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Ennio Caretto, Bruno Marolo - Made in USA (1996) [ITA]

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Ennio Caretto - Bruno Marolo

Made in Usa

Rizzoli

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ProfIri'tà kttnllria risnvataCl 1996 R.e.S. Libri {$ Grondi opere S.p.A., MiJanc

ISBN 88· 17·84464-0

Prima tdiUo'ru: maggio 1996

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Made in Usa

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INTRODUZIONE

PADRE PADRONE

Gli americani diedero vita alla democrazia in Italia nel1943, e presero in considerazione l'idea di soffocarla nel1948. Era una loro creatura, ma minacciava di mettersi suuna cattiva strada. Un rapporto della Cia, rimasto segretofinora, rivela come il padre pad rone ebbe per un attimo latentazione dell'infamicidio.

Il rapporto, intitolato -Conseguenze di un accesso deicomunisti al potere in Italia con mezzi legali», reca la da­la del 5 marzo 1948 e risponde a una serie di quesiti an­gosciosi del governo di Washington. In Italia manca pocopiù di un mese alle elezioni. Da Roma l'ambasciatore Ja­mes Dunn manda telegrammi sempre più pessimisti: unavittoria del «Fronte Popolare. socialcomunista sembraprobabile. Il National Security Council, che riferisce di­rettamente al presidente Harry Truman, ha chiesto aiservizi segreti di valutare la situazione che si creerebbe seil partito di Togliatti andasse al governo.

•Nel futu ro prevedibile- risponde la Cia -questa situa­zione potrebbe verificarsi soltanto come risultato di unavittoria del Fronte Popolare nelle elezioni del 18 aprile.Almeno un mese dovrebbe passare tra tali elezioni e l'in­sed iarnento di un nuovo governo. Anche se il Fronte Po­polare vincesse con il voto la maggioranza dei seggi inparlamento, il suo effettivo accesso al potere potrebbe es­sere impedito falsificando i r isultati, oppure con la forza.•

Chi potrebbe usare la forza? Il governo americano diTruman, quello italiano di De Gasperi, oppure le forma­zioni di destra come il -Gladio- che gli americani stannoincoraggiando segretamente in Italia per reagire alla mi-

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naccia comunista? Il documento della e ia non lo precisa,ma fa presente che in caso di guerra civile gli anticomuni­sti non potrebbero vincere «senza immediati e sostanziosiaiuti dall'estero .. .

Paura in Europa

La posta in gioco è l'Eur o pa intera. Il 24 febbraio i cornu ­nisti hanno preso il potere in Cecoslovacchia con un colpodi stato. Se anche l'I talia cadesse nelle loro mani, nessunpaese alleato degli Stati U niti si sentirebbe più sicuro. I di­spacci che giungono al Dipartimento di Stato non lascianodubbi su questo punto.

Da Parigi l'ambasciatore Bonbright scrive il 28 feb·braio: «I francesi non si fanno illusioni sulla Finlandia. checonsiderano già perduta, mentre nutrono le più gravipreoccupazioni sulla situazione in Italia e credono che losforzo principale di Mosca tenderà a instaurare anche quiun regime dominato dai comunisti nei prossimi mesi... Imiei ìnterlocutor i affermano che se la Francia e l'Europaoccidentale vogliono resistere al tentativo di dominazionetotale comunista, la posizione in Italia deve essere tenutaa ogni costo ... La possibilità della Francia di sopravviverecome Stato indipendente è inevitabilmente legata alla sor­te dell' Italia» ,

Da Vienna l'ambasciatore Enhardt rincara la dose ill ° marzo: ..Gli austriaci sottolineano il fatto, ovvio, cheuna Italia dominata dai comunisti non soltanto tagliereb­be fuori dal mondo occidentale l'Austria, minacciando laFrancia e la Svizzera , ma compromette rebbe e forse ren­derebbe insostenibile l'intera posizione americana nel Me­diterraneo orientale e nel Medio Oriente».

Il segretario di stato George Marshall, autore del pianodi aiuti all'Eu ropa in funzione anticomunista che porta ilsuo nome, reagisce il 2 marzo con un messaggio top secret incui dà disposizione all'ambasciatore a Londra di -recarsi aIpiù presto d a Ernest Bevin [ministro degli Esteri del go·verno labur ista] per fargli presente fino a che punto la si-

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tuazione è grave•. Francia e Gran Bretagna devono -unir­si agli Stati Uniti per dimostrare al popolo italiano... chesoltanto un governo veramente democratico può ottenerel'eguaglianza nella famiglia delle nazioni e la ragionevoleprosperità che esso ardentemente desidera•. Ai laburistibritannici, come ai socialisti francesi, Marshall ch iede diprendere le distanze dal filocomunista Pietro Nenni per-sostenere senza riserve Saragat e gli altri dirigenti sociali­sti che lottano apertamente contro il comunismo-o

Un pozzo senza[ondo

Vista da Washington, \'I talia sembra un pozzo senza fon­do in cui gli aiuti americani vengono inghiottiti da unaclasse politica vorace e inefficiente. Il presidente del Con­siglio Alcide De Gasperi, in una intervista al - New YorkTirnes-, ha sostenuto che per rimettere in piedi il paesedevastato dalla guerra gli servirebbe un contr ibu to di al­meno 880 milioni di dollari. Gli economisti americanihanno replicato che questa pretesa è eccessiva, ma hannoammesso che per riportare in pareggio il bilancio delloStato italiano occorrono quasi 250 milioni di dollari. oltreai prestiti per cento milioni di dollari concessi dalla BancaMondiale e dalla Export-Import Bank in occasione dellavisita di De Gasperi negli Stati Uniti nel gennaio 1947.

Il Congresso americano è restio a stanziare altro dena­ro senza la garanzia che sarebbe speso bene. Nel settem­bre 1947 la rivista «Fortune», che non è certamente ostilealla libera impresa, ha pubblicato una analisi tagliente incui ha messo sotto accusa la politica di laissez-faire del mi­nistro delle Finanze italiano, Luigi Einaudi. La program­mazione economica dei laburisti. scrive -Fortune- , ha as­sicurato la stabilità della Gran Bretagna, mentre il libera­lismo italiano ha portato soltanto -rapacità e disegua­glianza•. L'articolo sostiene che !'inflazione galoppante, il

• • • •mercato nero In contmua espansione e una corruzione_rampante. fanno il gioco della sovversione comunista esollevano gravi dubbi sul futuro dell'Italia.

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Ma la Casa Bianca non ha scelta. Il governo di DeGasperi, per quanto criticabile, per quanto traballante, èl'unica alternativa al comunismo e deve essere tenuto inpiedi a ogni costo. Del resto, De Gasperi si dimostra unalleato fedele e riconoscente. Nel d icembre 1947 lo spio­naggio italiano ottiene il resoconto di una riunione di co­munisti europei convocata dai sovietici tre mesi prima aBialystok in Polonia. In quella occasione, i rappresentan­ti del Pci sono stati messi sotto accusa dall' Urss e dallaJu­goslavia, e incitati ad assumere un atteggiamento più-rivoluzionario-, Mosca esige dai compagni italiani unaopposizione senza quartiere al piano Marshall anche se ilsegretario del Pci, Palmiro Togliatti, si rende conto che ilsuo paese non potrebbe risollevarsi senza gli aiuti ameri­cani. L'informazione viene subito trasmessa da Roma aWashington, dove la Cia e il Dipartimento di Stato hannogià un voluminoso fascicolo sui preparativi veri o presun­Ù per un colpo di stato comunista in Italia.

Questi documenti, conservati nell'Archivio Nazionaledi Washington, saranno analizzati nel cap itolo . 11 GladioRosso». Sono troppi, e troppo particolareggiati, perché sipossa credere che siano interamente campati per aria. Al­cuni sembrano fantasiosi, ma in generale dalle note che liaccompagnano risulta come gli americani li prendano perbuoni, e reagiscano di conseguenza.

Intervento militare

Non ha dubbi, per esempio, il capo di stato maggioreDwight Eisenhower, futuro presidente degli Stati Vniti edex comandante delle forze alleate sul fronte occidentale.Nella sua corrispondenza ufficiale si trova una raccoman­dazione per i servizi segreti: preparare una lista di poten­ziali agenti italiani di cui servirsi in caso di intervento mi­litare. 1114 novembre il National Security Council appro­va un testo che passerà alla storia: . NSC 1/1: The Positionof the United States with Respect to Italy•. Viene deciso

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che nel caso di una insurrezione comunista gli americaninon resteranno passivi.

Al.'inizio di dicembre De Gasperi riesce a convincererepubblicani e socialdemocratici a entrare nel governocon i democristiani e può finalmente fare a meno dell'im­barazzante appoggio esterno dei neofascisti, Cadono cosìgli ultimi scrupoli degli americani, che dopo le rivelazionisulla riunione di Bialystok ritengono opportuna una di­mostrazione di forza, Nel gennaio 1948 mille marinesvengono inviati nel Mediterraneo, ufficialmente per unaesercitazione, Il gioco è talmente scoperto, e suscita prote­ste talmente veementi in Italia, che lo stesso De Gasperi,in privato, presenta le sue rimostranze all'ambasciatore diTruman.

Il 20 febbraio il National Seeurity Council approvauna nuova stesura, più esplicita , delle direttive sull'Italia:.NSC 112: The Position of the United States with Respectto Italy-. Le forze armate ricevono la consegna di prepa­rarsi per un eventuale intervento nel caso che una vittoriadei democristiani nelle elezioni del 18 aprile sia seguita dauna sollevazione comunista,

Ma il successo della Dc non è affatto sicuro. Anzi: untelegramma d ell'ambasciatore Dunn presenta come undisastro la vittoria, di per sé insignificante, ottenuta dallesinistre il 17 febbraio nelle comunali a Pescara. La scissio­ne dei socialdemocratici di Saragat non ha indebolito il Psidi Pietro Nenni, che in gennaio ha costituito il Fronte Po­polare con il Pci: i due partiti si presenteranno insieme al­le elezioni politicbe. L'ambasciatore è convinto che i co­munisti siano in grado di impadronirsi con le armi dell'I­talia del Nord, e non lo facciano soltanto perché sono cer­ti che otterranno il potere con mezzi legali il1 8 aprile.

Per f orzo. oper imbroglio

In questo clima viene redatto il rapporto del 5 marzo, incui la Cia sugger isce il ricorso a un broglio elettorale o al­le armi, Gli autori prendono in considerazione la possibi-

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le reazione dell'Unione Sovietica, e concludono che un in­tervento delle potenze occidentali non provocherebbe ne­cessariamente la guerra. • Il Cremlino. scrivono -farebbeap pello ai comu nisti occidentali perché ricorrano a tuttele loro capacità di provocare danni con scioperi, tumulti esabotaggi, escludendo però l' insurrezione armata. In Ita­lia come in Grecia starebbe attento a evitare che l'Urss o isuoi satelliti si impegnino al punto da rischiare lo scontrodiretto e la guerra.•

Gli strateghi americani non credono neppure per unattimo a Togliatti, che nei comizi elettorali promette di ri­spettare le regole democratiche e mantenere un atteggia­mento equidistante tra Est e Ovest. •L'I talia- sottolinea ild ocumento della Cia -verrebbe trasformata, con i proce­dimenti diventati familiari nell'Europa dell'Est, in unoStato totalitario di polizia.• In un primo tempo il FrontePopolare formerebbe un governo di coalizione e -proba­bilmente vi sarebbe un primo ministro non comunista,forse Pietro Nenni.•. Ma «nel giro di mesi o anni si arrive­rebbe allo stato di polizia in piena regola, sotto un apertoed esclusivo controllo comunista»,

Sarebbe un t"rremoto che scuoterebbe l'Europa e ilMedio Oriente. E vero che il nuovo satellite dell'Urssavrebbe un potenziale militare limitato. Gli italiani, fa no­tare maliziosamente la Cia, sono tutt'altro che un popologuerriero: «Se Mussolini non è riuscito a creare in vent'an­ni forze disposte a battersi risolutamente per l'impero nelMediter raneo, è improbabile che i comunisti potrebberocreare, con lo stesso materiale, forze disponibili per com­battere le potenze occidentali su richiesta del Cremlino•.Tuttavia «dalle basi in Italia le forze aeree e navali sovieti­che potrebbero efficacemente bloccare il Canale di Sicilia emettere in pericolo la navigazione nel Mediterraneo; bom­bardieri scortati da caccia potrebbero raggiungere obietti­vi nell'Africa del Nord, da Algeri a Derna, e minacciare tut­ta la Francia, tranne Brest e Cherbourg•.

Secondo la Cia, da un punto di vista strettamente eco­nomico -la partecipazione dell'I talia non è essenziale per ilsuccesso del piano Marshall-, Anzi: - L'efiminazione dell'I-

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talia dal programma di aiuti permetterebbe di aumentarele assegnazioni di alimentari, fertilizzanti, prodotti chimi­ci, carbone, petrolio e rottami di ferro ad altri paesi». Idanni politici però sarebbero terribili. In Francia la pauradel comunismo «gioverebbe alle fortune di De Gaulle. e fi­nirebbe per provocare instabilità. L'Austria si sentirebbe inpericolo e «potrebbe convincersi dell'utilità di una intesacon l'Urss•. In Spagna i moderati farebbero quadrato in­torno a Franco, che «sfrutterebbe la minaccia agli interessistrategici occidentali nel Mediterraneo per uscire dall'iso­lamento•. L'Egitto e gli altri paesi arabi, irritati per l'ap­poggio americano al nascente Stato di Israele, «potrebberoavvicinarsi ai sovietici», In Grecia «la popolazione, già sco­raggiata dalla lotta senza fine con i guerriglieri comunisti,sarebbe ancor più demoralizzata• .

La Gran Bretagna merita un capitolo a parte, vista larelazione speciale che si è sviluppata durante la guerra.La Cia prevede che il governo britannico, spinto dai suoiinteressi vitali nel Mediterraneo, «sarebbe disposto a unir­si agli Stati Uniti in un programma pronto e vigoroso direazione comune», Ma se i comunisti italiani non fosserocacciati in fretta dal potere, Zio Sam dovrebbe sostenere lespese per la sicurezza degli alleati: «La smobilitazione del­le forze britanniche sarebbe sospesa, lo sviluppo di unaposizione strategica in Africa sarebbe accelerato, e questemisure aumenterebbero la dipendenza della Gran Breta­gna dagli aiuti economici americani•.

Le minacce di Truman

A questo punto il governo di Truman decide: gli Stati Uni­ti interverranno in Italia con tutto il loro peso economico,politico ed eventualmente militare. Un memorandum ri­servato della Casa Bianca, con la data del 9 marzo, racco­manda di affrontare le elezioni del 18 aprile «con lo stessospirito dello sbarco in Normandia».

«Bisogna. si legge nel testo «far capire al popolo italia­no, in modo chiaro ma ponderato, che è libero di votare

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per chi vuole, ma che se l'Italia diventerà comunista il suopopolo non riceverà gli aiu ti del piano Marshall.• La mi­naccia dovrebbe essere formulata da Truman in persona- nel modo meno ufficiale possibile, per esempio rispon­dendo a una domanda in una conferenza stampa•.

n memorandum suggerisce varie misure, compreso\'invio di forze aeronavali nel Mediterraneo per dimostra·re che l'Italia «non sarà abbandonata come la Cecoslovac­chia•. In conclusione, -non si deve lasciare nulla di inten­tato per impedire ai comunisti di prendere il controllodell'Italia con mezzi legali»,

Giovedl I l marzo il National Security Council si riuni­sce alla Casa Bianca per affrontare il problema italiano. nverbale della discussione è tuttora segreto, ma la versionecensurata che si può consultare all'Archivio Nazionale èsufficiente per darne un'idea.

n segretario di stato George Marshall lamenta «lamaneanza delle risorse finanziarie di cui il governo avreb­be bisogno per fare le cose in fretta, specialmente quandosarebbe desiderabile che le sue azioni non fossero docu­mentate•. Afferma che vi è «una necessità urgente di fon­di occulti. che dovrebbero probabilmente essere messi adisposizione della Cia» ,

nministro della Marina,John Sullivan, contesta le in­dicazioni dei eapi di stato maggiore, che hanno chiesto unanno per mobilitare le forze armate. •La rapidità dellamobilitazione. sostiene -deve essere proporzionale allaminaccia per la nostra sicurezza.» Secondo la sua valuta­zione, possono bastare sei mesi.

n ministro dell'Esercito. Kenneth Royall, assicura chele forze di terra sono pronte a impiegare le truppe appe­na saranno richiamate alle armi.

Marshall sottolinea che non è necessaria una mobilita­zione generale immediata: per cominciare, basterebbero200 mila soldati. Aggiunge che in Europa l'aviazione è piùimportante delle forze di terra. •Per esempio,» dichiara-in Sicilia e in Sardegna dovremmo mandare soltantotruppe di appoggio all'esercito italiano. Il nostro ruoloprimario sarebbe di fornire l'aviazione di cui gli europei

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sono privi. La marina americana e quella britannica po­trebbero occupare i porti.»

Democrazia zoppa

Nelle settimane successive i fondi neri sollecitati da Mar­shall affiuiscono in Italia. «Milioni di dollari. scrive lo sto­rico del Dipartimento di StatoJames Miller «vennero ver­sati nelle casse dei partiti di centro e di centro-sinistra.Quando !'invio di corrieri si rivelò un mezzo troppo lentoe troppo facile da scoprire, gli Stati Uniti escogitarono unsistema di trasferimenti bancari che faceva arrivare il de­naro in Italia rapidamente e senza dare nell'occhio. Do­nazioni private, che il Dipartimento di Stato e la Cia pro­curavano ai partiti, si aggiunsero agli aiuti del governo.•Nel capitolo «Corrotti e corruttori. vedremo gli effetti in­quinanti di questo fiume di dollari sulla politica internaitaliana.

Dai documenti risulta che il ricorso alla forza vienepreso in considerazione soltanto «come ultima risorsa». Ilgoverno di Truman spera ancora che il suo aiuto farà vin­cere le elezioni a De Gasperi, ma prevede che in caso con­trario scoppierà una guerra civile e l'intervento militaresarà giustificato.

Tutto questo per difendere la democrazia. Vale la pe­na di precisare cosa si intende con questa parola. Secondoil dizionario, è democratica una «costituzione politica cheassegna la sovranità al popolo, il quale la esercita per mez­zo dei suoi rappresentanti•. Ne deriva il diritto di elegge­re ed eventualmente sostituire questi rappresentanti, cioèil principio dell'alternanza. Ma nell'Italia del 1948 nessu­no crede che l'alternanza sia possibile in pratica. Gli ame­ricani, e i partiti finanziati da loro, sono convinti che se icomunisti agguantassero il potere non permetterebberomai più libere elezioni. Sospettano, probabilmente con ra­gione, che l'Unione Sovietica bari al gioco e a loro voltasono disposti a tutto pur di non perdere.

Ne risulta una democrazia zoppa. Gli italiani, amrno-

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nisce la Casa Bianca, possono votare per chi vogliono, maguai a loro se voteranno comunista. In questo caso gli Sta­ti Uniti non accetteranno un governo fondato sui risultatidel voto. Dall'altra parte della barricata, Stalin non hascrupoli. Perché dunque dovrebbe averne Truman?

Gli ideali, forti quanto gli interessi, che hanno spintogli americani a prendere le armi contro il fascismo vengo­no cosi sacrificati alle spietate ragioni della guerra fredda.La Prima Repubblica italiana, nata con l'intervento degliStati Uniti, muove i primi passi in una atmosfera densa diveleni che finiranno per provocarne il crollo: corruzione,mafia, tensione fra Nord e Sud, confusione dei ruoli fraStato e Chiesa. Ma lUtto questo passa in secondo piano difronte alla necessità di costruire, a qualunque costo, unbastione contro l'espansionismo sovietico.

Gli ideali traditi

Il presidente Franklin Delano Roosevelt immaginava unfuturo molto diverso quando nel 1943 aveva mandato isuoi soldati in Italia. Gli americani non avevano alcun ci­nico disegno: volevano offrire alla nazione liberata unNew Deal, una nuova versione del patto sociale che avevafatto uscire il loro paese dalla crisi degli anni Trenta e loaveva reso il più forte del mondo. Nei loro progetti vi eraun'Italia democratica destinata a un ruolo costruttivo, nelMediterraneo e in Europa.

A mano a mano che i liberatori avanzavano, le buoneintenzioni si scontravano con una deludente realtà. I mili­tari avevano bisogno di sicurezza e di ordine, ma trovaro­no un popolo disordinato e insicuro. Vennero a patti conchi era disponibile. Dovevano governare una Sicilia ingo­vernabile, e si allearono con la mafia. Cercavano un pun­to di riferimento nel caos dell'B settembre, e lo trovarononella monarchia. Speravano nei cattolici per mobilitarenuove forze sociali da contrapporre al comunismo, e si le­garono a filo doppio dapprima con il Vaticano, poi con laDc di De Gasperi. Temevano il vento di rivoluzione che

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soffiava dal Nord, e fecero appello all'immobilismo buro­cratico del Sud, recuperando anche i notabili compromes­si con il fascismo. Erano repubblicani ma non volevano co­me interlocutore un presidente forte, e fecero in modoche la nuova Repubblica avesse una costituzione annac­quata, simile al vecchio statuto della monarchia. Sapevanoche l'Urss dava armi e denaro agli ex partigiani, e diede­ro armi e denaro agli ex fascisti. Erano sicuri che i COmu­nisti avrebbero cercato di prendere il potere con la forzase non vi fossero riusciti con il voto, e a loro volta si pre­pararono a usare la forza se le elezioni avessero favorito iloro nemici.

Credevano di esportare in Italia la loro democrazia,ma finirono per impiantarvi un regime. Regime non si­gnifica dittatura. Una democrazia parlamentare si reggesulla libera competizione tra le ideologie e sull'alternanzadei partiti al governo. Un regime è dominato da una solaideologia, che in Italia fu quella cattolica. La pubblica am­ministrazione, la polizia, la scuola, i vertici della magistra­tura, tutte le strutture dello Stato vennero influenzate dal­l'egemonia dei cattolici, mentre all'opposizione si afferma­va l'egemonia comunista. Una dittatura non tollera oppo­sizione. Un regime sì: e alla fine potere e opposizione,congelati nei loro ruoli, si trovarono a coesistere in un si­stema incapace di rinnovamento, che generava la lottizza­zione e favoriva gli abusi. Il potere indulgeva alla corru­zione perché si sapeva inamovibile. L'opposizione costrui­va le sue nicchie di privilegio nella consapevolezza di esse­re insopprimibile. In questo senso, fu un compromessostorico.

Questo libro racconta le origini di una repubblica ma­de in Usa e cerca di spiegare perché gli Stati Uniti, che vo­levano creare un'Italia a loro immagine e somiglianza, fi­nirono per lasciarsi dietro un sistema minato, destinato acrollare alla fine della guerra fredda. La colpa è anche de­gli italiani. Gli americani li avrebbero voluti migliori mahanno dovuto accettarli come erano. Si sono serviti di po­litici che chiedevano soltanto di servirli.

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UN NEW DEAL PER L'ITALIA

Il combattivo sindaco di New York Fiorello La Guardiaera una spina nel fianco del segretario d i stato CordellHull. In un'America in gran pan e isolazionista e legata al­la Germania oltre che dal .Trattato di Amicizia. anche da­gli interessi finan ziari , dalle élites conservatr ici e dal fon­damentalismo cristiano e antisemita, e in una comunitàitaloamericana in prevalenza fascista, La Guardia si osti­nava ad attaccare Hitler e Mussolini. Fin dal '33, quandoaveva definito il Fiihrer -quel maniaco pervertito. chìe­dendo il boicottaggio delle merci tedesche, il sindaco ave­va rischiato di compromettere i rapporti tra Washington eBerlino e Roma. Per l'I talia e la Germania armate, e in ca·micia nera , un discorso del sindaco del 3 marzo '37 alla se­zione femminile dell'American J ewish Congress fu la clas­sica goccia che fa traboccare il vaso. La Guardia dichiaròche alla Fiera Mondiale d i New York avrebbe aperto -unacamera degli orrori per quel fanatico tedesco che minac­cia la pace in tutto il mondo•.

Il cagnolino Mussolini

La risposta nazista non si fece attendere. Il 5 marzo "-An·griff. di Goebbels denunciava La Guard ia in prima pa·gina sotto il titolo: «Il supergangster di New York insultaHitler... nuove insolenze in favore del boicottaggio ebrai­co-, incominciando una campagna propagandistica chesarebbe culminata nella pubblicazione della foto del sin­daco con uno scimpanzé.

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Cordell Hull, conservatore e liberista, sen tl il doveredi sc~sarsi coi tedeschi. «La Guardia non rappresenta l'at­teggiameruo del nostro governo, non ne condividiamo leespressioni. scr isse all'ambasciata di Germania a Washing.tono Il smdaco di madre ebrea - Irene Luzzatto Coen diTrieste - ma seguace della ch iesa episcopale, non se nedette per inteso. Più tardi cr iticò Mussolini dicendo . 1 ha­ve n? use»,. no~ saprei che farmene, e d~scrisse i simpatiz­zann amencam del Duce come «una quinta colonna negliStati Uniti•. Nella polemica, l'organo fascista italiano «IlTevere. lo qualificò come un -bastardino•. La Guardiaavrebbe ricambiato, spiegano d ocumenti successivi del­1'0 ss (l'Ufficio dei servizi strategici, padre della Cia), chie­dendo «l'eliminazione di tutti i fascisti possibili».

Hull pretese che il presidente intervenisse. Ma quandoricevette il sindaco alla Casa Bianca, Roosevelt, che lo ave­va molto in simpatia. alzò il braccio destro nel saluto nazi­sta, sor ridendo: -Heil Fiorello!», La Guardia r icambiò:«Heil, Mister President!» , Durante la guerra il combattivonewyorchese, che aiutò poi i servizi segreti Usa a reclutareagenti per l'Italia, si sarebbe scatenato. Non d imentico del­l'insulto del «Tevere», tuonò alla radio ogni settimana, dal'42 al '45, contro «il cagnolino Mussolini». Le sue trasmis­sioni oltre oceano in italiano, ha ricordato lo storico JohnDiggins, lo resero tanto popolare in Italia quanto lo era inAmerica. Nel '43, Torre Annunziata lo adottò persino co­me «patrono ed eroe». Ma La Guardia non realizzò mai ilsuo sogno di diventare il proconsole americano a Roma,carica che fu assegnata invece al rivale Char lcs Paletti. vi­cegovernatore dello stato di New York. Finila car r iera nel1946 come direttore generale dell'Vnrra, l'agenzia ameri­cana per gli aiuti all' Italia, e morì un anno dopo.

La Guardia fu tra i pochi leader statunitensi a pren~e­

re quasi subito posizione contro il Du~e . ~ervÌ.da t:a~llt~tra i fuorusciti italiani e gli italoamerlcani an tifascisti e Ilpresidente, aprendo un dialogo che avrebbe d.ovuto !,~o.

durre un New Deal anche per l'Italia, Animati da spmt~di missione, talora di crociata, La Guard ia e altr i idealistirooseveltiani sperarono di esportare la repubblica e la de-

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mocrazia a Roma «sulle ali dei bombardieri americani co­me Napoleone aveva portato l'uguaglianza la libertà e lafra ternità in Europa su lla punta delle baionette francesi.(Don Sturzo). Se ci fossero riusciti, nonostante i vizi italia ­ni , la Prima Repubblica sarebbe stata diversa. Ma la lorospinta morale si esaurì contro «la conservazione interna­zionale formata, oltre che dal cap itale, altresl dal Pentago­no, il Dipartimento di Stato e il Vaticano» (james Miller),E dall'Inghilterra, che nutriva disegni di egemonia medi­terranea tramite l'Italia.

Liberals e conservatori

Nel 1940, con uno strappo alla Costituzione, Rooseveltviene eletto presidente per la terza volta , sconfiggendo ilmiliardario Wendell Willkie. L'America è divisa sull'Italiae la Germania. Sono d ivisi i due maggiori partiti. I demo­cratici non sanno come conciliare il loro desiderio diprendere le armi contro il fascismo e il nazismo con il tra­dizionale isolazionismo americano. I repubblicani si do­mandano se convenga perdere i redditizi affari con Romae Berlino, e se si possa evitare che l'eventuale confli tto fac­cia il gioco dell'Urss e del comunismo. Sono divisi i sinda­cati: l'Afl, la Fede razione americana del lavoro, padrona­le , è antifascista ma anche anticomunista, ed esi ta; il Cio, ilCongresso delle organizzazioni industriali, è socialista efavorevole all'intervento.

I meno divisi sono gli italoamericani, in genere filofa­scisti, che soltanto nel '43 daranno vita a tre organizzazio­ni rivali: l' -American Committee for Italian Dernocracy»,di orientamento monarchico; la - United Americans of Ita­lian Grigio », apertamente comunista, e la -Mazzini So­ciety-, in cui confluiranno i moderati.

E il blitz tedesco in Norvegia, nei Paesi Bassi e in Fran­cia nel '40 a far capire agli americani che non possono piùrimanere in disparte. Nella cam pagna elettorale, Roose­velt proclama che la difesa della patria è -il punto d 'incon­tro dei partiti li> e mobilita i conservatori -internazionalisti-,

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fautori di una pax americana che favorisca il capitale e ilcommercio Usa in tutto il mondo. Nel libro-manifesto Lascelta nazionale, il candid ato alla vicepresidenza Henry Wal­lace accusa le corporation di connivenza con la Germania econ l'Italia e le costringe a fare marcia indietro (la GeneraiMotors e le banche hanno contribuito a riarmare Hiùermentre le sorelle del petrolio hanno ap poggiato Mussolininella conquista dell'Etiopia). I sindacati d ecidono di finan­ziare «in maniera selettiva» la resistenza interna ed esternacontro il fascismo e il nazismo. Restano a metà del guadosolo le comunità italiane, liete del «distinguo- tra Roma eBerlino operato da Roosevelt nel suo discorso del caminet­to del 29 dicembre: . 11 popolo d 'Italia è stato obbligato afarsi complice dei nazisti-, ossia è una vittima.

Ma l'unità d 'azione che si sta faticosamente costituen­do nasconde una profonda diversità d 'intenti. I consiglie­ri progressisti di Roosevelt confidano che il sentimentoantifascista sempre più diffuso neutralizzi i conservatoriamericani e generi un New Deal mondiale. Propongonol'autodeterminazione in ogni paese e la p olitica del -buonvicinato- come scorciatoia alla democrazia e alla riformadel capital ismo, nella sfera d 'influenza Usa. All'opposto, iconservatori si prefiggono d'imporre d ovunque le leggidel mercato e di realizzare, nel d isegno dell'influente edi­tore di •Time» e di -Life- Henry Luce, •The AmericanCentury-, il secolo americano. E un progetto imperiale ­Wash ington co me l'antica Roma - a cu i s'ispira lo stessosegretario di stato Cordell H ull, che non lascia spazio alcomunismo, ma che non vieta compromessi con le ditta­ture di estrema destra. George Seldes, un liberai, sintetiz­zerà cosl su -Call- questa posizione: «Saremmo disposti aentrare in guerra contro due nazioni fasciste ma non con­tro il fascismo in casa e all'este ro».

La crescente solidarietà con le vittime delle aggressio­ni del Duce e del Fiihrer rende !'ipotesi di un interventosempre più accettabile: nell'estate del 1941 r imangonoisolazionisti soltanto «i seguaci del fascio, della svastica edella falce e martello», come commenta Fiorello La Guar-

o

dia con sarcasmo. Ein crisi l'«America First Com rniuee», il

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Comitato Prima l'America, cui aderiscono reazionari co­me l'ambasciatore a Londra J oseph Kcnnedy, padre diJ ohn e Robert Kennedy, futuri martiri delle -Nuove Fron­tiere. americane; come il filonazista Charles Lindbergh, iltransvolatore dell 'Atlantico; e come il magnate della stam­pa WiIliam Randolph Hearst, il simbolo del Quarto Pote­re. Si placa anche la martellante propaganda stalinista (tragli itaIoamericani cessa le pubblicazioni la rivista comuni­sta -Lo Stato Operaio-), A giugno, Roosevelt chiude leambasciate a Roma e Berlino e congela i patrimoni italia­ni tedeschi e sovietici negli Stati Uniti. A dicembre, l'attac­co giapponese a Pearl Harbor e le dichiarazioni di guerradell'Italia e della Germania fanno il resto.

L'America non può più estraniarsi dal confli tto. Ma ildissenso sugli obiettivi tra i conservatori e i progressisti,che si estende anche alle Chiese - e che vedrà il Vaticanoschierarsi con i conservatori - , impedisce la messa a pun·to del New Deal per l'I talia e la Germania dopo quella cheè considerata una probabile vittoria su Hitler e Mussolini.Le due fazioni si scontrano sia sull'occupazione sia sulla ri­costruzione dei due paesi. I liberals , sottolinea La Guardia,-vogliono la rinascita della giustizia e della libertà a Romae a Berlino, ma i conservatori vogliono la stabilità che fa­vorisce i business» ,

Sarà lo spauracchio del comunismo, che agita l'Ameri­ca fin dagli anni Venti , a sconfiggere i progressisti. Al Con­gresso, il discusso «Comitato contro le attività antiameri­cane-, che negli anni Cinquanta partorirà il maccartismo,è già al lavoro. Sono inquisite non soltanto le organizza­zioni fasciste ma anche quelle comuniste. E sui liberals pe­serà l'accusa se non di essere stati compagni di viaggiodello stalin ismo, per lo meno di essersi comportati daPonzio Pilato.

Gli italoamericani per il fascio

Il Club dell' Università di Harvard, sette mbre '44. CarlMarzani, uno dei dirigenti dell'Oss, è a colazione con Gae-

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tano Salvemini. Lo storico è furioso, parla a voce alta, initaliano. Ce l'ha con Ch urchill che per salvare la monar­chia a Roma liberata ha indotto Vittorio Emanuele III adimettersi a favore del principe Umberto, impedendo lan ascita della Repubblica . •Ci vuole qualcosa di spettacola­re, di enorme, che attiri l'attenzione, per sventare la ma­novra- dice. •So esattamente che cosa bisogna fare.» Unapausa. •Bisogna fare saltare in aria San Pietro.» Marzanilo guarda sbalord ito. • È tutto organizzato> con tin ua SaI­vemini . per la domenica d i Pasqua.•

Marzani è un radicale, vicino ai comunisti, ma resta abocca aperta. «Ci serve.. riprende lo storico «l'uomo giu­sto, qualcuno che od i il fascismo, che parli bene l'inglese el'italiano.» All'improvviso , Marzani capisce che Salveminigli sta ch iedendo se sia disponibile all'attentato. Ingoia unboccone dopo l'altro, non risponde, e lo storico lascia ca­d ere l'argomento.

• Non ho mai d ubitato che avesse parlato sul serio. scri­verà nelle sue memorie Dal Pentagonoalpenitenziario l'agen­te dell'Oss, che nel '48 diverrà la prima vittima del maccar­tismo, e che sconterà tre anni di carcere per le sue idee poli­tiche. «Forse voleva solo sondarmi, forse c'era di mezzo lamafia: Salvemini proveniva dal Meridione, dove i contatticon la mafia, anche se innocenti , talvolta sono inevitabili>

Non c'è motivo di d iffidare della testimonianza diMarzani, uno dei leader della sinistra americana, amico diItalo Calvino: nel '44 come nei d ue anni precedenti, grup­pi di fuorusciti e di italoamericani, delusi dalla politica diRooseve!t e intolleranti d i quella del Vaticano, caldeggia­rono una rivoluzione repubblicana e an ticler icale in Italia.Ma ne! panorama Usa furono sempre una sparuta mino­ranza. Quasi fino a Pearl Harbor, quando corsero il r ischiodi essere accusate di tradimento, in maggioranza le comu­nità italiane fiancheggiarono Mussolini e il papa.

Retrospettivamente, i motivi del successo fascista e cat­tolico - e mafioso - tra gli italoamericani negli Usa pro­testanti e democratici sono chiar i. Trattate dapprima co­me i neri, e più tardi perseguitate come covi di anarchici,le nostre com u nità si sentirono riscattate dal fascio e dalla

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Chiesa. La loro organizzazione più potente, i -Sons ofItaly-, i Figli d'Italia, fondata nel 1904, fu subito mussoli­niana; e lo furono con essa i cosiddetti «prominen ti- daAmedeo Giannini, il presidente della Bank of America diSan Francisco, fino a Generoso Pope, proprietario de . 11Progresso l talo Americano. di New York. Nonostante gliattacchi di Salvemini, che li denunciò nel suo spietatoopuscolo Le attioù àfasciste italiane negli Stati Uniti, e le cri­tiche del socialista Giuseppe -J oe. Lupis sul -Mondo-, gliitaloamericani credettero ali'-eroica- propaganda del Du­ce, peraltro alimentata fino al '38-39 da vari media ameri­cani, tra cui il -New York Times- (G.L. Sulzberger e Her­bert Matthews).

Ancora nel '40, gli italoamericani parteggiavano perl'Asse. Uno dei loro quotidiani, «L'Italia», sostenne chel'invasione della Cecoslovacchia «non è un evento su cuipiangere, perché la Cecoslovacchia è un paese senza un'a­nima... Spogliate dal trattato di Versailles, l'Italia e la Ger­mania cercano soltanto il loro posto al sole•. - Il ProgressoItalo Americano. giusùficò anche l'invasione della Fran­cia, «dovuta a una giusta causa-, denunciando -il gangste­rismo internazionale. del nemico Winston Churchill.Quando il Duce scese in campo contro i francesi, e Roose­velt sdegnato lo accusò di -avere pugnalato Parigi allespalle», gli italoarnericani protestarono. Alle elezioni dinovembre ruppero con la coalizione rooseveltiana, di cuierano stati uno dei pilastri, votando in prevalenza per i re­pubblicani. Il mese successivo Roosevelt dovette rettifica­re il tiro col conciliante discorso sull'Italia dal caminettodella Casa Bianca. Al tempo stesso, molte comunità italia­ne d'America si resero conto di non poter continuare alungo a cavalcare la tigre del fascismo.

Il[iasco dei fuorusciti

Fino al '40, l'anno della sconfi tta della Francia, Parigi eLondra furono le capitali dell'antifascismo: sebbene nu­merosi, i fuorusciti italiani in America erano isolati, non

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soltanto rispetto alla pubblica opinione ma anche all'amoministrazione Rooseve!t, dove Mussolini godeva di guar­dinghi appoggi. Ma tre grandi intellettuali, Gaetano Sal­vemini a Cambridge ne! MassachusetlS, Giuseppe Bor­gese a Chicago, Max Ascoli a New York, riuscirono a po·co a poco a coalizzarli con gli anarchici e coi sindacatiitaloamericani antifascisti, i primi rappresentati dal gior­nalista Carlo Tresca, che sarebbe stato assassinato, i se­condi da Luigi Antonini dell 'lIgwu, il sindacato dell'ab­bigliamento femminile, appartenente alla Afl, nonché daAugust Bellanca de! Cio. Il dicembre '39, su iniziativa diSalvernini, nacque la -Mazzini Society-, la comune casaantifascista, nonostante l'ostracismo dei -Figli d'Italia-,del -Progresso ltalo Americano», dell'influente massoneCharles Fama, del finanziere Luigi Criscuolo, e così via.

Spalleggiati dal consigliere di Rooseve!t Felix Frank­furter, Ascoli e La Guardia si posero un duplice obiettivo:stroncare l'influenza fascista sulle comunità italiane, e get­tare dall'esilio le basi di una Italia democratica. Tra gli al­tri, trovarono dei solid i alleati nel ministro degli InterniHarold Ickes, nel sottosegretario di stato Sumner Welles ein quello aggiunto Adolph Berle. L'inattesa ondata deifuorusciti dalla Francia - Carlo Sforza, Alberto Tarchiani,Randolfo Pacciardi, don Luigi Sturzo - conferì un'ulterio­re rispettabilità al movimento. L'ex giornalista del -Cor­riere della Sera. Tarchiani divenne il segretar io della-Mazzini Society-, l'ex ministro degli Esteri Sforza la suamente politica, e l'ex comandante della Brigata Garibaldiin Spagna Pacciardi il braccio militare.

Il cambiamento di clima dell'America consentì ai fuo­rusciti di realizzare l'obiettivo interno: secondo lo storicoJohn Diggins, Roosevelt convocò Pope e .gli sparò ad alzozero-: nel '4 1 . 11 Progresso. cominciò a cr iticare il Ducenei suoi editoriali.

La -Mazzini Society- fallì tuttavia l'obiettivo esterno. Ilfiasco fu uno dei fattori dell 'inquinamento della PrimaRepubblica in Italia, come la scelta - successiva a questieventi - di Paletti anziché La Guardia a governatore dopola liberazione. La storia è piena di -se-: ma se in America

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avessero vinto i progressisti invece dei conservatori il pa­norama postbellico italiano sarebbe stato un altro.

II piano Sforza

Un recente dossier del Dipartimento d i Stato sul piano- Free Italy- (I talia libera) di Sforza sve,la ch~ esso .v~nne

discusso per la prima volta nel marzo 4 1. L e~ mll~ls~o

degli Esteri italiano avanzò due proposte: che SI cosu turs­se un governo Sforza a Washington sul modello d i quellodi De Gaulle a Londra; e che si formasse una Legione Ita­liana al comando di Pacciardi che combattesse al fiancodegli alleati in Africa prima e in Italia poi. ~li italoameri­cani filofascisti tentarono immediatamente di bloccarlo: Inuna lettera sinora inedita, il finanziere italoamericanoLuigi Criscuolo ammoni Roosevelt che Sforza in Italia era«scred itato- c che dargli un simile riconoscimento avrebbesignificato ..premiare un traditore... .

A Wall Street, Criscuolo, che negli anni Venti era statoun fervente antifascista ma poi si era «convertito», venivachiamato -il banchiere del Duce-, e non per caso. Avevafatto da trait d'union tra il fascismo e la finanza americana, eil suo giornale, . 11 Rubicone-, era stato uno degli strumen­ti di propaganda mussoliniana più efficaci. In un opuscolointitolato «Il Mondo . e i mercenari di Karl Ma", aveva addita­to in Lupis, nei fuorusciti e nei sindacati -la quinta colonnacomunista negli Stati Uniti». La sua analisi: l'Inghilterraera molto più preparata dell'America «a capire i bisognipolitici italiani», e re Vittorio Emanuele III era -una figuraeroica, e un uomo di elevati principi». Criscuolo rinfacciò aRoosevelt di «minare il morale delle comunità italianeoneste degli Stati Uniti- con il piano Sforza. E concluse:«Se un movimento "Free ltaly" deve essere fondato, cheabbia almeno a capo dei conservatori, d i alcuni dei qualisiete amico-oUn implicito ricatto elettorale.

Fino al marzo del '42. l'amministrazione favori il pianoSforza. In una nota del I7 febbraio di quell'anno, il sotto­segretario d, stato aggiunto Berle invocò -I'avallo di un

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Comitato Nazionale Italiano sotto Carlo Sforza... e di unaLegione Italiana addestrata in America che combatta inItalia• . Il Pentagono, sottolineò , era d'accordo. Il 24 diquel mese il sottosegretario Welles scrisse a Roosevelt:«Non esiste un'alternativa a questo piano, esso potrebbegalvanizzare la resistenza in Italia contro l'Asse, mobilitare200 mila prigionieri di guer ra italiani in Medio Oriente ein India•. Quanto alla Legione, -avrebbe effetti soprattu t­to psicologici e politici, ma non è escluso che si riveli im­portante anche sul piano militare•. Il 5 marzo, però, suistruzione della Casa Bianca, Welles fu costretto a interpel­lare il fiduciario di Churchill , Lord Halifax. La risposta,che venne celata ai fuorusciti, fu un secco no. •Si opposeanche il Vaticano. precisaJames Miller in Carlo Sforzo.

È probabile che altre considerazioni abbiano influitosui continui ripensamenti di Roosevelt nei confronti delpiano Sforza: il presidente non poteva alienarsi la fettaforse maggiore dei sei milioni di elettori italoamericani, inparte già perduti alle urne un anno e mezzo prima. Co­munque sia, neppure un mese dopo, il 4 aprile, il Comi­tato per la pianificazione politica del Dipartimento di Sta­to prendeva seriamente in esame per la prima volta -laquestione italiana», Secondo i «Macl.eish Papers-, dal no­me di uno dei membri del Comitato, venne adottata unadecisione preliminare che avrebbe condizionato la sortedell'Italia: la decisione di negoziare una pace separata - sepossibile e co nveniente - con -l'unica autorità legittimaitaliana-, cioè la monarchia. Con un avvertimento: chequalsiasi accordo col re non avrebbe dovuto «pregiudica­re la successiva libera scelta del popolo italiano» , Così, ol­tre un anno prima dello sbarco in Sicilia, il dado era giàtratto: la questione istituzionale italiana sarebbe stata rin­viata alla fine della guerra.

Né il Duce né la Repubblica

L'uomo di punta di Roosevelt in Italia nel triennio crucia­le, il '42-44, è - significativamente -l'ambasciatore al Vati-

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cano Myron Taylor, «l'occhio e l'orecchio del presidentenel fascismo». Taylor è noto alla diplomazia fascista: nel'36, quando l'ambasciatore italiano a Washington FulvioSuvich si reca a New York per chiedere un prestito al re­gime, è Taylor, allora capo della United Steel, ad acco­glierlo a braccia aperte. L'industriale amico di Rooseveltnon nasconde la sua ammirazione «e quella di tutta l'A­merica per il successo del Duce nel disciplinare gli italiani.e per il suo ruolo di «guardiano e gestore di un paese ar­retrato di lO mila anime» (l'Etiopia). Taylor non riesce acostituire un «fondo etiope» per l'Italia, ma non per colpasua: è Mussolini a impaurire Wall Street con l'interventonella guerra civile in Spagna. Una volta a l Vaticano, il mi­liardario tuttavia s'allinea al presidente: prende le distan­ze da Mussolini e ribadisce che gli Stati Uniti dialogheran­no soltanto col re.

Che la strategia del Dipartimento di Stato per porre fi­ne al conflitto, né il Duce né la Repubblica, influisca sullapolitica italiana di Roosevelt dal maggio '42 lo conferma­no i documenti del Dipartimento di Stato e dell'OssoQuelmese, un funzionario americano comunica all'ambasciate­re Ascanio Colonna, rimandato a Roma in base a unoscambio di diplomatici internati, che se l'Italia lascerà l'As­se, riceverà un trattamento di favore; ma è indispensabileche la monarchia si liberi di Mussolini . Il generale WilliamDonovan, detto «Wild Bill», Bill il selvaggio, per il valoredimostrato nella prima guerra mondiale, appena nomina­to da Roosevelt capo dell'Oss, lo ripete pochi giorni dopoal nunzio apostolico. E Taylor lo riferirà a Pio XII in uncolloquio a quattr'occhi al Vaticano a settembre. Nella so­stanza, l'amministrazione americana chiede alla monar­chia di dare un calcio al fascismo se vuole riscattarsi alme­no formalmente. In questo momento non vuole cer ta­mente che il re sia sostituito da un coagulo ingovernabiledi partiti.

I fuorusciti e gli italoamericani antifascisti negli StatiUniti sono all'oscuro di questi retroscena. Sono consape­voli delle riserve sul piano «Free Italy» di Sforza, ma spe­rano ancora di realizzarlo. Un discorso del vicepresidente

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Wallace, . 11 secolo dell'uomo comune», li rincuora: Bor­gese scr ive a Tarchiani che -il New Deal sarà certamenteesteso all'Italia» , Il Dipartimento di Stato non fa nulla pertogliere ai fuorusciti quest'illusione. A giugno, a una riu­nione a Washington della -Mazzini Society- e del Consi­glio Italo Americano del Lavoro, formato nel frattempoda Antonini, il sottosegretar io di stato aggiunto DeanAcheson opera una netta distinzione tra il fascismo e gliitaliani. Se l'Italia denuncerà l'alleanza con la Germania,d ice, otter rà una pace separata . l fuorusciti interpretano ildiscorso di Acheson come un -sì» ai loro programmi, masi tratta di uno dei tanti messaggi in codice al re. In priva­to, anzi, Welles assicura Londra che il discorso non èun'accettazione di -Free Italy- .

Il Dipar timento di Stato non solo nasconde le oscilla­zioni di Roosevelt ai fuorusciti e ai sindacalisti italoameri­cani. Incomincia anche a strumentalizzarli per emargina­re dalle loro associazioni i comunisti e i socialisti -non de­mocratici•. La sua sponsorizzazione del Congresso deglian tifascisti italiani a Montevideo ad agosto e il suo appa­rente appoggio a Sforza ne sono la prova. Il fine del Con­gresso - pienamente raggiunto - è d'indurre gli italianidelle due Americhe a dichiararsi solidali con gli Stati Uni­ti e gli alleati, ma contrari al comunismo in Italia in un do­cumento pubblico. Roosevelt, che teme di perdere le ele­zioni congressuali a novembre, è ansioso di recuperare lecomunità italiane moderate e di destra. Un dirigentedell'-Offìce of War Information-, Alan Cranston, illu­strerà il contrasto d'interessi tra i fuorusciti e i loro men­tori da un lato e l'amministrazione dall'altro osservandoche i fuorusciti «non hanno freni perché i loro interessi so­no in Italia e non negli Usa, ma dopo la guerra noi do­vremo vivere e lavorare anche con gli italoamericani ex fi­lofascisti, una maggioranza•.

Più che di una congiura dell'Oss che nell'agosto del'42. in Italia, muove ancora i primi passi, il «compromes­so monarchico- degli Stati Uniti sarà il frutto delle ragio­ni elettorali di Roosevelt, del viscerale anticomunismo deiconservatori, e delle pressioni del Vaticano e dell'Inghil-

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terra. Il presidente preferisce ignorare i contrasti che di­laniano la comunità italoamericana. Il ministro degli In­terni Ickes, per dare un'idea di questo atteggiamento, rac­conta un gustoso episodio. A Carlo Sforza, che gli chiededi aiutarlo a trovare finanziamenti per un giornale mode­ratamente progressista da contrapporre al «Progresso. diPope, Rooseve!t promette di parlare ad Amedeo Giannini,il banchiere u!traconservatore di San Francisco, che diSforza è un nemico mortale.

Il generale Eisenhower, infine, respingerà nel '43 gliultimi tentativi dei liberals di spodestare la monarchia met­tendo loro davanti Badoglio, nel nome della stabilità edell'ordine. Col suo proverbiale pragmatismo, l'Americapersegue i propri interessi anche nella liberazione dell'I­talia. Alla fine del '42 esiste già un Partito americano cheimporrà facilmente la propria politica alle comunità italia­ne divise,

Il fronte antifascista si spezza

Joe Di Maggio , celebre nelle cronache europee come se­condo marito di Marilyn Monroe, fu uno dei massimicampioni di baseball della storia americana. Ma nel gen­naio del '42 suo padre e sua madre, che non avevanomai preso la cittad inanza Usa, figurarono nell'elenco dei600 mila italiani residenti in America classificati come«nemici stranieri- che il Pentagono voleva internare neicampi di concentramento nel deserto, come i giapponesie i tedeschi. Gli atti della Commissione all'Immigrazioneper la Difesa Nazionale riportano questo dialogo tra ildeputato J ohn Tolan, il capo della Commissione, e l'av­vocato dei Di Maggio, Chauncey Tramultolo. Tolan: «Miparli dei genitori di J oe• . Tramultolo: «Hanno allevatoesemplarmente nove figli, cinque maschi e quattro fem­mine, tutti nati in America. Tre dei maschi sono campio­ni sportivi: Joe è l'idolo dei tifosi. Internarne i genitorisarebbe un'ingiustizia e un passo falso. E una splendidafamiglia, leale al Paese»;

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I Di Maggio vengono graziati, solo 228 italiani finisco­no nei campi di concentramento. Ma decine di migliaia dialtri perdono la casa e il lavoro. Antonini denuncia «l'in­tollerabile macchia» in una lettera a Roosevelt, Bellancaorganizza dimostrazioni di protesta. Il ministro della Giu­stizia Francis Biddle, un liberai e amico degli italiani, in­terviene. E il 12 ottobre il Columbus Day, festa patriottica,a meno di un mese dalle elezioni per il Congresso, an­nuncia la revoca dei provvedimenti.

Roosevelt non riesce a evitare lo spostamento deglielettori a destra, ma allarga la base del Partito Americanoper l'l talia. Consacra la svolta appoggiando il ConsiglioItalo Americano del Lavoro del suo alleato Antonini; pro­muove un prezioso accordo tra l'Office of War Informa­tion e le comunità italoamericane per le trasmissioni radioagli italiani, con La Guardia in p rimo piano; e avvia laparte forse più delicata del suo disegno politico, la costitu­zione di un gruppo ombrello vastissimo che allinei all'am­ministrazione i fuorusciti e tutti gli altri, un centro made inUsa.

La manovra , che ha lo scopo di recuperare i filofascistie i loro «prominenti» e di neutralizzare i comunisti, acce­lera la frattura già delineatasi nelle comunità italiane.Gaetano Salvemini abbandona la -Mazzin i Society-, dila­niata dalle polemiche sullo stalinismo, mentre Max Ascolisi mette di fatto al servizio del Dipartimento di Stato e del­l' Fbi, la polizia federale. E Bellanca forma il ConsiglioAmericano del Lavoro Italia libera contro Antonini e ilsuo aiutante Vanni Montana, che è legato all'ala destra so­cialista di Giuseppe Saragat.

Il colpo di grazia viene sfer rato dall'Office of WarInformation con la proposta di creare un Consiglio dellaVittoria, il gruppo ombrello, che induca tutti a collabora­re, dai fuorusciti ai comunisti. Sforza e compagni devonotoccare con mano di essere emarginati e lasciano esplode­re i personalismi e le rivalità latenti. Non si arrendono,ma i loro sogni e quelli degli italoamericani rivoluzionaridegenerano in miraggi: da quel momento, sarà un susse­guirsi di sconfitte.

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A metà del '43 1'0ss traccia i! seguente quadro. Non c'ènessun gruppo ombrello. Ci sono invece tre tendenze ri­vali. A destra si collocano il Comitato Americano per laDemocrazia Italiana, che raccoglie lutti i ..prominenti.. . iFigli d'Italia, Amedeo Giannini, Generoso Pope, i! vicego­vernatore di New York Charles Poletti, i! medico massoneCharles Fama e via di seguito: su questo schieramentofarà perno Roosevelt per la transizione in Italia a scapitodel New Deal. Il centro moderato. più esile, si riconoscenella -Mazzin i Society... Infine vi è una sinistra con un no­me astruso, gli Americani Uniti di Origine Italiana per laVittoria delle Nazioni Unite, guidata dal deputato VitoMarcantonio, che ha i giorni contati.

Un rapporto dell'Oss sul Columbus Day del '43 svelache la confusione è totale e adduce a esempio i sindacati:Antonini si è alleato ai -prominenti-, Bellanca si è alleatoa Marcantonio. Quel giorno, il Consiglio del Lavoro ItaliaLibera approva una mozione «contro la collaborazione coitraditori della democrazia, i Quisling, i Badoglio, i re, iPope... e per una Repubblica libera subito-o Ma è una mo­zione che cade nel vuoto.

La frattura suggerisce a don Sturzo un'amarissima ri­flessione. -In queste condizioni non c'era altra scelta chemostrare il volto di un antifascismo unito , serio, deciso.Sventuratamente, gli antifascisti in America erano disuni­ti , critici gli uni degli altri. divisi secondo i vecchi partitiitaliani in socialisti, comunisti, liberali. azionisti e democri­stiani... Si poteva fare poco per aiutare l'I talia», È una ri­flessione che mette a nudo le responsabilità dei fuoruscitie degli italoamericani nel caos dell'Italia alla fine dellaguerra e nell'immediato dopoguerra, Invece di assorbireil meglio della democrazia statunitense. essi la contagiano.Lo stesso don Sturzo, al rientro in Italia, avrà le mani le­gate. Un memorandum del Dipartimento di Stato riferi­sce un colloquio tra un suo funzionario e Mario Einaudi,-il figlio del senatore Luigi Einaudi, che nell'economia ita­liana riveste un ruolo simile a quello di Croce nella filoso­fia•. Einaudi. che studia in America, ritiene don Sturzol'uomo del riscatto. Un riscatto che sarà solo parziale.

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L'Oss contro i seraizi segreti inglesi

Non era un mistero che l'Inghilterra non amasse l'ltalia.Secondo don Sturzo, fu impossibile -prospettare agli in­glesi l'idea di trovare un De Gaulle italiano, e di forma­re un Comitato di Liberazione e una Legione di Volon­tari. Il loro risentimento verso l'ltalia era enorme. Lapolitica filofascista di Chamberlain si tramutò all'im­provviso in politica antitaliana di Churchill-o L'Oss neera informato e pensava di sapere quali fossero i motividi questo atteggiamento: -Churchill e i gruppi reaziona­ri che lo circondano- scrive nel documento L45941 conun linguaggio inusitato, «vogliono un governo italianoche accetti la politica imperiale britannica e si oppongaagli elementi radicali. Gli inglesi vogliono dominare eco­nomicamente l'Italia-o E in un altro, l'XLl527, aggiun­ge: «L'Inghilterra osteggia le correnti democratiche inItalia per eliminare ogni minaccia al dominio del Medi­terraneo-. Un disegno su cui 1'0ss non era d'accordo,non perché antidemocratico ma -perch é contrario agli• • • •mteressi amencaru-.

Quando un fuoruscito italiano a Londra, Dino Genti­li di Giustizia e Libertà, arriva a Washington alla fine del'42, l'Oss drizza perciò le orecchie. Il suo direttore, Wil.liam Donovan, da anni confidente di Roosevelt, intuisceche il presidente mira a estendere al Mediterraneo la zo­na d 'influenza americana per garantirsi le forniture dipetrolio e per arginare l'Urss, e che amerebbe sventare iprogetti dell'sarnico Churchill-o L'Oss sospetta subito cheDino Gentili operi per conto del servizio segreto inglese,e che questo, tramite lui, stia cercando di assumere ilcontrollo dei fuorusciti in America, come ha tentato inva­no in precedenza: sarà lo scontro più aspro tra gli alleatisull'Italia, uno dei fattori del laborioso parto della PrimaRepubblica. In quel periodo - riferisce Max Corvo, chene è un agente - 1'0ss conta ancora che si formi una Le­gione Italiana, invisa a Londra perché antimonarchica, eche Pacciardi, «che vorrebbe essere un altro De Gaulle»,ne assuma il comando: Donovan infatti vede nella Legio-

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ne uno strumento cruciale per lo spionaggio americanoin Italia.

Una relazione del Dipartimento di Stato, firmata daMarce! Grilli, riferisce che Gentili, a conoscenza dei dub­bi di Roosevelt sul piano di Sforza, avanza una propostaalternativa al sottosegretario Berle: la formazione di unLibero Comitato Nazionale Italiano in cambio della ces­sione «non solo delle colonie che gli inglesi stanno con­quistando, ma anche di territori importanti come quellidi Gorizia, di Trieste e la costa istriana-, Quando Roose­ve!t vi oppone un nuovo rifiuto, Gentili torna alla carica:perché non istituire una stazione radio nell'Africa Set­tentrionale - in mano inglese - per la propaganda inItalia? Riceve però una terza risposta negativa. Grilli citaSalvemini, a cui Gentili ha parlato entrambe le volte pri­ma di recarsi a Washington. Secondo lo storico, la causade! -no» è che l'America e !'Inghilterra perseguono glistessi fini: «sostituire un fascismo anglosassone senzaMussolini al fascismo tedesco con Mussolini... la propa­ganda contro la monarchia, i generali e gli industrialinon è permessa».

L'Oss sospetta inoltre che Gentili sia in combutta conTarchiani, il segretario della -Mazzini Society-, e alcuni al­tri, sull'inclusione dell'Italia sulla sfera d'influenza inglese.Il 27 novembre del '42 Bellanca, che non ha ancora rottocon Antonini e che in quel periodo è presidente della So­cietà, invia una lettera di fuoco a Berle: «l'individuo inquestione [Gentili] non ha la minima autorizzazione a di­scutere il futuro territoriale dell'Italia... Tarchiani è ostilealla politica conservatrice inglese ed è al di sopra di ognisospetto... I servizi segreti e l'Fbi eccedono in superficia­lità, e difettano d 'intelligenza». Tre mesi dopo, lo stessoAntonini, che inizialmente ha aiutato Gentili, si scagliacontro gli inglesi sulla questione territoriale: «Hanno por­tato in America dei generali fascisti, prigionieri di guerra,a scopi propagandistici, ma costoro non devono avere nes­sun ruolo nella liberazione. Noi dobbiamo garantire l'inte­grità territoriale dell'Italia al popolo italiano innocente.

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Dobbiamo garantirne la libera scelta di un nuovo gover­no.. . Gli Usa insomma hanno un diritto di primogenitura.

La versione del caso Gentili fornita da Max Corvo evi­denzia la confli ttualità degli interessi alleati. Gli inglesi vo­gliono la monarchia come soluzione permanente e \'Italiavassalla; gli americani vogliono che siano gli italiani a sce­gliere. sia pure solo dopo la guerra, e un'Italia in parte au­tonoma ma ferreamente anticomunista.

Stando a Corvo, il -no- finale di Roosevelt a Gentilivenne deciso in modo drammatico. -Dapprima- affermal'agente dell'Oss -Centili convinse Antonini che il suo erail piano della resistenza italiana. Fu l'intervento del capodell'Oss' per l'Italia. Brennan, che lo aveva interrogato, afare fallire la sua missione», Brennan chiamò Corvo a Chi­cago: «La radio a Tripolì- gli spiegò «farebbe soltanto pro­paganda inglese. Domani il ministro della Giustizia Bidd­le dirà di sì a un banchetto del Consiglio l talo Americanodci Lavoro. Bisogna impedirglielo•. Corvo prese il primoaereo per New York e raccontò ad Antonini tutto ciò che1'0ss sapeva su Gentili.

Ancora oggi si discute se Gentili fosse uno 007 di suamaestà britannica o se l'iniziativa fosse nata da Giustizia eLibertà e altri movimenti della resistenza. Sta di fatto cheAntonini , che più tardi confermò l'incidente . dissuaseBiddJe dall'annuncio, che Gentili non si presentò al ban­chetto, e che l'Fbi incominciò a pedinarlo. Quella inglesetuttavia non fu una disfatta. Il piano di Sforza e la Legio­ne Italiana non videro la luce, e l'America dovette scende­re a continui compromessi. Anzi, \'Inghilterra ebbe il so­pravvento: Pacciardi, che l'aveva chiesto, non poté nep­pure combattere come semplice ufficiale nelle file alleate,e Sforza venne ridimensionato. E a poco a poco I'Oss, nel­le cui file militavano anche simpatizzanti comunisti, esclu­si dopo la guerra, entrò in sintonia coi servizi segreti in­glesi. Quando gli eventi in Italia n~n si svil~pparono ne!senso voluto da Londra e da Washmgton, t conservatolidel Pentagono, del Dipa~timento di Stato e .dell'Oss nonesitarono a interferire cm loro potenu mezzi scavalcandoanche gli altri alleati.

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Il partito americano

L'ultima trincea dei liberals , degli italoamericani antifasci­sti e dei fuorusciti fu quella dei -Civil Affairs-, l'ammini­strazione provvisoria dei territori liberati. La battaglia ini­ziò nel novembre '42, quando Roosevelt apprese che i«Corsi sull'arte del governo. del Pentagono erano tenutida militari, non da civili, e che erano del tutto inadeguati.•Farò rizzare i capelli in testa a Stirnsonl» (il ministro del­la Guerra) promise il presidente. Vennero formate dueCommissioni, col vicepresidente Wallace e il segretario distato Hulll'una, e con Jonathan Daniels, aiutante di Roo­sevelt, e l'ex ambasciatore a Parigi William Bullitt l'altra. Illoro compito: stabilire quale fosse la soluzione migliore, sedavvero un'amministrazione militare oppure una civile. Ilministro degli Interni ickes fu esplicito: «Combattiamoper un mondo libero, democratico e civile,» disse -nonper uno governato da forze armate, per bene intenziona­te che siano. Il Pentagono non è in grado di gestire nessunPaese».

S'accese il dibattito. Il generale Edwin Watson, il se­gretario del presidente, scrisse in un memorandum:«Ogni esercito vittorioso ha dovuto instaurare un governomilitare. Sotto Giustiniano, Belisario ne formò uno 1400anni fa. Il generale Winfield Scott resse un grande gover­no militare nel Messico nel 1847-1848•. Ma Eisenhower,scottato dalle esperienze in Nord Africa, reagì con fastidioalla richiesta di un'opinione in una lettera al capo di statomaggiore George Marshall, il futuro segretario di statodella ricostruzione europea: «Prima mi libererete dai pro­blemi che non siano strettamente militari, e meglio sarà•.Dopo avere esitato a lungo, Roosevelt incitato dai liberalsdecretò che l'amministrazione dei territori liberati dovevaessere civile e quindi dipendere dal Dipartimento di Sta­to. Ma con un colpo di mano Hull si alleò a Stimson, equando i liberals protestarono che -favor iva i reazionari.replicò infuriato: «Voi volete vincere la guerra solo perprovocare una rivoluzione sociale che rischierebbe di tra-

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smettersi anche agli Stati Uniti• . (I contrasti sono illustra­ti nei rapporti di «Civil Affairs» , )

Le tensioni aumentarono quando il presidente acca­rezzò l'idea di affidare a Fiorello La Guardia l'organizza.zione e il controllo della propaganda per !'Italia dall'Afri­ca Settentrionale. Marshall informò Eisenhower: «L'idea èche La Guardia, con un personale qualificato, coordini laguerra psicologica sotto il vostro comando» , Eisenhowerconosceva La Guardia e ne temeva l'indipendenza e il ere­do politico; era inoltre legato al rappresentante di Roose­velt presso il suo stalO maggiore, Murphy. E rispose secca­mente: . Non mi sembrerebbe opportuno aggravare i mieiproblemi con la presenza del sindaco. Nessuno, per quan·to qualificato sia, può dirigere la mia Sezione Affari Civilise non ha vissuto l'esperienza del fronte negli ultimi mesi.Non posso mettere Murphy in posizione subordinata»,

Sempre pensando al proprio protetto, Eisenhower elogiòtuttavia il principio che ci fosse -un coordinatore unicoper tutte le rappresentanze civili che caleran no su di mecome cavallette nelle prossime settimane».

