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Chi è l’artigiano moderno? Who is the modern craftsman? Is he (or she) a member of a dying species? Or are we actually witnessing a regeneration, the birth of a whole new generation of craftsmen? Is craftsmanship undergoing a mutation that will bring about a new species? In his much talked-about book “The Craftsman,” Richard Sennett writes about the return of artisan. Today, these “types” can be found among computer nerds – like the open-community Linux programmers – and in chemistry laboratories. A Chinese factory worker can be just as skilled a manual labourer as the master woodworker in his private workshop. A garage tinkerer gives Nobel-prize winning scientists a run for their money, and housewives wield knitting needles just as effectively as surgeons their scalpels. A craftsperson is a certain quality of work, one that emerges from passion, dedication, inventiveness and, in some cases, the capacity to “get lost in time.” Chi è il moderno artigiano? Si tratta di una specie in via di estinzione o stiamo invece assistendo alla nascita di una nuova generazione di artigiani, oppure alla loro mutazione in nuove specie? Richard Sennett, nel suo libro “L’uomo artigiano”, molto commentato, proclama il ritorno degli artigiani. Si possono trovare tra i programmatori di computer della comunità Linux come nei laboratori di chimica. Un operaio cinese può essere bravo a lavorare con le mani tanto quanto un maestro falegname nel suo laboratorio privato o nella sua piccola impresa a conduzione familiare. Un dilettante che lavora nel suo garage può competere con gli scienziati in odore di Nobel; le casalinghe usano i ferri da calza con la stessa perizia con cui un chirurgo usa il bisturi. Chiunque può diventare un abile artigiano. Questa nuova definizione si riferisce al lavoro di qualità ispirato da passione, dedizione, estro e, a volte, dalla “capacità di perdersi”. Who is the Modern Craftsman? In “The Craftsman” Richard Sennett discusses the idea of the artisan, opening up new prospects for designers ”L’uomo artigiano” di Richard Sennett amplia il concetto di artigianato, aprendo nuovi orizzonti al design foto di / photo by Jeff Riedel a cura di / edited by Anniina Koivu design crafts 150 491 151 491

design crafts Chi è l’artigiano moderno? · Un dilettante che lavora nel suo garage può competere con gli scienziati in odore ... But also the nature of our skill mutates. We

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Chi è l’artigiano moderno?

Who is the modern craftsman? Is he (or she) a member of a dying species? Or are we actually witnessing a regeneration, the birth of a whole new generation of craftsmen? Is craftsmanship undergoing a mutation that will bring about a new species? In his much talked-about book “The Craftsman,” Richard Sennett writes about the return of artisan. Today, these “types” can be found among computer nerds – like the open-community Linux programmers – and in chemistry laboratories. A Chinese factory worker can be just as skilled a manual labourer as the master woodworker in his private workshop. A garage tinkerer gives Nobel-prize winning scientists a run for their money, and housewives wield knitting needles just as effectively as surgeons their scalpels. A craftsperson is a certain quality of work, one that emerges from passion, dedication, inventiveness and, in some cases, the capacity to “get lost in time.”

Chi è il moderno artigiano? Si tratta di una specie in via di estinzione o stiamo invece assistendo alla nascita di una nuova generazione di artigiani, oppure alla loro mutazione in nuove specie? Richard Sennett, nel suo libro “L’uomo artigiano”, molto commentato, proclama il ritorno degli artigiani. Si possono trovare tra i programmatori di computer della comunità Linux come nei laboratori di chimica. Un operaio cinese può essere bravo a lavorare con le mani tanto quanto un maestro falegname nel suo laboratorio privato o nella sua piccola impresa a conduzione familiare. Un dilettante che lavora nel suo garage può competere con gli scienziati in odore di Nobel; le casalinghe usano i ferri da calza con la stessa perizia con cui un chirurgo usa il bisturi. Chiunque può diventare un abile artigiano. Questa nuova definizione si riferisce al lavoro di qualità ispirato da passione, dedizione, estro e, a volte, dalla “capacità di perdersi”.

Who is the Modern Craftsman?In “The Craftsman” Richard Sennett discusses the idea of the artisan, opening up new prospects for designers

”L’uomo artigiano” di Richard Sennett amplia il concetto di artigianato, aprendo nuovi orizzonti al design

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Ne discutono Richard Sennett, sociologo,Paolo Deganello, designer radicale co-fondatore di Archizoom, e Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano.

A discussion between sociologist Richard Sennett, Paolo Deganello, radical designer and Archizoom co-founder, and Davide Rampello, president of the Triennale di Milano.

Quale è il legame tra artigianato tradizionale e design?

How do you link traditional crafts to contemporary design?

Richard Sennett Quello che ho cercato di fare nel mio libro è collegare il lavoro dell’artigiano tradizionale a un’attività più mentale. Non sto dicendo che tutto l’artigianato sia uguale, ma che molte delle abilità che la gente sviluppa nel lavorare con oggetti fisici o con materiali naturali sono anche quelle che la gente usa per sviluppare una ricerca tecnica più moderna. Vengono continuamente inventate nuove forme di artigianato, sia nella scienza sia nella medicina.

AbilitàRS Mi sono concentrato su questo interrogativo: cosa significa acquisire un’abilità? Cosa vuol dire cercare una qualità sempre migliore, quali sono le discipline necessarie? Naturalmente queste non si limitano al lavoro manuale, perché attraverso il lavoro manuale si possono apprendere abilità che riguardano attività meno fisiche.Abitare L’esempio che lei fa è quello della musica, dove la ripetizione è fondamentale per imparare a suonare uno strumento. Secondo lei, come si collega questa pratica all’insegnamento dell’architettura e del design?RS Prima di tutto, il processo attraverso il quale si sviluppa un’abilità pratica richiede tempo. Attraverso la ripetizione, che aiuta a perfezionare un particolare, noi apprendiamo come migliorare un determinato movimento o come utilizzare uno strumento. Ma anche la natura della nostra abilità muta. Non impariamo una sola abilità. Nella musica, per esempio, impariamo molte maniere di sfumare una nota o di usare l’archetto di uno strumento ad arco. Un’abilità è un repertorio di tecniche possibili, non è solo un’unica risposta meccanica a una sfida.Davide Rampello Per l’artigiano, la mano ha una memoria del gesto assolutamente straordinaria, ed è questa memoria che gli permette di progredire costantemente.Paolo Deganello Sono d’accordo, ci sono abilità di base che devono essere apprese in via preliminare. Nell’insegnamento del design, la costruzione di modelli è fondamentale.

SperimentazioneRS I tentativi contribuiscono allo sviluppo delle competenze, ne sono una tappa. A volte, non sapere cosa si stia facendo significa anche ripensare un oggetto. Girandoci intorno, si può scoprire qualcosa di notevole e innovativo: è questo che dà senso alla passione dell’artigianato, e non è diverso da quanto avviene nei laboratori scientifici. Tutti sappiamo che spesso le scoperte sono casi fortunati. Si diventa curiosi, si vuole capire cosa sia successo, ed elaborarlo, tenerlo costantemente sotto controllo. Questo, tra l’altro, è il modo in cui sono stati inventati i cellulari…

PD Il processo di prova è importante, soprattutto nella prima fase della progettazione. Quando insegno, chiedo ai miei allievi di presentare all’esame finale tutti i plastici delle varie fasi del progetto, il prototipo finale ma anche tutte le prove “sbagliate”, fuori scala. Devo educare un ragazzo dal primo anno, affinché al terzo sia capace di fare progettazione. Il mio è un nuovo modo sperimentale d’insegnare design, ed è entusiasmante. A Di fatto questa situazione è molto simile a quella della “famiglia” composta dal maestro e dai suoi apprendisti, che dopo sei anni venivano riconosciuti capaci e liberi di operare in proprio.PD Ma questo significa che dovremmo ricostruire la bottega artigiana… mi sembra una sciocchezza spaventosa. Questa mistica dell’artigianato è un concetto molto nordico. Mi affascina la possibilità di imparare a costruire in scala con le mie mani; bisogna rendersi conto che anche al tempo del computer dobbiamo sapere costruire gli oggetti con la nostra manualità. Ma essa è solo uno dei tanti strumenti che oggi possiamo utilizzare nell’elaborare un progetto. RS È vero, abbiamo delle meravigliose macchine che ci aiutano. Ma dobbiamo stare attenti a non permettere che il computer pensi al nostro posto. PD Per questo i modelli in scala sono una parte fondamentale nell’istruzione del progetto, perché aiutano a cambiare prospettiva. RS Dunque, il punto fondamentale è come far funzionare queste macchine in modo analogo agli strumenti musicali, a congegni che rispondano ai nostri processi di apprendimento invece di risolvere i nostri problemi in maniera pre-programmata. Nell’uso continuo del CAD, non c’è tanto da scoprire. Queste macchine non sono programmate per incuriosire. DR Laddove il corpo partecipa dell’intelligenza, non esiste differenza tra la mente e la mano, la mano stessa è intelligente. Penso a un atleta: quando si prepara per la corsa e quando corre, non pensa di correre ma diventa pura corsa. Non più solo la testa, ma tutto il corpo è intelligente. RS Ma la bellezza del lavoro manuale sta anche nel perdersi, nel deviare verso nuovi problemi, proprio come l’idea dell’open source e il lavoro dei programmatori di Linux. Si è portati a credere che a un bravo artigiano – sia un cuoco o un programmatore – interessi soltanto risolvere i problemi, trovare soluzioni per portare a termine il suo compito, chiudere la storia. Pensare così vuol dire però sottovalutare l’intero lavoro svolto. L’esperimento sbagliato o l’improvvisazione fanno sì che l’antico vasaio e il moderno programmatore facciano parte della stessa tribù.

