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Scienza e fede di Lawrence M. Krauss e Richard Dawkins È possibile il dialogo tra scienza e religione? Due illustri paladini del pensiero scientifico discutono su come (e se) gli scienziati dovrebbero rivolgersi ai credenti DIBATTITO L'AUTORE LAWRENCE M. KRAUSS è Ambrose Swasey Professor e direttore del Center for Education and Research in Cosmology and Astrophysics presso la Case Western Reserve University. Autore di sette libri di successo e di decine di contributi per pubblicazioni nazionali, radio e reti televisive, tiene anche conferenze sulla scienza e le politiche della ricerca. È uno dei pochissimi ricercatori ad aver ricevuto, tra le sue numerose onorificenze, il più alto riconoscimento di tutte e tre le società di fisica statunitensi. Nel tempo libero, ha suonato con l'Orchestra di Cleveland, ha fatto parte della giuria del Sundance Film Festival e ha scritto quattro articoli per «Scientific American». 98 LE SCIENZE Krauss: Entrambi abbiamo dedicato una par- te consistente del nostro tempo al tentativo di far appassionare il grande pubblico alla scienza, cer- cando al tempo stesso di spiegare le basi delle nostre rispettive visioni scientifiche dell'universo. Per cui mi sembra giusto chiedere quali dovreb- bero essere i principali obiettivi di uno scienzia- to quando parla o scrive di religione. Che cos'è più importante: usare il contrasto tra scienza e religio- ne per insegnare che cos'è la scienza, oppure cer- care di riportare la religione entro l'ambito che le compete? Immagino tu voglia concentrarti di più su questo secondo aspetto, mentre a me interessa maggiormente il primo. Sono convinto che, se si vuole insegnare qual- cosa a qualcuno, sia necessario tendergli la mano, che se si vuole sedurre le persone in modo che riflettano sulla scienza si debba capire da dove provengono. Per esempio dico spesso agli inse- gnanti che il più grande errore che possono com- mettere è presumere che gli studenti siano inte- ressati a ciò che racconteranno. L'insegnamento è seduzione. D'altro canto, dire alla gente che le sue più profonde convinzioni sono solo sciocchezze — 469 settembre 2007 persino se lo sono davvero — e che quindi devo- no ascoltare noi per imparare la verità, equivale a una sconfitta pedagogica in partenza. Detto ciò, se invece l'obiettivo principale è riportare la religione nel suo giusto ambito, allora forse è utile sconcer- tare la gente, in modo che sia spinta a interrogarsi sulle proprie convinzioni. Dawkins: Secondo me la religione è cattiva scienza, mentre tu la consideri supplementare alla scienza; e questo ci spinge inevitabilmente in dire- zioni almeno leggermente diverse. Concordo con te che l'insegnamento è seduzione, e può anche darsi che sia una pessima strategia alienarsi il favore del pubblico prima ancora di cominciare. Forse potrei migliorare le mie tecniche di seduzione. Ma nessu- no ammira un seduttore disonesto, e mi chiedo fin dove sei disposto a spingerti nel «tendere la mano». Immagino che non la tenderesti a chi difende la teoria della Terra piatta, né ai cosiddetti creazioni- sii «della Terra giovane», secondo cui l'intero uni- verso ha avuto inizio dopo il Mesolitico. Ma forse lo faresti con quell'altro tipo di creazionisti, quelli che credono che Dio abbia dato inizio a tutto e poi sia intervenuto di tanto in tanto per aiutare l'evo- luzione nei salti più difficili. La differenza tra noi solo è quantitativa; tu sei pronto ad allungare la mano un po' più lontano di me, ma forse non poi tanto di più. Krauss: Lasciami chiarire che cosa intendo per «tendere la mano». Non parlo di capitolare di fronte a concezioni sbagliate, ma di trovare un modo seducente per dimostrare alla gente che si tratta appunto di concezioni sbagliate. Ti fac- cio un esempio. Mi è capitato di discutere sia con i creazionisti sia con chi crede nei rapimenti da parte degli alieni. Questi due gruppi condividono la stessa idea sbagliata sulla natura di una spie- gazione: credono che, se non capisci tutto, allo- ra non capisci niente. Nei dibattiti, scelgono qual- che oscuro episodio: per esempio che nel 1962, in Mongolia, alcuni gruppi di persone hanno visto un disco volante librarsi sopra una chiesa. Poi mi chiedono se sono a conoscenza dell'episodio, e se rispondo di no affermano invariabilmente: «Se non ha studiato tutti i casi di questo genere non può sostenere che i rapimenti da parte degli alieni sono improbabili». Ho scoperto che posso indurre queste persone a riflettere su ciò che stanno dicendo servendo- mi dell'altro gruppo. Così ai creazionisti chiedo se credono nei dischi volanti, e quando mi rispondo- no di no dico: «Perché no? Avete esaminato tut- ta la documentazione?». Agli altri chiedo: «Crede- www.lescienze.it te nel creazionismo della Terra giovane?» e quan- do rispondono di no, perché vogliono sembrare scientifici, dico: «Perché