Roosevelt fini per cambiare idea e a titolo provvisorio,ma una provvisorietà che sarebbe durata a lungo, affidòl'amministrazione dei territori liberati ai militari. Il cer­chio si chiuse. Il Partito Americano per !'Italia sarebbe sta­to un partito conservatore in una presidenza liberal, unparadosso nei fermenti del New Deal. La Guardia non cel'avrebbe fatta, e al suo posto , dopo lo sbarco in Sicilia, ilpresidente avrebbe mandato Paletti col grado di tenentecolonnello. Ike fu criticato: ma il generale era conservato­re come la maggioranza dei colleghi, e aveva nei confron­ti dell'Italia un atteggiamento benevolo ma apolitico. Ilsuo compito era di raggiungere il massimo risultato colminimo sforzo, di non lasciarsi quindi invischiare dallelotte dei partiti italiani. A questo proposito, il dossier dei-Civil Affairs- contiene due annotazioni chiave: «La politi­cizzazione degli italiani avrebbe provocato guai, se nonfossero stati disciplinati; e l'America aveva troppi proble­mi con l'Inghilterra•.

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II

I PARTITI E LA MAFIA

Cosparso di timbri e di firme, il rapporto di Alfred T. Ne­ster, il console generale Usa a Palermo, spicca nel volumi­noso incartamento del Dipartimento di Stato sulla «rnaf­fia» (due f) e i partiti in Sicilia. La data è il 30 settembre del'44, gli avvenimenti a cui si riferisce risalgono al 16 prece­dente. Protagonista è Calogero Vizzini, definito dal con­sole «uno dei leader del gruppo maffia - separatista emembro del partito democristiano». Il rapporto è illumi­nante: nella sostanza è il resoconto di una sparatoria av­venuta a Villalba scritto in terza persona dallo stesso Viz­zini e tradotto dall'Osso Nester assicura che è «un giustoed equilibrato riassunto dell'accaduto», e lo avalla al cento,per cento. E la dimostrazione che a poco più di un annodalla liberazione della Sicilia, la -rnaffia» è ammanicatacon gli americani e coi democristiani e che combatte perloro contro i comunisti. I quali, in gran parte, non sonoche fascisti riciclati, sostiene Vizzini. La triplice alleanzanon si scioglierà per molti anni, e si trasmetterà al «conti­nente», inquinando la politica italiana.

Don Calogero Vizzini è il «boss of all bosses-, capo ditutti i capi della mafia, e in quel momento - ma di lì a po­co altri pezzi da novanta gli faranno cambiare idea - spal­leggia il separatismo. Riferisce che un camion di socialistie di comunisti è giunto a Villalba al comando di GirolamoLi Causi e Michele Pantaleone. •Essi chiedono al cavaliereCalogero Vizzini democristiano» scrive testualmente «se ilcomizio si potrà svolgere indisturbato, e Vizzini gli garan­tisce di sì, purché non tocchino questioni locali.» QuandoLi Causi accusa i latifondisti di opprimere i contadini, il

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cavaliere però si alza e controbatte: . È falso, gli oppresso­ri erano i fascisti che oggi passano per comunisti» , I co­munisti, prosegue il - Padrino-, ..rispondono con spari dimitra e con lanci di granate per non essere svergognati inpubblico•. Non è difficile capire che si tratta di una ver­sione di comodo. Ma negli Usa e nella Dc c'è chi ha biso­gno della mafia, e senza batter ciglio la prende per buona.

Una pesante eredità

La connivenza tra mafia e politica in Italia non è un bub­bone recente. Precede la nascita della Prima Repubblica , eaddirittura la resa della monarchia del settembre '43. Siforma con lo sbarco americano in Sicilia il IO luglio diquell'anno. Per la conquista e poi per il governo dell'isola,i militari e il servizio segreto americano, l'Oss, ricorronoall'aiuto dei due capi più potenti delle -famiglie- mafiosedi New York, Lucky Luciano e Vito Genovese, l'uno incarcere in America e l'altro estradato in Italia dal '37. E aquello di alcuni sindacati e di alcune comunità italiane inAmerica controllati da Cosa Nostra. Poco dopo la libera­zione, in Sicilia si protesterà che l'America vi ha riportatola mafia. Consapevolmente o no, durante la guerra è l'A­merica che rilancia nell'isola la «onorata socie tà», forsenon sconfi tta ma certamente debilitata da Mussolini. Co­me commenterà l'agente dell'Fnb o antidroga (il vecchioFederai Narcoùc Bureau) Tom Tripodi, -il governo ame­ricano rivitalizza la mafia... che ne sfrutta l'ossessione an­ticomunista per tornare al potere».

Ed essa si fa sentire subito . Già nel '45, la mafia costi­tuisce un partito trasversale che condiziona l'esito del con­franto politico tra i monarchici, i repubblicani, i separati­stt e gli autonomisti. Su lla mafia s'imperniano le varie ma­novre di potere di Finocchiaro Aprile, di Vittorio Ema­nuele Orlando, di alcuni generali e nostalgici del re, deifascisti, dei liberali e dei democristiani. E si costruiscono lefortune degli uomini eccellenti della Prima Repubblica,come Michele Sindona. Col suo serbatoio di voti, con la

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sua spietata omertà, col ricatto e coi delitti, la mafia appa­re a taluni esponenti di questi partiti e movimenti un'al­leata indispensabile al successo elettorale. Mentori del d ia­logo perverso sono alcune autorità Usa, che dapprimahanno visto nella - rnaffia- uno strumento di controllo del­la Sicilia occupata e dal '45 vi vedono un bastione antico­munista, una forza armata in grado di respingere un pos­sibile golpe del Pc.

Sotto l'occhio benevolo se non anche complice dell'A­merica. ancora prima che la guerra finisca, alcuni verticidei partiti italiani si abituano cosi a cercare l'appoggio del­la mafia, ritenendolo una scorciatoia al governq: non solodell'isola, ma anche di altre regioni dell'Italia. E uno svi­luppo che l'America non ha pianificato, ma a cui si adattacol suo proverbiale pragrnatisrno, sia a causa delle circo­stanze che per la incipiente guerra fredda. Non è sbarca­ta in Sicilia con un disegno mafioso, ma quando capimafiae politici corrotti incominciano a delinearlo su entrambele sponde dell'Atlantico, non fa molto per stroncarlo. An­zi, tiene la mafia di riserva anche per sé.

L'alleanza dell'America con la mafia dovrebbe esseresolo strumentale , e avere fini bellici e amministrativi limi­tati anche nel tempo, dovrebbe cioè sciogliersi dopo il re­ferendum del '46. Riaffiorerà invece nei momenti di crisi,anche in altre parti dell'Italia - Sindona sarà un riciclato­re dei fondi elettorali neri della Cia alla Dc e altri partiti d icentro - e lascerà una pesante eredità alla Prima Repub­blica.

Fbi e Cosa Nostra

I rischi dell'alleanza non sfuggono alla stampa americana.Nell'agosto del '44 il .Worid Telegram- e il «New YorkDaily Mirror- si scagliano contro il tenente colonnelloCharIes Poletti, governatore di Napoli e in precedenza diPalermo (lo diverrà anche di Roma, dove i romani, alleprese con la scarsità d i approvvigionamenti. conierannolo slogan: - rneno Poletti e più spaghetti-). Poletti è accusa-

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to di avere assunto Vito Genovese come «interprete» per­sonale. e di averlo nascostamente riportato in America. Inuna lettera sinora inedita al suo avvocato, che peraltronon spedirà, Poletti smentisce, minaccia di querelare i duegiornali, e denuncia un complotto ai propri danni del pe­renne nemico Fiorello La Guardia. La polemica si spegne,non vengono prese misure: l'intesa tra la mafia e i suoi re­ferenti americani, i militari e 1'0ss, anzi si amplia. A Wa­shington, numerose sono le autorità che s'oppongono alconnubio tra la criminalità organizzata e la politica in Ita­lia. Ma vengono ignorate, nell'ansia di vittoria prima enella logica della guerra fredda poi.

I tentativi del governo Roosevelt di staccarsi dalla ma­fia, che svolge una preziosa opera di supporto logistico einformativo da Palermo a Napoli, e di stroncarne i rap­porti coi partiti italiani, tentativi compiuti soprattutto dalDipartimento di Stato. si rivelano o sterili o tardivi. Il Pen­tagono e la Cia, che prenderà il posto dell'Oss, sono con­trari. mantengono relazioni clandestine con l'onorata so­cietà. Nel'61, quando decide di girare un film sulla vita diLucky Luciano, per arrivare al gangster in Italia il pro­duttore cinematografico Martin Gosh si rivolge al mag­giore H.J.M. Melaro dell'esercito a Washington. (Lucianochiederà centomila dollari, ma spirerà nella braccia diGosh al suo arrivo all'aeroporto.) Oltre che nell'Oss e tra imilitari, la mafia gode di potenti protezioni anche tra i sin­dacati e gli elettori italoamericani di New York. Cosa No­stra americana, infine, vorrebbe fare grossi affari nell'Ita­lia liberata.

La «special relationship- tra 1'0ss e la mafia è dovutaanche all'Fnb e all'Fbi, il Federai Bureau of Investigation,la mitica polizia federale diretta da John Edgar Hoover.L'Fnb usa informatori tra i mafiosi per la sua opera anti­droga. E Hoover, secondo cui la mafia non è mai esistita,intrattiene in realtà ambigui rapporti coi suoi capi. Da unlato, viene da essi ricattato perché omosessuale (nell'Ame­rica degli anni Quaranta, nessun gay esce allo scoperto);ma dall'altro, conduce un dialogo occulto, «nell'interessedell'ordine pubblico», con Frank Costello, il -boss of all

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bosses- degli anni in cui Genovese e Luciano non possonorestare a New York per cause di forza maggiore. Assu­mendo numerosi agenti dell'Fnb e dell'Fbi nelle loro filenel '42-43, i servizi segreti americani assumono, sia purenon ufficialmente, anche il loro seguito mafioso, portan­doselo dietro per decenni. Non a caso nel '61, quando laCia organizzerà un attentato a Fidel Castro, mai realizza­to, si rivolgerà alla mafia.

Col senno di poi, il senno acquisito con le stragi rnafìo­se e col narcotraffico, l'America ammetterà che è stato ungrave errore. E si giustificherà con le caotiche e disperatecondizioni dell'isola, e la necessità di prevenire «il peggio»(il comunismo). In realtà l'America avrebbe potuto se nonimpedire almeno contribuire a frenare l'ascesa della mafiaal momento della ricostruzione, invece di accettarne unruolo nella distribuzione degli aiuti pur di sottrarlo al Pc.Prima che l'amministrazione Usa e il governo italiano uni­scano le loro forze contro la criminalità, giungeranno glianni Ottanta. Bisognerà che scompaia «il pericolo rosso»,che esplodano gli scandali, e che la Cia sia costretta a pub­blicare qualche documento.

Il caso Luciano

A tutt'oggi, i dossier americani più riservati sulla «Opera­zione Mafia. per lo sbarco in Sicilia e la sua iniziale ammi­nistrazione non sono stati declassificati. Nella versione uf­ficiale, questa operazione si riduce a un unico episodio: ilricorso della marina militare al noto gangster Lucky Lu­ciano (Salvatore Lucania, detto Luciano il fortunato) per«la minimizzazione delle perdite» di vite umane al mo­mento dello sbarco. Il capomafia newyorchese, rinchiusonel carcere di Dannemora, avrebbe messo a disposizionedi un ufficiale della marina il servizio di spionaggio mafio­so sui tedeschi, e preziosi dati di terreno. In realtà, con­quistata l'isola, parte dei militari, guidati da Charles Polet­ti, e dell'Oss, diretto da Vincent Scamporino e dal suo gio-

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vanissimo braccio destro Max Corvo, trovano comodo ap­poggiarsi alla mafia, o comunque chiudere un occhio.

Nel suo libro The Oss in ltaly Corvo, figlio di un antifa­scista siciliano emigrato in America nel 1923, smentiscel'esistenza della «Operazione Mafia», «All'Si [Secret Intel­ligence] per l'Italia venne vietato contattare comunisti emembri della criminalità organizzata. afferma Corvo. «Ladecisione fu presa dopo che alcuni agenti dell'Oss e delMinistero del Tesoro m'invitarono a incontrare Lucky Lu­ciano che aveva loro offerto l'appoggio dei suoi amici sici­liani. Dichiarai a Brennan [il suo diretto superiore] chenon avevamo nulla da guadagnare da un simile aiuto, anozi avremmo rischiato di trovarci in imbarazzo. E gli ricor­dai che la mafia era stata praticamente eliminata da Mus­solini, dopo che se ne era servito per andare al potere nel'22. Tramite del mancato incontro con Luciano fu un ceroto maggiore White, che trasmise il suo messaggio mossoda non so quali interessi.»

Corvo riferisce eventi del '42 che nove anni più tardidiverranno oggetto di un'inchiesta congressuale sulla cri­minalità organizzata. E l'inchiesta, presieduta dal senato­re Kefauver, stabilirà una verità assai diversa. Dagli attidell'inchiesta emergono i seguenti fatti. Di fronte al «no­ufficiale di Max Corvo, il maggiore White - cioè GeorgeWhite, capo dell'Fnb di New York - non demorde e, suordine superiore, non è chiaro di chi, si rivolge alla mari.na, che affida la nevralgica «pratica Luciano. a un suo ufoficiale, il comandante Charles Haffenden. Neppure oggisi sa con esattezza quali accordi intervengano tra i due. Mail gangster, condannato nel '35 a trent'anni di massima si­curezza per sfruttamento della prostituzione, viene trasfe­rito in fretta da Dannemora nel carcere modello di Com­stock, e nel '46 viene liberato e rimandato in Italia con fo­glio di via obbligatorio.

Gli atti della Commissione Kefauver sono illuminanti.La marina militare ammette solo che alcuni ufficiali han­no ottenuto informazioni da Luciano «a titolo puramentepersonale», su autorizzazione, precisa, dell'assistente pro­curatore di New York Murray Gurfein, che entrerà poi

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nell'Osso Il gangster è stato di qualche utilità? vuole sape-o

re la Commissione. Haffenden temporeggia: . E difficilestabili rlo, le fonti d 'informazioni sono tante». Ma è certodi sì , perché è sulla base di una lettera del comandanteche Luciano viene scarcerato. Il senatore Kefauver nonriesce però ad andare oltre, sebbene esista un documentodell'Oss del '46 in cui si parla di «collegamenti con la ma­fia-, in particolare coi mafiosi -deportati- - nelle parole diMax Corvo - -nelle colonie penali di Lipari e altre isole•.

Sarà uno degli avvocati di Lucky Luciano, GeorgeWolf, a svelare i retroscena del patto segreto nella biogra­fia di Frank Costello uscita nel '73. •Nel '42. scr iverà Wolf-la marina Usa apprende che i nazisti si sono infiltrati nelfronte del por to di New York.. . Il piroscafo francese Nor­mandie si è incendiato a Manhattan in modo misterioso... Isottomarini tedeschi vengono informati delle par te nze deiconvogli per 1'Inghilter ra... Per d ifendersi, i servizi segre­ti della marina si rivolgono alla mafia.• Scatta l'-Operazio­ne Malavita». Charles Haffenden si appella a Gurfein, chelo porta da J oseph Lanza, il boss del mercato del pesce edei moli transatlantici. E questi spiega che senza l'ordinedi Luciano, la mafia, ossia Frank Costello che ne fa le veci,non collaborerà. Haffenden incontra il -boss ofali bosses­in carcere, c ne ottiene il patriottico sì.

-Per il resto della guerra. rileva l'avvocato Wolf «nonci saranno più sabotaggi al porto d i New York. E quandogli americani sbarcano in Sicilia, gli aeroplani paracaduta­no casse contrassegnate da bandiere gialle su cu i campeg­gia una grande L. Le casse vengono consegnate a Caloge­ro Vizzini, il capo dei capi mafiosi siciliani. '

«Gli americani .. conclude l'avvocato «sono così beneimpressionati dalla collaborazione dei patrioti della ono­rata società che li armano e che rendono talvolta partecipidell'amministrazione della Sicilia Vizzini e i suoi uomini.'Nel '46, fornito della lettera del comandante Haffenden edel placet del governatore di New York Thomas Dewey,che verrà sconfi tto da Truman alle presidenziali del '48,Wolf chiede la liberazione di Luciano. Il giud ice si chiude

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in una stanza con Gurfein , che gli consegna la lettera diHaffenden, e alla fi ne la concede.

Il caso Genovese

La sera dell 'Il gennaio '43, mentre si reca alla . MazziniSociety-, il leader radicale Carlo Tresca viene assassinatoall'angolo tra la Quinta Avenue e la Quindicesima Stradadi Manhattan, Da un'auto nera in corsa, un ignoto gli spa­ra alla testa e alla sch iena. Tresca è od iato sia dagli stalini­sti sia dai fascisti: i primi gli rimproverano di volere riabi­litare Trotskij, i secondi di volere spodestare Mussolini.L'omicidio desta scalpore. Le indagini della polizia nonapprodano a nulla, ma l'intellighenzia americana ricordache Tresca ha espresso il timore d'essere assassinato daStalin: ha saputo che il comunista Enea Sormenti (aliasVittorio Vidali), da lui sospettato di complicità nell'ucci­sione di Trotskij , è in visita a New York. Nell'emotiva ele­gia funebre, la scrittr ice Mary McCarthy, sua amica, accu­sa gli stalin isti. Gli assassinii politici sono una caratteristicanon della destra ma della sinistra, dice. •La destra sa chesi uccidono i Gand hi, i Trotskij, i Tresca, uomini "integrivita scelerisque puri", mentre gli Stalin rimangono invul­nerabili alle pallottole omicide.»

Soltan to alcuni anni più tardi si fa strada il dubbio chela mafia e non il Cremlino abbia eliminato Tresca. In unprogramma televisivo della Cbs, Morte di un editore, il notogiornalista Walter Cronkite attribuisce l'omicidio di Tre­sca alla «famiglia- mafiosa Genovese, un favore che sareb­be stato chiesto dalla polizia fascista. La giustizia america­na ha rimandato il boss mafioso in Italia nel '37 col fogliodi via obbligator io. A New York, Vito Genovese è stato unaperto seguace del Duce, e all'Fnb risulta che, non appe­na rimpatriato, si è messo al suo servizio. Tom Tripodi so­spetta di peggio: nell'I talia occupata dai tedeschi Don Vi­to sarebbe diventato «un informatore della Gestapo>. Ilsegugio dell'Fnb non cambierà idea neppure quando suordine di Lucky Luciano, pochi mesi dopo l'assassinio

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Tresca a Manhattan, Genovese si conver tirà alla causa al­leata.

E con entusiasmo. Genovese non aiu ta solo gli ameri­cani, che spesso smistano gli aiuti alla Sicilia tramite la ma­fia. «Protegge. anche i giovani sicilian i più intraprenden­ti, come Michele Sindona. Il giorno che, tramite il vescovodi Patti, Sindona chiede l'assistenza della mafia per gli ap­provvigionamenti alla popolazione, il gangster si fa inquattro. •Genovese. spiega Luigi Di Fonzo in St. Peter'sBanker, .gli fornisce gener i alimentari, lasciapassare, tra­spor ti.» L'Oss lo sa, ma non interferisce. Di più, appoggiaa sua volta Sindona, che si lega così anche ai servizi segre­ti e ai militari americani, oltre che alla mafia. Sarà un le­game molto duraturo. Nel '79, aggiunge Di Fonzo, il fionanziere denuncerà un complotto sovietico per privaregli Usa delle loro basi nel Mediterraneo, e cercherà di or­ganizzare un golpe con la P2 per prevenirlo. Sindonachiederà la collaborazione di Corvo, che gliela rifiuterà di­cendogli: «Tu sei matto!»,

La «pratica Genovese. è ancora più misteriosa di quel­la «Luciano». Lo rivela la reazione di Charles Poletti alleaccuse dei media americani di essersi servito del boss ma­fioso. La secca lettera di smentita del governatore, nel '44,reca un'annotazione in calce: «Assunto dal maggiore E.W.Holmgreen, confermato dal maggiore Stephen Young,dal colonnello Homer Robinson, dal maggiore HarryHershenson•. L'annotazione (che ribadisce l'esistenza del­l'asse mafia-militari e servizi segreti) non è di Poletti, ed èsuccessiva alla stesura della lettera. Il governatore dice disapere soltanto che Genovese è stato assunto come «tra­duttore. a Nola nell'ottobre '43, e che è stato arrestato «d irecente», forse nel luglio del '44, dalla polizia militarepresso Foggia ' per mercato nero». L'arresto «è stato se­gnalato all'Fbi» , Nel libro Gli americani in Italia, RobertoFaenza e Marco Fini scrivono che Vizzini e Genco Russo«furono subito nominati sindaci nelle rispettive zone gra­zie a Paletti» .

Charles Paletti sa bene di muoversi su un terreno mi­nato e vuole a tutti i costi querelare il -World Telegram- e

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il -New York Daily Mirror•.•Non ho nulla a che fare conl'assunzione di Genovese, a ottobre ero in Sicilia, sono ve­nuto a Napoli a febbraio. tuona. •Chi ha imbeccato i duegiornali? Ovviamen te c'è di mezzo la polizia di New York.Che cosa ha saputo o ha fatto La Guardia? E la ProcuraDistrettuale di Brooklyn? 11 governatore teme che la suacarriera politica sia compromessa. L'annotazione a calceprecisa che non spedl la lettera. Tace però il motivo. L'u­n ica deduzione possibile è che i militari e i servizi segretiamericani vogliono evitare un processo da cui potrebberoemergere imbarazzanti restroscena. A titolo di premio perla sua opera, Vito Genovese verrà riammesso negli StatiUniti. Ma non godrà d'immunità illimitata. Finirà nellecarceri di Atlanta, assieme alla spia sovietica RudolphAbel.

Gli amici siciliani

Documenti del Pentagono e del Dipartimento di Statoconfermano che alla liberazione della Sicilia il presidenteRoosevelt non ha ancora deciso se affidarne l'amministra­zione ai civili o ai militari. Il suo ministro degli InterniIckes, leader della sinistra, si batte per la prima soluzioneammonendo che nessun esercito è ' portatore di democra­zia•. Lo stato maggiore delle forze armate insiste per la se­conda in nome dell'efficienza e dell'ordine.

Inizialmente Roosevelt spalleggia Ickes, convinto co­m'è che la Sicilia possa divenire <un laboratorio politico. efornire un esempio al resto dell'Europa a mano a manoche essa verrà liberata. Ma l'esperienza del Nord Africa,dove i civili falliscono, e l'opposizione dell'Inghilterra aun'amministrazione «idealista- nei territori occupati fan­no cambiare idea al p residente. Eisenhower, che a quelpunto vuole il controllo d i tutte le attività, è cosl autoriz­zato a inserire solo singoli civili nelle strutture militari.

11 primo Arngot (il Governo militare alleato dei terri­tori occupati) s'insedia a Siracusa poco dopo lo sbarco, il22 luglio del '43. Vi è preposto il generale inglese Lord

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Rennell di Rodd, che due settimane più tardi si trasferiscea Palermo, e a cui succederà Poletti. Uomo di gran cultu­ra e onestà, Lord Rennell non tarda a denunciare il «con­tagio mafioso». «Come ho già riferito,» scrive in un rap­porto del 18 agosto «una delle mie massime preoccupa­zioni è la recrudescenza della mafia. Notizie di varie fontie del mio Scao [Senior Civil Affair Officer] mi inducono apensare che essa sia stata provocata dal disarmo e dallaconseguente perdita di prestigio dei carabinieri. È statouno sbaglio, vi stiamo rimediando. Ma la popolazione ru­rale ne ha tratto la conclusione che i carabinieri e il fasci­smo, i due grandi nemici della mafia, sarebbero scompar­si in fretta e insieme,»

Lord Rennell aggiunge che «nell'ansia di destituire ipodestà e i funzionari comunali fascisti, i miei ufficiali tal­volta nominano al loro posto boss mafiosi, o persone ma­novrate dalla mafia». L'omertà è tale, prosegue il genera­le inglese, che persino i carabinieri tengono la bocca chiu­sa quando viene nominato un mafioso: sanno che verreb­bero altrimenti accusati di essere fascisti, o che verrebbefatta loro la pelle. Neppure la Chiesa collabora: «I parrocinon ci avvertono quando scegliamo dei mafiosi, non ci se­gnalano i loro soprusi né testimoniano a loro carico».Lord Rennell nota che la mafia domina il mercato nero, e«nelle sue regioni gli omicidi sono in aumento, gli arrestirari e le prove per condannarla impossibili a ottenersi...»,

«L'unico rimedio. insiste «è il miglioramento del morale edel corpo dei carabinieri», che richiederebbe però moltotempo.

Ma non è questo il rapporto del governatore ingleseche allarma di più gli americani. Per 1'0ss e i militari Usail rapporto più grave è un altro, quello in cui Lord Ren­nell delinea la minaccia comunista in Sicilia. «Quattro deimiei Scao dichiarano che i comunisti formano delle cellu­le e fanno propaganda. Dopo l'ultima protesta dei mina­tori disoccupati non ci sono più stati torbidi, ma non hodubbi che esista un notevole potenziale di anarchia e mili­tanza, con seri rischi di violenze.» L'Oss e i militari Usatoccano con mano che i comunisti non riescono a infil-

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trarsi nei territori mafiosi. Decidono perciò che per debel­lare la minaccia rossa non basta fare perno sulla Chiesa,ma occorre anche rivolgersi alla mafia. Addossano agliamici siciliani un altro compito: quello di segnalare i -co­vi. comunisti, d i scoprirne i depositi di armi, e di contra­stare la propaganda del Pc.

L'ossessione comunista si aggraverà alla fine dellaguerra, quando la mafia avvertirà l'Oss che agenti sovieti­ci si sono infiltrati nel Pc siciliano. Un dispaccio del conso­lato americano a Palermo riferisce che -per conto delCremlino un polacco ha preso contatto con le cellule clan­destine comuniste... mentre vicino all'aeroporto c'è unastazione radio titina, separata da esse, al servizio della ju­goslavia, montata da falsi profughi della Venezia Giulia» ,

Non tutti gli agenti segreti e ufficiali americani dell'Amgotcond ividono questa ossessione o sono convin ti dell'allean­za con la mafia. In molti casi, però, i militari si appoggia­no ai mafiosi perché non hanno alternative. Uno di loro,BiU Lessa, scrive nel suo diario: -Non cercherò di stanar­li. In un mondo ideale non dovrebbero esserci compro­messi. Ma in un mondo ideale non dovrebbero essercineanche guerre» ,

Tra monarchia e separatismo

Nel '94, a una conferenza a Washington, uno degli storiciamericani di Mussolini, Brian Sullivan, autore con PhilipV. Cannistraro di Margherita Sarfatti. L'altra donna del duce,sostenne che De Gasper i aveva stretto rapporti con la ma­fia nel '44·45, assegnandoli più tardi ad Andreotti. I do­cumenti dell'Oss, del Pentagono e del Dipartimento diStato per ora disponibili non menzionano questa vicendama additano nella Dc il partito che nell'immediato dopo­guerra trasse forse il massimo vantaggio dalla connivenzacon la onorata società, assieme a quello liberale. E tra i no­mi dei suoi corteggiatori fanno quelli di Vittorio Emanue­le Orlando, -da parecchi mesi collegato al boss GiuseppeCottone, imprigionato da Mussolini a Ustica per oltre

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quindici anni, ma oggi a piede libero», e di FinocchiaroAprile. Dai documenti risulta che la mafia rifiuta il dialo­go con due soli partiti: comunista e socialista.

La tesi che la mafia sia l'ago della bilancia politica del­!'isola viene proposta al segretario di stato dall 'agente del­1'055 «Catania.. ai primi del gennaio '45. Catania ritieneche «il Pc possa chiamare i comunisti alle armi alla cessa­zione delle ostilità in Italia per avere il controllo della Sici­lia». E più tardi precisa che le uniche forze in grado d'im­pedirlo sarebbero quelle mafiose. Non è tutto. Nel maggiodi quell'anno, poche settimane dopo la morte di Mussoli­ni, si spargono due voci contrastanti, che la monarchiasarà trasferita a Palermo «se a Roma verrà insediato ungoverno troppo a sinistra», e che la Sicilia secederà dall'I­talia coll'appoggio inglese. L'opinione del console Usa aPalermo A1fred Nester è che la scelta spetterà alla mafia;vinceranno coloro che ne otterranno l'appoggio. Potreb­bero non essere i monarchici né i separatisti , ma i partitidemocratici di centro.

Il '45 in Sicilia è l'anno delle trame, che s'intensificanodopo Piazzale Loreto e l'unificazione dell'Italia sotto il go~verno di Roma. Tutte s'imperniano sulla mafia e sull'A­merica. Lo scontento è forte. Il generale dei carabinieriGiuseppe Castellano caldeggia un ritorno dell'ammini­strazione alleata o un'alleanza con la mafia «perché il suoè l'unico sistema in grado di controllare il banditismo e laviolenza generale•. Don Calogero Vizzini vorrebbe che laSicilia «diffamata dal fascismo con le leggi speciali sullapubblica sicurezza, torni a essere la perla del Mediterra­neo per gli americani», Il re si prepara a un «regno sicilia­no. con l'aiuto della marina militare italiana, qualora lecose andassero male. E il separatista Finocchiaro Aprile.spalleggiato dalla mafia e sicuro di essere sostenuto anchedall'Inghilterra, offre a Vittorio Emanuele Orlando lapresidenza della «Sicilia Indipendente» e repubblicana. Inquesta fase, l'America si limita a fare da osservatore, purvolendo una Sicilia italiana e un'Italia repubblicana.

Alla fine di maggio cominciano le grandi consultazio­ni. Il console A1fred Nester riferisce al segretario di stato

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che Orlando «ha visitato più volte l'isola e ha discusso il fa­to di Casa Savoia con l'aristocrazia locale•. Orlando è incontinuo contatto con Finocchiaro Aprile e col mafioso se­paratista Lucio Tasca. «La casa della duchessa di Aranellaè uno dei loro punti d'incontro preferiti, oltre a quella delnipote, il barone Lo Monaco.• Dapprima, sembra preva­lere il progetto della -Repubblica Siciliana»: Orlando, cheinizialmente ha risposto di no - mira alla presidenza dellaRepubblica Italiana - , risponde di sì quando FinocchiaroAprile gli dice di avere incontrato i servizi segreti inglesi,e precisa: «sono loro a insistere per questa soluzione» , Mal'aristocrazia e i vertici militari siciliani propendono anco­ra per la monarchia.

Stando al console Usa, -la monarchia gode dei favoridei generali e dei latifondisti che hanno paura del comu­nismo, e riscuote simpatie anche tra i leader separatisti-. Ela marina militare, l'apparato più efficiente delle forze ar­mate italiane, è decisamente dalla parte del re e del prin­cipe Umberto. Alla fine di giugno, la causa monarchicasembra così destinata a trionfare: uno sbocco di cui l'Ame­rica non è felice, ma su cui non si pronuncia. Da un ulti­mo incontro segreto a Palermo, emerge l'impegno delleforze politiche siciliane di centro-destra a -difendere ilPrincipe di Piemonte pericolosamente minacciato dal bol­scevismo», Anche la Dc è d'accordo.•A nome del suo par­tito» conclude il console -il dottor Sanguini promette cheverrà compiuto ogni possibile sforzo a questo fine.•

Ma c'è l'incognita «maffia», Scrive Alfred Nester: -DonCalogero Vizzini, che è in Sicilia, non ha preso posizione.In un colloquio con me qualche giorno fa, mi ha detto dinon essere pronto ad aiutare la corona. Ma fonti attendi­bili mi hanno spiegato che non sarebbe neppure intera­mente contrario a farlo, se la monarchia gli offrisse qual­cosa in cambio•. Dai dispacci dell'Oss e del consolato ap­pare chiaro che molti americani - non tutti, bisogna ripe­tere - non considerano solo la -rnaffìa- parte integrantedel potere siciliano, ma la trattano come un interlocutoreprivilegiato. Quello che doveva essere un rapporto stru­mentale dei militari e dell'Oss con la «onorata società. si è

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istituzionalizzato. Il console non trova molto di strano od'illecito nel ricevere o nel farsi ricevere da Vizzini. Nellaprospettiva dei falchi Usa, che hanno messo a tacere le co­lombe, l'equilibrio politico in Sicilia non può prescinderedalla mafia dei cui interessi va perciò tenuto conto almenoper qualcbe tempo.

l/ partito de/la mafia

Dal luglio al novembre del '45, la mafia congela ogni deci­sione. E fredda non solo verso i monarchici, ma ancheverso i separatisti, che si dimostrano sempre più impa­zienti. A luglio, Finocchiaro Aprile si fa avanti, e chiede aFrancesco Tomasello e a Giuseppe Virruso, i «Don. di Ca­steldaccia, di lasciargli creare «un nucleo armato nella se­zione di Termini-Palermo», Finocchiaro Aprile sostieneche dopo gli inglesi anche gli americani hanno dato via li­bera all'indipendenza siciliana: «ne hanno discusso a SanFrancisco. (dove s'è svolta la conferenza per le NazioniUnite). Gli autonomisti, aggiunge, sono 800 mila e di­spongono di un esercito di 200 mila uomini «che possonoessere mobilitati in poche ore», La risposta è immediata esecca, riferisce il console Nester con soddisfazione: i dueDon «richiedono a Finocchiaro Aprile di non mandaregente armata nel loro territorio», e questi li assicura chenon lo farà.

Il console non parla espressamente di una minaccia diun colpo di stato separatista, dubita che le cifre fornite daFinocchiaro Aprile siano attendibili. Ma fa capire che lamafia è un fattore di stabilità e che si può contare su di es­sa per prevenire sanguinose avventure. Quando un lea­der dell'Evis, l'Esercito Volontario per !'Indipendenza Si­ciliana, l'avvocato Campisi, prepara un attentato controParri che deve visitare Palermo, Nester scrive al segretariodi stato di non preoccuparsi. -I separatisti non sono suffi­cientemente addestrati né possono rischiare una guerracivile.• Parri non dovrebbe ripetere l'errore di Bonomi,che al principio dell'anno ha annullato il viaggio a Paler-

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mo. Il governo di Roma non deve avere paura e non de­ve lasciare vuoti politici che verrebbero riempiti da soda­listi e comunisti con gravi conseguenze per tutta l'ltalia.

Il partito trasversale della mafia nasce ufficialmente anovembre del'45. Quel mese, la mafia si schiera una voltaper tutte contro il Pc e si assicura così la gratitudine ameri­cana, consolidando il suo potere politico. Uno dei docu­menti più significativi sinora pubblicati è una lettera delconsole Nester all'ambasciatore a Roma A1exander Kirk,un industriale del sapone amico di Roosevelt, che perso­nalmente è ostile all'intesa con la mafia. La lettera riferisceche a Palermo il 21 novembre, i leader mafiosi di Palermo,Trapani e Agrigento si sono riuniti tutti a casa di Vito Gua­razi, l'ex aiutante del generale Castiglione. Il console haimparato a essere guardingo: -sono stato invitato a pren­dere parte alla riunione, ma come ovvio ho rifiu tato•. Lariunione ha il compito di preparare il documento pro­grammatico del vertice dei capi mafiosi di lì a una setti ma­na. I presenti: Paolo Virzi di Palermo, Bruno di Mazaradel Vallo, Russo di Sciacca, Giuseppe Cottone diAlcamo.

•Se il vertice avrà luogo» scrive testualmente Nester -eavrà un minimo di successo, potrebbe nascerne il più for­te movimento politico della Sicilia. Molti dei miei prece­denti rapporti hanno sottolineato che l'ascesa e il poteredella maflia possono o non possono essere usati nel mi­gliore interesse dell'isola. Ma è innegabile che sinora lamaffia non ha svolto il ruolo sinistro che la gente comunetemeva. I suoi obiettivi sono stati la pace e la tranquillità esovente essa ha eliminato o ridotto l'attività dei banditi edei delinquenti. In più di un'occasione, la polizia le hachiesto aiuto nel mantenimento dell'ordine e nell'ar restodei criminali.' Il panegirico scontenta il Dipartimento diStato, che tuttavia non muove obiezioni.

Il console riassume così la bozza del manifesto politicomafioso, di cui gli ha parlato in privato uno degli autori:

A) La mafia «non soster rà un partito, ma si sforzerà diinfluire su tutti o di controllarli, e appoggerà singoli can­didati di qualsiasi affiliazione politica».

B) Quando si svolgeranno le elezioni in Italia, la mafia

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-cercherà di mandare al Parlamento a Roma siciliani che,siano per un'autonomia limitata dell'isola». (E contro l'in­dipendenza alla Finocchiaro Ap rile, nota il console, ed èper la repubblica, ma non si oppor rebbe alla monarchiase diventasse un regime democratico.)

Cl La mafia «collaborerà con quelle autorità che si bat­tono onestamente per la legalità e l'ordine-o

La lettera di Nester all'ambasciatore Kirk contieneun'ultima, sorprendente informazione: «Don Calogero Viz­zini, ilcapo nominale della mafia , è stato emarginato perchéha abbracciato il separatismo e le fantastiche idee di Finoc­chiaro Aprile, che lo hanno screditato-o

n vertice incomincia il 27 novembre del '45 con la par­tecipazione di quarantasette leader mafiosi in rappresen­tanza di tutta "isola e dura fino al 3 dicembre. Viene for­mata la -Cornmissione degli Otto- con Cottone padre e fi­glio, Bruno, Russo e Virzi - il nucleo originale - più Gen­co Russo di Mussumeli, D'Arcari di Messina, Gaetano Or­lando di Misilmeri: il Gotha mafioso. «Ho incontrato gliOtto- scrive il console.•1 punti di cu i alla mia precedentelettera sono stati adottati all'unanimità» In più , il verticeha affermato -la completa opposizione al PC-o E a questoproposito. sottolinea Nester, «Cottone mi ha sp iegato chela maffia non vuole un confli tto armato coi comunisti, mami ha fatto cap ire che essa è pronta a questa even tualità:ha aggiunto che il Pc ha perso ter reno negli ultimi mesi, ela maffia dovrebbe riuscire a sconfiggerlo con mezzi paci­fici, sebbene abbia una struttura militare e politica supe­riore a quelle degli altri partiti -o

Un panito trasversale

Nel giudizio di molti americani, all'inizio del '46 la mafianon è solo una garanzia che la Sicilia non cadrà in manoal Pc (come s'è visto. secondo Cottone scatenerebbe laguerra civile pur di impedire ai comunisti e ai loro alleatisocialisti d'impadronirsi del potere). Dà anche ai falchi diWashington, saldamente in sella dopo la morte di Roose-

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velt l'aprile precedente, una certa fiducia che la loro verosione del - New Deal italiano- si possa realizzare . La mafia,riferisce Nester, -è ben rappresentata nelle fila della Dc-,su cui l'America ha deciso di puntare per la democrazia inItalia, con la repubblica se possibile, ma anche con unamonarchia all'inglese se non lo fosse. Il partito trasversalemafioso che vuole infiltrare quelli dell'arco costituzionaletorna utile all'Amer ica an tisovietica di Trurnan. Non c'èda stu pirsi che, con tale biglietto di presentazione, la ma­fia riesca a fare presa sul cen tro-destra.

L'assetto istituzionale dell'isola nasce dal primo com­promesso storico, quello tra Dc e mafia; è anche in cambiodei favori mafiosi che i partiti di governo pilotati da DeGasperi concepiscono il disegno della modesta autonomiasiciliana. Sarebbe assurdo pensare che l'intera amrnini­strazione Usa avalli l'elogio della connivenza tra mafia epolitica del console Nester. AI contrar io, gli eventi sicilianidel '46 cominciano a sollevare pesanti interrogativi a Wa­sh ington, tanto che, dopo molti agenti dell'Oss. viene so­stituito anche Nester. L'anno successivo il Dipartimento diStato si schiera contro la mafia, senza riuscire però a ta­gliare il cordone ombelicale che si è formato tra di essa el'Oss e i militari in disarmo. Nei primi mesi del '46 co­munque l'offensiva antimafiosa del governo italiano in Si­cilia suscita le critiche di una parte degli american i.

Un rap porto del 7 febbra io del console Nester all'am­basciatore Kirk evidenzia l'ambigui tà Usa. Il console seri­ve che alla fine di gennaio l'al to commissario e la -maffia­hanno raggiunto un accord o: la mafia avvicinerà l'Evis,che si è alleato al bandito Giu liano, per indurlo a cedere learmi in cambio dell'immunità. Ma il2 febbraio l'esercito ei carabinieri accerch iano la zona di Montelepre, Borgettoe Partinico per cogliere nella rete la mafia , l'Evis e Giulia­no. Simultaneamente, tentano di arrestare Calogero Viz­zini. •La reazione della maffia al doppio inganno- com­menta il console -è facilmente immaginabile.- L'alto com­missario si è scusato: ha dovuto farlo dietro pressione su­periore, dice, soprattutto delle sinistre. La -rnaffia» ha mi­nacciato la guerra se l'operazione non ver rà sospesa e

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l'ordine di cattura di Vizzini non verrà revocato (otterràsoddisfazione su entrambi i pun ti). Conclude Nester : -Soper certo che l'Evis, Giuliano, la maffia, tutti furono infor­ma ti deU'inganno in anticipo dai loro uomini infiltrati nel­le forze armate»,

Il motivo dell'ambiguità Usa emerge dai successivi di­spacci del consolato d i Palermo all'ambasciata di Roma. Icomunisti fanno ancora paura agli americani. Fa paura -lavisita della Signora Togliatti , moglie del ministro dellaGiustizia, ad alcu ne cellule del PC-oFa paura la dura cam­pagna di reclutamento del partito. •Le fa miglie, special­mente le donne. vengono avvicinate con la promessa chese s'iscrivono al Pc riceveranno pacchi dono dall'Americasubito dopo le elezioni. Firmano quella che ritengonoun'ordinazione... A Mussumeli la professoressa GildaAmadori Maida, un'attivista comunista, ha tesserato inquesto modo tre persone> Nell'eventualità di una vittoriacomunista, cioè, non si deve ancora destabilizzare la ma­fia, e conviene dialogare con Giuliano, non andare a unoscontro frontale.

In vista delle elezioni del '48. quelle della svolta, la Cia,l'erede dell'Oss, si rivolgerà di nuovo alla mafia. E per al­cuni membri della Dc e di altri partiti quella mafiosa di­verrà una via senza ritorno.

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III

IL GOLPE DI OLIVETII

Il 2 febbraio 1943, in un villaggio non lontano da Berna,un uomo passeggia nervosamente. È un informatore del­rOS5, il servizio segreto americano, e ha un appuntamen­to che potrebbe decidere della sua carriera. Dall'Italia de­ve arrivare un visitatore importante, depositario di infor­mazioni di prim'ordine. L'ingegner Adriano Olivetti, redelle macchine per scrivere, grande ammiratore degli Sta­ti Uniti dove ha imparato come organizzare un'aziendamoderna, si è deciso al grande passo. Offre i propri servi­zi agli americani che si preparano a invadere il suo paese.

Massiccio, stempiato, sicuro di sé, Olivetti dà anchenell'aspetto l'impressione di un pezzo grosso. L'informa­tore dà molta importanza al fatto che fosse amico di CarloRosselli, il pensatore antifascista assassinato in Francia nel1937.•Somiglia a Rosselli anche fisicamente» scrive nelsuo rapporto «forse perché è mezzo ebreo, da parte di pa­dre.»

n rapporto non è firmato, ma diversi particolari rive­lano la personalità se non l'identità dell'autore. Frequenticorrezioni, note ai margini e frasi lasciate in sospeso tradi­scono fretta ed eccitazione. «Conosco amici di O.» si leggea un certo punto «che mi hanno parlato di lui per diecianni, e noterete che è un uomo da prendere sul serio.»Come referenza viene citato lo scrittore socialista IgnazioSilone, esule in Svizzera. L'informatore si rende conto diavere per le mani una situazione che non potrà gestire dasolo, ed è ansioso di procurare all'industriale italiano in­terlocutori più autorevoli.

Olivetti ha portato con sé le credenziali di quattro or-

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ganizzazioni antifascist.e: Partito comunis~, Par~to. d'A·zione, Partito p roletario per una repubblica socialista ePartito socialista cristiano. Chiarisce di non essere un lea­der politico. Ha avuto mandato di avvicinare gli america­ni soltanto perché è una personalità nota anche all'esteroe soprattutto perché la sua posizione .gli assic.u:a ,:,n~ cerota libertà di movimento. Non sono molti gh italiani chehanno la possibili tà di viaggiare, mentre infuria una guer­ra che Mussolini non vuole ammettere di aver perduto. Ilpermesso di rimanere in Svizzera scade tra una settimana.Bisogna fare presto.

Forse mai, finora, gli Stati Uniti hanno avuto un'ceca­sione come questa: finalmente possono prendere contattocon movimenti antifascisti di cui ignorano quasi tutto. Daidocumenti dell'Oss si capisce che agli inizi del 1943 i suoiagenti non sanno chi sia il capo del Partito comunista ita­liano, hanno idee molto vaghe su De Gasperi (che chia­mano Gasparri) e a quanto pare non hanno mai sentitonominare il fondatore del Partito d'Azione Emilio Lussu,che chiamano Alussu. L'America, riluttante protagonistadi una guerra in cui avrebbe preferito non essere coinvol­ta , non ha ancora scoperto l'Italia. I suoi servizi d'infor­mazione procedono a tentoni.

Strategia del disordine

Adriano Olivetti diventa cosi uno dei primi agenti di col­legamento tra gli antifascisti italiani e gli alleati. Dietro dilui ci sono tanto i gruppi clandestini che si stanno prepa­rando per la resistenza, quanto la borghesia che ha colla­borato con il Duce ma ora ha capito che deve liberarsene.Il suo obiettivo, in questa fase, è una rivoluzione di palaz­zo che salvi quello che si può salvare dello Stato rnonar­chico. Ma gli anglo-americani hanno anche un altro dise­gno, molto più cinico: stanno cercando di verificare se esi.stono forze capaci di sollevare Ia piazza. Sanno che un mo­to popolare contro l'esercito tedesco si risolverebbe in unbagno di sangue che potrebbe anche fare il loro gioco.

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In una lettera inviata a Roosevelt il 15 gennaio 1943, ilministro degli Esteri britannico Anthony Eden ha espostoquesta strategia: «Il nostro obiettivo deve essere di sbatte­re l'Italia fuori dalla guerra il più rapidamente possibile equesto si può fare sia con una pace separata, sia che loscontento e il disordine nel paese raggiungano proporzio­ni così gravi che i tedeschi siano costretti a una occupazio­ne in piena regola».

Gli alleati hanno già stabilito di sferrare l'attacco deci­sivo in Normandia e la campagna d 'Italia, che cominceràtra qualche mese, sarà soltanto un diversivo per tenereimpegnato il nemico sul fronte sud, I generali di Chur­chill e Roosevelt sanno che l'esercito italiano è in condi­zioni penose e confidano che in caso di rivolta la Germa­nia dovrebbe intervenire, ..non soltanto inviando le forzeper l'occupazione dell'Italia ma sostituendo anche le trup­pe italiane sul fronte russo, in Francia e nei Balcani».

E esattamente quello che avverrà dopo il 25 luglio: 1'1­talia non è destinata a diventare una testa di ponte alleataper l'avanzata verso Berlino, ma semplicemente una pallaal piede del nazismo agonizzante.

Cordell Hull, il segretario di stato americano, ha scrit­to a Londra: «L' Italia sarebbe di dubbio interesse strategi­co per i nostri comandanti militari»; Eden risponde che igenerali britannici «cond ividono i dubbi sul valore dell'I­talia, sia pure come alleata contro la Germania». Non san­no che fare della sua collaborazione. Preferiscono che ri­manga con Hitler e «d iven ti un impegno tale da assorbireuna parte crescente delle sue forze».

l ooltagabbana

C'è un'altra cosa che Olivetti non sa. Qualcuno lo ha pre­ceduto in Svizzera. I primi a farsi vivi con gli inglesi e gliamericani che stanno vincendo la guerra non sono stati gliantifascisti, ma gli amici di Mussolini, i cortigiani del re, glistessi pomposi dignitari che in pubblico parlano tanto del­la patria e degli otto milioni di baionette del Duce.

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Dal novembre 1942, con lo sbarco americano in Alge­ria, l'esito del conflitto è deciso. Battute in Egitto come aStalingrado, le armate nazifasciste ripiegano su tutti ifronti. Soltanto Mussolini, sempre più malato e forse nonpiù perfettamente lucido, continua a sognare la vittoria. Isuoi ministri, i suoi generali sanno che non c'è scampo. Etutti, chi più chi meno, complottano per liberarsi di lui.

Mentre Olivetti è in Svizzera, nel palazzo del Quirina­le re Vittorio Emanuele passa sempre più tempo rinchiu­so nel suo studio, diffidente. inavvicinabile perfino per la

•famiglia, impenetrabile per i suoi stessi consiglieri. E unpiccolo uomo con un grande orgoglio, che ha dovuto im­parare la prudenza. Come un sughero sballottato dalleonde, è rimasto a galla negli anni burrascosi del fascismoe della guerra. Odia gli inglesi, gli americani, i tedeschi eprobabilmente anche gli italiani. Ma soprattutto odiaprender partito. Mascherando da regale distacco la suamancanza di coraggio. ha preso un poco alla volta le di­stanze da Mussolini che, ubriaco di retorica. continua lasua marcia incosciente verso il baratro. Volendo, potrebbefermarlo. Da ogni parte gli giungono appelli perché eser­citi le sue prerogative di capo dello Stato, revochi l'incari­co al Duce e metta fine alla guerra. Ma non è uomo da in­fluire con l'azione sul corso della storia. Preferisce aspet­tare gli eventi, e approfittarne se può.

Lascia che siano altri a rischiare. Ai primi di dicembredel 1942 l'ambasciatore a Lisbona, su istruzioni segretedel ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, ha inviato trami­te un intermediario romeno un cauto messaggio alla mis­sione britannica. Avvertiva che il malcontento del popoloitaliano. esasperato dai bombardamenti, avrebbe potutosfociare in una rivoluzione e nella deposizione della mo­narchia. Chiedeva quali garanzie per la continuità del tro­no potessero venire da Londra, nel caso di una pace sepa­rata.

Dopo cinquant'anni, i documenti della congiura sonoaccessibili negli archivi di Washington. Uno scambio di let­tere fra Anthony Eden e Cordell H ull chiarisce come i go-

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verni alleati fossero d'accordo nell'ignorare queste prof­ferte.

Oltre a Ciano si è mosso, verosimilmente con l'assensodel re, un personaggio minore di Casa Savoia: il duca Aj­mone di Aosta, che Mussolini chiama «ritardato mentale» ,

Per mezzo del console italiano a Ginevra Luigi Cortese, hafatto sapere agli inglesi di essere disposto a mettersi allatesta di una sollevazione armata della marina e dei bersa­glieri. Il prezzo richiesto era, ancora una volta, la preser­vazione della monarchia.

Dapprima gli alleati hanno fatto dire al duca di sonda­re le intenzioni del principe ereditario Umberto, ma benpresto si sono disinteressati della sua proposta. Da Wa­shington H ull ha dato parere negativo: -La garanzia dipreservare la monarchia richiede una messa a punto ulte­riore: ovviamente non ci opporremo alla volontà definiti­va del popolo italiano a questo riguardo» , Eden è stato su­bito d'accordo. La sua opinione è che il re -sia considera­to uno strumento volontario del fascismo e il popolo ita­liano non guardi più a lui come a una guida•. È estrema­mente dubbia . Ia capacità o la volontà di chiunque, nellafamiglia reale, di guidare una rivolta contro il fascismo•.

Intanto anche i militari danno segni di insofferenza.Due generali in pensione, Pietro Badoglio ed Enrico Ca­viglia, hanno tentato di ottenere l'appoggio anglo-ameri­cano per un colpo di stato. Una volta di più, l'approccio èavvenuto in Svizzera. A fine gennaio 1943 Badoglio haproposto di mandare un suo emissario, il generale Pesen­ti, in Cirenaica per reclutare una forza tra gli italiani all'e­stero e i prigionieri di guerra. Altri candidati alla poltronadel Duce sono Caviglia, Grandi e Ciano. Si parla di abdi­cazione, volontaria o forzata, di Vittorio Emanuele.

Un piano, due governi

Mentre gli alleati lasciano cadere anche questa offerta, ilmonarca italiano mastica fiele. Non si fida né di Mussolininé di coloro che tramano per rovesciarlo. Non è per nulla

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disposto ad abdicare. Ha ben poca stima del figlio Um­berto, e nutre un sovrano disprezzo per la nuora MariaJosè del Belgio, l'unica tra i residenti del Quirinale adaver contatti con gli antifascisti.

Questa donna intelligente e incompresa è, forse senzasaperlo, la personalità centrale del piano di Adriano Oli­vetti. Dovrebbe diventare reggente del trono: tanto Vitto­rio Emanuele quanto Umberto, nominato recentementegenerale da Mussolini, secondo l'ingegnere sono bruciatida troppi an ni di collaborazione con il regime.

L'obiettivo di Olivetti è rovesciare il fascismo con ungolpe militare organizzato in segreto dal re, e costituirenon uno ma due governi. Il primo si proclamerebbe «cri­stiano federalista», sceglierebbe Maria J osè come reggen­te, e si dichiarerebbe neutrale, perché l'Italia è troppostremata per continuare la guerra e rischierebbe un'inva­sione tedesca se si schierasse subito con gli americani. In­tanto il conte Carlo Sforza, scelto da un congresso in Uru­guay come portavoce degli esuli antifascisti, formerebbeun governo in esilio «cristiano socialista. e dichiarerebbeguerra alla Germania.

I due governi, rivali in apparenza, si dividerebbero icompiti in segreto. Il primo avrebbe una veste ufficiale edeviterebbe iniziative che possano esporre il paese alla rap­presaglia dei tedeschi. Il secondo, più aggressivo, prende­rebbe grad ualmente il controllo delle forze armate in Rus­sia, nei Balcani e infine nella stessa madrepatria, per lan­ciarle contro il nemico nazista. Alla fine della guerra i duegoverni si fonderebbero.

Olivetti, ironia della sorte, non sa come procurarsi unamacchina per scrivere nell'alberghetto svizzero in cui hapreso alloggio. Riempie dunque alcune pagine a penna,che il suo interlocutore ricopia diligentemente prima disottoporle al centro operativo dell'OssoIl piano è articola­to in dodici punti. Tutto è previsto: perfino i colori dellebandiere, bianca con una croce blu e una stella d 'oro quel­la dello stato -cristiano federalista», blu con una crocebianca il vessillo del governo -cristiano socialista. in esilio.

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«Sarà simile alla bandiera svizzera,' precisa Olivetti conpuntiglio da disegnatore, -rna di colore diverso.•

Progetti di insurrezione

Di fronte a tanto entusiasmo gli americani restano scettici.- Il piano. si legge in un rapporto trasmesso a Washington« è troppo completo e preciso, tipico del pensiero sociale diun ingegnere, e per questa ragione largamente utopisti­co. ' Viene deciso però di incoraggiare Olivetti, per otte­nere informazioni sulla situazione in Italia e sulla possibi­lità di una insurrezione antifascista.

Per diventare agente americano, l'ingegnere deve di­mostrare la sua buona fede. Viene interrogato e ammettesenza reticenze di essere iscritto al Partito fascista dal1938. -H o dovuto farlo. spiega . per salvare la mia fabbri­ca, dopo tanti anni di opposizione.• Sottolinea però diaver organizzato con Carlo Rosselli la fuga in Francia diFilippo Turati (che gli amer icani chiamano Turatti) e diaver collaborato con l'opposizione clandestina durante laguer ra. Ricorda che suo cognato, Leone Ginzburg, è pri­gioniero in un campo di concentramento nazista. Vantaun fratello in America, del quale non ha più notizie.

Sulla sincerità dei suoi p ropositi gli interlocutori nonhanno più dubbi. Li interessano le conoscenze che egli haa Roma: è in buoni rapporti -con alcuni membri della fa­miglia reale e con personalità loro vicine», è in contattocon molti comand anti militari. Meglio ancora: «Ha acces­so ai circoli vaticani e sebbene protestante ha ottenuto re­centemen te una udienza dal Papa•.

Da questo momento, Olivetti diventa una fonte privi­legiata per il servizio segreto americano. Fornisce indica­zioni sull'esito degli attacchi aerei nel Nord Italia. A Tori­no le incursioni dei bombard ieri gli sono sembrate «moltoefficaci»: la produzione industriale è scesa al 20 per centodel normale, per poi risalire al 50. A Genova però si è ot­tenuto poco e «non si capisce perché non siano stati colpi­ti gli stabilimenti Ansaldo» , Anche a Milano il risultato è

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minimo, se paragonato con quello di Torino. Secondo Oli­vetti i bombardamenti «sono stati un vero successo psico­logico e non hanno causato alcun risentimento contro ibritannici».

Il primo compito del nuovo agente è un inventariodelle forze che potrebbero ribellarsi a Mussolini. Il suoviaggio comincia dal Piemonte, dove nella sua stessa fab­brica, a Ivrea, si sta organizzando la resistenza. Il Partitocomunista è il solo che abbia conservato nella clandestinitàuna struttura quasi militare. I capi dicono che, al momen­to opportuno, saranno in grado di sollevare le masse nelgiro di quattro giorni.

Il Partito d 'Azione, cui Olivetti è ideologicamente vici­no, sta raccogliendo anch'esso uomini e armi in segreto.All'ingegnere che domanda quanto tempo occorre per es­sere pronti alla battaglia, i responsabili del partito rispon­dono: «Da sei a otto giorni».

Queste valutazioni sono probabilmente ottimistiche. Èchiaro però che nell'Italia del Nord tira aria di rivolta. L'e­sercito sembra disposto a fare la sua parte. Olivetti si fu ri­cevere dal generale Raffaele Cadorna, figlio dello sfortu­nato protagonista della prima guerra mondiale e futurocomandante militare del Cln, Nella primavera del 1943Cadorna ha il comando della divisione corazzata Ariete, distanza a Ferrara. Non è mai stato fascista, e recentementeha incontrato in segreto i capi del Partito comunista e delPartito d'Azione. Olivetti gli rimprovera questa sua im­prudenza ma si sente rispondere che è venuto il momen­to di rischiare se si vuole impedire che il fascismo trascini!'Italia alla rovina. Fedele non tanto al re quanto alla mo­narchia, Cadorna preferirebbe ottenere l'assenso delprincipe di Piemonte. In sostanza però conferma che, se sipresenterà l'occasione, gli antifascisti potranno contare sudi lui.

Due mesi fa, commenta Olivetti nella sua relazione aiservizi americani, nessun ufficiale dell'esercito si sarebbemosso senza un ordine del re. Ora invece non è impossi­bile che i militari entrino nella lotta politica, ma fanno una

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netta distinzione tra fascismo e monarchia. Sono d ispostia usare le armi contro Mussol ini, non contro il sovrano.

Dentro il Quirinale

Il 12 maggio cade Tunisi, ultimo bastione dei nazifascistiin Africa. Le armate vittoriose degli anglo-americani sonoin vista dell'Italia. Uno sbarco sembra sempre più proba­bile. I giorni del fascismo sono contati, Gli occhi di tutti gliitaliani sono puntati sul Quirinale: cosa farà ora il re? Vit­torio Emanuele tace. Ai visitatori che gli dipingono l'e­strema gravità dell'ora mostra un volto impassibile di car­tapecora.

Il lO giugno Olivetti ha un lungo colloquio con laprincipessa di Piemonte, che conosce da tre anni. Di tuttala famiglia reale, Maria J osè è forse la sola a rendersi con­to che nelle prossime settimane si decideranno insieme idestini del paese e della monarchia. In aprile ha consulta­to il gerarca dissidente Dino Grandi e l'economista LuigiEinaudi. In maggio, l'ex presidente del Consiglio IvanoeBonomi, il capo di stato maggiore Vittorio Ambrosio emonsignor Montini, futuro papa. In giugno nuovamenteAmbrosio, che aspetta soltanto un ord ine del re per arre­stare il Duce, e il generale Badoglio, del quale ormai mol­Ù parlano apertamente come dell'uomo che succederà aMussolini.

Il re mantiene una distanza sdegnosa da questa nuoraintraprendente. Rifiuta perfino di parlarle, sebbene viva­no sotto lo stesso tetto. Tuttavia ascolta tutto ciò che ella glifa sapere, tramite il ministro della Real Casa Pietro Ac­quarone. Ascolta e non risponde.

Olivetti, che nel suo piano assegnava a Maria J osè lareggenza in nome del figlio Vittorio Emanuele, si trova difronte una donna preoccupata e reticente, Alle sue esorta­zioni la principessa reagisce con spaven to. Difende conveemenza il marito Umberto, che l'ingegnere ritiene ina­datto al trono dopo aver guidato nel 1940 l'attacco prodi­torio contro la Francia. Esclude ogni intervento con tro il

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Duce da parte della famiglia reale. Avverte che ogni at­tentato contro il fascismo sarebbe pericoloso perché inItalia ci sono 200 mila soldati tedeschi, una cifra che Oli­vetti ritiene molto esagerata.

Badoglio si candida

L'ingegnere non si dà per vinto. Il 9 e il lO giugno va asentire cosa hanno da dirgli Caviglia e Badoglio, i duepensionati di ferro che soltanto quattro mesi prima com­plottavano insieme contro Mussolini. Caviglia ha ottantunanni, è troppo vecchio e forse troppo saggio per tentarequalcosa in prima persona, ma è ancora molto popolarenel paese e nelle forze armate, anche perché non si è com­promesso con il regime. Da tempo ha perso ogni fiducianel re.•La debolezza di Vittorio Emanuele. ha scritto nelsuo diario « è sconvolgente, perfino criminale: non vuoleabdicare, non vuole muovere un dito per salvare il paese,sembra preoccupato soltanto di salvare il trono.» Ripete aOlivetti che non si aspetta nulla di buono dai Savoia. Ri­tiene che un solo militare abbia le qualità per dare la spal­lata decisiva al fascismo: il maresciallo Giovanni Messe, excomandante della Prima Armata itala-tedesca in Tunisia,prigioniero di guerra. Suggerisce che gli americani lo la­scino fuggire, e si servano di lui.

Badoglio è gonfio di risentimento contro Mussoliniche lo ha mandato in pensione dopo la disastrosa campa­gna di Grecia, e sente avvicinarsi il momento della rivinci­ta. Crede che un colpo di stato sarà possibile soltanto conl'aiuto degli americani. Sostiene di non avere ambizionipersonali, ma parla già come un uomo di potere. Spiegache bisognerà liberarsi non soltanto del re, ma anche delprincipe Umberto. Vorrebbe insediare sul trono un bam­bino, Vittorio Emanuele IV, con una funzione poco piùche decorativa.

Pochi giorni dopo, Olivetti torna in Svizzera per riferi­re agli americani. Porta i messaggi di Caviglia e Badoglioe aggiunge un consiglio personale: una sollevazione anti-

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fascista potrebbe essere organizzata nella marina, menolegata al regime dell'esercito. Egli stesso ha un parenteche potrebbe essere utile, Insiste ancora sulla necessità dicostitu ire un governo in esilio cui i ribelli possano fare r i­ferimento. Chiede un sottomarino per organizzare la fugaall'estero di personalità che suppone disponibili: l'ex di­rettore della -Stampa- Luigi Salvatorelli, lo scrittore Car­lo Levi e Ugo La Malfa, dirigente del Partito d 'Azione efuturo segretario del Partito repubblicano. Vede un ruoloanche per i generali italiani p rigionieri. Chiede se il gene­rale Bergonzoli, detto «Baffi elettrici», sia diventato antifa­scista.•In Italia. spiega « è popolarissimo, una sua adesio­ne sarebbe molto ben vista.•

Gli agenti americani ascoltano, prendono appunti, etrasmettono a Washington un memorandum di sei pagi­ne, che probabilmente rimane in un cassetto. Le decisionisono prese, la macchina militare alleata è in moto, quelloche possono dire o fare gli italiani non conta. Non è maicontato. Olivetti, preso nel vortice di forze più grandi dilui, dopo la caduta del fascismo dovrà rifugiarsi in Svizze­ra dove aspetterà la fine della guerra scrivendo un libro.

La mossa del re

Il l Oluglio 1943 gli americani sbarcano in Sicilia. La sor­te di Mussolini è segnata, quella della monarchia è incer­ta. Il proclama al popolo italiano lanciato da Churchill eRoosevelt il 16 luglio ammonisce: -Se continuerete a tolle­rare il regime fascista che serve le forze del male nazistesubirete le conseguenze di questa scelta• . Nessuna distin­zione viene fatta tra il re e il Duce. Gli alleati puntano an­cora su una sollevazione di massa.

Avviene invece una congiura dei boiardi: Grandi pre­para la riunione del Gran Consiglio fascista che toglierà ilpotere al comanda nte supremo. Ma più veloce di lui simuove il re. Il rischio imminente di perdere la corona gliha messo nelle vene un fuoco insolito . Il 15 luglio convo­ca Badoglio, e lo incarica in segreto di p reparare un nuo-

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vo governo: un'offerta che non si può rifiutare, nemmenoda parte di chi ancora un mese prima andava dicendo cheoccorreva eliminare il sovrano. Il 22 luglio l'esercito e i ca­rabinieri ricevono l'ordine di arrestare Mussolini. In tregiorni tutto è compiuto. Il re ha dato scacco al Duce.

Gli anglo-americani sono colti di sorpresa. Ovviamen­te è una sorpresa piacevole, che li induce ad alzare la po­sta. •Se vi saranno aperture [da parte del nuovo gover­nol' telegrafa il 26 luglio Roosevelt a Churchill -dobbia­ma essere certi di poter disporre dell'intero territorio ita­liano e dei trasporti contro i tedeschi nel Nord e control'intera penisola balcanica.•

«No n dovremo esitare . risponde il giorno stesso il pre­mier britannico «3 mandare truppe e copertura aerea perassistere gli italiani... Questo è il momento di osare.'

