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Periodico mensile sulle attività dell'associazione e del territorio
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PE R IO D IC O IN FO R M AT IV O SU L L E AT T IV IT À D E L L ’ A SS O C I AZ I O NE E D E L T E RR I T O R IO
A S S O C I A Z I O N E C U L T U R A L E M U S I C A L E E D I V O L O N T A R I A T O INARTE
Anno I num. 3
Settembre 2011
Diabolus in Musica
Se per i pastori – cantati da Gabriele D’Annun-zio nell’omonima lirica inclusa nella raccolta dal titolo “Alcione” – settembre era il tempo di migrare, per i mazzarinesi è sicuramente il tempo del ritorno. Sì, il ritorno alla vita di tutti i giorni dopo la pausa estiva, con le scuole che iniziano e le ferie che sono ormai un ricordo. Dopo la festa della nostra Patrona ognuno ini-zia a preventivare e a fare i conti con l’anno che si apre, per alcuni anche un po’ amaro e con poche speranze. Ho incontrato l’altra sera un padre di famiglia che dopo 11 anni di servizio come bidello da precario annuale, quest’anno è rimasto a casa, non è stato ancora convocato da nessuno, dimenticato da tutti, come se non servisse più. Ci sono tante storie di persone che soffrono per la mancanza di lavoro, ma che nonostante tutto continuano ad andare avanti, a non perdere la dignità e la speranza in un futuro con più opportunità, soprattutto per quelle generazioni di giovanissimi che si affac-ciano alla vita. Le emergenze e le difficoltà ri-guardano moltissime famiglie mazzarinesi, im-poverite dalla mancanza di uno sviluppo reale del territorio, dovuto a uno scarso impegno di programmazione e rilancio da parte delle isti-tuzioni, che non riescono ad avviare azioni con-crete per la ripresa dell'economia. In Italia, la mancanza di un’adeguata politica del lavoro, basata su una solida programmazione, risale alla prima Repubblica e si è estesa fino all’at-tuale seconda Repubblica; da questa scellerata mancanza sono state generate terminologie aberranti quali “precariato storico”. Parados-salmente l’etimologia della parola “precario” (dal latino pregare) è in netta con-trapposizione con l’art. 1 della nostra Costitu-zione che cita “La nostra Repubblica è fondata sul lavoro” e il diritto spesso viene frainteso come favore. L’incertezza delle leggi nel campo del lavoro pone la popolazione lavorativa in uno stato di sudditanza e non come cittadini liberi dello Stato. Bisogna sicuramente fare di più, anche con le pochissime risorse che abbia-mo a disposizione per cercare di venire incon-
L’editoriale
Mazzarino
Direzione editoriale: Eugenio Bognanni - Direttore responsabile: Concetta Santagati - Redazione: via G. Marconi 6/8 , Mazzarino - Reg. Tribunale di Gela n° 1/2011 del 24 Giugno 2011
Pag. 5
È ora di ricominciare di Eugenio Bognanni
Mazzarino, bella ma sporca di Concetta Santagati
Pag. 7
La droga dei giovani di Guendalina Calandra
Pag. 8
11 settembre 2001, l’umanità cerca
ancora giustizia e pretende la verità
di Giovanni Gotadoro
I tremiti e la sensibilità dell’Italia
bambina presa per mano da Cultura
Pag. 12 di Flavia Cosentino
tro alle esigenze di una società al collasso, in una provincia che per ragioni storiche e non, conti-nua a produrre poche proposte in tal senso. L'im-pegno a cui anche le organizzazioni, le associa-zioni e i movimenti sono chiamati, deve avere un valore in più, mirato a ridare dignità al lavoro e a rimettere al centro la persona, in particolare nei confronti dei giovani per evitare il prevalere di sentimenti di sconforto e rassegnazione. Pos-siamo farcela, basta solo non perdere di vista l’UOMO.