no? Avete studiato ogni loro affermazione?». Il punto che cerco di stabilire con ciascuno dei due gruppi è che ha senso basa- re le aspettative teoriche su un'enorme quantità di prove esistenti, senza aver studiato assolutamente tutto nei minimi particolari. Questa tecnica «peda- gogica» ha funzionato nella maggior parte dei casi, eccetto le rare volte in cui è venuto fuori che stavo discutendo con un sostenitore dei rapimenti alieni che era anche creazionista! Dawkins: Apprezzo il tuo chiarimento su ciò che intendi per «tendere la mano». Ma vorrei met- terti in guardia sulla facilità con cui si può esse- re fraintesi. Una volta ho scritto in una recensio- ne per il «New York Times»: «Si può dire con asso- luta sicurezza che, se incontri qualcuno che sostie- ne di non credere nell'evoluzione, quella persona è ignorante, stupida o pazza (o in malafede, ma pre- ferisco non considerare questa ipotesi)». Questa frase è stata citata innumerevoli volte per dimo- strare che sono meschino, intollerante, di vedute ristrette, pieno di pregiudizi, e che sbraito aggres- sivamente. Ma considera la mia frase: forse non è costruita in modo seducente, ma tu, Lawrence, dentro di te sai che è la semplice e sobria enuncia- zione di un fatto. L'ignoranza non è un crimine. Definire qualcu- no ignorante non è un insulto. Tutti noi ignoria- mo la maggior parte di ciò che c'è da sapere. Io sono completamente ignorante in materia di base- ball e oserei dire che tu lo sei altrettanto per quan- to riguarda il cricket. Se definisco ignorante chi sostiene che il mondo ha 6000 anni di età, gli sto facendo il complimento di presumere che non sia stupido, pazzo o in malafede. Krauss: Su questo devo dire che sono completa- mente d'accordo con te. Per me spesso il problema è proprio l'ignoranza, che però fortunatamente è molto facile da affrontare. Non è spregiativo sug- gerire che una persona è ignorante se fraintende le questioni scientifiche. Dawkins: A mia volta, sono lieto di concordare con te sul fatto che avrei potuto — e probabilmen- te dovuto — formulare la cosa con maggiore tatto. Avrei dovuto «tendere la mano» in modo più sedu- cente. Ma ci sono dei limiti. Tu non ti spingeresti a dire: «Caro creazionista, nutro il massimo rispet- to per la tua convinzione che il mondo abbia 6000 anni. Ciò nondimeno, ti suggerisco umilmente e gentilmente di leggere un libro di geologia, o sulla L'AUTORE RICHARD DAWKINS è Charles Simonyi Professor of the Public Understanding of Science presso l'Università di Oxford. I suoi libri gli hanno guadagnato lauree honoris causa in letteratura e scienza, ed è membro sia della Royal Society sia della Royal Society of Literature. Tra i molti premi ricevuti, ricordiamo il Cosmos International Prize, il Nakayama Prize for Human Science e lo Shakespeare Prize for Distinguished Contributions to British Culture. Nel 2006 ha creato la Richard Dawkins Foundation for Reason and Science. Le nuove linee guida delle scuole britanniche incoraggiano gli studenti a interpretare i ruoli di Galileo, Darwin e Dawkins nei dibattiti su scienza e creazionismo. LE SCIENZE 99 P ur essendo entrambi dalla parte della scienza, i due partecipanti a questo dialogo non sempre concordano sul modo migliore per rispondere alle minacce alla ricerca scientifica o all'istruzione che si basano sulle convinzioni religiose. Krauss, fisico di prestigio, si è più volte espresso pubblicamente perché la teoria dell'evoluzione continui a essere insegnata nelle scuole e ne siano invece escluse le varianti pseudoscientifiche del creazionismo. Nel 2005 una sua lettera aperta a Benedetto XVI, in cui esortava il Pontefice a non alzare nuovi muri tra scienza e fede, ha spinto il Vaticano a confermare che la Chiesa cattolica accetta la selezione naturale come teoria scientifica valida. Anche Dawkins, biologo evoluzionista e prolifico scrittore e conferenziere, è un critico eloquente di ogni tentativo di minare il ragionamento scientifico, ma si è generalmente mostrato meno interessato di Krauss a una coesistenza pacifica tra scienza e fede. Forse il titolo del suo ultimo libro, The God Delusion (L'illusione di Dio, che sarà pubblicato in settembre da Mondadori) sintetizza nel modo migliore la sua opinione a proposito delle convinzioni religiose. Lo scorso anno i due scienziati hanno confrontato i loro punti di vista durante una conferenza al Salk lnstitute for Biological Studies di San Diego dedicata proprio allo scontro tra scienza e religione. Nel dialogo qui proposto, Krauss e Dawkins illustrano le loro strategie per affrontare la questione, discutendo alcuni degli interrogativi a cui dovrebbero rispondere gli scienziati quando decidono se e come parlare di scienza ai credenti: l'obiettivo è insegnare la scienza o screditare la religione? Queste due concezioni del mondo potranno mai arricchirsi a vicenda? La fede religiosa è intrinsecamente negativa? La redazione