Ma ancora una volta il re d'Italia non osa. Le folle chefesteggiano in piazza la caduta del fascismo gli fanno pau­ra. Piuttosto di fare appello alla resistenza lascia che i te­deschi occupino indisturbati I'J talia del Nord mentre trat­ta in segreto con gli anglo-americani una resa umiliante,preoccupato soltanto di salvare se stesso e il suo putere .

Oggi sappiamo che a fine luglio la Germania era di­sposta ad abbandonare Roma per schierare le sue forze daPisa a Rimini. Il 17 agosto le divisioni italiane erano com­pletamente circondate. L'S settembre, all'annuncio del­"armistizio. avevano passato il Brennero abbastanza trup­pe per conquistare Roma e disturbare lo sbarco alleato asud di Napoli.

-Avremmo potuto avere tutta l'I talia- dichiarerà allafine della guerra il generale Eisenhower al -New York He­rald Tribune», «se l'esercito italiano avesse fatto la sua par­te.»

Falto compiuto

Tra.Iuglio e settembre si gioca una partita che ha come po­sta d trono. Dalle memorie di Cordell Hull risul ta comeRoosevelt è disposto ad accettare che il re e Badoglio fir-

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mino la resa ma li ritiene inadatti per qualunque ruolosuccessivo. Churchill è di altro avviso. •Tratterò- scrive alpresidente americano il3l luglio -con qualunque autoritàitaliana che possa darci quello che vogliamo. Non ho laminima paura di dare l'impressione di riconoscere CasaSavoia e Badoglio, purché facciano fare agli italiani quelloche serve ai nostri obiettivi di guerra. Questi obiettivi sa­rebbero certamente ostacolati dal caos, dal bolscevismo edalla guerra civile.»

Sarà il fiasco dell'S settembre a creare il fatto compiu­to. Dopo la fuga del re a Brindisi il generale Eisenhowerespone la situazione in un memoriale al ministero dellaGuerra americano: «Il governo italiano è in grado di eser­citare la propria autorità, con il consenso degli alleati, susole cinque regioni, con una popolazione di due milioni diabitanti, comprese tre divisioni dell'esercito, forze aereeinsignificanti e un po' di personale della marina. La mag­gior parte del paese è ora sotto il controllo tedesco. Tutti iministri civili di Badoglio sono rimasti a Roma•.

Per gli alleati, i benefici militari della resa italiana sonotrascurabili. Le forze armate italiane sono ridotte quasi azero. La loro possibilità di collaborare alla vittoria e otte­nere così la modifica delle condizioni più severe dell'armi­stizio è svanita.

La campagna d'Italia rientra nei limiti che le eranostati assegnati sin dall'inizio: un diversivo per impegnarealcune divisioni tedesche lontano dal fronte principale.L'unico ruolo possibile per il governo italiano è il mante­nimento dell'ordine nelle retrovie.

•Nei nostri rapporti futuri con l'Italia. scrive Eisenhower«abbiamo soltanto due possibilità: accettare e rafforzare ilgoverno legittimo sotto il re e Badoglio... oppure spazzarlovia, formare un governo militare alleato nell'Italia occupatae accettare gli impegni pesantissimi che questo comporte­rebbe. Per ragioni militari raccomando caldamente la pri­ma scelta.•

È l'argomento decisivo. Per la monarchia, finché c'è..guerra c e speranza.

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IV

ROOSEVELT, CHURCHILL E LO ZIO JOE

A New York tuIli volevano bene al conte Carlo Sforza.Bell'uomo, gran signore, fine diplomatico, Sforza eraascoltato con la stessa attenzione nell'ufficio del sindacoFiorello La Guardia e nelle riunioni della -Mazzini So­cìety-, l'organizzazione degli antifascisti italiani in Ameri­ca. Era amico degli esuli più prestigiosi, da Arturo To­scanini a Gaetano Salvemini. Grandi firme del giornali­smo americano come Walter Lippman lo interpellavanocome portavoce della nuova Italia che si stava organiz­zando per costruire una società democratica sulle rovinedel fascismo.

A Mosca, la stampa si guardava bene dal pubblicare ilvero nome di Palmiro Togliatti, capo del Partito comuni­sta italiano, che viveva nell'Onione Sovietica da diciottoanni e aveva fallo in modo di restare in ombra sebbenesvolgesse un ruolo importante nella segreteria del Comin­tern. Dal 1937 al 1939 Togliatti era stato mandato in Spa­gna da Stalin, per richiamare alla disciplina un Partito co­munista che nell'ardore della guerra civile stava sbandan­do a sinistra. Dalla sconfitta dei compagni spagnoli avevaimparato quanto si paghino cari gli eccessi di una rivolu­zione abortita.

Sforza era snello, disinvolto, e vestiva con una sempli­cità raffinata che rivelava un gusto attento ma anche unacerta vanità. Churchill lo giudicava pieno di sé e Badoglio.in piemontese, -pien 'd voeid-, pieno di vuoto. Togliattiera tarchiato, cauto, e indossava invariabilmente abiti adoppiopetto grigi o blu, con una solennità da funzionario.Rideva raramente.

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Sforza era un oratore brillante , e cercava di piacere atutti, evitando posizioni drastiche. Togliatti pesava le pa­role e ribadiva sempre gli stessi concetti. Nei suoi discorsi,trasmessi da Radio Mosca sotto lo pseudonimo di MarioErcoli, esortava gli antifascisti a formare un fronte unitosuperando le barriere ideologiche.

Nelle differenze tra questi due uomini, l'amico degliamericani e l'amico dei russi, si rispecchiano i paradossi diuna liberazione che fece dell'I talia dapprima il pomo del­la discordia fra gli alleati e poi il banco d i prova dellaguer ra fredda. Franklin Delano Roosevelt voleva che dalcrollo del fascismo prendesse vita un'Italia destinata a unruolo importante nella ricostruzione dell'Europa. Win·ston Churchill favoriva la preservazione di una monarchiainefficiente che lasciasse campo libero agli interessi britan­nici nel Mediterraneo. Tra i due giocò la car ta decisiva lo­sif Stalin, che nella loro cor rispondenza segreta il presi­dente americano e il premier britannico chiamavano iro­nicamente .10 zio j oe-: l'oste russo con il quale nessunoaveva fatto bene i conti.

L'aristocratico Sforza, per anni confidente di VittorioEmanuele III, era diventato il più intransigente tra i fuo­rusciti che ne chiedevano l'abdicazione. Gli americani ve­devano in lui un candidato autorevole per formare un go­verno di sinistra moderata e realizzare la versione italianadel New Deal, Fu il comunista Togliatti che salvò il re, ebloccò la spinta rivoluzionaria della resistenza nella spe­ranza di essere associato a un potere che non aveva la foroza di abbattere. In nome dell 'unità antifascista si prean·nunciava così un sistema che avrebbe rinunciato all'alter­nanza fra destra e sinistra per favor ire un'ammucchiata alcentro e che per cinquant'anni avrebbe mantenuto glistessi partiti intorno alla greppia.

Un visto negato

Nell'agosto del 1942 il Dipartimento di Stato americanoaveva promosso la convocazione di un congresso degli

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antifascisti italiani a Montevideo nell'Uruguay. Sforza erastato il relatore più acclamato e aveva ricevuto il manda­to - del tutto teorico - di formare un governo provviso­rio in esilio. Il suo obiettivo era di raccogliere volontariper una legione combattente, simile alle forze della Fran­cia Libera di Charles De Gaulle. Non vi era riuscito, maaveva mantenuto buoni rapporti con il segretario di statoCordell Hull e i sottosegretari Sumner Welles e AdolphBerle.

•Abbiamo il diritto e il dovere. aveva d ichiarato dallatribuna di Montevideo -d ì dire al mondo che il nostropopolo, appena liberato dall'oppressione tedesca, assicu­rerà la sua libertà contro nuove avventure costituendosiin repubblica dernocratica.» Questa presa di posizioneaveva irritato Winston Churchill ma un anno dopo nonaveva impedito al governo americano di puntare su Sfor­za, subito dopo la caduta del fascismo, per avviare in Ita­lia un processo di rinnovamento. Gli uomini di Rooseveltavevano però posto una condizione: il conte doveva ac­cettare la monarchia, almeno fino alla fine della guerra.Gli archivi del Dipartimento di Stato e del Foreign Officedocumentano una vicenda che lo stesso Sforza ha raccon­tato soltanto in parte.

Il 16 agosto 1943, mentre a Lisbona i delegati ameri­cani trattano in segreto l'armistizio con gli inviati di Bado­glio, Sforza viene ricevuto a Washington dal segretario distato Cordell Hull, che gli fa capire come presto potrebbevenire il suo momento. l consiglieri di Roosevelt pensanoche dopo la resa il regime del re e di Badoglio non dureràa lungo e incoraggiano il conte a partire per Londra, inattesa di rientrare a Roma e svolgere il ruolo per il qualesi prepara da anni con il loro aiuto.

Sforza si reca dunque dall'ambasciatore britannico,che lo accoglie con entusiasmo. Ma nel giro di qualchegiorno dal Foreign O ffice ar riva una risposta inattesa: larichiesta di visto è respinta. Churchill non ha perdonato alconte i discorsi in favore della repubblica.

Il Dipartimento di Stato non si dà per vinto. Il 2 set­tembre il sottosegretario Berle convoca il suo amico ita-

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liano e gli offre un passaggio per l'Africa del Nord. -Vo­gliamo aiutare- annuncia -u n italiano eminente a recarsiin un luogo da cui, nel momento appropriato, possa tor­nare in Italia ed esporre le proprie opinioni al suo po­p olo.»

«Il conte Sforza» si legge nel memorandum della con­versazione redatto da Berle, -è quasi esploso dalla grati­tudine e con le lacrime agli occhi ha fatto un lungo d i­scorso sull'utilità che egli potrebbe avere per noi in Ita­lia, specialmente se il regime di Badoglio dovesse disinte­grarsi, e cosi via.»

1ùtti ai remi

Ma dall'oggi al domani tutto cambia. n disastro dell'S set­tembre costringe gli Stati Uniti a rimettere nel cassetto ip iani d i rinnovamento. Eisenhower ha raccomandato disostenere Badoglio. Non si può permettere che entrino ingioco forze politiche rivali.

Lo sforzo bellico richiede il concorso di tuuì i partiti.Lo capisce Roosevelt e lo capisce anche Chu rchill, che inun messaggio inviato alla Casa Bianca il 21 sette mbre ser i­ve: «Bisogna dire al re e a Badoglio che devono formareun governo di coalizione sulla più ampia base antifascista.Ogni elemento sano che possa dare un contributo deve es­sere riuni to in questa crisi. Sarebbe utilissimo se il conteSforza e i professori che sostengono d i rappresentare i seipartiti [del Cln] volessero partecipare».

n premier ha idee molto vaghe su Benedetto Croce esui politici antifascisti, che chiama gener icamente -i pro­fessori• . Ma la sua strategia è chiarissima. Egli stesso l'haesposta a Roosevelt quando in agosto, durante un incon­tro nel Quebec, è stato affrontato il problema di un possi­bile con tributo italiano alla guerra contro la Germania.Con una delle sue espressioni lapidarie, ha paragonato\'I talia rovinata dal fascis mo ai condannati inglesi cui èstata offerta nel corso dei secoli l'occasione di rifarsi unavita nelle colonie pagando con il loro lavoro il viaggio sul-

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le navi. «Gli italiani. ha detto «dovranno guadagnarsi ilpassaggio.»Tutti a bordo, tutti ai remi.

Intanto a Brindisi, dove è fuggito mentre i tedeschi oc­cupavano Roma, il re che si è arreso agli anglo-americanirifiuta di arrendersi all'evidenza. Agli alleati che sollecita­no un governo antifascista di coalizione replica circondan­dosi di ex gerarchi. A Badoglio ingiunge di escludere dalgoverno chi non abbia dimostrato fedeltà alla monarchia.Arriva al punto di scegliere il fascista Dino Grandi comeministro degli Esteri, cercando di convincere Eisenhowerche si tratta di «una necessità urgente». Il risultato è inevi­tabile ma pericoloso: un veto esplicito del comando ame­ricano alla nomina di un ministro italiano. Brutto prece­dente.

Colazione a Downing Street

Roosevelt si rende conto che serve una spinta per sbloc­care la situazione e accetta il consiglio di Churchill. Sfor­za deve tornare in Italia per collaborare con Badoglio enon per sostituirsi a lui. Il 23 settembre, il sottosegretarioBerle manda a chiamare ancora una volta il suo protettoe si fu consegnare una lettera che nei mesi successivi saràcitata quasi come le tavole della legge. Il conte assicura diconsiderare «criminale» ogni tentativo di indebolire laposizione di Badoglio fino a quando egli condurrà laguerra contro i tedeschi e si impegna «sul suo onore» ar~nviare le questioni di politica interna a dopo la libera­ZIOne.

Questa dichiarazione, subito telegrafata a Londra e adAlgeri dove è il Comando alleato per il Mediterraneo, è ilpassaporto del conte per l'Italia. Churchill scrive a Roose­velt il 28 settembre: «Sono molto contento di Sforza. Ba­doglio sarebbe molto sciocco a non abbracciarlo dopo lasua lettera generosa. Un matrimonio dovrà essere combi­nato, con la lupara se necessario». Vuole però accertarsipersonalmente della disponibilità del conte a «sostenere ilregio governo»: l'aggettivo è importante. Suggerisce che

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egli torni in Italia passando per Londra, dove sarà possi­bile -somministrargli una ulteriore, amichevole cura- ,

La tempesta scoppia 1'11 ottobre, durante una cola­zione a Downing Street. •Well, Sforza> esordisce il pre­mier . 1 am told you have become republican.» Sono pre­senti, oltre alla signora Churchill, il segretario generaledel Foreign Office Alexander Cadogan e il sottosegreta­rio Law. L'ospite italiano si lancia in una dissertazionepiena di distinguo sul testo dell'armistizio, che vieta diporre la questione istituzionale prima che finisca la guer­ra. Secondo Churchill ne deriva l'obbligo di collaborarecon il re. Secondo Sforza, i poteri del re devono esserecongelati fino a quando il popolo italiano potrà decideredella sua sorte.

Queste sottili argomentazioni non placano certamenteil leone di Londra. Le voci si alzano. Nel r iassunto dellaconversazione dettato da Churchill a uno stenografo delForeign Office si legge che Sforza -andava continuamentedivagando con riflessioni sul re e sulla dinastia nonchécon lamentele su Badoglio>. Minacciato di espulsione dal­\'Italia se creerà problemi, il conte se ne va dopo quattroore, con la voce fioca per il gran parlare. La signora Chur­chill, su lla porta, gli fa i complimenti per il modo in cui hatenuto testa al formidabile marito. Ma questi ha avuto unapessima impressione. «Sforza- scrive nel suo quaderno diappunti «è un politicante inutil izzabile, nella seconda in­fanzia.»

Il conte non lo ha ancora capito, ma la sua possibilitàdi diventare primo ministro è sfumata in questo giorno.Church ill manterrà il veto fino al ritiro delle truppe allea­te dall'Italia. La speranza di porre a Brindisi le basi di unrinnovamento democratico è destinata a infrangersi con­tro l'intransigenza britannica, cui darà man forte, per uncinico calcolo, Stalin. Intorno al re aggrappato a! trono co­mincia invece uno sterile balletto di equilibristi. Sforza e isuoi dotti amici - il filosofo Benedetto Croce, il giuristaEnrico De Nicola - cercano nei testi di diritto costituzio­nale una formula magica per rendere inoffensiva la mo­narchia. Riusciranno a edificare soltan to un castello di

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carte cui Togliatti darà, appena giunto in Italia. la picco­nata demolitrice.

Il piano di Sf012Il

Il 19 ottobre Sforza sbarca a Bari. dove un emissario diBadoglio lo aspetta per offrirgli la vicepresidenza del Con­siglio e il ministero degli Esteri. Rifiuta e il giorno dopoprosegue per Brindisi, dove finalmente mette le carte mtavola. Chiede che il re abdichi in favore del nipotino,principe di Napoli. Badoglio assumerebbe allora la reg­genza e affiderebbe a lui l'incarico di formare il governo.

Il vecchio maresciallo, per un momento, si lascia ten­tare. Gli americani danno la loro benedizione. «La formu­la proposta da Sforza,» scrive il 4 novembre RobertMurphy, rappresentante degli Stati Uniti nella Commis­sione alleata di controllo, al segretario di stato Hull, «conla quale credo che Badoglio concordi pienamente, mi pa­re una soluzione opportuna che potremmo benissimo al'-

• •poggiare se necessano.»Sembra che i giorni del re siano contati. Ma Churchill

punta i piedi e il 6 novembre telegrafa a Roosevelt: «Tuttele mie informazioni indicano che avremmo molto da per­dere interrompendo lo spettacolo del re e di Badoglio...Non credo che Sforza abbia nulla per cui gli uomini sianodisposti a uccidere e a morire». Lo stesso Badoglio si pen­te, di fronte alle recriminazioni di Vittorio Emanuele chesi sente tradito e minaccia addirittura di sollevargli control'esercito. Le settimane passano e la crisi sembra senza viadi uscita, mentre le truppe alleate, sbarcate ad Anzio nelgennaio 1944, trovano a Cassino una resistenza imprevi­sta che ritarda l'avanzata verso Roma.

Il Congresso di Bari

Il 2~ ~ il ~9 gc:m;aio si riunisce a Bari il congresso dei seiparuu antifascisti, che approva il piano di Sforza e affida a

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una giunta esecutiva il compito di ottenere l'abdicazionedel re. Poiché Badoglio non è più disponibile, viene anonunciato il proposito di affidare la reggenza a un consigliopresieduto da Benedetto Croce.

La Commissione alleata di controllo sta perdendo lapazienza. Il generale britannico Mason MacFar1ane, chela presiede, avverte il 16 febbraio Londra e Washingtonche è ora di decidere: fare pressione sul re perché abdi­chi o ammonire i sei partiti perché non insistano. «Laprima possibilità» scrive -presenterebbe maggiori vantag­gi e minori pericoli della seconda.» Roosevelt è d'accordoe il 7 marzo sollecita Churchill: «Come sapete, anche noipreferiamo il programma presentato dai sei partiti di op­posizione che comporta l'abdicazione di Vittorio Erna­nuele e la delega dei poteri del suo successore a un luo­gotenente».

Ma ci vuoI altro per smuovere il macigno di DowningStreet. Alla lettera di Roosevelt Churchill risponde il gior­no dopo con una raffica di obiezioni. Non vuole «un go­verno che cercherebbe di consolidare la sua posizione neiconfronti del popolo italiano alzando la cresta con gli al­leati». Teme che si arrivi a «un'altra versione, ancora piùintrattabile, del comitato gollista. quando invece si può Ia­re ancora affidamento sul -governo docile e servizievole[tame anti helPful) del re e di Badoglio•.

«Non ho fiducia. ribadisce «n é in Croce né in Sforza...Harold MacMillan [delegato britannico nella Comrnissio­ne di controllo per l'Italia e futuro primo ministro) mi di­ce che Croce è un professore nano di circa 75 anni che hascritto buoni libri di estetica e di filosofia. Andrej Vysinskij[il delegato sovietico nella stessa commissione) ha cercatodi leggere questi libri e dice che sono perfino più noiosi diquelli di Carlo Marx.•

La mossa di Stalin

Mentre continua il braccio di ferro tra Londra e Washing.ton, il gabinetto di tecnici di Badoglio si trasferisce da

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Brindisi a Salerno e Vittorio Emanuele si insedia in unamagnifica villa a Ravello, sulla costa amalfitana. Sullo scac­ch iere italiano è stato raggiunto uno stallo, I fanti bloccatia Cassino, il re arroccato a Ravello, i pezzi grossi dei par­titi impegnati nel Nord occupato dai tedeschi mentre iprofessori che pretendono di rappresentarli si parlanoaddosso a Napoli. Ma a questo pumo entrano in gioco irussi, e colgono tutti di sorpresa.

Il grande maestro che dà una impostazione nuova al­la partita è Andrej Vysinskij, braccio destro del ministrodegli Esteri Molotov. H a studiato a lungo la situazionecome rappresentante dell'Urss nella Commissione allea­ta di controllo. Tornato a Mosca, muove due torri: Alek­sandr Bogomolov e Palmiro Togliatti. Il primo viene de­signato come suo successore nella Commissione. Il se­condo, che si fa ancora chiamare Mario Ercoli , vienemandato in Italia perché si metta alla guida del Partitocomunista.

Il 7 marzo, mentre Roosevelt scrive a Churchill per so­stenere il programma dei sei partiti, Bogomolov chiede diparlare a quattr'occhi con Badoglio e gli annuncia che l'U­nione Sovietica è disposta a riconoscere il suo governo.Senza condizioni. Il maresciallo non crede alle sue orec­chie. Dal giorno dell'armistizio ha cerca to di riprendere irapporti diplomatici con gli alleati, rotti con la dichiara­zione di guerra. Churchill non ne ha voluto sapere, Roo­sevelt ha risposto che prima dovrà essere risolta la crisipolitica tra il re e il Cln. Ora Stalin , che sembrava !'inter­locutore più intransigente, ha fatto il primo passo. E ovvioche l'offerta non si può rifiutare. Ma cosa diranno le altrepotenze vincitrici?

Il giorno dopo Badoglio, in gran segreto, manda il se­gretario generale degli Esteri Renato Prunas a informaregli americani. Tra Salerno, Algeri. Londra e Wash ingronsi intrecciano messaggi allarmati. -II vasto apparato deglialleati per il controllo dell'Italia. telegrafa il rappresen­tante degli Stati Uniti «è in larga misura fallito mentre ilgoverno sovietico è riuscito a impadronirsi dell'iniziativain una zona di operazioni anglo-americana.»

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Proteste e recr iminazioni sono inutili. Il 13 marzo Bo­gomolov annuncia ufficialmente che l'Urss ha riconosciu­to il governo Badoglio. Per parare il colpo, britannici eamericani sono costretti a nominare il 5 aprile due «alticommissari. in Italia, che di fatto avranno la funzione diambasciatori.

La logica dei blocchi

Sul piano internazionale i benefici per \'I talia sono mode­sti: non otter rà una pace anticipata e nemmeno un mi­glioramento delle cond izioni dell'armistizio. Sul piano in­te rno, il re e Badoglio hanno ricevuto un regalo enorme.Ora che le tre potenze vincitrici li hanno riconosciuti co­me sole autorità legittime, la sinistra che voleva mandarliin pensione è completamente spiazzata.

A che gioco stanno giocando i russi? Il Dipartimentodi Stato riceve dai suoi funzionari in Italia dispacci atterri­ti . Forse Mosca ha riconosciuto il regio governo -ben sa­pendo che non può durare». Vuole avere un apparato di­plomatico in Italia pronto per il giorno in cui i comunistiprenderanno il potere. Ai servizi segreti americani risultache due generali sovietici, con il loro stato maggiore, si so­no infiltrati nell'I talia occupata dai nazisti per organizzarei partigiani e orientarli politicamente. Stalin vuole dall'I­talia una base nell'Adriatico per appoggiare le forze rivo­luzionarie d i Tito in Jugoslavia. Praticamente il bolscevi­smo è alle porte.

Ma no, ma no, assicurano i sovietici. Sin dal 19 marzola loro ambasciata a Washington chiarisce che in Italia Sta­lin vuoi essere più conservatore di Roosevelt. Un prome­moria per il segretario di stato sottolinea che Mosca è con­traria alla sostituzione di Badoglio e all'abdicazione del re.Non solo. Bogomolov fa capire al presidente della Com­missione di controllo MacFarlane, che il 29 marzo informagli americani, come i sovietici intendano «assu mere un at-

. teggiamento energico con i partiti della sinistra in Italia e

. accertarsi che non facciano nulla per scalzare il governo» ,

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E allora? Stalin è diventato monarchico? In un certosenso, sì. Man mano che i suoi carri armati avanzano ver­so Berlino, il dittatore sovietico si rende conto che l'Euro­pa del dopoguer ra sarà divisa in due. Non vuole ingeren­ze nella parte che ha occupato, ed è abbastanza realistaper capire che una rivoluzione comunista non sarebbe tol­lerata nella sfera di influenza americana. Nel dicembre1943 i tre grandi si sono riuniti a Teheran e hanno abboz­zato la spartizione del mondo che diventerà effettiva conla conferenza di Yalta, L'Unione Sovietica ha fatto i suoiconti, e ha deciso che il regime debole e conservatore delre per il momento le conviene più di una democrazia pro­gressista. La storia insegna che i comunisti hanno mag­gior presa sul popolo in un paese arretrato che in una so­cietà capitalista moderna e dinamica.

li ritorno di Ercoli

Mario Ercoli: ecco un nome d i battaglia appropriato perun uomo forte, che da mesi ormai si prepara a scendere incampo. Una sua r ichiesta di visto per l'I talia è stata tra­smessa alla Commissione alleata il 14 gennaio. 11 giornodopo il Dipartimento di Stato ha inviato un telegrammache era insieme di assenso e di avvertimento: -Presumia­mo che sappiate come Ercoli, il cui vero nome è PalmiroTogliatti, sia il numero uno fra i comunisti italiani e unodei dieci più importanti del mondo•.

Il capo del Pc non ha fretta. Vuole arrivare al mo­mento giusto. Passa per Baku, Teheran, 11 Cairo, Algeri,e app roda a Napoli soltanto il 28 marzo, proprio il gior­no in cui Bogomolov confida a MacFarlane che sarà as­sunto «u n atteggiamento energico» con la sinistra italianareca1citrante. La nuova linea dei comunisti è annunciatail l ° aprile in una intervista di Togliatti all' . Unità. , subitoripresa a Mosca dalla - Pravda-: il partito ritira la richie­sta di abdicazione del re ed è pronto a entrare senza con­dizioni nel governo Badoglio, rinviando la questione isti­tuzionale alla fine della guerra. La vittoria sul nazismo è

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una priorità assoluta. Tutto il resto, compresa l'epurazio­ne antifascista, può aspettare.

Sotto la guida di Togliatti i comunisti italiani si m<;tto­no così su una strada che si rivelerà senza ritorno. E intempo di crisi, non in tempo di pace, che si compiono i ri­volgimenti sociali. Congelare la lotta di classe propriomentre il crollo del fascis mo ha reso vulnerabile il sistemasignifica perdere una occasione che non si ripresenterà. "-mai ptu.

Mussolini, con tutte le sue velleità demagogiche, nonha cambiato il tessuto sociale italiano. Negli anni Quaran­ta come negli anni Venti, i contadini sono apatici, gli ope­rai risentiti e sfid uciati, e una borghesia pavida e rapace sirifiuta di correre rischi e si preoccupa soltanto della dife­sa dei suoi privilegi. La resistenza, come il risorgimento,ha richiamato all'azione le minoranze che vorrebberoun'Italia diversa, democratica. Ma i loro programmi pro­vocano confusione, e Togliatti è un uomo d 'ordine, man­dato in Italia dai sovietici per mantenere l'unità durantela guerra. Non si può imporre la repubblica subito? E al­lora tanto vale che la monarchia, simbolo screditato dellaconservazione, sia preservata senza ritocchi. In questomodo gli anglo-americani saranno inchiodati alle loro re­sponsabilità e costretti a gestire un re impopolare.

-Srnettendo di andare a piatire- scrive il segretario co­munista nelle sue memorie -presso le autorità di occupa­zione perché cacciassero il re, si metteva in cr isi tutta lapolitica di quelle autorità.•

Attenti a sinistra

Piatire? I documenti d imostrano che gli americani avreb­bero preferito l'abdicazione di Vittorio Emanuele. Secon­do Roosevelt il rinnovamento politico in Italia doveva es­sere graduale ma poteva cominciare anche subito, senzaaspettare la fine della guerra. Fu Togliatti a lanciare il si­luro che affondò il programma dei sei partiti del Cln e fe­ce trionfare il disegno conservatore di Churchill.

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È vero però che le manovre del segretario del Pc met­tono in crisi gli americani, lasciandoli sconcertati e spa­ventati. Un memorandum della Commissione di control­lo agli inizi di aprile sottolinea come, tagliando l'erba sot­to i piedi della sinistra democratica, i comunisti italiani sia­no diventati più forti. Molti borghesi ora chiedono la tes­sera del partito, convinti di saltare sul carro dei vincitori.Ai servizi segreti americani risulta che il Pc abbia in bancaoltre 20 milioni di lire, una somma enorme per quei tem­pi. Con un apparato così temibile gli americani non sa­ranno mai tentati di venire a patti. Per costruire un argineaccetteranno ogni alleato disponibile. La scel ta conserva­trice di Togliatti non li rassicura. Li spinge a destra.

Vengono così gettate le basi di un sistema che dureràfino alla caduta del Muro di Berlino. Roosevelt avrebbepreferito che in Italia, come negli Stati Uniti, si creasserole condizioni per una alternanza al governo fra conserva­tori e sinistra moderata. Ma con l'avvento della guerrafredda la sola preoccupazione di Washington sarà di tene­re i comunisti all'opposizione. Dall'altra parte della barri­cata il Pc continuerà a inseguire il miraggio del compro­messo storico, nell'illusione di essere associato a un potereche non può ottenere per sé solo.

C'è qualcosa di comico nella disperazione di CarloSforza, che vede crollare insieme i suoi ideali politici e lesue ambizioni personali. Il 7 aprile , nell'ufficio del com­missario americano Robert Murphy, il conte si sfoga con­tro «il sostegno cieco e ostinato di Churchill al re e a Ba­doglio, che ha dato ai comunisti un campo di sviluppoideale», Supplica gli americani di intervenire per spingereda parte il re. Si dice pronto ad accettare come reggente ilprincipe Umberto, che ancora poche settimane prima de­finiva peggiore del padre.

La soluzione De Nicola

Ma è troppo tardi. Per salvare la faccia, i partiti del Clnadottano un compromesso elaborato mesi prima da Enri-

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co De Nicola: il re non abdica, ma annuncia l'intenzionedi ritirarsi dalla politica dopo la liberazione di Roma e af­fidare le sue funzioni a Umberto. che assumerà il titolo diluogotenente. In cambio. anche i ministri repubblicanigiureranno una fedeltà provvisoria alla monarchia.

11 24 aprile Badoglio presenta al re il nuovo governo diunità nazionale. Sforza, ministro senza portafoglio. è comeun morto che cammina. Togliatti, trionfatore del momen­to, assume la regia della cerimonia in ogni particolare.Corregge perfino l'italiano di Benedetto Croce che ha ste­so la dichiarazione programmatica. Il re, secondo le me­morie del segretario comunista• •non riesce a dire due pa­role sensate, neppure di saluto-o

Sembra che Churchill abbia vinto lo scontro con Roo­sevelt, grazie all'intervento del terzo incomodo Stalin. Mal'America rimane la più forte, e in Italia farà da padrona.

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VENTO DEL SUD

Un grido di esultanza salì dalla folla assiepata sulla Quin­ta Avenue di New York: -Viva l'Italia! Viva il presidente!-.Sul palco degli oratori Generoso Pope, -grand marshal­della parata del Columbus Day, sventolava trionfante unalettera in cui Franklin Delano Roosevelt assicurava gli ita­loamericani che non avrebbe risparmiato sforzi per la ri­costruzione del loro paese d'origine.

Era il9 ottobre 1944 e l'America era in piena campa­gna elettorale.

Per ottenere il quarto mandato alla Casa Bianca Roo­sevelt non aveva esitato a chiedere l'appoggio di un per­sonaggio potente ma discusso, che oggi si chiamerebbeposi-fascista.

Generoso Pope era emigrato da Napoli nel 1906, aquindici anni. Aveva portato l'acqua agli operai che scava­vano i tunnel SOlto il fiume Hudson, tra \'isola di Manhat­tan e il New Jersey. A trent'anni era padrone dell'impresache lo aveva assunto come manovale. A quaranta era unodegli italiani più ricchi d'America: grande sostenitore diMussolini, che lo aveva decorato per meriti fascisti tre vol­te, nel 1926, nel 1928 e nel 1930. Pare che il Duce gli aves­se fornito sottobanco i fondi per comprare nel 1928 -IlProgresso Itala Americano», il quotidiano di lingua italia­na più diffuso negli Stati Uniti. Proprio lui che sapeva leg­gere a malapena era diventato un magnate della cartastampata, proprietario di una catena di giornali che finoalla vigilia della guerra era stata il principale strumentodella propaganda fascista nel nuovo mondo.

Di questi giornali, che a partire dal 1942 si erano pa-

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triotticamente allineati sulle posizioni del governo di Wa­shington, Roosevelt aveva bisogno per bloccare l'avanzatadel cand idato repubblicano Thomas Dewey fra gli italoa­mericani. Quando il 30 settembre Pope aveva sollecitatoun messaggio da leggere al termine del corteo del Colum­bus Day, alla Casa Bianca si era aperto uno spinoso dibat­tito. Ancora una volta il presidente aveva deciso di dareun colpo al cerchio e uno alla botte, lanciando segnali ras­sicuranti ai conservatori del «Progresso Italo Americano»senza smentire le voci (infondate) secondo cui il sindaco disinistra Fiorello La Guardia sarebbe stato mandato in Ita­lia per sovrintendere alla ricostruzione.

La linea opportunistica di Roosevelt tra ex fascisti eantifascisti non era dettata soltanto da ragioni di politicainterna. Rapporti inquietanti giungevano dall'Italia, dovel'epurazione dei gerarchi del passato regime procuravapiù nemici che amici ai liberatori americani. Di fronte alleinfinite complicazioni del paese dei gattopardi, il presi­dente del New Deal decise di lasciar perdere, e permiseche ogni velleità punitiva affondasse nelle sabbie immobi­li della burocrazia italiana.

Nella storia dell'epurazione mancata si può riconosce­re oggi il più sgradevole tra i peccati originali della PrimaRepubblica: la spaccatura tra Nord e Sud. Di fronte all'i­nerzia del governo di Roma, che rifiutava di abbattere lestrutture dello Stato fascista, i partigiani del Nord reagi­rono a modo loro, passando sommariamente per le armiquasi tutti i gerarchi su cui riuscirono a mettere le mani,Mussolini compreso. AI loro posto nominarono uominiche a volte si erano distinti in battaglia ma non avevanoesperienza amministrativa e spesso venivano guardati consospetto dalle autorità di occupazione, spaventate dal con­tropotere comunista.

«Arriva il vento del Nord» prometteva ai suoi compa­gni il segretario socialista Pietro Nenni, «che porterà ilrinnovamento, spazzando via ogni resistenza.» Ma con l'a­vanzata delle truppe americane cominciò a soffiare il ven­to del Sud. Prefetti e questori designati dal Cln vennero

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rimossi e sostituiti con funzionari politicamente fidati, tra­sferiti dalle regioni meridionali dove regnava l'ordine.

Forse la storia si vendicava così dei piemontesi che nelsecolo precedente avevano occupato il Sud e preteso dicambiarlo senza cercare d i capirlo. L'I talia sabauda erastata costruita da settentr ionali arroganti e d i ved ute ri­strette, che avevano represso i moti popolari con le baio­nette dei bersaglieri. La Prima Repubblica esordl con un~

casta di burocrati meridionali, inefficienti e retrogradi,che alle agitazioni operaie rispondevano con i mang~nellidella «celere». Veniva così gettato un seme della rivoltache dopo mezzo secolo avrebbe fatto nascere la LegaNord.

M orte ai diavoli

Roosevelt non pensava certamente a un'Italia come que·sta , quando espose il suo programma tre giorni dopo l'ar­resto di Mussolini. Il discorso radiofonico del 28 luglio1943 è una pietra miliare della politica estera americana.Il presidente si rivolge alla nazione e promette solenne­mente di fare piazza pulita del fascismo in Italia: le istitu­zioni create da Mussolini saranno smantellate e gli uominiche ne hanno approfi ttato saranno puniti.

Agli americani l'epurazione appare come un doveremorale. «La popolazione ital iana- ha scritto Rooseve1t aChurchill il 25 luglio «deve essere trattata bene, ma il ca­po dei diavoli [Mussolini] deve esserci consegnato insiemecon i principali complici dei suoi crirnini.» Il premicr bri­tannico ha un atteggiamento più cinico, ma nella sostanzanon ha obiezioni. -Se i capi fascisti cadessero nelle nostremani- ha risposto il giorno stesso «d ecideremo come trar­tarli consultandoci con gli Stati Uniti e. dopo esserci ac­cordati con loro. con l'Unione Sovietica. Qualcuno po­trebbe preferire una esecuzione immediata e senza pro.cesso. salvo che per scopi di .identificazione. Altri preferi­rebbero che fossero segregatI fino alla fine del conflitto inEuropa e che la lo ro sorte fosse decisa insieme con quella

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degli altri criminali di guer ra. Personalmente sono abba­stanza indifferente su questo punto, purché nessun solidovantaggio militare sia sacrilicato a una vendetta immedia­ta.'

Subito dopo l'armistizio di settembre le autorità di oc­cupazione alleate ricevono dunque da Londra e Washing­ton disposizioni per procedere alla purga. Le sed i del Par­tito fascista vengono chiuse e i loro fond i sequestrati. Lamaggior parte dei prefetti viene sostituita e alcuni tra i georarchi più in vista Iiniscono in carcere.

Ma il governo Badoglio frena. In dicembre, su richie­sta del Comando alleato, promulga un decreto legge perl'epurazione e ne affida l'applicazione a un attempatoeroe antifascista, Tito Zaniboni, che ha scontato diciottoanni di carcere per un attentato a Mussolini. Si guarda be­ne pero dal mettergli a disposizione il personale e i fondinecessari. Anzi, fa di tutto per sabotare il suo programma.I prefetti rimossi dalle autorità militari alleate vengonomandati ad amministrare altre province, mentre ai fun­zionari fascisti cacciati da un ministero vengono affidatemansioni ancora più importanti in un altro .

Nell'aprile 1944, sotto la pressione congiunta degliamericani e dei partiti antifascisti che sono entrati nel go­verno, Badoglio consente che inizi l'istruttoria contro gliufficiali responsabili della mancata difesa di Roma. Avver­te però il generale britannico Mason MacFarlane, capodella Commissione alleata di controllo, di essere contrarioa -una crociata generale contro tutti coloro che hannoavuto a che fare con il fascismo». Egli stesso ha troppischeletri nell'armadio per consentire che l'inchiesta vadalino in fondo.

L'ora di Sforza

Le cose cambiano in giugno, con la liberazione di Roma,quando Badoglio è costretto a lasciare il posto al presi­dente del Cln Ivanoe Bonomi. Zaniboni viene sostituitodall' ambizioso Carlo Sforza, che ottiene i mezzi per costi-

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tuire una agenzia indipendente per !'epu~azione, Tanto l~stampa americana quanto quella ,bn tanmca sostengono .1nuovo corso. Lo stesso Churchill è favorevole: detestaSforza, ma vuole togliere un argomento alla propagandacomunista che denuncia il ritorno dei fascisti al potere.

Nel giro di pochi mesi la Commissione Sforza mandasotto processo alcuni fra i gerarchi più no?, purga le forzearmate cacciando più di trecento generali e sospende 309senatori su 420, compreso Badoglio.

Ma è un fuoco di paglia. La maggior parte delle istrut­torie non sarà mai portata a termine. L'attivismo di Sforzasi scontra con la passività del presidente del Consiglio Bo­nomi, un conservatore preoccupato di evitare provvedi.menti drastici contro gli alti gradi della burocrazia e delleforze armate, fra cui conta numerosi amici. So ltanto i so­cialisti di Pietro Nenni e il piccolo Partito d'Azione conti­nuano a insistere per una epurazione vigorosa. Gli stessicomunisti diffidano di Sforza e non vogliono che diventitroppo potente.

All'interno della Commissione per l'epurazione si sca­tena così una sorda lotta tra Sforza e il comunista MauroScoccimarro, incaricato del repuJisti della pubblica ammi­nistrazione. Ufficialmente i due uomini sono alleati, ma idocumenti americani rivelano come in realtà si scambinocolpi bassi. Nell'ottobre 1944 il governo di Roosevelt rice­ve dall'Oss un rapporto allarmato sull'Italia. Per daremaggior peso alle loro informazioni, gli agenti americanine indicano insolitamente la fonte: nientemeno che Alber­to Tarchiani, ex segretario della «Mazzini Society- e futu­ro ambasciatore d 'Italia negli Stati Uniti.

Tarchiani, sottolinea il rapporto, abita in casa del con­te Sforza ed è «il suo più stretto collaboratore». L'Oss è si­curo che il conte lo ha scelto come portavoce per lanciareun siluro contro Scoccimarro.

.. Il P C» afferma Tarchiani ..sta creando sotto la direzio­ne di Togliatti un tessuto di cellule comuniste in tutti i mi­nis~eri del governo italiano. Si serve della cosiddetta epu­razrone per questo scopo . I comunisti sono pronti a per~donare, proteggere e usare per i loro fini qualunque im-

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piegato governativo compromesso con il fascismo purchésia disposto a servire d'ora in poi il Partito comunista. Nel­lo stesso tempo si servono di queste nuove reclute per in­criminare, anche con false accuse, i pubblici dipendentiche non vogliono piegarsi alloro partito, Queste tattichehanno avuto grande successo e oggi non vi è alcun mini­stero italiano, alcun ente dello Stato in cui non sia all'ope­ra una cellula comunista>

La denuncia di Sforza e Tarchiani non risparmia nep·pure Pietro Nenni, il segretario socialista che è il più stre­nuo sostenitore dell'opportunità di una epurazione in­transigente. •La demagogia di Nenni- d ice il futuro amobasciatore ai suoi interlocutori dell'Oss «ora prevale nelPartito socialista, che è usato sistematicamente dai comu­nisti per portare avanti la loro politica, I comunisti prefe­riscono che Nenni operi fuori dalle loro fila , come "leadersocialista", piuttosto che all'interno del Pc, dove potrebbeprovocare dissenso tra i dirigenti attuali.»

Epurare stanca

L'Oss trae le sue conclusioni e suggerisce al governo ame­ricano d i sostenere contro Nenni, Togliatù e Scoccimarrolo scrittore Ignazio Silone, un socialista -che crede neiprincipi della democrazia, del federalismo e dell'uma nesi­mo» e che potrebbe «facilitare la formazione di un frontegenuinamente democratico e antitotalitario in Italia•.

Analizzato oggi, il rapporto conferma due cose. Primadi tutto che i servizi segreti americani non operano peruna restaurazione della destra in Italia. Sono alla r icercadi un nuovo ordine, «genuinamente democratico». In se­condo luogo, che temono un complotto comunista, sebbe­ne Togliatù faccia d i tutto per mostrarsi duttile e disponi­bile.

I giorni in cui Roosevelt proclamava, nei discorsi pub­blici come nelle lettere p rivate, l'intenzione di regolare iconti con i -diavoli fascisti. sembrano lontani, anche se èpassato poco più di un anno. Il presidente ha tutte le ra-

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gioni d i essere deluso dalle manovre dei partiti che si ser­vono dell'epurazione per i loro intrighi d i potere. Gli exfascisti come Generoso Pope , che gli procurano voti aNew York, gli sono più utili della nuova classe politica ita­liana, incapace di darsi un programma chiaro. La crociataantifascista non lo interessa più.

Le contraddizioni in cui si dibatte il governo di Romaesplodono in novembre, quando Mauro Scoccimarro pre­senta una lista di alti papaveri dei ministeri del Tesoro edella Marina che ritiene indegni dei loro incarichi. I mini­stri del Tesoro, Marcello Soleri , e della Marina, ammira­glio Raffaele De Courten, si dimettono per protesta. DeCourten è un beniamino degli inglesi, che hanno chiestoespressamente la sua nomina quando in giugno è stato co­stituito il governo. La Commissione Sforza è entrata inrotta di collisione con le autorità di controllo alleate.

Un dossier rimasto sepolto fino a oggi nell'archivio deiservizi segreti americani svela i retroscena della crisi dinovembre in tutta la loro gravità: un gruppo di cospirato­ri in contatto con il principe Umberto preparava un'azio­ne di forza per richiamare il maresciallo Badoglio e foromare un governo autoritario, che avrebbe fatto appello aicarabinieri per liquidare i dissidenti. Il loro piano sarebbestato approvato, oltre che dal luogotenente del Regno, dalpapa Pio XII, dal presidente del Consiglio Bonomi e dal­lo stesso Togliatti, ansioso di conservare a ogni costo unposticino per i comunisti nel governo.

Tra Umberto e Badoglio

L'Il novembre ,la ~ezione romana dell'Oss trasmette aWashmgt~:>n COpIa .d l un documento recapitato la sera pri­ma ~ Quirinale e Intestato «Indicazione riservata e confi­denziale per Sua Altezza Reale il Luogotenente del Re­gno». So~o 0[[0 p agme redatte in linguaggio altisonante egram mmatlcamente sofferto, banute a macchina Con estre-

a cura, ma senza firma.-Sentiamr, il dovere. si legge nel testo d "

« J rar presente

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il risultato delle nostre approfondite indagini espletatecon la dovuta riservatezza sulla grande massa della opi­nione pubblica.• Gli autori chiedono la costituzione -di unnuovo governo... di eletti uomini del centro democratico» ,

Dopo un preambolo sulla necessità di preservare -unadisciplina ed un ordine indispensabili al risanamento del­1'Italia», si entra nel vivo della proposta: «Si ritiene moltoopportuno che la scelta del presidente del Consiglio fossecompresa tra le eccellenze Orlando, Soler i, De Nicola,Croce•. Segue l'elenco dei possibili ministri: Badoglio agliEsteri, Bonomi alla Giustizia, De Gasperi alla Pubblicaistruzione, Saragat all' Industria, Soler i alla Finanza, DeCourten alla Marina, il generale Dall'Ora ministro dellaGuerra... Un ministero senza po rtafoglio, -solo per ragio­ne di carattere politico contingenti-, è riservato -all'Eccel­lenza Toglìaui, in considerazione che con le alleate Ameri­ca ed Inghilterra è anche attrice principale la Unione del­le Repubbliche Socialiste dei Sovietti e di cui l'Ecc. To­gliatti ne è officiosamente il fiduciario».

La conclusione è importante: «Formuliamo assicura­zione che nessuna delle persone ind icate è stata interpel­lata... Abbiamo inteso solo d i contribuire al bene della no­stra martoriata Patria che risponde al fatidico e millenarionome: Italia•. Se le cose dovessero finire male, gli interes­sati potranno d ire d i essere stati tenuti all'oscuro.

Sembra lo stile di uno dei tanti grafomani che scrivonoogni giorno al governo e ai giornali. Ma non è così. L'Ossritiene la pista abbastanza importante per sguinzagliare isuoi migliori agenti e nel giro di ventiquattro ore riferiscea Washington: -II documento è stato preparato dopo unariunione cui erano presenti quasi tutte le personalità cita­te, presieduta personalmente da Badoglio. I punti princi­pali sono stati elaborati dal generale Dall'Ora, propostocome ministro della Guerra. In precedenza vi era stato unincontro segreto tra il p rincipe Umber to e Badoglio, fuo­ri dal Quìrinale-.

Una fonte definita -rnolto attend ibile. assicura gliamericani che il principe e Bonomi «sono in completo ac­cordo sui nomi indicati nel piano» , Ma c'è di più: «De Ga-

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speri lavora assiduamente per il nuovo governo ... e vienesostenuto con enfasi che la sua autorità viene dal Vaticanostesso, e il papa è d'accordo con il piano. Si afferma cheTogliatti ha avuto ieri un colloquio con il principe ered ita­rio, e si crede che si sia persuaso che quanto sta per acca­dere è inevitabile e da parte sua sarebbe saggio accettareun posto secondario nel nuovo governo-o

Un funzionario americano dell'Oss, accompagnato daun intermediario italiano, si reca dunque a interrogare ilgenerale Fidenzio Dall'Ora, ritenuto l'uomo forte dellacongiu ra. Dall'Ora non si fa pregare. Parla per un'ora emezza. •La sola speranza per la ricostruzione dell'Italia ­assicura -r isiede in un partito monarchico che abhia allasua testa Umberto, che nominerebbe un governo di tre oquattro personalità principali, uomini d i prestigio e d'o­nore. Il resto del gabinetto dovrebbe essere composto datecnici.» Confida di aver parlato con Umberto sulle misu­re da prendere e di avere l'assenso di Badoglio. Si lanciain una diatriba sulla cor ruzione della questura ma afferma-di avere fiducia nei carabinieri, che in quanto militari ri­cadrebbero sotto la sua giu risdizione di ministro dellaGuer ra e che egli riorganizzerebbe in una compagine effi­ciente» , Aggiunge che i carabinieri hanno dimostrato «d iavere ancora cuore e coscienza, in quanto hanno effettlva­mente sparato sulla folla , quando è stato loro ordinato difarlo nei recenti disordini in Sicilia•.

•Vi sono stati colloqui con Bonorni- conclude il gene­rale -che ha accettato d i dimettersi... Questo p rovocheràu~a crisi che permetterà al principe di intervenire e no­minare un nuovo governo.»

Per qualche giorno sembra che tutto p roceda secondoil copione. Il 25 novembre Bonomi ch iede al Cln di scio­gliere la Commissione Sforza. Di fronte all'opposizionedelle sinistre scavalca il Cln che lo ha designato come pre­sidente del Consiglio e presenta le dimissioni direttamen­te al principe.

Il 27 novembre \'Oss telegrafa a Washington: «Infor­mazioni assolutamente attend ibili rivelano che il generaleInfante, capo di gabinetto del principe Umberto, ieri sera

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ha visitato il maresciallo Badoglio e ha chiesto la sua coo­perazione per formare il nuovo governo»,

n maresciallo, avvicinato da un emissario dei servizisegreti americani, dichiara: -Sono disposto ad assumere ilportafoglio degli Esteri... Tuttavia devo avere assicurazio­ni dal generale Clark [comandante delle truppe america­ne in Italia] e dall'ambasciatore Kirk sulla posizione deglialleati nei confronti dei rivolgimenti che stanno avvenen­do».

Complotto sventato

Ma le assicurazioni che Badoglio attende con tanta ansiaDon arriveranno mai. Arriva invece un segnale che con­vince il principe Umberto a fare una rapida marcia indie­tra. n 28 novembre un dispaccio dell'Oss registra il falli.mento della congiura: •Una fonte di indiscutibile attendi­bilità vicina al re informa che Badoglio è stato convinto alasciare Roma e a dare ad intendere a tutti i suoi associatidi essere andato a caccia. Si afferma che l'eliminazione diBadoglio dalla scena politica è dovuta alla convinzione ne­gli ambienti di corte che la sua forza fosse più grande diquanto si credesse in un primo tempo e che le sue idee esperanze personali fossero andate troppo oltre e non fos­sero più accettabili per la monarchia» ,

n maresciallo e i suoi amici nostalgici non tornerannoal potere. L'epurazione degli ex fascisti sarà fermata senzadi loro, in modo ovattato ma inesorabile. e con essa avran­no fine le riforme promosse dai socialisti e dal Partito d'A­zione, che rimarranno fuori dal nuovo governo.

A novembre si sono svolte le elezioni americane, Roo­sevelt è stato confermato alla Casa Bianca e ha qualchemotivo per essere grato a Churchill, che ha sopportato adenti stretti le molte promesse e le poche concessioni fatote agli italiani per conquistare i voti dei loro parenti inAmerica. Gli Stati Uniti lasciano dunque che siano i briotannici a gestire a modo loro la crisi di governo a Roma.Ma presto cambiano idea.

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Il 4 dicembre, una nota inviata dai britannici al J?ip.ar­timento di Stato fa il punto della situazione. Il pnnClpeUmberto ha ch iesto all'ambasciatore britat;t.nico .a Roma,sir Noel Charles, il permesso di n."ll;DVare l ~ncanco a Bo­nomi e, se egli non accettasse. di rivolgersi a BenedettoCroce. Londra ha risposto che sta bene, ma nel nuovoga­binetto dovrebbero entrare tutti i partit~ , compresi ~~lah­sti e comunisti, per garantire che non Cl sarà Oppo~lzlOne.-Sir Noel Charles- chiarisce il documen~o ..~a ricevutol'autorità di trattare direttamente, se lo nterra opportu­no, con Palmiro Togliatti .»

Da Bonomi a Bonomi

La nota dei britannici sorvola su un episodio che mandaRoosevelt su tutte le furie. L'ambasciatore Charles, perconto di Churchill, ha opposto un veto assoluto a una de­legazione del Cln che lo interpellava sulla possibilità di de­signare Carlo Sforza come ministro degli Esteri. Con l'oc­casione, ha fatto al Cln una severa ramanzina perché isuoi rappresentanti nella Toscana liberata hanno nomina­to le autorità locali senza aspettare indicazioni da Roma...Cosa sono questi soviet?» ha esclamato, con un tono chenon ammetteva repliche.

L'offesa a Sforza provoca una reazione irritata degliStati Uniti. Il5 dicembre il portavoce del Dipartimento diStato dichiara alla stampa: «La composizione del governoitaliano è un affare puramente italiano, salvo nel caso dinomine che abbiano importanti implicazioni militari. Ilgoverno americano non ha in alcun modo intimato al go·verno italiano che vi sarebbe una qualunque opposizioneda parte sua al conte Sforza•.

Roosevelt e Churchill si scambiano telegrammi risenti­ti. Agli americani preme chiarire che la Gran Bretagnanon si deve permettere di prendere a calci una loro crea­tura, come è Sforza, senza interpellarli prima. Nella so­s':'I?za però sono stanchi dell'epurazione quanto i britan­mCI. Sforza ha esagerato, e nessuno muove un dito per

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fermarlo quando, dignitoso e un po' vanesio come al soli­to, fa il bel gesto di dimettersi. Gli americani sono gentecui non bisogna mai dare le dimissioni: le accettano.

Uscito di scena il conte, l'epurazione viene affidata auna commissione di giuristi, cioè, di fatto, accantonata. Laliquidazione di un regime è un fatto politico, non giur idi­co. Per i giu risti non vi è nulla da eccepire nell'operato deigerarch i fascisti, conforme alle direttive d i quello che eraallora il governo legittimo. I funzionari fascisti rimarran­no ai loro posti, cambiando partito ma non mentalità, eserviranno la repubblica con la stessa inefficienza dimo­strata nel servizio della monarchia.

Il 12 dicembre Bonomi giura fedeltà al principe Um­berto come presidente di un nuovo Consiglio dei ministriche in pratica ha eliminato dal suo programma i punti piùcontroversi: epurazione , riforma agraria. decentramentod i poteri ai Cln regionali. I socialisti e il Partito d'Azione,che si battevano per questi obiettivi, sono passati all'oppo­sizione. Ma i comunisti continuano la loro politica di com­promesso: Togliatti è vicepresidente del Consiglio.

E Badoglio? Negli arch ivi americani il suo nome vienenuovamente fatto in un telegramma segreto inviato il 3Iagosto 1945 dall' ambasciatore Alexander Kirk al segreta­rio di stato. Il vecchio maresciallo teme che una sua estro­missione dal Senato possa lasciarlo ind ifeso nelle mani dichi vorrebbe processarlo per il suo passato fascista e si rac­comanda a britannici e americani. L'ambasciatore Charleslo ha accolto freddamente e anche Kirk è propenso a sca­ricarlo. «Personalmente» conclude il telegramma «non (ri­peto non) mi pare che il governo amer icano dovrebbe in­tercedere per Badoglio.• Soltanto chi serve ancora meritadi essere salvato.

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VI

L'\ RESISTENZA: VN BENE INEVITABILE

-La repubblica italiana è come uno scaldabagno: senza laresistenza sarebbe un bidone.» La battuta di un corri­spondente americano che ha vissuto a lungo in Italia ri­flette l'atteggiamento dei liberatori verso i partigiani checombattevano con loro: un affetto non privo di ironia.

I documenti americani degli anni Quaranta gettanouna luce disincantata su episodi che ufficialmente vengo­no celebrati con trionfalismo retorico, ma confermanouna impressione in gran parte positiva. Per gli Stati Unitila resistenza italiana fu un bene inevitabile: ne avrebberopotuto fare a meno, e non la incoraggiarono, ma quandodovettero riconoscere la sua importanza trovarono il mo­do di utitizzarla per i loro fini. Le bande di partigiani ros­si fecero suonare molti campanelli d'allarme a Washing­ton, ma in nessun momento della guerra gli strateghi delPentagono temettero veramente che la situazione sfuggis­se loro di mano.

•Le nostre avanguardie- scriveva il 2 maggio 1945 ilgiornale delle forze armate americane -Stars and Stripes-,«sono entrate in città piene di patrioti italiani. Eranostraordinariamente numerosi. I soldati alleati hanno fi­nalmente avuto la sensazione di combattere per liberareun popolo che vuole veramente essere libero. Dopo i lun­ghi mesi della campagna d'inverno, tra il fango, la pioggiae le rovine, finalmente hanno visto un'altra Italia»

V n'Italia che era insorta senza aspettare il loro arrivoe cbe ora, ebbra d'orgoglio, si credeva padrona del suodestino. Nella primavera del 1945 Torino, Milano, Geno­va sembravano sull'orlo della rivoluzione. Partigiani in ar-

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mi presidiavano le città, funzionari del Cln prendevano inmano la pubblica amministrazione, consigli di gestioneo perai si insediavano nelle fabbriche.

Ma era semplice apparenza . I veri padroni d'I talia,adesso come prima, erano gli inglesi e gli a mericani. •Neiloro momenti di maggiore ottimismo. spiega nel suo libroGli Stati Uniti e l'Italia u» storico Stuart Hughes, . i militan­ti antifascisti si abbandonarono all'illusione che i loro sfor­zi avessero cancellato il retaggio di vent'an ni d i tirannia ela vergogna della guerra perduta, e che la vittor ia della re­sistenza avesse automaticamente assegnato all'Italia unposto fra le democrazie avanzate. Dimenticavano che que­sta vittoria era stata opera di una minoranza: di una mi­noranza numerosa, è vero, ma assolutamente non dell'in­tero popolo italiano.»

Paura di Tito

Britannici e americani si erano trovati spesso ai ferri cor tisui limiti dell'autonomia da accordare al governo italiano,ma su un punto erano perfettamente d'accordo: nonavrebbero consentito alla resistenza di sostituir si a questogoverno. I car teggi del comando americano in Italia, rac­colti nel volume -Civil Affairs- , confermano che gli alleatiavrebbero usato la forza, se fosse stato necessario, per im­porre nel Nord l'autori tà di Roma. L'ultima cosa che vole­vano era un governo dei partigiani simile a quello costi­mito da T ito in Jugoslavia, che rinnegasse il passato e sisentisse libero di contestare le dure condizioni imposte al­l'Italia dall'armistizio accettato d a Badoglio. Ma non ebbe­ro mai bisogno di ricorrere alle ar mi. Il rispetto dell'armi­stizio interessava ai sovietici non meno che a loro e i co­munisti italiani erano troppo d isciplinati per tentare av­venture in tempo di guerra senza l'approvazione di Mo­sca.

I primi contatti tra la resistenza e gli anglo-americanirisalgono all'autu n no del 1943. Agenti alleati incontranoin Svizzera due delegati delle formazioni partigiane, Fer-

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ruccio Parri e Leo Valiani: promettono armi e denaro machiariscono che la guerra per bande dovrà avere un rag­gio di azione limitato, con operazioni di disturbo nelle re­trovie tedesche e una rete clandestina di assistenza ai pri­gionieri evasi. Gli aiuti non vengono distribuiti equamen­te: le Brigate Garibaldi, di orientamento comu nista, ri­mangono quasi a bocca asciutta. •Avevamo la sensazione.scriverà Parri nelle sue memorie -che gli alleati cercasserodi dividerci. invece di aiutarci a creare una organizzazioneunitaria.»

La diffidenza reciproca si approfond isce nel gennaio1944, quando a Milano viene costituito il Clnai (Comitatodi Liberazione Nazionale dell'Alta Italia). Una delle sueprime circolari, che i servizi segreti americani trasmettonoa Washington, chiarisce che gli obiettivi politici sono mol­to più ambiziosi di quanto gli alleati siano disposti ad ac­cettare: «Domani non ci sarà posto tra noi per un regimereazionario , comunque mascherato, e nemmeno per unademocrazia zoppa. Il Cln d i oggi è una prefigurazione delgoverno di domani. Nel governo di domani questo è cer­to: operai, contadini, artigiani, tutte le classi popolariavranno un peso determinante , e un posto adeguato aquesto peso sarà occupato dai partiti che le rappresenta­no-o

Le dimensioni del movimento popolare che si sta or­ganizzando al Nord diventano evidenti con il successodello sciopero generale proclamato d al Cln il l° marzo:l'unico sciope ro di tutta la guerra nell'Europa occupatadai nazisti. Con l'arrivo della primavera gli anglo-ameri­cani devono accettare il fatto compiuto: i partigiani sonoora un vero esercito, che il 9 giugno viene posto sotto uncomando unificato e prende il nome di Corpo Volontaridella Libertà (Cvi).

Patrioti e briganti

Charles Delzell, autore di uno studio approfondito editodall'Università di Princeton (MussoLini's Enemies: The IIa-

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lian Anti Fasast Resistancei , ritiene che 200 mila italiani ab­biano partecipato, in qualche misura, alla resistenza. Leindicazioni raccolte dall'Oss e dai servizi segreti britannicisono discordi, ma non c'è dubbio sull'impor tanza del con­tributo partigiano alla guerra. Il 22 maggio il comandan­te britannico Harold Alexader pubblica il pr imo comuni­cato in cui si ammette ufficialmente il ruolo dei Volontaridella Libertà. l tedeschi, indica il generale Alexander, so­no stati costretti a spostare verso nord sei delle loro venti­cinque divisioni in Italia per combattere contro i partigia­ni italiani e fare fronte a quelli jugoslavi ai confini dellaVenezia Giulia. L'indebolimento dello schieramento ne­mico al Sud favorisce l'avanzata degli alleati verso Roma,che viene liberata il 4 giugno.

Gli americani non hanno potuto impedire che il rnovi­mento partigiano si sviluppasse al di là dei loro desideri, edunque decidono di accettarlo. Del resto, le informazionidi cui d ispongono sono frammentarie ma non catastro fi­che.

Dopo aver interrogato -un considerevole numero dipatrioti che hanno attraversato la linea del fronte per ve­nire a Roma-, il capitano dell'Oss Bruno Gori riferisce alsuo comando: «La maggior parte è di sin istra, ed è orga­nizzata dai comu nisti o dal Partito d 'Azione. Tuttavia nonsi tratta di comunisti nel vero senso della parola ma dipersone che desiderano un completo cambiamento politi­co e sociale. Le nostre fonti affermano che sono tutti re­pubblicani... Tra di loro ve ne sono molti che non hannorispetto per la legge... E necessario separare i veri patriotida quelli che sono semplici briganti travestiti, e prendereseri provved imenti contro questi ultimi... l patrioti hannol'impressione che la loro libertà politica sia ostacolata: bi­sogna convincerli che sono liberi d i professare qualunqueidea purché non cerchino d i imporla con le armi... In con­clusione, le nostre fonti credono che i patrioti nell'Italiadel Nord diventeranno buoni cittad ini rispettosi della leg­ge se sarà loro concessa la dovuta considerazione morale emateriale» .

Tra l'altro, vi sono anche ragioni militari per affidare

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alla resistenza un ruolo più incisivo. Nell'estate del 1944,una parte sostanziosa delle truppe anglo-americane vienetrasfer ita dall'I talia in Francia dove con lo sbarco in Nor­mandia la guerra è entrata in una nuova fase. Le risorsedi cui dispone il generale Alexander sono limitate e l'aiu­to dei partigiani si sta rivelando prezioso, anche se non in­dispensabile. Ancora una volta gli anglo-americani pro­mettono armi. Ma in cambio esigono disciplina.

Su richiesta degli alleati il governo Bonomi manda alNord il generale Raffaele Cadorna, uno dei pochi alti uf­ficiali italiani che nel settembre 1943 hanno cercato di di­fendere Roma, per comandare il Corpo Volontari dellaLibertà. Di fatto, però, il suo potere sarà poco più che no­minale. Il comando effettivo continuerà a essere esercita­to dai suoi due vice, Luigi Longo del Partito comunista eFerruccio Parri del Partito d'Azione, designati dal Clnai.

Potereal a«

I nodi vengono al pettine in luglio, quando le forze anglo­americane avanzano verso Firenze e per la prima volta oc­cupano un territorio in cui è una significativa presenzapartigiana. Per il Comando alleato si pone il problema didisarmare migliaia di Volontari della Libertà e aiutarli ainserirsi nella vita civile. Bisogna inoltre decidere quale at­teggiamento tenere nei confronti degli uomini del Clnche hanno preso in mano l'amministrazione locale.

Ai primi di settembre un delegato che ha attraversatole linee nemiche arriva a Roma e chiede agli alleati di ri­conoscere il Clnai come unico legittimo rappresentantedel governo italiano nei territori occupati. In pratica, vie­ne sollecitato un crisma ufficiale per il fatto compiuto: sindal 30 agosto il Clnai ha inviato in tutte le province delNord una circolare in cui proclama di rappresentare il go­verno ed autor izza i comitati locali a esercitare il potere insuo nome.

I partigiani rifiutano ogni controllo politico. In otto­bre un distaccamento si impadronisce della Valle d'Osso-

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la, una zona alpina in provincia di Novara, proclama una..libera repubblica- e insedia nella ..capitale provvisoria..Domodossola un governo che promette di estendere lasua autorità sul resto d' Italia. È un gesto di sconsideratoeroismo, militarmente irrilevante e politicamente velleita­rio, che le divisioni tedesche soffocano nel sangue nel girodi qualche settimana. Ma è una brutta notizia in più pergli alleati, che non nascondono la loro irritazione. HaroldCaccia, il consigliere politico britannico della Commissio­ne alleata di controllo, dà disposizioni perché d'ora in poile operazioni dei partigiani vengano ignorate dalla propa­ganda di guerra.

Intanto , a Roma, la tensione nel governo Bonomi è alculmine. I socialisti e il Partito d 'Azione sostengono le ri­vendicazioni del Clnai con un tale ardore da mettere inimbarazzo gli stessi comunisti. li 12 novembre i partiti disinistra indicono una d imostrazione di massa sul Palatinoper celebrare il ventisettesimo anniversario della rivolu­zione russa. Decine di migliaia di contadini e operai, ve­nuti a piedi anche da grandi distanze, applaudono il co­mizio di Pietro Nenni. •E stata- scrive il segretario sociali­sta nel suo diario -da manifestazione più suggestiva dellamia vita... Questo popolo mi considera come il suo inter­prete. Direi che sente che la parola mi è stata data peresprimere il mio pensiero, mentre intuisce in Togliatti unariserva mentale che lo turba. È stata una successione diovazioni che ha raggiunto il delirio ogni volta che ho at­taccato la monarchia. Non vi è d ubbio che l'odio dellamassa è oggi diretto contro il Quirinale. E questa è stata,in gran parte, opera mia. Anche Togliatti stamattina hadovuto alfine pronunciare la parola Repubblica.»