Pagina 2
Prossimi eventi
Manifestazione in onore della Madonna del Rosario
Giovedì 29 settembre:
Celebrazione della santa messa alle ore 19:00 officiata del Vicario Fo-raneo don Carmelo Bilardo presso la chiesa San Domenico;
Venerdì 30 settembre:
Nel chiostro dell’ex convento dei Padri Domenicani in piazza San Do-menico si svolgerà la 7° “sagra della ricotta” alle 19:30 promossa in onore dei festeggiamenti della Madonna del Rosario;
Sabato 1 ottobre:
Ore 18:00 sfilata del Corpo Bandistico e del gruppo Majorettes S. Ce-cilia per le vie della città
Domenica 2 ottobre :
processione alle 20:00 (dopo la celebrazione eucaristica) della statua della Beata Vergine del Rosario che consegna a San Domenico la co-rona;
In Redazione:
Direttore Editoriale: Eugenio Bognanni
Direttore Responsabile: Concetta Santagati
Guendalina Calandra
Flavia Cosentino
Carmelo Di Vara
Serena Fazi
Anna Lisa Ferrigno
Giovanni Gotadoro
Matteo Quattrocchi
Gaetano Scebba
Giuseppe Siciliano
Scrivici : [email protected]
L’oro dei Campi
Pagina 3
L’Associazione
L’Associazione come metafora di famiglia
Nel primo numero di questo giornale abbiamo parlato dell’Associazione come porzione di so-cietà. Spulciando qualsiasi società, si nota come essa sia divisa in altri piccoli nuclei sociali: le famiglie. Pertanto, ora, vogliamo analizzare l’Associazio-ne come una vera e propria famiglia. All’interno di qualsiasi nucleo familiare ognuno riveste una propria posizione, un proprio “ruolo”. Marito e moglie sono coloro i quali ge-nerano la famiglia e decidono di allargarla, dan-do al mondo dei figli. Ecco che, con l’entrata in famiglia di nuove persone, cresce la responsabi-lità dei coniugi iniziali, da cui tutto è partito. Es-si, ormai genitori, hanno deciso di assumere nuovi diritti e doveri. La Costituzione dedica ben tre articoli alla famiglia, ma noi qui ne cite-remo solamente uno, l’articolo 30: E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed
educare i figli, anche se nati fuori dal matri-monio. Dove vogliamo arrivare? Dato per scontato che i genitori della famiglia-Associazione sono i soci fondatori che nel 2006 diedero vita all’allora ristretto nucleo familiare, analizzeremo l’articolo 30 della Costituzione partendo dall’ultima parte di esso: (…) i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Iniziamo dalle ultime battute dell’articolo perché la situa-zione in cui versa l’Associazione InArte è così
assurda e paradossale che cominciare dal principio o dalla fine non fa differenza. Il tutto unn’avi né capu, né cuda! L’Associazione accoglie i figli nati da altri ma-trimoni e provenienti da altri nuclei familiari. E’ sempre felice di aprire le sue porte a quante persone vogliano far parte di questa famiglia. E’ una madre affettuosa, puntigliosa, pronta a dare la vita per i propri figli, a sacrificarsi. Questa grande mamma educa la sua famiglia, educa i propri piccoli. In che modo lo fa? At-traverso l’arte, attraverso la musica: educa i suoi figli al rispetto per gli altri, al rispetto per i ruoli, al valore delle cose, alla solidarietà, alla bontà, all’umanità, a riconoscere ciò che è bel-lo e ciò che non lo è. Li istruisce. Attraverso la musica, infatti, tut-ti i componenti di questa, ormai grande, fami-glia vengono a conoscenza di linguaggi nuovi. Apprendono nuove forme di comunicazione e ogni confronto diventa motivo di crescita sia morale che culturale. Arriviamo al primo diritto e dovere citato dall’articolo 30 della Costituzione che, non a caso, precede gli altri due: MANTENERE. Come fanno i genitori a mantenere i figli? Si-curamente la prima cosa che fanno è avere un lavoro, una risorsa economica, quindi, che permetta all’intera famiglia di avere sostenta-mento. Padri e madri, dunque, vanno alla ri-cerca di introiti, di guadagno. L’Associazione
a cura di Matteo Quattrocchi
(…) mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio.
Pagina 4
come farà a mantenere i propri figli? Questa grande madre non può permettersi di cerca-re chissà quali forme di guadagno, perché non può perseguire scopi di lucro. Allora co-me farà? Aspetterà che qualcuno, capendo la situazione, provvederà ad aiutarla. La fami-glia-Associazione può vivere solamente di contributi, donazioni, oblazioni e non di al-tro. Certo, è anche vero che può sfruttare le proprie potenzialità interne per offrire servi-zi a quanti li chiedessero, in cambio di com-pensi per mantenere le spese vive: acqua, luce, gas. Ma se il tutto è negato, se L’Asso-ciazione non riceve contributi, donazioni, oblazioni o se, ancor peggio, presta dei ser-vizi e non riceve nulla in cambio, venendo addirittura sfruttata, raggirata e presa in gi-ro, cosa porterà a casa? Cosa dirà ai propri figli? Cosa darà loro da mangiare? Care Istituzioni, tutte, cosa dite di fare a questa madre? Come si può mandare avanti una famiglia? Se non si hanno risorse, come si può fornire istruzione ed educazione? Una
madre che accoglie persone di altre famiglie e li inserisce nella propria, li accudisce, li protegge dalle malvagità a cui assistiamo quotidianamen-te, dà modo di crescere e realizzarsi, sia come persone che come artisti. Cosa fa, li manda fuori di casa? Potrebbe anche farlo, se costretta. E que-sti figli, che futuro avranno? Dove andranno a finire? Ve lo siete mai chiesti? Sappiate che c’è un’altra famiglia che soffre e che non potrà rimanere a lungo in questo modo. Chissà se potrà avere ancora una casa, anche quello è incerto. Senza certezze si crolla! Noi, un appiglio non lo abbiamo più!