DIBATTITO Scienzae fededownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/2007_469_8.pdf · scienza e religione organizzato da un college cat-tolico. Suppongo che mi vedessero come

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Scienzae fede

di Lawrence M. Krausse Richard Dawkins

È possibile il dialogo tra scienzae religione? Due illustri paladinidel pensiero scientificodiscutono su come (e se)gli scienziati dovrebberorivolgersi ai credenti

DIBATTITO

L'AUTORE

LAWRENCE M. KRAUSS è Ambrose

Swasey Professor e direttore del

Center for Education and Research

in Cosmology and Astrophysics

presso la Case Western Reserve

University. Autore di sette libri di

successo e di decine di contributi

per pubblicazioni nazionali, radio e

reti televisive, tiene anche

conferenze sulla scienza e le

politiche della ricerca. È uno dei

pochissimi ricercatori ad aver

ricevuto, tra le sue numerose

onorificenze, il più alto

riconoscimento di tutte e tre le

società di fisica statunitensi. Nel

tempo libero, ha suonato con

l'Orchestra di Cleveland, ha fatto

parte della giuria del Sundance

Film Festival e ha scritto quattro

articoli per «Scientific American».

98 LE SCIENZE

Krauss: Entrambi abbiamo dedicato una par-te consistente del nostro tempo al tentativo di farappassionare il grande pubblico alla scienza, cer-cando al tempo stesso di spiegare le basi dellenostre rispettive visioni scientifiche dell'universo.Per cui mi sembra giusto chiedere quali dovreb-bero essere i principali obiettivi di uno scienzia-to quando parla o scrive di religione. Che cos'è piùimportante: usare il contrasto tra scienza e religio-ne per insegnare che cos'è la scienza, oppure cer-care di riportare la religione entro l'ambito che lecompete? Immagino tu voglia concentrarti di più

su questo secondo aspetto, mentre a me interessamaggiormente il primo.