Ubriaco di gloria, Nenni lancia dal Palatino un gridodi battaglia che segna la definitiva rottura con i moderati:-Tutto il potere al Cln-. In queste parole gli americani col­gono, con un fremito, un'eco dello slogan leninista: -Tu t­to il potere ai soviet-, È la goccia che fa traboccare il vaso.Mentre il governo Bonomi entra in crisi, gli alleati pren­dono provvedimenti.

Ferruccio Parri e Giancarlo Pajetta, che rappresenta

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Luigi Longo, vengono convocati al quartier generale al­leato per un cordiale ma franco negoziato con il generaleHenry Wilson, comandante delle forze nel Mediterraneo.Una informativa dell'Oss, firmata da Biagio Corvo e tra­smessa al quartier generale il 24 novembre, fa presenteche le autorità di occupazione hanno molto da guadagna­re da un riconoscimento ufficiale del Clnai: «Il riconosci­mento vorrebbe dire una maggiore garanzia contro il ri­schio di disordini sociali e sollevazioni politiche dopo la li­berazione dell'Italia del Nord. Il disarmo delle varie ban­de dovrebbe essere eseguito dal Clnai sotto la supervisio­ne alleata e il mantenimento dell'ordine diventerebbe unproblema del Clnai». A fianco al testo dattiloscritto di Cor­VO, un suo superiore ha scritto a penna: «Bene»,

Due accordi separati

Un memoriale segreto inviato nel gennaio 1945 dall'am­basciata britannica a Washington al Dipartimento di Statoricostruisce l'evoluzione dei colloqui tra Wilson, Pajetta eParri e sottolinea che il governo di Churchill è pronto a fa­re intervenire le truppe se sarà necessario per ricondurrealla ragione i partigiani.

In un primo momento, il Comando alleato proponeun accordo a tre con il Clnai e il gabinetto di Bonorni, «Ilgoverno di sua maestà. chiarisce il memoriale «ha espres­so la sua completa approvazione e nello stesso tempo hachiesto che l'accordo comprenda anche il riconoscimentodel governo italiano da parte del Clnai .» Ma il 26 novem­bre Bonomi si dimette. La crisi minaccia di ritardare i ne­goziati e Wilson, malgrado le proteste di Londra, tagliacorto e conclude un patto militare con Parri e Pajetta. IlClnai ottiene i finanziamenti di cui ha un disperato biso­gno e l'incarico di presidiare le città del Nord nel periodofra il ritiro dei tedeschi e l'arrivo delle truppe alleate. Incambio, si dichiara agli ordini del Comando supremo al­leato e si impegna a deporre le armi quando le forze an­glo-americane occuperanno i territori liberati.

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Due settimane dopo Paj etta, l'unico delegato rimasto aRoma, firma un accordo separato con Bonomi, che nelfrattempo ha formato il nuovo governo e riconosce ilClnai come suo rappresentante nell'Alta Italia occupata.Fino all'ultimo momento Londra ha insistito perché l'ac­cordo comprendesse un riconoscimento esp licito del go­verno Bonomi da parte del Clnai. «Tuttavia» fa notare ilmemoriale dell'ambasciata britannica -il Comando supre­mo alleato nel Mediterraneo ha ritenuto che per ragionioperative l' intera questione dovesse essere risolta senzaulteriore indugio e l'accordo politico è stato firmato senzaquesta particolare garanzia.•

«L'atteggiame nto del governo di sua maestà. prosegueil memoriale «è dettato in larga misura dalla sua esperien­za in Grecia» Una insurrezione dei partigiani greci è statarepressa dalle truppe britanniche a prezzo di centinaia dimorti. Londra teme che in Italia si verifichi la stessa situa-

•zione. •E possibile. conclude la nota dell'ambasciata -che[il Clnai] cerchi di estendere la sua autorità e si affermi nonsoltanto come rivale del governo di Roma ma anche dell'e­sercito italiano che combatte con gli alleati. Una situazionedel genere conterrebbe tutti i fattori necessari per unaguer ra civile in cui le truppe alleate , quando occuperannol'Italia del Nord, sarebbero inevitabilmente coinvolte. Ilgoverno di sua maestà ritiene perciò che gli sviluppi futuridevono essere osservati con la massima attenzione edesprime il parere che, se le circostanze da esso indicate do­vessero insorgere . dovrebbero essere prese misure per re­vocare l'accordo concluso recenternente.s

Le mani sull'esercito

Anche gli americani in Italia sono convin ti della necessitàdi tenere gli occh i bene aperti. Il 18 gennaio l'ambascia­tore Alexander Kirk si fa portavoce di -ambienri non co­munisti. che temono un complotto del Pc per infiltrare leforze armate. Togliatti ha lanciato sulla stampa del parti­to una campagna perché l'esercito italiano venga raffor-

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zato e impiegato nelle operazioni contro i tedeschi, chestanno guadagnando terreno sull'Appennino Tosco-Emi­liano dove hanno riconquistato la valle del Serchio. Conun telegramma riservato, l'ambasciatore informa il segre­tario di stato di aver raccolto notizie su «un piano organi.co dei comunisti per promuovere lo sviluppo di un eser­cito che alla fine potrebbe ricadere sotto il loro controllo».

Tbgliatti e i suoi compagni, prosegue Kirk, hanno«manovrato per conservare il posto di sottosegretario perla Guerra a Mario Palermo e per fare assegnare a MauroScoccimarro l'incarico di ministro per l'Italia occupata... ilprimo posto dà loro una influenza diretta sull'organizza­zione delle forze armate italiane e il secondo la supervisio­ne del movimento partigiano. dal quale i comunisti siaspettano il reclutamento di molti volontari della lorostessa specie per l'esercito».

All'ambasciatore risulta che il servizio d'informazionemilitare italiano (Sim) ha preso contromisure e assegnatoufficiali di sua fiducia alle brigate partigiane, con il compi­to di sorvegliarle. Il presidente del Consiglio Bonorni, chepure è stato presidente del Cln, e i ministri non comunistidel suo governo sono ancora più diffidenti degli alleati neiconfronti della resistenza.

Viene la primavera. e a Roma scoppia una disputa sul­l'opportunità di dare il via a un'insurrezione dei Volontà­ri della Libertà in appoggio alle truppe anglo-americaneche preparano un'offensiva nella valle del Po. La Demo­crazia cristiana teme che un'iniziativa del genere sarebbeil preludio di una rivoluzione comunista. Secondo lo sto­rico della resistenza Roberto Battaglia, l'arcivescovo di Mi­lano Ildefonso Schuster si adopera presso il Comando te­desco nell'Italia del Nord perché accetti una pace separa­ta con gli alleati e prevenga cosi l'attacco dei partigiani.

Ma gli agenti americani nel Nord, che sono in contattoquotidiano con la resistenza e conoscono a fondo la situa­zione, esprimono valutazioni molto diverse dalle voci al­larmate che circolano a Roma. Il 19 marzo l'Oss telegrafaal Comando alleato: «In seguito al vostro memorandum diqualche giorno fa che sollecita indicazioni definitive sull'e.

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ventualità che elementi partigiani organizzino una rotturacon il governo, diverse stazioni operative sul campo sonostate contattate e in nessun caso abbiamo trovato indicazio­ni positive. Al contrario, il messaggio seguente rappresen­ta l'opinione generale: La vostra domanda non è chiara.Se intendete un governo distinto dall'attuale governo diRoma, questa ipotesi è fantasiosa. Se invece intendete ungoverno distinto da quello fascista [di Salò), tentativi comequello del gerarca Farinacci sono nati morti-o

Il Pcpartito d'ordine

n 29 marzo il maggiore dell'Oss William Suhling mette inguardia i comandanti alleati contro la tentazione di adot­tare una linea repressiva verso la resistenza. •Da qualchetempo- scr ive in un rapporto segreto « è evidente che lapolitica del quartier generale alleato è motivata dall'espe­rienza britannica in Grecia, e che si teme una qualche for­ma di rivoluzione armata subito dopo la fine dei combat­timenti.. . Ci viene riferito che la Commissione alleata dicontrollo negherebbe la sua approvazione ai comunistinominati dal Cln ai posti di prefetto e di questore... Ognitentativo di sconfessare la nomina di membri di uno spe­cifico partito provocherebbe con tutta evidenza una rea­zione terribile>

n rapporto cita come esempio la lista delle autoritàche il Cln intende insediare in Piemonte nel giorno, ormaiprossimo, della liberazione: «Il prefetto è socialista, il vice­prefetto liberale, il sindaco di Torino comunista. I vicesin­daci sono un democristiano e un socialista. Il questore ap­partiene al Partito d 'Azione, e il presidente del Cln è libe­rale-. Contestare queste scelte significherebbe provocaredisordini. -Sono assolutamente convinto- conclude ilmaggiore Suhling «che la linea proposta dalla Commissio­ne di controllo sia sbagliata e vi raccomando di farlo pre­sente ai commissari americani.»

L'ufficiale super iore al quale è sottoposta la lettera delmaggiore Suhling è il colonnello Stuar t Hughes, che dopo

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la guer ra diventerà uno storico eminente dei rapporti traItalia e Usa. Anch'egli condivide le valutazioni del mag­giore: . 11 fattore chiave della resistenza nel Nord è l'unitàdi tutte le fazioni politiche... Ci sembra che sia nell'inte­resse degli alleati incoraggiare questa unità, per ottenereil massimo sforzo militare... Ogni tentativo d i discrimina­zione contro un partito, specialmente il Partito comunista,romperebbe infallibilmente questa unità e susciterebbe ladiscordia... In questo momento i comu nisti portano avan­ti una politica di unità e moderazione, più moderata, ineffetti, di qu ella dei socialisti».

A questo punto gli alleati hanno già deciso di giocarela carta della resistenza, anche se prendono le loro pre­cauzioni e favoriscono i partigiani «azzurri» rispetto aquelli rossi. Nella distribuzione dei fondi del 1945 i comu­nisti, che rappresen tano almeno i due terzi dei combat­tenti, ricevono il 40 per cento, il Partito d'Azione il 30 percento e le altre formazioni, numericamente meno consi­stenti, il rimanente 30 per cento.

Gli avvenimenti successivi al 25 apr ile confermano che\'Oss aveva ragione. Il Partito d'Azione è l'unico a pro­nunciarsi per una repubblica democra tica rivoluzionaria,e lo fa ingenuamente, con un articolo sul suo giornale«L'Italia Libera. in cui invita il Clnai ad assumere le fu n­zioni di governo provvisorio, fidando nel fatto che gli al­leati non oserebbero reagire con la forza. Oggi sappiamocon certezza, grazie ai documenti declassificati , che inveceavrebbero reagito, eccome. Ma lo sapevano bene, ancheallora, i comunisti di Togliatti, che deposero disciplinata­mente le armi. Non tutte, naturalmente. Secondo le infor­mazioni raccolte da Norman Kogan, uno dei primi storicidell'intervento americano in Italia, il 60 per cento venneconsegnato e il 40 per cento nascosto.

Tutti eroi

Dopo la liberazione i servizi segreti americani continuaro­no a sorvegliare questi arsenali clandestini: erano pronti a

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intervenire se gli ex partigiani ne avessero fatto uso. Peresempio un documento del 15 giugno contiene una listaminuziosa dei depositi in Piemonte: 400 mitra -sten- na­scosti da un certo comandante Renato del Partito d'Azio­ne a Serra di Perno, 15 carri di armi e munizioni conqui­state dai comunisti in battaglia con la divisione fascistaMonterosa e trasferiti da Piasco a Le Grange in provinciadi Cuneo, mancata consegna delle armi della brigata co­munista -Peyrolo- in Valle di Susa, comandata da un gio­vane toscano chiamato Libero, e così via. In realtà gli ame­ricani, che durante la guerra sorvegliavano i comunistisenza averne paura, si lasceranno prendere dopo la guer­ra dal timore quasi paranoico di una rivolta a rmata. Maquesto è un altro capitolo nella storia della Prima Repub­blica.

Per il momento, gli uomini della resistenza vengonocelebrati come eroi dagli alleati che li avrebbero schiaccia­ti come ribelli se avessero osato alzare troppo la cresta.Naturalmente le autorità comuniste insediate dal Cln sa­ranno sostituite, ma senza scosse e senza fretta. Nessunpolitico della Prima Repubblica mancherà mai di menzio­nare la resistenza nei discorsi u fficiali. Più passa il tempo,e meglio se ne parla. Delle Brigate Garibald i, come di Ga­ribaldi stesso, non si dice altro che bene. La resistenza èuna pagina gloriosa di storia al pari della sped izione deiMille. Appartiene al passato. Non morde più.

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VII

IL FATTORE VATICANO

Se il cattolicissimo WiIliam Donovan avesse seguito la suaprima vocazione di diventare frate domenicano, l'ordinedei predica tori, la storia dell'Oss e quella dell'Italia avreb­bero probabilmente preso un altro corso. Grande oratore,allievo prediletto di un famoso teologo, WilIiam Egan,precoce autore di un opuscolo, La dottrina cristiana, chetrovò immed iata pubblicazione, Donovan sognò da ragaz­zo di farsi -soldato d i Cristo-o Il fratello Vincent, che si fe­ce frate davvero, attribui a Egan il merito, o demerito, d iaverlo dissuaso: -Monsignor Egan- d isse -intuì che Billera un uomo d'azione e non soltanto di pensiero, irre­quieto, dagli interessi sconfinati•. Il teologo, da cui il gio­vane ereditò la passione dei libri - per tutta la vita ne les­se d ue o tre alla settimana -, lo indirizzò invece alla giu ri.sprude nza. William Donovan s'iscrisse alla facoltà di leggedella prestigiosa Columbia University a New York, doveincontrò l'uomo del destino: Franklin Delano Roosevelt,avanti a lui di un anno.

In apparenza agli antipod i, i due giovani formaronoimmediatamente una -rnutual admiration society-, unasocietà di mutua ammirazione, tra lo sbalordimento deicompagni. Donovan era irlandese, repubblicano, di fami­glia modesta, integralista e temerario di carattere: sop ra ilsuo letto campeggiava il detto di Disraeli -ìl successo è fi­glio dell'audacia». Roosevelt era un democratico -Wasp- ,cioè un anglosassone protestante figlio del potere, rifor­mista ma predisposto al compromesso: e citava una massi­ma di Emerson che suona più o meno cosi: -abbi corag·gio, ma non esagerare-o Donovan, il equarter bach , il cer-

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vello della squadra di football dell'università campionenazionale, divenne l'idolo degli studenti. Roosevelt inve­ce, il promotore del sindacato e dei dibattiti politici, ne di­venne il leader carismatico. Vincent Donovan credette dicapire la reciproca attrazione d ei due giovani: «Scorserol'uno nell'altro il background e le qualità di cui mancava­no» , Ma nessuno dei due sacrificò i suoi p rincipi all'amici­zia: soprattutto dopo l'università, furono avversari in va-

• • •n e occasioni.

William • lVild Bill. Donouan

La politica non è mai stata tenera con le supersp ie, e Wil­liam Donovan non rappresentò un'eccezione. Il futu rofondatore d ell'Oss e della Cia avrebbe potuto ambire - einfatti per qualche tempo ambl- alla presidenza d egli Sta­ti Uniti. La sua car riera fu un susseguirsi di trionfi, comeufficiale di cavalleria contro il rivoluzionario Pancho Villain Messico, come eroe della prima guerra mondiale, pro­curatore dello stato di New York, ministro della Giustiziaad interim, infine avvocato miliardario. Ma venne sconfit­to alle elezioni a governatore, le sole che gli avrebberoaperto le porte della Casa Bianca. Dovette rifugiarsi nelmito di .Wild Bill- , Bill il selvaggio, non si sa se per il va­lore d a lui dimostrato nelle Argonne , dove aveva guidatouna leggendaria carica della fanteria americana contro lemitragliatrici tedesche, o se per la determinazione sfog­giata nel proibizionismo, quando aveva fatto ch iudere ilproprio club per spaccio di alcolici. Un mito che l'Ossavrebbe ingigantito.

A partire dal '34, il presidente Rooseve1t, che non siera mai completamente ripreso dalla poliomielite, inco­minciò a servirsi del generale della riserva Donovan comedelle sue -gambe segrete». Il presidente diffidava d elGiap pone e d ella Germania e non sapeva che cosa pensa­re d ell'Italia . Gli affidò alcune missioni di spionaggio all'e­stero, tra cu i una a Roma, dove il 26 d icembre del '35 Do­novan venne ricevuto da Mussolini, e in Etiopia, dove po·

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chi giorni dopo fu ospite di Badoglio. II suo incarico: sco­prire se Guglielmo Marconi stesse costruendo un «raggiodella morte-, come si sospettava. e se Mussolini fosse ingrado di sconfiggere gli etiopi (la risposta di Donovan funo sul primo punto, sì sul secondo). Quando. nel '40.Roosevelt, cosciente delle carenze dei suoi servizi segreti ­in pratica esisteva soltanto quello della marina - decise diformare il Coi, l'Ufficio coordinamento informazioni, neincaricò William Donovan, che al principio del '42 lo tra­sformò nell'Oss, nonostante l'opposizione dell'Fbi.

Montini al servizio dell'Oss

È Donovan, col suo retroterra religioso e intellettuale, avolere una collaborazione segreta col Vaticano fin dal'4 I.Quell'anno, non dimentico della sua adolescenza, il di­rettore dell'Oss fa evacuare da Lisbona il frate domenica­no Felix Morlion, che ha fondato la -Pro Deo-, un'asso­ciazione cattolica europea antinazista e anticomunista . Li­sbona è un centro spionistico internazionale , e vi lavore­ranno come agenti inglesi. tra i molti altri. lan Fleming,futuro creatore di J ames Bond, lo scrittore GrahamGreene e il d iplomatico Kim Philby, che tradirà l'Occi­dente per l'Urss. Donovan teme l'invasione tedesca delPortogallo, e porta in salvo il fra te belga, che finanzieràper tutta la durata della guer ra, e di cui nel '44, dopo laliberazione di Roma, otterrà il trasferimento in Vaticano.Alla Santa Sede Morlion, politicamente e culturalmenteassai vicino a Donovan , diverrà l'uomo dell'Oss control'Vrss. Nel '46, Mosca lo denuncerà come l'eminenza gri­gia dei servizi segreti del papa.

Nel.'4 I il cattol~c,:, Donovan ha già due buoni canalicol Vaticano: uno e Il futuro cardinale conservatore dir-:ew .York Francis Sp~llmann , suo consigliere spirituale,di CUi è ?"equ.ente ~splte; ~ 'al(ro, forse ancora più impor­tante,.è I Ordme del Cavalieri di Malta. La filiale america­n~ del Cavalieri è stata fondata nel '27 dal cardinale Pa­tnck Hayes e dal finanziere Nicholas Brady, il padre del

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futuro ministro del Tesoro di George Bush. Nel '4 1 Spell­mann vi figura come -Grande Protettore. e J ohn Farrell ,diventato presidente della United Steel in successione aMyron Taylor, dal '39 ambasciatore alla Santa Sed e, cometesoriere. Donovan , anch'egli socio dell'Ordine, si congra­tula con se stesso. La su perspia si sente in una botte di fer­ro. Il Vaticano ha rappresentanze ovunque, e l'Ordine,che include capi nazisti , gode di una notevole libertà dimovimenti. Il flusso delle informazioni sarà cop ioso e si­curo. Nato pragmaticamente, nella consuetudine ameri­cana, l'asse Washington-Santa Sede ver rà formalizzato daSpellmann in una visita a Pio XII nell'aprile del '43.

Ma la pedina più preziosa per Bill Donovan è l'astronascente Giovanni Battista Montini , futuro papa Paolo VI,amico di Alcide De Gasper i e del giovanissimo Giulio An­dreotti. Consigliere ascoltato di Pio XII , segretar io di stato-in pectore-, Montini è l'interlocutore preferito dell'amba­sciatore Taylor e dell'incaricato d'affari Harold Tittman.Montini, dice un loro telegramma del '42, ha messo a di­sposizione degli Usa alcune relazioni dei nunzi apostolici aBerlino e a Tokyo, e li tiene aggiornati sugli eventi a Roma.In segno di ap prezzamento, dopo l'armistizio dell'B set­tembre del '43, gli Usa lo sollecitano a stabilire un -servizìod 'informazione. del Vaticano tra le due Italie, quella libe­rata e quella ancora occupata dai tedeschi, come confer malo storico del Dipartimento di Stato J ames Miller. Un altrorapporto dell 'Oss del '45 ind ividua in Montini - la fontepiù utile sulla politica interna italiana, in funzione non soloantifascista ma anche anticomunista».

A Montini, precisa.il dispaccio, fanno capo alcuni ve­scovi, mentre lo spionaggio contro i tedeschi - e gli infil­trati sovietici e titini, ormai numerosi - « è svolto dai gesui­ti-, Montini è progressista, mira a un'Italia democratica, igesuiti no, vorrebbero un regime franchista, come Mor­lion e l'Ordine dei Cavalieri d i Malta. Montin i riequilibratutte le informazioni a senso unico che ver rebbero maleinterpretate dai suoi interlocutori americani. La rivista so­vietica -Tempi nuovi. fotograferà così la situazione nel'46: -L'ìntelligence vaticana è diretta dal gesuita Janssens,

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il suo vice è Montini, coadiuvato da un secondo gesuita,Schmeider, e dal domenicano Morlion-, L'imbeccata leverrà da Kim Philby, il re del doppio gioco, che è statomandato in Italia dal servizio segreto britannico ma infor­ma anche quello sovietico e conduce una campagna sot­terranea contro l'Oss.

Alla Santa Sede gli agenti americani sono molto me­glio introdotti degli 007 di sua maestà britannica. In Ame­rica ci sono 30 milioni di catto lici e 6 milioni di italoameri­cani, l'Inghilterra non può competere. Nel gennaio del'46, il Comando militare Usa a Roma invierà al Pentagonoun messaggio Il>fJ secret, che verrà reso pubblico solo nel'95. Il titolo è: -L'Organizzazione del Vaticano per con­trollare la situazione interna italiana-o L'autore premette:-L'Organizzazione è stata formata dal papa per influiresu lla situazione a vantaggio della San ta Sede-. Quindiprecisa: . 11 card inale Enrico Gasparri e monsignor Mora­no si occupano dei rapporti con la Dc, il principe Umber­to e la Costituente... Tramite i vescovi monsignor Montiniviene informato da tutte le parrocchie degli orientamentipolitici della popolazione.., Il generale dei Gesuiti Nor­berto de Boynes e il suo assistente Alfonso Martin sonostati incaricati di uno scrupoloso servizio d'informazionisegrete sulle attività clandestine e i rapporti tra il Pc e Mo­sca.., A Genova il card inale Pietro Boetto, anch 'egli gesui­ta, ha organizzato un analogo servizio segreto separatoper "Italia del Nord e comunica direttamente col Pontefi­ce-o

Il prezzo del ViI/icono

Uno dei documenti più interessanti reca Ja firma di Titt­man e la data dell'I I luglio '43, due settimane prima del­l'arresto del Duce, e anticipa la riunione del Gran Consi­g lio e l'incarico a Badoglio : uno sviluppo auspicato tantodall'incaricato d'affari americano quanto dal papa. . 11gruppo segreto "Democrazie Unite". scrive 'Tittrnan «staintensificando gli sforzi per trovare gli uomini capaci di

llJ

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formare un governo senza il fascismo e indurre la coronaa cogliere il momento adatto per affidare la situazione aun generale di grande capacità e prestigio.• 11 gruppo ècomposto da democristiani, dai -socialisti moderati. e altripartiti ed è presieduto da Bonomi, e, osserva !'incaricatod 'affari, -sernbra avere successo nel dialogo coi reali» , Unmessaggio successivo dell'ambasciatore Taylor aggiu ngeche secondo quanto risulta al Vaticano la principessa Ma­riaJosè, moglie del principe Umberto, è in contatto con leautorità americane «per un'Italia senza Mussolini• .

Le relazioni di Tittman e Taylor consentono alcuneconsiderazioni. La Santa Sede ha fatto tesoro delle pres­sioni esercitate da Roosevelt fin dal '42 affinché il re si sba­razzi di Mussolini; è al corrente di che cosa stia maturan­do in seno al Gran Consiglio e alla corte ; e vede favore­volmente un governo Bonomi dopo quello Badoglio, manell'ambito di un regime monarchico. Tittman chiedeespressamente che Roosevelt, che ha già garantito che Ro­ma non verrà distrutta dai bombardamenti, favorisca que­sta evoluzione -garantend o l'indipendenza e la integritàter ritoriale dell'I talia•. L'alternativa , ammonisce, sarebbeil caos: -d obbiamo renderei conto che in futuro i detenutipolitici d el fascio e i fuorusciti potrebbero costituire unamiscela esplosiva• . Tittman depreca che una parte dei de­mocristiani, i repubblicani e i socialisti di sinistra si sianostaccati da -Democrazie Unite-, e abbiano formato - ItaliaLibera-, Nella sua analisi, il risultato è stato soltanto«un'ond ata di arresti. a cui si è però sottratto uno dei lea­der, -Ugo La Malfa [scritto Amalfa] riparato in Svizzera».

Sono i primi segnali che la Santa Sede ha messo unprezzo sulla sua collaborazione con gli Usa: la possibilitàd'ingerirsi nella politica interna italiana. A Washington, iliberals e i conservatori restano divisi: gli uni vorrebberoun governo socialista, gli altri un governo di destra. Sonod'accordo su di un unico punto: che dopo la pace nasca larepubblica e si formi un partito di massa anticomunista. Ilgiorno dello sbarco alleato in Sicilia, prima del 25 luglio e1'8 settembre, il Vaticano, tuttavia, ha già fatto una sceltacondivisa da Taylor, da T ittman e all'Oss da Sullivan. L'in-

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caricato d 'affari dice che -in un'I talia democratica, AlcideDe Gasperi potrebbe riorganizzare rapidamente il Partitopopolare di don Sturzo, perché dispone di una rete se­greta di dirigenti e può contare sulla gioventù cattolica»,

Tra i leader cita Giovanni Gronchi, di cui l'America diffi­derà considerandolo troppo radicale. «L'incognita. con­clude Tittrnan -sono i comunisti con le loro forti organiz­zazioni clandestine.•

Mentre Washington e Londra dibattono la questioneistituzionale - preservare o no la monarchia? - il Vaticanosi preoccupa da un lato di non violare il Concordato madall'altro di contenere il comunismo -reìnventando- ilPartito popolare. Il suo obiettivo a breve termine è la sta­bilità dell'Italia, che precluda altre pericolose avventure,da un golpe di destra a una rivoluzione di sinistra; e quel­lo a medio termine è la creazione di un polo cattolico, chesi contrapponga al polo comunista. Il primo obiettivo puòessere raggiunto soltanto facendo perno sulle strutturedello Stato esistenti, purché epurate dal fascismo: dunquesu Casa Savoia e sulle forze armate. In un secondo tempo,però, bisognerà dare vita a un partito legato alla Chiesa.

La Santa Sede si propone come l'ago della bilanciadella politica italiana da cui il Duce l'ha esclusa, spiazzatutti, spinge avanti la Dc. Una proposta che fa comodo aLond ra e ai conservatori di Washington; ma non ai liberalsle cui polemiche sulla -Vatican connection- restano co­munque lettera morta. Che piaccia o no ai progressistiamericani, i giochi sono fa tti.

In quale d irezione il Vaticano spingerà gli Stati Unitilo rivela un rapporto dell'Oss dell 'ottobre del '44, pocodopo la liberazione di Roma. I servizi segreti del papadanno l'allarme: -Centinaia di russi sono sbarcati a Bari inuniforme per fornire denaro e assistenza alla popolazio­ne, d icendo che gli aiuti americani arriveranno in ritardoo non arr iveranno per nulla-oProbabilmente, prosegue ildispaccio, si tratta «ìell'avanguardia di un'armata-o Sullacosta meridionale italiana davanti all'Albania «si verificaun curioso fenomeno: negli uffici pubblici, comprese lestazioni ferroviarie, funzionari jugoslavi in veste d'inter-

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preti alimentano le critiche contro gli alleati• . Il rapportotermina su una nota di panico: «Roma è circondata dauna cintura, profonda 30 chilometr i, in, cui divampa lapropaganda anticlericale e anticattolica. E strano perché,al di fuori di questa fascia, il Pc si mostra conciliante colclero. Sembra che la cintura abbia lo scopo di consentireun'azione a sorpresa contro la capitale del mondo cattoli­co» .

Il fattore V nella politica italiana

Secondo Arthur SchlesingerJr. , il grande stor ico di Roose­velt e di Kennedy, un processo alla Santa Sede per la SUaingerenza negli affari dell'Italia alla fine della guerra sa­rebbe ingiusto e infondato. Nel caos di quegli anni, Pio XIIritiene di avere una strada obbligata. Il pontefice sa di qua­li or rori si sia macchiato il nazismo, ma è cosciente anchedei crimini dello stalinismo, ed è deciso a risparmiarli allaChiesa e agli italiani. Si schiera con gli americani e con gliinglesi contro il Fiihrer e contro il Duce, e nei fatti diventauno degli artefici della democrazia nell 'Europa occidenta­le. Se è vero che la vorrebbe limitata, e che a Roma contri­bu irà a fare nascere una repubblica imperfetta, è anche ve­ro che contribuirà a prevenire un'altra dittatura. Senza ilVaticano e la Dc, la fram mentazione politica italiana diver­rebbe tale da rendere il paese ingovernabile. E facile paria.re d 'alternanza, commenta Arthur Schlesinger; ma è diffi­cile realizzaria se l'alternativa è comunista e il paese è allafrontiera della guerra fredda.

Per gli amer icani il «fattore V. (Vaticano) è cruciale.Come in Sicilia si sono alleati con la mafia in nome dellastabilità, così nella Roma liberata della seconda metà del'44 rinsaldano i legami con la Santa Sede. Il diavolo e l'ac­qua santa vanno bene entrambi, se hanno il potere di te­nere lontana la sovversione.

Un documento dell 'Oss di quell'anno fa l'apologia diPio XII: «Il Pontefice desidera che !'Italia non venga umi­liata, e che la pace, anche in Germania, sia una pace di

Il6

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giustizia, non di vendetta•. La ragione è politica più cheetica: «una pace di vendetta gioverebbe soltan to ai cornu­nisti- mentre il papa «intende impedire che l'Vrss s'impa­dronisca dell'Europa•.

L'Oss appoggia la richiesta di aiuti americani . per larapida ripresa dell'industria italiana»: aiuti, ha attestato alpapa il ministro competente Gronchi, -estremarnente ur­genti» . Churchill intralcia Roosevelt, che provvede in viaprivata grazie agli italoamericani, mettendo Myron Taylora capo della -Arnerican Relief for ltaly•.

Nel '44, la strategia del Vaticano è diretta a tre scopi:calmare le acque in Italia; ricondurre all'ovile i movimen­ti cattolici che si stanno spostando troppo a sinistra; e neu­tralizzare i comunisti. Come al solito , l'Oss l'approva. Se­gnala a Washington che il pontefice «ha ordinato a De Ga·speri di collaborare coi partiti dell'ordine ma di non ac­cettare l'incarico di formare il governo perché sarebbeconsiderato un governo del Vaticano•. Pio XII , spiega,preferisce che De Gasperi rimanga in secondo piano fin­ché la situazione non si sarà chiarita, e finché non si sa·ranno placati i contrasti sulla tolleranza dimostrata dallaChiesa verso il fascismo. L'Oss conclude: -Alcuni leaderdei cattolici comunisti (Sinistra Cattolica) hanno informa­to la Santa Sede che secondo il Pc esiste un solo nemico,l'America; e Togliatti ha dato istruzioni affinché la pene·trazione politica e commerciale Vsa in Italia venga blocca­ta» , Istruzioni analoghe, prosegue, sono state inviate daMosca agli altri comunisti europei.

L'ascesa di De Gasperi

Ma nel '45 il Vaticano si fa ardito. Al principio dell'anno sirecano in visita da Pio XII e da De Gasperi il nuovo se­gretario di stato Vsa Stettinius e Harry Hopkins, il bracciodestro di Roosevelt, per sondarli sulle elezioni e sull'Urss,Il papa spiega che Sinistra Cattolica va considerata allastregua del Pc e che Nenni è peggio di Togliatti. Due altifunzionari della segreteria pontificia, Dadaglio e Perrone,

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informano gli americani che ai cattolici è vietato votare co­munista e sconsigliato votare socialista; che la Dc è l'unicovero partito di massa affidabile; che il governo Parri - è

estremista»; e che dovrebbe essere sostituito da un gover­no De Gasperi.

A dicembre, monsignor Tardini, il confiden te del papaassieme a monsignor Montini, invita gli alleati «3 fornire aDe Gasperi l'appoggio bastante a procurargli il successodel suo governo, nel caso che sia nominato presidente delConsiglio» . Denuncia i Comitati di Liberazione Nazionalee le altre forze -che ostacolano il processo democratico•. Eribadisce la totale preclusione della Santa Sede all'Vrss.

Quello stesso mese, Pio XII in persona con fida a Ha­rold Tittrnan di sperare in una vittoria della Dc e degli al­tr i partiti moderati alle elezioni, ma di temere -l'unìtà diazione dei comunisti e socialisti che, con tecniche terrori­stiche al momento dci voto, potrebbero avere la maggio.ranza, e formare una dittatura di sinistra in Italia», Tra leconfidenze del papa all'incaricato d 'affari, declassificatenell'S6, una dimostra perché l'Oss incominci a reclutaregli ex fascisti e a finanziare i partiti italiani cosiddetti de­mocratici. Pio XII rileva che quello comunista «è il partitopiù attivo e meglio organizzato di tutti e in apparenza di­spone d i fondi illimitati•. E continua: -Fa inoltre proseliticon molta facilità, perché accoglie un gran numero di fa­scisti disperati che non saprebbero altrimenti come pro­reggersi e sopravvivere; e costoro, coi loro trascorsi totali­tari, s'inquadrano bene nelle sue strutture•. Sono feno­meni che l'Oss ha già osservato in Sicilia e a cui ha l'ordi­ne di porre riparo.

I vizi capitali della Prima Repubblica, il Gladio, i fondineri dei partiti , la cor ruzione politica, la P2 massonica, sidelineano fi no dalle prime elezioni del dopoguerra e dalreferendum sulla monarchia. Il Vaticano è soltanto l'anel­lo iniziale della catena Washington-Roma. Stanno per es­serne creati altri ancora più importanti, i sindacati, falseimprese e società assistenziali, e così via. Trurnan, suben­trato a Roosevelt alla sua morte il 12 aprile del '45, duesettimane prima di Piazzale Loreto, è conservatore e anti-

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sovietico, e sebbene massone - frequenta il Tempio diAlexandria dedicato a George Washington, il più massonedei presidenti - si trova in completa sintonia con Pio XII.Un dossier dell'Oss pubblicato nel '90 svela che Rooseveltaveva tentato di mediare tra la Santa Sede e il Cremlino,mandando a Mosca un suo uomo di fiducia, Ed Flynn,nella convinzione che -la Chiesa e i rossi dovranno d ialo­gare per qualche generazione a venire» , Idee del generenon passano neppure per la testa a Tru rnan, che intrave­de nell'Italia una portaerei Usa nel Mediterraneo control'Urss.

L'Oss perde la faccia

Uno dei momenti più belli di .Wild Bill. Donovan è l'u­dienza con Pio XII del luglio '44. Bill il Selvaggio è all'a­pice della propria fortuna: dopo avere penetrato quasilUtto il teatro dell'Atlantico coi suoi agenti, si accinge a pe­netrare anche quello del Pacifico. Mentre lui è in viaggioin Asia, 1'0 55 incappa però in uno dei suoi più gravi inci­denti di percorso proprio al Vaticano. Un giovane russo,un certo Dobinin, incomincia a fornire documenti riserva­ti sul Giappone che provengono, dichiara, dalla Segrete­ria di Stato della Santa Sede. Il capo dell'Si in l'I tal ia, l'av­vocato italoamericano del Connecticut Vincent Scampo­rino, li giudica cosi importanti da assoldarlo a 500 dollarial mese, una somma allora principesca. Scatta la -Opera­zione Vascello», il misterioso informatore viene chiamatoDusty, Polveroso. Ma il capo dell'Oss a Roma, James An­gleton, è diffidente, e sottopone Dobinin a stre tta sorve­glianza. Scopre che è in contatto col gesuita antifascistaSchmeider, e si tranquillizza.

L'operazione è segretissima, e acquista una portatastraordinaria a metà del gennaio del '45, quando Roose­velt, Churchill e Stalin si mettono d'accordo sul vertice diYalta. Donovan si sente in dovere di mostrare al presiden­te uno dei telegrammi dell'vincredibile Dusty-, che riferi­sce un colloquio tra Pio XII e il cardinale Fumasoni Bion-

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di, il prefetto della Propaganda Fide: il papa prospettauna mediazione del Vaticano tra Washington e Tokyo es'impegna anche ad accertare a quali condizioni i giappo­nesi farebbero la pace. Dopo pochi giorni, 1'0ss manda al­la Casa Bianca il testo di una conversazione successiva trail pontefice e il prefetto: il Giappone è disposto a ritirarsida quasi tutti i territori occupati, purché gli alleati gli ri­conoscanç una posizione di preminenza in EstremoOriente. E musica per le orecchie di Roosevelt, a cui ilPentagono ha comunicato che uno sbarco americano co­sterebbe un milione di vite. L'entusiasmo del presidenteper la spia aumenta quando essa gli svela che Tokyo sta va­rando una supercorazzata «al comando dell'ammiraglioYanuchi, un cattolico».

I messaggi si susseguono, sempre più cruciali. Il 24gennaio Roosevelt riceve il testo stenografico di un incon­tro tra Pio XII , il suo segretario Pio Rossignani, Montini el'ambasciatore giapponese in Vaticano, Hasahide Kanaya­ma. La mediazione vaticana pare maturare, Kanayama in­siste affinché inizi prima del vertice di Yalta. Il 26 «Du sty»segnala una battuta d'arresto: il papa, afferma, ha dettoall'ambasciatore americano alla Santa Sede Myron Taylorche Kanayama vuole aprire trattative segrete, e Taylor harisposto di non essere autorizzato a farlo. La Casa Biancachiama Taylor per avere «urgenti spiegazioni» e questi ca­de dalle nuvole: non ha mai avuto uno scambio del gene­re col Santo Padre. Avvertito, l'Oss riprende a pedinare ilgiovane Dobinin e incomincia a sondare il Vaticano. Ma illinguaggio dei rapporti di «Dusty- è troppo dotto, le sueanalisi troppo profonde per pensare che non siano unprodotto della diplomazia papale. Il flusso continua indi­sturbato,

Il 4 febbraio il generale J ohn H ull dello stato maggio­re delle forze armate, manifesta i primi, forti dubbi. Hullconosce benissimo il Giappone, ed è sicuro che l'<<Opera­zione Vascello» sia propaganda giapponese. Un agentedell'Oss, Robert Joyce, che ha avvicinato anche Montini,accerta che -Dusty- sta fornendo le stesse informazioni adaltri servizi segreti: quelli britannico, francese, russo, po-

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lacca e argentino. Peggio ancora: i colleghi stranieri nonprendono sul serio nessuno dei rapporti. Donovan bloccatutto, il presidente Rooseve1t, che è in partenza per Yalta,non riceverà più telegrammi. La guer ra nel Pacifico con­tinuerà fino ai bombardamenti atomici di Hiroshima eNagasaki.

Ma Angleton mantiene i contatti con Dobinin, ignaracinghia di trasmissione di centinaia di falsi, colleziona imessaggi, e gli versa i suoi 500 dollari mensili. Vuole sta­bilire chi ci sia dietro l'-O pcrazione Vascello». La sua con­clusione: i servizi segreti italiani, che in questa maniera in­dividuano gli agenti stranieri; o Kanayama, un esperto didisinformazione.

-Dusty-, detto anche «Fonte Z», viene scoperto, e perl'Oss è una vergogna. La su perspia è un giornalista tosca­no, Virginio Scattolini, noto per avere scr itto in gioventùdue romanzi pornografici, Queste donne! e Le amazzoni delbidet. Nella maturità, Scattolini si è sposato e convertito, siè fatto terziario francescano e ha composto una Ode a Ro­ma Sacra che gli ha procurato un posto all'«OsservatoreRomano-, Ma nel '39, venuti alla luce i suoi trascorsi por­nografici, Scattolini si è dovuto dimettere. E per sbarcareil lunario ha preso a fornire -docu menti segreti- a paga­mento un po' a tutti, giornali come il «New York Tirnes­inclusi. Come se non bastasse, ha pubblicato un libro, I do­cumenti segreti della diplomazia vaticana, d i denuncia dei-complotti pontifici contro l'umanità-o Processato l'annodopo, Scattolini si difende dicendo di avere lasciato Corre­re un po' troppo la fantasia. Svan irà nel nulla dopo averscontato sette mesi di prigione, e avere rovinato la reputa­zione dell'Oss.

Salvate i fascisti!

Forse perché porta al Gladio, la d ocumentazione del Di­partimento di Stato e dell 'Oss sulla protezione accordatadal Vaticano ai fascisti e ai nazisti dopo la liberazione diRoma, sovente su domanda degli Usa, rimane in gran

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parte protetta dal segreto di stato. I due l ames Bond ame­ricani che organizzano il salvataggio degli ex gerarchi so­no Allen Dulles, capo dell'intelligence in Svizzera, il futu­ro direttore della Cia, e j ames Angleton, capo delle ope­razioni in Italia, il futuro direttore del suo controspionag­gio. Dulles, che rivendica il merito della -Operation Sun­rise- , Operazione Aurora, i negoziati clandestini con KarlWolff per la resa tedesca nell'I talia del Nord, e Angleton,un appassionato italianista, credono fermamente che sianegli interessi degli Stati Uniti assicurarsi i servizi degliuomini più capaci del Fuhrer e del Duce, non solo scien­ziati ma anche mili tari e spie, salvo alcuni dei grandi cri­minali di guerra. «Si trattava altresì. proclamerà serena­mente Dulles «Ii strapparli all'Urss, che ne aveva capito ilvalore e che faceva loro ponti d'oro.•

Uno degli studiosi più attenti del salvataggio dei nazi­sti e dei fascisti, Har ris Srnith, un ex agente della Cia,elenca alcune imprese dei due 007 americani. Dulles fascappare Walter Rauff, il compagno di Karl Wolff nelletrattative della resa, dopo che è stato arrestato dagli allea­ti in Lombardia. Lo fa riparare a Genova dove, con l'aiu­to del cardinale Siri, Rauff istituisce una «stazione di tran­sito. per i militari tedeschi verso l'Argentina, la Siria e l'E­gitto, e più tardi il Cile. Dulles manda anche il suo miglio­re agente, Emilio Daddario, a salvare il maresciallo Gra­ziani catturato dai partigiani a Milano.

Intanto a Roma, Angleton, su ord ine del nuovo pro­console , l'ammiraglio Stone, traveste da ufficiale america­no il capo della Decima Mas, la formazione della Repub­blica di Salò, il principe Valerio Borghese, condannato amorte , e lo nasconde. Stone è un amico di vecchia data delpadre di l unio Valeria: in un telegramma lo definisce unmoderato, un aristocratico e un industriale, fascista sol­tanto per obbligo, non per convinzione, buon patriota.

La rete d'intrighi e alleanze in Europa per salvare i na­zisti e i fascisti è sterminata, include personaggi come Ot­to Skorzeny che nel'43 ha strappato Mussolini dal GranSasso. Essa s'impernia soprattutto sugli ex servizi segretitedeschi in combutta coll'Oss, e sull'Ord ine dei Cavalieri

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di Malta, alcuni dei cui leader sono rimasti fedeli alla sva­

stica e al fascio. Ma la panecipazione della Santa Sede èsolida. Secondo Harris Smith, -essa forgia passaporti f~lsi

per i fuggiaschi e li s~~sidia t~mite .1a,Caritas In..t~rnatJ o.

nalis, sotto la supervrsione d i Montini•. E Fr~denc Lau­

rent ne L'orchestre noire cita un rapporto del l\hmst~r<~ de:

gli Interni di Salò del marzo del '45 c~n l'elenco del r-ifugi

allestiti dal Vaticano per i collabo~azlO.m~u . l,l papa. ~h~

sotto il Duce ha dato asilo agli antifascisti e 31 comun ls t~ .

sembra mosso da considerazioni umanitarie e da due ti:mori: che i regolamenti di conti sfocino in un bagno di

sangue, e che destabilizzino l'Europa facendone una fac ì­

le preda per l'Urss. . ,La -special relatìonship- dell'Oss col Vaticano verra

ered itata dalla Ciao Si attiverà in Italia ogni volta che il Pc

apparirà sul punto di prendere il potere. E all'estero nel­

le crisi più gravi con I'Urss, L'esempio più illuminante

ver rà fornito da Ronald Reagan e da Giovanni Paolo II

nel 1981 dopo l'invasione della Polonia . Da un anno è di­

rettore della Cia un clone di Bill Donovan, un ex agente

di A1len Dulles in Svizzera, altro cattolicissimo irlandese,

William O'Casey, anch 'egli ex ministro, membro dei Ca­

valieri di Malta, e miliardario newyorchese. Reagan è pro·

testante ma uno dei suoi primi provvedimenti è stato di

nominare un uomo di fiducia ambasciatore in Vaticano: il

presidente vuole non soltanto il riarmo militare bensì ano

che quello morale dell'Occidente contro Mosca. Sotto di

lui, la Polonia diventa il banco di prova della rinnovata al­

leanza tra gli Usa e la Santa Sede. L'accordo è immediato:

essi lavoreranno insieme per Lech Walesa e per Solidar­

nosc con gli stessi metodi collaudati nel dopoguerra in

Italia, cominciando dai finanziamenti occulti tramite i sin­

dacati.Nel '92 il consigliere della sicurezza di Reagan, Wil·

liam Clark, un giudice cattolico, ci conferma in Ull collo­

quio telefonico l'inte sa tra la Casa Bianca e il Vaticano per

la salvezza della Polonia. Le missioni più delicate sono sta­

t~ affida te,a un generale poliglotta, Vernan \Valters, l'ex

aiutante di campo del generale Clark, il liberatore di Ro-

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ma, ed ex vicedirettore della Ciao I fondi per Solidarnosésono stati gestiti da un ufficio riservato della segreteriadella confederazione sindacale Afl-Cio. E lo spionaggioamericano ha potuto contare sulle strutture della Chiesapolacca. Con discrezione, intesa analoga verrà realizzatain Centro America, in particolare a Managua occupata daisandinisti. .

William O'Casey muore di un tumore al cervello a Wa­shington prima di assistere al successo della sua strategia,e il presidente Reagan rischia di essere travolto dallo scan­dalo Irangate,lo storno illegale dei pagamenti dell'Iran aicontras, i ribelli antisandinisti. Ma crolla il Muro di Berli­no e la Polonia e il Nicaragua sono salvi. La -Vatican Con­nection- ha prodotto frutti molto più copiosi di quantomai sognato.

Il papa e il re

Sebbene non si amino, tra papa Pacelli e re Vittorio Ema­nuele III esiste una qualche affinità naturale: l'istinto con­servatore, la coscienza della carica, l'incertezza nel decide­re.Ia reticenza col prossimo. Parrebbero nati per una San­ta Alleanza. Ed è quello che l'amministrazione americanasospetta alla fine del '45. Due rapporti da Roma, uno del­l'Oss, l'altro dell'ambasciatore in Italia A1exander Kirk,adombrano il sospetto di manovre segrete del Vaticano edella corona tramite i polacchi. L'Oss avverte che il gene­rale filomonarchico Vladislav Anders che ha lottato congli alleati - fa grossi sforzi per mantenere strette relazionicol papa coll'assistenza del cardinale Josez Gawlina, cap­pellano generale delle forze armate polacche•. L'amba­sciatore Kirk va oltre: un giovane aiutante di Anders, uncapitano, ha promesso l'aiuto militare polacco alla monar­chia italiana. I sospetti sono rafforzati da un giudizio diPietro Nenni: - Non si amano, ma il Vaticano preserverà lamonarchia per evitare una rivoluzione».

Una volta tanto, 1'0ss e l'ambasciata Usa a Roma sisbagliano. Ai primi del'46, Harold Tittman spedisce al Di-

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partimento di Stato una lettera di nove pagine che descri­ve fedelmente la linea della Santa Sede. Pio XII non boi­cotta il d isegno repubblicano dell'America. Dapprima haadombrato un sostegno al re: -la ricerca affrettata deicambiamenti radicali. ha scr itto all'Azione Cattolica nel­l'ottobre del '45, «spesso è un segno d'indifferenza per ilproprio passato e una facile resa a istanze aliene». Ma piùtardi ha preso le distanze dal sovrano: «con ogni probabi­lità. rivela l'incaricato d 'affari «si è tirato indietro nelleazioni, oltre che nelle parole» , Tittman assicura Washing­ton che in vista del referendu m del 2 giugno, -nonostan­te le voci in contrario, la Santa Sede non ha sollecitato lagerarch ia cattolica a fare votare i fedeli per la monarchia•.La principale preoccupazione d i Pio XII per il 2 giugno èun'altra: mette re i comunisti KO. Il papa mobilita tutti icattolici, commenta Tittman.

Priva dell'esplicito imprimatur pontificio, la monar­chia verrà sconfi tta, ma il Pc non sfonderà. Col senno dipoi, si può dedurre che il papa ha sacrificato il re alla Dc:se nella mente degli elettori il partito cattolico si fosseidentificato con Casa Savoia, non sarebbe divenuto il par­tito di maggioranza relativa. Il Vaticano ha giocato bene lesue carte: non ha rotto con l'America, ha eretto le difesecontro l'Urss, e ha messo un'ipoteca sul potere politico inItalia.

L'opera della Santa Sede è coronata dall'intesa antico­munista con l'amministrazione Tru man. Il nuovo presi­dente americano non ha bisogno di essere convinto dellagravità del «pericolo rosso» , Ha epurato l'Oss dai simpa­tizzanti, veri o presunti, del Cremlino - e anche di quellidi Londra - e si è impegnato in un braccio di ferro conStalin. Da buon massone, Truman agevolerà il ritornodella massoneria in Italia per farne un baluardo antisovie­tico, come testimonia un telegramma dell'Oss del '46, manon a scapito della -Vatican Connection- .

I rapporti tra i servizi segreti della superpotenza equelli della Chiesa s'in tensificano. Ai primi del '47 ilconsolato Usa di Milano consegnerà alla Santa Sede iltesto di un messaggio radio clandestino proveniente dal-

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la Jugoslavia. Esso dà istruzioni a ignoti agenti comuni­sti di seguire una «Inter nazionale Bianca Antisovietica­che si terrà a Lucerna -coll'evidente appoggio vatica­no-oFornisce i nomi dei due delegati italiani che saran­no tra i protagonisti della Prima Repubblica: Andreottie Piccioni.

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VIII

CORROTTI E CORRUTTORI

Zio Sam è generoso con la Dc. Il 19 febbraio 1948 l'amba­sciata americana a Roma invia al Dipartimento di Stato ilseguente telegramma, che traduciamo quasi per intero :. 11 2 I prossimo, la Dc manderà il Dr. Pietro Ruffini inAmerica a raccogliere fond i elettorali... Il suo piano è diformare un piccolo comitato d i banchieri e industriali diNew York, interessati all'Europa, che siano disposti a fi­nanziare la Dc come guida della lotta contro il comunismoin Italia... L'attività del Dr. Ruffini non dovrà essere pub­blicizzata e il comitato dovrà mantenere la massima riser­vatezza. I fondi raccolti verranno depositati su un contospeciale dell'Istituto per le Opere di Religione alla Natio­nal City Bank [di New Vork] per essere trasferiti al BancoVaticano. Il Dr. Ruffini è un industriale tessile milanesenoto a molti industriali tessili americani. Ufficialmente ilsuo sarà un viaggio d'affari•. Seguono i recapiti a NewVork dell 'emissario della Dc e del suo «contatto- america­no, Sylvan Gotshan.

È questo uno dei pochi documenti in cui viene rivela­ta l'esistenza dei «cassieri occulti» dei partiti italiani, nonancora resi celebri da Tangentopoli. Nel febbraio 1948 loscontro tra Dc e Pci è al culmine, e l'amministrazione Tru­man, che non vuole sorprese nelle elezioni dell'aprile suc­cessivo, caldeggia la causa democristiana presso i finanzie­ri american i. Pietro Ruffini non tornerà in Italia a manivuote: \Vali Street fornirà i finanziamenti supplementar idi cui ha bisogno. Il Vaticano è una cinghia di trasmissio­ne monetaria ideale tra gli Stati Uniti e De Gasperi: eludei controlli finanziari di stato, ha un bilancio dalle innume-

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revoli voci in cui si può nascondere di tutto, è insindaca­bile. La strada dei dollari per l'I talia passa, e per qualchetempo continuerà a passare, da San Pietro. Vale la pena diricordare che l'Istituto per le Opere di Religione (Ior)sarà coinvolto un quarto di secolo più tardi nello scandalodell'Ambrosiano di Calvi.

Corruzione mode in Urss ...

Tra tutti i direttori della Cia, WilIiam Colby fu l'unico le­gato visceralmente all' Italia. Capo dello spionaggio ameri­cano a Roma dal '5 3 al '58, s'innamorò del paese e si im­medesimò nelle sue vicende politiche. A quarant'anni didistanza, continua a seguirne le vicende, a Jeggerne i gior­nali, e a visitarla....Per ragioni d'ufficio» spiega ..ne impa­rai la lingua [la parla tu ttora] e ne conobbi i leader più im­portanti.• Colby fu un guerriero della guerra fredda, unfalco del Vietnam, dove prestò servizio due volte, di cuiuna a capo della temuta -Operazione Phoenix- contro laguerriglia. Ma la missione italiana rimane per lui ..la piùriuscita-oL'ex direttore della Cia polemizza contro chi de­nigra il successo della Prima Repubblica: -L'Italia- affer­ma .è tra i vincenti della seconda metà di questo secolo,una potenza industriale con un saldo tessuto democrati­co» , Nelle vecchiaia. Wil1iam Colby è divenuto una colom­ba; ma ..non rimpiango nulla» dice ..d i ciò che ho fatto ,per l'Italia innanzitutto » ,

In alcu ni colloqui, Colby ci ha dichiarato che nel . pe­riodo più freddo- l'Urss versò al Pc sui 50 milioni di dol­lari annui e la eia -circa la metà alla Dc e agli altri partitimoderati», Quando gli abbiamo domandato se tutto que­sto non abbia contribuito alla corruzione della politica ita­liana e, dopo la cessazione dei fondi neri americani, cheegli data tra la fine degli anni Settanta .e l'inizio degli Ot­tanta, anche a Tangentopoli, ha sornso e ha nsposto:..No» ,

..Non avevamo scelta. ha asserito; ..sull'Italia si regge­va l'equilibrio dei blocchi. Gli elettori italiani non voleva-

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no di certo un regime comunista. Da voi la democraziacombatteva contro la dittatura ad armi irnpari.» Anzichécolpevolizzare l'America e la Cia, ha proseguito, la storiaitaliana dovrebbe ringraziarle. «lo sento di avere contri­buito personalmente alla salvezza dell'Italia, non alla suacorruzione. Il malcostume politico non è un problema so­lo vostro. è universale. è anche americano. Ma i vostriscandali dell'ultimo decennio non sono figli dell'America.Il processo involutivo dell'I talia è colpa dei partiti.•

Colby non ha tutti i torti. Le radici della corruzione inItalia non sono solo americane o russe. Come lo storicoStuart Hughes, l'ex agente dell'Oss, ha osservato, esseaffondano nel costume politico italiano. Delle elezioni del'46, ha scritto Hughes, l'America colse soltanto l'aspettoche più le stava a cuore, cioè la sconfi tta comunista: -Videla punta dell'iceberg democristiano (quella che rispecchia­va i valori occidentali) ma non la base, assai più vasta e ra­mificata, che seguiva prassi e interessi contrari ai nobiliscopi dei suoi leader•. Secondo lo storico, non si accorseche quella della Dc fu anche la vittoria delle forze socialiche avevano partorito il fascio; della burocrazia di regime;della mafia. In questa -sottocultura politica», come la chia­ma il sociologo della Georgetown University NormanBirnbaum, era inevitabile che i miliardi americani favoris­sero la corruzione.

•E innegabile che i valori della resistenza fossero già

stati traditi nella fase finale della guerra. Ma a tradirli , pri­ma ancora degli inglesi o degli americani o dei democri­stiani, è l'Urss. Mentre Roosevelt vuole la liberazione del­l'Italia, e le successive elezioni democratiche, Stalin nevuole la comunistizzazione. Che il Pc lo segua o no, il dit­tatore sovietico combatte su due fronti: quello visibile delconfli tto contro Mussolini e Hitler, e quello invisibile delconflitto tra comunismo e capitalismo. Per Stalin , l'allean­za con l'America e la Gran Bretagna è temporanea e stru­mentale. E in Italia, egli punta al monopolio della Resi­stenza per impadronirsi eventualmente del potere. Men­tre Roosevelt s'illude di intrecciare con lui un dialogo fat­tivo - Churchill è più scettico - l'inesorabile georgiano

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cerca di realizzare i disegni imperiali degli zar, -il comuni­smo in ogni paese. come egli dice. Lo costringerà a ri­nunciarvi la superiorità militare alleata.

Alcuni documenti segreti del Cremlino sui comunistiUsa pubblicati di recente rivelano che fin dal '41 gli agen­ti sovietici infiltrano le intelligence inglese - dove peraltrosono già attivissimi l'agente doppio Philby e i suoi compa­gni - e americana per procurarsi delle «talpe- in grado dicondizionare le reazioni di Londra e di Washington allastrategia di Mosca, diretta ad assumere il controllo deimovimenti di resistenza nazionali, greco e italiano innan­zitutto, Uno dei documenti riguarda Milton Wolff, un fu­turo membro del «Gruppo Goff- dell'Oss: esso viene ri­portato per intero ne Il mondo segreto del comunismo ameri­cano. Nel novembre del '41, Milton Wolff è avvicinato daWilliam Donovan. Wolff gli chiede di aiutarlo a liberare«Callo» (Longo) da un campo di concentramento in Fran­cia. In cambio, metterà al suo servizio alcuni ex combat­tenti della Brigata Lincoln in Spagna. Donovan non lo sa,ma Wolffagisce su mandato del Pc Usa, che a sua volta se­gue le istruzioni del Cremlino. È il primo segno che Stalinguarda già alla resistenza come a uno strumento di pene­trazione in Italia.

I primi «fondi neri. dei partiti italiani sono quelli so­vietici del Pc. Costretto dal fascismo alla clandestinità, il Pcè sopravvissuto grazie ai finanziamenti moscoviti. Mentregli alleati finanziano - con avarizia - i Comitati di Libera­zione, l'Urss riempie le casse del Pc. Nel '44, l'Oss scopreche sui conti correnti di vari leader comunisti italiani ci so­no almeno 20 milioni di lire e che dopo la liberazione diRoma i sovietici li inondano di rubli. Nel '46 il consoleamericano a Milano cita un versamento di 500 milioni dilire fatto dai sovietici a Moscatelli, Estremamente ideolo­gizzato, il partito si serve dei «fondi neri. solo per raffor­zare le sue fila, come avviene in Grecia. Ma crea la spiraleperversa dei finanziamenti illeciti che verrà allargata dagliStati Uniti. Certamente fino al '46, e forse anche dopo, ilPc sarà il più ricco dei partiti italiani. Durante la guerra

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l'Vrss paga in rubli, pari ai dolla~ e alle sterl!ne, più tar­

di, dice Colby, in lingotti d'oro ~ In val.uta.ocCldentale.È difficile contestare l'asserzione di Williarn Colby che

i «fondi neri- furono un prodotto della guerra fredda. N~l

'48, ebbro per l'espansione n~lI'Euro~~ dell'Est, ~tahn

sperò di potersi annettere l'Italia non piu con la reSlSt~n'

za o con un golpe ma con il voto alle urne. •Tra le sue cm­

ghie di trasmissione finanziarie» sostiene l'ex direttore

della Cia -ci furono le cooperative rosse e i sindacati.• Suc­

cessivamente, il dittatore georgiano si affidò alla propa­

ganda e alla destabilizzazione. Contro il parere inglese,

l'America accelerò l'ingresso dell' Italia nella Nato e nel­

l'Onu anche per neutralizzare queste manovre. Sia pure

con maggiore discrezione, Kruscev e gli altri leader del

Cremlino si attennero alla stessa strategia, progressiva­

mente vanificata però dalla logica dei blocchi. Oggi, quasi

tutti i segreti dei -fondi neri. americani sono noti, ma

quelli dei «fondi neri- sovietici sono ancora in gran parte

da svelare. Traumaticamente. la corruzione non avrebbe

risparmiato neppure alcuni leader della resistenza, anche

se praticata nel superiore interesse dei partiti.

... e made in Usa

Nel '75, sotto la direzione Colby, che si trovò a raccoglie­

re una eredità sgradevole, la eia venne inquisita dalla

Commissione Church, cosi chiamata dal nome del suo

presidente. Alle udienze al Congresso emerse un quadro

imbarazzante. Tra il '48 e il '72, la Cia spese 75 milioni di

dollari in Italia, di cui lO milioni nel solo '72, un anno

«caldo». In maggioranza. i fondi andarono alla Dc: ma

nel '72 l'ambasciatore Vsa Graham Martin, un superfàlco

che tre anni dopo avrebbe ammainato la bandiera arneri­

cana da Saigon, forni 800 mila dollari anche al Msi, no­

nostante le forti obiezioni della Cia (ci ha detto Colby:

«Noi non avevamo mai voluto finanziare i neofascisti- )...Anziché indietro... sp ie g ò l'anticomunista Martin «biso­

gna che guardiamo avanti.• Neppure la Commissione

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Church riuscl a bloccare i -fondi neri• . Il d icembre del'75, con l'inchiesta sempre in corso, il presidente Ford,infatti, stanziò altri 6 milioni di dollari per le decisive ele­zioni italiane dell'anno successivo.

Solo all'ingresso d i Carter alla Casa Bianca nel '77 ilflusso di dollari dall'America rallentò, sebbene esista il so­spetto che sia ripreso saltuariamente sotto Reagan. Ma laDc e altri partiti avevano già trovato fonti alternative: leprincipali erano le industrie di stato, seguite dalle impre­se private e, nelle emergenze, da gruppi americani, comela massoneria, o qualche multinazionale. Tangentopoli di­venne un'abitudine.

Colby si rallegra che negli anni Ottanta la Cia abbiapreso le distanze dai partiti italiani: il Pc stava cambiandofaccia , faceva anzi fronte comune contro le Br, e l'Italianon correva più pericoli. •Sotto Reagan- ci ha detto Colby-la Cia indirizzò la propria attenzione al Centro America eal Medio Oriente.• Fu il tempo degli scandali, - Irangate-,-Contragate-, - Iraqgate-, ma anche della vittoria ameri­cana nella guer ra fredda con l'Urss. •Tutto sommato,'conclude l'ex direttore della Cia -si può parlare di una se­conda liberazione dell' Italia: la Seconda Repubblica nonsubirà i condizionamenti della prima, e potrà evitare i

• •SUOI erron.»

L'altra faccia dei sindacati americani

I finan ziamenti clandestini americani alla Dc e agli altripartiti democratici, Psi compreso, risalgono tuttavia amolto prima dell'intervento della Cia, I loro veicoli sono isindacati, l'Afl padronale, mentore del centro e della sini­stra moderata, e il Cio, tutore della sinistra non comuni­sta, ossia il Psiup. In merito, pochi documenti sono statideclassificati, e i sindacati tacciono. Ma alcuni memoran­dum interni del Dipartimento di Stato forniscono qualcheindicazione. Per esempio nel gennaio '48, su pressionedell'ambasciata Usa a Roma, uno dei funzio nari della Se­zione Europea, Raymond Murphy, suggerisce -un aiuto

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finanziario d'emergenza per i socialisti di Saragat, che laprimavera scorsa hanno ricevuto oltre 150 mila dollaridall'Afl ma quest'anno hanno preso a malapena 4 miladollari dal Sindacato dell'Abbigliamento Femminile diAntonini, i cui iscritti si trovano in difficoltà» . RaymondMurphy propone che i finanziamenti dei sindacati venga­no esentati dalle tasse, in modo da agevolarne la raccolta.su decreto del governo.

Che i primi «fondi neri. Usa giungano ai partiti italia­ni dalle «Trade Unions- è fuori discussione. All'inizio, il fi­ne dei sindacati americani è nobile: essi cercano di aiutarei lavoratori dell'Italia libera a organizzarsi (la Cgil è tra leprime a beneficiarne, dopo una visita a Roma nel dicem­bre del '44 di Sidney Hillman del Cio, un nemico giuratodi Luigi Antonini). Ma l'aiuto tra organismi sindacali de­genera rapidamente in finanziamenti illeciti ai partiti. Daun lato i nuovi sindacati italiani hanno affiliazioni politi­che molto precise; dall'altro, le «Trade Unions- Usa sonoabituate a foraggiare i partiti stranieri in cui s'identificano.Il pioniere dei fondi neri in Italia è l'astuto -three fingers­Brown, Irving Brown detto «tre dita-, che nel '46 diventail responsabile dell'Afl per l'Europa. Dapprima Brownversa ingenti somme soltanto alla Dc e al centro; più tardicon Luigi Antonini, l'alleato di Saragat negli Stati Uniti, faaltresì da banchiere alla traumatica scissione socialista del'47. Non si sente in colpa. «Copio i sindacati sovietici. di­chiara.