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Pagina 5
Il Territorio
Il Territorio
di Concetta Santagati Bella ma sporca... Appare così da alcuni mesi
la “perla” del barocco del centro Sicilia. Lo
pensano i turisti, gli emigrati e i mazzarinesi
che ogni giorno devono fare i conti con un
problema, quello della spazzatura, che cresce
di dimensioni da quando è stata “imposta”,
perché di questo si tratta, la raccolta differen-
ziata dei rifiuti solidi urbani. Quando do-
vremmo differenziare per contribuire al mi-
glioramento dell’habitat in cui viviamo, otte-
niamo l’effetto inverso, il nostro spazio vitale
è diventato un contenitore di puzze, rifiuti
tanto che l’ufficio di Igiene e Salute pubblica
ha lanciato il grido “allarme ambientale” con
gravi rischi per l’incolumità degli abitanti.
Tutto questo non ha del paradossale?
Certo, la raccolta differenziata è partita in via
“sperimentale” e non si può pretendere che
tutto proceda senza “vizi e imperfezioni” ma
appunto perché è sperimentale un’organizza-
zione seria e responsabile vuole che si adotti-
no le giuste precauzioni.
Invece come prima cosa che si fa? Si tolgono i
cassonetti (i tanto cari cassonetti che ogni
quartiere possedeva) perché così la gente si
convince che è un “dovere” contribuire alla
raccolta differenziata. Si è subito capito che
non era la soluzione giusta e si poteva inter-
venire per raddrizzare il tiro. O si incremen-
tano gli strumenti dotando la città di conteni-
tori per umido, secco, carta, vetro e plastica
nei punti in cui esistevano i “cassonetti indif-
ferenziati”, oppure si aumentano i giorni di
prelievo porta a porta. Nulla di tutto questo e
le piazze del centro storico, l’area attorno al
Castello “u cannuni”, la via Roma, la perife-
ria, le terre che circondano il centro abitato,
tutto è un contenitore di spazzatura. Si molti-
plicano le discariche a cielo aperto spesso date
al fuoco e questo perché c’è anche quel tipo di
cittadino che risponde al disordine con atti di
inciviltà, contribuendo a rafforzare l’allarme
ambientale.
Altro effetto che questo stato di cose genera è
di natura “sociale” ovvero quello di scatenare
atteggiamenti di intolleranza tra mazzarinesi,
tra quartieri. Dal momento che non tutte le
aree della città sono state sprovviste dei classi-
ci cassonetti, perché dicevamo la raccolta è
sperimentale, capita che chi non riesce a ri-
spettare i giorni della raccolta differenziata,
perché è impossibile farlo, carica la spazzatura
nelle proprie autovetture anch’esse diventate
contenitori mobili di spazzatura, per riversarla
Mazzarino, bella ma sporca
nei pochi cassonetti rimasti in alcuni quar-
tieri, imbattendosi contro quei mazzarinesi
diventati gelosissimi dei propri cassonetti.
Altro effetto ancora, sempre questi cittadini,
costretti a percorrere chilometri dentro il
centro abitato contribuiscono ad innalzare il
livello di inquinamento acustico e all’incre-
mento del traffico veicolare. Potremmo an-
dare al “deposito” fuori città… ma lì non è
previsto il ritiro di umido e secco.
Ma se la raccolta dell’umido (scarti di avanzi
di cibo per intenderci) viene effettuata quat-
tro volte a settimana piuttosto che ogni gior-
no, la gente deve anche programmare quan-
do farsi un bel pranzo a base di omega 3 (la
classica scorpacciata di pesce azzurro) altri-
menti rischia di conservare in casa gli avanzi
per giorni e giorni. Per non parlare del secco
(vale a dire piatti di plastica e bicchieri usati,
cartoni di latte, rifiuti igienici) che viene riti-
rato una volta a settimana. E ancora carta,
plastica e vetro ogni tre settimane.
Immaginate quali rimedi possono essere at-
tivati per correggere la rotta. Ve ne suggeri-
sco io alcuni.