Sono convinto che, se si vuole insegnare qual-cosa a qualcuno, sia necessario tendergli la mano,che se si vuole sedurre le persone in modo cheriflettano sulla scienza si debba capire da doveprovengono. Per esempio dico spesso agli inse-gnanti che il più grande errore che possono com-mettere è presumere che gli studenti siano inte-ressati a ciò che racconteranno. L'insegnamento èseduzione. D'altro canto, dire alla gente che le suepiù profonde convinzioni sono solo sciocchezze —

469 settembre 2007

persino se lo sono davvero — e che quindi devo-no ascoltare noi per imparare la verità, equivale auna sconfitta pedagogica in partenza. Detto ciò, seinvece l'obiettivo principale è riportare la religionenel suo giusto ambito, allora forse è utile sconcer-tare la gente, in modo che sia spinta a interrogarsisulle proprie convinzioni.

Dawkins: Secondo me la religione è cattivascienza, mentre tu la consideri supplementare allascienza; e questo ci spinge inevitabilmente in dire-zioni almeno leggermente diverse. Concordo con teche l'insegnamento è seduzione, e può anche darsiche sia una pessima strategia alienarsi il favore delpubblico prima ancora di cominciare. Forse potreimigliorare le mie tecniche di seduzione. Ma nessu-no ammira un seduttore disonesto, e mi chiedo findove sei disposto a spingerti nel «tendere la mano».Immagino che non la tenderesti a chi difende lateoria della Terra piatta, né ai cosiddetti creazioni-sii «della Terra giovane», secondo cui l'intero uni-verso ha avuto inizio dopo il Mesolitico. Ma forselo faresti con quell'altro tipo di creazionisti, quelliche credono che Dio abbia dato inizio a tutto e poisia intervenuto di tanto in tanto per aiutare l'evo-luzione nei salti più difficili. La differenza tra noisolo è quantitativa; tu sei pronto ad allungare lamano un po' più lontano di me, ma forse non poitanto di più.

Krauss: Lasciami chiarire che cosa intendoper «tendere la mano». Non parlo di capitolaredi fronte a concezioni sbagliate, ma di trovareun modo seducente per dimostrare alla gente chesi tratta appunto di concezioni sbagliate. Ti fac-cio un esempio. Mi è capitato di discutere sia coni creazionisti sia con chi crede nei rapimenti daparte degli alieni. Questi due gruppi condividonola stessa idea sbagliata sulla natura di una spie-gazione: credono che, se non capisci tutto, allo-ra non capisci niente. Nei dibattiti, scelgono qual-che oscuro episodio: per esempio che nel 1962, inMongolia, alcuni gruppi di persone hanno vistoun disco volante librarsi sopra una chiesa. Poi michiedono se sono a conoscenza dell'episodio, e serispondo di no affermano invariabilmente: «Senon ha studiato tutti i casi di questo genere nonpuò sostenere che i rapimenti da parte degli alienisono improbabili».

Ho scoperto che posso indurre queste personea riflettere su ciò che stanno dicendo servendo-mi dell'altro gruppo. Così ai creazionisti chiedo secredono nei dischi volanti, e quando mi rispondo-no di no dico: «Perché no? Avete esaminato tut-ta la documentazione?». Agli altri chiedo: «Crede-

www.lescienze.it

te nel creazionismo della Terra giovane?» e quan-do rispondono di no, perché vogliono sembrarescientifici, dico: «Perché no? Avete studiato ogniloro affermazione?». Il punto che cerco di stabilirecon ciascuno dei due gruppi è che ha senso basa-re le aspettative teoriche su un'enorme quantità diprove esistenti, senza aver studiato assolutamentetutto nei minimi particolari. Questa tecnica «peda-gogica» ha funzionato nella maggior parte dei casi,eccetto le rare volte in cui è venuto fuori che stavodiscutendo con un sostenitore dei rapimenti alieniche era anche creazionista!