1 finanziamenti delle -Trade Unions- non cessanoquando iniziano quelli della Cia, proprio nel '47. Conti­nueranno per un trentennio e forse più. All'inizio deglianni Sessanta svolgeranno anzi un ruolo, sia pure secon­dario, nella nascita del centro-sinistra in Italia. Il Cio, chevorrebbe il socialismo - ma non alla sovietica -, finanzieràin segreto Nenni tramite Bellanca. Ha riferito un suocompagno che in quel periodo August Bellanca deposi­terà circa 40 mila dollari annui in Svizzera per il Psi; e lastessa fonte ha aggiunto che i sindacati Usa porranno co­me condizione per l'ingresso di Nenni nel primo governodi centro-sinistra, che egli restituisca il Premio Lenin otte-

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nuto dai sovietici. Il caso vorrà che tocchi a un ex agentedell'Oss, lo storico Arthur Schlesinger Jr., decidere il -pla­cet- della amministrazione americana alla nuova formulain Italia. Mandato a Roma dal presidente Kennedy, Schle­singer, il cui padre era uno dei migliori amici di Salverni­ni, ritornerà a Washington convinto che quello fra Dc e Psi«sia un matrimonio politico da fare» ,

Nessuno sa quanti soldi le «Trade Unions- abbiano da­to ai sindacati e ai partiti italiani nel corso di trent'anni: si­curamente meno della Cia, ma in ogni caso somme enor­mi, perché anche i loro bilanci sono incontrollabili. Ini­zialmente, inoltre, le -Trade Unions- maneggiarono anoche i soldi del Dipartimento di Stato. Un altro documentodel '48 si rifà a i finanziamen ti degli anni precedenti perchiederne un aumento: cita l'ambasciatore d'Irlanda alVaticano secondo cui . per spegnere la stella rossa di Cari­baldi. del Fronte Popolare la Chiesa ha bisogno di 15 mi­lioni di dollari, una cifra folle per quei tempi.

La prassi risale a tre anni prima: nel '45 l'Oss ha solle­citato un appoggio per l'Acli, il sindacato cattolico, che,scrive, -ha aper to il suo quartiere generale a Roma conDino Gentili», rientrato da Washington. Nel febbraio del'45 interviene anche l'Ilo, o International Labour Organi.zation. •Una volta liberata l'I talia del Nord. dichiara unsuo rappresentante «Ì vostri sindacati potranno iscriversiall'Ilo. Accoglieremo positivamente la domanda .» (L'Ilo,l'Internazionale dei sindacati, è controllata dagli Usa.) Ecosi fu.

Uno dei vanti di Max Corvo è che l'Oss ha gettato lebasi di una presenza americana permanente nel mondooperaio italiano. Lo ha fatto con il socialista Serafino Ro­mualdi, che ha diretto per qualche mese la sezione sinda­cale del servizio segreto prima di diventare il delegato del­l'AIl in America Latina. E con Vanni Montana, il vice diLuigi Antonini, che stringerà amicizia con Saragat: saràMontana a denunciare all'Oss !'infiltrazione comunistanelle numerose emittenti libere della fine della guerra pergli operai.

Ma esiste un asse ancora più importante: quello for-

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rnato dal Dipartimento d.i Stato e,dai sinda~~. ~nfatti ~ ilDipartimento di Stato a mserire I sindacalisti di maggiorvalore nell'Oss: uno, l'avvocato ebreo Artbur Goldberg,diventerà ministro della Giustizia d i Kennedy. L'asse Di­partimento di Sraro-s'Irade Unions~ s~ .inscindi~ile.Eserciterà un notevole peso sulle elezioni italiane del 48.E negli anni Ottanta tornerà in azione in Centro America,contro i sandinisti nicaraguensi, e in Polonia. al fianco diSolidamoSé che finanzierà insieme con il Vaticano.

L'Amenca e il Pc

-Carneade, chi era costui? deve avere pensato Donovanleggendo il primo rapporto dell'Osa sul Pc, in cui si facevail nome di Ercoli. Al principio del '43, quasi nessuno nel­l'amministrazione Roosevelt sap"''' granché dei comuni­sti, Donovan meno di tuui. n poco che egli rico rdava ve­niva dai servizi segreti inglesi; quelli russi - ovviamente ­lo avevano tenuto all'oscuro. Ercoli, diceva il rapporto, sifa chiamare anche Knigge, ma in realtà è un certo Palmi­ro Togliatti, nato a Genova e laureato a Torino, fuoruscitoin Francia e in Spagna nel vem ennio fascista, creatura diMosca, E tra i fondatori del partito ma non il suo leader, eil partito è diviso, ha un centro a Milano e uno a Roma, evarie correnti autonomiste. Non c'era molto da preoccu·parsi, insomma. Il rapporto venne clamorosamente scon­fessato dopo pochi mesi: all'ar rivo dall 'Urss, Togliatti as­sunse le redini del Pc, le tirò con un pugno di ferro, e sidimostrò il protagonista numero uno della politica italia­na.

Costretto a prestare attenzione al Pc, l'Oss non tardò ascoprire quanto fossero sald i i suoi legami col Cremlino,Un altro rapporto del febbraio '44 ha un tono completa.mente diverso : -Togliatti, l'uomo di fiducia dei dirigentisovietici, può saldare l'anello mancante della catena tral'Italia comunista e la Russia di Stalin. Ercoli conosce i pia­ni moscoviti per il suo paese ed è deciso a realizzarli. Sabene che i problemi italiani contano per il Cremlino, con-

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trariamente a chi pensa che l'espansionismo sovietico sifermi prima del Mediterraneo•.

L'Oss non considera però questo motivo sufficienteper abbandonare la collaborazione militare e il dialogopolitico coi comunisti, anzi li corteggia: un esempio è for­nilo dal suo agente nella Roma occupata, Peter Tompkins,che lenta di arrivare ad Amendola per forgiare un'allean­za, peraltro senza riuscirvi. L'Oss cred e che in questa faseTogliatti voglia davvero l'alleanza con gli altri partiti, e le­me che senza il Pc l'Italia sia ingovernabile. Non dormeIra i guanciali ma non è allarmato, anche perché nelle suefile sono numerosi i simpatizzanti di sinistra.

La -psicosi rossa. emerge Ira la fine del '44 e l'iniziodel '45, dopo le prime purghe nell'Osso Dal novembre '44,è una raffica di rapporti inquietanti. «Due mesi fa» avver­le il primo «i delegali dei sindacati sovietici, Baranosky eBelogolovy, hanno stabilito una rete di agenti comunistinelle aree liberale... l sovietici controllano cinque cen tri inaltrettante città e hanno speso 20 mila rubli in p ropagan­da.• Le cinque città sono Catania, Napoli, Taranto, Civita­vecchia, Terranova Pausania. Un secondo rapporto infor­ma che i sovietici «indottrinano i prigionieri di guerra ita­liani in vista del loro rimpatrio» e «una missione economi­ca bolscevica è in arr ivo da Mosca con istruzioni e fondiper il Pc•. A dicembre, un terzo dispaccio fa una radio­grafia del -p roselitismo comunista , l'arruolamento degliex fascisti e dei cattolici- , proselitisrno condotto con offer­le di aiuti finanziari . Ma l'Oss co ntinua a dubitare che ilcomunismo sia «una reale e imminente possibilità per l'I.talia».

Nel gennaio '45 , i dubbi sono scom parsi. Tra i tanti, ildispaccio A-4111198 sostiene che il Pc «fi nge di lavorare perla democrazia e la cooperazione con gli altri partiti, men­Ire intende distruggerli», e ammonisce che la Cgil «è do­minala dai comu nisti, sebbene si p rofessi apolitica-. Il suoleader nascosto è Giuseppe Di Vittorio , che ritiene alcunidei partiti democratici . i veri responsabili dell'avvento delfascismo. e definisce l'I talia dell'inizio del secolo -una de­mocrazia delle banche• .

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Due mesi dopo, la visita a Roma di due delegati delPcus, il partito sovietico, Beliuk e Sermiov, impensieriscel'OssoI due controllerebbero altri centri a Terni, Viterbo,Livorno, Firenze, Pisa, e disporrebbero dei soliti 20 milarubli. Il rapporto precisa che sarà la Banca di Odessa, nel­l'Ucraina, a finanziare la propaganda sovietica in Italia,ma che Beliuk ha detto al direttore dell'«Unità- Velio Spa­no che il giornale deve mantenersi da solo, «con le offertedei lavoratori• . Il rapporto termina con un «Nota bene:l'avversario del Pc per noi più affidabile è la Dc•.

La svolta anticomunista

La scelta di campo definitiva degli Stati Uniti avviene trail 21 giugno 1945, quando Ferruccio Parri forma il nuovogoverno, e il 3 1 luglio, quando il Psiup tiene il Consiglionazionale. Due giorni dopo il varo del governo Parri, ilsupervisore americano, l'ammiraglio Ellery Stone, pre­senta infatti all'Ascmed, il Comando supremo alleato nelMediterraneo, un rapporto intitolato -La futura politicaverso l'I talia» , E quattro giorni prima del Consiglio delPsiup, il suo superiore, il generale Joseph McNarvey, loraccomanda caldamente al Dipartimento d i Stato, al Pen­tagono e alla Casa Bianca. L'ammiraglio Stone propone larevoca della politica delle -rnani pulite. per una «d'inte­resse attivo•. Come altre nazioni europee devastate dallaguerra, sottolinea, «l' Italia è un fertile terreno per i movi­menti anarchici alimentati da Mosca per trascinarla nellasua sfe ra d'influenza. Vi sono già indizi che se la situazio­ne non cambierà, il comunismo trionferà forse con la for­za-. Stone sollecita «misure urgenti».

11 documento evidenzia alcuni punti. •La crescita co­munista non può essere fermata con misure repressive,bisogna eliminarne le cause morali e materiali... La gran­de maggioranza degli italiani desidera la democrazia. Sepermetterà ai comunisti di prendere il potere, sarà perpaura - sono i meglio armati e organizzati - o apatia... Ameno che non vengano aiutati e guidati, passeranno al-

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l'Urss, e si uniranno agli stati di polizia che si stannoestendendo dalla Russia verso l'Occidente.•

Questo concetto, che gli italiani vanno aiutati e guida­ti, viene ribadito più volte. Secondo Stone «hanno già pa­gato abbastanza» e meritano un riconoscimento per la re­sistenza e la cobelligeranza contro Hitler e Mussolini. Mavi è anche un'altra ragione, più pratica: «L' Italia è impor­tante per la sicu rezza del Mediterraneo. e deve diventare«un bastione di democrazia nel Sud-Est europeo» , È ilpreludio a forme sempre più concrete d 'intervento degliStati Uniti nella politica interna italiana. Il corso del no­stro paese verrà stabilito nell'anno successivo, prima delreferendum.

L'esito del Consiglio nazionale del Psiup non rassicuragli Usa. L'Oss riferisce che Saragat non è riuscito a isolareNen ni, e dunque a silurare il patto d'azione col Pc, e chePertini teme che Saragat abbia -sbaglia to ad aggred ire icomu nisti mettendo a rischio l'unità dei lavoratori e delpartito». L'amministrazione Truman non rinuncia a tenta­re di spaccare in due il Psiup, -dove i giovani favorevoli al­la autonomia accusano alcuni dirigenti di essere agenti co­munisti» , Ma fa oggetto del suo «attivo interesse. soprat­tutto la Dc, accogliendo le insistenze del Vaticano. Nonvuole che «l' incl inazione italiana verso il socialismo , su cuiha capitalizzato il fascismo, venga utilizzata dai comuni­sti». In assenza di una defezione socialista, o almeno dellasua corrente moderata, d al Pc, che rimane lontana, la Dcappare l'unico partito d i massa alternativo. Per taluniaspetti, il New Deal rooseveltiano fa parte dei suoi pro­grammi, e il suo antico munismo è assodato . Truman rom­pe ogni indugio : gli Usa per la Dc!

Più che ogni altro, il governo Parri fu l'erede spiritua­le della resistenza, ed espresse le istanze nazionali per l'e­purazione e per la repubblica. Ma le som mosse comunistenelle aree rurali, il separatismo siciliano, i problemi eco­nomici, le discordie interne ne provocarono la caduta nelgiro di pochi mesi. -Fu la fine. ha notato J ohn Diggins-delle speranze della resistenza che nascesse un'Italia libe­rai, nella giustizia sociale.•

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L'America non mosse un dito per Parri, pur d icendodi avere -apprezzato- la sua opera: il suo governo le eraparso troppo a sinistra e troppo tollerante del Pc. Senzadirlo - ma era risaputo - si schierò per quello nuovo di DeGasperi. A una penosa conferenza stampa, Parri denunciò-la quinta colonna di destra, i democristiani e i liberali chemi hanno boicottato», definendo il governo De Gasperi-una regressione al fascismo•. De Gasperi, che era pre­sente, balzò in piedi protestando. Ogni prospettiva di al­ternanza nella vita politica italiana svanì quel giorno, an­che se i comunisti avrebbero continuato a far parte del go­verno per qualche tempo.

La possibilità di aiu tare il Partito d'Azione si era pre­sentata nell'estate del '45. A luglio, l'Oss ne aveva illustra­to i problemi finanziari: .A Torino , il partito non ha piùfondi, teme di dovere pubblicare solo settimanalmente ilquotidiano "Giustizia e Libertà" e di non potere sostenerele spese delle vicine elezioni amministrative. A Roma, èsottoposto a forti pressioni dalla sin istra e dalla destra af­finché si unisca a loro. Sembra che la Banca Commercialesia disposta a finanziarlo, ma a vantaggio delle cor rentimoderate•. Ma il governo americano non rispose all'im­plicito suggerimento dei servizi segreti, che non esclude­vano l'idea di aiutare il Partito d'Azione per acquistaremaggiore influenza sul governo di Parri. Ormai aveva fat­to la sua scelta: preferiva che Parri uscisse di scena, e la­sciasse il campo libero a De Gasperi.

TheAmerican Way

Ferruccio Parri è salito al governo con la guardinga bene­dizione di Allen Dulles, il prossimo direttore della Cia, chelo giud ica di una ' onestà fuori discussione», e che vantaun grosso credito per averne ottenuto la liberazione dalgenerale tedesco Wolff nelle trattative sulla resa nazista.Se ne va accompagnato dal sospetto dell'ambasciatoreamericano A1exander Kirk, che gli rimprovera d i nonavere avuto la volontà o la forza di tenere sotto controllo

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l'ordine pubblico e gli arsenali clandestini. La crisi di go­verno non fa paura: dal Vaticano, monsignor Tard ini assi­cura che l'unico sbocco possibile è un centro-sinistra anteluteram, con la Dc e i partiti antifascisti moderati. E le cre­denziali di De Gasperi sono ottime: fin dal novembre '44,ha bene impressionato gli americani con una lucida anali­si dell'I talia, in cui ha p redetto che ci vorrà del tempo-prima che i socialisti si liberino della tutela comunista»,che gli italiani «potrebbero scegliere la Repubblica», e -laDc si rafforzerà nel movimento sindacale• .

L'amministrazione Truman sa che De Gasperi è dispo­sto a seguire la «American Way» . Ma non è sicura che la Dcconquisti la maggioranza relativa nelle elezioni del '46, econtinua pertanto a lavorare alla scissione socialista. Il suoconsole a Milano, la colomba Coit MacLean (cui succederàil falco Charles Bay), condivide il dubbio. Nel dicembredel '45 pronostica in un rapporto a Kirk che il Pc vinceràle elezioni di strettissima misura sui socialisti, coi democri­stiani a ridosso in terza posizione. •Scommetto che il Pcnon prenderà molto più del 25 per cento, molti italianiconsiderano i suoi metodi troppo simili a quelli d el fa­scio... Non ci sarà un parti to dominante» , Il guaio dellaDc, prosegue il console, -sono le sue contradd izioni: sulpiano delle riforme sociali ed economiche è vicino alla si­nistra, ma ne è il nemico politico... gode sì dell'appoggiodel Vaticano ma una parte dei suoi elettori si oppone al­l'ingerenza della Chiesa... non ha trascorsi cristallini e lasua leadership è blanda•.

Il risultato del Congresso del Psiup a Firenze nell'a­prile del '46 conferma il parere di MacLean, secondo cui-gli elementi moderati del partito sono in maggioranza»,e tranquillizza Washington, pur non producendo la spe­rata spaccatura col Pc. L'incaricato d'affari David McKey èil primo ad attrar re l'attenzione americana su Pertini, il«number two anti Nenni-. Ne traccia un ritratto diverten­te: -Minuto ossu to e grigio, parla con la velocità d i un mi­tra e gesticola così in fretta che a volte non si vedono le suemani. La sua integrità e il fascino che esercita sul partitosono straordinar i. Ma possiede un carattere incontrollabi-

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le e le sue azioni e la sua collaborazione sono imprevedi­bili». L'incaricato racconta che Sandra Pertini ha abban­donato -il Congresso e Firenze... dopo uno scootr? conMorandi: «senza fiato dalla rabbia è sceso dalla tnbunaadottando una forma di espressione più diretta e violen­ta», cioè ha scazzottato l'avversario. «Ma il suo discorso èstato il più applaudito>

Il 2 giugno del '46 gli americani in Italia non dormo­no, non tanto per la suspense sul referendum, quanto perquella sui partiti. Il Vati~~o ha SV?lto un .~ross,? lavoro,mobilitando le parrocchI<;, il propno «servrzio d.mforma­zione» segreto e le propne finanze : ~uanto gli SIa ~ostatonon si sa. S'ignora anche quanto abbiano sborsato al . par­titi d'ordine» l'Afl e il Cio, i vari gruppi italoamericani , lemultinazionali. William Colby sostiene che il Cig (CentraiIntelligence Croup, nuova denominazione dell'Oss perun breve periodo del '46) non ha versato un soldo, che i«fondi neri.. sono arrivati in massima parte dalle banche edalle imprese italiane, che il '46 non fu come il '48, quan­do la Cia inondò il centro-destra di dollari. Comunquesia, l'investimento rende alle forze anticomuniste. Il5 giu­gno, l'ambasciatore italiano a Washingron Tarchiani co­munica al segretario di stato Byrnes che la Dc ha ottenutoil 35 per cento dei voti e il Pc solo il 20 per cento: «Alle ur­ne nel nostro paese devastato, gli italiani hanno manife­stato inequivocabilmente la loro fede nelle libertà demo­cratiche dell'Occidente-o

Gli inizi della Prima Repubblica

. S.ett.embre è stato un mese inquieto in Italia. » Cosl, ai pri­m~ dt. ottobre del '46, il nuovo console a Milano Bay inco­m~ncta un rapporto di cinque pagine sulla Prima Repub­blI~a.. Ha due fac~e come una medaglia. Da una parte, èoturmsta: «Il presidente della Repubblica ha inaugurato laFier~ di Mi~ano, il primo giorno si è registrata un'affluen­za dì 200 mila persone»; e «l'ind ustria tira: un'azienda tes­sile con 50 mila dipendenti che fanno due turni dichiara

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un profitto di un miliardo di lire annue•. Dall'altra parteè pessimista: .È ripresa la fuga dei capitali all'estero»; e-l'emor ragia della lira minaccia la stabilità del paese, sia­mo arrivati a 650 lire al dollaro e a 205 al franco svizzero•.H pericolo più grave è che gli aumenti dei prezzi e dei sa­lari facciano esplodere l'inflazione: -il salario medio ope­raio va dalle 8 mila alle 13 mila lire al mese, ma non bastaa una persona, figuriamoci a una famiglia•. H console de­nuncia un industriale -che finanzia il Vaticano ma non pa­ga i dipendenti• .

Un mese più tardi, Charles Bay suona decisamentepessimista: «L'economia rischia di disintegrarsi, ci sonostati nuovi scioperi, e il morale si sta deteriorando: l'in­differenza delle classi abbienti verso le meno abbienti el'inettitudine del governo sono foriere di problemi•. 11console è angustiato dalla ripresa del Pc dopo la batostadel 2 giugno: «Alle elezioni comunali di ottobre sono sta­ti eletti numerosi sindaci comunisti... il Pc ha sfruttatol'insoddisfazione popolare... la tendenza dell'elettorato siè rovesciata• . Nella politica estera, la questione di Triestegli sembra la più urgente: -Per gli italiani, Trieste ha lastessa importanza dell 'Alsazia-Lorena per la Francia•.L'unico motivo di soddisfazione è la relativa assenza dipolemiche sulla Costituente. Più che mai, conclude Bay,il futuro dell'Italia dipende dalla Dc, dagli altri partiti dicentro e dalla Chiesa. Identico messaggio trasmette Sara­gat alla Conferenza di Pace di Parigi: «Dovete fare piùpropaganda per voi e per noi. dichiara. •Gli italiani de­vono sapere che li proteggete.•

L'anno di nascita della Prima Repubblica si chiude conun altro «allarme rosso» . Il vicedirettore del Dipartimentodi Stato John Hickerson prepara questo memorandumper la Casa Bianca. -L'irnpressionanre successo comunistaalle municipali è il frutto dei suoi continui attacchi a DeGasperi e all'Occidente. La strategia del Pc è di costringe­re il premier a dimettersi, di formare un governo di sini­stra e di vincere con qualsiasi mezzo le prossime elezioni...Ciò che il Pc vuole sono altri "fiaschi" di De Gasperi: "fia­schi" alle trattative di pace di Parigi, negli approvvi giona-

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menti alimentari, nella lotta alla disoccupazione... Dobbia­mo aiutare subito De Gasperi, fornirgli molto più grano,altrimenti avremo una crisi politica italiana di dimensionienormi.• L'appello di Hickerson non rimarrà inascoltato:nel gennaio'47 De Gasperi verrà ricevuto alla Casa Bian­ca e si dimetterà per .. tornare in carica con meno pressio­ni da parte del Pc-, che non vuole essere emarginato.

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IX

IL GlADIO ROSSO

-Cino Moscatelli, assistito dal camerata Buio [Biilow], ve­ro nome Boldrini, è il comunista più influente e pericolo­so della regione milan ese. Si dice che abbia ricevuto 500milioni di li re dalla Russia. Moscatelli è consigliere del Pced è presidente dell'Anpi, l'Associazione nazionale parti­giani d 'Italia, il cui quartier generale è in via di trasferi­mento da Milano a Roma. La Direzione dell'Anpi è il cen­tro di una organizzazione rivoluzionaria segreta, sebbenesi professi apolitica. Sembra che Moscatelli vesta come T i­to e si allude a lui come al leader di una marcia su Roma,da tenere al momento adatto. Moscatelli prende ord ini daTogliatti e da Mosca, il suo ufficio nella cap itale va sorve­gliato.• E il4 aprile del '46 , mancano meno di due mesi alreferendum, e il nuovo console americano a Milano .Charles Bay, è frenetico. In un interminabile rapporto al­la sua amhasciata a Roma , svela l'esistenza d i una forma­zione militare comunista clandestina che va sotto il nomedi -Apparato- e di un -piano di golpe».

Non è la prima volta che l'Ssu, l'Unità dei Servizi Stra­tegici al comando di J ames Angleton, che ha sostituitol'Oss a metà del '45, sente sparlare di Moscatelli. Pochimesi prima, il maggio re americano Charles Murchia, distanza a Novara dove l'e x capo partigiano d ella Valsesia edella Val d 'Ossola è sta to eletto sindaco, lo ha accusato dipreparare la guerra civile -per il giorno in cui partirannogli alleati» , -Sotto una maschera di affabilità si nascondeuno sp ietato killer. ha avvertito. Ma è la prima volta chel'Ssu riceve ind icazioni p recise su un -Gladio Rosso- e unpresunto colpo di stato. Che verrà attuato, spiega il con-

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sole Charles Bay, .se i risultati delle elezioni saranno favo­revoli al Pc, anche se non gli assegneranno la vittoria•.Paiono notizie di seconda mano, ma il console a Milanoinsiste che dietro la formazione militare clandestina si na­scondono Togliatti e il Cremlino. Bay è un falco, ha lavo­rato per l'Oss, il Dipartimento di Stato lo ha mandato aMilano perché sorvegli, coi colleghi di Torino e di Geno­va, il Pc nel triangolo industriale.

Piani di golpe

In America, il primo semestre del '46 ha segnato il ritornodella -red scare-, il panico rosso del '19, quando la super­potenza temette di essere contagiata dalla rivoluzione bol­scevica. E Bay ha preso a cuore il suo compito. Non dubi­ta delle proprie fonti, e riferisce con cura i particolari. Ilgolpe in caso di successo elettorale, precisa, è stato decisoil 26 marzo dal Comitato esecutivo del Pc milanese. Il con­sole cita fedelmente i punti principali della relativa mo­zione. A) •Tutte le fabbriche verranno occupate dai lavo­ratori•. B) .1 contadini prenderanno possesso delle terree le ridistribuiranno tra di loro» , C) -L'in tera famiglia rea­le sarà arrestata• . D) -Tutte le persone che non si allinee­ranno al Pc verranno eliminate con la forza•. Il console di­chiara che -con la forza. è stato sottolineato dagli autorinel testo della mozione del Pc che si trova nelle sue mani.Il documento, declassificato nel marzo del '95, non puòessere preso sottogamba, e l'Ssu chiede a Bay una verificaimmediata.

Il riscontro non tarda. Il console fa seguito 1'1 l mag­gio con un secondo telegramma, ancora più particolareg­giato e allarmante. •Il Cremlino ha ordinato al Pc di se­guire due diverse strategie per le elezioni: una prima.Tal­tra dopo il voto.• Con una postilla: che se dopo le elezionigli alleati anglo-americani cercassero di assumere il con­trollo del paese per mantener-vi l'ordine, Stalin e Titomanderebbero le truppe jugoslave «a invadere !'Italia escatenare un'altra guerra».

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Quale sarebbe la strategia del doppio binario? . 1 co­munisti dovranno dare l'impressione di attenersi stretta­mente alla legge. Ma certi gruppi composti dagli elemen­ti più pericolosi provenienti dal Nord intimidiranno lagente, specialmente nei sobborghi più popolari, per spin­gerla a votare per la repubblica e il Pc, e causeranno inci­denti che inducano le destre a una reazione eccessiva.»Dopo il 2 giugno, l'obiettivo dei comunisti sarà invece di«prendere il potere con la forza» , Bay non parla di «gla­diatori rossi. (più tardi userà il termine -Apparato-) madice che le tattiche sono quelle della rivoluzione in Russia.

All'ambasciata americana a Roma, in realtà, c'è chi du­bita dei rapporti del console: il d icembre precedente l'am­basciatore Alexa nder Kirk , un rooseveltiano di ferro , seb­bene allarmato, ha scritto di aver «perso la pazienza conquanti sostengono che il pericolo per l'I talia sia il comuni­smo; il pericolo è piuttosto l'anarchia•. Ma Bay è irriduci­bile: «Saranno pubblicate liste di proscrizione in cima allequali figurerà il nome del maresciaUo Pietro Badoglio, se­guito da quelli dei leader dei partiti democratici... Verran­no occupati i punti strategici delle grandi città e verrannoattaccate le chiese e altre istituzioni religiose compreso ilVaticano•. Il console prospetta di nuovo un bagno di san­gue, a meno che gli alleati, la cui superiorità militare ap­pare schiacciante , non prendano misure preventive, Èuno scenario quasi apocalittico, su cui si apre un dibattitoanche nello Ssu e nel Sac, il Comando supremo alleato, ol­tre che all'interno deUa Dc, messa in allarme dalla poliziaitaliana.

li capo è Longa?

Se Moscatelli è il braccio armato del «Gladio Rosso», chine è la mente? Il console Charles Bay non ha dubbi: Lui­gi Longo, defin ito da Max Corvo «il capo deUe forze co­muniste nel Nord d urante la guerra., futuro segretariodel Pc. Il telegramma dell'Il maggio proclama che -a Ro­ma si è insediato un servizio stalinista di controspionag-

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gio, il Ghepeu, diretto da Ruggero Grieco ; esso dipendedal famoso Longa » . n Ghepeu coordina la propria attivitàcon gli agenti titini «che hanno assoldato alcuni pericolosifascisti•. n telegramma aggiunge: «Due agenti di Tito, inun'auto costosa con una targa di Bologna, scortati da duefascisti, certi Spallero e Tempesta , probabilmente nomifalsi, risiedono in un appartamento di Via Lombardia 3 o13 a Roma•. Bay non si sofferma sul duo Longo-Mosca­telli. Dichiara soltanto che il primo «ha il controllo. dell'o­perazione. mentre il secondo è il suo capo operativo. Riaf­ferma cioè che il «Glad io Rosso. trama con l'aiuto di Sta­lin e di T ito, strettissimi alleati.

Prima ancora d i Bay, ha dato l'allarme all'ambasciataamericana a Roma il console a Genova, Lester Schnare. Inuna lettera di otto pagine del 14 marzo, Schnare, un altrofalco, ha ammonito che «il Pc è un lupo travestito da agnel­lo, nasconde una vasta organizzazione militare clandesti­na». Con lo stesso linguaggio burocratico di Bay, il consolea Genova ha fatto questo generico elenco. I) -L'o rganizza­zione comunista include bande armate, ufficiali per l'ar­ruolamento, sistemi di comunicazione, ecc.. ;» , 2) «Possiedemassicci arsenali di armi e di munizioni». 3) «l suoi centrilogistici si trovano nel Trentina nella Venezia Giulia e nellaRomagna» . 4) «Alcuni membri sono stati mandati a Triestee nell 'Istria» . 5) -L'arruolamento tra le forze armate si con­centra sugli specialisti, a esemp io telegrafisti» . 6) -Le mis­sioni militari russe e dei gruppi armati jugoslavi hannoformato una rete di osservatori di appoggio». 7) .È in attoun'assillante propaganda per tutti gli iscritti al partito• .Tutto indica, conclude Schnare, che «il Pc prepara seria­mente un colpo di stato• .

n console americano a Genova non accenna a Longané a Moscatelli, ma insiste, come farà poi Bay, sulla mi­naccia di un'altra guerra. Si delinea un «fattore nuovo-,commenta infatti: un'invasione jugoslava dell'Italia. Sch­nare delinea cosl i compiti del «Gladio Rosso»: «Nel casodi un conflitto le formazioni militari comuniste operereb­bero nelle retrovie e lungo le linee di comunicazione al­leate, missione simile a quella dei commandos e dei para-

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cadutisti, approfi ttando della loro maggiore conoscenzadel terreno e del fattore sorpresa•. E ammonisce che il Pcsta infiltrando -tutte le branche delle forze armate e dellapubblica amministrazione, e mettendo i propri funzionariin posizioni chiave, dalle Questure alle Prefetture alle fer­rovie ai telefoni agli uffici annonari. Ossia sta sviluppandoun'amministrazione parallela che prenda il posto di quel­la legittima, mentre le formazioni militari ap r irebbero lastrada alla invasione dall'Est• .

Un'attesa prudente

Fortunatamente, il proconsole di Truman in Italia, l'am­miraglio Ellery Stone, e l'ambasciata americana a Romanon cedono alla psicosi rossa. Dal Vaticano, scoprendo lesue carte, l'ambasciatore Myron Taylor telegrafa al pre­sidente Truman: -Casa Savoia sarebbe il migliore antido­to al comunismo». A nome delle multinazionali, il presi­dente della Banca d'Amer ica e d'Italia, l'italoamericanoGiannini, ammonisce che «non si farà alcun business­con un qualsiasi governo di sinistra. Ma Stone e l'amba­sciata Usa consigliano prudenza, anche per evitare scon­tri armati; non escludono che l'ascesa dei socialisti mo­derati ridimensioni il Pc. Non prendono provvedimenticontro il -Clad ìo Rosso-, serrano i ranghi attorno al Va­tican o e la Dc. I media americani placano il pubblico checammina sui carboni ardenti: la disfatta del re, scrivono,non implicherebbe la vittoria del comunismo, la maggio­ranza dei partiti repubblicani è moderata . La prospetti­va del successo democristiano rende accettabile il cambiodella gua rd ia.

Alla vigilia del referendum e delle elezioni, l'Ssu com­pleta un - Memorandurn su lla Possibilità di un Ricorso allaForza dei Comunisti. per il Dipartimento di Stato e il Pen­tagono. Il memorandum è molto più cauto dei dispacci diBay e di Schnare, Un tentativo di -golpe rosso-, afferma, èpossibile ma soltanto dopo il ritiro delle truppe alleate dal­l'I talia, non prima. Una delle ragioni è che i comunisti

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«sanno bene che sarebbe inaccettabile alle forze armate al­leate anche perché violerebbe i termini dell'armistizio• .Gli alleati comunque non sguarniranno !'Italia in un mo­mento delicato. Il memorandum non esclude intimidazio­ni e violenze da parte del Pc alle urne, e progetti golpistinell'Emilia Romagna rossa. «Il nostro uomo a Bologna»segnala ..è del parere che se la monarchia vincesse il refe­rendum, potrebbero esplodere dei torbidi, e che il Pc po­trebbe tentare di formare una repubblica indipendente.»Ma anche in una eventualità del genere, i rischi sarebberolimitati , conclude il memorandum: «Difficilmente la sorn­mossa potrebbe propagarsi in altre regioni».

L'amministrazione americana, tuttavia, si attiene a undetto reso famoso più tardi dal presidente Reagan: «Trust,but verify-, dimostra fiducia, ma controlla. D'accordo con!'Inghilterra, mette sull'avviso la Russia che non tollereràinterferenze, e la Jugoslavia che se mai varcasse le frontie­re verrebbe respinta coi cannoni. Un suo emissario discutedelle prospettive di un colpo di stato delle sinistre con DeGasperi. Il leader della Dc rivela di averne parlato a To­gliatti «c di essere rimasto turbato dal fallo che abbia esa­gerato nella smentita che esista un pericolo del genere».Ma è del parere che il golpe sia «più parole che fatti-, e chela vera battaglia incomincerà dopo i12 giugno, e s'intensifi­cherà alla partenza delle truppe alleate. De Gasperi non sa- o sa, ma tace? - che di «Gladio. se ne stanno formandodue, quello rosso e quello nero, contrappostogli dai servizisegreti Usa. Fatalmente, il secondo si servirà anche di fasci­sti e di monarchici, i più decisi a combattere un regime co­munista.

La strategia della tensione

Nella storia della Prima Repubblica italiana ci sono statialcuni partiti trasversali .. Uno ~ei più .durat~ri , dopo quel.lo della mafia, è stato Il partito annamericano. Esso haspesso visto in ..Zio Sam- una potenza coloniale, mentreha guardato all'Urss con tolleranza, o addirittura sim p a-

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tia, Per questo partito trasversale, il fantasma del -GladìoRosso- fu esclusivamente un prodotto della paranoia Usa.Ma i documenti originali resi noti a Washington nel '95sembrano troppi, e troppo unanimi, perché si tratti di uninganno. In Italia, i diciotto mesi del '45 e della primametà del '46 furono -la stagione dei golpe mancati», comeli battezzòJames Angleton, uno dei protagonisti. Se la ma­dre della strategia della tensione nel d opoguerra fu il fa­scismo con componenti massoni, il padre fu il comunismocon componenti sovietiche e j ugoslave . In quella fase l'A­merica si rese garante della stabilità d ell'Italia e ne pre­servò la libertà, opponendosi con eguale fermezza alle pi­ste rosse e nere.

L'America tuttavia non fu imparziale: intralciò il Pc, ea ppoggiò la Dc e gli altri partiti moderati con gli aiuti, lapropaganda e i finanziamenti clandestini. Sospettò che inquegli anni il Cremlino non escludesse la possibilità di ap­propriarsi dell'Italia manu militari tramite T ito e il Pc, co­me i nostalgici del fascio non disperavano di ritornare alpotere con la forza. Le conseguenze sulla Prima Repub­blica furono disastrose. Verso la fine del '45 il nuovo ser­vizio segreto americano avver ti la necessità di formare un-Contro Gladio», e la massoneria anglo-americana, spa­ventata dal monopolio Dc e cattolico, lanciò una campa­gna per entrare nell'estahlishment politico. Truman, mas­sone e a ntisovietico, avallò queste manovre. I conservato­ri della intelligence, del Pentagono e del Dipartimento diStato, e le società multinazionali ebbero via libera. Aglislanci ideali e agli scrupoli morali del New Deal subentròla Realpolitik, che giustificò molti illeciti con l'imperativodi contenere l'Urss. L' I talia divenne prigioniera dellaguerra fredda.

I documenti declassificati a Washington nel '94-95suggeriscono una revisione storica di quei diciotto mesicruciali. Essi dimostrano che dopo la liberazione di Romal'Oss s'ispirò al principio -n é il fascio né la falce e il mar­tello- , in coerenza con la dottrina d i Roosevelt di inserirel'Italia nell'Occidente democratico; che nonostante la suaostilità al Pc, condivisa dall'amministrazione americana,

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collaborò con esso nella lotta contro H itler e Mussolini; eche alla fine della guerra fu costretto a cambiare linea dal­l'espansionismo sovietico, la aggressività dei vertici parti.giani legati ai servizi segreti d i Tito e di Stalin, e quelle cheritenne le ambiguità di Togliatti. L'Oss por tò in salvo mili­tari e spie nazisti e fascisti e se ne servì, a volte con l'assi­stenza del Vaticano come si è visto, perché erano al cor­rente delle trame rosse e -in grado di fornire un contri­buto alla difesa dell'Italia». L'America barò al gioco deiblocchi pattuito a Yalta perché già barava l'Urss,

L'Oss aveva ricevuto il solenne mandato di non la­sciarsi invischiare nella politica interna italiana e nonprendere posizione per alcun partito. Ma i suoi eredi as­sunsero il ruolo del Grande Fratello orwelliano, sebbenenon fossero neppure lontanamente paragonabili al Kgbnell'Urss. Le buone intenzioni lasciarono il posto ai -d irtytricks-, gli sporchi trucchi. Dalla sede romana della Ca­milluccia i servizi segreti americani combatterono una fe­roce guerra clandestina di spie, e caddero in una spiralesenza uscita. L'Ssu, il Cig, che gli successe brevemente nel'46, e la Cia, fondata nel '47, furono strumenti di conser­vazione, non di rinnovamento. Uno dei motivi della man­cata alternanza dei partiti al potere e la conseguente cor­ruzione nella Prima Repubblica fu proprio questo. Dal'47, la Cia ricorse a ogni mezzo contro il Pc: il suo collau­do di -Big Brother- avvenne alle elezioni ital iane del '48.In Italia, la democrazia fu condannata a quasi mezzo se­colo di libertà vigilata, dorata se si vuole, ma senza possi­bilità di grossi cambiamenti.

Gli americani amano ricordare a tutti che la loro poli.tica estera non è imper ialistica, sebbene si possa argomen­tare che ancora oggi la sfera d'influenza Usa costituisca unimpero illuminato. Ma ammettono che è improntata allatutela dei loro interessi vitali. Se nel primo dopoguerra es­si non fossero stati in gioco, l'I talia non ne sarebbe rimastacosì condizionata. La ricostruzione italiana ed europeavenne realizzata anche in funzione anti-Urss, e per aprireun ricco mercato all'America: coloro che ne beneficiaronodi meno, gli inglesi, paiono oggi arretrati rispetto agli

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sconfitti. E la politica italiana dovette seguire le stesse di­rettive. Col senno di poi, appare tuttavia fondato il timoreche l'alternativa sarebbe stata soltanto la dittatura comu­nista, come nell'Est europeo. Il Pc della prima ora non fuquello dell'ultima e sulle sue correnti estremiste e sui suoibracci armati neppure oggi si conosce l'intera verità: unabuona parte rimane celata nei dossier top secret di Wa·shington e di Mosca,

I .padrini. dell'Oss

Quando gli americani sbarcano in Sicilia, l'Oss conta or­mai 13 mila uomini ed è strutturato come un ministero,ma con un bilancio segreto e sotto il controllo diretto del­lo stato maggiore delle forze armate e del presidente. Ra­dio Berlino lo descrive come un grup po di -cinquantaprofessori, venti scimmie, dieci capre e pochi scribacchiniebrei». Ma William Donovan, «il rinnegato irlandese visi­tatore di postriboli», vi ha raccolto il gotha americano.L'Oss sembra un club di eccentrici e spostati: intellettualie avventurieri, soldati di ventu ra e aspiranti Mata Hari,incalliti truffatori e giornalisti. Il fondatore dell'Fbi, -l'im­peratore. J ohn Edgar Hoover, che detesta Donovan per·ché se ne ritiene scavalcato nei confronti del presidenteRoosevelt, anziché sostenerlo lo boicotta. In prevalenza,l'Oss è conservatore: ma nei suoi ranghi figurano anche ifuturi leader della sinistra americana, dal filosofo HerbertMarcuse allo storico Arthur Schlesinger, e attori poi vitti­me del maccartismo come Sterling Hayden.

L'Oss tuttavia è una vera macchina da guer ra. E gliagenti delle sue intelligence conoscono bene i paesi dovedovranno lavorare. Il direttore dell'ufficio italiano è EarlBrennan, ex console e deputato del Parlamento del NewHampshire. Brennan ha trascorso l'infanzia a Roma, do­ve è tornato nei primi anni del fascismo come addetto al­l'ambasciata Usa. E ritenuto un esper to della polizia se­greta, della mafia e della massoneria, e in Canada, la suaultima sede diplomatica, ha intrecciato buoni rapporti con

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gli antifascisti. La sua prima scelta cade su un giovane uf­ficiale dell'esercito, Max Corvo, figlio di un fuoruscito so­cialista, che ha preparato un piano per lo sbarco in Sicilia,dove è nato, piano che ha impressionato i generali delPentagono. Grazie alle sue conoscenze e a quelle di suopadre, soprattutto nel mondo sindacale, Corvo divental'ufficiale di reclutamento dell'Si (Secret Intelligence) per1'I talia. Il giovane attinge a piene mani agli antifascisti delConnecticut, di cui il più brillante è Vincent Scamporino.

Sindacalista e avvocato, Scarnporino, trentacinque an­ni, anch 'egli siciliano, detto Scamp, assume il comandodell'Si sul campo. Parla il fra ncese e "italiano, ha un fiutopolitico straordinar io. Si prende Corvo come vice, e dopoun anno di addestramento parte per l'Africa del Nord conun sostanzioso contingente. Questi tre uomini, Brennan ,Scamporino e Corvo, i tre moschettieri dell'Si, nessunodei quali è più in vita, diverranno -i pad rini dell'Italia•.Le loro operazioni e i loro telegrammi a Donovan saran­no la -croce e delizia. dell'amministrazione Roosevelt. Ac­comunati dall'ideologia - tutti e tre sono antifascisti e an­ticomunisti - , intolleranti dei burocrati. impazzeranno«come un toro in un negozio di cristalli», pur di raggiun­gere gli scopi prestabiliti e di realizzare gli interessi dell'A­merica. Una delle loro colpe principali sarà di ricorrereanche alla mafia, non soltanto in Sicilia ma nel -continen­te-, per sconfiggere il nemico; e più tardi per amministra­re in parte gli sconfitti.

I legami dell'Si coi comunisti costituiscono l'esempiopiù lampante del pragmatismo americano. Teoricamente,nell'Oss non c'è spazio per i rossi. Ma quando Scampori­no e Corvo sbarcano in Nord Africa, reclu tano IrvingGolf, che ha combattuto con la Brigata comunista Lincolnnella guerra di Spagna, e numerosi suoi ex compagni chesi sono già distinti nello spionaggio a Tunisi. L'Oss è assaidiverso dal Cig e soprattu tto dalla Cia, e -Zio j oe- Stalinnon è ancora il nemico dell'America. Il -Cruppo Goff- ,come verrà chiamato, s'infil trerà nell'I talia del Nord e la­vorerà coi partigiani; gli americani permetteranno addi­rittura al Pc di adoperare le loro radio trasmittenti e rice-

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venti. Né il Dipartimento di Stato né il Pentagono prote­steranno, per ragioni di oppor tunismo. Nel suo libro,Max Corvo racconta ch e alla fine della guerra, ai primi dimaggio del '45, i tre . b ig» rossi, Longo, Moscatelli e Pajet­ta, li inviteranno a cena a Milano in segno di ringrazia.mento. Goff verrà però richiamato negli Usa sotto l'accu­sa di avere aperto all'Urss i segreti americani (riu scirà acavarsela).

Il filocomunismo di Goffe dei compagni, Vincent Los­sowski, Irving Fajans, Milton Wolff, spinge la Camera aWashington a inquisirli con altr i dieci agenti. L'Oss è co­stretto ad avviare un'indagine interna e il risultato non èrassicurante. Fino a che punto il -Cru pp o Goff- fa gli in­teressi alleati, e fino a ch e punto fa quelli del Pc?

Un caso da ch iar ire riguarda un messaggio di Togliat·ti, via Oss, al coman da nte della resistenza Gallo (LuigiLonga) nel novembre del '44. Ansiosi di rafforzare il go­verno del re, gli alleati hanno ordinato ai partigiani di so­spendere le operazioni durante l'inverno, ma il leader delPc li incita a intensificarle. È Scamporino a sfer rare il col­po di grazia a Goff. •Sotto la direzione di tre leader alle­vati da Mosca, Togliatti , Grieco e Scoccirnarro,» scrive -ilPc mantiene un basso profilo in a ttesa del momento pro­pizio per rovesciare il governo. H a già an nullato la politi­ca socialista; e mira al monopolio dei sindacati attraversola Confederazione Italiana del Lavoro.•

Come ogni servizio segreto, anche 1'0 ss è dilaniatodalle lotte e dagli od i intestini. L'Si è in buoni termini conleader italiani di ogn i colore, da Scelba a La Malfa. Ma ilsuo spir ito di corpo , il suo cinismo nell'impiego della ma­fia e del Pc, il fa tto che ne sia stato strumentalizzato , o ab­bia dato l'impressione di esserlo, e gli errori inevitabili sulcampo gli costeranno cari. A metà circa del '44, la CasaBianca incarica il colonnello Whitney Shepardson di svol­gere un'inch iesta, e alcuni mesi dopo riceve un rapportobruciante: l'Si è una sp ecie di mafia con troppi sicilian i, ileader politici dell'Italia del Centro e del Nord ne diffida­no , o non la prendono sul serio, le forniscono informazio­ni ambigue. Donovan evita una purga, ma i giorni dell'Si

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sono contati. Max Corvo accusa Shepardson di avere di­stor to i fa tti. A ragione, nota che -fu l'Si a stabilire i primirapporti coi leader che per quarant'anni governarono 1'1­talia e l'allearono agli Usa- , Da padrini dell 'Oss a padrinidella Prima Repubblica.

Nasce il «Gladia Rosso.

Quando nasce il «Gladio Rosso-PGli inglesi sospettano cheesista già nel '44. A una riunione di gabinetto del maggiod i quell'anno a Londra, Churchill critica Roosevelt, a suoparere troppo tenero con Stalin. -Assisteremo alla co mu­nistizzazione dei Balcani e dell'Italia senza reagire? do­manda. Più tard i il premier se la p rende con Mauro Scoc­cimarro, ministro delle Terre Occu pate nel secondo go­verno Bonomi: organizzerebbe un'armata rossa. Ci vuolequasi un a nno perché l'O ss si agganci al carro ch urchillia­no. Ma sul fin ire d ella guerra, giunge alla stessa conclusio­ne. Ha scoperto che le formazioni militari rosse sono com­poste d i nuclei politici d i cinque funzionari ciascu no agliord ini della direzione del partito, il segretario, d ue vice,due assistenti, sul modello sovietico ; ogni cellu la ha il co­mando di un gru ppo armato d i varia consistenza. In que­sto periodo, il l'c si preoccuperebbe dei vertici, non deiquadri del -Clad io Rosso- , sebbene 1'0ss calcoli che po­trebbe mobilitare 50 mila uomini armati.

L'Oss fa i nomi di alcuni di rigenti: Longa natu ralmen­te, Francesco Roasio, Giorgio Amendola e alcuni altri(quello di Cino Moscatelli non compare ancora). Gli alleatisi vedono costretti a riesaminare i piani di parziale r itirodelle loro forze armate, cosa che in futuro faranno moltospesso: con una storica battuta, l'ammiraglio Harold Stark,capo della marina militare americana in Europa, dichiara:«L' Italia non può essere abbandonata all'Urss•. In un ap­punto al presidente Truman, il segretario di stato Byrnesdenuncia «l'ondata sovversiva. in I talia e il pericolo che«qualche potente esercito straniero appena fuor i dei confi­ni . vada a rafforzarla. La prima estate di libertà italiana, a

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cui Roosevelt non ha potuto assistere (ricordiamo che èmorto il 12 aprile 1945), non è la stagione di pace e diunità che molti si aspettavano. Al contrario, è un momentodi paura. Anticipando il console americano a Milano Bay, ilservizio segreto britannico non nasconde all'Oss di temere«una seconda marcia su Roma di un altro ismo»,

La luna di miele tra l'Oss e il Pc finisce al principio del'45. L'ex delegato americano all'«Advisory Council forItaly- Alexander Kirk, nominato ambasciatore a Roma,segnala al Dipartimento di Stato che il Pc «incoraggia il re­clutamento dei comunisti nell'esercito in modo da poter­ne assumere il controllo» e che i partigiani sono il suo na­turale serbatoio.•È uno sviluppo da non sottovalutare,»prosegue «tanto che il Sim, il servizio segreto militare ita­liano, cerca di contrastare il Pc mandando i suoi ufficiali acombattere nella resistenza.» Un agente dell'Oss in Pie­monte va ancora oltre: approfittando dei partigiani, si leg­ge in un rapporto di febbraio-marzo, il Pc accumula de­positi di armi e munizioni a Torino, in Valsesia e nella Val­le del Po, Alexander Kirk torna alla carica ad agosto: «LaQuinta Armata indaga su notizie di un addestramento edi un riarmo della popolazione civile nella zona tra Vero­na e Modena... Il Pc si preparerebbe a catturare il poterealla partenza delle truppe alleate».

Nei mesi che precedono la resa tedesca, le segnalazio­ni del genere sono all'ordine del giorno da Milano, Geno­va, quasi tutti i centri del triangolo industriale. Gli agentidi Stalin e di Tito mescolatisi ai partigiani sembrano per­seguire obiettivi che vanno al di là della liberazione dell'I­talia del Nord: l'annessione dell'Alto Adige all'Austria chedovrebbe diventare comunista; quella della Venezia Giu­lia alla Jugoslavia; e soprattutto la formazione di un'Ar­mata Rossa come sospetta anche Corvo.

Il disegno non è limitato al Settentrione, dove un eser­cito alternativo potrebbe nascere con facilità. Nel CentroItalia e nel Meridione liberati sono in corso tentativi ana­loghi. A conflitto terminato, gli alleati cercheranno disventarli insistendo sul disarmo dei partigiani, dando lacaccia ai depositi occulti di armi e munizioni e rafforzan-

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do i carabinieri. E intensificando la sorveglianza del Pc,Giano Bifronte, in cu i vedono non soltanto un partito, maaltresl uno strumento bellico nemico. Temono che giochicontemporaneamente su d ue tavoli.

L'esercito alternativo

Gli americani presidiano con particolare attenzione la ca­pitale. Nel maTZO del '45, l'Si denuncia la formazione del-Comitato Militare Centrale Esecutivo Clandestino»al co­mando del generale Arnaldo Azzi. Il Comitato è nato dal­la fusione tra l'Organizzazione Militare del Pc e le GiunteMilitari dei partiti socialista, repubblicano e d'Azione. Ilgenerale Azzi è comunista: il presidente del Consiglio Par­ri lo ha sospeso pochi mesi prima per avere accusato lostato maggiore di voler -fascistizzare- le forze armate ita­liane. Togliatti ha appoggiato il provvedimento per nonfar cadere il governo. Ma l'Si sospetta che Azzi agisca susuo mandato, in vista della liberazione dell'Italia delNord . Dichiara che il Comitato e il Pc -svolgono compitidi spionaggio peT la Russia, da cui vengono finanziati- eche -sono penetrati anche nella rnarina-, tradizionale ba­stione monarchico. - Il fine del Comitato è di ottenerel'appoggio delle FOTze Armate al momento di rovesciare ilgoverno con la rivoluzione- conclude.

In verità, i rapporti tra il Pc e il Comitato non sonochiari. A Roma, il Comitato sembra legato alla GuardiaPopolare, un movimento comunista dissidente. Ma l'Si af­ferma che anche questo movimento «è diretto e incorag­giato dal Pc- , e adduce come prova il fatto che -il 5 ap rilela direzione del partito di Roma ha passato una mozioneper un colpo di stato-o La dissidenza della Guardia Popo­lare non lo convince, i suoi dirigenti e quelli del Pc sareb­bero in combutta. •Abitualmente, il Comitato si riuniscenella sede massonica di Palazzo Giustiniani- svela l'Si, sen­za precisare se i massoni siano consenzienti o no. E agogiunge che la Guardia Popolare -ha diviso la capitale inzone di operazione, segnando i percorsi per le forze pro·

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venienti dall'esterno a suo sostegno, e gli arsenali segretialla periferia» , Il movimento si propone di scatenare vio­lente dimostrazioni di protesta. •A seconda delle reazionidell'opinione pubblica, il Pc le sconfesserebbe o ne appro­fitterebbe per impadronirsi del potere.•

I giornali americani riferiscono che sui muri le scritte-Viva il Duce. sono state coperte dalle calce bianca, e checampeggiano altre scritte: -Viva Stalin-, Washington sirende penosamente conto che la liberazione dell'Italia èstata più facile di quanto non sarà la sua democratizzazio­ne. Un memorandum intitolato -La Stabili tà del Gover­no. raccomanda -l'impiego di truppe alleate sufficienti asedare tentativi di som mossa, finché un leale esercito ita­liano non venga ad eguatamente addestrato ed equipag­giato•. Ma i problemi politici sono ancora più complessi d iquelli dell'ordine pubblico, e il memorandum infatti con­siglia una campagna «contro la corr uzione del sottogover­no e delle amministrazioni locali, sebbene i quadri adatti asostituirli scarseggino». Gli americani però tengono d'oc­chio anche le d estre: come già accennato, il memorandumdepreca -la totale mancanza di responsabilità dimostratad a molti industriali latifondisti e aristocratici. e le giudica- tanto pericolose quanto le sinistre• . Zio Sam non eviteràla corruzione di cui anzi, nella guerra fredda, diverrà unad elle cause.

Dopo il referendum

Gli uomini fanno la storia, e la storia fa gli uomini. Roose­velt e i new dealers speravano che tra i sistemi democraticie il regime sovietico tosse possibile, se non una conver­genza, almeno una pacifica coesistenza: il presidente ame­ricano arrivò al punto di mandare un emissario a Mosca anegoziare un'apertura al Vaticano, sostenendo ch e per al­meno mezzo secolo sia il Cremlino che la Santa Sede sa­rebbero sopravvissuti, e tanto valeva che avviassero und ialogo (Roosevelt avrebbe avuto ragione solo sulla dura­ta del Cremlino). Ma Truman era persuaso del contrario:

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è accertato che sganciò l'atomica su Hiroshima e Nagasakianche per intimidire Stalin, e quando l'Urss invase l'Irangli dette un ultimatum di quarant'ouo ore per ritirarsi, senon voleva fare la fine del Giappone: Stalin si ritirò. Ilbrusco salto dal guanto di velluto rooseveltiano al pugnodi ferro trumaniano contribuì a fare esplodere la guerrafredda. L'Italia si trovò schiacciata tra il martello sovieticoe l'incudine statunitense.

•Give them hell Harr-y», Harry rendigli la vita un in­ferno. come lo chiamavano gli americani, si circondò difalchi. ]ames Angleton, il capo dell'Ssu in Italia, e futurocapo del controspionaggio della Cia, fu ossessionato dal­l'Urss per tutta l'esistenza. Il nuovo ambasciatore Usa aRoma.}ames Clement Dunn, fece rimpiangere AlexanderKirk, sostituito nel '47. E i militari, che a Trieste vedevanoin bilico le sorti dell'Adriatico a loro indispensabile, nonesitarono ad additare nel comunismo il nuovo e più terr-i­bile nemico. Al di là delle assicurazioni d'obbligo, Mosca eil Pc non fecero nulla per convincerli che si stavano sba­gliando. Le loro professioni di democrazia avrebbero for­se ricevuto il beneficio del dubbio prima della guerra. Manon poterono riceverlo dopo, quando gli apparati spioni­stici americani furono alloro meglio. E se anche l'Ssu fos­se stato inefficiente, gli ex fascisti, il Vaticano, i leader deipartiti moderati avrebbero provveduto a informarlo e ametterlo a parte dei loro sospetti sul Pc.

Il '46 terminò come era iniziato: con un altro rappor­to consolare, questa volta dalla rossa Torino, all'incaricatod'affari a Roma David McKey. Il 4 dicembre, Richard Ha­ven segnalò «minacciosi preparativi di giorni turbolenti»in Piemonte. «C'è da meravigliarsi» chiese il console «se gliitaliani temono che socialisti e comunisti creino un'altradittatura. che la destra reagisca violentemente, e che nesegua una rivoluzione sanguinosaè-

Secondo Haven, il referendum aveva sì risolto la que­stione istituzionale, ma le elezioni avevano cambiato pocoo niente. Dopo lo straordinario successo della Dc a giu­gno, la situazione politica nel triangolo industriale era tor­nata a farsi precaria. E per I'insipienza e l'egoismo degli

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industriali, tra gli operai serpeggiava la rivolta. •Prezzi al­le stelle e salari bassi, mercato nero, poco cibo, poco ri­scaldamento. lamentava inquieto il console. «No n mi siaccusi di allar rnismo.»

Secchia sostituisce Moscatelli t

Citiamo i passi salienti dalla relazione Haven, intitolata«Note politiche sull'area del Piemonte», l particolari sonoparadossali, ma riflettono l'atmosfera di quel tempo. nconsole scrive che le scuole guida sono frequentate so­prattutto dai comunisti perché il partito «attribuisce gran­d e importanza alle scorte di benzina, petrolio, nafta ecc., esta organizzando un sistema di depositi per r ifornire ipropri veicoli• . Aggiunge: «Nelle province di Novara,Vercelli e Biella le formazioni comuniste hanno caratteremilitare e gli iscritti hanno giurato di mettersi a disposi.zione dei leader su preavviso di ventiquattr'ore, t in coroso una campagna contro le contaminazioni borghesi e peruno stato permanente di agitazione•. E ancora: «Nelle so­le zone di Novara e Vercelli esistono almeno 34 emittenticomuniste a onde corte e dalla Emilia e Romagna sono ar­r ivate armi jugoslave. Durante l'inverno, i parùgiani con­trolleranno periodicamente gli arsenali» ,

nconsole a Torino afferma che il riarmo del Pc in Pie·monte «sarà completato entro il 31 dicembre» , E sottoli­nea che «sembra in corso a Biella la produzione di mitra"Nido?», e che i comunisti «hanno deciso di aprire un'al­tra fabbrica presso Novara». Segue quindi un elenco deigruppi armati piemontesi del Pc: «Il colonnello Zurla, ilcomandante della brigata di Arona, ha chiesto mille fuci­li; la brigata Moscatelli della Valsesia si è procurata 300 di­vise alleate; a Scopa è arrivata una avanguardia di giova­ni comunisti d al Sud, anch'essi in uniforrne-. n consoleconclude tuttavia il resoconto su una nota incoraggianteper l'Ssu. «Le forze anticomuniste si stanno risvegliando:sono nati il Movimento Unionista e l'Associazione Volon­tari della Libertà... finanziati da un gruppo di ricchi in-

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dustriali•. In seno all'Anpi di Novara, -il maggiore Grassi- non meglio identificato - si batte per l'espulsione d egliex partigiani com unisti• . Zio Sarn, che non intende per­dere -la partita italiana. con Zio joe, farà leva su queste ealtre formazioni.

Poco p rima d el Natale '46, l'incaricato d'affari McKeyriassume la situazione degli sch ieramenti rossi e neri al Di­partimento di Stato. McKey minimizza il pericolo del-Gladio Rosso- , e rivela che il suo capo è Secchia (non spe­cifica se abbia sostitu ito Moscatelli e sia sotto la sovrinten­denza di Longo). A sinistra, sostiene, i socialisti non sonoarmati. «Ma secondo l'Ssu, i comu nisti posseggono unesercito di rapida mobilitazione guidato da Pietro Secchia,alias Bottecchia. Le stime vanno da un massimo di SO mi­la uomini a un minimo di 20 mila, dipende dalle posizio­ni politiche• . L'incaricato d'affari è onesto: -Si pensa chequasi ogni comun ista nel Nord sia armato ma gli arsenalidel Pc diminuiscono mensilmente a causa dei sequestri edel cattivo stato di conservazione, dovrebbero essersi di­mezzati rispetto ai giorni dell'armistizio-, Sei mesi più tar­di, però, il nuovo ambasciatore, il falco Dunn , lo contrad ­dirà seccamente in un rapporto sull'Anpi, sempre al cen ­tro delle polemiche e dei timori Usa.

Dunn fa p roprie le osservazioni di Charles Bay, il con­sole generale a Milano che vede ombre rosse in ogni an­golo. 11 22 maggio 1947 Bay trasmette all'ambasciata ame­ricana a Roma un nuovo dispaccio intitolato «L'ApparatoComunista nell'Alta Italia». L'autore precisa che il nomedi «Apparato. designa l'organizzazione militare armatacomunista, e che Longo è stato affiancato da due campa-

•gm.Il -Gladio Rosso», sostiene il documento, - è diretto da

un triumvirato Longo-Sereni-Grieco. Opera in collega­mento con la sezione meridionale del Comintern Lubia­na-Ginevra-Lisbona, I reparti per l'Alta Italia sono co­mandati da [Cino) Moscatelli. L'organico schematico perl'Alta Italia è così composto: la Delegazione , che riun iscetutto l'organico, compre nde tanti settori; ogni settore

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comprende tanti nuclei; ogni nucleo comprende da IO a13 armati ed è comandato da un Capo Nucleo».

I depositi di armi

Secondo gli informatori di Bay la sede clandestina dellaDelegazione è a Milano, in via Filodrammatici 5. Di quiLuigi Longo, futuro segretario del Pci, dirige i preparati­vi per l'insurrezione armata: «Le armi non sono tenute daciascun gregario, ma sono depositate in luoghi segreti.Comprendono fucili, mitra, moschetti, pistole, mitraglia­trici pesanti, bombe a mano. mortai da 45, armi anticarrofra cui il Panzerfaust, I depositi di armi sono stati indivi­duati come segue: a) fabbriche; b) sedi del Partito comu­nista; c) cave di sabbia alla periferia di Milano; d) ricoveriantiaerei non ancora demoliti».

Segue un elenco di indirizzi dei presunti arsenali: isotterranei di un cinema, la cantina di una famiglia in viaGiambellino, e così via. «Una automobile Fiat, targata E.I.e guidata da soldati italiani, con documenti di viaggio deicomandi delle divisioni Legnano e Mantova, trasporta learmi tra i gruppi citati.»

A Milano, continua il documento, «Apparato» contacirca 12 mila uomini. È in contatto con gli addetti militarisovietici, con l'Associazione Italiana per i Rapporti Cultu­rali con l'Urss e con un «Movimento Comunista Liberta­rio» che ha sede in via Albania. Le fonti di finanziamentosono svariate: la borsa nera, gli industriali taglieggiati, enaturalmente la Russia, «che ha messo a disposizione delPci 80 milioni di lire consistenti in pellicole cinematografi­che» .

L'organizzazione «ha tentacoli ovunque»: nelle fabbri­che, nelle caserme e perfino nelle forze dell'ordine. E asua disposizione la polizia metropolitana notturna, «for tedi tremila uomini e comandata a Torino da Bozzi, noto co­me agente segreto comunista•. Alla Fiat a Torino «l'Appa­rato è ben organizzato e nello scorso settembre il suo capoha ricevuto un elogio da Togliatti, Pajetta e Moscatelli»,

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«Nel settembre 1946. sottolinea il rapporto -ci fu unariunione segreta fra Togliatti, Pajetta e Moscatelli, nellaquale Moscatelli ha affermato che la Delegazione per l'Al­ta Italia era perfetta e pronta a muoversi al primo cenno.'

Nella lettera di accompagnamento il console Bay pre­cisa : -Questo documento è venuto nelle mie mani tramitefonti che devono essere considerate serie e che hanno stu­diato l'organizzazione comunista nel Nord Italia per unlungo periodo». Alla traduzione inglese è allegato il testooriginale italiano. Sebbene il console non lo dica, il lin­guaggio tra militaresco e burocratico, l'abbondanza di in­dicazioni che rivela una sorveglianza lunga e meticolosa, iltono generale sono tipici dei servizi di sicurezza italiani.

Dunn sottoscrive interamente le tesi di Bay. Per luil'Anpi è il cuore del -Gladio Rosso-, il cui capo è Longa,«il cosiddetto ministro della guerra del Pc, che è stato tragli organizzatori delle brigate internazionali in Spagna... Isuoi membri sono stimati al massimo a 150 mila, ma gliuomini addestrati e armati di armi leggere sono 50 mila•.Siamo all'estate del '47, e l'Italia è ormai divisa in due. Laguerra fredda è incominciata, le prospettive elettorali del'48 dominano la vita politica italiana. I servizi segreti ame­ricano e sovietico si scontrano dovunque, anche nel-boot-, lo stivale , a cui Washington chiede di sferrare uncalcio a Mosca, e viceversa.

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TRAME NERE E TRAME BIANCHE

Il padre del vero -Clad io- in Italia, quello nero, è JamesJ esus Angleton, la figura forse più misteriosa e carismati­ca della storia d ello spionaggio americano . Angleton arr i­va a Roma nell'ottobre del '44, come capo dell'Unità Z delservizio X2, e s'installa al numero 22 di via Sicilia, a due,passi dall'ambasciata americana. E un bel ragazzo, alto unmetro e ottantotto, con un fisico asciutto, in cui anni dopole donne ravviseranno una certa rassomiglianza con l'at­tore Peter O'Toole. Parla perfettamente !'italiano, recitaDante, Eliot ed Ezra Pound, coltiva orchidee, dà ai suoisottoposti nomi d ibattaglia poetici e floreali: il Bocciolo, laRosa. Ha ventisei an ni, i galloni di tenente, e sette mesi diesper ienza all'X2 di Londra . E il più giovane ma anche ilpiù promettente dei «ragazzi di Wild Bill. (Donovan).L'X2 è il controspionaggio dell'Oss formato con notevoleritardo nel marzo del '43, e assoggettato a uno svezza­mento lampo dal mitico MI6 britannico. La stella dell'MI6è Kim Philby, che fa il d oppio gioco per Mosca . .