Che ne dite di “organizzare, informare, con-
trollare e sanzionare”. Ma attenti a non in-
vertire l’ordine… non è ammesso sanzionare
senza organizzare e non ha senso informare
senza organizzare. L’organizzazione prima di
tutto con uomini e mezzi. Avete visto i conte-
nitori marroni distribuiti ai cittadini con il
kit per la raccolta differenziata? Non hanno
il relativo pedale. Assurdo dover aprire il co-
perchio con le mani (sporcizia, batteri ed
animali di ogni tipo sono in agguato). Quindi
cambiamo anche quelli. Altra soluzione, non
tanto conveniente: le nostre abitazioni do-
vrebbero crescere di metri quadri e prevede-
re uno spazio, una stanza solo per la spazza-
tura, magari lontana dalla cucina e più vicina
al bagno. Ma così si mettono le mani in tasca
Pagina 6
ai mazzarinesi perché significa aumentare la tassa
sui rifiuti solidi urbani, tarsu (calcolata sui metri
quadri dell’abitazione)!!! Allora ci vogliono solu-
zioni e interventi urgenti perché i mazzarinesi
non vogliono essere sommersi dai loro stessi ri-
fiuti e pretendono un servizio efficace, efficiente
per vivere in un ambiente di vita salubre e poter
concepire la raccolta differenziata come un diritto
oltre che un dovere.
Tipografia Litografia Sergio Vinci
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Il Territorio
Pagina 7
to le serate, proponendo ge-
neri diversi e per tutte le
età, dimostrando come i
giovani riescano ad amalga-
marsi perfettamente con gli
adulti e come quest’ultimi,
protagonisti di qualche se-
rata, riescano a rappresen-
tare un esempio fondamen-
tale per i giovani, a dispetto
dei luoghi comuni della
maldicenza insistente, nata
forse per noia. Dunque,
ogni giovedì sera , da luglio
a settembre, si è svolto il “Caffè Concerto” che
ha riscosso molto successo e ha attirato moltis-
sime persone. La piazza era gremita di gente
che ballava, cantava sorrideva e apprezzava. La
Il Territorio
La “droga” dei giovani
Spesso si parla dei giovani come una categoria
particolare, incapace di amare, ascoltare e ca-
pire le altre persone, come un cumolo di indi-
vidui privi di personalità, sfaccendati e poco
affidabili, propensi al divertimento poco sano,
inclini all’alcol , alla droga e a tutto ciò che
può essere considerato nocivo e poco dignito-
so. Bene, molti adulti pensano questo, non
curanti del fatto che i giovani hanno molto più
da donare e da comunicare, senza considerare
che molto spesso si generalizza in maniera
esasperata. L’estate mazzarinese è stata un
esempio di come, molti giovani, riescano ad
alimentare le proprie passioni in modo sano
ed onesto. L’etichetta Fly Buzz, ormai citata
più volte per l’organizzazione di eventi, grazie
all’amministrazione comunale e ai locali siti
in piazza, ha permesso a più gruppi di esibirsi
per mostrare le proprie capacità musicali e
per divertire in maniera equilibrata la gente.
Gruppi musicali provenienti da diverse città
siciliane e gruppi di Mazzarino hanno anima-
Foto di Angelo Porrovecchio
Foto di Angelo Porrovecchio
di Guendalina Calandra
Pagina 8
Focus di Giovanni Gotadoro
“cura” dei giovani (e non
solo) contro l’affaticamen-
to, i problemi , le difficoltà
di tutti i giorni è la musica
che, con la sua armonia,
con la sua allegria, con la
sua sobrietà riesce a fun-
gere da anello il quale
unisce animi e persone
diverse. Quest’anno Maz-
zarino ha offerto una vali-
da testimonianza di come
questo possa accadere.
Basta pensare che tutti i
giovani siano persone pri-
ve di valori perché molti
di noi sanno appigliarsi ad
una sostanza che ha molta
più efficacia della droga:
l’arte.
Foto di Angelo Porrovecchio
11 settembre 2001, l’umanità cerca ancora giustizia e pretende la verità Incongruenze, stranezze, contraddizioni e controsensi minano gravemente la versione ufficiale su uno
dei più tragici giorni dell’epoca contemporanea.