Dawkins: Apprezzo il tuo chiarimento su ciòche intendi per «tendere la mano». Ma vorrei met-terti in guardia sulla facilità con cui si può esse-re fraintesi. Una volta ho scritto in una recensio-ne per il «New York Times»: «Si può dire con asso-luta sicurezza che, se incontri qualcuno che sostie-ne di non credere nell'evoluzione, quella persona èignorante, stupida o pazza (o in malafede, ma pre-ferisco non considerare questa ipotesi)». Questafrase è stata citata innumerevoli volte per dimo-strare che sono meschino, intollerante, di veduteristrette, pieno di pregiudizi, e che sbraito aggres-sivamente. Ma considera la mia frase: forse nonè costruita in modo seducente, ma tu, Lawrence,dentro di te sai che è la semplice e sobria enuncia-zione di un fatto.

L'ignoranza non è un crimine. Definire qualcu-no ignorante non è un insulto. Tutti noi ignoria-mo la maggior parte di ciò che c'è da sapere. Iosono completamente ignorante in materia di base-ball e oserei dire che tu lo sei altrettanto per quan-to riguarda il cricket. Se definisco ignorante chisostiene che il mondo ha 6000 anni di età, gli stofacendo il complimento di presumere che non siastupido, pazzo o in malafede.

Krauss: Su questo devo dire che sono completa-mente d'accordo con te. Per me spesso il problemaè proprio l'ignoranza, che però fortunatamente èmolto facile da affrontare. Non è spregiativo sug-gerire che una persona è ignorante se fraintende lequestioni scientifiche.

Dawkins: A mia volta, sono lieto di concordarecon te sul fatto che avrei potuto — e probabilmen-te dovuto — formulare la cosa con maggiore tatto.Avrei dovuto «tendere la mano» in modo più sedu-cente. Ma ci sono dei limiti. Tu non ti spingerestia dire: «Caro creazionista, nutro il massimo rispet-to per la tua convinzione che il mondo abbia 6000anni. Ciò nondimeno, ti suggerisco umilmente egentilmente di leggere un libro di geologia, o sulla

L'AUTORE

RICHARD DAWKINS è Charles

Simonyi Professor of the Public

Understanding of Science presso

l'Università di Oxford. I suoi libri gli

hanno guadagnato lauree honoriscausa in letteratura e scienza, ed è

membro sia della Royal Society sia

della Royal Society of Literature.

Tra i molti premi ricevuti, ricordiamo

il Cosmos International Prize, il

Nakayama Prize for Human Science

e lo Shakespeare Prize for

Distinguished Contributions to

British Culture. Nel 2006 ha creato la

Richard Dawkins Foundation for

Reason and Science. Le nuove linee

guida delle scuole britanniche

incoraggiano gli studenti a

interpretare i ruoli di Galileo, Darwin

e Dawkins nei dibattiti su scienza

e creazionismo.

LE SCIENZE 99

Pur essendo entrambi dalla parte della scienza, i due partecipanti a questo dialogo non sempre

concordano sul modo migliore per rispondere alle minacce alla ricerca scientifica o all'istruzione

che si basano sulle convinzioni religiose. Krauss, fisico di prestigio, si è più volte espresso pubblicamente

perché la teoria dell'evoluzione continui a essere insegnata nelle scuole e ne siano invece escluse le varianti

pseudoscientifiche del creazionismo. Nel 2005 una sua lettera aperta a Benedetto XVI, in cui esortava il

Pontefice a non alzare nuovi muri tra scienza e fede, ha spinto il Vaticano a confermare che la Chiesa

cattolica accetta la selezione naturale come teoria scientifica valida. Anche Dawkins, biologo evoluzionista e

prolifico scrittore e conferenziere, è un critico eloquente di ogni tentativo di minare il ragionamento

scientifico, ma si è generalmente mostrato meno interessato di Krauss a una coesistenza pacifica tra scienza

e fede. Forse il titolo del suo ultimo libro, The God Delusion (L'illusione di Dio, che sarà pubblicato in

settembre da Mondadori) sintetizza nel modo migliore la sua opinione a proposito delle convinzioni religiose.