A Roma, la carriera dello 007 americano è fulminante:nel marzo del '45 Angleton viene nominato capo dell'X2per l'intera Italia. La sua missione è di scoprire e di cattu­rare gli agenti segreti nemici chiama ti in codice -staybehind- , resta indietro. Gli «stay behind -, termine cheverrà ap plicato anche ai «gladiatori., sono i nazisti e i fa­scisti, militari e civili, incaricati di rimanere nei territori li­berati , per sp iare non solo gli alleati ma anche i comunisti,e per costituire nuclei armati per eventuali insurrezionicontro regimi di sinistra. L'MI6 ne conosce molti: conl'<<Operazione Ultra», in cu i Angleton è l'unico esponente

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americano, ha decifrato i codici tedeschi, arrivando fino aloro. Ma non li ha catturati tutti: gli -stay behind-, se te­nuti sotto sorveglianza, rappresentano una fonte d'infor­mazione eccezionale. Il giovane tenente Usa non tarda ametter le mani su alcuni soldati e sui dossier della DecimaMas, la formazione repubblichina di Salò del principeBorghese. E qui si verifica un colpo di scena inaspettato:Angleton li arresta, ma ne arruolerà una parte.

Il Gladio

La «spia poeta», grande italianista - è cresciuto a Milano-,detesta Hitler, ma non nasconde una certa compassioneper il Duce. E propenso a salvare il salvabile del regime fa­scista per erigere una barriera contro l'Urss, I documentisegreti americani, trovati per primo dall'<Espresso», «lOFlotilla Mas - Stay Behind Organization-, descrivono neiparticolari l'organigramma della formazione, la sua reteclandestina, gli arsenali, le eventuali azioni di guerriglia.Quando li vide, Angleton ne restò impressionato. Il «Gla­dio», !'insegna del corpo di Borghese, si attribuisce com­piti che potevano non piacere a Roosevelt ma piacerannoa Truman: recuperare e proteggere i fascisti; formare conloro un fronte anticomunista armato a disposizione deipartiti di centro e di destra, cioè della legalità e dell'ordi­ne; e mantenerli di riserva per il giorno in cui te truppe al­leate se ne andassero e il Pc tentasse un golpe.

Con soddisfazione, il capo dell'X2 rileva che i «gladia­tori. non vogliono creare un altro fascio né impadronirsidel potere. In un documento ne sottolinea "lo spirito pa­triottico... e la freddezza dei loro rapporti coi tedeschi»,

Ed evidenzia che hanno centri a Milano, Torino, Genova,Venezia e Bologna, come a dire che possono tenere ilNord sotto controllo. In particolare, si rallegra alla pro­spettiva che i «gladiatori» s'inseriscano nei partiti più di­versi, e ai vertici delle forze armate, come si propongonodi fare. Tra l'agosto del '45, quando Scamporino e Corvodell'Si lasciano l'Italia, e il giugno del'46, Angleton matu-

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ra l'idea d i servirsi dei reduci della Decima Mas e dei nu­merosi simpatizzanti per un'Italia «americana». Se Scam­po rino e Corvo son o i Padrini della Prima Repubblica ,Angleton ne d iverrà il Grande Vecchio. I servizi deviatiche inquineranno la Prima Repubblica sono opera sua.-L'uomo che riceve molto ma dà molto poco», come lo de­finisce il suo biografo Tom Mangold , creerà così il suo pri­mo capolavoro; il secondo sarà la Sezione Controspionag­gio della Ciao

L'obie ttivo di Angleton è la stabilizzazione dell' Italiaalla fine della guer ra, che non può dipendere solo dalleforze occupan ti, ma va attuata dagli stessi italiani. E stabi­lizzazione, per lui. significa anzitutto neutralizzazione delPc e dei «disegni eversivi.. di Stalin. D'accordo con l'am­miraglio E1lery Stone, il fautore della strategia dell'- inte­resse attivo- Usa in Italia , il coltivatore d i orchidee mettein salvo il principe Borghese con l'aiuto del Vaticano. Epoco dopo propugna il «Progetto Glad io- in un rapportof or eyes only a «109», il numero in cod ice di William Dono­vano Sa che alcuni industriali italiani sono disposti a finan­ziarlo: nell 'estate del '44, un loro gruppo guidato dai fra­telli Piaggio aveva chiesto a T ito Zaniboni, il vecchio pa­triota incarcerato per un attentato a Mussolini e diventatoun simbolo per i partigiani antico munisti, di armare e or­ganizzare gruppi paramilitari. A tutt'oggi la Cia mantienesegreti i documenti sulla data di nascita del «Glad io» masembra che essa avvenga a cavallo del referendum del '46.

Il modello italiano

•E anche per questa ragione che Angleton rimane nell'Ssuin Italia allo scioglimento dell'Osso L'-Operation Dagger-,come viene chiamata in un altro documento, la retata del­la Decima Mas (dagger significa daga, o gladio) gli ha for­nito un'enorme quantità di dati sul Pc e i partigiani oltreche sul governo Mussolini e i servizi segre ti fascisti. Lo hapersuaso che il -Glad io Rosso- debba essere bloccato, chela falce e martello siano ancora più pericolosi della svasti-

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ca. L'intellettuale che ogni notte, in ginocchio, fruga intutti gli angoli dell'ufficio a caccia di microfoni «rossi», an­ticipa una terza guerra mondiale sotterranea. Kim Philby,al COrrente della sua paranoia, avverte il Kgb sovieticodella nascita del «Gladio». Ma il Cremlino tace: se ne sve­lasse l'esistenza, la Casa Bianca reagirebbe denunciandole manovre comuniste. Truman non solo benedice «StayBehind» in Italia; chiede altresì che venga esteso ad altripaesi europei occidentali. Nel suo libro Gladio, Jan Wil­lems scriverà che la richiesta viene sancita da una clausolasegreta del Patto Atlantico, il progenitore della Nato.

Tra i primi altri paesi, ci ha detto l'ex direttore dellaCia William Colby, c'è la Norvegia. Il modello italiano del«Gladio», che diventerà universale, è imposto da uno spe­ciale comitato, che ogni sei mesi tiene una riunione a cuitutti i membri dell'Alleanza devono mandare alcuni dele­gati. Una rete invisibile contro il comunismo si estendesull'Europa occidentale, e nonostante gli scandali rimarràin funzione fino al crollo dell'Uras quarantacinque annidopo. Ma agli Usa non basta. A partire dal '47, l'anno del­la formazione della Cia e l'enunciazione della dottrina an­tisovietica di Trurnan, il neo Consiglio di Sicurezza dellaCasa Bianca emana una serie di direttive segrete sulla «di­fesa dell'Italia dall'Urss- che porteranno a una massicciaingerenza nelle elezioni del '48. Con l'Italia in mente, neldicembre del '50, la Casa Bianca autorizzerà il Pentagonoa usare «la forza appropriata contro i comunisti nei paesiin cui essi minacciassero di assumere il potere o i governilegittimi cessassero di combatterli».

Da protettori occulti della democrazia, i «gladiatori»degenereranno così in gendarmi della conservazione, tal­volta in combutta con le correnti più reazionarie dei ser­vizi segreti e delle forze armate, con alcuni loro gruppicoinvolti nelle operazioni più ambigue della storia d'Ita­lia. Se inizialmente la loro esistenza si può giustificare inqualche modo, non ci sono scuse per il comportamentodegli americani nei decenni successivi. Soprattutto dopola morte di Stalin, Mosca allenterà gradualmente la presasul Pc che a sua volta rinuncerà alla strategia della tensio-

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ne. Washington invece l'accentuerà quando nel 1953 Ei­senhower prenderà il posto d i Truman alla Casa Bianca, ela strategia della tensione finirà per essere monopolio di«Glad io... La formazione partorita dalla Decima Mas por­terà il marchio indelebile mllde in Usa e con la sua struttu­ra militare diverrà una parte integrante della Nato. I cit­tadini italiani lo scopriranno solo negli anni Novanta.Neppure il Congresso americano, ostaggio della logicadella guerra fredda, aprirà bocca nonostante i suoi ripe.tu ti processi alla Ciao

L'Apache dello spionaggio

La moglie di Angleton, Cecil, in un'intervista lo ha definì­to «un apache», un guer riero pellerossa. J ames J. Angle­ton (quando scoprono che il suo secondo nome è J esus icolleghi lo prendono in giro perché si crede infallibile co­me Dio) è l'opposto del pad re Hugh. Hugh Angleton, unex ufficiale di cavalleria che ha sposato una bellezza rnes­sicana per metà india, Carmen Mercedes Moreno, è unavventuriero e commerciante nato, un colosso di due me­tri che ama la buona compagnia. Si è fatto una fortunavendendo registri di cassa portati a dorso di mulo alle so­cietà minerarie sulle montagne dell'Idaho, e la NationalCash Register lo ha mandato in Europa nel '3 1 a risanarele filiali in perdita. In una, quella di Milano, gli è andatacosì bene che ci è rimasto. Quanto Hugh è estroverso, tan­to il figlio è introverso: u n solitario dedito alla lettura , alleorchidee, alla pesca, alla fotografia, add irittura all'orefice­ria. A Milano, il giovane J ames J esus s'innamora dell'Ita­lia e dei suoi tesori artistici. Studia in Inghilterra e poi inAmerica, ma appena può torna nel paese del sole.

Perché -apache-> Perché, spiega Cecìl, è implacabile esfuggente come i guerrieri indiani, il cui sangue ereditatodalla madre gli scor re nelle vene. È un atleta, ma le suepassioni sono tutte culturali. Uno dei suoi amici è il poetaEzra Pou nd, che verrà imprigionato per collaborazioni.smo con il fascio. La sua ambizione è di scrivere poesie,

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Pound lo considera «una speranza della letteratura», Mal'educazione ricevuta dal padre e dalla madre prima, e poinelle public schools inglesi e all'Università di Yale,lo spingealla politica. Ancora studente, pubblica un giornale clan­destino, .Waif., trovatello, .che distribuisce nottetempo,come se fosse già una spia. E un giornale di destra: JamesJ esus ha assorbito il conservatorismo dei genitori, che co­noscono Mussolini, di Pound e dei gentlemen tories bri­tannici, che tenterà d'imitare per tutta la vita. A Roma,troverà la sua collocazione naturale al Vaticano, coi gesui­ti e con monsignor Montini, che politicamente è alla suasinistra, ma che lo affascina con la sua profondità intellet­tuale. Il suo interlocutore all'Oss sarà Allen Dulles, il futu­ro capo della Ciao

Nel mondo delle spie James Jesus Angleton è inaffer­rabile come un apache nelle montagne e nel deserto. Alpari di William Donovan, deve la propria fortuna a uomi­ni influenti: il padre, uno dei primi agenti dell'Oss, da cuieredita !'incarico in Italia, e il suo professore di letteratu­ra a Vale, Norman Pearson, il primo direttore dell'X2. Maa differenza di Donovan non è un uomo di azione, bensìdi pensiero. Concepisce il controspionaggio come unapartita a scacchi, e la gioca con perfidia. Nessun agente se­greto dei tempi della guerra è destinato a lasciare sull'Oc­cidente un'impronta duratura come la sua: dopo l'espe­rienza in Italia, Angleton diverrà lo -spy catcher-, il cac­ciatore di spie delle democrazie di mercato. Per un quar­to di secolo, una volta chiamato a Washington da AllenDulles, il fratello del segretario di stato di Eisenhower, di­rigerà la Ci o Counter Intelligence con un'idea fissa: di­struggere l'Urss, Non vivrà abbastanza per vedere realiz­zato il suo obiettivo. Ma l'Italia sarà più o meno come l'hapensata lui.

Senza -Jesus», forse «Gladio» non sarebbe nato, e l'al­leanza americana con il centro e la destra sarebbe stata unpo' più tiepida. James Angleton fu il McCarthy dei servizisegreti occidentali: come il senatore repubblicano in Ame­rica, così egli scatenò la caccia alle streghe comuniste neiservizi segreti degli americani e dei loro alleati, quello ita-

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liano innanzitutto. L'uomo a cui Aaron Latham dedicò unsarcastico romanzo a chiave, Orchids far mother, orchideeper mamma, era ossessionato dal ter rore che il Kgb aves­se infiltrato tutta la rete d i informazione dell'Occidente.Lanciò il «Progetto Honetol- per fare pulizia dei presuntiGiuda, tradl uno dei più importanti doppi agenti dellaCia, Jurij Loginov, un sovietico, e ne imprigionò un altro,Jurij Nosenko. E, dopo mezzo secolo, paralizzò la macchi­na spionistica occidentale. Il Congresso scopri la sua esi­stenza e il suo ruolo - entrambi erano stati tenuti nascosti- solo nel momento in cui fu costretto alle dimissioni.

Gli albori della P2

Se il -Glad io- è figlio della seconda guer ra mondiale, la P2è figlia della guerra fredda: incomincerà a formarsi al ri­torno di Licio Gelli dal volontario esilio in Argentina neglianni Sessanta. Ma la massoneria riprende a esercitare unacerta influenza sulla politica italiana fin dal '45. Un docu­mento dell'Oss del gennaio di quell'anno rivela che il ge­nerale Roberto Bencivenga apre una nuova loggia per fa­cilitare i rapporti con la Gran Bretagna. Vi partecipanonientemeno, sostiene il telegramma, che i due primi pre­sidenti della Repubblica, Enrico De Nicola e Luigi Einau­d i, e alcu ni leader dell'Italia prefascista come VittorioEmanuele Orlando. La loggia sollecita aiu ti politici edeconomici per i partiti dei suoi aderenti che non potreb­bero essere accettati apertamente «3 meno di esporsi al­l'accusa di mettersi al servizio degli inglesi». In questa fa­se, la massoneria americana non è ancora attiva in Italia.Entrerà in campo dopo la guerra, e grazie alle amicizie dicsmrappresenterà per la P2 il principale punto di riferi­mento.

La cordiale intesa tra i massoni e la destra si materia­lizza fin dal'45 e dal '46. L'Oss e poi l'Ssu non vi prestanomolta attenzione, si preoccupano di più dei gruppi ar ma­ti fascisti. In un rapporto dei primi del '46 i militari ame­ricani additano tra gli ostacoli maggiori a libere elezioni:

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le Sam, Squadre d'Azione Mussolini; il Gaf, Gruppo d'A­zione Fascista; la Ggl, Guardia Giovanile Legionaria; e laSquadra Vendetta Mussolini, oltre naturalmente alla De­cima Mas. Per fortuna, aggiungono, gli arresti proseguo­no: l'ultimo, nel dicembre 1945, è stato quello dei capi delBattaglione Milano del Goc, il Gruppo Onore e Combatti­mento. Ma in vista del referendum, l'Ssu incomincia a sor­vegliare anche la massoneria. James Angleton, che ha ri­cevuto una decorazione da Vittorio Emanuele III e haavuto con lui un colloquio privato, non ritiene però di do­ver prendere misure. L'ex re gli ha manifestato il timoredi brogli e di torbidi referendari, e la spia poeta non vuo­le indebolire i conservatori.

Il -sequestro» di De Gasperi

Il 24 marzo del '46 il servizio segreto dell'ambasciata ame­ricana a Roma riceve il seguente telegramma da Milano:«Ieri è arrivato il generale Roberto Bencivenga, che hacontattato i massoni dell'Antico Rito Scozzese. Era presen­te anche Edoardo Costa, mandato da Roma come pleni­potenziario del Luogotenente Generale. A sua volta Costaha preso contatto coi movimenti anarchici e coi gruppi co­munisti dissidenti. Un delegato ha riferito che il presiden­te Truman ha inviato una lettera ai maestri massonici in­vitandoli a intensificare i loro sforzi e a non permetterel'infiltrazione di elementi comunisti che sono al serviziodel materialismo».

Gli 007 fanno un salto sulla sedia. Fin dall'agosto del'45 sanno che Bencivenga, l'ex aiutante di Cadorna, illea­der del «Movimento del Centro Democratico. di destra, èappoggiato dal regime franchista in Spagna e da alcunivescovi, è finanziato da industriali italiani del Nord, dirigeun'organizzazione spionistìca, «e lavora con altri gruppi

• •reaZIOnarI» .

Poche settimane dopo, Edoardo Costa bussa all'amba­sciata Usa. Costa è candidato alle elezioni nelle liste del­l'Uomo Qualunque, ma si professa monarchico: -Se mi

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grattate la pelle. dice «ci troverete sotto la parola "Monar­chia"» , Il deputato si lancia in una filippica contro la Com­missione alleata che non si rende conto della congiura co­munista in vista del referendum e del voto del 2 giugno.«Il Pc. afferma «sta per prendere in ostaggio !'intera fa­miglia reale e per arrestare De Gasperi e altri membri delgoverno, per costringerli a legittimare il golpe.• Aggiungeche gruppi di italiani per bene sono dispostia salvare lapatria, basta che gli alleati restino neutrali. «E nel vostrointeresse,» spiega «altr imenti perderete l'Italia, la Russiase ne impadronirà. Siamo in centinaia di migliaia, rima­nete alla finestra a guardare, e lasciateci decidere l'avveni­re del paese.• Prospetta un controgolpe indolore maquando gli viene domandato cosa accadrebbe ai leaderdella sinistra risponde: «Ce ne sbarazzeremmo immedia­tamente. (il testo della conversazione è stato declassificatonel '95).

I servizi segreti americani si domandano che cosa ci siadietro la proposta di Edoardo Costa. Sanno che il genera­le Bencivenga è aiutato dalla massoneria inglese, che stasvolgendo e continuerà a svolgere nel dopoguerra operadi reclutamento in Italia. Sanno pure che a De Gasperinon spiacerebbe una vittoria della monarchia. Ma nonsanno di un piano di sequestro del presidente del Consi­glio. Chiedono chiarimenti, e Costa risponde che se venis­se sequestrato, De Gasperi dovrebbe collaborare coi suoirapitori per evitare una guerra civile. Gli 007 prendonotempo, si riservano di rispondere. Ma obiettano che il Va­ticano e il re non vogliono bagni di sangue, che le sinistresi sono formalmente pronunciate contro l'uso della vio­lenza, che Costa dovrebbe fornire delle prove. Il giornodopo l'ambasciata Usa chiama quella inglese e scopre cheCosta le ha fatto la stessa proposta. «Il nostro parere.informano i britannici «è che si tratti di veri fanatici, di fa­scisti al cento per cento, che costituiscono un pericolo perun'eventuale Repubblica.•

Su segnalazione delle due ambasciate, Costa viene ar­restato dalla Questura. Ma Giuseppe Romita, il leader so­cialista che figura nell'elenco dei «nemici. del golpista, lo

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fa scarcerare. Romita ha la sovrintendenza delle elezioni:«Costa è un candidato ufficiale,» dice «non possiamo te­nerlo in carcere». La Commissione alleata protesta, il que­store Verdiani, che è vicino a Pietro Nenni, le garantisceche se Costa non verrà eletto lo arresterà di nuovo.

Il piano del generale Bencivenga non riuscirà ad an­dare in porto. Ma i massoni inglesi e americani si inseri­scono di prepotenza nella politica italiana; e queste e altreiniziative permetteranno loro di acquistare sempre piùpotere. Il documento, il numero 765027, contiene alcunichiarimenti. L'America si è opposta al golpe di destra, co­me ad altri in precedenza, anche per dimostrare che«non sponsorizza un revival neofascista-. Intuisce che «segli alleati non chiudono un occhio l'estrema destra è im­potente•. Vuole evitare un ricorso alle armi «dei reazio­nari nelle forze armate, al Vaticano, e nella massoneriadissidente»,

Fascisti e massoni

L'ultimo punto è opinabile: la massoneria italiana non èunita, ma per lo più è monarchica e fascista, ed è in con­tatto sia con i «fratelli. americani, anche a livello di gover­no, sia con quelli britannici, sempre vigili nei confrontidell'Italia. Questa corrente si rafforzerà trent'anni dopo,quando i golpisti di destra si metteranno in azione persventare la minaccia del compromesso storico tra la Dc e ilPc. Il fiasco del complotto, uno degli ultimi del biennio'45-46, la relegherà in secondo piano ma non la eliminerà.I semi della P2 sono gettati: fioriranno quando l'Americacrederà che i comunisti siano in grado di conquistare ilpotere con le urne, e pertanto non la ostacolerà, ma alcontrario la appoggerà. L'attenzione della massoneriaamericana verso !'Italia è confermata da una lettera dell'i­taloamericano Charles Fama al Dipartimento di Stato al­!'inizio del '47.•1 massoni. spiega Fama «non voglionoche l'Italia cada negli artigli dei comunisti ma nemmeno

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in quelli dei clericalfascisti... La Dc è un'emanazione delVaticano e ne maschera la dittatura.•

Fama, un illustre medico, si scaglia contro Pio XII eDe Gasperi. - Il governo finirà per rafforzare i comunisti econsegnare !'Italia nelle loro mani... Non è a questo scopoche gli americani hanno sacrificato migliaia di vite e mi­liardi di dollari.» Fama aggiunge che «Mosca e il Vaticanosono alleati nella lotta contro la massoneria... e cercano ildominio mondiale, dall'Europa all'America Latina, l'unocon i partiti comunisti l'altro con quelli democristiani» ,

I massoni americani sono da sempre vicini al potere:hanno dato al paese dodici p residenti, molti ministri eparlamentari, leader democratici e repubblicani. Non ve­dono perché non possa accadere lo stesso in Italia, e sipreparano agli eventi con i massoni inglesi a cui sono col­legati. Mentre nel '47 il Dipartimento di Stato non dà ret­ta a Fama, e gli risponde di non potere accogliere le sueistanze, vent'anni più tardi la reazione degli Usa ai son­daggi della P2 sarà diversa. Nel '69 Gelli si metterà in con­tatto con A1exander Haig, il vice di H enry Kissinger alConsiglio di Sicurezza della Casa Bianca, e con la Cia diJames Angleton.

Tra le strutture parallele che mineranno la Prima Re­pubblica, la P2 sarà una delle più guard inghe. Paradossal­mente, negli anni Cinquanta l'asse massoni-destre nongodrà della protezione amer icana: il capo della e ia in Ita­lia è William Colby, che appoggia i partiti di centro ma fa­vorisce l'apertura a sinistra, e che su questo terreno siscon tra a più riprese con Angleton. La massoneria italianatroverà tuttavia forti appoggi negli Usa nel '75-76, gli an­ni del temuto compromesso storico. In quel periodo, ilpresidente americano è un massone, Gerald Ford, che neldicembre del '75 stanzia -fond i neri. per 6 milioni di dol­lari per le elezioni del '76 in Italia. Ford non è l'unico aopporsi all'accoppiata Dc-Pc. Un gruppo di ex nixoniani,dal generale Haig all'ex ministro del Tesoro John Con­nally, il governatore del Texas ferito a Dallas nell'attenta­to del '63 a j ohn Kennedy, organizza un misterioso comi-

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tato -per la protezione dei paesi del Mediterraneo dal­l'Urss-,,

E il periodo d'oro dell'eurocomunismo, dal Portogalloalla Spagna all'Italia, e l'America teme che l'intero scac­chiere crolli, rubandole anche il dominio del MedioOriente. L'astro nascente della massoneria italiana, LicioGelli, ha a Washington un interlocutore privilegiato neldeputato repubblicano Guarino. Con !'ingresso del presi­dente Carter alla Casa Bianca nel '77, l'America adotteràla famosa dottrina della «attenzione senza interferenza».Ma quattro anni dopo, all'avvento di Reagan, quandoA1exander Haig verrà nominato segretario di stato, il ve­nerabile Gelli siederà in tribuna d'onore.

Come nel «Glad io», cosi nella P2 esiste una pista ame­ricana, che la Cia tiene però egualmente nascosta e di cuisi sa poco o nulla anche oggi. Allo scoppio degli scandaliin Italia, l'America risponderà con un preoccupante silen­zio. William Colby, che diresse la Cia nell'ultimo periododi Nixon e nel primo di Ford, afferma che il ruolo dei ser­vizi segreti nell'ascesa finale della P2 fu marginale. Finchénon salteranno fuori i relativi dossier, sarà impossibile ac­certarlo.

Ultimi rigurgiti golpisti

Tra il marzo del '45 e quello del '46, gli americani scopro­no altri complotti monarchici o fascisti. I più noti sonoquello della Farmacia Urbe, di via del Tritone a Roma, perassassinare Carlo Sforza, Emilio Lussu e Mario Berlin­guer, il padre di Enrico Berlinguer, un giudice e alto com­missario all'epurazione; e quello dell'ex segretario del fa­scio Augusto Turati e del generale Enzo Galbiati, il Movi­mento Tricolore, per rovesciare il governo. La prima sco­perta porta all'arresto nel marzo '45 di ventotto fascistidella rivista clandestina «Onore», di cui parlerà diffusa­mente il settimanale «Epoca- il giorno dopo. Costoro fan­no capo al segretario del «Movimento unionista italiano»Attilio Bianchi, che caldeggia l'annessione dell'Italia agli

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Usa come quarantanovesimo stato. Il movimento ha ap­pena ricevuto una visita del generale della Milizia FascistaBrandimarte, infiltratosi segre tamente a Roma da Milanoper portare a Mussolini un rapporto sulla situazione nellacapitale. Tra i suoi piani - falliti - , quello di mettere unabomba a una festa di bambini ebrei.

La seconda scoperta è del gennaio '46. L'Ssu non spe­cifica se il Movimento Tricolore sia connesso a Bencivengae a Costa. Ma sa che le loro riunioni, nel quartiere mila­nese di San Siro, catalizzano i vari gruppi fascisti, da Ven­detta Mussolini a Onore e Combattimento. E sa che Tura­ti conta simpatizzanti tra gli ex militari del triangolo indu­striale. «Questa organizzazione ha legami coi Figli d'Italia[la destra italoamericana negli Usa] e un rappresentantedella Falange spagnola ha partecipato a uno dei loro in­contri e ha promesso di aiutarli. precisa il rapporto del­l'Ssu. I finanziatori sono «capitalisti genovesi. , i dirigenti«ufficiali delle forze armate». Appare chiaro che a Madridil generalissimo Franco, non dimentico del sostegno diMussolini nella guerra civile, freme all'idea di un'Italiademocratica o peggio ancora comunista e vorrebbe impe­dirne la nascita. Ma gli alleati tengono la situazione sottocontrollo. Sono gli ultimi rigurgiti del ventennio fascista.l'Europa è cambiata. e la Spagna è isolata. La gente è stan­ca. ha problemi di sopravvivenza.

Nell'opinione dei servizi segreti americani, i vari grup­pi eversivi fascisti rappresentano un pericolo minore ri­spetto al Pc. O sono infiltrati dagli 007. o sono addiritturaal servizio dell'America. E non hanno un seguito cosi nu­meroso e monolitico come quello comunista. Più che di lo­ro, I'Ssu è preoccupato della proliferazione dei partiti, al­cuni dei quali non sono facilmente collocabili nell'arco co­stituzionale. L'Uomo Qualunque per esempio lo lascia adisagio. anche a causa della vicenda Costa, finché da Ge­nova il console Schnare non avverte l'ambasciata che «nel­la maggioranza è davvero monarchico•• quindi non con­troverso...La sua direzione regionale", scrive il console«con sisterebbe di dieci persone tra cui un maresciallo deicarabinieri che ha lavorato per l'Oss, un professore. due

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ex ufficiali, un ex partigiano, qualche reduce e un funzio­nario statale-o L'Uomo Qualunque esclude gli ex iscrittialla Repubblica di Salò.

Saragat per il re

Abituati al mito del crogiolo americano. dove le razze e leculture si uniformano, né 1'055 né l'Ssu si orientano nelfumoso calderone della politica italiana, dove in quel pe­riodo i partiti si fanno e si disfanno. Non vanno oltre latriade Dc, Pc e Psiup, per loro è fin troppo. Se potessero,eliminerebbero -i partitini•. È il caso dello statista che vor­rebbe essere l'uomo forte della nuova Italia, l'anziano Sa­verio Nitti. Rientrato dall'esilio in Francia, nel '45 l'ambi­zioso Nitti si pone al comando di un coacervo di cani sciol­ti: irreducibili monarchici, ricchi massoni, gli ufficiali po­lacchi che girano attorno al Vaticano. L'America si guardabene dall'ascoltarlo. Nitti sfiora il governo alcune volte,inclusa quella cruciale del maggio del '46, dopo l'estro­missione del Pc, ma senza attenerlo mai. L'ordine da Wa­shington nell'anno del referendum è di non mettere il ba­stone nelle ruote della Dc che sta diventando una calami­ta per gli italiani che non sanno chi votare.

Uno degli episodi più misteriosi riguarda il mancatogoverno Saragat, Non si tratta di un golpe, ma di un pro­getto politico. Sempre nel gennaio '46, affermano gli ame­ricani, «la destra socialista e vari gruppi monarchici pro·gettano un governo Saragat fedele al re, con l'assenso del­la sinistra democristiana». De Gasperi sarebbe stato infor­mato del piano e l'avrebbe approvato: propenderebbe perla monarchia anziché per la repubblica, ma non vorrebbeimpegnare nella sua difesa !'intera Dc. L'attuazione delpiano Saragat, prosegue il documento, dipenderà da dueeventi: dalla rimozione di Pietro Nenni da segretario delPartito socialista al Congresso di aprile, e dal successo diuna campagna di stampa che convinca la sinistra modera­ta ad accettare un programma monarchico. La manovraviene accompagnata da una azione parallela «di alcune

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importanti industrie e banche» per comprare i giornali re­pubblicani e per fare propaganda per il re. Washington,che preferirebbe la monarchia e non vede l'ora di spacca­re i socialisti in due, approva, ma senza esporsi.

11 disegno fallirà perché i due presupposti non si rea­lizzeranno appieno - Nenni rimane nel partito come pre­sidente e i moderati non abboccano - e l'Italia andrà al re­ferendum in un clima di tensione e confusione ma di re­lativa legalità. •Midwife-, levatrice della Prima Repubbli­ca, l'America si congratulerà con se stessa per averle fattocondurre in porto una gravidanza molto difficile. Ma l'I­talia della seconda parte del '46 e dell'anno successivo saràlontana dall'Italia del New Deal immaginata da Roosevelt.La situazione politica si farà sempre più ingarbugliata, laguerra fredda accentuerà i pericoli della destabilizzazio­ne, e l'America si agiterà sempre di più. Gli uomini deiservizi segre ti, del Dipartimento di Stato, del Pentagono,più dottrinari dei predecessori, imboccheranno la stradaopposta a quella di Roosevelt. 11 loro slogan sarà -Un'Ita­lia americana». Per le ragioni che sono valide ancora oggi:che il nostro paese è la frontiera dei Balcani e del MedioOriente, il pilastro del Sud-Ovest della Nato, la portaereidi Zio Sam nel Mediterraneo.

Se in Italia la strategia Usa provoca polemiche, inAmerica invece trova un sostegno quasi unanime. Ad ap­plaudire il recupero dei fascisti (non tutti) e la campagnaanticomunista non sono solamente più gli italoamericani,i cattolici e i finanzieri, ma anche molti liberaLs e sindacati.Con la caduta della monarchia, gli americani non vedonoalternative all'abbraccio alla Dc perché la sinistra modera­ta in Italia è debole e divisa. Alle Cassandre che denuncia­no il ritorno dell'simmobilismo italiano», cioè i mali futuridella Prima Repubblica, l'ex ambasciatore a Mosca e a Pa­rigi William Bullitt risponde: -La nuova Italia marcia indifesa del Santo Padre come i crociati marciarono in dife­sa del Santo Sepolcro». Per Bullitt la Dc è il -bastìone cri­stiano» contro il demonio Stalin, e Washington fa bene aricorrere a ogni strumento disponibile per rafforzarla.L'ex ambasciatore sottolinea l'ovvio: che De Gasperi è -un

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enorme passo avanti- rispetto a Mussolini, che il suo par­tito è costìtuzionalista e riformista.

L'America a destra

Un incidente alla fine del '46 contribuisce a spingere l'A­merica a destra. Il 5 dicembre «l'Unità. pubblica un me­morandum di Luigi Ferrari, il capo della polizia, che or­dina indagini su un'organizzazione segreta comunista,-Troika-, formata da russi, j ugoslavi e italiani. L'organiz­zazione, nata a fini terroristici, sarebbe composta da centi­naia di cellule di tre uomini ciascuna, legati da reciprocogiuramento, e votati al suicidio in caso di scoperta o di cat­tura. Ferrari sospetta che esistano 100 cellule a Milano,100 a Torino, 50 ad Ancona, 50 a Bologna, al comando diun colonnello russo, certo Lebedijeff, che -sì troverebbegià a Roma» , Il capo della polizia aggiunge che altre squa­dre sovietiche «sarebbero sbarcate di recente tra Bari eManfredonia», e che . 280 mila simpatizzanti estremistibene armati sarebbero pronti a unirsi a esse». «L'Unità- ri­dicolizza Ferrari chiedendosi se la sua ordinanza -sìa un'i­diozia burocratica oppure una provocazione anticomuni­sta-, e pretende che De Gasperi spieghi -come il governoabbia potuto permettere a un suo funzionario di mobilita­re lo stato contro una potenza alleata» (l'Urss).

L'Ssu è furente, è convinta dell'esistenza dell'organiz­zazione, vorrebbe che -l'Unità- fosse processata per viola­zione di segreto di stato. Ma il Cremlino inoltra una pro­testa ufficiale, esplode uno scandalo e le indagini vengonosospese. L'amministrazione Usa si persuade di non averepiù alternative e di doversi coinvolgere a fondo nelle fac­cende italiane. Il 12 marzo del '47 enuncerà la dottrinaTruman in teoria per la Grecia, di fatto per l'Italia: l'Ame­rica non permetterà che le nazioni sue clienti venganotoccate. La Prima Repubblica è una specie di democrazialimitata. L'euforia del 2 giugno è scomparsa, tutti o quasisi rendono conto che l'Italia è all'inizio di un camminomolto diverso da quello tracciato dalla resistenza. Esplo-

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dono le polemiche, si aggravano le divisioni. Retrospetti­vamente , si può sostenere come Colby che questo fu ilprezzo da pagare per la libertà dall'orso russo. Ma in quelmomento mancano troppi tasselli del mosaico per capirlo.Chi è comunista dà ragione a Mosca, chi è anticomunistaa Washington.

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XI

SUA MAESTÀ IL PRESIDENTE

Messo da parte Vittorio Emanuele III , gli americani die­dero all'Italia un presidente che somigliava molto a un re.I blandi progetti d i Franklin Delano Roosevelt per unnuovo ord ine repubblicano erano morti con lui nella pr i­mavera del 1945. Il nuovo inquilino della Casa Bianca,Harry Truman, si era trovato ad affrontare problemi bendiversi da quelli del suo predecessore. Dal suo punto di vi­sta la scelta in Italia non era fra monarchia e repubblica,ma fra monarchia e comunismo. Gli Stati Uniti tentaronodunque un salvataggio in extremis della monarchia equando si accorsero che era impossibile p resiedettero allanascita di un ordinamento che di Repubblica aveva quasisoltan to il nome.

Sin dagli anni Cinquanta, quando ancora la sinistraitaliana si riempiva la bocca di calde parole sulla moder­nità della Costituzione di una Repubblica -fondata sul la­voro-, la fredda analisi dei fatti suggeriva agli stud iosiamericani riflessioni molto più scettiche. -La considera­zione più importante da fare sulla Costituzione italiana.scriveva nel 1955 l'eminente storico Stuart Hughes «è

quan to poco sia cambiato rispetto allo statuto del 1848...Un presidente ha sostituito il re. Le sue funzioni, comequelle dei monarchi di altri paesi europei, sono più ceri­moniali che esecutive. Egli lavora nel vecchio palazzo rea­le del Quirinale, circondato dalla pompa tradizionale deire... Sebbene Casa Savoia se ne sia andata, qualche volta èdifficile accorgersi della sua assenza. La nuova repubblicamanca di contenuto: è una semplice istituzione di comodo

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piuttosto che il simbolo della nuova Italia cui si sono ispi­rati i combattenti della resistenza."

Negli Stati Uniti il presidente è l'esecutore di scelte po­litiche delle quali risponde agli elettori. Per gli americaniè difficile capire un sistema in cui la massima autorità, cono senza corona, nomina il primo ministro ma non ha re­sponsabilità di governo, ha una funzione in gran parteprotocollare ma deve prendere decisioni che nei momen­ti di crisi risultano scomode, come lo scioglimento dellecamere e il ricorso alle elezioni.

Il presidente americano è un uomo di partito, ed ap­plica alla luce del sole un programma di parte. Il presi­dente italiano, eletto dai partiti, è per definizione al di so­pra delle parti. Non può fare politica, se non dietro lequinte: proprio come un re.

Un sistema macchinoso, risultato di una lunga e tor­mentosa battaglia giuridica cui i rappresentanti degli StatiUniti in Italia fra il 1944 e il 1948 assistevano con crescenteinsofferenza. Se avessero potuto intervenire apertamente,probabilmente avrebbero dettato condizioni più chiare, eforse sarebbe stato meglio per tutti. Ma non potevano.Troppe volte avevano proclamato, nei loro documenti uf­ficiali, il diritto degli italiani di «scegliere la forma di gover­no desiderata. alla fine della guerra. Ora che i loro interes­si di superpotenza emergente erano minacciati dal comu­nismo, questo impegno li condannava a rimanere fuori dalcampo dove si giocava tra monarchia e repubblica unapartita rissosa, scorretta, piena di colpi gobbi. Non voleva­no confondersi con i giocatori né rimanere semplici spetta­tori. Assunsero dunque il ruolo di arbitri e decretarono infavore dei monarchici addirittura tre calci di rigore. Que­sto non impedì la vittoria dei repubblicani: ma fu unabrutta vittoria, che avrebbe lasciato molti scontenti.

Costituente o referendum

Il rigore più contestato è il referendum. Uno dei primi achiederlo è il principe Umberto, luogotenente del regno,

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che il 7 novembre 1944 prende posizione in una intervistacon l'inviato del -New York Times.. Herbert Mauhews.Apriti cielo. La sinistra grida allo scandalo. La s~luzioneproposta dal principe è in evidente contrasto con il decre­to legge numero 151 , da lui stesso firmato il 25 giugno,che rinvia ogni decisione sulla questione istitu~ional~ auna assemblea costituente da eleggere dopo la liberazio­ne. I socialisti e il Partito d'Azione minacciano una crisi ecostringono il governo Bonomi a ribadire la validità del­l'articolo l del decreto: «Dopo la liberazione del territorionazionale le forme istituzionali saranno decise dal popoloitaliano che per questo scopo eleggerà con suffragio uni­versale, diretto e segreto una assemblea costituente perdeterminare la nuova costituzione dello stato...

•E facile capire perché la sinistra si agita tanto. I suoi

candidati alla Costituente contano anche sui voti di cate­gorie tradizionalmente fedeli alla monarchia, come ledonne e i contadini. Ricorrere al referendum significa to­gliere la questione istituzionale di mano alle avanguardieche ne hanno fatto il loro cavallo di battaglia e annegarlain un contesto sociale molto più vasto e diluito.

Ma c'è un'altra ragione. ancora più decisiva. La Costi­tuente. come la concepiscono i suoi sostenitori, dovrebbeavere una autorità senza limiti, gettare le fondamenta diun nuovo stato. Negandole il diritto di stabilire l'ordina­mento di questo stato si mette in discussione la sua stessaragione d'essere. La si lascia senza difesa contro gli altridue rigori che i monarchici si preparano a sparare in por­ta: l'anticipo delle elezioni amministrative rispetto a quel­le politiche e il prolungamento dei poteri del governo nelperiodo in cui verrà scritta la Costituzione. Le prerogati­ve della Costituente verranno cosi ripartite tra le giuntecomunali (elette in anticipo per creare il fatto compiuto),il governo di Roma e il popolo sovrano, arbitro della que­stione istituzionale. Ai padri fondatori della Prima Repub­blica resterà sempre meno da fondare.

Un telegramma inviato dall 'ambasciatore Kirk al se­gretario di stato rivela come. in cuor suo, Bonomi faccia iltifo per il principe Umberto mentre ufficialmente prod a-

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ma che la Costituente non si tocca. n primo ministro tienea fare sapere agli americani che personalmente è favore­vole al referendum, ma deve cedere di fronte ..all'ostina­zione dei comunisti. dei socialisti e del Partito d'Azione,che si sono schierati in anticipo per una forma di governorepubblicana».

Per il momento l'America non ha una posizione chia­ra. n presidente RooseveIt, che ormai ha i giorni contati,e il suo successore Truman, che appena eletto deve deci­dere se usare o no la bomba atomica contro il Giappone.non hanno tempo per addentrarsi personalmente nellagiungla di argomenti giuridici che i consiglieri dei gover­no usano per arrivare a conclusioni opposte .

Questa confusione si riflette sulle istruzioni che l'am­basciatore Kirk, convinto sostenitore dell'opportunità deireferendum, riceve da Washington. n 20 gennaio 1945 ilDipartimento di Stato indica di essere «giunto alla conclu­sione che un referendum con una adeguata supcrvisioneconsentirebbe una espressione della volontà popolare piùsicura di quanto non farebbe una assemblea costituente».

n l ° maggio questa tesi viene rimessa in discussione: -L'e­lezione di una assemblea costituente, se adeguatamenteorganizzata, potrebbe raggiungere una decisione sullaquestione istituzionale pressappoco libera ed equa quantoun plebiscito... Riconoscere la validità del decreto leggenumero 151 semplificherebbe la nostra linea e rendereb­be la soluzione di alcuni problemi immediati più facile diquanto sarebbe se insistessimo per un referendum» .

I timori di De Gasperi

Ma viene il momento in cui bisogna decidere. L'Italia delNord è liberata e il nuovo presidente dei Consiglio Fer­ruccio Parri chiede con insistenza che l'amministrazionemilitare alleata ceda i poteri al suo governo, di cui fannoparte tutti i partiti del Cln. Gli americani non si fidano diParri. Esitano ad affidargli il controllo del Nord, dovebande armate di ex partigiani sono ancora attive. Preferì-

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scono trattare con il ministro degli Esteri Alcide De Ga­speri, che li informa regolarmente sulle manovre dei co­munisti e si fa portavoce dei loro interessi.

Il 25 agosto l'ambasciatore Kirk .riferisce: «!"lo ~stoParri ieri sera, ma mi spiace dire che sia per la rauca fisica,o per la sua indecisione costituzionale, o ancora per la si­tuazione politica complicata in cui si trova, le sue reazionierano tutt'altro che chiare... In seguito ho informato DeGasperi del mio colloquio con Parri e la sua posizione èstata più intellegibile•.

Il presidente del Consiglio, secondo De Gasperi, vuo­le che le elezioni per la Costituente si tengano prima diquelle amministrative «perché, se vi fosse un rinvio, lecondizioni nel paese con il ritorno dei prigionieri di guer­ra e il probabile miglioramento della situazione economi­ca sarebbero più favorevoli alla preservazione della mo­narchia» ,

«Nella conversazione che è seguita» sottolinea l'amba­sciatore «è emerso che la maggiore preoccupazione di DeGasperi è la situazione che si creerebbe con l'istituzione diuna Costituente. Sarebbe sbagliato, mi ha detto, credereche l'elezione di questo organismo sarebbe simile a quelladegli organi legislativi nelle democrazie occidentali. Se­condo la maggioranza dei giuristi italiani la creazione diuna Costituente renderebbe automaticamente decadutaogni altra autorità in Italia, compresi il luogotenente delregno, il Consiglio dei ministri e gli attuali presidenti del­la Camera e del Senato. Tutti i poteri sarebbero concen­trati in un presidente nominato dalla Costituente che for­merebbe un governo provvisorio simile a quello francese.Questa situazione, ha aggiunto De Gasperi , preparerebbeil terreno per una dittatura con Nenni o Togliatti comeprobabili candidati.•

E l'argomento decisivo. La sorte della Prima Repub­blica è segnata: gli americani non permetteranno, a nes­sun patto, che sia una repubblica presidenziale. Cerche­ranno, senza compromettersi. di impedire il naufragio diCasa Savoia, e quando dovranno constatare che per lamonarchia non c'è scampo, faranno in modo di svuotare

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la carica del presidente di ogni contenuto. Ne risulterà unpasticcio di cui ancora oggi, dopo cinquant'anni, gli italia­ni pagano le conseguenze.

Un decreto scomodo

Alle raccomandazioni dell'ambasciatore Kirk si aggiungo­no quelle dell'ammiraglio Stone, capo della Commissionealleata in Italia, che ha capito quali rischi per l'egemoniaamericana comporterebbe una Costi tuente con poteri illi­mitati. Ma non è facile deviare dalla procedura fissata, ne­ro su bianco, dal decreto legge 151 . L'ammiraglio mette allavoro i suoi consulenti legali, che, dopo aver interpellatoanche una commissione di giuristi italiani. il 30 agostoesprimono un parere apparentemente senza appello: lavalidità del decreto legge è a prova di bomba, i cavilli chesi potrebbero eventualmente sollevare sono risibili.

Sembra che il governo di Truman abbia le mani lega­te. Ma la storia insegna: non vi è nodo che i conquistator inon possano sciogliere come Alessandro, con un colpo dispada. Il 22 ottobre, dopo aver cercato inutilmente unasoluzione indolore, il nuovo segretario di stato James Byr­nes rompe gli indugi e telegrafa all'ambasciatore Kirk:«Non siamo d 'accordo con il parere dei consulenti legalidella Commissione alleata sull'Assemblea costituente...L'attuale governo, che ha il potere di provvedere alla for­mazione di questa assemblea, può anche stabilire la pro­cedura, e restringerne la competenza al compito essenzia­le di redigere la nuova costituzione».

A questo punto Byrnes mette le carte in tavola . Gli ita­liani non devono montarsi la testa: hanno perduto la guer­ra, il loro paese è occupato, nessuno li ha autorizzati a gio­care ai giacobini. • Interpretare l'Assemblea costituente­prosegue il telegramma -corne un organismo che governail paese e nello stesso tempo prepara la nuova Costituzionesignifica fare riferimento ai precedenti europei in cui unarivoluzione o il collasso di un regime hanno richiesto cheuna costituente assumesse entrambi questi compiti. Il caso

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dell'I talia è diverso, perché esiste un regime legittimo, sot­toposto ad obblighi verso gli alleati e competente ad ammi­nistrare il paese durante i lavori dell'assemblea.•

Dopo aver consu ltato la Gran Bretagna, gli Stati Unitiadottano dunque nell'autunno del 1945 un programma inquattro punti. Primo: le elezioni amministrative in Italiaprecederanno quelle per la Costituente . Secondo: la sortedella monarchia sarà decisa con un referendum, Terzo: ildecreto legge 15 I sarà sostitu ito da un nuovo decreto leggedel governo italiano . Quarto: il governo manterrà i suoipoteri durante i lavori dell 'assemblea. Qua ndo sarannostati fissati questi limiti, e solo allora, la Costituente potràscrivere un testo che ne tenga conto.

l / banchiere di HolI)'wood

Gli italiani, naturalmente, non sanno nulla di queste deci­sioni prese a Washington. Pietro Nenni, vicepresidentedel Consiglio dei ministri di Parri, continua imperterrito aripetere un altro dei suoi slogan infuocati: -O la Costi­tuente o il caos-, Il governo americano ufficialmente tace,ma lascia che altri parlino per lui.

Gli ultimi mesi del 1945 sono molto duri in Italia. Nel­le campagne devastate dalla guerra il raccolto è stato scar­so, le fabbr iche lavorano a ritmo ridotto per mancanza dimaterie prime, nelle botteghe vi è penuria di tutto e delresto la gente non ha soldi per comprare. Il paese è in gi­nocchio e difficilmente potrebbe risollevarsi senza l'aiutodegli amer icani.

Ed ecco, in novembre, arriva a Roma un uomo dellaprovvidenza: Amedeo Pietro Giannini, presidente dellaBank of America, il più grande istituto di cred ito privatodel mondo. I giornali lo chiamano il banchiere di Hol­lywood, Ha guadagnato somme enornti finanziando iproduttori cinematografici quando nessun altro dava lorofidu cia, e ora controlla illlusso d i un fiume d i dollari dalquale dipendono gli agricoltori della California come lecompagnie di navigazione del Pacifico.

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È un uomo che non ha paura del rischio. Parla chiaro eagisce in fretta. Ha lasciato la scuola a tredici anni per lavo­rare nel magazzino di prodotti alimentari del patrigno e ad iciannove ne ha assunto la gestione. Nel 1904, a trenta­quattro anni, ha fondato a San Francisco la Bank of Italy,che più tardi sarebbe diventata la Bank ofAmerica. Ha di­mostrato di che pasta è fatto due anni dopo, quando unterremoto seguito da un immane incendio ha raso al suolomezza città. La mattina del disastro Giannini ha portato insalvo i depositi della sua banca, avventurandosi per le stra­de in fiamme su un carro trainato da due cavalli, carico diceste di frutta in fondo alle quali erano nascosti lingottid'oro e titoli al portatore per due milioni di dollari. Il gior­no stesso ha ripreso l'attività, in una sede d i fortuna sullungomare. La sua banca è stata l'unica a mantenere unosportello aperto nei giorni successivi al terremoto. È co­minciata così una espansione che ormai non conosce fron­tiere. Quando nel 1945 Giannini visita l'Italia, la Bank ofAmerica ha un patrimonio di sei miliardi di dollari e amoministra i depositi di tre milioni di risparmiator i.

In una intervista pubblicata il 16 novembre da ungiornale di Roma, - Il Mornento- , il banchiere d i Hol­lywood si d ice disposto a tendere una mano generosa alpaese da cui molti anni prima è emigrato suo padre. Maavverte che la generosità ha un limite: «Nessun finanziereamericano presterebbe denaro alle fabbriche occupate daipartigiani•. E cosa sono questi fumosi d iscorsi su una Co­stituente rivoluzionaria? Gli italiani devono rimboccarsi lemaniche e pensare al lavoro, non alla scelta tra monarchiae repubblica. La questione istituzionale può aspettare al­meno due anni. Altrimenti, ammonisce Giannin i, «Italywill starve-, l'I talia patirà la fame.

La lettera deU'ammiraglio

Per la prima volta, un cittad ino americano ha espressofuori dai denti quello che da mesi ormai il suo governo la­scia intendere a chi lo vuole capire. E la goccia che fa tra-

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boccare il vaso o, come si dice in America, la pagliuzza cherompe il dorso del cammello. Ferruccio Parri, vecchio esfinito cammello della resistenza, non è più in grado diandare avanti nel deserto che le autorità occupanti hannocreato intorno ai suoi nobili ma utopisùci ideali. Liberali edemocristiani gli danno il colpo di grazia, aprendo unacrisi che consente a De Gasperi di balzare sulla poltronadel primo ministro.

Il nuovo presidente del Consiglio democristiano for­ma il governo il lO dicembre e il giorno dopo gli alleatiannunciano che a fine anno la loro amministrazione mili­tare gli cederà il controllo delle regioni del Nord. Nessu­no pensa che sia un caso. Da quel momento le autorità ita­liane procederanno senza più obiezioni sulla via indicatada quelle americane, e sarà una marcia trionfale.

Il 5 gennaio 1946 De Gasperi va dall'ammiraglio Sto­ne. Un riassunto del colloquio figura negli atti del Dipar­timento di Stato americano. Il nuovo primo ministro assi­cura che nessuno più di lui desidera limitare i poteri del­la Costituen te, ma senza l'intervento degli alleati sarà dif­ficile che un governo di cui fanno ancora parte Nenni eTogliatti accetti di cambiare il decreto legge 15 I. Su ri­chiesta d i De Gasperi, Stone promette di scrivergli una let­tera per sollecitare una decisione sulla questione istituzio­nale. •È inteso. conclude il riassunto, redatto dall'amba­sciatore Kirk, -che De Gasper i si servirà di questa letteraper forzare la situazione in una prossima riunione del ga­binetto.•

Uno dopo l'altro, i calci di rigore centrano la porta.De Gasperi assume il ruolo di cannoniere. Il 21 febbraiomostra la lettera di Stone agli altri membri del governo,che dopo molte proteste capiscono di non avere scelta eil 16 marzo stabiliscono la procedura per le elezioni conun decreto legge conforme ai desideri degli americani:un referendum deciderà tra monarchia e repubblica e laCostituente si limiterà a redigere la nuova costituzione.Le amministrative si terranno tra marzo e aprile. Per ilreferendum e l'elezione della Costituente si attenderà il2 giugno.

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Nessun miracolo in Vaticano

Durante la campagna elettorale gli Stati Uniti si concedo­no il lusso di rimanere imparziali, o quasi. Per salvare lamonarchia ci vorrebbe un miracolo, e il primo indirizzodove si può chiedere consiglio è naturalmente il Vatica­no. Il l° maggio l'incaricato d'affari Harold Tittman(l'ambasciatore Taylor è in viaggio) riassume la posizionedei suoi interlocutori in questi termini: -La tendenza delVaticano è indubbiamente monarchica, ma non ci sonoindicazioni che esso sia disposto a prendere un atteggia­mento energico in difesa dell'istituzione. Nemmeno perquanto riguarda i suggerimenti di un rinvio del referen­dum (non delle elezioni), che favorirebbe la monarchia, ilVaticano sembra aver fatto la sua scelta... Sembra che ri­tenga con veniente aspettare e se vengono fatti preparati­vi per il futuro, il loro scopo è di mantenere i migliorirapporti possibili con il governo italiano, qualunque siala sua forma».

È ben vero, riferisce Tittman, che i partiti di sinistra,sostenitori delIa repubblica, sono stati implicitamentebollati come nemici della religione da molti sacerdoti,dai vescovi e perfino dal papa. È vero che il card inaleSalotti , in una lettera pastorale intitolata -Salviamo l'Ita­lia», ha dipinto la situazione politica con tinte fosche eha concluso: . 1 nemici di Dio e della Chiesa and rannoalle urne compatti, i cattolici devono fare lo stesso- . Lostesso Pio XII si è rivolto alle donne, che voteranno perla prima volta, e le ha richiamate al -dovere di fermarela corren te che minaccia di minare le fondamenta dellafami glia» , Chi ha orecchi per intendere, ha inteso. Ma alpontefice la vittoria della Dc importa più della salvezzadel re. La Chiesa deve pensare ai suoi interessi in Italianel caso, probabile , che la monarchia venga cacciata da­gli elettori.

Le indicazioni che arrivano all'ambasciata americana aRoma dall'Italia del Nord non lasciano illusioni. Sin dal26 novembre 1945 Coit MacLean, intelligente e dinamicoconsole generale a Milano, ha inviato ai superiori un rap-

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porto molto franco: «Non ho esitazioni nell'esprimere l'o­pinione che la monarchia sia condannata. n re è assoluta­mente rifiutato; non è mai stato popolare e la grandemaggioranza lo ritiene responsabile non soltanto di averpermesso la tirannia del regime fascista, ma specialmentedella dichiarazione di guerra a fianco della Germania edelle sue disastrose conseguenze. Quanto al principe Um­berto, manca delle qualità essenziali per un capo, non su­scita entusiasmo, e non ha saputo cogliere l'opportunitàper rafforzare la sua posizione quando è stato nominatoluogotenente del regno: in questa funzione è stato pocopiù che un uomo di paglia».

«Neppure. prosegue il rapporto del console «i mem­bri della nobiltà con cui sono in contatto sono disposti abattersi per il re o per il principe, anche se vorrebbero chela monarchia continuasse sotto forma di una reggenza, co­me miglior protezione contro il comunismo o il sociali­smo... Comunisti, socialisti, repubblicani e Partito d'Azio­ne chiedono tutti vigorosamente una repubblica, mentreliberali e democristiani sono divisi e finora hanno evitatouna presa di posizione definitiva. Sulla base delle mie os­servazioni non vi è dubbio: quando la questione istituzio­nale dovrà essere risolta vi sarà una maggioranza decisivain favore di una forma di governo repubblicana.»

n risultato del referendum viene dato per scontato.Nelle elezioni amministrative, tra il marzo e l'aprile1946, democristiani. socialisti e comunisti si sono affer­mati come partiti di massa: gli ultimi due sono repubbli­cani e un sondaggio tra i tesserati della Dc, condotto inaprile, ha rivelato che il 73 per cento intende votare perla repubblica.

Una causa persa

Gli Stati Uniti devono tenere conto di questa situazione.Del resto non hanno motivo per agitarsi, ora che i poteridella Costituente sono stati ridotti e non vi è più il perico­lo che venga nominato un presidente forte e intrattabile.

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Così, quando in aprile l'ambasciata in Italia segnala «untentativo dell'estrema destra e dei liberali di trovare unpretesto per rinviare il referendum», la reazione a Wa­shington è di assoluto distacco.

In una riunione della Commissione alleata, l'amba­sciatore britannico ha spiegato che una serie di «visitatoridi orientamento conservatore, tutti in veste non ufficiale»,gli ha chiesto di fare qualcosa per rinviare le elezioni del­la Costituente. Ma il nuovo governo laburista di Londra siè mosso nella direzione opposta: l'ambasciatore ha avutomandato di chiedere chiarimenti a De Gasperi e sottoli­neare che -ogni manovra della destra per un rinvio sareb­be considerata disastrosa», L'incaricato di affari america­no McKey si sente autorizzato a ribadire anch'egli che leelezioni «devono svolgersi nella data stabilita».

Ormai né i britannici, né gli americani, e neppure ilVaticano sono disposti a impegnarsi a fondo per una cau­sa quasi sicuramente persa. Al massimo, possono permet­tere che Vittorio Emanuele giochi l'ultima carta che glirimane: l'abdicazione. Il 29 marzo l'ammiraglio Stone hariferito al Comando alleato di aver «ricevuto dal palazzol'indicazione non ufficiale che il re sta pensando di abdi­care prima del referendum» e ha chiesto come si deve re­golare di fronte alle prevedibili obiezioni dei repubblica­ni. Ufficialmente in Italia è ancora in vigore la treguaistituzionale imposta dagli alleati nel 1944. L'ammiragliofa notare che se il vecchio e screditato re cedesse il tronoal figlio «i partiti favorevoli alla repubblica potrebberosostenere che questa mossa reca un vantaggio imprevistoalla corona alla vigilia del referendum e costituisce per­tanto una violazione degli accordi su cui è fondata la tre­gua».

Ma i capi di stato maggiore, dopo aver consultato igoverni, il 29 aprile rispondono che va tutto bene: «Nonvi sarà alcuna obiezione se il re deciderà di rinunciare altrono in favore del principe Umberto.., Se sarà interpel­lata, la Commissione alleata può informare gli italianiche l'abdicazione non richiede azioni O commenti da par­te sua».

IO?

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Laf uga in Egitto

Prima di andarsene il re vorrebbe dagli alleati qualcheparola di benservito, e soprattutto si preoccupa di recu­perare i soldi che d urante la guerra ha tenuto al sicuronelle banche del nemico inglese. Un documento del Di­partimento d i Stato americano, datato 27 aprile, registrale sue ultime mosse: ha chiesto all'ambasciatore britanni­co a Roma un «parere con fidenziale. sull'abdicazione,che vorrebbe annunciare entro il l' maggio, e posto treproblemi. Primo: è convinto che , in quanto firmatariodell'armistizio, non dovrebbe abdicare senza un accordoesplicito degli altri paesi firmatari. Secondo: vorrebbetrasferirsi in Egitto, cioè in un protettorato britannico.Terzo: è disposto a lasciare l'Italia a mani vuote ma dovràpur vivere, e conta di recuperare «i fondi derivati dall'as­sicurazione sulla vita del padre , custoditi in Gran Breta­gna» ,

Ma né Londra né Washington si lasciano intenerire daun personaggio che ormai per loro è soltanto d'ingombro.La r isposta comune al primo quesito è sprezzante: l'armi­stizio è stato firmato da Badoglio, a nome del governo ita­liano, e quindi il re non c'entra. Sul secondo e su l terzopunto, che li riguardano direttamente, i britannici solle­vano obiezioni. La scelta dell'Egitto come luogo di resi­denza viene considerata -rnolto infelice, date le difficoltàincontrate in tempo di guerra con la comunità italiana delCairo-o Quanto ai soldi imboscati a Londra, -si trovanosotto sequestro da parte dell'ente di custod ia delle pro­prietà nemiche e non si potranno toccare fino a quandoun trattato di pace disponga diversamente: sarebbe estre­mamente difficile fare una eccezione» ,

Alla fine il re ottiene il permesso di stabilirsi al Cairo ea tempo debito gli verrà restituito anche il denaro. La fu­ga in Egitto avviene il l Omaggio, su una nave della mari­na militare italiana. Soltanto due domestici accompagna­no un monarca che non lascia rimpian ti, né in Italia né al­l'estero.

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La fine dei Savoia

La Casa Bianca evita di compromettersi con auguri o ral­legramenti al nuovo re. L'ambasciatore in Vaticano MyronTaylor ha suggerito al presidente Truman di insignireUmberto di «una decorazione appropriata» ma il segreta­rio di stato incaricato Dean Acheson ha bloccato l'iniziati­va. «Prima del referendum» ha scritto al segretario di Tru­rnan «una decorazione a Umberto sarebbe interpretatacome un appoggio alla monarchia... nulla vieta di pensar·ci dopo.»

Per Casa Savoia sta per suonare l'ora della fine. Gliamericani ne sono talmente convinti che sin dal 17 aprilehanno mandato il vice dell'ammiraglio Stone, generaleMaurice Lush, a domandare a De Gasperi «quali disposi­zioni siano state date per agevolare la possibile partenzadall'Italia della famiglia reale nel caso che il referendumdel 2 giugno abbia un esito contrario alla monarchia». DeGasperi ha risposto di non credere che ci sia il rischio diattentati. In ogni caso non si sentirebbe di affrontare ilproblema con Umberto: non vorrebbe -dare l'impressio­ne che il governo considera inevitabile la sconfitta dellamonarchia, il che potrebbe provocare la disperazione delprincipe e indurlo a qualche gesto sconsiderato».

Le truppe di occupazione ricevono dunque ordine diastenersi «da ogni atto che possa essere interpretato comeprotezione della monarchia o di interferire con i risultatidel referendum». Potranno intervenire, su richiesta delgoverno italiano, soltanto ..se l'autorità del governo crol­lasse e le vite della famiglia reale fossero in pericolo».

Ma non c'è ragione di temere il peggio. Tutto si svolgesecondo le previsioni. Il 2 giugno vince la repubblica conil 54 per cento dei voti: uno scarto di oltre due milioni. Il13 giugno il ministro della Real Casa Falcone Lucifero sireca dall'ammiraglio Stone per informarlo che re Umber­to «ha lasciato l'Italia in aereo alle quattro del pomerig­gio». Non vuole precisare la destinazione: Stone appren­derà poco dopo, dai servizi segreti americani, che il re èdiretto in Portogallo. All'ammiraglio che gli domanda se

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la partenza sarà annunciata con un proclama del governo,Lucifero risponde seccamente: -Non riconosco un gover­no rivoluzionario-

Soltanto a Napoli scoppia qualche protesta dei monar­chici, prontamente sedata con la nomina di un giuristamonarchico napoletano, Enrico De Nicola. come capodello Stato provvisorio. Un altro insigne professore mo­narchico, Luigi Einaudi, diventa nel 1948 il primo presi­dente. La Prima Repubblica è nata. così come lo Zio Saml'ha voluta: una creatura docile, che succhierà senza ca­pricci il latte degli aiuti americani.

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XII

LA NUOVA LINEA GOTICA

Nel maggio del '47 il nuovo segretario di stato GeorgeMarshall, l'ex capo di stato maggiore della vittoria, inviaun telegramma top secret a tutte le ambasciate americane.Le informa che in varie nazioni i comunisti aiutano ilCremlino a scoprire i diplomatici Usa che coordinano leoperazioni contro i Pc e ordina un'inchiesta: si indagheràsu tutto il personale, impiegati e funzionari, per accertarese vi siano spie sovietiche. È uno dei provvedimenti adotta­ti in seguito alla dottrina Truman. Come già ricordato, Sta­lin sta fagocitando l'Est europeo, e, irrispettoso delle zoned 'influenza concordate, tenta - secondo Washington - didestabilizzare l'ItaIia, la Grecia, l'Austria e alcune altre na­zioni occidentali col Kgb, la polizia politica, e col Gru,quella militare. Il dittatore georgiano farebbe affidamentosui Pc delle nazioni contese e sui loro bracci armati clande­stini, ossia sulle formazioni del tipo dell' -Apparato- o «Gla­dio Rosso» italiano.

Obiettivo: Italia del Nord

L'emergenza è comprensibile. La guerra fredda ha ormaiavvelenato i rapporti Washington-Mosca. In America staincominciando il periodo buio del maccartismo, la perse­cuzione dei comunisti. I governi alleati degli Usa, demo­cratici o autoritari che siano, soffiano tutti sul fuoco, de­nunciando il fantasma rosso anche dove non c'è. Non tut­ti gli americani sono d'accordo sulle sistematiche accuse alCremlino. Ma quelli che contano di più, restablishment

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industriale e militare che verrà poi sconfessato da Ei­senhower, hanno interesse a esasperarle. AI Congresso co­me nell'amministrazione, la maggioranza non nutre dub­bi. In questa crociata antisovietica, l'America fi nisce perrelegare in secondo piano, se non ignorare, la volontà e idiritti degli stati clienti. Essa divide il mondo tra bene emale: il bene americano e il male sovietico. Non può farenulla per i popoli rimasti al d i là della cortina d i ferro, mapuò fare tutto per quelli al di qua come l'I talia.

L'allarme dato da Marshall non è totalmente infonda­to. Il segretario di stato nota che la scoperta degli agen tiamericani come j amesj esus Angleton, che il Kgb conoscetramite Kim Philby, è necessaria a Mosca per abbattere lestrutture anticomuniste costruite da Zio Sam, e indebolireun'eventuale resistenza. Stalin sa che nell'Ovest europeo ein America Latina. un suo bersaglio secondario, la e ia la­vora con i servizi segreti dei governi ospiti e spesso, d i fat­to, li dirige. Per quanto concerne l'ItaIia, Stalin è anche alcorrente delle trame def -Oladio Nero-, della massoneriae della mafia. Agli Usa sembra logico che l'ex alleato nondisperi di provocare crisi che gli consentano di esportarela rivoluzione, anche se con probabilità di successo al­quanto scarse. E in Italia, sostengono, la rivoluzione è or­mai possibile soltanto nelle regioni a nord dell'Emilia Ro­magna: Milano e Bologna appaiono alla Cia due roccafor­ti comuniste. e il Veneto ha le truppe jugoslave alle fron­tiere .