Sono trascorsi 10 anni da quell’11 settem-bre in cui sequenze visive degne dei miglio-ri effetti speciali cinematografici terrorizza-rono l’America e ammutolirono il mondo intero per la loro, purtroppo, crudele e inappellabile realtà. Nessuna controfigura, nessun “ciak”, nessun “azione!”, nessun “rifacciamola!”, solo 3095 vittime della reale follia umana. Tutto vero, nessuna fin-zione, o quasi. Sì, perché se dopo 10 anni sembra che tutto sia stato detto, la vicenda presenta, ad oggi, ancora molti lati bui, in-quietanti. Per questo sono nati molti dos-sier-documentari in questi anni che metto-
no in risalto le contraddizioni di quel giorno. Molto interessante è “11 settembre 2001, in-ganno globale” di Massimo Mazzucco, che si può trovare anche su Youtube all’url http://www.youtube.com/watch?v=We8bBrZGUtY nel quale potrete bene approfondire ciò che leggerete di seguito. In questo pezzo si entrerà nel merito di contraddizioni logistiche e inge-gneristiche. Alle 8 e alle 8,14 del mattino decollano da Bo-ston i primi due aerei che si sarebbero schian-tati sulle torri, alle 8,21 dall’aeroporto di Dul-les, nei pressi di Washington, l’aereo che avrebbe colpito il Pentagono, alle 8,41 da
Il Territorio
domande come queste, poste nel 2004 diret-tamente all’allora presidente Bush dall’asso-ciazione dei familiari delle vittime dell’11 set-tembre, ad oggi non hanno ancora avuto una risposta. La struttura delle torri gemelle (Vedi Foto 2) prevedeva 47 piloni d’acciaio centrali tal-mente robusti e lunghi che, per assemblarli, si dovette costruire un cantiere apposito in Giappone. Questa struttura centrale era a sua volta contenuta da una gigantesca maglia esterna in acciaio, fatta da segmenti prefabbri-cati che vennero salda-ti sul posto. Questa maglia esterna, molto ro-busta e molto elastica, era progettata in modo che potesse ridistribuire in pochi secondi l’in-tero carico della torre su tutta la sua superfi-cie nel caso, previsto all’epoca della progetta-zione, un aereo l’avesse colpita in qualsiasi punto. Ciò fu effettivamente quel che accad-de. Perché allora crollarono improvvisamen-te, una dopo l’altra, quando già tutti gli incen-di si erano consumati? La motivazione ufficiale è che la temperatura degli incendi e del carburante in fiamme degli aerei aveva indebolito l’acciaio. Gli acciai so-no materiali che fondono a circa 1500°C e de-vono essere esposti per ore ad almeno 800°C prima di ammorbidirsi. Una foto termografi-ca (Vedi Foto 3) scattata da una professioni-sta del settore alla torre sud mostra come le temperature all’interno non raggiungessero i 100°C, inoltre il kerosene, carburante usato per gli aerei, raggiunge al massimo 900°C, si badi bene, in condi-zioni ottimali mentre, nel ca-so specifico, si è calcolato che non abbia mai superato i 260°C a causa
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Newark l’aereo che cadde in un campo in Pennsylvania. Nel frattempo i primi due di-sattivano il transponder (una sorta di amplifi-catore del segnale radar) e proseguono affian-cati verso il World Trade Center. Il primo col-pirà la prima torre alle 8,47, il secondo prose-guirà per almeno 80 km verso sud per poi vi-rare e colpire la seconda torre circa 15 minuti dopo, sotto gli occhi di tutte le telecamere che stavano inquadrando le fiamme della prima torre. Nel frattempo il terzo aereo, che si tro-vava in West Virginia, disattiva il transpon-der, inverte la rotta e, viaggiando indisturba-to per 40 minuti, colpisce il pentagono alle 9,39. A quel punto, il quarto aereo, che si trova ai confini dell’Ohio, stac-ca il transpon-der, inverte la rotta e cadrà in un campo in Pennsylvania alle 10,07 (vedi Foto 1). Dal primo dirotta-mento sono passate quasi due ore e sorgo-no spontanee alcune domande: come è possi-bile che la difesa americana sia rimasta iner-me durante tutto questo tempo? Dobbiamo davvero credere che la potenza militare più grande, più efficiente, più attiva e più tecno-logicamente avanzata al mondo abbia addirit-tura permesso che, nello stato generale d’al-lerta, un aereo potesse schiantarsi contro il Pentagono, simbolo e sede del proprio potere militare? Come è possibile che gli ultimi due aerei, nonostante dovesse esserci l’intera aviazione a cercarli (chi organizza un piano terroristico del genere tiene conto di questi “piccoli” dettagli), si siano permessi il lusso di allontanarsi 500-600 km dal loro obiettivo? Il susseguirsi dei tragici errori logistici di quel giorno, la ricerca dei responsabili che li ab-biano (più o meno volutamente) compiuti, è una faccenda che giorno dopo giorno viene (volutamente) insabbiata dai servizi segreti e
Foto 1
Foto 2
Foto 3
Pagina 10
sercito né ingegneri portano a una conclusio-ne terribile: era tutto premeditato e la vittima potrebbe essere il carnefice. Se questo sia ve-ro non possiamo dirlo con certezza. Sicura-mente molta luce deve essere ancora fatta. Oggi possiamo solo ricordare quelle vittime, magari, forse non è un caso che Paul Simon
abbia intonato “Sound of Silence” durante la cerimonia di commemorazione, sperando che un giorno qualcuno possa rompere il silenzio su quei terribili fatti, per placare il dolore di quei giorni, così lontano e così vivido ancora nelle nostre menti, nelle menti del pianeta in-tero.