Lo scorso anno i due scienziati hanno confrontato i loro punti di vista durante una conferenza al Salk lnstitute

for Biological Studies di San Diego dedicata proprio allo scontro tra scienza e religione. Nel dialogo qui

proposto, Krauss e Dawkins illustrano le loro strategie per affrontare la questione, discutendo alcuni degli

interrogativi a cui dovrebbero rispondere gli scienziati quando decidono se e come parlare di scienza ai

credenti: l'obiettivo è insegnare la scienza o screditare la religione? Queste due concezioni del mondo

potranno mai arricchirsi a vicenda? La fede religiosa è intrinsecamente negativa?

La redazione

Page 2: DIBATTITO Scienzae fededownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/2007_469_8.pdf · scienza e religione organizzato da un college cat-tolico. Suppongo che mi vedessero come

"Arricchirela fede

è ben diversodal fornire

provea sostegnodella fede."

"Il valoremorale della

religione deverestare

separatodal suo valore

di verità"

Rfi

datazione con gli isotopi radioattivi, o di cosmolo-gia, archeologia, storia, o zoologia. Potresti trovar-lo affascinante (insieme alla Bibbia, naturalmen-te) e potresti cominciare a capire perché quasi tuttele persone istruite, teologi compresi, ritengono chel'età della Terra sia da misurare in miliardi di anni,e non in migliaia».

Vorrei proporre una strategia di seduzione alter-nativa. Invece di fingere di rispettare opinioni deli-ranti, perché non ricorrere a un richiamo alla durarealtà? Facciamo notare al creazionista della Ter-ra giovane, con una certa enfasi, l'enormità del-la discrepanza tra le sue convinzioni e quelle degliscienziati: «Seimila anni, rispetto a 4,6 miliardi dianni, non è una differenza da poco. Sono cifre tal-mente diverse, caro creazionista, che sarebbe comesostenere che la distanza tra New York e San Fran-cisco non è di 5500 chilometri, ma di 7 metri.Naturalmente rispetto il tuo diritto di dissenti-re dagli scienziati, ma forse non ti danneggerà enon ti offenderà troppo che ti si comunichi - comedato di un'aritmetica deduttiva e indiscutibile - lareale dimensione di questo disaccordo».

Krauss: Non penso che il tuo suggerimento siaun richiamo alla dura realtà. Anzi, è proprio ciòche propongo io, vale a dire un modo creativo eseducente per far capire l'enormità e la natura diqueste opinioni sbagliate. Alcuni non cambieran-no mai idea a dispetto dei fatti, ma certo non sonoqueste le persone che cerchiamo di raggiungere. Èpiuttosto quella vasta parte della popolazione chemagari ha anche la mente aperta nei confronti del-la scienza, ma non ne sa molto, o non è mai statamessa di fronte alle prove scientifiche. E qui vorreisollevare un'altra questione, che forse suscita in tereazioni ancora più forti: la scienza può arricchirela fede, o deve sempre distruggerla?

La domanda mi si è posta perché recentemen-te mi è stato chiesto di parlare a un simposio suscienza e religione organizzato da un college cat-tolico. Suppongo che mi vedessero come una per-sona interessata alla riconciliazione tra scien-za e fede. Dopo aver accettato di intervenire, hoscoperto che mi era stato assegnato il titolo: «Lascienza che arricchisce la fede». Malgrado i mieiscrupoli iniziali, più riflettevo su quel titolo, più citrovavo un senso. Il bisogno di credere in un'in-telligenza divina senza prove dirette è, nel bene onel male, una componente centrale della psiche dimolte persone. Non credo che libereremo l'uma-nità dalla fede religiosa più di quanto potremmoliberarla dall'amore romantico, o da molti degliaspetti irrazionali, ma fondamentali, della cogni-zione umana. Anche se sono ortogonali rispet-

to alle componenti razionali scientifiche, questiaspetti non sono meno reali, e forse neppure menodegni di essere celebrati quando consideriamo lanostra umanità.