In questo periodo, l'America attribu isce a Stalin l'in­tenzione di scatenare nel Nord Italia una guer ra civile si­mile a quella spagnola per accaparrarsene almeno unaparte. Alcune fonti non sembrano imparziali: i rapportiche il consolato americano a Milano trasmette all'amba­sciata a Roma sono talora casse di risonanza dei servizi se­greti italiani o delle destre. Ma l'America vi presta fede.Nell'ottica Usa del '47,I'Urss e la jugoslavi a sono le nuo­ve nemiche: minacciando l'Italia attentano al precarioequilibrio dei blocchi. L'America incomincia a trattare !'I­talia quasi come il quarantanovesimo stato dell'Unione, laritiene indispensabile alla propria sicurezza. L'alleanza fra

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Stalin e Tito non durerà a lungo: il maresciallo jugoslavocapirà presto che deve temere Mosca quanto Washington.Per il momento, però, la rottura non è prevedibile: i dueapostoli del comunismo appaiono d'accordo e coordinanola loro linea.

La centralejugoslava

Nel '47 Milano è la metropoli dello spionaggio sovieticocome di quello americano. Il solerte console Charles Baysegnala che nella settimana dal 16 al 22 marzo inclusi . ilquartiere generale comunista in Jugoslavia ha trasmessonumerosi messaggi alle forze insurrezionali nel Nord amezzo radio stazione 4K centro 2z sintonia 14 ultracorte-.Cita i dispacci più interessanti, intercettati e trascritti initaliano. Il primo è logistico: -Approssimandosi data ri­vendicazioni proletarie censire massima esattezza et riferi­re milizia popolo combattente et pronto impiego. Stop.Dare assicurazioni a mezzo corrieri. Stop•. Il secondo èoperativo: «Accentuare motivi contenuti piano Sbg appro­vato. Stop. Accelerare tempi. Stop. Urgente fiaccare resi­stenza reazionaria et capitalista sabotando produzione.Stop. Provveduto rottura tregua salariale. Stop. Pervenu­taci notizia persecuzione anticomunista Usa ordine Tru­mano Stop. Previsto arrivo Italia via Svizzera gruppo diri­genti partito comunista americano. Stop. Seguirannoistruzioni dettagliate. Stop»,

Nell'ultimo messaggio del 22 marzo, la centrale jugo­slava insiste sul piano segreto Sbg (sabotaggio?).•Annun­ciata imminente sospensione attività et produzione picco­la et media industria tessile rientra conseguenze pianoSbg. Stop. Urge provvedere massa operaia in seguito di­soccupata. Stop. Consigliasi affidare gestione stabilimenticomitati lavoratori et divisione utili espropriando proprie.tari. Stop. Rifarsi direttive di massima di cui foglio3431111/56 trecentoquarantre barra elle enne barra cinoquantasei precedentemente inviato. Stop. Riferire esiti.Stop.•

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Ma la centrale jugoslava appare anche angosciata dauna controffensiva fascista (la nascita di un partito, unprogetto di golpe?) e preme affinché gli interlocutori mi­lanesi facciano luce su due colloqui avvenuti «tra un emis­sario del Movimento Sociale Italiano, Zingales, e il cardi­nale di Milano IIdefonso Schuster», I comunisti conside­rano il cardinale filofascista - lo hanno accusato di colla­borazionismo coi tedeschi - e sospettano che faccia partedel servizio d'informazione del Vaticano a disposizionedell'America.

Due dei messaggi parlano di Zingales e Schuster. Il se­condo lamenta la mancanza di notizie adeguate. «Tuttorairrisolto affare Zingales. Stop. Attendesi codesto centro re­lazione dettagliata contatti prelato esponenti Movimentosociale. Stop. Presumesi presenza Milano dirigenti FaR[fascisti di Roma] scopo organizzativo attività similare ro­mana. Stop. Notificasi urgere provvedimento in merito.Stop. Tenere perfetta efficienza armamento et depositi.Stop.•

Nell'ansia di scoprire se l'Msi stia armando la reazio­ne, la centrale jugoslava chiede chiarimenti anche su ungruppo eversivo che non è sotto il suo controllo. Un altromessaggio precisa infimi: «Investigatori inviati questocentro a zona vostra giurisdizione riferiscono avere avutosentore esistenza organizzazione politico militare coman­data fantomatico capitano Franco. Stop. Accertare ten­denza numero aderenti armamento programma. Stop. Aragione veduta cercare intavolare trattative. Stop•. Il con­sole non giura sull'autenticità dei testi ma li avalla.

Il significato di questi primi messaggi è chiaro. Pareche la centrale jugoslava, dove operano anche agenti so­vietici e comunisti italiani, persegua due obiettivi : avviareagitazioni popolari che paralizzino l'attività economica nelNord, e impedire ai «fascisti romani» d'insediarsi nella re­gione con l'appoggio del Vaticano e dei servizi segretiamericani. Non si fa cenno a un'insurrezione armata,tranne forse in una frase indecifrabile: «Inviare messagge­ro crenovizza trasmissione ordinativo programma antikrizari atteso non oltre il15 aprile».

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Ma è la lettura di due messaggi successivi che mette inallarme gli 007 americani. Essi indicherebbero che i rivo­luzionari hanno «talpe» nella Questura di Milano - cosaperfettamente normale : il Pc fa ancora parte del governo ­e che queste «talpe» tengono la centrale slava informatadegli eventi. Di più: i rivoluzionari sarebbero disposti aqualsiasi cosa , anche a uccidere chi di loro ..sa troppo. , purdi non tradire i loro piani. Per i servizi segreti Usa le inter­cettazioni trasmesse dal console non sono falsificazioni de­gli anticomunisti, bensì ulteriori ind izi di congiura.

Il caso De Agazio

L'li marzo '47 , all'Assemblea costituente, Togliatti haammonito che il Pc potrebbe -ricorrere all'azione diret­ta. se non riuscirà a fare accettare le sue richieste. Duegiorni dopo, l'editore filofascista Franco De Agazio è as­sassinato a Milano. I giornali anticomunisti hanno colle­gato la sua morte all'ammonimento di Togliatti, ma quel­li comunisti hanno ribattuto che il delitto è opera diagenti fascis ti o americani. I due dispacci della centralej ugoslava che hanno colto l'attenzione degli Usa si riferi­scono a qoesto macabro episodio. Da essi risulta che DeAgazio è stato ucciso dai comunisti, e la centrale teme chei suoi esecutori diventino di peso . Perciò viene data unadisposizione spietata: fa rli fuori, se fosse necessario permantenere il segreto.,

E possibile che i messaggi radio siano depistaggi, cheabbiano una matrice fascista o americana? Possibile maimprobabile. Le intercettazioni vanno avanti per mesi, emolti messaggi riguardano vicende marginali, come il te­soro di Dongo che sarebbe finito nelle casse del Pc.

I due testi all'esame del controspionaggio americanoalludono all'esecuzione di un «giornalista reazionario»compiuta dai comunisti. Il primo, del 16 marzo , tradiscel'allarme per il clamore provocato dal delitto. •Attenuaree minimizzare impressione suscitata opinione pubblica.Stop. Cellule Questura provvedano inviare elenchi testi

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citati copie esiti indagini. Stop. Intimorire inquirenti for­nire piste errate rintraccio esecutori. Stop. Provvedere lo­ro opportuno rifugio temporaneo. Stop. Presentandosinecessità impellente procedere loro eliminazione. Stop.Dare assicurazioni. Stop.• Ma quattro giorni dopo la cen­trale slava si sente sicura, non c'è stata la temuta reazionepopolare e governativa. «Mantenere protezione esecutorigiornalista reazionario. Stop. Governo et opinione pubbli­ca impressionati, sfr uttare momento. Stop. Se necessarioorganizzare manifestazioni di massa dimostrative scopointimidatorio. Stop. Ampliare ricerche nuclei FaR [fasci­sti di Roma] trasferiti nord. Stop .» Vero o falso che sia ilmateriale finito nelle loro mani, a questo punto gli ameri­cani non dubitano più che il Pc sia il pericolo pubblico nu­mero uno.

La circolare del Pc

Uno dei documenti che pervengono all'ambasciata ame­ricana a Roma nella primavera calda di Milano è la tra­duzione di una circolare del Pc, o per lo meno di un fo­glio presentato come tale, «Preparativi tecnici e militaridella rivoluzione comunista». Innanzitutto , dice il testo ,-rnanovrando in vasti settori del popolo, il Partito deveconquistare intelligentemente la simpatia delle masse•.Una volta che abbia ottenuto l'appoggio della maggio­ranza, può dare il via ai preparativi tecnici che sono: «ar­mare e organizzare le forze rivoluzionarie... demoralizza­re l'opposizione.. . disunire la macchina militare e gover­nativa... provocare una crisi economica... agitare gli ope­rai-, Al tempo stesso, il Partito deve selezionare .. Ì nucleidegli organismi destinati a gestire il paese una volta otte­nuto il potere•. Più presto detto che fatto: gli alleati stan­no rafforzando la truppa e i carabinier i, De Gasperi vuo­le cacciare il Pc dal governo, e il Vaticano intensifica lespinte anticomuniste.

Il documento passa poi a descrivere una seconda fasedella marcia verso il potere, e bisogna di re che non è un

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modello di lucidità né di credibilità. -Questa fase. prose­

gue il testo «consisterà in una opera di disorganizzazione

dell~ forze nemiche e un'altra di sviluppo delle nostre... il

Partito dovrebbe passare dalle sue attività clandestine alla

l~tt~ aperta nelle strade, senza badare a eventuali perdite

di vite umane, creando un'atmosfera di complotto e di ri­

volta armata necessaria e indispensabile alla presa del po­

tere.»A questo punto il testo conservato nell'Archivio Nazio­

nale di Washington è censurato. Si intuisce cosa contenes­

se soltanto grazie a un secondo memorandum (compilato

dai carabinieri?) datato settembre '47, sei mesi più tardi.

Anche questo si riferisce all'intero Settentrione, ma si con­

centra su Milano. II suo titolo non lascia adito a equivoci:

...Comandi. compiti e organigramma della formazione mi­

litare comunista• . Per gli 007 Usa, è la conferma che

l'-Apparato- O «Gladio Rosso- ha completato il piano

eversivo per il Nord Italia, rinunciando a una sommossa

anche nel Centro-Sud, dove si sente più debole.II memorandum non fa commenti, si limita alla se­

guente esposizione: «Comandante militare: Onorevole

Cino Moscatelli, agli ordini di un triumvirato politico-mi­

litare Longo-Sereni-Crieco, esponenti della sezione sud

del Comintern, il cosiddetto asse Lubiana-Ginevra-Lisbo­

na. L'apparato dispone di numerosi camion e auto, de­

positi di alimentari e mezzi di comunicazione. Ha cellule

alla Stipel e altre compagnie telefoniche (per le intercet­

tazioni delle autorità civili e militari); nelle varie branche

del servizio pubblico (guardie civiche e notturne, pom­

pieri e guardia di finanza); nella polizia e nelle caserme e

persino, si dice, in certi gruppi di carabinieri». A un se­

gnale prestabilito, questa complessa struttura scatenereb­

be la rivoluzione rossa. È impossibile dire fino a che pun­

to gli autori del memorandum ritengano il pericolo con­

creto, ma il console Bay che lo ha trasmesso non crede

che si tratti di fantapolitica. Secondo il suo giudizio il

Nord è prevalentemente di sinistra se non comunista, e

dunque destinato a rimanere a lungo in bilico sul bara­

tro.

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Un piano per due Italie

Come ha sottolineato la cen trale j ugoslava. nel '47 gruppifascisti del Sud si trasferiscono frequentemen~e al Nord:Lo spostamento serve per rafforzare il -Glad io N~ro• • ~cui nuclei già funzionano anche a Milan? e negli a~tngrand i capoluoghi d i provincia del Setten tnone. Il motl; od i queste manovre è svelato dal memorandu~. In un e­mergenza. il piano comunista prevede .u~~ SCl?pero ~e:nerale in tutta !'Italia con l'assoluta paralisi del pubbliciservizi e l'erezione di una barriera, un fronte, in Emilia ein Liguria, approssimativamente lungo la Linea Gotica,per prevenire l'arrivo nel Nord di truppe governative perristabilire l'ordine», Il paese verrebbe spaccato in due, ilNord rosso e il Sud bianco. E una sanguinosa insurrezio­ne scoppierebbe simultaneamente a Milano, a Torino e aGenova con «l'elimìnazione delle persone il cui nome ap­pare sulle liste speciali e degli ufficiali dei carabinieri e laneutralizzazione dei comandi e dei servizi militari». Sareb­be la rivoluzione cui i comunisti non hanno potuto dare ilvia subito dopo la liberazione. ma hanno soltanto rinviato.

Che il piano sia velleitario, e non esistano condizionioggettive per tentarlo, non fa molta differenza: per i ser­vizi segreti italiani e americani è innegabile che il com­plotto contro lo stato vada avanti. I documenti non riferi­scono di arresti. sebbene si conoscano i nomi dei congiu­rati. ma di stretta sorveglianza. •A Milano. si legge nelmemorandum -sembra che l'Apparato disponga di 25 mi­la uomini e sia stato rafforzato con una nuova organizza­zi?ne. segreta chiamata Super Gap [Gruppi di azione pa­triottica].• E ancora: «In seguito ad alcune riunioni di na­tura militare svoltesi nei giorni scorsi. il Pc e il comandogenerale della Brigata Garibald i dell'Anpi hanno deciso d inominare commissari politici per i quartieri della città col­l'esplicito compito di conferire loro un carattere politicounitario... Vengono citati i nomi dei commissari. Ne rife­riam.o alcuni a ~so: Cer~da per la zona Bicocca, Maggiper 11 cen tro, TIno Casali per la zona di Porta Venezia,

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Sangiorgio per Niguarda, Misicco per Porta Magenta, Ca­

scella per Porta T icinese.L'idea di una nuova Linea Gotica innervosisce il Di.

partim~nt~ di Stato .più della prospettiva delle giornate

rosse di MIlano, Ton no e Genova. Fin dal settembre '46

Washington teme che il Pc, dopo avere -ri nunciato- - co­

si commenta - alla rivoluzione in tutta l'Italia a cavallo del

referendum, abbia abbracciato !'idea di promuoverla solo

nel Nord, e di spaccare in due il paese. Tra i telegrammi

dell'Ssu, quello che ha più colpito l'amministrazione ame­

ricana portava la data del settembre 1946 e parlava di un

«vertice segreto. a Milano tra Moscatelli, Togliatti e Pajet­

ta, precisando: -Moscatelli ha riferito che tutti i preparati­

vi sono stati completati e che il Nord è adesso pronto a

un'insurrezione armata». Da Roma l'ambasciatore Duno

ha fatto salire la paura inoltrando nel giugno '47 un rap­

porto -di fonti molto attendibili sulle formazioni paramili­

tari del Pc nell'Italia del Nord » , Mentre nel Centro-Sud la

situazione è più o meno sotto controllo, ha ammonito

Dunn, nelle «regioni rosse» non lo è.Le -fonti molto attendibili... affermano che a Modena ,

Reggio Emilia, Parma e Bologna ci sono circa l Omila co­

munisti armati che nel caso di un'insurrezione si unireb­

bero a circa 40 mila ex partigiani della Brigata Garibaldi.

. 1 \O mila rappresentano il fior fiore della forza insurre­

zionale, le truppe d'assalto cui toccherebbero i compiti

più difficili come l'eliminazione dei leader nemici» , L'am­

basciatore aggiunge che altri contingenti semiarmati o di­

sarmati entrerebbero in azione al fianco di questa élite in

caso di bisogno.Nell'analisi degli agenti americani, il disegno rosso del

dopo referendum rappresenta una minaccia più grave di

quello che lo ha preceduto. E se anche ciò non fosse vero,

l'esistenza di un piano eversivo comunista fa comodo ai

falchi Usa. Serve loro per alzare gli scudi a protezione del­

la Dc e degli altri partiti di centro-destra, gli scudi della

Cia, del Gladio, della massoneria, dei finanziamenti ille­

gali. Truman si sente investito della missione di grande

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protettore dell'Occidente e dell'Italia in nome di Una mo­rale superiore.

'Ibgliaui sapeva

Sulla base di questi documenti, e di quelli che otterrannoin seguito, gli alleati arrivano a una conclusione: Togliattiè al corrente del piano sovversivo, addirittura lo dirige, efa il doppio gioco. Uscito dal governo, lo vuole abbattere,è dentro la congiura fino al collo. Tutti fanno capo a lui: èlui, in quanto segretario generale del Pc, precisa il memo­randum, a nominare i commissari politici a Milano .

La questione di fondo è se Togliatti si serva dello spau­racchio di una insurrezione per ricattare De Gasperi chelo ha escluso dal governo o se attenda effettivamente ilmomento propizio per ricorrere alla forza. Su questopunto i servizi segreti e i diplomatici americani hanno opi­nioni diverse. Gli agenti dell'Ssu, e più tardi quelli dellaCia, tendono a credere che il capo del Pc prenda tempoperché le circostanze non sono ancora favorevoli a un'a­zione armata. La Casa Bianca, il Dipartimento di Stato el'ambasciata a Roma pensano che egli speri di essere elet­to democraticamente, grazie all'alleanza con Nenni, a cuisecondo le ultime informazioni sarebbe disposto a cederela presidenza del Consiglio.

Persino il falco Dunn è del secondo avviso. «È possibi­le. scrive nel giugno del '47 «che un'azione militare diret­ta comunista venga prospettata a bella posta dal Pc per ge­nerare la paura in Italia e intimidire il governo.. . Non sa­remmo sorpresi di vedere un aumento della violenza po­litica nell'immediato futuro per mettere in imbarazzo DeGasperi... Ma non siamo inclini a credere che il Pc userà laforza finché riterrà possibile la conquista del potere conmezzi legali» , Il guaio è che l'amministrazione americananon sarebbe più disposta ad accettare una vittoria eletto­rale comunista: l'esperienza dell'Europa dell'Est le ha di­mostrato che una volta al governo il Pc non si lascia scal­zare, e che nel giro di pochi mesi o anni la democrazia po-

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polare degenera in una brutale d ittatura. Nonostante laspaccatura socialista, l'America ha già preso segretamentela decisione più importante della storia italiana del dopo­guerra: non permetterà al Pc di governare il paese, se ne­cessario ricorrerà alla forza. Pochi lo sanno, ma l'Italia èdiventata di fatto un'appendice degli Usa.

Queste vicende sollevano una serie di quesiti. Se i do­cumenti non mentono, perché le autorità italiane e ame­ricane non adottarono drastiche misure, non eseguironoarresti in massa, non misero sotto processo i golpisti rossi?Perché preferirono custodire il segreto e combattere unaguer ra di spie? Una risposta indiretta è fornita dagli stes­si documenti. Roma e Washington avevano troppe cose danascondere, non potevano lasciare che venisse alla luce ilmarcio da cui era già contaminata la Prima Repubblica.Inoltre le tensioni sociali, economiche e politiche in Italiaerano tali che una reazione condotta allo scoperto proba­bilmente avrebbe fatto scoppiare la guerra civile: le conse­guenze sarebbero state disastrose per il precario equili­brio tra Est e Ovest. Infine, in Italia gli americani giocava­no in casa. come i sovietici in Cecoslovacchia. una nazionela cui tragica sor te avrebbe influito traumaticamente sulleelezioni italiane del '48. Zio Joe volle Praga, e Zio Sam sitenne Roma.

J tre scenari

Il 6 gennaio del 1948 il console Bay aggiorna il rapporto,citando ancora una volta le solite -Ionti attendibili» : chissà,le forze armate, i carabinieri o i servizi segreti italiani. Iparticolari sono tali da fare pensare che gli informatori ab­biano infiltrato il -Comando Generale Comunista», comelo chiama il console. -L'organizzazione militare del Pc hapreparato tre scenari. riferisce Bay. -Prirno. Le iniziativeda prendere qualora il Partito si trovi nella necessità di as­sumere il governo con la forza. Secondo. La resistenza ar­mata da opporre a un regime antidemocratico nel caso cheesso prenda il potere in qualsiasi maniera. Terzo. Tutti i

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provvedimenti da adottare nella eventualità di un'imme­diata lotta clandestina.» La centrale del complotto è sem­pre a Milano. Ma qualcosa è cambiato: sembra che il Pcdebba prendere per la prima volta in considerazione lapossibilità di un governo o di un colpo di stato delle destre.A un anno e mezzo dalla fine della guerra, i rapporti diforza non sono quelli che sperava.

«In greater detail-, più in dettaglio, il rapporto illustraciò che potrebbe accadere a nord della Linea Gotica.•11piano numero l contempla l'occupazione dei centri piùimportanti, palazzi e impianti pubblici, caserme, ecc.; ilblocco di tutte le vie di comunicazione e la caccia a tutti inemici politici, con l'eliminazione di quelli più pericolosi.Contempla anche l'immediato insediamento di ConsigliPopolari temporanei con ampi poteri, e !'immediato as­soggettamento delle forze armate al controllo di commis­sari politici nominati dal Comitato Nazionale.» Lo scena­rio presuppone che l'oifensiva comunista scatti di sorpre­sa, ma non spiega quando - evidentemente non esistonoscadenze - né in seguito a quali eventi. Come vedremo trapoco, il console Bay dedica la seconda parte del rapportoa una radìografia.zona per zona, del piano l per la pro­vincia di Milano. E la parte più impressionante, che ter­mina Con l'appunto: «il Comandante Provinciale sarebbel'onorevole Francesco Scotti, assistito dall'onorevole Gian­carlo Pajetta» ,

Stando agli informatori, il primo scenario è stato ap­provato all'unanimità dai comunisti, ma il secondo è pas­sato solo dopo un acceso dibattito e con qualche voto con­trario.•11 piano 2 si basa sulla lotta armata di bande na­scoste sulle montagne e di forti gruppi terroristi nellecittà. Il piano prevede l'apertura di basi operative in ottolocalità montagnose della Lombardia e di depositi di ali­mentari e di materiale vario in aree facilmente raggiungi­bili; e il trasporto e il rifornimento delle numerose forma­zioni armate. Sono state programmate anche le comuni­cazioni radio tra le diverse unità.• C'è una curiosa postil­la: il secondo scenario sembra ancora in via di sviluppo, egli anonimi inquirenti stanno cercando di scoprirne i gan-

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gli nervosi.•Si segnala»sottolinea il console -l'esistenza diun deposito di armi nel magazzino numero I della societàEdison di piazzale Cenisio (Porta Volta) a Milano.• I con­trasti e il ritardo indicano che il Pc teme di essere battutosul tem po dalla conservazione.

Le paure del Pc

Lo conferma il terzo scenario, quello di un'emergenza cheimponga un'immediata lotta clandestina. I piani per que­sta eventualità sono estremamente vaghi. Sembra che i co­munisti, cosl abili nel pianificare la rivoluzione, siano stati

•colti impreparati dal fantasma della restaurazione. E unodei tanti misteri insoluti dell'infanzia della Prima Repub­blica. Forse, il Pc si è reso conto del fatto che il Gladio,protetto dalle autorità, sta penetrando quasi ovunque;che gli alti comand i militari vogliono un governo forte; osemplicemente che le destre potrebbero avere il soprav­vento. In ogni caso, il piano numero 3 lascia a desiderare.Esso determina solo «i punti d'incontro , i mezzi di comu­nicazione, le tipografie clandestine e gli spostamenti stra­tegici dei reparti attivi•. Il Pc non dimostra molta fiducianel successo del terzo scenario: -Se fosse necessario i lea­der del Parti to verrebbero trasferiti in paesi stranieri ami­ci, mentre l'organizzazione armata continuerebbe a ope­rare clandestinamente».

È lo scenario della sconfi tta. Che cosa nasconde questarettifica della rotta rivoluzionaria? Per comprendere i mo­tivi per cui il Pc è passato da una strategia esclusivamenteoffe nsiva a una prevalentemente difensiva bisognerebbeavere accesso ai documenti tuttora segreti della Cia e so­prattutto dei servizi segreti italiani , sulle cui informazionisi basavano gli americani, nonché del Cremlino. Non sipuò escludere nulla: né un momentaneo r ipensamento diStalin, né che Togliatti e i suoi compagni si siano sentitiminacciati. Ma la pubblicazione dei dossier è selettiva, etalvolta anche quelli già resi pubblici vengono ritirati: co­me dicono gli americani, si vedono alcuni alberi, non l'in-

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tera foresta. Di certo c'è soltanto che il Pc e i suoi leadertradiscono un'improvvisa paura di essere accerchiati. lfatti dimostreranno che non è un timore infondato: per icomunisti il '48 sarà un anno terribile: la disfatta eleuora­le, l'attentato a Togliatti, l'emarginazione permanente. AItramontare del '47, c'è quasi un presagio di sventura negliscenari sanguinosi e segreti di Milano.

Senza dubbio, il colpo di mano di De Gasperi, che haestromesso il Pc dal governo, ha segnato una svolta. Maesso nasconde retroscena che neppure oggi sono chiari.La minaccia di Togliatti di «azione diretta» potrebbe esse­re stata un fat tore, e infatti il console Bay l'adduce a soste­gno del suo allarmismo; l'episodio De Agazio - uno di tan­ti - un altro. Dc e Pc sono comunque su una rotta di colli­sione, come i loro angeli custodi, gli Vsa e l'Vrss.•Non èvero che le cose non possano andare peggio» commentamonsignor Montini. Rotta la tregua governativa, gli op·posti estr emismi non escludono più nulla. La strategiadella tensione perseguita da entrambe le parti provocheràuna crisi dopo l'altra. Nel primo trimestre del '48 si toronerà a parlare seriamente di un'invasione d ell'Italia d aparte della J ugoslavia; il Dipartimento di Stato si chiederàa voce alta se il Pc non debba esser messo fuorilegge; e laPrima Repubblica sarà condannata. Solo la vittoria di Bar­tali al Giro di Francia darà momentaneo sollievo alla na­zrone.

Milano rossa

-Se non è vera, è ben pensata»: la seconda parte del rap­porto di Charles Bay all'ambasciatore Dunn sembra un li­bro giallo. Il console disegna la mappa della provincia diMilano rossa e insurrezionale , avvertendo che è stata divi­sa in quattro zone . Prima è quella di Vimercate, Treviglioe Melegnano. Seconda è quella di Melegnano, Pavia e Ab­biategrasso. Terza è quella di Magenta , Busto Arsizio e Sa­ronno. Nella quarta figura nuovamente Saronno, insiemecon Erba e Vimercate. Sono noti i nomi dei comandanti di

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tutte le zone tranne l'ultima. Eccoli. Scotti o Pesce, dettoVisone, nella prima. Vincentino o Melegano nella secon­da. Guido Venegoni nella terza. •Nella prima zona. scriveBay -è previsto anche l'invio di una formazione jugoslavaa Sesto, Lambrate e Linate al comando di un certo capita­no Rutic, detto Paolo, residente a Cinisello sotto falso no­me.' La provincia sarebbe disseminata di nuclei operaicomunisti in grado di imbrigliarla come un glad iatore chestringe l'avversario nella rete.

Di quali forze disporrebbe l'.Apparato. ? Adeguate, se­condo l'ignoto informatore del console. Nella zona Vi­mercate, Treviglio e Melegnano «è contemplato l'uso d iquattro divisioni di Sap (Squadre di azione patriottica) edue divisioni di Gap (Gruppi di azione patriottica) per untotale di 7 mila uomini. 11 Comando Tattico si troverebbea Monza. L'armamento, buono, sarebbe nascosto a Cassa­no d 'Adda e Sesto•. Nella zona Melegnano, Pavia e Abbia­tegrasso -ver rebbero impiegate una divisione di Sap euna di Cap, 1600 uomini in tutto, con un armamento in­completo e difforme•. Nella zona Magenta, Busto Arsizioe Saronno i comunisti sarebbero più forti : «d ispongono didue divisioni di Sap e due di Gap con 5 mila uomini, e dicirca 200 auto e camion. Le armi e le munizioni sono sta­te d ivise tra i comandanti. Il comando tattico sarebbe aCastellanza o Lainate•. Ma nell'ultima zona, quella di Sa­ronno, Erba e Vimercate, si scende ai minimi termini: unadivisione Sap, quattro squadre Cap, appena 1200 uomini.• La zona è considerata debole,» sottolinea Bay -cerche­ranno di rafforzarla dall'esterno.»

L'aspetto politico dell'insurrezione non sarebbe statotrascurato. Il 19 settembre'47, a una riunione della sededel Pc d i Porta Venezia, il vicesindaco di Milano Monta­gnani avrebbe dato -istruzioni molto riservate. per la for­mazione di sedici Consigli Cittadini e d i a\cuni altri deisobborghi, Bovisa, Crescenzago, Lambrate, Musocco, Ro­goredo, S. Cristoforo, Taliedo, -con compiti politici e am­ministrativi, e per l'immediata attivazione dei Tribunalidel Popolo» . La riunione sarebbe stata preceduta di tregiorni da un'altra dei comandanti della Brigata Garibald i

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e dei commissari politici di rione. Un quadro minuzioso,da «talpa. di classe. Che consente ai servizi segreti Usa eitaliani di correre ai r ipari, presidiando nascostamente lepostazioni principali. S'ignora se il Pc sia stato messo alcor rente della fuga di notizie. Per fortuna, lo scenario nu­mero l non scatterà mai, neppure dopo l'attentato a To­gliatti. Avrebbe probabilmente provocato stragi sui dueversanti con gravi ripercussioni anche internazionali.

L'occupazione delle fabbriche

Il rapporto contiene una seconda mappa, quella delle po­sizioni che i rivoltosi occuperebbero per controllare laprovincia di Milano. Si tratta dei nodi vitali dei trasporti edelle comunicazioni, e delle fabbriche, oltre che delle ca­serme. Nella provincia, comunica Bay, i combattenti co­munisti mobiliterebbero circa 26 mila persone, compresolo zoccolo duro descritto più sopra; nel resto della Lom­bardia, 46 mila. Non è una truppa molto numerosa, mal'elemento sorpresa e le divisioni interne del governo edelle forze armate e dell'ord ine la aiuterebbero. Questatruppa si d istribuirebbe così. Due divisioni al centro fer­roviario di Rogoredo, col comando in corso Lodi 58,rifornimenti nelle fabbriche e posti di blocco a LocateTriulzi e a Chiaravalle. Una divisione sulla statale Cremo­na-Piacenza, col comando in corso 22 Marzo e un posto diblocco a Linate. E due divisioni alla Innocenti, con distac­camenti a Lambrate e all'idroscalo di Linate: il comandoall'Anpi di Lambrate, i posti di blocco a Limito e Pioltello.

La seconda mappa è interminabile, e indica che il pia­no strategico è stato preparato nei particolari, senza la­sciare nulla al caso. Tutti gli stabilimenti importanti ver­rebbero trasformati in for tezze, dall'Alfa Romeo alla DeAngeli Frua alla Grazioli. E nelle aree industriali come Se­sto San Giovanni s'installerebbe un massiccio presidio:quattro divisioni. Non sarebbe facile per nessuno sloggia­re i combattenti: in maggioranza sono ex partigiani, e traloro ci sono ufficiali e agenti sovietici e jugoslavi, tutta

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gente che ha esperienza se non di guerra almeno di guer­riglia. Si rischierebbe davvero un conflitto civile come inSpagna. Torna alla memoria l'osservazione dell'agente se­greto inglese Max Salvadori nelle sue memorie. Salvado­ri fu a lungo al fianco dei partigiani. •La Resistenza. scris­se «salvò l'anima dell'I talia, ma era un'anima divisa.• Vie­ne in mente anche il monito d i don Stu rzo nel '45 alle de­stre e alle sinistre: «L' Italia del dopoguerra deve evitareinsurrezioni sanguinose. scoppi di furia partigiana, adiidi classe».

Sono sempre i vincitori, non gli sconfitti, a scrivere lastoria. E inevitabile, quindi, che gli avversari ideologicidell'America l'accusino di travestirla. Ma i dossier segretisull'Italia aperti al pubblico scrutinio, sebbene incompletie susce ttibili di diverse interpretazioni, non sono un muc­chio di menzogne: li hanno autenticati alcuni protagonistidi allora e alcuni degli storici più illustri. Se il Cremlinopensò di annettersi l'I talia come si annetté la Polonia ol'Ungheria, e se la Casa Bianca la trattò come il quaranta­novesimo stato o un suo protettorato, la colpa fu innanzi­tutto dei partiti italiani e dei loro leader. Nella guerrafredda, l'I talia non avrebbe potuto abbracciare né la neu­tralità né la completa indipendenza. Ma il Pc non avevabisogno di asservirsi a Mosca, né la Dc a Washington. Secerti partiti e dirigenti e italiani da essi rappresentati fos­sero stati meno servii i e più onesti, ben altri sarebbero sta­ti il cammino e la sorte della Prima Repubblica.

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CONCLUSIONE

LE COLPE DEGLI ITALIANI

Se il governo americano fu un I:'adre padrone, l'Italia.del­la Prima Repubblica fu una figlia obbediente e ossequiosa.Sin dall'inizio la repubblica si mostrò più realista del r~.Per rendersene conto basta leggere un documento gIà CI­tato nell'Introduzione: .NSC 1/1:The Position of'the Uni­ted States with Respect to Ital y-, presentato al NationalSecurity Counci! i! 15 settembre 1947 e approvato duemesi dopo. L'analisi preliminare dichiara apertamente:-L'obienivo fondamentale è di mantenere condizioni fa­vorevoli in un paese chiave-oL'Italia deve essere preser­vata «come stato indipendente, democratico, amico degliStati Uniti, e capace di partecipare efficacemente alla resi­stenza contro l'espansione interna ed esterna comunista».Dal contesto si capisce come la Casa Bianca di Truman siaspetti che le sue disposizioni vengano eseguite senza di­scutere a Roma.

Lo scenario è questo. Nel caso che il Pc prenda il po­tere in tutta l'ItaIia, o in alcune regioni, gli Usa -dovreb­bero continuare a riconoscere illegittimo governo italianoe ad appoggiarlo attivamente-o Il primo provvedimentosarebbe «il dispiegamento strategico delle forze armateamericane in Italia e in altre zone del Mediterraneo» . Ec­co i termini. .A) Il governo italiano dovrebbe informaregli ambasciatori alleati e russo a Roma che non può piùesercitare il controllo nel paese, né essere considerato re­sponsabile dell'esecuzione del Trattato di Pace. B) Gli Sta­ti Uniti dovrebbero subito manifestare il loro rammari­co... e notificare al governo italiano e all'Onu che dovran­no riesaminare la loro posizione rispetto al Trattato stesso.

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C) Il governo italiano dovrebbe informare quello ameri­cano che adotterà le misure di cui è capace per collabora­re. Il governo americano dovrebbe rispondergli che chie­derà ulteriori basi militari. Dopo l'accordo, dovrebbe uti­lizzare selettivamente le nuove basi.»

Il cliente italiano

La disponibilità del governo De Gasperi non è teorica.-NSC 111» non lascia dubbi. Propone che i preparativi in­comincino immediatamente: «Sin d'ora, \'Italia dovrebbemetterei a disposizione le basi al fine di addestrare le no­stre unità aeree-o Il rapporto contempla anche altri prov­vedimenti: «D). Gli Usa dovrebbero annunciare la sospen­sione degli aiuti economici ed alimentari alle zone con­trollate dai comunisti, ma continuarli a quelle governati­ve. E) Se il Pc s'impadronisse di parte o di tutta l'Italiaprima del 15 dicembre del '47, l'America dovrebbe so­spendere il ritiro delle truppe•. L'ultimo paragrafo deldocumento, il numero 13, riguarda le elezioni del '48:«Nel caso che conducessero a un governo comunista, sa­rebbe necessario un riesame della politica italiana degliStati Uniti. Questo rapporto dovrebbe essere rivisto nonmeno di 45 giorni prima del voto, alla luce della situazio­ne che esisterà allora», E chiaro come l'Italia sia un paesea sovranità limitata: abbiamo visto nell'Introduzione comela superpotenza, pur di non perderla, agevolerebbe ungolpe di destra.

Persuasi che da soli non ce la farebbero, il centro e ladestra in Italia si affidano all'America. Che non si lamen­ta, anzi si rallegra della loro debolezza, garanzia di doci­lità. Nell'autunno del '47, i sogni del '45-46 sono ormaitramontati, la Realpolitik ha soppiantato lo spirito del «Se­condo Risorgimento». Chi è al potere vuole tenerselo, e lospauracchio rosso serve ottimamente alla bisogna. «Il go­verno italiano,» osserva il rapporto del Consiglio di Sicu­rezza Nazionale della Casa Bianca «ideologicamente incli­ne alla democrazia di stampo occidentale, è debole, ed è

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oggetto di continui attacchi da parte del Pc... i cui scopi fionali sono il dominio dell'Italia e il suo allineamento conl'Urss .• Il documento non esclude una sollevazione gene­rale comunista -che consegnerebbe l' Italia del Nord nellemani del Pc», anche se ritiene che essa avrebbe luogo «so­lo dopo la partenza delle truppe alleate- ossia, in base alTrattato di Pace, dopo il 15 dicembre del '47. E ammoni­sce che -I'ascesa dei comunisti al potere in Italia minacce­rebbe gli interessi Usa» .

La monarchia è finita da un anno, ma la Prima Re­pubblica non sa reggersi in piedi da sola e all'America nonva d i toglierle le fasce. Il punto 8 del rapporto -NSC III .enuncia -il totale appoggio al presente governo e ad altrisuccessivi parimenti soddisfacenti», naturalmente a pattoche si sintonizzino agli interessi americani. L'appoggioverrà manifestato così: - 1) Invio di grano e altri prodottiessenziali. 2) Crediti finanziari addizionali. 3) Ulteriore as­sistenza alle forze armate italiane, nella forma di attrezza­ture e consigli tecnici. 4) La donazione delle navi affonda­te al largo della costa. 5) La consegna di equipaggiamentinon mili tari-o Il Consiglio di Sicurezza Nazionale si ado­prerà perché l'I talia ottenga «condizioni commerciali fa­vorevoli, la modifica dei termini più onerosi del Trattatodi Pace, l'ingresso nell'Onu-, Il punto più delicato, quelloper la neutralizzazione della propaganda comunista, ri­sulta cancellato dal documento: è rimasta soltanto unafrase in cui si accenna al -ricorso a qualsiasi mezzo prati­co- ,

Il 14 novembre del '47 l'amministrazione Truman di­scute l'Italia nel Salone delle Conferenze alla Casa Bianca.Sono presenti il capo dei servizi segreti ammiraglio Hil­lenkoetter, il segretario d i stato George Marshall, il mini­stro della Difesa James Forrestal, quello dei CommerciAverell Harriman e alcuni altri. Il ministro dell'Aeronau­tica militare Stuart Symington chiede l'autorizzazione aspostare alcuni caccia e bombardieri dalla Germania all'I­talia. Gli viene risposto che ciò causerebbe un grave imba­razzo a De Gasperi. Lo spostamento è rinviato ma il Con­siglio mette agli atti che i caccia avrebbero bisogno di due

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settimane, e i bombardieri di qualche mese, .per operaredal territorio italiano-o Ma operare dove? Nel Mediterra­neo e nei Balcani, il possibile teatro di una nuova guerra.

.Perché il rinvio? Evidentemente, da Roma qualcuno haammonito gli Usa di andare cauti. La pubblica opinioneitaliana, deve avere spiegato, non manderebbe giù un as­servimento così smaccato. Comunisti a parte, c'è ancorachi si illude su una terza via, un'Italia ponte tra i due bloc­chi emergenti. Ma dietro le quinte, il dado è tratto.

Sicilia: compare Buscetta

Quello dello .NSC III< è un piano contingente, rimane invigore pochi mesi, alla vigilia delle elezioni del 18 aprile'48 verrà sostituito da un altro ancora più drastico. Ma sindall'inizio la tendenza è chiara. L'interferenza negli affariitaliani avviene soltanto in funzione del confronto conl'Urss. Agli Stati Uniti non interessa il -micromanage­ment-, l'amministrazione dei problemi interni che sorgo-

• •no giorno per gIOrno.La superpotenza non vuole mettere bocca sui metodi

con cui i politici italiani costruiscono le basi del loro pote­re. Preferisce che i suoi assistiti facciano da soli, sa che so­no maestri nell'arte di arrangiarsi. Nel 1947 i democri­stiani e i loro alleati fanno a gara nell'ingraziarsi gli ame­ricani, ma manovrano senza consultarli quando cercanosoldi o santi protettori in Italia. Hanno altri referenti: ilcapitale, la Chiesa, persino l'ex burocrazia monarchica ofascista. Alcuni non disdegnano neppure la criminalità or­ganizzata, sul modello della Sicilia, dove il governo ameri­cano ha ufficialmente chiuso il capitolo della collaborazio­ne con la mafia.

A un dibattito sugli americani e la mafia tenuto all'Uni­versità di Hartford nel Connecticut nel '95, a cui partecipaanche il figlio di Max Corvo, William, uno dei relatori, lostorico italiano Salvatore Lupo, evidenzia il ruolo svoltodal Mis, il Movimento dell'Indipendenza Siciliana, nel ri­lancio postbellico dell'onorata società.•Nei settembre del

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'45- dichiara . i maggiorenti del Movimento decidono diutilizzare alcune delle bande di briganti che battono lacampagna per rinsanguare il loro braccio armato, l'Evis.S'incontrano in una proprietà di Lucio Tasca Bordonaro,sindaco di Palermo di nomina alleata, latifondista.• Il pro­fessor Lupo aggiunge che molti mafiosi transitano nelle fiole del Mis: «Vizzini, Navarra, Genco Russo, Paolino Bonta­te, Filippone e il giovanissimo Tommaso Buscet ta. Standoal pentito Calderone, era mafioso anche Concetto Gallo,possidente catanese e comandante dell'Evis- . Lo stud iosoprecisa che « è la prima e ultima volta che la mafia, inveced'inserirsi strumentalmente in un apparato di potere, pa­re contribuire in prima persona a un'ipotesi politica•.

Come s'è visto nel capitolo sulla mafia, il disegno ècontroverso e breve. Nonostante le molte voci in contra­rio, gli alleati osteggiano il separatismo siciliano, e la ono­rata società - divisa come ha detto il console Nester - si al­linea rapidamente. Ma il rapporto con il Mis e la sua com­ponente mafiosa sarà cruciale per una parte della Dc, cheassorbirà i notabili del Movimento. Rileva Lupo che -apartire da questa operazione si creerà e consoliderà il rapoporto tra mafia e partito di maggioranza, incommensura­bilrnente più importante di quello che lega la mafia agliamericani». Invece di combatterla, una corrente della Dcprende la mafia come socio in Sicilia. E col passare deltempo, conclude lo storico, la mafia si riorganizzerà al­l'ombra dello stato -attorno alla famiglia Greco, a Navar­ra e al suo allievo-avversario Luciano Liggia. a VincenzoRimi, ai fratelli La Barbera... Essi si ar ricchiranno nelracket, la compravendita di terreni, le speculazioni edili­zie, il traffico di droga. ma nello stesso tempo collabore­ranno con la polizia e i partiti».

Il Ponzio Pilato americano

Non son cose che riguardino gli Usa, come ricorderàl'ambasciatore a Roma Duno in una nota al successore diNester, Renwick McNiece, nell'aprile del '4B, in cui gli rac-

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comanderà -l'attenzione senza interferenza. al Mis e allamafia. L'asse capi mafiosi-leader Dc e di altri partiti si èformato e funziona autonomamen te, è una -cosa nostra»italiana. Duno non vuole sporcarsi le mani. Sa che i politi­ci italiani hanno preso esempio dai mili tari americani, iprimi alleati della mafia, ma questa non è una scusa. Par­titi gli americani le forze politiche italiane avrebbero po­tuto - e dovuto - bloccare la crescita dell'onorata società.Scegliendo la strada più facile, come faranno in quasi ognialtro campo, dai rapporti col Vaticano ai finanziamentielettorali, alcuni partiti italiani condanneranno invece laPrima Repubblica alla bancarotta morale. Lupo ha ragio­ne a sostenere che le colpe dell'Italia sono più gravi diquelle dell'America . l nostri liberatori si aspettavano col­laboratori fedeli, ma avrebbero fatto volentieri a menodella loro avidità di potere e di denaro.

Troppi erano i politici ansiosi di servirli e di servirsi albanchetto dello Stato, come troppi comunisti erano ansio­si di servire l'Llrss e di concludere buoni affari tramite lecooperative rosse. In Sicilia, in particolare. a un certo mo­mento sembra che nessuno si salvi. Nemmeno il Pci riescea evitare una nota di biasimo. l messaggi trasmessi al Di­partimento di Stato dai rappresentanti americani nell'iso­la tracciano un quadro emblematico: le forze comunisteinscenano dimostrazioni e attacchi contro tutti i partititranne quello separatista perché temono che la mafia rea­gisca. «Se leader come Tasca la ordinassero , entro 48 orescoppierebbe una rivolta- riferisce il consolato. L'ordina­mento clientelare e la lottizzazione che diventeranno ca­ratteristiche della Prima Repubblica sono già in atto quan­do l'Italia non è ancora del tutto liberata . Il riciclaggio po·litico è endemico, e si fa beffe di tutti. Il Pci ne è complice,anche per Togliatti il fine giustifica i mezzi. Quando vedràche la rivoluzione è impossibile, agirà come gli altri.

E Zio Sam? La storia lo giudica colpevole di reato d 'o­missione. Atteggiandosi a spettatore imparziale, non hasollecitato il taglio dei legami mafiosi dei partiti italiani.Mentre alcuni suoi organismi si sono battuti contro la ma­fia, altri hanno temporeggiato nel caso che essa potesse

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tornare utile. Un d ispaccio del 7 aprile del '48 del neo.console a Palermo lo conferma esplicitamente. I capi se.paratisti e mafiosi, sottolinea .McNiece , -sono decisi a imopedire che la Sicilia cada in mano comu nista... Se il Peivincesse le elezioni italiane essi eleggerebbero un governoindipendente» , La transizione sarebbe rapida e sicura.«Grazie alla parziale autonomia, esistono servizi essenzialie amministrazioni locali abbastanza efficienti.»Si potrebberimediare alla crisi con un colpo di mano dell'Occidente:il console consiglia «p reparativi adeguati.. . per riconosce.re una Sicilia Indipendente che fornisca basi aeree e na­vali agli alleati per mantenere un limitato controllo delMediterraneo» ,

Con una mossa del genere, la Sicilia diventerebbe unasentinella contro il rischio del comunismo in Italia. Il Con.sole non lo sa, ma gli strateghi del Pentagono ci hanno giàpensato. L'ipotesi di occupare non soltanto la Sicilia maanche la Sardegna, come abbiamo visto nell'Introduzione,è stata discussa dal Consiglio di Sicurezza nel marzo 1948e altri documenti dimostrano che ancora negli anni Cinoquanta sarà parte integrante del piano americano di rea­zione al comunismo.

Ma non ci sarà bisogno di ricorrere alle armi. In Sici­lia come nel resto d 'Italia basteranno i soldi. Alla vigiliad elle elezioni del 1948 per i partiti di centro comincia lacuccagna. Dall'America arriva un fi ume di dollari per lalotta al comunismo. E siccome gli uomini politici non sonosanti, alcuni di loro prendono l'abitudine di esagerare neldescrivere il pericolo comunista ai pro te ttori americani, alfine di ottenere più dollari.

Industriali e americani

Albert Materazzi, un ex ufficiale dell'Oss che ha comban u.to con i partigiani in Italia e oggi è in pensione a Washing­ton, sostiene che dietro «l'emergenza comunismo. in Italianell'immediato dopoguerra ci furono, oltre che le destre ela Dc, gli industriali. E che le loro pressioni furono deter-

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minanti per il salvataggio dei militari e dei burocrati fasci­

sti, rid~l~ti al ve~ti~~ cl ,:) n~lOvo Stato repubblicano.

Agli industriali italiani Materazzi attribuisce anche la

distribuzione d~iprim.i f~ndi ~let~orali neri ai partiti. Se­

condo la sua tesi, Il capitalismo italiano era contrario a una

edizione locale del New Deal di Roosevelt e manovrò sen­

za scrupoli per conservare i suoi privilegi. Fu il primo ad

inquinare la politica italiana e i servizi segreti americani

non fecero che seguire l'esempio. serve ndosi delle enormi

risorse di cui disponevano in quegli anni. La corruzione

dei partiti italiani ebbe una origine interna e con il tempo

si ritorse contro i promotori: i politici della Prima Repub­

blica finirono per taglieggiare la classe industriale cui do­

vevano il potere.La polarizzazione riesplosa in Italia dopo cinquant'an­

ni. alla fine del compromesso storico strisciante tra la Dc e

il Pc, una al potere, l'altro all'opposizione ma con una

spartizione della torta, impedì agli americani di gettare le

basi di un'alternanza democratica. Fin dagli inizi del '45

essi capirono che non sarebbe stato possibile conciliare le

istanze del capitale con quelle degli operai, come aveva in­

vece fatto Roosevelt negli Stati Uniti. La loro scelta fu faci­

le, automatica, e avvenne nell'ultima fase della guerra par­

tigiana: i sovietici facevano leva sui partiti operai. agli ame­

ricani non restava che fare blocco con i capitalisti e con i

partiti da loro alimentati. Mentre sul campo Oss e partigia­

ni comunisti si davano la mano , la classe politica di Wa­

shington, dove ormai spadroneggiavano i conservatori, si

preparava a combattere il Pc. E indubbio che gli industria­

li italiani soffiarono sul fuoco, unendosi al governo di De

Gasperi e ai suoi servizi segreti nel denunciare complotti

comunisti veri o inventati. Ma gli americani erano pronti a

crederli. In Italia ved evano quello che volevano vedere.

Le prime grida di allarme da parte italiana si levano

già durante la guerra. Per esempio il 20 gennaio 1945 un

rapporto del Comando alleato segnala le preoccupazioni

del generale Cadorna, capo nominale della resistenza per

volontà degli americani. Cadorna viene definito «apoliti­

co- ma il suo messaggio è chiaro: lamenta che gli alleati

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«continuino a considerare la guerra partigiana come unanormale campagna militare, rifiutandosi di prender attodel suo carattere eminentemente politico». Il generaleprosegue: «Bisogna dire chiaramente che la Resistenzanon sarehbe esistita senza un'organizzazione politica, eche essa è dominata dal Pc. Il Partito comunista non cercadi nascondere il suo intento di assumere le redini e di isti­tuire un regime simile a quello in Russia. I suoi leader nelSettentrione - Italo, Mare, Monti eccetera - sono stati ad­destrati in Russia e hanno combattuto con le brigate inter­nazionali in Spagna e con i bolscevichi in Francia• . Questileader, conclude Cador na, «dichiarano apertamente divolersi appoggiare a Stalin e Tito e di essere pronti a ri­bellarsi piuttosto che obbedire agli ordini degli alleati» ,

L'autore del rapporto chiede all'Oss di verificare.Basta un biennio perché l'intesa tra Washington e gli

industriali italiani, sui quali i servizi segreti americani rac­colgono ad ogni buon conto massicci dossier, diventi ope­rativa. Insieme, industriali e servizi segreti finanziano laDc e gli altri partiti di centro alle elezioni, soprattutto nel'48. E insieme combattono la minaccia comunista. Unesempio è fornito dal dispaccio dell'agosto '50 del consolea Torino Ernest Evans, Con l'aiuto delle aziende, lascia in­tendere il console , «attivisti della Dc» hanno fatto la radio­grafia dei nuclei operai armati in Piemonte (il margined'errore è però del 35 per cento!). «Si presume. aggiunge«che i nuclei capeggerebbero una insurrezione comuni­sta.» La Fiat sarebbe il covo principale del Pci, con milleuomini a Mirafiori, cinquecento alla Grandi Motori e al­trettanti al Lingotto. A Villar Perosa, dov'è la villa degliAgnelli, e a Chivasso se ne conterebbero millecinquecento;a Chiamante , a Lanzo Torinese, a Pont Canavese e a Revi­gliasco mille per ogni luogo. E negli altri capoluoghi diprovincia se ne troverebbero millecinquecento-duemila.

Gli industriali e i finanzieri italiani hanno potenti so­stenitori nei loro colleghi italoamericani prima e america­ni poi. L'Inghilterra, che ha cercato di garantirsi il mono­polio di parecchi settori produttivi nel nostro paese, a co­minciare da quello petrolchimico, si trova spiazzata dal

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Pia~o Marshall e dai propri problemi interni L'Am .onmpre~el;lte, con le truppe e Con gli aiuti e~onomi~~lcaoèd~ .dI ~IgllO~e stampa, vanta rapporti di sangue tra~t~glI Im~l g;ratl , e ~e approfitta. AI di sopra delle teste deglielettori s mtreccra un dialogo d'interessi da cui l'Italiatrarrà anche ~n tor,!~c.onto politico, l'ingresso nell'Onu enella Nato. Ai paruu italiani SI può rimproverare tuttot~am~e di ~on. sapere scegliersi il padrone migliore. -Mul­tma~IOnah.. d iverrà una pa~ola sporca solo vent'anni piùtardi: per ora, la penetrazione economica americana inI tali~ tor~a comoda a tutti tranne che al Pci. A Washing­~on, J1 business Usa fa subito sentire il suo peso: il mercatoitaliano, che crollerebbe se l'Urss se ne impadronisse, ètroppo promettente per perderlo.

Irving GoIT, l'agente dell'Oss che negli anni Cinquantadiventerà un dirigente del piccolo Partito comunista ame­ricano, dichiara in un'intervista allo scrittore Stu ds TcrkeltThe good war) che il riciclaggio dei finanzieri, degli indu­striali e dei quadri fascisti italiani ha avuto inizio prima an­cora della fine della guerra partigiana. Ricorda una mis­sione per portarne in salvo una trentina, consegnati dai te­deschi che stanno già trattando la resa con A1len Dulles, ca­po dell'Oss in Svizzera e futu ro direttore della Ciao-Dovet­ti rassegnarmi- dice. «Gli obiettivi di Roosevelt e dell'Ossnon sarebbero mai stati realizzati. Quella gente faceva co­modo ai partiti e a Tru rnan, sebbene fosse stata complicedel fascismo.» Secondo Goff, se l'America non fosse ricorsaai dollari e alla forza, l'I talia sarebbe diventata comunista .«II Pci non aveva avversari tra il popolo . gli operai lo soste­nevano.' GolT critica Scamporino e altri colleghi dell'Ossper non essere rimasti imparziali. e avere subito abbraccia­to gli schemi della guer ra fredda, e soprattutto il Cig e laeia per la loro opera di -normalizzazione-.

La crisi di Trieste

Alla fine della guerra, i politici italiani vengono giud icatidall'America in maggioranza li tigiosi e incapaci - e lo so-

???

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no. Una nuova dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, vie­ne dai fatti di Trieste. Su Trieste. Truman ha seguitoquella che a Washington si chiama la «politica di Zorro».

una linea a zig zag. Ma per la fine del '46. al presidente sisono schiarite le idee: Trieste non deve andare a Tito. anessun costo. Senonch é, segnala il consigliere politico delComando alleato WiIliam Cole in un rapporto del 3 di­cembre di quell'anno dal quartier generale di Trieste, gliitaliani sono divisi come al solito. anzi più del solito. PerWashington ormai è una litania: gli italiani non si metto­no d'accordo, è forse la loro colpa più grave. La larnente­la, a onore del vero, questa volta non riguarda il governodi Roma, che da un anno e mezzo non risparmia ener­gie. Riguarda i triestini. Mentre i comunisti presentanoun fronte monolitico. gli altri partiti sono a pezzi. Anchese unissero le forze sarebbero sempre troppo deboli peril Pei.

William Cole ammonisce che «i residenti italiani delterritorio di Trieste non sono organizzati e mancano diuna leadership competente e forte... I loro voti possonodisperdersi facilmente tra vari candidati rivali ed è proba­bile che molti non parteciperebbero alle elezioni», Gli ita­liani formano la stragrande maggioranza della popolazio­ne, 1'80 per cento contro il 20 per cento degli sloveni. Mamentre questi ultimi voterebbero in blocco comunista, iprimi si spaccherebbero: il 20-30 per cento voterebbe Pc.il resto si disperderebbe. Se si eleggesse un'assemblea delterritorio libero, «essa potrebbe venire dominata da unamaggioranza relativa e anche assoluta comunista... cheprenderebbe le sue direttive a Belgrado•. Nell'analisi diCole, è possibile che i vari partiti di centro e di destra «nonsi mettano d'accordo né sul programma né sui candidati...e i loro elettori vengano intimiditi: basta ricordare. ag­giunge «gli omicidi. i sequestri. gli attentati e i pestaggicompiuti dagli slavi•.

Ma a differenza della mafia, Trieste non è soltanto unaquestione italiana.•Parlando coi leader di entrambe leparti. evidenzia Cole «è chiaro che il problema non è piùTrieste. il Territorio Libero, o la Venezia Giulia, ma è lo

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scontro di blocchi tra l'Occidente e l'Oriente.• Tito ha get­tato la maschera: Trieste è l'arena della sfi da tra le demo­crazie occidentali e gli stati dei Balcani e dell'Europa cen­trale entrati nella sfera dell'Urss. • Forse la Jugoslavia te­me di perdere Trieste alla conferenza dei quattro grandi aNew York e teme di perdere il triangolo industriale Trie­ste, Gorizia e Monfalcone che le è essenziale per la pene­trazione economica dell'Italia' commenta Cole. In praticail consigliere politico del Comando alleato chiede che Wa­shington, Londra e Parigi si sostituiscano ai triestini e agliitaliani incapaci di arginare il comunismo alle frontierecon l'impero sovietico. Li spingano cioè sulla giusta stradaoltre che per i loro interessi strategici, anche per quellieconomici. L'Occidente non può perdere il controllo del­l'Adriatico.

Cole lancia un sasso nello stagno. • Dal punto di vistacapitalista, la prospettiva di una Trieste italiana, sia purecon una Gorizia sotto il controllo dalla Jugoslavia sulle suelinee di comunicazione a nord, è molto preferibile a unaTrieste intemazionalizzata con una Gorizia italiana.» GliStati Uniti, che hanno la coscienza sporca per le dure con­dizioni imposte all'Italia col Trattato di Pace - avevanopromesso che non sarebbe stato ' p unitivo. - raggiunge­ranno lo scopo, dandole anche Gorizia, dopo una fase ditransizione. Il rapporto del Consiglio di Sicurezza Nazio­nale della Casa Bianca, immediatamente successivo alTrattato di Pace del 15 settembre '47 , spiega fino a chepunto essi si sentano «i padrini dell'Italia•. Gli Usa sonopronti «to go alone. a provvedere da soli alla sicurezza e albenessere italiani. In cambio si arrogano il diritto di esser­ne gli interpreti esclusivi. Per mezzo secolo, nel bene e nelmale, l'I talia sarà pertanto legata al carro americano, unarepubblica made in Usa.

La Pax Americana

Diversi documenti dimostrano che si tratta di un matri­monio di convenienza. Ne citiamo due, emblematià. Il

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imo è una direttiva dell'addetto militare dell'ambascia­~namericana a Roma, datato 6 febbraio 1~8, .sul!'apertu:ra di un ufficio al consolato di Milano. _L ob'~ttlvo . ~ellamissione» enuncia «sarà lo spiOnaggio economICO mdl~r~nelle zone industriali; sulle organizzazioni e le ope~azlOmdell'Urss, dei paesi comunisti e del Pc ~el. N,ord lta;ha; sul­le attività scientifiche; e sulla stampa di simstra, di centroe di destra... Gli ufficiali terranno informato Il console ge­nerale dei loro rapporti, preciseranno l'identità ~elle lorofonti e non ne utilizzeranno alcuna senza la previa appro­vazione dell'addetto militare a Roma.» La direttiva impo­ne agli ufficiali di indicare se le loro fonti siano in contat­to con agenti segreti inglesi - una chiara dimostrazione didiffidenza verso Sua Maestà - e di prendere misure «con­tro eventuali violazioni dei sistemi di sicurezza».

Il secondo documento è un rapporto all'ambasciatoreDunn del console a Torino Richard Haven datato 16 feb­braio 1948. Inoltra una modesta richiesta di finanziamen­to urgente del Partito Democratico del Lavoro, anticornu­nista, con l'annotazione che «se ne avesse i mezzi questopartito potrebbe ancora esercitare una notevole influenzasulla vita politica italiana», La somma richiesta è di I mi­lione di lire, di cui 400 mila per il Comitato Regionale,200 mila per quello provinciale di Torino, 150 mila perquello di Alessandria, il resto per gli altri. Il console am­monisce che la situazione è ancora tesa: -Stamane unafonte attendibile mi ha mostrato l'ingrandimento dellamappa della regione a 24 km a snd-est di Torino dove, incaso di una insurrezione comunista. dovrebbero essereparacadutate le armi e gli altri aiuti alle forze governative.La z.o~a è li!'era da comunisti, se Torino venisse tagliatafuori, l lanci dovrebbero avere luogo su Gandiglia e suOsbarreto Grosso. Le armi verrebbero portate alle duesedi della Società Acque Potabili a sud e sud est di Aira­sca».

. Di quest? rappor.to ,tormentoso fra la giovane repub­blica e I SUOI padnm d oltreoceano ha parlato in un re­cente simposi? a Washington il professor John Harper,del Centro di Bologna della John Hopkins University.

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Harper ha ricordato che nel '48 l'ambasciatore italiano aParigi, Pietro Quaroni, dichiarò al ministro degli EsteriSforza che l'alternativa alla protezione americana era di­ventare -un altro Egitto•. L'Italia deve accettare il contro­verso accordo bilaterale del Piano Marshall e altre -bestia­lità- Usa, disse Quaroni, non per ragioni di principio maesclusivamente per il p roprio interesse: «Gli americani esolo gli americani possono proteggerei• .

Proteggere da chi? Non dai russi, ma dagli amici e al­leati europei. Dopo tutto, nel '44 Roosevelt aveva costret­to gli inglesi ad accettare una relativa liberalizzazione delregime di occupazione, e nel '45 Truman aveva obbligatoi francesi a ritirarsi dalla Val d'Aosta. L'Italia era stata laprincipale beneficiaria della Pax Americana nei confrontidegli altri alleati.

Il p rofessore della John Hopkins University ha quindifatto alcune osservazioni di cui vorremmo appropriarci aconclusione di questo libro. •Si può dire che il prezzo del­la protezione americana incluse interferenze esterne nellapolitica italiana, ma di solito esse furono sollecitate daglischieramenti locali e - a meno che i dietrologi non riesca­no a d imostrare il contrario - ebbero effetti marginaii. Sa­rebbe un errore minimizzare le conseguenze del prolun­gato congelamento del sistema politico italiano, l'assenzadell 'alternanza. Ma parte della colpa è del Pc, come am­metterebbero molti ex comunisti.. . e parte del sistemaelettorale liberamente scelto dall'Italia nel '47-48.• Lastrumentalizzazione, insomma, fu reciproca, l'Italia usòl'America e l'America l'Italia. E la maggioranza degli elet­tori italiani avallò sempre il baratto dei leader che, nelleparole di Harper, «rinunciarono a una certa percentualedi sovranità e dignità nazionale in cambio della leadershipe della protezione americane» ,

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NOTE SULLE FONTI

Nel 1995 l'America ha deciso di fare ordine nella sua storia. Mi­lioni di pagine fino a quel momento segrete sono state messe adisposizione dei ricercatori. Anche per sistemare il nuovo mate­riale. e altro che secondo le promesse del governo diventerà ac­cessibile nel prossimo futuro, i National Archives sono sta ti tra­sferiti dalla vecchia sede nel centro di washìngton in un nuovoedificio nella campagna del Maryland.

Metà. biblioteca e metà fortezza, collegato al centro dalla me­tropolitana e da un autobus-navetta, il nuovo archivio offre tut­te le comod ità che un americano può desiderare: parcheggi avolontà, comode sale di lettura, personale efficiente e cortese, ela consulenza di esperti per chi si accinge a iniziare una ricerca.I visitatori ottengono senza molte formalità il tesserino di acces­so ma vengono discretamente perquisiti all'uscita, per evitareche qualcuno nasconda in tasca un documento.

La sistemazione del materiale è in corso. Ci sono comp uterovu nque ma per ora non servono quasi a nulla. Non vi è un in­d ice comp uterizzato e chi cerca un documento deve prima sfo­gliare vecchi registri scritti a mano. poi rovistare per ore in sca­toloni colmi di scar toffie ingiallite o cavarsi gli occhi facendo gi.rare rotoli di pellicole sfocate, senza un'idea precisa di quelloche troverà. I dossier ch iesti per la consultazione vengono con­segnati dopo qualche ora. Spesso si riceve una copertina vuota:il conten uto è stato ritirato per ragioni di sicurezza nazionale.

Dai National Archives proviene la maggior parte dei docu­menti utilizzati in questo libro. La ricerca è stata condotta con imezzi limitati e con la fretta di due giornalisti in li sta d i una sca­denza: il cinquantenario della Repubblica Italiana. il 2 giugno1996. Il suo obiettivo era di scoprire fino a che punto la PrimaRepubblica italiana fu ,.,1tUÙ in Usa, quali furono i condiziona­menti americani alle sue origini.

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È stata presa in consid erazione soltanto la documentazioneche si riferisce agli an ni tra il '42 e il '46, con qualche scon fina­mento nel periodo immediatamente successivo quando era ne­cessario per completare un discorso. Delle migliaia di pagineesaminate una buona parte, nota o ined ita , è sta ta trascuratain quanto estranea all'argomento scelto. In particolare sonosta te tralasciate le numerosissime ana lisi del governo america­n o sulla politica interna italiana, che meriterebbero un volumea parte.

Questo libro non è soltan to una raccolta di d ocumenti ine­diti. Parte d el materiale utilizzato è stato declassificato nel 1995,un'altra parte era accessibile d a tempo in teoria ma nessuno l'a­veva mai richiesta, e una parte ancora era nota , ma necessariaper la com pletezza del racconto. È sta to fatto largo uso d egli at­ti ufficiali del governo americano e d elJe forze a rmate. pubbli­cati nelle raccolte -Foreign Relations of the United States­(. FRUS.) e -Civil Affairs•. Si è attinto anche, cop iosamente, al­le collezioni della Biblioteca d e) Congresso: memorialistica ita­liana e americana, saggi storici, raccolte di giornali italiani eamericani, cartegg i editi o ined iti degli americani, militari e ci­vili, che parteciparono alla guerra in Italia.