Focus
dell’isolamento e di altri fattori. Si capisce be-ne che si è ben lontani dalle temperature di indebolimento dell’acciaio. Altri fatti inge-gneristicamente e fisicamente inspiegabili, date le condizioni in cui erano le torri prima del crollo, date le stesse condizioni di torri (altezza, robustezza, materiali di costruzione, peso), sono il collasso perfettamente verticale e talmente rapido da sembrare innaturale se non irreale, la completa polverizzazione del cemento, la quasi scomparsa del corpo d’ac-ciaio centrale, il crollo, nel pomeriggio dello stesso giorno, dell’edificio 7 del WTC abba-stanza lontano dalle due torri (Vedi Foto 4) ma unico edificio circostante collassato con modalità del tutto analoghe sebbene non avesse subito danni notevoli. Tutti questi in-dizi, uniti a testimonianze di persone che hanno udito esplosioni prima del crollo e a slow-motion di filmati che mostrano piccoli sfiati di esplosioni prima che la nube di detri-ti superiore copra i piani più inferiori delle torri durante il collasso, porta a concludere: si è trattato di demolizione controllata. Ciò è abbastanza scioccante e non è facile da accet-tare ma è comunque una possibile spiegazio-ne ed è l’unica che goda di un briciolo di ra-zionalità. Da 10 anni l’associazione dei familiari delle vittime dell’11 settembre lotta disperatamente per avere giustizia, per conoscere la verità. Semplici considerazioni logiche per cui non bisogna essere né colonnelli e strateghi d’e-
Foto 4
ISCRIVITI!!! Corpo Bandistico
Corale Polifconica
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Musica a cura di Carmelo Di Vara
Continuiamo il nostro viaggio musicale… e dalla Francia di Ravel dello scorso numero, voliamo ora in Inghilterra da Gustav Theodor Holst che ci por-ta nello spazio, sui suoi Pianeti. Holst (1874-1934) è un compositore inglese noto grazie ai suoi pezzi per banda, banda militare e Orchestra di fiati. La sua opera più famosa e apprezzata è però I Piane-ti, una suite orchestrale in sette movimenti che vede il coinvolgimento, oltre che dei flauti, clari-netti, oboi, fagotti, percussioni, trombe, tromboni e corni, degli archi e dell’arpa. Holst si avvicina all’astrologia durante un viaggio in Spagna, ma più che di una composizione strettamente legata all’astrologia si tratta di una serie di disegni musi-cali ispirata da stati d’animo legati ai pianeti: Holst, per certi versi, sposa forse l’idea di Pitagora (per citarne uno) secondo cui il movimento delle stelle influenzi il genere umano. Così, ognuno dei sette movimenti, delle sette parti, prende il nome di un pianeta, a questo vengono sapientemente associati una qualità, un attributo, un umore, uno stato d’animo: Marte, il portatore di guerra, ag-gressivo, spietato, evoca una battaglia di dimen-sioni smisurate; Venere, il portatore di pace, sere-no, pacifico, è ispirato appunto alla dea Venere; Mercurio, il messaggero alato, veloce e leggero, è ispirato dal fatto che questo pianeta ruota molto velocemente intorno al sole; Giove, il portatore di gioia, avvicenda attimi di grande allegria a mo-menti di solennità, di epicità; Saturno, il portato-re della vecchiaia, che per tutto il brano presenta
una scansione ritmica simile al ticchettio di un oro-logio, descrive la dignità e la fragilità della vec-chiaia; Urano, il mago, scatenato e stravagante, presenta una crescente vitalità che termina in un pianissimo finale; Nettuno, il mistico, infine, privo di una melodia che funga da tema, di carattere mi-sterioso, evoca mondi alieni lontani. Ma abbando-niamo anche questa volta le parole per lasciar par-lare la musica. Cominciate con questo: http://www.youtube.com/watch?v=Jmk5frp6-3Q&feature=related, il batta-gliero Marte, e lasciatevi poi trasportare nell’affa-scinante universo di Holst. Buon ascolto!