Dawkins: Faccio una breve digressione: tra irazionalisti, questo pessimismo sull'umanità èdiffuso fino a diventare vero e proprio masochi-smo. Durante la conferenza di San Diego, quan-do abbiamo cominciato a discutere di queste cose,sembrava quasi che tu e altri foste affeziona-ti all'idea che l'umanità sia condannata in eternoa non ragionare. Ma io ritengo che l'irrazionalitànon abbia nulla a che fare con l'amore romantico,o la poesia, o le emozioni vicine a ciò che rende lavita degna di essere vissuta.

Queste cose non sono ortogonali rispetto allarazionalità: tutt'al più tangenziali. In ogni caso,sono totalmente favorevole a esse, come lo seitu. Ma le superstizioni e le convinzioni del tuttoirrazionali sono una cosa completamente diversa.Accettare l'idea che non potremo mai liberarcene,che sono una parte irrevocabile della natura uma-na, è palesemente falso se riferito a te e, imma-gino, alla maggioranza dei tuoi colleghi e amici.Non è quindi piuttosto condiscendente presume-re che gli esseri umani nel loro complesso sianocostituzionalmente incapaci di liberarsene?

Krauss: Non sono così certo di non nutrire con-vinzioni irrazionali, quanto meno su me stesso.Ma se la fede religiosa è una parte centrale del-l'esperienza di vita di tante persone, mi sembrache la questione non sia come liberare il mon-do da Dio, bensì in quale misura la scienza pos-sa almeno moderare certe credenze, ed eliminare

gli aspetti più irrazionali e dannosi del fonda-mentalismo religioso. E questo è certamen-te un modo in cui la scienza potrebbe arric-chire la fede.

Nella mia conferenza al gruppo catto-lico, per esempio, ho preso spunto dal tuo

ultimo libro, e ho descritto in che modo iprincipi scientifici, inclusa l'esigenza di non sce-

gliere solo i dati che fanno comodo, impongo-no che non si può prendere solo ciò che piace delproprio fondamentalismo. Chi crede che l'omoses-sualità sia un abominio perché lo dice la Bibbia,deve accettare anche le altre cose scritte nella Bib-bia, compreso il permesso di uccidere i tuoi figli sedisobbediscono, o l'ammissione del diritto di dor-mire con tuo padre se vuoi avere un figlio e non cisono altri uomini disponibili, e così via.

La scienza, inoltre, può smontare molte di que-ste distruttive interpretazioni letterali delle Scrit-

ture, inclusa, per esempio, l'idea che le donne sia-no semplici beni mobili, un fatto che contrasta conquanto ci dice la biologia sui ruoli biologici dellefemmine e, in particolare, sulle facoltà intelletti-ve delle donne e degli uomini Galileo suggerì cheDio non avrebbe dotato gli esseri umani di cervel-lo se non avesse voluto che lo usassero per studia-re la natura: ecco, in questo senso la scienza puòsenz'altro arricchire la fede.

Un altro beneficio che la scienza può offrire èstato illustrato con grande efficacia da Carl Sagan,che, come noi, non era un credente. In una raccol-ta postuma delle conferenze su scienza e religio-ne che tenne nel 1985 a Gifford, in Scozia, affermòche il normale senso del meraviglioso della reli-gione in realtà è troppo miope e limitato. Un solomondo è troppo poco per un vero Dio L'immen-sità del nostro universo, rivelataci dalla scienza,è ben più grandiosa. Si potrebbe aggiungere che,alla luce delle attuali tendenze della fisica teorica,persino un unico universo potrebbe essere troppopoco, e che potremmo voler cominciare a pensa-re a una moltitudine di universi. Mi affretto a pre-cisare, però, che arricchire la fede è molto diver-so dal fornire prove a sostegno della fede, cosa chesecondo me la scienza certamente non fa.