Richard Sennett What I have tried to do in the book is to link the traditional work of craft to a more mental activity. I am not saying all crafts are the same, but many of the skills that people develop in working with physical objects or natural materials are also skills they use in more modern technical pursuits. There are new crafts being created all the time. Scientific crafts or crafts in medicine.

SkillRS What I am really focusing on is what does it mean to become skilled. To pursue standards of improving quality or what kinds of disciplines are required. Those are certainly not limited to handwork. But there are things that can be learnt from handwork about less physical activity. Abitare You use the example of music, where repetition is fundamental in learning to play an instrument. How do you link this attitude to architectural or design education?RS First of all, the process of developing a skill takes time. We learn through repetition, which helps us to get better in a particular movement or in an instrument. But also the nature of our skill mutates. We learn to do more than one exact skill. So in music for instance we learn many ways to shade a note or to hold the bow of a string instrument. A skill is a repertory of possible techniques that come into play not just as one single mechanical response to a challenge.Davide Rampello A craftsman’s hand has a quite remarkable memory of the gestures it makes, and it is precisely this that enables the craftsman to make continuous progress.Paolo Deganello I also agree, there are basic skills which need to be learnt first. In design education the making of models is fundamental.

ExperimentationRS Playing around is part of developing expertise. Sometimes not knowing what you are doing is also a way of rethinking the object. Just by fiddling around you hit on something that is really striking and novel, which is the whole point of handicrafts and it is not that different from what happens in science laboratories. We all know that discoveries often happen by chance. You get curious, you want to understand what has happened, you elaborate it, look at it constantly. That is how the mobile phone was developed for example…PD The process of trial and error is especially important in the first phase of design. This is why I ask my students to bring the mock-ups of all design stages to the final exam, the final prototype but also those previous models which are out of scale and those which “went wrong”. In university I meet students in their first year and actually follow them through until

they finish, when by the third year I have to send them out into the world able to design. This is a new experiment in design teaching and it is very exciting. A So this is actually very similar to the “surrogate” family, which consisted of a master and a group of apprentices, who after six years were released on their own terms as travelling journeymen.PD But if that means going back to the artisan’s workshop… I think that would be quite foolish, even scary. This is a very Nordic idea, the mystique surrounding the craftsman. I like the idea of being able to construct a scaled-down form with my own hands, but in the age of the computer we also need to ask ourselves whether we really need to construct anything with our own manual skills any more. However, it remains one of the many instruments we can use when working on a design.RS True, we have these wonderful machines that help us. But we have to be aware of not letting the computer do the thinking for us. PD Therefore the mock-ups are a fundamental part in the design cycle which help to change perspective.RS So the real question is how we can make these machines function more like musical instruments, tools which are responsive to our own learning process rather than doing the problem solving process for us in a pre-programmed way? There isn’t much discovery going on using CAD. The machines are not programmed to be curious.DR I agree, as the body is an intelligent being, there is no difference between the mind and the hand, the hand itself is intelligent. Just think of an athlete: when he prepares for a run, all he thinks about is the run. He starts and he runs, his whole body becomes his intelligent tool concentrated on the run. It is pure running. RS Even though the beauty of manual work lies also in the fact of getting lost, of moving towards new problems, very much like the idea of open source and the work of Linux programmers. We might think that a good craftsman, be s/he a cook or a programmer, cares only about solving problems, about solutions that end a task, about closure. Forms of experimental deviation and improvisation can make an ancient potter and a modern programmer into part of the same tribe.

Industrial craftsPD A physicist or a chemist experimenting with a metal compound is clearly a craftsman, too. We are alchemists who study the way in which a piece of wood can be held together by a piece of plastic and we try the combination out on a scale model, we check the colours, change the shape or look at the whole thing afresh and decide to use glass, or ceramics instead. Not because

Richard Sennett

(USA, 1943) analista sociale. Vive nel Regno Unito. Ha fondato insieme a Susan Sontag e a Joseph Brodsky il New York Institute for the Humanities, presso la New York University. Ha lavorato come consulente per l’UNESCO ed è stato presidente dell’American Council on Work. Nei suoi scritti si è interessato di identità sociale e di classe, di società moderna e città – come in “The Uses of Disorder” (1970) –, del mondo del lavoro nel capitalismo moderno, della nuova economia e dello stato sociale – come in “La cultura del nuovo capitalismo” (2006). “L’uomo artigiano”, primo volume di una trilogia, è stato pubblicato da Feltrinelli Editore nel 2008.

(USA, 1943) social analyst. He lives in the United Kingdom. He founded with Susan Sontag and Joseph Brodsky The New York Institute for the Humanities at New York University. He served as an advisor to UNESCO and as president of the American Council on Work. He has written on personal and working-class identities, modern society and urban studies and the city, like in “The Uses of Disorder” (1970), and on the work world of modern capitalism, the new economy and the welfare state, like in “The Culture of the New Capitalism” (2006). The first of a book-trilogy, “The Craftsman”, was published by Yale University Press in 2008.

www.richardsennett.com

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L’artigianato industrialePD È chiaro che anche il fisico o il chimico che sperimenta un composto metallico è un artigiano. Noi designer siamo gli alchimisti che studiano il modo di tenere insieme un pezzo di legno con uno di plastica, ne verificano i colori, ne cambiano la forma e lo ripensano fino a decidere di sostituire la plastica con il vetro o di ritornare alla ceramica. Non perché la ceramica sia più artigianale della plastica, ma per il semplice motivo che l’industria ceramica ha inventato le tecniche usate poiper lavorare la plastica. Questo significa che esiste un processo evolutivo nella costruzione della forma, e che il problema non è ritornare alla forma fatta a mano ma rendersi consapevoli che ormai anche l’artigiano usa lo stampo.DR Parlare di artigianato, sia nella scienza sia nella produzione industriale, non è una contraddizione. Già l’Arsenale di Venezia era una grande fabbrica di artigiani, come Fabbrica è quella

ceramic is more of a craft material than plastic. The process is a simple one: the business of working with ceramics made it possible to invent the techniques used to work plastic. What does this all mean? That there is an evolutionary process in the construction of form and the problem is not one of getting back to handcrafting techniques but of understanding that nowadays craftsmen also use moulded shapes.DR Craftsmanship in science as well as in industrial production is no contradiction. The Arsenale in Venice was a big craft workshop, the cathedral yard was termed a “fabbrica” or factory, because it was where homo faber made things, created, manufactured. These places were “industrial” complexes in that they series produced many things in a very brief space of time. RS Factories are really where society comes into the picture. In the era of industrial production, what we call Fordism meant that each worker had a specific task which he followed day

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L’artigiano tradizionale è l’archetipo, anche se la scena del falegname nel suo laboratorio, circondato dalla sua famiglia fittizia di apprendisti, è diventata rara. L’apprendistato come scelta per imparare ha perso popolarità. Una tra le eccezioni, ad Alto Loma, in California, è il laboratorio di falegnameria del novantaduenne Sam Maloof, dove spesso arrivano i futuri falegnami che vogliono apprendere i segreti dell’ebanisteria. Maloof – resistendo alle insistenze di marchi importanti per la produzione in serie – continua a seguire passo passo le sue creazioni, lavorando sei giorni su sette e completando fino a due modelli della sedia più semplice al giorno.Il suo lavoro più famoso, la sedia a dondolo, è ormai un oggetto per i collezionisti più ricercati. Era amato da diversi

presidenti degli Stati Uniti – lo si trova alla Casa Bianca – e anche da Ray Charles, che ne apprezzava la levigatezza. Grazie a oggetti come quelli di Maloof o di George Nakashima (USA, 1905-1990), una nuova generazione di artigiani ha avuto accesso al mercato dell’arte e del design. Ricordiamo Andrea Salvetti, specializzato in opere in metallo, o Martino Gamper, che rompe letteralmente con la tradizione e si dedica a rimettere insieme pezzi di mobili. Anche i più razionalisti fra gli industrial designer spesso hanno un passato da artigiani, come Konstantin Grcic o Stefan Dietz. Entrambi hanno iniziato la loro carriera fra i trucioli di legno e hanno traslato questa loro esperienza nel mondo dell’industria.

The traditional craftsman is an archetype. Yet the classic scene of a carpenter in his workshop surrounded by his “family” of apprentices has become a rare one in reality. Today, there are very few apprentice carpenters, and the traveling journeyman is hard to find anywhere but on the margins of the world of design. One place where tradition does hold is Sam Maloof’s place in Alto Loma, California. Here, the 92-year-old master carpenter’s workshop is a frequent stop for those who want to learn the secrets of cabinet-making. Maloof has resisted all well-paid temptations to join a large-scale brand. Instead, he still works six days a week and follows every step of production himself, finishing up to two of the simpler chair models a day. His elaborate signature piece, the rocking chair, has

become a high-end collector’s item, featured in the White House and coveted for its smooth lines by the likes of Ray Charles. Thanks to pieces like Maloof’s, and those by George Nakashima (USA, 1905-1990), a new generation of craftsmen has found its way into the design-art market. The ranks of craft-oriented newcomers include design-sculptor Andrea Salvetti, and Martino Gamper, who literally “breaks” with tradition, then reassembles dismembered pieces of furniture. In fact, even the most rationalist industrial designers often have a background in crafts. Take Konstantin Grcic or Stefan Dietz: both started their careers among the wood shavings, then brought these basics of design work to the world of industry.