ISCRIVITI!!! Gruppo Majorettes
Corale Polifconica
Pagina
Per questo appuntamento con la storia del-
la nostra Unità Ti propongo, Lettore, un
percorso alternativo, lontano dalle piccole-
grandi storie di uomini e donne che
“costruirono” l’Italia, preferendo guardare,
piuttosto, a quel periodo attraverso gli oc-
chi dei bambini. E per fare questo mi servo
di due capolavori dell’Italia post-unitaria:
Cuore di Edmondo De Amicis e Le avven-
ture di Pinocchio di Collodi (pseudonimo di
Carlo Lorenzini). Si tratta di due tipiche
storie di educazione: la prima ha protagoni-
sta una classe di terza elementare fatta di
bimbi di diversa estrazione sociale guidata
da un caro maestro; la seconda è la storia di
un burattino di legno, non cattivo ma disco-
lo, guidato seppur a fatica, dagli insegna-
menti del padre che di “mestiere” fa “il po-
vero” e che finalmente la fata Turchina tra-
sforma in bambino. Perché due storie di
educazione che hanno per protagonisti
bambini? La risposta è semplice seppur non
scontata: i bambini rappresentano l’
“Italietta” che dev’essere guidata, accompa-
gnata passo dopo passo, nel suo cammino
di crescita e formazione, ora da un maestro
che potrebbe essere
l’incarnazione della
classe borghese che
dovrebbe farsi cari-
co di questo difficile
compito, ora da un
padre ch’è l’espres-
sione più intimistica
e semplice dei rap-
porti sociali. Perché
due storie, soprat-
tutto quella di Cuo-
re, improntate ad un forte sentimentalismo?
Tanto Cuore quanto Le avventure di Pinocchio
esprimono un rapporto con la realtà contempo-
ranea per niente pacifico ma doloroso e dram-
matico: è la storia, da un canto, dei figli dei ceti
che stanno tra il popolo e la piccola borghesia:
ferrovieri, muratori, droghieri, rivenditori di
legna, veri eroi di quest’avventura pedagogica.
Così come è la lotta alla sopravvivenza fisica di
Pinocchio, fatta di penuria e di privazioni. C’è
un filo rosso che lega tutte queste microstorie:
il sacrificio e il senso che esso assume, il più
grande valore etico-morale da indicare alla ge-
nerazione dei giovanissimi come strada da bat-
tere per la grandezza della patria. Due storie
fatte di bambini, dunque, ma scritte per “i gran-
di”, per un’Italia che nell’immediata Unità da
burattino diventa uomo, non senza il dolore per
la perdita della sua condizione precedente, che
è il dolore di un popolo che deve diventare tale
soffrendo la cancellazione di una parte di sé.
Del resto, crescere significa conquistare ma an-
che perdere qualcosa. ..e noi, oggi, cosa siamo
disposti a “sacrificare”, a perdere, per acquista-
re qualcos’altro?
150 anni dalla nascita di uno Stato… storie di italiani che
vollero l’Unità di Flavia Cosentino
I tremiti e la sensibilità dell’Italia bambina presa per
mano da Cultura
Pagina 13
L’angolo della poesiaa cura di Anna Lisa Ferrigno
Siamo giovani! Che esclamazione. Eppure, spesse volte, non ce ne rendiamo conto
Cerchiamo, sempre, di correre, di saltare ,di bruciare le tappe. Quell’irrefrenabile desi-
derio di crescere ci travolge. E quando siamo giunti alla meta, allora cominciamo a ri-
flettere. Il rimpianto diventa il nostro peggior nemico. Siamo vittime del tempo, lui
non ci aspetta, di certo.
Vi chiederete perché faccio questo discorso. Faccio anche io parte di quella miriade di
persone che non vuole aspettare...
Quant'è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
Questa è solo una piccola parte della splendida poesia di Lorenzo De Medici, intitolata
“Il trionfo di Bacco e Arianna” che, a mio parere, è un punto di partenza per invitarvi
alla riflessione. È chiaro che la mia è un’esortazione ai giovani. Non voglio fare da
maestro a nessuno, anzi sono io che ho da imparare e tanto. Ho solo voglia di cambia-
menti, in meglio si intende.