Più difficile è sta to accedere all'a rchivio storico della Ciao Ilmateriale declassificato dai servizi segreti deve essere richiestoper posta . Le richieste "'engono valutate una per una. Quando.d opo mesi di attesa, si riceve un fascicolo, capita a volte di sco­prire che non vi è nulla di rivelatore. Facciamo un esempio,estraneo al conten uto di questo libro: la d ocumentazione sul­l'aereo abbattuto a Ustica, ottenuta do po molte insistenze, con­sisteva in alcuni dispacci dell'agenzia Ansa trasmessi subito do­po il fatto. TUlto il resto era stato ritirato.

In generale , le pagine presumibilmente più interessanti deid ocumenti d ella e ia sono nascoste sotto uno strato di inchio­stro. In questi casi si può ricorrere al tribunale, in nome della li­bertà di in formazione: ma le cause possono durare anni e l'esi-

, .to e incerto.

L'America d ivulga soltanto quello che vuole e per di più hale mani legate d agli alleati del tempo di guer ra. Su molti indicisi è trovato il timbro: «Docu mento ritirato su richiesta d ellaGran Bretagna».

Le rivelazioni d i questo libro probabilmente sono la puntadi un iceberg. Per esplorare tutlO l'iceberg bisognerebbe im­mergersi per an ni negli archivi, sostenere battaglie legali. e ave-

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re anche il riscontro degli archivi del Cremlino a Mosca e del­l'ex Pei a Roma, dove sono certamente custoditi gli stessi e altrisegreti. Se il libro ha un valore, è quello di dare un contributoal dibattito in corso in Italia sulla Seconda Repubblica. I retro­scena sulle origini della prima, per quanto ambigui e incomple­ti, sono illuminanti.

INTRODUZIONE - PADRE PADRONE

DOCUMENTI - Il rapporto della Cia, -Consequence of Commu­nist Accession to Power in ltaly by Legai Means.. , si trova neidocumenti del National Security Council conservati ai NationalArchives di College Park nel Marylaud . In questa sezione si tro­vano anche le versioni successive, declassificate da tempo, di. NSC I : The Position of the V nited States with Respect toItaly-, il verbale (censurato) della riunione del NSC tenuta 1'I Imarzo 1948 e il memorandum del 9 marzo redatto dai consi­glieri del presidente Truman.

Negli alli del Dipartimento di Stato, sempre ai Nationa! Ar­chives, si trovano i telegrammi dei vari ambasciatori sulla situa­zione italiana. Nella Eisenhower Library è conservata la racco­mandazione di reclutare fiancheggiatori in Italia.

STORIOGRAFIA - Una ricostruzione accurata, fondata sui docu­menti ufficiali americani, degli avvenimenti che precedettero leelezioni del 1948 in I talia si trova in The Uniud States arul Italy1940-1950, The Politùs arul Diplomaey oJ Stabdiuuion, di J amesEdward Miller, T he Vniversity of North Carolina Presso

1- V N NEW DEAL PER L'ITALIA

DOCUMENTI - Nei National Archives si può consultare una do­cumentazione abbondan te sull'approccio degli Usa all' I talianella seconda guerra. Segnaliamo in particolare i rapporti del­l'intelligence civile e militare interna; quelli dell'Fbi e dell'Osssulle manovre dei servizi segreti britannici; gli atti delle riunio­ni di associazioni quali la ..Mazzini Society.. , degli organismi sin­dacali ecc: la corrispondenza dei protagonisti (le lettere del fi­nanziere Criscuolo a Roosevelt); le numerose veline dei collo­qui al Dipartimento di Stato, di cui alcune raccolte in -Foreign

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Relations of the United States- (non tutte, non l'elogio di donSturzo fat to da Mario Einaudi, a esempio). Infine i d ettagliativolumi di -Civiì Affairs», l'amministrazione militare nei territo-ri occupati. .

srORIOGRAFlA - Un'opera fondamentale è lI1ussolini and Pasdsm:a VIt'WJrom America. d iJ ohn Dìggins. pubblicato dalla PrincetonUniversity nel '72 (trad . il. L'A merica, Musso/ini e il fascismo , La­terza, Bari 1982), che ricostruisce le relazioni italo-americane apartire dagli anni Venti sulla base d i una massiccia p ubblicisti­ca. Diggins fornisce un'analisi penetrante non solo d elle nostrecomu nità in America e dei fuorusciti ma anche della evoluzionedel pensiero americano sul Duce e degli uomini a cui il presi­dente Roosevelt si affiderà, come il suo emissario in VaticanoTaylor. Alcuni particolari su La Guardia sono contenuti in Fio­rello La Guardia and the lI1aking oJ lI10dern New lbrk, di ThomasKessner; una delle migliori biografie del vulcanico sindaco,pubblicato nell'89 da McGraw Hill. The Unued States and Ilaly.1940-1950 di james MiIler, au tore anche di Carlo Sforza e nu­merosi altri lavori, è una fonte preziosa per dipanare l'imbro­gliata matassa della strategia americana verso l'Italia. Miller èl'uomo che cura i capitoli italiani di «FRUS- (attualmente lavo­ra al volume sugli anni '64-66) e ha accesso alle fonti più riser­vate.

TESTIMONIANZE - Le memorie di Max Corvo. The Oss in Ilaly.1942-1945 , ed itore Prager; contengono imponanti p recisazionisugli uomini e sugli eventi che portarono allo sbarco in Sicilia.E sono la più accurata d i tutte le rievocazioni degli agenti checombatterono in Italia: per noi sono state un punto di riferi­mento cruciale in ogni capitolo. Le citazioni d i don Sturzo sonoriprese da La mia bouaglia da New York , Garzanti '49, una raccol­ta dei suoi saggi, discorsi, lettere dal '40 al '46 quando era rifu­giato in America. CarI Marzani , prima vittima dei maccartismo,parla di Salvemini nel quarto volume d ell'autobiografia TheEducalion oJ a Reluclanl Radical (Topical Books '95).

II - I PARTITI E LA MAFIA

DOCUMENTI - C'è una dicotomia tra la documentazione su i le­garni America-mafia e quella sui legami autorità e partiti italia­ni-mafia . La prima è molto limitata, tanto che gli atti della

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-Commissione Kefauver- del '51 al Congresso, dal nome del se­natore che la presiedette. formano la fonte principale sui retro­scena della collaborazione tra i liberatori e la onorata società inSicilia. Il volume di -Civil Affairs» sulla liberazione deJl'isolacontribuisce a fare luce sui primi collegamenti tra i militariamericani e i mafiosi (da esso sono tratti i memorandum diLord Rennell). Alcuni documenti inediti - la le ttera del gover­natore Poletti - completano il quadro: vengono dall'Oss odall'-Allied Forces Headquarter.. e si trovano ai National Archi­ves.

Ma sui legami tra i partiti italiani e la mafia esistono dei pio.gui dossier. A partire dalla fine del '44, i rapporti arrivano a va­langa al Dipartimento di Stato dal consolato americano a Paler­mo. Il console Nester è una vera miniera: a lui si deve la minu­ziosa ricostruzione degli intrecci tra Viuini e parte della Dc ecosì via.

STORIOGRAFIA - Per un riscontro degli intrecci mafiosi del '46 inpoi, siamo ricorsi alle memorie di e x agenti della e ia e dell'an­tidroga come Tom Tripodi tCrusade: Undercouer against the Maf '"ami Kgb , editrice Brassey, 1993) o di esperti come Luigi d i Fon­zo (SI. Peter's Bunker: Mu:hele Sindona, editrice Wat ts, 1983) o d iconfidenti dei -Pezzi da novanta. come George Wolf (nank Co­steI/o, Prime Min isteroJIhe Underworld, ed itrice Bantam, 1973). AInoto libro di Roberto Faenza e Marco Fini Gli americani in Italia ,Fe1trinelli Editore '76, va il merito di avere messo a nudo perprimo l'asse nascosto washington-Palermo. Mentre Cosa Ne­stra americana ha prodotto una sconfinata pubblicistica - loscrittore Gay Talese lamenta che «un italoame ricano non riescaa scrivere d'altro .. - scarseggiano le analisi dei legami tra StatiU niti e mafia in Sicilia . Inutile dire che mancano le testi mo­nianze dirette : dei militari Usa, vincolati dal segreto di stato; edei mafiosi, vincolati dall'omertà.

111- IL GOLPE DI OLIVETII

DOCUMENTI - I dispacci degli agenti americani basati su infor­mazioni fornite da Adriano Olivetti sono nella sezione riservataall'Oss dei Narional Archives. Telegrammi e lettere fra il segre~

tario di stato Cordell Hull e il suo collega britannico AnthonyEden sono pubblicate nella raccolta -Foreign Relatio ns of the

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United States• . In questa raccolta si trovano anche il telegram­ma inviato da Eisenhower dopo 1'8 settemb re e parte dei caroteggi tra Roosevelt e Churchill. Vedi anche il volume Rboseve/tand Churchill: their Sectet WaTti"" Conespondmce.

STORIOGRAFlA - Un racconto documentato del periodo fra la ca­duta della monarchia e 1'8 settembre si trova in ItaIy and the Al·lies, di Norman Kogan, Greenwood Press Publishe rs, Westpon,Connecticut. Sui contatti segreti tra monarchia e alleati in tem­po di guerra vedi anche La monarchia in Italia di Denis MackSmith.

IV - ROOSEVELT, C HURCHILL E LO ZIO JOE

DOCUM ENTI - Sulla corrispondenza tra Roosevelt e Churchillvedi le raccolte citate: . FRUS. e Rooseuelt and Churchill: their Se·crei WaTti"" Correspondence. In . FRUS. si trovano anche le notedi Cordell Hull sui suoi successivi colloqui con Sforza, nonché itelegrammi di Mason MacFarlane e dei rappresentanti ameri,cani nella Commissione alleata di controllo. Sul Congresso diMontevideo una documentazione abbondante è custodita nellaLibrary of Congresso

srORlOGRAFlA - Sui r apporti tra gli alleati vedi il libro di H er­bert Feis, Churchill, Rooseoeli, Stalin: The War They Waged and thePeace They Sought (Princeton University Press),

Sull'atteggiamento assu n to da Stalin dopo la riunione diTeheran, il libro citato d i Norman Kogan.

V - VENTO DEL SUD

DOCUMENTI - I messaggi scambiati tra Roosevelt e Church ill sitrovano nelle opere citate: . FRUS. e Rooseoeliand Churchill: IhtirSectet WaTtime Correspondence, Le accuse mosse da Sforza a Scoc­cimarro tramite Tarchiani sono documentate nei rapporti del­l'Oss custoditi nei National Archives. I retroscena del complot­to di Badoglio e del generale Dall 'Ora sono rivelati d a una seriedi documenti nell'archivio storico della Ciao Nella raccoltacFRUS. si trovano le note dell'ambasciata britannica a Wa·shington sulla crisi di governo del novembre 1944 in Italia e ladichiarazione fatta il 5 dicembre dal portavoce del Dipartimen-

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to di Stato. [ telegrammi d ell'ambasciatore Kirk non citati in..FRUS.. si trovano ai National Archives.

STORIOCRAFlA - Sui rapporti tra Roosevel t e Generoso Pope l'e­d i il libro citato diJames Miller e i giornali d ell'epoca. in parti­colare .. Il Progresso Itala Americano». Sulla crisi del novembre1944 e sui rapporti tra i partiti italiani e l'ambasciata britannicavedi in particolare i diari di Pietro Nenni. Sui contrasti nel go­verno Bonomi a proposito dell'epurazione, il libro citato diNorman Kogan.

VI - lA RESISTENZA: UN BENE INEVITABILE

DOCUMENTI - Nei NationaJ Archives si trovano. tra i carteggidell'Oss, le valutazioni sulla resistenza degli agenti americani inItalia. Agli atti del Dipartimento di Stato sono le note dell'am­basciata britannica a \Vashington e i telegrammi dell'ambascia­tore americano a Roma Alexander Kirk. I carteggi del Coman­do americano in I talia sono pubblicati nella raccolta ..Civil M ·fairs.., che si può consultare in varie biblioteche tra cui la Li­brary of Congresso

STORIOGRAJo'lA - Sui rapporti tra le forze armate americane e laresistenza in Italia è fondamentale lo studio di Charles Delzell.citato nel testo. Ci siamo serviti anche delle opere citate di Nor­man Kogan e J ames Miller.

VII - IL FATTORE VAT ICANO

DOCUMENTI - I lunghi d ispacci del «Rappresentante Personaledel Presidente degli Stati Uniti. Taylor, il titolo ufficiale, e delsuo vice Tittman al Dipartimento di Stato spaziano dalle mano­vre a favore di De Gasperi al presunto accerchiamento del Vati­cano. Si trovano nella maggioranza alla Sezione Vaticano deiNational Archives. Dall'estate '44 a quella '45 furono integratidai resoconti dell 'Si. la Secret Intelligence dell'Oss di Scampo­Tino, e della J oint Intelligence Collectìon Agency. o spionaggiointeralleato: più tardi dall 'X2 di J ames Angleton (la vana mis­sione Flynn a Mosca per apri re un dialogo tra la Santa Sede e ilCremlino, le dichiarazioni di Dulles, quelle di Nenni su l papa eil re ne sono un esempio). Le relazioni tra i monsignori e gli

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americani appaiono molto strette. come testimonia GrahamParsons, subentrato a Tittman, in alcuni dispacci del '48 quinon citati: Montini e Tardini paiono gli interpreti ufficiali delpensiero di Pio XII.

SfORIOGRAFlA - Lo storico inglese Anthony Cave Brown discutela -special relationship- Wash ington-Vaticano in Wild Bill D~oon, 1M Last Hm , editore Times Books, 1982, la biografia delfondatore dell'Oss, Il libro, che si diffonde sul pasticcio Dusty,sviscera anche l'amicizia tra Donovan e il presidente Roosevelt.055: the Secret Hislory ofAmerica's First lnlelligence Agency di Har­ris Smith, Delta Dell Publishing, 1973, pone altresì in rilievo ilruolo di Allen Dulles, i! futuro capo della Cia, e del suo bracciodestro Angleton. Il numero dell'estate del '94 del trimestrale...Covert Action» è ricco d'informazioni sull'assistenza del vatica­no ai fascisti e ai nazisti. Che è il tema de L'orchestre ncire diFrédérlc Laurent, Edizioni Stock, Parigi 1978, nonché di CrimeWithoul Punishment di Guen ther Reinhardt, New American Li­brary, 1953 . Pur dedicandosi alle trame nere, Gladi» diJan Wi!­lems, Epo Dossier, Bruxelles 1991, contiene notizie utili in me­rito.

VlII- CORROlTI E CORRUlTORI

DOCUMENTI - Pochi (vedi quello su Ruffini o quello sull'amba­sciatore irlandese) sono i documenti dell'ambasciata americanaa Roma e del rappresentante Usa al Vaticano che parlano aper­tamente di finanziamenti ai partiti in Italia; forniscono però unriscontro i carteggi dei sindacati e delle associazioni italoameri­cane. Più numerosi sono i documenti custoditi ai Natìonal M­chives sui finanziamenti sovietici al Pc, come quello del consolea Milano sui 500 milioni di lire a Moscatelli. Il dossier più im­portante è il rapporto Pike del gen naio '76, così d ette dal presi­dente dell'inquirente congressuale. I rapporti dell'ammiraglioStone figurano nei dossier del Comando alleato, lo scontro DeGasperi-Par ri venne riportato dai giornali americani. Ma qual­che accenno ai fondi neri appare persino nelle veline dei -Fo­reign Affairs.. del Dipartimento di Stato, da cui sono tratte al­tresì le dichiarazioni di Tarchianl,

STORIQGRAFIA - I libri già citati di J ames Miller; Ttu United Statesa1Ul ltaly 1940-1950 e diJohn Diggins, Mussolini and Iascism, de-

234

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nunciano l'uso di fondi neri per le elezioni da parte americana,e uno appena uscito, The Secrel lVorld oJAmeritan Communism, diKIehr, Haynes e Firsov, denuncia quello da parte sovietica: ilvolume della Vale University Press, 1995, è compilato su lla ba­se d egli Archivi del Cremlino, ed è uno sforzo congiunto russo­americano. Una fonte importante è il libro d i memorie di \Vil­liam Colby H01UJTable Men: My liJe in the Cia, Simon & Sch uster1978 (trad . ìt. La mia villJ nella Cia , Mursia, Milano 1981 ).

TrsTl MON IAN'ZE - Abbiamo raccolto l'opinione d ell'ex direttoredella Cia Colby sull' Italia e i finanziamenti occulti ai partiti inalcune interviste negli ultimi due anni.

IX -IL GLADIO ROSSO

DOCUMENTI - Nel '94-95 l'amministrazione Clinton ha deciso dideclassificare un blocco di d ocumenti dei consolati americani aMilano. Torino e Genova che per la prima volta gettano luce suipiani militari del Pc. I consoli Bay, Haven e Schnare svelano l'e­sistenza di un -Ap paratc- golpista, il Gladio Rosso. L'ambascia­tore Kirk, talora co n scetticismo. e l'Ssu che è subentrato all'Ossintegrano le loro rivelazioni. Un primo squarcio sulle struttureparallele del Pc era stato aperto, grazie anche ai servizi segretiitaliani, dello stesso Oss, dalla J oint Intelligence CollecùonAgency, da Angleton, dal Vaticano e da -Foreign Alfairs- . Masono i consoli nel Nord ..rosso» a tracciarne il quadro com pleto.oon resoconti quasi bisettimanali. Ci siamo limitati a citare i do­cumenti salienti, perché molti altr i erano ripetitivi. Dal '47 inpoi .. l'insurrezione comunista.. è oggetto delle misure preventi­ve d ella Casa Bianca, come evidenziato negli atti del Consigliodi Sicurezza Nazionale. II materiale , in gran parte inedito, è re­peribile ai National Archives.

STORIQGRAFIA - Abbiamo fatto riferimento per i retroscena so­prattutto a The Secret World oiAmerican Communism, in particola­re per quanto riguarda il gruppo Goff, e alle memorie di MaxCorvo. Corvo, pur non avendo partecipato alla sorveglian za delPc. ha raccolto molte testimonianze in merito. Per una verificadei "pericolo rosso» negli anni Cinquanta, vedere il libro diColby. Per un approfondimento d egli organigram mi e delle at­tivi tà dell'Oss, vedere Gli americani in Italia di Faenza e Fini, giàmenzionato.

235

Page 234: Ennio Caretto, Bruno Marolo - Made in USA (1996) [ITA]

x - TRAME NERE E TRAME BIANCHE

O?CUMENTI - r proge~li di golpe e controgolpe da destra e da si­

nistra sono uno degli assilli principali del Comando supremo

alleato, ?ell'~2 . dell'ambasciata americana a Roma e dei tre

consolati .delilta"a ~el Nord. 1 nomi dei possibili golpisti, dei

gladiatori ~OS~I e nerr , del massoni s'intrecciano nei dispacci da

loro compilati e conservati ai National Archives: ci rammari­

chiamo d i non avere potuto approfondire la r icerca. Per il Gla­

dio ci sono stati d'aiuto giornali italiani come «L'Espresso» del

dicembre '94 o Usa come il trimestrale -Coven Action- dell 'in­

verno '86 (vedasi il capitolo sul Vaticano). La corrispondenza

del medico massone Fama fa parte della documentazione del

Dipartimento di Stato. Dai volumi di .. Foreign Affairs- abbiamo

tratto lo scontro Ferrari-d'Unità-. I numerosissimi rapporti sui

partiti e i partitinì italiani sono dell'ambasciata o dei consolati

americani, e vertono sopra ttutto sulle nostre questioni interne.

STORIOGRAFL\ - Più ancora dei volumi citati nel capitolo prece­

dente. e di quello di Harris Srnith, Os.s , sono Gladio di jan Wil­

lerns, Epo Dossier, Bruxelles 199/, e Wilderness oJMì170rs di Da­

vid Martin , Harper and Row, New York 1980, a forni re i detta­

gli p iù significativi sulle trame nere e bianche: il primo per il

periodo più recente, il secondo per quello a cavallo della fine

della guer ra . Per il ritratto dijamesJ esus Angleton siamo debi­

tori d i alcuni particolari a Cold U-amor di Tom Mangold , Simon

& Sch uste r editore, Londra 1991.

XI - SUA MAESTÀ IL PRESIDENTE

DOCUMENTI - Negli atti del Dipartimento di Stato e del Coman­

do Militare Alleato in Italia, conservati ai National Archives, si

trovano i telegrammi dell'ambasciatore Kirk e dell'ammiraglio

Stone, pubblicati in parte anche nelle raccolte «FRUS,. e -Civìl

Affairs-. Nei carteggi del Dipartimento di Stato si possono con­

sultare le relazioni del console a Milano Coit MacLean, del l'am­

basciatore in Vaticano Myron Taylor c dell'incaricato d'affari

Harold T ittman. Le richieste di Vittorio Emanuele III al go·

verno britannico prima del trasferimento in Egitto sono elenca­

te in un telegramma inviato il 27 aprile 1946 dall'ambasciata

americana a Roma al Dipartimento di Stato, e conservato ai Na-

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tional Archives. Infine negli atti del Comando alleato in Italia,sempre ai National Archives, si trova la relazione del generaleLush sul colloquio con De Gasperi.

STORlOGRAFlA - Per una analisi della Costituzione italiana com­parata allo Statuto monarchico vedi Tt uUnìud Suues and Italy diHenry Stuart Hughes, Harvard University PressoVedi inoltreNorman Kogan, A Politica! HistDry or Pouuar Italy (Praeger, Ne..York; trad. il. Storia P.liJi<a dell'Italia repubblicana, Laterza, Bari1990) e J ohn Clar ke Adams, The Government or Republican Ila/](Hough ton Mifflin , Boston).

XII - LA NUOVA LINEA GOT ICA

DOCUMENTt - Sul rischio della spar tizione dell' Italia in un Nordrosso e un Centro-Sud bianco, «Fore ign Affairs- si era già sof­fermato nella raccolta dei dispacci scambiatisi dall'ambasciata aRoma e dal Dipartimento di Stato, raccolta dovuta, conviene ri­petere. allo storico James Miller. Ma solo la pubblicazione deimalloppi consolari - il triangolo Milano Torino Genova - ci haconsentito di scendere a fondo del tema. Abbiamo quasi semprecitato fonti e date. Ribadiamo che questo e molto altro materia­le suppletivo è a disposizione di qualsiasi ricercatore agli Archi­vi Nazionali. Buona fortuna a chi volesse integrarlo con ricer­che alla e ia: si armi di tempo e di pazienza. Una tantu m, non ciè stato necessario un controllo con libri già pubblicati.

CONCLUSIONE - LE COLPE DEGLI ITALIAl'lI

DOCUMENTI - Oltre alle fonti citate, abbiamo attinto alle minutedelle riunioni del Consiglio di Sicurezza Nazionale della CasaBianca sulla difesa dell'Italia dal comunismo; a vari dispacci delsuccessore del console Nester a Palermo, Mctqiece, alla copiosadocumentazione su Trieste. delle dimensioni di quelle sulla ma­fia e sul Gladio Rosso; nonché ai rapporti del nuovo console aGenova Evans. Anch'essi si trovano ai National Archives. Unaggiornamento - quello del professor Lupo - ci è stato fornitodal figlio di Max Corvo, William, che dirige il giornale ered ita­lO dal padre. Il professor H arper ha presentato il suo rapponoal simposio della J ohn Hopkins Unive rsity.

237

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TESTIMONIANZE -Albert Materazzi comandò un reparto del1'Ossin Piemonte. È un ex ufficiale che non ha mai dimenticato i par­tigiani di qualsiasi colore con cui ha combattuto, e che continuaa difendere compagni d 'arme come Goff dall'accusa di avere fa­vorito i comunisti, un testimone dei valori universali della Resi­stenza. Sposato con una italiana, non ha mai perduto la fede nelnostro paese.

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INDICE DEI NOMI

Abel. Rudolph 48Acheeon. Dean 30 191Adi (Associazione Cristiana Lavoratori

I taliani) 134Arquarooe, Pietro 66Adarns, John Clarke 237Adl>iwry Cou1lt;il [or llal) l ~6Afl (Amerkan Fed eration or Labor) 2 1

26 124 132-34 141Agndli. famìglìa 22 1Ajmone . duca d 'Aosta 62Aleuandro ~lagno 186Akgnder. Harold 100 101Alfa Romeo, ind ustria 2 11Allinl Forcn II~TWr 23 IAmadori Maida. Gilda 57Ambrosie, Vittorio 66Amendola. Giorgio 136 155A11Urita Fin t Commill« (Comitato Prima

l'America) 22Amerùan Commiuee for Italìan DtmonrJC)'

2 1A mnitan ffderatiml oJ Labor (l'. Afi)Amm(anJ~h Congress 19AmnUan & lief far 110.1] 117Amnicani UnitJ di OfigW t taìiana ptT lo

Viuona IÙlle Nazioni UniU 33Amgot (AIliW Milita ry Oovern me m Oc-

cupled Terrìtc ries) 48 50Ande" . vladìsìav 124Andreoni, Giulio 50 112 126Angleron. Ceci! 168An gjeton, H ugh 168AnglelOn, James j esc s 119 12 1 1221 44

1501591 64·66 168 169 1711 74 197233-36

«AngtilT~ 19Arlpi (Associazione Nazionale Partigiani

d ' Italia) 114 161 163 203 211..An5a_ 228AnstUdo. industria 64Anrico Rilo & 01.UY (loggia massonica)

171Antonini, Luigi 26 30 32 33 35 36 133

134AptJtJTtJI(} 144 146 161 162 196 202 203

210 235

ATandla. duchessa di 52A,.hit; nazUm.ali (v. Nark mal Archiv")Aj{fMd (Comando Supremo Alleato nel

Mediter raneo) 75 104 137Ascoli, Max 26 32A.ul [Roma-Berlino-Tbkyol 25 28A5SnIIhua CO.lti/Umll (v. Cost itente, As-

semblea)ASSOfia~ Italiana pn i Rnpporti CulllA­

rall con l'lJrss 162Atsociatione Nauonn1t Partigiani d"Ilalia

[ v, Anpi)Associaziont Volontari tkllo.libfftd 160..h iOlU' Co.ttolica 12 5Aui. Arnaldo 157

Badoglio , Pietro 3 1 336266-7 1 73.s1838488 8991·9496 98 11 1 113 11 4146193232

Ba1Ua Com1lUrcia/1 139&lICO d'America l d'lla/ia 148&'ICO di Odessa 137Ba nca Mondiale 9Banco A mbrnfilJno 128& IICO Vaticullo 127Ba,1A DJAmnica 25 187 188& n! o[ f tal] 188Baranosky 136Bartali, Gino 209Banaglia, Roberto 105Bay. Chaeles A. 140-4 2 1-44-48 156 l61·

63 198 202 206 209· 11 235Bdisario 37Beliuk 137Bellanca , Augu~1 26 32 33 35 133Belogolovy 136Beocivenga. Roberto 170-73 176Bcrgonzolì. Annibale 68Berle, Adolph 26 27 35 73-75Berlinguer, Enrico 175Berlinguer. Mario 175Bevln, Eruest 8Bianchi. Altilio 175Biddle. Francia 32 36Blrnbaurn, Norman 129" Bocciolo" 1&4Boen o, Pietro 1J3

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Bogomolov, Alehandr 79-8 1Bold rini. Arrigo r"Bulow") l '''Bonbright. j ames 8Bonomi, Ivanoe 5~ 66 88 89 9 1·93 95

96 10'-05 114 183BfmhrrÙ" grronTW 101 102 155 183 233Bon tate , Paolino 217Borgese, Giuseppe 26 ~O

lSorghese,Junio Valeria 122 165 166"Bcnecchìa" (v. Secchia. Pietro)80ui 162Br (v. Brigate Rosse)Brady. Nicholas IIIBrandlmarte, ge nerale 176Brennan, Earl 36 41 152 153Brigala u moln 130 153Brigala Mosroulli 160BrigaU GaribalJi 26 99 108 203 204 210BrigaU Ro.sM 132Brown, Anthony Cave 234Brown, Irving 133Bruno 54 55Bullin . William Christ ian 37 178Bolo..... (v. Boldrini. Arrigo)Busceua, Tommasc 2 16 2 17Bush, Ceorge 112Byrne5.Jame5 14 1 155 186

Caccia. Harold 102Cadogan. Ale xander 76Cador na. Raffaele fé 101 171 220 221Calderone. Antonino 2 17-csu- 22Calvi. Roberto 128Calvino, Itala 24Ce mpisi. avvocato 53Cannisrraro. Philip V. 50Q.l1il4s Jnln'niJlilnuJlis J23Ca rte r. J immy 132 175Casali, lino 203Cascella, commissar io 204Castellano. Giuseppe 51 54Castiglione . generale 54Castro , Fide! 43"Catan ia". agen te 5 1Caviglia. Enrico 62 67Cbs (Columbia Broad casting System) 46Cmtral l nulJigmu Agmq (v. Cia)Cmtral lnuUigroct Grou.p (v. Cig)Cerede, commissario 203Cgil (Confederazione Generale Italiana

del Lavo ro ) 133 136 1S4Chamber lain. Sir Arthur Ne~rille 34Cbertes. Sir Noet 95 96CJllm A. commissìorl' 131 132

Churrhill, aementine 76Churchill. Sir Winston Spencer 24 25

283460 68-79 82-84 8 7 89 94 95 103117 119 129 155 232

Ci (Counrer Inlelligence) 169Gin (Cenrral l melligence AgenC)') 7 8

1()' 15 20 41-43 57 110 122-24 128129131-34 139141 15 1 153 159 166­70 174 175 197 204 205 208 222 22722923 1232234 235237

Ciano, Galeazzo 6 1 62Cìg (Centrai l ntelligence Group; e x

0 55) 141 151 153 222Cio (Congress of Ind ustriai Organiza­

tio ns) 2 1 26 124 132 133 141-Civil Affairs. 37 38 98 228 230 231 233

236Clark, William 94 123Clintcn, Bill 235Cln (Comitato d i Liberazione Nazjcna­

le) 34 65 74 79 82 83 86 88 93 95 969899101 102 105 106 108 118 184207

aMi (Comita to di Liberaz ione Nazio­naie dell'Alta Italia) 99 101-04 107

Coi (Ufficio Coordina mento Informa­zio ni) I II

Colby, \\'illiam 128 129 131 132 141167 174 175 180235

Cole. William 223 224Colonna. Ascan io 29Columbi4 UnivmiJy 109Commwo AnU'Tiam O;'1114116 233Comando Grnnah Cmnunista 206Comando .\tiliJo.rt Alltato in I/.alÙJ 2?t6 237Comando Suprt1JllJ A/Ualo (v. Sac)ComatultJ Supmno AUnUo n, l Mtdilm'o. lIIo

(v. Ascmcd)Cominlnlt (I nternazio nale Comunista)

71 161 202Comitalo Am.tTitanD f!" la Democrazia lta­

ìia nà 33Camitato Contro iL Attività Ami AllU'rUtJ nl"

23Comildto di /.,iberaz.ù:me Nauonale (v. Cln)Comitato di LJhtra:itme Nazionale tkU'A/ta

Italia (v. Clnai)Comik:lw M ilila,., Untrah Esecutroo Clan.

dtstino 157UmUltzlc NazitmaU Italiano 28(:qmiUJJq pn-ln PÙJniflCtJUtnu Politiaz 28Comiww Prima 1'A~tJ (v. America Fir-

$t Committee)?Commi.s.sicru alflmmigrazjqne f1n' la Dif tsa

Na:.imuJk 3 1

Page 239: Ennio Caretto, Bruno Marolo - Made in USA (1996) [ITA]

Comm~ AlUaItl di Controllo pnl'IUlliIJ.77-80 83 88 102 106172173 186192232

Qmmissìorn' Mgli Dito 55Comll'li.s.fiont' KLfauWT (v. xefauver, com­

missione)Commiui~ SfOTUJ (v. Sforza, com missio­

ne)Crmft(u riUUlru Gtnn"ak Illl1iana tki LaV(}­

ro (v. CgiI)Cangresso digli Anlif4lri5ti Italiani 30Crmgresso rklk Organir.zanoni h ulustriali

(v. Cio)Connallgjohn 174Comigbo (amt7irono) d~l Lavmo Italia Li­

btr'a 32 33Consiglio dlUa Voltori4 32Co1uigbo di Sifu rtU4 Naritmah (amnira.

no) IO I l 14167 174 213-15 219 224229 2:55 2:57

Comiglto Italo Alnl'ncano fhi LtroorD 30 3236

CooptTativt rosst 2 18Corpo J.blontari ulJtJ Ubmà (Cvi) 99-10 1

105..Corriere della Sera. 26Cortese, Luigi 62Corvo, Biagio 103Corvo, Max 34 36 44 45 47 134 146

153-56 165 166 2 16 230 235 237Corvo. WiIliam 2 16 237Cosa NMlra (v. anche mafia] 40-42 23 1Costa. Ed oardo 171·73176Costello. Frank 42 45CMliJunr.u, as.smzbùa 11 3 142 183.s9

19 1 192Ccuone. Giuseppe 50 54 55Cottone, Giuseppe (fi glio) 55CounJn InMligtnu (v. Ci)..Cove rt AcUon. 234 236Cranstc n. Alan 30Crìscuolo, Lu igi 26 27 229Croce. Benedetto 33 74 7678849295Cronkue, Walter 46Cvi (v. Corpo Volontari della Libertà)

Dadagbo, Luigi I 17Daddario, Emilio 122Dall'Ora. Fidenzio 92 93 232Daniels.jonathan 37Dante Alighieri 164D'Amni 55IX (Democrazia Cristiana) Il 16 39-4 1

50 5256571 05 113 11 5 116 118 125127·29 131-34 137 138 14().42 146

1481~1591~174 177178 1~

191204 209 212 217-2 123 1Dc Agazio, Franco 200 209De Angeli Frua , fabbrica 2 11de Boynes, Norbeno 113Dtrima Mas 122 165 166 168 171Dc Cou rren, Raffad e 91 92Dc Casperi, Akide 7 9-11 15 16 50 56

5992 93 11 2 115 117 11 8 127 139140 142 143149 1711 72174 ] 77-79184 185 189 192 194 201 205 2092J5 220 233 234 237

De Gaspm, guvrmo 11 8 2 14De Gaulle, Charles 13 27 34 73Dekgarifmt P" l 'lI l1a Italia 163DelzeU, Charles 99 233DnuxTazia CrisliaM (v. Dc)Deeocrane Uniu 113 ] 14De Nicola, Enrico 76 83 84 92 170 195Dewey, Thomas 45 86Di Fe rreo, l.uigi 47 231Diggins.John 20 26 138 230 234Dì Maggio. joe 31Di Maggio, famig lia 3 1 32Dipartimmto di Stato (amnicano) lO 152 1

27-30323335-37 39 48 50 5456 72738095 103 112 121 125 127 1321341351 371 42145148150154156 173 174 178 184 189 193 204205 209 2 18 229 23 1 233 234 236237

Disraeli, Lord Iknjamin Beacontield109

Di Vinono. G iuseppe 136Dobinin ("Dusty" o "Fonte Z") (v. Scat­

tolini, \ 'irginio)Donovan, Vincent 109 110Dono van. Will iam "Wild Bill" 29 34

109-12 119 121 123 130 135 152·54164 166 169 234

Dulles, Allen 122 123 139 169 222233234

Dunn,James Clement 711 1591 61 1632042052092 17218225

"Dusry" (v. Scattolini, Virginio)

Eden. sir Anthony 60-62 231Edi.wn. società elettrica 208Egan, William 109Einaudi, Luigi 9 33 66 170 195Einaudi, Mario 33 230Eisenhower; Dwight David · U.e" IO 31

3738 4869 70 74 75 168 169 J97 232EIiut . Thomas Stearns 164Emerson. Ral ph Waldo 109

241

Page 240: Ennio Caretto, Bruno Marolo - Made in USA (1996) [ITA]

Enhardt, John 8cEpoca_ 175Ercoli. Mario (v. Toghaui, Pa1miro)E.sndlo fu/onJario pt'r Clndipmdnua Siri·

liana (v. Evis)-Espresso, L'» 165 236Eva ns, Ernest 22 1 237Evis (Esercito Volontario per l'Indipen­

denza Siciliana) 53 56 572 17Expcn1-1mport BanA: 9

Faenza. Roberto 47 231Fajans. l n ·ing 154Falnngespagnola 176Fama. Charles 26 33 173 174236Farinacci. Roberto 106Farrejl. J ohn 112Fbi (Federai Bureau o r lnvesriganon)

323536 4 1-43 4 7 II I 152 229Ftdn al Narrolil: Butttlu (v. Fnb)Ftdrr~ AlMritaM tkl LatW O(v. AfI)Feis, Herberr 232Ferrari. Luigi 179 2 36Fial. ind ustria 162 221Figli d'Italia (v. Sons o r I taly )Fillppcne, Gaetano 2 17Fini , Marco 47 231Finocchiaro Aprile , Andrea 40 51·53 55Firsov 235Fleming, l an I IIFlynn, Ed 119Fnh (Federai Narcotic Bureau) 40 42-44

46 231"fonte Z" (v. Sca nohni. Virginio)Ford, Gerald 132 174 175Fort1gn OJflCt 73 76Forrign Rt/al ifmJ oJ Mt Unittd Staln (v.

- Frus-]Fo r restal,james 2 15-Fort une- 9Pmncia Li bera 73Franco, Francisco Bahamonde 13 176Franco. capitano 199Frankfuner, Felix 26fut l tal:j (Italia libera). piano (v. Sforza,

p iano)Fron" Popo/nrt 7 l i 12 134-Frus- (Foreign Relations of the United

States) 22tl23().33 236Fumasoni Biond i, Pietro 119

Ca! (Gruppo d 'Azione Fascista) 17 1Galb iati, Enzo 175"Gallo" (v. Longa , Luigi)Gallo. Concetto 2 17

242

Gandhi, Mohandas Karamchand 46C.al' (Grup p i di Azione Patriottica) 210Ganbaldi, G iuseppe 108 134Casparri. Enrico 113GawIinajosee 124Gelli, Licio 170 174 175General Molors, industria 22Genovese, Vito 40 42 434648Genovese. famiglia 46\ot"nti!i, Din o 34-36 1J4etorgt/burn UnivmÙJ 129Gnlapo (Geheim Staats Polilei) 46Cgl (Guard ia Giovanile Legionaria) 171Ghtpeu (polizia politica URSS) 147Giannini. Amedeo Pietro 25 3 1 33 148

1871 88Otnzburg. Leone 64Giovanni Paolo Il , p apa [Karol Wojtyla)

123Giuliano, Salvatore 56 57Giustiniano I 37Gilt.Sliz.i4 t Lihmd 34 3ò·Giustizia e Libertà" 139Gl4dio (nero) 7 118 121 149 150 164

165-170 175 197203204 208 236Ci4dio Rnsso 144 146-50 155 161 163

166 196 202 235 237Gladio, progtUO166l70C (Grup po O nore e Combattimento)

171Goebbels, Pauljoseph 19Goff, lrvin g 153 154 222 238Goff. gruppo 130 153 154 2 35Goldberg, Arthur 135Ocn , Bruno 100Gosh. Man in 42Oouhan. Sylvan 127Gran Consigbo FaJcista 68 113 Il''Grandi, Dino 62 66 68 75Grassi. maggiore 161Grazia ni, Rodolfo 122Graziali , ind ustria 2 11Greco, fam iglia 217Oreene. Graham IIIGneco, Ru ggero 147 154 161 202Grilli, ~larcel 35

Grcnchi, Giovanni 115 117Gru Iccnrrospicnaggo mìhtare sovieti-

co) 196Gruppi di At imt Prztrid:tica (v. Gap)Cf'Uppo d'ationt Fasrisl4 (v. Ga!)Gruppo Onore t Comballimento (v. Goc)Ooaran. Vito 54Guardia Giovanik Ltgimo.ri4 (v. Ggl)Guardia Popolart 157

Page 241: Ennio Caretto, Bruno Marolo - Made in USA (1996) [ITA]

Guarino. Phil175Our fein , Murray 44-46

Haffenden, Cha rles 44-46Haig, Alexander 174 175Halifax, Lord Edward Frederick lindo

ley Wood, come di 28Harper,john 225 226 237Harriman, Averell 215Htlrt[crd Unitlfflity 216Haven. Richard 159 160225 235Hayden, St.er ling 152Hayes. Pairick 111Haynes 235Hearst , William Randolph 2 3Hershenson, Harry 47Hickerson, j ohn 142 143Hillenkoeuer, Roscoe 215Hillman, Sidney 133Hitler, Adolf 19 22 23 60 11 6 122 129

138151 165Holmgreen, E.W. 47Honetol , progetto 170Hoover, J ohn Edgar 42 152Hopkins, Harry II ?Hughes, Henry Stuart 98 106 129 ISI

237Hull , Cordell 19 20 22 37 60-626973

77 231 232Hull.john 120

lckes, Harold 26 3 1 37 48Ilgwu (Sindacato dell'abbigliamento

femmi nile) 26 133Ilo (International Lahour O rganization)

134Infante. Adolfo 93Innocenti. ind ustria 211Intemaìionaì l.aboer Organizatioo (v.

Ilo)IntnTlazionale Bianw Antisovietica 126lnIernazionale Comunista (v. Comintern)Ior (Istituto per le Opere di Religione)

1271 28IstitUlo per le opere (/j Rtligioot (v. lor)Italia libera 114«Italia libera. L'" 107Italia libera. p iano (v. Sforza, piano)«Italia, L'" 25"Italo" 22 1

j anssens, gesuita 112J ohn Hopkim Univmity 225 226 237J oint Intelligente Colkt:tion Agenry (spio.

naggio interalleato] 233 235

j cyce. Rohert 120

Kanayama, Hasaide 120 121Ke[auvtT. commissione 44 45 23 1Kefauver; sena tore 44 45Kennedy, J ohn Fitegerald 23 116 134

135174Kenned y, j osepb 23Kennedy, Robert 23Kessner; Thomas 230Kgb (polizia politica sovietica) 151 167

1701961 97Kirk. Alexander 54·56 94 96 104 105

1241 391401461561 59183·86189233235236

Kissinger, Henry 174Klehr 235"Kmgge" (v. Togliaui, P-J.lmiro)Kogan, Norman 107 232 233237Kruscev, Nikita Sergeevie 131

La Barbera, fratelli 2 17La Guardia. Fiorello 19202223 26 32

38 42 487 186230La Malfa, Ugo68 114 154Lanza. josepb 45Larham, Aaron 170Laurent, Frédéric 123 234Law, Nigel 76LebedijetT, colonnello 179u ga Nord 87Legione Italiano. 27 28 34 36Lessa , Bill 50Levi, Carlo 68Libero Comitato Na%iona/L Italiano 35"Libero" 108Library o[ Congrrn 232 233Li Causi, Giro lamo 39-Lire_ 22Liggio, Luciano 217Llnd berg, Charles 23Lippman , Walter 71Loginov, jurij 170Lo Monaco. barone 52Longa, Luigi ~Gallo" 101 IO~ 130 146

1471 54 155 161·6 3 202Lossowski, Vincent J54Lucania, Salvatore "Lucky Luciano" 40

42-46Luce. Henry 22Luciano. "Lucky" (v. Lucania. Salvatore)LuLiano. pratica 44 47Lucifero. Falcone 194 195Lupis, Giuseppe 1oe" 25 27Lupo . Salvatore 2 16-18 2 37

243

Page 242: Ennio Caretto, Bruno Marolo - Made in USA (1996) [ITA]

Lush, Maunce 194 237Lumi, Emilio 59 175Luzzatto Coen. Irene 20

MacFarlane. Mason 7 8 80 81 88 232Mack. Smith, Denis 232Mad.ean. Coil 140 190 236_MacLeish Papers- 28MacMillan , Harold 78mtJfUl (v. a nche Cosa Nostra) 16 24 39­

47 49-57 116 129 149 152·54 197216-1 8223230 231

Mafia, operazione 43 44Maggi. commissario 203Mangold , Tom 166 2 36Marrantonio, Vito 33Marconi, Guglielmo IIIMarcuse, Herbert 152"Mare" 22 1MariaJosè del Belgio. regina d'I talia 63

66 11 4Marshall, Ceorge 8 9 14 15 37 38 196

197 215Manhall. p iano lO 12 14 222 226Martin. Alfonso 11 3Martin. David 236Martin , Graham 131Marx, Karl 78Maruni. Cari 23 24 230lJI4SS07In1a (v. anche P'l ) 125 132 ISO

152170..75197204Materazzi, Albert 219 220 238MauhelOis. Herbert 25 183Mazzini SoridJ 2 1 26 30 32 33 35 46 71

89229McCarthy, J oseph 169McCarthy, Mary 46McKey. David 140 159 161 192McNarvey, j oseph 137McNie<:e, Ren wirk 217 219 237Melaro, B .J.M . 42Melega no 2 10Messe, Giovann i 67MJ6 (v. Serv izi segreti britannici)Milizia fà.lci5l4 176Miller,James Edward 15 21 28 112 229

2302332$4 237Mis (Movimento dell' Indipendenza Si-

ciliana) 2 16-18Misiccc, com missario 204Molotov. Viact$lav Mikhailovic 79..Momento. Il. 188- Mondc, II~ 25Monroe. Marilyn 31Montagnani. Piero 210

244

Montana, Vann i 32 IS4MO'I'Iln'Osa (divisione fascista) 108"Monti~ 22 1Mo e unì, Giovanni Battista (papa Paolo

VI) 66 112 11 3 11 8 120 123 169 209."

~torandi , Rodolfo 141Morano. Fra ncescu 115Mo rmo, Carmen Mercedes 168Moroon. Felix 11 1·13Moscatelli, Cino 130 144 146 147 1M

155 16().63 202 204 234MoviJrJrnlb ComU71Wa l.Jbmoric 162Movi"lt1llo tiri Cmtro lHmona&o 171l\ formrunw rhlI 'll'ldipmtknul Sià liaoo (v.

~i is)

.'t.f07.1imenJo SocU:zk italiano ( \l. Msi)MovilllroJo Tritolort 175 176Movimmlo U"ioni.sta italiam 160 175M.~i (Movimento Sociale Italiano) 131

19'Mu rr hia, Charles 144Mu rphy, Raymo nd 132 133Mu rphy. Robert 38 77 83Mussolini, Ben ito 12 19 20 22-29 35 40

4446 5041 59-63 65-698285.88 11011 1 I U -16 122 123 129 138 151158165 166 169 176 179 230

M wsobni. governo 166

Na poleone Bonaparte 2 1NaburkùA rrhivN IO 14227 229 231-37NalUmal Cash fugisl" 168Na1WM1 Cit] &mJ. 127NalUmal S«urilJ Counril (Nsc) (v. Censì­

glio di Sicurezza Nazionale)Nato (North Atlantic lt-t'a:y Organiz.a-

tion) 131 167 168 178 222Navarra, Michele 2 17Nazùmi Unitt (v. O nu)S e nni, Pietro 9 11 12 86 89 90 102 117

124 133 138 140 173 177 178185187 189205233

Nester, Alfred T: 39 5 1·57 217 231 237_NewYork Dai1y Mirror~ 4148_NewYork Herald Tr ibune.. 69..New York Times- 9 25 121 183Nitti. Saverio 177Nixon, Richard 175Nosenko, Yurij 170

O'Casey, william 123 124O/fra 0/ Strottgic Snviu (v. Oss)O/f ra 0/ Rar inf OT'7ll4tiJ:nl 30 32Oliveni, Adriano 58-61 63-68 23 1

Page 243: Ennio Caretto, Bruno Marolo - Made in USA (1996) [ITA]

Onorata società Cv, mafia)Onon' /~176

-O nore- l 75OR., (Organt eeaeone deìte Nazioni Uni­

te ) 53 13 1 2n 215 222Upnalion Dagg" (.... Glad io)Gprralion Sunriu (Operazione Aurora)

122OfNrar.UmL Ma/auila 45Opna:U'me PhonUx 128Dpnaz.itJm Ullra 164(}ptTtrimu 'asullo 119-21Onlinuk i Qwa/ini di Malta 111 Ll2 122

123Organiuaziofu thlU Nazicrli Uni« ( ~..

O nu)Orlando. Gaetano 55O rlando. Viuorio Emanuele 40 50·52

92 170Oss (Office of'Strategk Service) 20 23 24

293033·36 39 40 42.-45 4749·52 56­59 63.()8 89-94 100 103 105·07 109·25129 130 134·39 14 1 144 145 150­56 164 166 169 170 176 177 2 19-22229231-35 238

-Osservatore Romano. L'· 121O'Tcole. Peter 164

P 2. 1oggia massonica47 118170 173·75Pacciarrli , Randolfo 26 27 34 36Pacelli, Eugenio (v. Pio XII. papa)Pejeua. Giancarlo 102-04 154 162 163

204 207Palermo. Mario 105Pantaleone, \I ichele 39Paolo VI, papa (v: Montin i, Giovanni

Battista)" Paolo" (v. Rutic)Parri, Ferruccio 53 99 10 1·03 137 139

157 184 185 187 189 234Pani, governo 118 137 138Parsons, Graham 234Partilo Amnimno p" Tltalia 32 38Parli/o Comunista A"uolÙano 130 2'l 2Parlito Cmnuni5la ckfl'Unionl Sm..i tlico (v.

Pru, )Partito ComunilUJ Italiano [v. Pci)Partito ComunWa spagnoW 7 1PartiWd 'Azim&l 59 65 68 89 94 96 l00...()2

106-08 139 157 183 191Purtilo Drmocroli€" drll..avoro 225PurlÌlo Libnah Italiano (v. Pii)Partito Nauonale Fa.~{ÌJilJ (v. PnOPartito Popolari Italiano (v. Ppi)

PartÌlo Proktario P" UM Rtflubbl.w:a Socia·lista 59

ParlÌlo Rtpubblicano (v. Pri)Purtil" SodalUla CriltiaM 59Parlilo Socia/i.sla IlaliaM (v. Psi}furlilf1 SocialiJta Italianodi UnUii Prolaa­

ria (v. Psiup)Patto Atlantico 167Pci (Pa r tito Com unista Italiano) lO I l

4 1 43 50 51 54 55 57 59 65717981 83 89 90 101 104 106 107 11311 611 7 125 127· 30 132 135-60 162163 165·67 172-74 176 177 198 200201203- 1.5 2 18·23 225 226 229 234235

Pew [Parti to Com unista dell'UnioneSoviet ica) 137

Pearson, Norma n 169Pentagono 21 28 3 1 36 37 42 48 50 97

11 3 120 137 148 150 153 154 167178 219

Perrone 117Pertini, Alessa ndro 138 140 141Pesce . "visone" 2 10Pesenti, generale 62hpolo (brigata com unista) 108Ph ilby,Kim 11 111 3130 164 167 197Piaggio , fratelli 166PM:cioni. Attilio 126N / , rapporto 2 34Pio XII , papa (Pacelli, Eugenio) 29 64

9 1 931 11·1 3 116-20 123-25 171 190

2"Pii (Partito Liberale Itali ano) 50PII!IPartito Nazio nale Fascista) 61 88Pokui, Charles 20 26 3 1 338586 9 1

23 1Pepe. Ceneroso 25 26 3 1 3385 86 91

233Pou nd, Ezra 161 168 169Ppi (Partito Popolane Italiano) 11 5-Pravda- 8 1Pn {Partito Repubblicano) 68 157Pnnceton UlliVt1'sity 99 230Pro Dro III-Progresso Ita la Americano, 11. 25 26

3 18586 233Prqpagarula Fidi 120Prunas, Renato 79fii (Part ito Socialista Italiano) 11 5 1 90

132·34 157 177fiiup (Partito Socialista Italiano di Uni­

tà Proletaria) 132 137 138 140 171

Quaroni, Pie tro 226

245

Page 244: Ennio Caretto, Bruno Marolo - Made in USA (1996) [ITA]

QuBling, Vidkun 32

Rauff, walter 122Reagan, Ronald 123 124 132 149 175Reinhardt, Guenther 234MRe nato·, comand ante 108Rennell, Lord Francia of Rodd 49 23 11ùpubbliuJ di Salò 177Rimi, Vincen zo 2 17Roasio, Francesco 155Robinson, H omer 47Rcmna, Giusep pe 172 173Romualdi, Se rafino 134Roosevelt, Franklin Od a no 16 20-22

24·38 42 4854 55 60 68 69 71·75 77·8082-8789909495 109-11 114 116­2 1 129 135 150 152 155 156 158 165178 181 184 220222 226 229 230232·34

R~, aJ71ministra::imu' 153MRosa· 164g osseììi. Carlo 58 64Rossignani, Pio 120Royall, Kenneth 14..Rubicone, Il,. 27Ruffini, Pietro 127 234Russo, Genco 47 55 2 17Russo, Michele 54 55Ruuc, NPaolo· 210

soc (Comand o Supremo Alleato) 88 103105146 192 220 223 22-1 234

Salotti. Carlo 190Salvadori, Max 212Salvatorelli. Luigi 68Salvemini, Gae ta no 23·26 32 35 7 1230StUII (Squad re d 'Azione Mu~solini ) 17 1Sangiorgio, comm issario 20-1Sanguini, d ottore 52Sap (Squadre d i Azione Parriouica) 2 10Saragat , Giu sep pe 9 Il 32 92 133 134

138142177Savoia, casa 52 62 67 70 115 125 148

181 185 194Scampcrino, Vincent "Scamp" -13 119

153154165 166 222 233Scoo (Senior Civil Affair O fficer) 49Scauolini, Virginto (vero nome di Dobi-

ni n, "Dusty" e " Fonte Z") 119-2 1 2.34Scelba, Mario 154Schlesinger, Arthur, Jr. 116 134 152Schmeider, gesuita 113 119Schnare, Lesrer 147 148 176 235Sch ustes; lId efon so 105 199

246

Scoccimarro, Mauro 89-9 1 105 154 15523.

Scon. Y.l in 6e1d 37Scotti, Francesco 207 2 10Secchia. Pierro vBotrecchla" 160 161S«rt't / nUUJgnt« (v. Si)~lJrttma di ssaio thUa Sant4 Stdt 119Seldes, George 22St1lior eiviiAffair Offiu r (v. Scao)Sereni, Emilio 16 1 202Serm iovl37SmJUj di 5ituraul italiani 163Snvizio Inf omuuiQ1li Militari (v. Sim)Snvizi Mgrtti amnitani 90 107 200 203

205211Sm..w sq;rdi argt1ltini 121Snvùi Mgrrti britanniri 100 113 120 135

156 164 229&rviti JtPrti froru:m 120SnvW Mgrrti Ualiani 197 203 206 208

. 11SnvUi JWdi pdauhi 12 1Snvizi sq;rtti 5Ol.oUtiri 113 120Sforza, Carlo 26-32 35 36 63 71-78 83

84 88-90 9 5 175 226 232Sfona, comm issione 89 9 l 93Sforza, piano ("Free I taly") 27·30 35 36

77Shepardson, Whitney 154 155Si (Secrer Intcll igence) 44 119 153-55

157 165 23 3Silone, Igna zio 58 90SiJ71 (Sen1Wo Informazioni Militari) 105

1565ind4calo rklI'Abbigliar1U7llll mrmuw (v,

I1gwu)Sindona, Michek 40 4 1 47Sinistra CauofiaJ 117Siri , Giuseppe 122Skorzeny, Ouo 122Smith, Harris 122 123 234 236Società Acque Potabili 225Soleri, Marcello 9 1 92Sofidarno1é 12 3 124 135Sons af ltalJ (Figli d ' Italia) 25 26 33 176Sormenti, Enea (v, Vidali, Vinorio)Spallero 147Spano, Ve lio 137Spellmann, Francia III 112Squadro lnuhua Mussolini 171176Squad" d'Atibnt M lI.UOfini (v, $aro)Squad" di Auoruo Patriottica (\'. Sap)&u (Unità d ei Serv izi Strategici) 144-46

151 159-61 166 170 17 1176 177 17920-1205235

Page 245: Ennio Caretto, Bruno Marolo - Made in USA (1996) [ITA]

Stalin , losif vlssarioncvìc OJ:ugalviJi 1646 il 72 76 78-81 &4 119 125 129­131 135 144 147 151 153 155 156158 159 161 166 167 178 196-98 20822 1 232

-Stampa, La. 68Sta rk, Harold 155-Stars and Stripes- 97-Stato Operaio, Lo- 23Slay Behind, organaza aìone 164 165

167Ste runìus. Edward R. 11 7Sumson, Henry Lewis 37Stiptl (compagnia telefonica) 202Stone, Ellery 122 137 138 148 166 186

189192 194 234 236Stereo . do n Luigi 21 2633 34 115 212

230Suhling. WilIiam 106Sullivan, Brian 50Sullivan.Joh n 14 114Subberger, C.L 25S."" Gap 203Suvich , Fulvio 29Symington. Stuart 215

1à1~, Gay 2311àngrnropoli 127 128 132Tarc hiani , Alberto 26 30 35 89 90 Hl

232234Tardini, Domeniw 11 8 140 234Tasca. Lucio 52217 2) 8Taylor, Myron 29 112 114 117 120 148

190 194 230 233 236"Tempesta" 147..Tem pi Nuovi. 11 2TnnpitJ Di Alt:rmulria . società massonica

ilOTerkel. Studs 222-Tevere, Il. 20.Time. 22Tito (Broe, Josip) 80 98 144 145 147

1501 51 156 198 22 1 223 224Tiuman, Harold 11 2-1 5 118 124 125

190 233 234 236Togl iaui, Palmiro &Mario Ercoli" o

" Knigge" 7 IO 12 7177 79 8 1-84 89­939596 102 104 105 107 117 135136 )44 145 149 151 154 157 162163 185 189 200 204 205-08 209 21 ]218

Togliaui Montagnana. Rita 57'Iclan.john 3 1"Iomasello, Francesco 5 3'Icmpklns, Peter 136

Toscanini , Arturo 71ThJtk Unions 133-35Tramulrole, C beuncey 31Tresca, Carlo 26 46 47Tripodi. Tom 40 46 23 11roita (organiaeaeiore segreta comuni­

sta) 179Trotskij. Lev Davidovic 46Truman , Harry 7 Il 13-1645 56 118

11 9 127 138 148 155 158 159 165167 168 171 179 ISI 184 186 194196 198 201 2 13 215 222 223 226220

Tru man, amminislrazWnr 125 140Turati. Au gusto 175 176Turati. Filippo 64

UfTlnocoordinammlo info""m.io~ (v. Coi)VfTJ<io dri Snviu SITalt"giti (v. Oss)Umbeno Il di Savoia re d 'Jl.11ia 24 52

6263 65-6i 83 84 9 1·96 1I3114 148182183 19 1 192 19-1

Unilm Americom o/ I IaIÙl7I Origin 21UnilM Suel , ind ustria 29 112Unità l 164Unità tki Seroiu Slraltgid (v. Ssu]_Unità ,)'. 8 1 137 ] 79 236Unrra (U nhed Nations Reliefand Reha­

bili tation AdminiSiration) 20l.Jomo Q;mluTUfIU 171 176 177

Vali;m i. Leo 99Vatitan ComU"dibn 115 124 125v enegonì. Gu ido 2 10verdtanì, q uestore 173\ ldali, Vittorio {Scrmemi, Enea) 46Villa, Francisco d etto &P.dncho· 110Vin«n tino 2 10v irruso, Giuseppe 53Vini. Paolo 54 55"visone" (v. Pesce)Vittorio Emanuele III di Savoia, re d ' I­

talia 24 27 29 30 33 40 5 1 52 60·6365·70 72-84 94 111 124 151 17 1 17 2177178 181 190-93 233236

Vittorio Eman uele di Savoia. principedi Napoli 66 67 77

Vizzin i, Calogero 39 45 47 5 l -53 55·5 72 17231

Volcniari dn/a l..ihntd (v. Corpo Volonta­ri d ella Libertà)

V)'Sinskij. And rej 78 79

.Waif. 169watesa. Lech 123

247

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Wallac~. H~nry 22 se g7Waltt n . Vernon 123Washington. Oeorge 119Watson. Edwin 37WeU"- Sumner 26 27 30 73w hire, Oeorge 44W ilkie. we ndeu 21Willt rns. J an 167 234 236Wi lson. Henry 103Wojtyla. Karol (v. Giovan ni Paolo Il. pa­

p')Wolf. Oeorge 45 23 1Wolff. Karl 122 139

Wolff. Millon 130 154,World Tejegram- 4 1 47

X2 (controsp ionaggio ddl'Oss) 164 165169 233236

Yak Univmity 169Yanuchi . ammiraglio 120Yo ung. Stephen 47

Zaniboni, Tito 88 166zìngales 199Zurla, colon nello 160

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INDICE GEN ERALE

Introduzione - PADRE PADRO NE pago 7Paura in Europa 8 - Un POWl StnU2 fmdo 9 - l nu rvemo mililare l Ot PerfOTUJ oper imlnoglio I l - Le muocce di Truman 13 - Democra-zia toppa 15 - Gli ideali tmdili 16

I UN NEW DEAL PER L'ITALIA 19Il cagnolino Mussolini 19 - Liberals t conseroatori 21 - Gli ualoame-ritani per il fascio 23 - Ilfiascodeif u:m4Sàti 25 - Il piano Sjona 27- NI il Duce ni la Rrpubblila 28 - Il fronte antifasasta sì speua 31 -L'Oss contro i Mn w S'C"ti inglesi 34 -Il parlilo americano 37

Il I PARTIT I E LA MAFIA 39Una J>e5anu tTediià 40 - Fbi t Casa NosIra 41 - Il caso Luciano 43 -Il C4SO GnwvtU 46 - Gli amici siàiiali 48 - Tra monarchia t separa-tisma 50 - Il panikJ <kUa mafia 53 - Un pattaa tras-"""* 55

III IL GOLPE DI O I.lVETTI .. . . . . . . . . . • . . . .. . . . • .. . . . . . . 58Slraligia dtl disordim 59 - J voilagabbana 60 - Un piano, dUL govrr-n; 62 - ProgeUi di insurmume 64 - Drntro il (blirinale 66 - Badogliosi candida 67 . La mossa dei re 68 - Mtlo compiuto 69

IV ROOSEVELT, CH URCHILL E LO ZIO JOE . .. . ... .. . . . .. 7 1Un visto negato 72 - rittiiai remi 74 · Colazione a Douming Siru i 75- Il piano di Sforza 77 - Il Congresso di Bari 77 - La mossa di Sta/in78 - La logita dei blocchi 80 - Il ritorno di Ercoli 81 - Attenti a sini-stra 82 - La soìuaone De Nicola 83

V VENTO DEL SUD . .. . . .. . . . .. . . .. . . .. . .. .. . . .. .. . . . . 85Morn ai diavoli 87 - L'ora di Sforzo 88 - Epurart stanca 90 - TraUmberto t Badoglio 91 • Compìouo nmtato 94 - Da Bonomi a Bono-mi 95

VI LA RESISTENZk UN BENE INEVITABILE . . . . . 97fb ura di Tito 98 • Patrioti r briganti 99 - Potn-t al CIti 101 - Due ac-cordi yparati 103 - IL mani sulJ'tsnciW 104 -Il Pc partito d'ordim106 - Tuili"'; 107

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VII IL FAlTORE VATICANO . . . .. .. . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . 109William "Wild Bill. D01UJVlln 110 · Montinial seroìdo deU'Oss 111 -/I /",UIJ <1<1 Va,.,ano 113 - t l fauore V nella politì<a uoliana 116-L ascesa di De Gasperi 117 - L 'oss perde ìa facoa 119 - Salvate i fa­scisti! 121 -Il papa e il re 124

VIII CO RROlTI E CORRUTrORI 127CQ1TUUmu made in Vrn... 128 - ...t made in Usa 131 - L 'altra fac-cia dei sindacati omerit:ani 132 - La svolta anluomunista 137 - TtuAmerican Way 139 - Gli inizi della Prima R'f'ubblua 141

IX IL GLADIO ROSSO 144Piani di golpe 145 - ll capo è ùmgQr 146 - Un'attesa prudente 148 ·La straugitJ della tensione 149 - l _padrini,. dell'Os.s 152 - Nasce il-Gìodio Rosso» 155 - L'esercito alternativo 157 - Dopo il ref~enJum

158 - Secchia sostituisce MoscilUJM 160 - I depositi di anm 162

X TRAME NERE E TRAME BIANCHE 164Il Gladio 165 - Il nwdeUo italiano 166 - L'Apache dello spionaggio168 - Cii albori della P2 170 · Il .sequestro. di De Gasperi 171 - Pa-scisti e massoni 173 - Uuimi rigurgili golpisti 175 - Saragal. per il re177 - L 'America a destra 179

Xl SUA MAESTÀ IL PRESIDENTE 181Costituente o referendum 182 • I timori di De Casperi 184 - Un decre-to scomodo 186 - Il banchiere di Hollywood 187 ~ La lettera dell'am­miraglib 188 - Nessun mìracdo in Vatkano 190 - Una causa persa19 1 - La f uga in Egiuo 193 - Lafi'" dei Savoia 194

XII LA N UOVA LINEA GOTICA. ... . .. . .. . . . . . . . . . . . • .. . .. 196ObUttivo: Italia del Ntrrd 196· La centralejugoslava 198 - Il caso DeAgatio 200 ~ La circolare del Pc 20 l - Un pianoper due Italie 203 ~

1òglinui sapeva 205 ~ I tre scenari 206 ~ Le paure del Pc 208 - Mila-n<> rossa 209 - L •occupazione delle f ab&rnhe 2I1

Conclusione - LE COLPE DEGLI ITALIANI 2 13Il cliente italiano 214 - Sirilil:: compare Busceua 2 16 ~ Il Ponzio Pi-lato americano 2 17 - hulustriali e americani 219 - La crisi di Trieste222 - La Pax Americana 224

Note sulle fonti. . . . . . . • . • . . . . . . . . . . . . • . . . . . • • • • . • . • . . . . 227

Indicedei nomi . . • . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . • • . . . . . . . . . . . . . .. 239

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Finito di stampare nel mese di aprile 1996presso il Nuovo Istituto Italiano d'Ani Grafiche

Bergamo

Printed in ItaJy