L’ARTigiANATo TRADizioNALe / TRADiTioNAL CRAfTSManualità lenta nei piccoli laboratori / Slow skills in small-scale workshops

La sedia a dondolo di Sam Maloof, di cui vediamo un esempio del 1998 in noce ed ebano, è il suo oggetto più famoso; si dice che dondoli cento volte con una singola spinta. Pur lavorando velocemente, il suo laboratorio, in cui Maloof lavora da solo, finisce circa due sedie a dondolo al mese – anche se la lista d’attesa si prolunga per anni. Solo se si tratta di una culla, Maloof ferma la sua produzione, in modo da poter consegnare in tempo.

Sam Maloof’s Rocking Chairs, like this example from 1998 in walnut and ebony, are his signature piece, and it is said that they rock a hundred times after one single push. Even though he works fast, his one-man workshop finishes about two rockers per month – and there is a very long waiting list. He only changes his daily routine to deliver cradles on time.

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del Duomo (di Milano), nel senso dell’artigiano come homo faber del fabbricare, creare, realizzare. Si trattava di complessi quasi “industriali”, in quanto riuscivano a produrre molte cose in serie e in tempi brevissimi. RS Le fabbriche sono il vero luogo dove la società prende forma.Nell’era industriale, quello che chiamiamo “Fordismo” implicava che ogni operaio avesse un compito specifico, da eseguire giorno dopo giorno, ora dopo ora. In quel sistema, non era importante se l’operaio stesse apprendendo o meno, egli non era incoraggiato a imparare né sarebbe stato soddisfatto di farlo. Doveva semplicemente ripetere quello che stava facendo. In termini economici, il Fordismo non si è rivelato così efficiente come la gente pensava fosse, dal momento che gli operai non conoscevano l’intero processo produttivo e di conseguenza, se qualcosa non funzionava, non avevano possibilità di intervenire, e l’intera catena di montaggio doveva fermarsi. È chiara la differenza tra il modo in cui funziona la produzione automobilistica di Toyota e quello di qualsiasi produttore americano. Nel secondo caso, la produzione mantiene la regola della separazione; nel primo, Toyota fa cambiare mansione ai suoi operai a rotazione, insegnando loro tutti i compiti, dai più semplici ai più complessi. E alla fine, i loro prodotti sono anche di qualità superiore. PD Siamo abituati a pensare che tutta la produzione sia organizzata per far sì che la merce abbia un’obsolescenza rapida e che quando finisce non si ripari. Invece l’oggetto deve essere duraturo. Ma il nostro compito non può più essere quello di usare la nostra intelligenza critica e la nostra capacità creativa per ridar forma a una merce solo per reiterare l’interesse ad acquistare sempre la stessa merce.RS Infatti, le riparazioni sono un aspetto trascurato e sottovalutato, ma importantissimo dell’abilità tecnica. Il riparare è una categoria fondamentale del lavoro tecnico; oggi l’esperto è, ancora una volta, visto come una persona capace di fare e anche di riparare. Le grandi famiglie di Cremona degli Stradivari, dei Guarneri o degli Amati riparavano gli strumenti secondo gli standard qualitativi più elevati, e la loro scomparsa, più di 250 anni fa, ha portato con sé anche la loro sapienza. Si dice che i violini prodotti oggi non raggiungano la qualità degli strumenti originali, ma oggi abbiamo ancora dei bravi artigiani per le riparazioni.

L’artigianato elitarioDR Non dovremmo dimenticare che le opere degli artigiani hanno sempre come prima dedica il “signore” e Dio: questo ha una valenza molto forte; testimonia come la religione e la fede fossero profondamente sentite e vissute, come nel lavoro dell’artigiano ci fosse tutto il tormento di far qualcosa per la gloria di Dio. Tutta questa tensione andava quindi verso il sacro. La parola “sacro” viene dal sanscrito e significa “lontananza”, perciò tendere al sacro significa tendere a qualcosa di molto lontano; è un’ascensione dell’uomo verso il mistero di Dio. Io trovo che l’idea di Dio sia la più grande avuta dall’uomo, perché, così facendo, si è creato una visione e una tensione straordinarie, grazie alle quali ha cercato l’eccellenza. A Come si può ricollegare questa origine all’artigianato attuale? La tensione verso l’eccellenza divina è stata sostituita dalla cultura dell’ego?

after day and hour after hour. It was irrelevant what the worker was learning, he was neither encouraged to do so nor was he given any satisfaction from his or her work. He just had to repeat what he was doing, again and again. In terms of economics Fordism did not prove to be as efficient as people thought, since the workers did not understand the whole production process. So when things went wrong they were not able to do anything about it and the whole assembly line had to shut down. There is a clear difference between the Toyota approach and the way in which American automobile manufacturing works. The latter basically still sticks to this rule of separation, whereas Toyota rotate their workers and train them to do simple and more skilled jobs. In the end their products are of a much higher quality. PD We are accustomed to thinking of all production as being organised so that the end product comes to the end of its life quickly, it rapidly becomes obsolete and if it breaks it doesn’t get mended. But objects should be durable. Our task cannot be to use our critical faculties and creative capabilities to keep coming up with new forms for goods so that interest is constantly being renewed and the same goods are being bought over and over again.RS Indeed, repair is a neglected, poorly understood, but all-important aspect of technical craftsmanship. Today, an expert is seen as someone who can make and repair to the same level. Stradivari, Guarneri or Amati were the great families from Cremona who have set the highest standard in string instruments and with their disappearance more than two and half centuries ago went also their knowledge. But even if it is said that today’s violin makers are not able to reach the quality of those original instruments, nevertheless luthiers who carry out modern repairs are important as craftsmen.

Elitist craftsDR Well, this is actually not new. The work of the craftsman was always dedicated first and foremost to God and this was hugely significant. Religious faith was very deeply felt and the craftsman was a tormented soul because what counted most was the glory of God, so all energies were channelled into the sacred. The word “sacred” comes from Sanskrit and means “distance”, so striving for the sacred meant going as far as possible. This is man aspiring to ideas of mystery and the divine. I think that the idea of God is the greatest idea mankind has ever had: establishing the very idea of God created a quite remarkable vision and a tension that have prompted this striving for excellence. A So, how to relate this to contemporary crafts? Has this strive towards the divine been exchanged by a culture of ego?PD Quite apart from the fact that I hate simplicity and love complexity because we know that simplicity is the imposition of a model, an act of violence with regard to the ability to understand and comprehend, I think that crafts risk to become elitist. I am against minimalism, and I always have been. I was accused of being a reactionary in the 1980s and 1990s, when minimalism seemed to be the only way forward. A You could say, though, that a simple form is more communicative and easier to understand.PD Not at all, no, because it’s an abstract, cultured, elitist form

Paolo Deganello

(Italia, 1940) architetto e designer. Vive in Italia, a Milano. Con Andrea Branzi, Gilberto Correti e Massimo Morozzi, è uno dei fondatori del gruppo radicale Archizoom. Fra i suoi lavori più famosi, la partecipazione alla mostra “Italy: The New Domestic Landscape” del 1972 al MoMA e il “Progetto domestico” per la XVIII Triennale di Milano (1986). I suoi mobili, come le sedie “AEO”, “Torso”, “Re” e “Regina”, sono prodotti da Cassina, Driade e Zanotta.

(Italy, 1940) architect and designer. He lives in Milan, Italy. With Andrea Branzi, Gilberto Corretti and Massimo Morozzi, he is one of the founding members of the radical Archizoom Studio. He has partecipated to the MoMA show “Italy: The New Domestic Landscape” (1972) and the “Progetto domestico” for the XVIII Triennale di Milano (1986). His most noted furniture designs, like the chairs “AEO”, “Torso”, “Re” and “Regina”, are produced by Cassina, Driade and Zanotta.

Davide Rampello

(Italia, 1947) storico. Registaprima in RAI quindi in Mediaset,è considerato uno dei maggiori innovatori del linguaggio televisivo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Curatore di numerose mostre presso la Biennale di Venezia (Bacon e Longhi), la Galleria dell’Accademia a Venezia (Tintoretto), il Palazzo dei Diamanti a Ferrara (Gauguin). È professore presso l’Università IULM di Milano. Dal 2003, è il presidente della Triennale di Milano.

