiste unidea di bene assolu-to. Labilit nellindividuo sta piuttosto nel persua-dere gli altri con le argomentazioni pi convincenti (che non necessariamente sono anche le pi giuste).

    La capacit di persuasione ad Alcibiade non man-cava. A dieci anni dallo scoppio della Guerra del Pe-loponneso, a quasi 30 anni (let necessaria ad Ate-ne per ottenere incarichi politici), contava gi un certo numero di fedelissimi e si era distinto nella commissione incaricat