Dawkins: Mi piace l'emozione di cui parla-va Sagan, e sono lieto che tu l'abbia ricordata.Quando sono state pubblicate le conferenze, ave-vo scritto per la quarta di copertina del libro: «CarlSagan era un uomo religioso? Era molto di più. Siera lasciato alle spalle il mondo meschino, parroc-chiale, medievale della religiosità convenzionale,lasciando teologi, preti e mullah a crogiolarsi nel-la loro miope povertà spirituale. Li aveva lascia-ti alle spalle perché aveva molto di più per nutri-re il suo senso del religioso. Essi hanno i loro mitida Età del Bronzo, le loro superstizioni medievali, iloro desideri infantili scambiati per realtà. Lui ave-va l'universo».

Non credo di avere altro da aggiungere perrispondere se la scienza può arricchire la fede. Puòfarlo, nel senso che intendete tu e Sagan. Ma dete-sterei che questa risposta fosse interpretata comeun'approvazione della fede.

Krauss: Vorrei concludere su una questione amio avviso centrale nel dibattito attualmente incorso tra gli scienziati a proposito della religione:la religione è intrinsecamente negativa? Confessoche le mie opinioni in merito sono cambiate nelcorso degli anni, anche se tu potresti sostenere chemi sono semplicemente rammollito.

Che la religione sia stata responsabile di mol-

te atrocità è cosa ampiamente provata. Ho spessoaffermato, come hai fatto anche tu, che nessuno sischianterebbe volutamente con un aereo di lineacontro un grattacielo, se non fosse convinto cheDio è dalla sua parte.

Come scienziato, penso che il mio ruolo siaquello di obiettare quando la fede religiosa indu-ce le persone a insegnare menzogne sul mondo. Aquesto proposito, direi che si devono rispettare lesensibilità religiose né più né meno di tutte le altreinclinazioni metafisiche, ma che esse non dovreb-bero essere rispettate quando sono sbagliate. Persbagliate, intendo convinzioni palesemente indisaccordo con le prove empiriche. La Terra non ha6000 anni di età. Il Sole non si è fermato nel cielo.L'Uomo di Kennewick non era un indiano Umatilla.

Non è la religione, o la fede, che dobbiamocercare di sradicare, è l'ignoranza. Soltan-to quando è minacciata dalla conoscen-

za la fede diventa il nemico.

Dawkins: Su questo credo che siamo d'accor-do. E anche se «menzogna» è una parola troppoforte, perché implica l'intenzione di ingannare, io

non sono tra quelli che mettono le argomen-tazioni morali al di sopra della questione se

le convinzioni religiose siano vere oppure no.Tempo fa ho partecipato a un dibattito televisivocon Tony Benn, un veterano della politica britan-nica ed ex ministro della tecnologia, che si defi-nisce cristiano. Nel corso della nostra discussionesi è capito perfettamente che non gli interessavaaffatto stabilire se le convinzioni cristiane fosse-ro vere; la sua unica preoccupazione era se fosseromorali. Le sue obiezioni contro la scienza si fonda-vano sul fatto che essa non offre una guida mora-le. E quando ho protestato, osservando che questonon è compito della scienza, mi ha quasi chiesto ache cosa serviva. Un classico esempio di una sin-drome che il filosofo Daniel Dennett ha chiamato«fede nella fede».

Un altro esempio sono le persone convinte chela verità o la falsità di un credo religioso sianomeno importanti della sua capacità di offrire con-forto e dare un senso alla vita. Immagino concor-derai con me che non abbiamo obiezioni a che lepersone traggano conforto da ciò che preferiscono,né abbiamo obiezioni nei confronti di validi pun-ti di riferimento morali. Ma la questione del valoremorale o consolatorio della religione deve, comun-que, restare separata nelle nostre menti dal valo-re di verità della religione. Trovo sempre difficileconvincere le persone religiose di questa distinzio-ne, il che mi fa pensare che noi seduttori scientificiabbiamo di fronte un'ardua battaglia. •

469 settembre 2007

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