(Italy, 1947) historian. TV director with the Italian state broadcaster RAI and then for private broadcaster Mediaset, he is considered one of the greatest innovators in TV broadcasting between the 1980s and 1990s. Curator of numerous exhibitions at the Venice Biennale (Bacon and Longhi), the Accademia Art Gallery in Venice (Tintoretto) and Palazzo dei Diamanti in Ferrara (Gauguin). He is a professor at IULM University in Milan. Since 2003 he is president of the Triennale di Milano.

www.triennale.it

L’artigianato sperimentale, lo strumento più importante nel design contemporaneo, è stato riscoperto dalla giovane generazione di product designer, autoproduttori in cerca di uno stile personale. Seguendo l’esempio dei primi concettuali come Jerszy Seymour o Jurgen Bey, Peter Traag, per esempio, cerca d’innestare minor genericità nel prodotto di massa. Max Lamb è stato fra i primi a sperimentare con i metodi di produzione industriale: ha usato la colata in sabbia per stampare il ferro – una tecnica usata per i motori Ferrari –, ha lavorato il polistirolo e i materiali biodegradabili, ha rivestito in gomma il poliuretano, ha esplorato l’elettrolisi del rame. Maarten Baas ha spinto la sperimentazione fino all’attuale autoproduzione, creando mobili con argilla, rifiuti, acciaio, legno,

schiuma, pelle e lavorando anche con il fuoco. Altri lavorano le candele (Studio Glithero), usano le arnie delle api e l’inchiostro delle penne a sfera (Studio Libertiny), recuperano le tecniche tradizionali dell’intreccio (Kwangho Lee). Yuri Suzuki manipola impianti stereo, Michel Charlot sfrutta le imperfezioni del cemento e Simon Hasan fa bollire la pelle per farne vasi e sgabelli. Sono loro i nuovi artigiani indipendenti, “fiammeggianti” lavoratori, esuberanti ed eccitati, infervorati e privi di restrizioni, “disposti a rischiare la perdita di controllo su ciò che stanno facendo.” È questa la ragione per cui Ambra Medda ha invitato sette giovani designer radicali a mettere in scena le loro “Punk Crafts” allo Spazio Fendi durante il Salone del Mobile.

experimental crafts – arguably the most important tool in contemporary design – have been rediscovered by a young generation of self-employed product designers as they search for a personal style. Following conceptual fathers Jerszy Seymour and Jurgen Bey, Peter Traag, for instance, seeks for the “less generic” in mass-produced design. Max Lamb was among the first to experiment with industrial production methods like sand-casted iron – a technique typically used for Ferrari engines. He followed this with hand-carved polystyrene and polyurethane coated with rubber, exploring electro-deposition methods using copper and biodegradable materials. Maarten Baas took experimentation to the level of actual in-house production, making furniture from clay, waste, steel,

wood, foam, leather and a blowtorch. Others, like Studio Glithero, have reinvented traditional candle making, Studio Libertiny worked with bees and coloured cabinets using ballpoint pens, Kwangho Lee experiments with traditional braiding techniques. Yuri Suzuki manipulates sound systems with reassembled record players, Michel Charlot experiments with trial and error concrete production and Simon Hasan boils leather into furniture. They are the new autonomous craftsmen, the “flamboyant” workers, exuberant and excited, unrestrained, “willing to risk losing control over their work.” This is also the reason why Ambra Medda has invited seven of these young radicals to perform their “Punk Crafts” at the Spazio Fendi during the Milan Furniture Fair.

L’ARTigiANATo SPeRiMeNTALe / exPeRiMeNTAL CRAfTSSperimentazione dei designer-autoproduttori / Experimentation of self-employed designers

Il primo esemplare dello sgabello “Pewter” di Max Lamb è stato fuso nella sabbia su una spiaggia della Cornovaglia, usando un fornello da campeggio, una vecchia pentola, un bastone di metallo per scolpire e una videocamera per documentare il processo e preparare le istruzioni per il do-it-yourself, poi pubblicate in Internet. Kwangho Lee, ispirandosi al lavoro manuale di sua madre, lavora a maglia, tesse e intreccia materiali ordinari facendone installazioni luminose od oggetti d’arredamento.Simon Hasan riscopre l’antica tecnica di bollire il cuoio, che rinforza il materiale, dandogli un’irreversibile durezza plastica, in modo da farne contenitori impermeabili, vasi e mobili che si reggono da sé senza elementi strutturali, come lo sgabello “Twist”.

Max Lamb’s first “Pewter” stool was sand-casted on a beach in Cornwall, using a common camping stove, an old pot, a metal stick for sculpting and a video camera to document the process for the how-to-do instructions, which he later posted on the Internet. Kwangho Lee, inspired by his mother’s handwork, knits, weaves and intertwines ordinary materials into lighting installations and furniture objects.Simon Hasan revives an ancient technique of boiling leather, which strengthens the material creating a plastic hardness to make water-proof vessels and vases and self-supporting furniture pieces, like the “Twist” stool.

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PD A parte il mio odio per la semplicità, e l’amore per la complessità – sappiamo infatti che la semplicità è l’imposizione di un modello, un atto di violenza sulla possibilità di capire e di comprendere –, vedo nell’artigianato contemporaneo il pericolo di elitarietà. Io sono contro il minimalismo, e lo sono sempre stato; quando negli anni Ottanta-Novanta sembrava che il minimalismo fosse la nuova prospettiva, mi hanno accusato di essere un reazionario. A Si può dire però che una forma semplice è più comunicativa e più chiara da comprendere.PD Assolutamente no, perché è una forma astratta, colta, elitaria, che presuppone la percezione dell’ideologia che le sta dietro. La forma popolare non è mai astratta, è sempre complessa, è sempre molto figurata. Il linguaggio popolare è senza mistero: è esplicito, ma tendenzialmente barocco perché iper-comunicativo, iper-aperto al dialogo. RS È vero. Il bravo artigiano evita il perfezionismo che può degenerare in una dimostrazione fine a se stessa. Ma il bravo artigiano capisce quando è il momento di fermarsi. Ogni aggiunta finirebbe per peggiorare l’opera. Pensiamo alla casa di Adolf Loos e a quella di Ludwig Wittgenstein: la prima dimostra perfettamente quando è il momento di fermarsi, esplicita la differenza tra perfezione e ossessione. Bisogna fermarsi esattamente nel momento in cui si è tentati di cancellare ogni traccia del processo lavorativo – della vita – per dare all’oggetto l’apparenza della purezza primigenia.A Oggi diciamo che artigianato è lusso, che crea oggetti di lusso per l’aristocrazia del denaro.PD La crisi del design sta proprio nell’aver legittimato il ritorno all’elitarietà della merce. Come già l’anno scorso ho dichiarato, in occasione della mostra “Che cos’è il design italiano” al Museo del Design alla Triennale di Milano, “sembra che per il design sia arrivato il canto del cigno, la fine della disciplina del progetto”. La mostra era una legittimazione della piccola serie, una necessaria involuzione verso il “pezzo unico”, elitario. Se design è ridursi a disegnare tazze e tazzine, a riscoprire il piacere della creatività nella piccola serie, nel collezionismo e quindi nel lusso, se design è riduzione e ritorno all’elitarietà della forma – che storicamente il design si era proposto di combattere, di eliminare –, questa è la fine del design. Le edizioni limitate sono accettabili solo se sono sperimentali, perché l’arte è il nostro laboratorio di ricerca ed è fondamentale nella cultura del design.DR Per comprendere l’aspetto lussuoso dell’artigianato, non possiamo prescindere dall’origine delle professioni. Dalla cultura romana in poi, per restare in ambito italiano, e quindi nella cultura medievale, sono nate decine di botteghe nelle quali si lavorava per un grande committente – il principe, il Papa o il signore – e si realizzavano gli arredi, si costruivano i palazzi o le chiese. A un certo punto, l’Umanesimo ha trasformato questi straordinari realizzatori in grandi pensatori, negli “intellettuali”. È in quel momento che nasce la figura dell’artista, un uomo in grado di dialogare con il suo committente sul grande ragionamento del destino dell’uomo. PD Chi se non il ricco può ancora credere nella manualità? È lui che misura la quantità di lavoro insita nell’oggetto che riesce ad acquistare. DR Vorrei aggiungere un aneddoto. Con Gino Veronelli e Giorgio Grai, molti anni fa sono andato a Fiè, un paese

that presupposes the perception of the ideology that lies behind that form. Popular forms are never abstract, they are always complex, and they are very figurative. There is nothing mysterious about popular language: it’s an explicit language, tending towards the Baroque because it is hyper-communicative and hyper-open to dialogue. RS Well it is true, a good craftsman avoids perfectionism that can turn into a self-conscious demonstration of skill. But a good craftsman also knows when it is time to stop. Further work is likely to degrade. The example of Adolf Loos’ house in comparison to the one of Ludwig Wittgenstein clarifies the difference between obsession and perfection and when it is time to stop: just at the moment when one is tempted to erase all traces of the work’s production – and of life – in order to make it seem a pristine object.A Though today we can say that crafts produce luxury and the craftsman has become the aristocracy’s luxury item.PD But today’s crisis in design lies precisely in the reinstatement of elitism in manufactured goods. As I already stated on the occasion of last year’s exhibition “Che cos’è il design italiano” at the Design Museum of the Triennale di Milano, “it’s like a swansong, the end of design discipline.” The exhibition was a legitimisation of the small production run, a necessary involution towards the elitist “one-off item”. So, if it’s design’s job to reduce itself to designing cups and saucers, and to rediscovering the pleasure of creativity in limited-series production, to creating luxury items for collectors, to reducing, to returning to elitism of form, i.e. the very thing design was supposed to be ridding itself of and which, historically, it was design’s job to go beyond in the modern period, then it will be the end of design. Limited editions are only acceptable under experimental conditions, because art is our research laboratory and because art is fundamental to design culture.DR To understand the luxury aspect of crafts, we cannot deny the origins of the professions. In the Italian sphere, from Roman times onwards, and then in medieval times, there were hundreds of workshops all working for the same big patron, who was usually a local prince or lord, on furnishings for his residence, on the construction of the palace itself or for the Church, which was the other main patron. Then Humanism came along and turned these remarkable craftsmen into thinkers – into “intellectuals”.That’s where the figure of the artist originated: a man able to interact with his patron regarding great matters of personal destiny. PD Who believes in manual skills if not the wealthy man? Because he measures the amount of work that has gone into the object he can afford to purchase. DR Let me tell you a story. Many years ago I went with Gino Veronelli and Giorgio Grai to an Alpine village above Bolzano called Fiè to see a baker who I’d been told made a wonderful type of bread. So we went into this bakery and there he was making this so-called “shaken bread”; he had a wooden board with a round lump of dough on it that he kept throwing up and down. Every time the dough fell on the board it widened out, without any manual help. It was amazing to watch. Veronelli said: “Crikey, a loaf made like that must cost a fortune!” But the baker simply answered in his German-accent Italian: “Nein mein Herr, because I have time.” You see, there’s a whole different attitude