Questo componimento, scritto in occasione del Carnevale del 1490, descrive il trionfo
di un carro mascherato, quello di Bacco, accompagnato dal suo seguito: Arianna, ninfe
e satiri. Leggendo il resto del componimento, non troviamo altro che continui inviti a
godere di ogni ora che passa. La fugacità del tempo e quella della gioventù sono i
punti chiave. L’intero componimento è velato da una punta di amaro per la coscienza
del continuo fluire del tempo e per la coscienza che non è possibile avere certezza del
futuro , “di doman non
c’è certezza”. Non sap-
piamo cosa domani ci ac-
cadrà, godiamo delle
gioie del presente, il futu-
ro non è ancora per noi.
Perché si verificano le maree?
Perché nel mare ci sono le onde?
Perché una nave in acqua non affonda e un sassolino sì?
La risposta a questo curioso quesito sta nel ben noto
principio formulato dal nostro più illustre fisico con-
terraneo, Archimede. Il principio, che prende pro-
prio il suo nome, ci dice che un corpo immerso in
un liquido riceve una spinta dal basso verso
l’alto pari alla quantità di liquido spostato.
Una nave pur pesando migliaia di tonnellate, sposta
una quantità di acqua molto maggiore da quella spo-
stata dal piccolo sassolino, ricevendo quindi una
maggiore spinta che riesce a tenerla a galla.
Le onde marine sono causate da due diversi fenomeni i venti e
le correnti marine. I venti, così come le correnti, sono degli
spostamenti di grandi masse di aria o di acqua, che interagisco-
no con la superficie dell’acqua spingendo letteralmente le parti-
celle di acqua che accavallandosi le une sulle altre generano
delle onde.
Lo strano effetto dell’innalzamento che avvie-
ne nei casi di alta marea non è dato da un au-
mento del livello dell’acqua ma dall’azione
gravitazionale che esercita la Luna. L’effet-
to è spiegato dalla legge di gravitazione
universale formulata da Isaac Newton se-
condo la quale due corpi esercitano l’uno
sull’altro una forza attrattiva (come delle ca-
lamite) che è più elevata quando i corpi si av-
vicinano. La Luna gira attorno alla Terra se-
guendo un percorso ellittico come un cerchio un po’ schiacciato, e di conseguenza esisteranno
dei punti in cui la distanza Terra-Luna sarà minore; proprio in questi punti la forza attrattiva
della Luna sarà maggiore e quindi l’acqua sarà letteralmente sollevata.
Sai Perché...? Pagina 14
a cura di Gaetano Scebba
Pagina 15
StuzzicaMente
a cura di Giuseppe Siciliano
Soluzioni numero precedente
Rebus 1 : una sorpresa svelata
Sudoku 2:
Fusi orari 3: 9
Le magliette di Enrico 4: 6
Gli anni di Carmelo e Matteo
5: Non esiste un numero massimo
degli anni di Matteo, in quanto l’af-
fermazione di Carmelo risulta esse-
re vera per qualsiasi valore.
Rebus 1 - difficile (4 2 8 6)
Sudoku 2 - Difficile
Un pallone di cuoio è ottenuto cucendo 20
pezzi di cuoio a forma esagonale e 12 pezzi di
cuoio a forma pentagonale. Una cucitura uni-
sce i lati di due pezzi adiacenti. Allora il nu-
mero totale delle cuciture è di ?
Gli esagoni di un pallone 3 - Facile
Antonio è nato il 1° marzo di un anno che ave-
va 53 sabati e 53 domeniche. In che giorno
della settimana è nato?
L’anno di Antonio - Difficile
In una scatola vi sono quattro sacchetti: il pri-mo sacchetto contiene 4 palline bianche e 3 nere, il secondo 2 palline bianche e 4 nere, il terzo 6 palline bianche e 9 nere, il quarto 5 palline bianche e 10 nere. Si estrae un sacchetto a caso, e da questo, sempre a caso, si estrae una pallina. Sapendo che è stata estratta una pallina bianca, quale sacchetto è più probabile che sia stato scelto?
Probabilità 5 - Difficile
Associazione Culturale Musicale e di Volontariato “InArte” Corpo Bandistico “Santa Cecilia”
via Tripoli, 14 – 93013, Mazzarino (CL) tel: 320/6203069 - fax: 0934/383810
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La sede della nostra Associazione in via Marconi (dietro Chiesa Madre) ha cam-
biato look, infatti per volontà del Consiglio direttivo è stato realizzato un murales
nella parete frontale all’ingresso. L’opera è stata dipinta dalla signora Sara
Piazza, mamma di una ragazza che suona in banda e di una majorette.
Sono evidenti i colori caldi e vivaci che sintetizzano l’accoglienza e l’allegria
dell’Associazione InArte. Sono anche raffigurati strumenti e note musicali che ri-
mandano agli scopi sociali dell’Associazione, cioè alle attività di divulgazione della
musica e dell’arte in generale.