L’artigianato urbano può proteggere i suoi artefici nel mercato globalizzato di oggi? Con la nascita delle corporazioni, alcune aree sono riuscite a diventare punto di riferimento per lavorazioni specialistiche. I laboratori del merletto a San Gallo in Svizzera o le vetrerie di Murano sono fra le più antiche comunità artigiane autosufficienti; in questi luoghi, le conoscenze si sono tramandate di generazione in generazione, fin dal Medioevo. Aziende a conduzione familiare – come la Forster Rohner di San Gallo, riscoperta da Prada – sono ancora oggi fra le forze motrici dell’economia della loro regione. La Valcalepio, nei pressi di Bergamo, è orgogliosa di essere la capitale del bottone, e la provincia di Como è ancor oggi famosa per la seta. Il Friuli e l’intero Nord Est italiano mantengono il monopolio internazionale della produzione dei mobili contemporanei. Ma è possibile rivitalizzare o addirittura reinserire artificialmente l’artigianato nelle regioni in cui è a rischio? In Finlandia, dove iniziative locali hanno riportato in auge

le antiche acciaierie famose per le forbici, Fiskars è un ottimo esempio di successo. Sulla costa occidentale del Giappone, il villaggio di Joetsu – che sta vivendo le stesse difficoltà affrontate da Fiskars circa dieci anni fa (migrazione rurale, invecchiamento della popolazione, abbandono delle strutture) – ha puntato sulla ricchezza della foresta, delle abitazioni tradizionali e della cultura della lavorazione Kumiko del lattice. Tutto ciò ha permesso il ritorno dell’architetto Tsuyoshi Sekihara, che ha quindi fondato la cooperativa “Woodworking”, per creare una nuova rete con i falegnami rimasti sul luogo. Lavorando a stretto contatto con l’organizzazione non-governativa Kami Echigo Regional Resource Organization, monitorano la foresta, continuano la lavorazione sostenibile e ristrutturano le case abbandonate per farne centri di formazione. Il prossimo passo sarà convincere il governo locale a migliorare le infrastrutture, in modo che Fiskars diventi attraente per i turisti e per una nuova generazione di falegnami.

Urban crafts can protect craftsmen in today’s globalized marketplace? Historically, with the birth of guilds, certain local areas established themselves as places of unique expertise in craft-making. The lace weaving mills of Swiss Saint Galle and Venice’s Murano glass production are among the oldest self-sufficient craft communities in the world, where knowledge and skills have been handed down from generation to generation since the Middle Ages. Historic family-owned companies like the embroidery specialist Forster Rohner, recently rediscovered by Prada, are still among the driving forces for their area’s economy. Valley Calepio, close to Bergamo, is proud to be called the fashion world’s button valley, the Como region has managed to hold onto their local silk production, and Italy’s Friuli and North-East region maintain an international monopoly in furniture production. But can regions where crafts are on the verge of extinction be revitalized or even artificially resuscitated? Finnish Fiskars showed that this was possible when governmental and non-

governmental initiatives brought the old steel mills known for their production of scissors back to life. On the West Coast of Japan, the Joetsu village today faces difficulties similar to those Fiskars confronted ten years ago: rural migration, an aging population and abandoned infrastructures. Yet the richness of Joetsu’s forests, traditional farmhouses and cultural heritage, in addition to their ancient Kumiko latticeworks, were reason enough for architect and homecomer Tsuyoshi Sekihara to establish the cooperative “Woodworking” there. This cooperative brings local forces together in a network consisting of the remaining Joetsu carpenters. Working closely with the non-governmental Kami Echigo Regional Resource Organization, the members have started to monitor forest and wood production, as well as restore abandoned houses for living and education. The next step is to convince the local government to improve infrastructures, so that this remote area will become attractive to tourists and the next generation of craftsmen.

L’ARTigiANATo URbANo / URbAN CRAfTSRivitalizzare l’economia locale / Revitalizing local economy

Joetsu, un villaggio nella prefettura di Niigata sulla costa occidentale del Giappone, sta tornando alla vita. Grazie a una cooperativa di falegnami come Kazuhiro Inomata – che porta avanti l’eredità della lavorazione Kumiko del lattice –, l’artigianato sta diventando il motore dell’economia locale, con il sostegno di Jetro (Japan External Trade Organization).

Joetsu, a village in the Niigata prefecture on the West Coast of Japan, is currently undergoing a resurrection. Started by a cooperative of carpenters like Kazuhiro Inomata, who works with traditional Kumiko latticework, craftsmanship is becoming a driving force for the local economy, and is supported by Jetro, Japan’s External Trade Organization.

GIAPPONE / JAPAN

JOETSUprefettura di Niigata / Niigata prefecture

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delle Alpi sopra Bolzano, a visitare un panettiere che dicevano facesse un pane buonissimo. Entrammo nella panetteria e c’era questo signore che faceva il “pane scosso”: aveva un piatto di legno sopra il quale c’era un impasto rotondo che lui faceva saltare e cadere, e ogni volta che questo ricadeva sul piatto si allargava, senza bisogno di usare le mani. Un lavoro incredibile. Veronelli, vedendo questo, disse: “Cazzo, un pane così costerà un miliardo!”. E il panettiere, in italiano con accento tedesco, rispose: “Nein mein Herr, perché io ho tempo”. In questa storia c’è una diversa considerazione del tempo: il tempo serve per fare bene le cose e le cose fatte bene hanno il loro valore.RS La qualità non è sinonimo di lusso. Chi lavora bene riesce praticamente a migliorare l’intera catena produttiva. Invece di guardare ai prodotti di lusso, dovremmo considerare il principio propugnato dal Bauhaus: prodotti di altissima qualità

to time. Time is needed to do things properly and things done properly acquire the value of things done properly.RS Quality is not automatically luxury. If you are a power worker, you do something, which is really a practical benefit to the whole productive process. In contrast to those luxurious products we should look at the Bauhaus principle: very high quality products for ordinary people. IKEA is a great example. The issue about restricting craftsmanship to luxury is that the mass of people should be deprived of quality, like they don’t care. But they certainly do.Maybe this is also the way out of the crisis for Italian furniture companies: to make quality goods which are affordable.PD After Braun the modern movement has found its masterpiece in IKEA. Of course this statement annoys many of my colleagues, but I am boldly convinced of this – and in some ways your words prove me right.

per gente comune. L’IKEA ne è un ottimo esempio. Ridurre l’artigianato alla produzione di lusso implicherebbe privare della qualità la maggior parte della gente, come se per loro la qualità non fosse importante. Ma certo non è così. Il modo per far uscire dalla crisi il settore del mobile italiano potrebbe proprio essere questo: fare prodotti di qualità a prezzi accessibili.PD Dopo la Braun, il movimento moderno ha trovato il suo capolavoro nell’IKEA. Sono sicuro che un’affermazione del genere infastidisca molti miei colleghi, ma ne sono convinto – e in un certo senso le tue parole mi danno ragione. RS Potremmo trovare un’altra via di uscita in Germania, dove gli ingegneri hanno sviluppato attrezzature di alta qualità. Lì esiste un’intera industria artigiana che produce senza ricorrere all’outsourcing. Migliorare la qualità del prodotto da utilizzare in tutto il mondo deve essere un fine, non un effetto collaterale.

RS A second way out, we could find in Germany, where engineers have been brilliant at developing high-quality machine tools. A whole craft industry of these tools without resorting to outsourcing. To bring more quality to the ordinary world the product has to be a goal, not a by-product.

Interdisciplinary craftsDR But there is the question of loss of identity, a dead end. Delving deep into a theme or problem should not mean that we lose sight of the general sense of things. Especially when a scientist has his very specific vision of things, as does an artist of his art, a confrontation between these two can bring about a third vision. It is fascinating to think how a scientist and an artist, through intuition, research, knowledge, technology, techniques, the language of images as well as creative processes, exchange and dialogue can understand each other’s

L’archeologia dell’artigianato contribuisce a conservare il patrimonio culturale e le arti manuali. Quando alla metà del tredicesimo secolo vennero fondate le corporazioni, non erano solo cooperative con lo scopo di mantenere stabilità economica e politica, ma archivi collettivi di conoscenza. Meta – il dipartimento contemporaneo dell’antiquario Mallett – non solo ha compreso che tecniche e strumenti antichi sono a rischio, ma ha intuito l’enorme potenziale commerciale degli oggetti lavorati dai maestri, una volta riservati ai re. Le élite di oggi ammirano pezzi esclusivi come il guardaroba Fig Leaf o l’ultima riproduzione di un armadietto in legno del diciottesimo secolo, con cassetti

resi segreti da complesse serrature e reconditi meccanismi, disegnata da Tord Boontje. Per realizzarla, Patrick George, quarta generazione di impiallacciatori, ha procurato ai due maestri ebanisti Thomas Barthélemy e Paul-André Péchenard legni preziosi ai quali dare, sotto la supervisione del maître d’oeuvre Simon-Pierre Etienne, le sensuali forme che lo caratterizzano; Alain de Saint Exupéry, uno degli ultimi costruttori di serrature, ne ha realizzato gli ingegnosi meccanismi di dissimulazione. “Questo armadietto è stato un lavoro di gruppo, il cui lusso”, secondo Louise-Anne Comeau, direttore creativo di Meta, “risiede nelle ore spese su ogni pezzo. Il vero lusso è il tempo”.

The archeology of crafts is also the preservation of heritage and of manual skills. When guilds were formed in the mid-thirteenth century, they were not only cooperatives that created economical and political stability, but collective archives of knowledge. Meta, the contemporary branch of antique house Mallett, has not only understood the threat presented by the loss of techniques and ancient tools (many of which had survived until now thanks only to restoration needs). Meta also saw the huge business potential for masterfully-worked new projects – once the reserve of kings. Today’s elite marvels at exclusive pieces like the Fig Leaf Cabinet or designer Tord Boontje’s latest reproduction of an eighteenth-century

wooden cabinet with secret drawers behind complex locks and hidden mechanisms.Patrick George, who comes from four generations of veneer suppliers, provided the cabinet makers Thomas Barthélemy and Paul-André Péchenard with precious wood, which they, overseen by Simon-Pierre Etienne as the maître d’ouevre, formed into a sensually double-curved wooden cabinet. Alain de Saint Exupéry, one of the few remaining lock-makers and experts on ingenious concealment techniques, was responsible for the metal works. “This cabinet was a group effort”, according to Meta’s creative director Louise-Anne Comeau, “whose luxury lies in the uncountable hours spent with each piece. In this case, luxury’s equivalent is time.”

L’ARCHeoLogiA DeLL’ARTigiANATo / ARCHAeoLogy of CRAfTSLa riscoperta della collaborazione / Rediscovery of collaboration

L’armoire, un armadietto con cassetti e scompartimenti segreti che segue la tradizione del diciottesimo secolo, è un lavoro di gruppo che unisce le eccellenti abilità artigiane di Tord Boontje (designer), Patrick George (impiallacciatore), Thomas Barthélemy e Paul-André Péchenard (ebanisti), Simon-Pierre Etienne (maestro d’opera) and Alain de Saint Exupéry (specialista di serrature) per Meta, la sezione contemporanea della casa d’antiquariato Mallett.

L’armoire, a wooden cabinet with secret drawers and compartments in the 18th century tradition, is a group effort of excellent craftsmenship by Tord Boontje (designer), Patrick George (veneer supplier), Thomas Barthélemy and Paul-André Péchenard (cabinet makers), Simon-Pierre Etienne (maître d’oeuvre) and Alain de Saint Exupéry (lock maker) for Meta, the contemporary design branch of the antique house Mallett.

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L’outsourcing nell’artigianato nasce da un rinnovato interesse nelle tecniche e nelle potenzialità delle tipiche lavorazioni artigianali locali, stimolato non solo dalla convenienza economica di una manodopera a basso costo, ma anche dal desiderio di conservare e continuare abilità tradizionali relativamente nuove dal punto di vista dell’industrial design.Come risposta alla perdita di identità, nelle sue collezioni Moroso sviluppa specificità legate al territorio, producendo tappeti in Sardegna, tappezzeria “narrativa” in India e in Senegal mobili da giardino intrecciati, che interpretano le idee classiche di chaise longue e sedia a sdraio.

Per Emily Campbell – responsabile per l’architettura e il design alla Royal Society of Arts di Londra – l’interesse contemporaneo per l’artigianato locale “non è mai stato così forte dai tempi gloriosi della scoperta delle vie commerciali con l’Oriente”. L’outsourcing nell’artigianato può avere due facce. C’è il vero e proprio artigianato industriale, ingrediente fondamentale del design e della grande serie, prodotto in aree come lo Jingdezhen, nella Cina meridionale, da duemila anni la capitale della porcellana. Qui, una piccola impresa a conduzione familiare, conosciuta per la sua produzione dei vasi in pezzo unico più grandi del mondo, si è dimostrata in grado di produrre un tavolino in porcellana

di grandi dimensioni disegnato da Martin Szekely. Il designer francese è noto per ricercare fuori dai circuiti comuni quei produttori dotati della volontà (e capacità) di spingere i limiti del possibile un poco più in là. Questo tipo di lavoro inter-disciplinare è fruttuoso per entrambi, dal momento che permette di mettere alla prova materiali e tecniche, e di conseguenza espandere il loro campo di lavoro. Una simile apertura mentale si può vedere nell’Inghilterra centrale, che sta diventando una zona importante per le aziende che producono mobili, visto che l’industria locale delle auto da corsa ha introdotto l’innovativo uso della fibra di carbonio nel mondo dei mobili, come dimostrato dal

tavolo ultrasottile progettato dal designer Terence Woodgate con John Barnard, ingegnere di Formula Uno. Per non parlare delle ultime collaborazioni fra biologi, scienziati, chimici e product designer. Il secondo tipo di outsourcing consiste nel fornire eccellenze artigiane come servizio. Con il metallo, Marzorati Ronchetti realizza dagli interni alle installazioni artistiche, fino a pezzi unici di design fatti a mano. E può succedere che due aziende di solito concorrenti entrino in proficua collaborazione grazie alle loro specifiche eccellenze. È il caso di Bosa, apprezzato per la lavorazione della ceramica, che ha fornito le basi per i vasi di cristallo disegnati da Jaime Hayon per Baccarat.

outsourcing crafts is the result of an interest in techniques and “story-telling” potentials of local craftspeople, which is spurred not just by the economic expediency of low-cost labour, but also by a desire to preserve and advance craft skills that are at risk of erasure and that are relatively new to industrial design. As a response to a perceived loss of identity, Moroso plays up design’s folkloristic character in their collections, producing traditional carpets in Sardinia, “narrative” upholstery in India, and woven outdoor furniture that references the history of deck chairs in Senegal.Emily Campbell, head of architecture and design at the Royal Society of Arts,

defines today’s interest in local crafts as “more intense than it has been since the great days of exploration and Eastern trade routes.” Outsourcing crafts can take one of two forms. The first involves actual industrial crafts, where craftsmanship is an intrinsic part of design and high-quantity production. Take, for example, the Jingdezhen region in Southern China, with its 2000-year long history as a porcelain capital. Here a small family business, known for their production of the world’s largest one-piece vases, was found capable of producing a large porcelain coffee table by Martin Szekely. Szekeley makes

a habit of using manufacturers outside the common circuit – companies who can and will stretch the limits of the possible a little bit further than their mainstream counterparts. This kind of cross-disciplinary work is fruitful for both parties, as they can test the limits of materials and techniques, thereby expanding their working field. A similar open-mindedness can be witnessed in the English Midlands, which are becoming important to furniture companies. There, the local racing car industry has allowed for new innovations in carbon fibre furniture, like the super-thin table by designer Terence Woodgate and Formula One engineer John Barnard.

Not to speak of the current book of collaborations between biologists, scientists and chemists and product designers.But outsourcing crafts can also lead to the phenomena of best craftwork as a service. This happens when Marzorati Ronchetti uses metals to conceive of everything from interiors to art installations and handcrafted one-off design pieces. It also happens when two normally competing manufacturers enter into a mutually-beneficial collaboration, such as when Bosa, well known for its skill in ceramic crafts, supplied the ceramic bases for Jaime Hayon’s latest collection of three-composite vases for Baccarat.

oUTSoURCiNg NeLL’ARTigiANATo / oUTSoURCiNg CRAfTSManualità nella produzione industriale + artigianato locale di servizio / Skilled industrial production + local service crafts

Moroso ha trovato in Senegal gli artigiani capaci di tessere fili colorati sulla struttura d’acciaio della collezione “Shadowy”, disegnata da Tord Boontje (nella foto la “Shadowy Chair”). Le caratteristiche volute diventano poggiatesta nel modello del lettino “Sunny Longer”.

zhao Hua Long è uno di milioni di artigiani nella regione dello Jingdezhen, conosciuta come la capitale della porcellana, con duemila anni di tradizione. La sua piccola impresa a conduzione familiare, proprio per la sua esperienza nella rischiosa produzione manuale dei vasi in pezzo unico è stata scelta da Martin Szekely, per realizzare “Capsa”, un tavolino in porcellana di notevoli dimensioni.

zhao Hua Long is one of millions of craftsmen in the Jingdezhen region, which is known as a porcelain capital with a 2000-year long tradition of work and production. Martin Szekely chose this small family-business to making his super-sized porcelain “Capsa” coffee table thanks to the specialisation in (dangerous) handmade production of large one piece vases.

Moroso went to Senegal to have the “Shadowy” collection hand-woven by local craftsmen (in the photo, the “Shadowy Chair”). Made from coloured plastic threads, which are woven onto a steel structure, this deck chair was designed by Tord Boontje. The typical ruffles become a headrest in the “Sunny Longer” lounger model.

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thought processes and learn to see and do new things. Because what really counts is profound contamination.RS Well, just think of Frank Gehry and his invention of titanium as a building material. The titanium produced for military purposes, and principally airplane parts, would have cost a fortune and was never meant for architectural work on the ground. The spirit of craftsmanship steering this material investigation was more flexible than that of mere problem solving. The fabricators had to rethink a tool – the rollers, which were imported from another machine and reimagined as a metal-weaving loom. Improvisation is a user’s craft. PD Yes, and this is exactly the reason why schools, which privilege a homogenous education, are simply wrong. It is important that different spheres coexist and overlap, as it is important to know how to walk, ride a bicycle, drive a car, a missile, fly an airplane and even fly to the moon.DR Delving deep into things does not mean digging yourself in. Think about a person in love: even if they work 24 hours a day they will always find a 25th hour to go and see their loved one. This means that we develop a vision of life and of ourselves that enables us to invent that 25th hour. So I think Saint Augustine was right when he said Tempus est extensio animi, time is an extension of the soul. Time is a fluid concept if man is fluid himself; but if man restricts himself to certain parameters, he is making a big mistake. A So, you all agree that interdisciplinary work can be inspiring whereas specialisation is actually restrictive?PD Let me tell you about another experience, which is rather interesting in this sense: during my guest professorship at the Freie Kunstschule of Stuttgart – an excellent school by the way – I learnt that especially in Germany many design students have already a degree in carpentry. I had one student who was a very proficient carpenter with good technical skills. Well, I had to get him out of this woodworking frame of mind because he kept on coming up with designs where he was using glass and plastic as if they were wood too. It all came down to a construction logic regarding the specific nature of that one material. But he actually got out of his niche by going into a forest where he picked up some bundles of wood and interwove them into a nest-like seat, very similar to one by the Campana brothers. So that Nordic mystique of the eternal return to craft work is not so interesting. DR Your student implied an attitude, which was more a symbiotic relationship rather than an analytical one. The craftsman doesn’t have scientific knowledge, but knowledge dictated by a relationship with material that he is passing down. For the restorer, for example, the scientific aspect to the knowledge of materials is fundamental.

TerritoryA Do you think crafts have the power to revitalize the economy of rural areas, abandoned villages?RS This needs to be taken seriously. In Britain we have been having a huge argument about this, because the Government has not tried to revitalize smaller businesses in smaller places. To me that is a mistake in policy. The world of craftsmen is especially a world of small businesses in origins: even if it eventually gets big – it all starts small.

L’artigianato interdisciplinareDR La perdita di identità porta a un cul-de-sac. Approfondire un tema o un problema non deve essere un concetto avulso dal senso generale delle cose: quando uno scienziato ha una sua specifica visione delle cose – come avviene a un artista con la propria arte –, un confronto fra questi due aspetti può portare a un terzo scenario. È affascinante pensare a come uno scienziato o un artista, che danno forma alle loro intuizioni, alle loro ricerche tecnologiche, ai loro metodi, al linguaggio delle immagini e ai processi creativi, possano comunicare e dialogare in modo da comprendere la disposizione mentale dell’uno e dell’altro, imparare a vedere le cose in modi diversi e fare quindi cose nuove. Alla fine ciò che conta è la profonda contaminazione. RS Pensiamo a Frank Gehry e alla sua intuizione di usare il titanio come materiale costruttivo. Il titanio prodotto per usi militari, essenzialmente per parti di aerei, sarebbe costato una fortuna, e non era adatto a usi civili. La ricerca sul materiale fu affidata a un artigiano, perché più flessibile rispetto a quanti concorrono alla mera risoluzione di problemi. I produttori dovettero ripensare i rulli del laminatoio, che alla fine importarono da un’altra macchina, e impostare la macchina in funzione della variazione controllata degli elementi da produrre. L’improvvisazione è l’arte degli artigiani.PD Proprio per questo, credo che le scuole che scelgono un’unica linea didattica sbaglino direzione. È importante che diverse sfere coesistano e si sovrappongano, così come è importante saper camminare, andare in bici, guidare un’auto, un missile o un aeroplano e, perché no, volare sulla luna. DR Pensiamo a una persona innamorata: se lavora 24 ore al giorno, troverà sempre la 25a ora per andare dall’innamorato o innamorata. Questo vuol dire che sviluppa una visione della vita e di se stesso che gli dà la capacità di inventare anche la 25a ora. Quindi, ha ragione Sant’Agostino quando dice Tempus est extensio animi, il tempo è l’estensione dell’anima. Il tempo è un concetto fluido se l’uomo si ritiene un fluido; ma se l’uomo si costringe dentro parametri fissi, sbaglia. A Dunque, siete d’accordo che il lavoro interdisciplinare possa essere fonte di ispirazione e che la specializzazione sia restrittiva?PD Lasciatemi citare un’altra esperienza, che in questo senso è abbastanza interessante. Durante il mio periodo come professore ospite alla Freie Kunstschule di Stoccarda – fra l’altro, è un’eccellente scuola –, mi sono reso conto che, soprattutto in Germania, molti studenti di design hanno già un titolo di studio in falegnameria. Un mio studente era un falegname esperto, con una sapienza tecnica riferita alla sua esperienza. Io ho cercato di liberarlo dalla sua cultura di falegname perché continuava a progettare usando anche il vetro o la plastica come fossero legno. Per lui, tutto era riconducibile a quella logica di costruzione. Ma alla fine, egli è riuscito a uscire da questo suo limite: in una foresta ha raccolto delle fascine, le ha intrecciate e ha realizzato una sedia a forma di nido, molto simile a una dei fratelli Campana. DR Il tuo studente ha fatto implicitamente uso di un’attitudine più simbiotica che analitica. Nell’artigiano non c’era una conoscenza scientifica, ma una sapienza dettata dal rapporto col materiale, che si tramandava. Nel restauratore, c’è invece un aspetto scientifico di conoscenza dei materiali.

L’artigianato del riparare trova esempi famosi in “Porca Miseria!”, il lampadario in serie limitata progettato da Ingo Maurer con piatti di porcellana rotti, nella sedia di Jurgen Bey dove la gamba mancante è stata sostituita da una pila di libri, nei patchwork di tessuti e nella ceramica ricomposta di Hella Jongerius che hanno dato il via ai vasi riassemblati di Tjep. Guy Keulemans è andato ancora più in là e, ispirandosi agli elementi naturali che si autoriparano e al Kintsugi (la tecnica giapponese del quindicesimo secolo con cui si riparava vasellame rotto stendendovi una lacca d’oro, diventata così popolare che alcuni artigiani vennero accusati di rompere i vasi di proposito), rompe le cose prima di ripararle, per inventare forme e usi nuovi. Le sedie di Jason Miller o gli occhiali “Wear&Repair” di Rachel Griffin sono invece un omaggio al polivalente nastro isolante. Il progetto “Reanim” dei francesi 5.5

Designers è un kit salva mobili, che comprende una gamba artificiale e una benda elastica. Di recente, Paola Antonelli ha proposto alla catena di negozi Target di creare “l’angolo della riparazione e del riuso”, assumendo squadre di esperti di origine africana. Questo servizio potrebbe essere “un’ottima soluzione in questi tempi di crisi, quando la gente compra meno: un vantaggio per gli affari, l’ambiente, l’inserimento degli immigrati, l’aumento dei posti di lavoro e la comunicazione del brand”. Con il suo “Manifesto del Riparare”, gli olandesi di Platform21 vogliono promuovere l’idea di “riparare anziché riciclare” e un approccio più sostenibile al design di oggetti densi di significato. Con l’aiuto di un gruppo di tuttofare, hanno trasformato il manifesto in azione, invitando la gente a partecipare alle “Notti del Riparare”.

Repair crafts find original examples in Ingo Maurer’s exclusive “Porca Miseria!” chandelier made from shattered dishes, in Jurgen Bey’s three-legged chair repaired by balancing the fourth shortened leg on a pile of books and in Hella Jongerius’ work, who introduced the design crowd to the aesthetics of patchworked textiles and composite ceramics – a development soon followed by Tjeps’ repaired vases. Guy Keulemans, searching for self-repairing structures from nature, actually smashed pieces before repairing them, reinventing new forms and uses for broken objects, which are inspired by Japanese Kintsugi golden joinery techniques from the fifteenth century, which involved fixing broken pottery with a lacquer resin sprinkled with powdered gold, and actually became so popular that, during its heyday, some were accused of deliberately smashing valuable pottery. Other projects, like the chairs by Jason Miller or Rachel Griffin’s “Wear&Repair”

glasses, are an homage to all-purpose duct tape. French group 5.5 Designers’ “Reanim” project saves furniture from the dustbin with a repair kit that consists of a prosthetic leg and elastic.Recently, MoMA’s design curator Paola Antonelli proposed bringing local squads of repair-reuse-refunction experts to stores in the Target chain. These experts (who are mostly African immigrants), could provide an in-house service that would be “good for a time of crisis when people buy less, good for business, good for the environment, good for the immigrants and for labor stats and good for PR.” With the “Repair Manifesto”, the Dutch Platform21 group wishes to promote the idea of “repairing before recycling”, and call for a more sustainable approach to the design of meaningful objects. Supported by a growing group of handymen, they have now turned their manifesto into action, inviting people to participate in “Repair Nights.”

L’ARTigiANATo DeL RiPARARe / RePAiR CRAfTSLa riparazione come artigianato sostenibile / Repairing as sustainable crafts

il manifesto del riparare è l’ultima creazione intellettuale dei cinque creativi che formano l’olandese Platform21. I cinque sono gli autori di ingegnosi e sostenibili progetti collettivi che sviluppano l’idea di artigianato, come “Hacking IKEA”, “Repair it yourself”, “We love duct tape!” e il loro ultimo “Stop Recycling. Start Repairing”.

Repair Manifesto is the latest brainchild of the five creative talents behind Dutch Platform21. They are authors of witty, sustainable and crafts-enhancing collective projects like “Hacking IKEA”, “Repair it yourself”, “We love duct tape!” and their latest “Stop Recycling. Start Repairing.”

Il manifesto del riparare

1. Allungate la vita dei vostri prodotti! Riparare significa approfittare dell’opportunità di dare a un prodotto una seconda vita. Non scartarlo, riparalo! Non cestinarlo, rammendalo! Riparare non è anti-consumistico. È contro il gettare via le cose senza motivo.

2. Le cose dovrebbero essere progettate già per poter essere riparate. Product designer: rendete i vostri prodotti riparabili. Distribuite informazioni chiare e comprensibili su come riparare in proprio. Consumatori: Comprate cose che possono essere riparate, oppure cercate di capire perché non esistono. Siate critici e indagate.

3. Riparare non significa sostituire. Sostituire con un pezzo di ricambio significa buttare il pezzo rotto. Questo NON è il tipo di riparazione di cui stiamo parlando.

4. Quello che non lo uccide lo rende più forte. Ogni volta che ripariamo un oggetto, aggiungiamo qualcosa al suo potenziale, alla sua storia, alla sua anima e alla sua bellezza interiore.

5. Il riparare è palestra di creatività. Aggiustare le cose fa bene all’immaginazione. Usare nuove tecniche, strumenti e materiali apre la strada a nuove possibilità invece che a vicoli ciechi.

6. Riparare è al di là delle mode. Il riparare non ha a che vedere con le mode o gli stili. Non ci sono date di scadenza quando un oggetto può essere riparato.

7. Riparare è scoprire. Nel riparare gli oggetti, si possono scoprire affascinanti particolari su come essi funzionano. O su come non funzionano.

8. Repair – even in good times! Se pensate che il manifesto abbia a che fare con la recessione economica, vi sbagliate. I soldi non c’entrano niente, si tratta di una disposizione mentale.

9. Le cose riparate sono uniche. Anche i falsi diventano originali quando vengono riparati.

10. Riparazione significa indipendenza. Non siate schiavi della tecnologia – siatene i padroni. Se è rotto, aggiustatelo e rendetelo migliore. E se siete padroni della tecnologia, date il vostro potere agli altri.

11. Qualsiasi cosa può essere riparata, perfino una busta di plastica. Ma consigliamo di procurarsi una borsa che duri più a lungo, e di ripararla quando ce ne sia necessità.

Smetti di riciclare. Inizia a riparare.

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TerritorioA Pensate che l’artigianato abbia il potere di rivitalizzare l’economia di aree rurali o di villaggi abbandonati?RS In Gran Bretagna abbiamo avuto un acceso dibattito su questo tema, perché il Governo non ha provato a rivitalizzare le piccole imprese nei piccoli paesi. Per me, è una politica sbagliata. Il mondo degli artigiani è soprattutto un mondo di piccole imprese: anche se queste crescono, tutto nasce piccolo. Stiamo togliendo nutrimento al settore produttivo. Io vedo l’artigianato delle piccole imprese, nei luoghi di provincia, come il vero motore dello sviluppo economico. Servirebbe un cambiamento di latitudine politica. I politici dovrebbero pensare in piccolo e tenere in considerazione l’artigianato. A Che ne pensate della creazione di nuove corporazioni: possono aiutare a rinforzare la stabilità politica ed economica?RS Le gilde, o corporazioni di arti e mestieri, erano associazioni.

Although there were communities, even networks of communities, what community is a community if people aren’t there side by side? The power of the first religious communities was that they all lived and worked together.What we are lacking today is inspiring groups of artists. Until the 1950s artists would get together with doctors, architects, advocates and art collectors; there was a crossover between science and the humanities because there was a thirst for knowledge and culture. So talents came together and this brought together various craft skills.

We are starving the productive sector. I see craftsmanship in small firms and small places as the real motor of economic development. Politicians need to think small and in terms of skills. A And what about a new formation of guilds, could they help to strengthen economic as well as political stability? RS Guild were corporations. The hands-on transmission of knowledge from generation to generation aimed to make them sustainable. This “knowledge capital” was intended as the source of the guild’s economic power – a federation of autonomous workshops, whose owners (the masters) normally made all decisions and established the requirements for promotion from the lower ranks.DR The groupings that do exist today are either trade union-based or based on membership of chambers of commerce or trade and craft confederations. Their view is completely different from the original idea.

La loro forza derivava soprattutto dalla trasmissione pratica e diretta delle conoscenze da una generazione all’altra. Questo “capitale di conoscenze” era la fonte del potere economico della corporazione – una federazione di botteghe artigiane indipendenti, dove i padroni (i maestri) assumevano le decisioni e stabilivano i criteri per promuovere i lavoratori da un rango all’altro.DR Anche se ci sono le comunità, e le reti di comunità, quale non vive grazie alla vicinanza fisica? La forza delle prime aggregazioni religiose, nei monasteri, nasceva dallo stare insieme. I gruppi esistenti – sindacali o legati alle Camere di Commercio – hanno una visione completamente diversa dall’idea originale. Fino agli anni ’50, l’artista si riuniva con il medico, l’architetto, l’avvocato, il collezionista perché avevano in comune il desiderio di conoscenza e di cultura; si aggregavano talenti, uniti dalle loro capacità artigianali.

L’artigianato fai-da-te comprende tutte quelle segrete possibilità di inventare e reinventare, migliorare e sviluppare un progetto. Non sorprende che la NASA abbia avuto vedute così ampie da invitare dilettanti da garage a collaborare alla progettazione di nuovi attrezzi da mettere in orbita, sponsorizzando sette concorsi che andavano da un modulo lunare a funi super resistenti, dallo scavatore lunare agli elementi della tuta. Peter Homer, il bricoleur disoccupato che ha vinto proponendo un nuovo guanto per astronauti, è solo uno degli inventori che, come Steve Jobs, ce l’hanno fatta a uscire dal loro garage. I programmatori di Linux dimostrano come il lavoro di gruppo venga condiviso attraverso piattaforme open source come Wired, Makezine, Craftzine e Instructables, per fare qualche nome. I laboratori professionali di ricerca come i Bell Labs e le università generano gran parte delle innovazioni di oggi. Al Computer Visionare Laboratory (CVLab) della École Polytechnique Fédérale di Losanna, Camille Scherrer, la nuova arrivata sulla scena dei New Craft, ha sviluppato il software “Bazar”, che aumenta la percezione: il suo “Haunted Book” (Libro stregato) crea l’illusione che la realtà si sovrapponga alla finzione. La “LilyPad Arduino”, sviluppata al Media Lab del MIT, è un’altra di queste invenzioni aperte a tutti: la serie di componenti elettronici cucibili può essere scaricata dal web come kit deluxe con istruzioni e lezioni introduttive, e permette a chiunque di creare abbigliamento interattivo. Presto, giubbotti in grado di cantare quando si viene abbracciati forte o abbigliamento da ciclisti capace di emettere segnali entreranno in competizione con le applicazione fai-da-te dell’iPhone. Comunque questi scienziati, che erano studenti secchioni e poco popolari, dimostrano di poter dominare il mondo. Sono loro gli artigiani del futuro.

Do-it-yourself crafts are linked to our own creativity, that sometimes hidden potential for inventing anew, reinventing existing things. So, it is not surprising that NASA called for garage tinkerers to help to design new space gear, sponsoring seven competitions for everything from lunar landers to super-strong tethers, moon excavators and spacesuit elements. The winning proposal for a new astronaut’s glove was by unemployed hobbyist Peter Homer – just one of the many stories of inventors, like Steve Jobs, who have made it out of their garages.Wired, Makezine, Craftzine and Instructables, to name but a few, are portals where these kind of patent-pending innovations have their preview. Professional research laboratories, like Bell Labs, and universities generate a huge segment of today’s innovations. At the Computer Vision Laboratory (CVLab) of the EPFL of Lausanne, new arrival in “New Crafts” Camille Scherrer developed the reality-augmenting software “Bazar”: her “Haunted Book” plays with illusions of fiction overlapping reality. The “LilyPad Arduino,” a project developed at the MIT Media Lab, is yet another of these public inventions: a set of sewable, fabric-based electronic components allows anyone to create interactive fashion with instructions and tutorials downloadable online. Soon jackets that sing when you’re squeezed or signal-equipped cycling wear will compete on the playground for home-made iPhone applications. In any case, once unpopular nerds in school, these homemade scientists have developed their skills to the highest levels and may have already begun to rule the world. They are the new craftsmen of the future.

L’ARTigiANATo fAi-DA-Te / Do-iT-yoURSeLf CRAfTS Tutti possono diventare artigiani / Anyone can become a craftsman

Peter Homer è uno dei vincitori del Centennial Challenge, un concorso che ha distribuito importanti premi a dilettanti e inventori da garage, sponsorizzato dalla NASA che cercava nuove idee per l’attrezzatura degli astronauti. Il guanto da astronauta progettato da Homer migliora la flessibilità della mano quando si usa una tuta ad alta pressurizzazione, in cui la forza utilizzata per chiudere il pugno può essere paragonata a quella necessaria per schiacciare una pallina da tennis.

Peter Homer is one of the winners of the Centennial Challenge, a high-prized competition sponsored by the NASA for amateurs and backyard inventors in the search for new ideas for space gear. His astronaut’s glove improves the flexing of the hand inside a highly pressurized spacesuit, which can be similar to the strain of squeezing a tennis ball.fo

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Sul sito di Abitare tutti i link e le informazioni sugli eventi legati all’artigianato durante il Salone del Mobile.In Abitare’s website all links and news on crafts in Milan during the Salone del Mobile.

www.abitare.it

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