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CROSSOVER A DIALOG BETWEEN THE CHINESE SCHOOL OF HUBEI AND THE NEW ITALIAN ART SCENE

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A DIALOG BETWEEN THE CHINESE SCHOOL OF HUBEI AND THE NEW ITALIAN ART SCENE CURATED BY ALESSANDRO RIVA AND JI SHAOFENG

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CROSSOVERA DIALOG BETWEEN THE CHINESE SCHOOL OF HUBEI AND THE NEW ITALIAN ART SCENE

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CON IL PATROCINIO DI / WITH THE PATRONAGE OF:

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CROSSOVERA DIALOG BETWEEN THE CHINESE SCHOOL OF HUBEI AND THE NEW ITALIAN ART SCENE

CURATED BY: ALESSANDRO RIVA - JI SHAOFENG

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I CURATORI DESIDERANO RINGRAZIARETHE CURATORS WISH TO THANK: Liu Yongze, Presidente della cultura della Provincia di Hubei e Liu Wen per il loro fondamentale contributo alla realizzazione di questa mostra.Liu Yongze, Hubei Province Culural Federation Party Group Secretary and Liu Wen for their contribution to the realization of this exhibition.

Zhuo Shuang and Zhang Zhan - Dachu Art Organization.Ma Lin, Studio Arte Italo Cinese, Matteo Basilé.Filippo Perissinotto, Sonia Petrazzi - Art-Events.Claudia Mazzega, Tiziana Longhi, Alessandra Morgagni, Lorenzo Cinotti, Giuliano Matricardi and Bruno Puiatti - Galleria il Ponte Contemporanea.Giovanni Bonelli, Giuseppe Lezzi, Giampaolo Abbondio, Davide Carlesso.Zheng Hao, Consigliere dell’ufficio culturale dell’Ambasciata Cinese in Italia.Stefania Stafutti - Direttore dell’Istituto di cultura italiano a Pechino.Massimo Baldassarre - Console italiano a Canton.Novo Umberto Maerna - Assessore alla cultura della Provincia di Milano.Gisella Biroli e Cristiana Converso - Provincia di Milano.

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CURATORI / CURATORSAlessandro RivaJi Shaofeng

DIREZIONE ARTISTICA / ART DIRECTORMatteo Basilé

CHINESE SUPERVISORMa Lin

DIREZIONE ORGANIZZATIVA/ORGANIZING MANAGMENTMicaela Bonetti

PROGETTO GRAFICO / GRAPHIC DESIGNDavide Sebastian

PROGETTO ALLESTIMENTO / SET UP DESIGNArch. Caterina IacoangeliArch. Daniela Groos

ALLESTIMENTO / SET UPKnow How GroupPistilli Group, S.B. Boccascena s.r.l., Ditta Aldo Capagni

SUPPORTO ORGANIZZATIVO/ORGANIZATIONAL SUPPORTSilvia FabbriLavinia Foligna

TRASPORTI / SHIPPINGRiky Mail di Riccardo Ruggiero

CATALOGO / CATALOG

PROGETTO GRAFICO E COPERTINA GRAPHIC PROJECT AND COVERDavide Sebastian

EDITINGSilvia Fabbri

TRADUZIONI/TRANSLATIONSGabrielle Lewkowicz

UFFICIO STAMPA / PRESS OFFICEGiovanna TissiGuendalina Perelli - GWEB

WEB DESIGNDaniele JostWWW.VENICECROSSOVER.COM

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June 1 - November 24 2013 Venice - Tesa 113 North Arsenale

A DIALOG BETWEEN THE CHINESE SCHOOL OF HUBEI AND THE NEW ITALIAN ART SCENE

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Fu Zhongwang

Guo Zhengshan

Guo Zi

He Diqiu

Lang Xuebo

Li Bangyao

Li Yu & Liu Bo

Ma Lin

Wang Jing

Wei Guangqing

Xiao Feng

Yuan Xiaofang

Yang Guoxin

Zhan Rui

Zhang Zhan

Matteo Basilé

Simone Bergantini

Aron Demetz

Desiderio

Fulvio Di Piazza

Teresa Emanuele

Enrico Lombardi

Angelo Marinelli

Elena Monzo

Davide Nido

Marco Petrus

Santissimi

Paolo Schmidlin

Davide Sebastian

Dany Vescovi

ARTISTI / ARTISTS

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Come è universalmente riconosciuto, la Biennale di Venezia è un trampolino di lancio delle nuove tendenze artistiche e uno degli eventi più importanti nella scena artistica contemporanea. Oltre ai Padiglioni nazionali, vi sono una moltitudine di mostre parallele, a dimostrazione della straordinaria ricchezza della Biennale e della capacità di inglobare e fare proprie tante diverse realtà artistiche. Crossover: mostra di arte contemporanea italo-cinese è in questo senso originale, in quanto offre una visione universale e contemporaneamente uno spaccato delle realtà specifiche territoriali.

Prima di tutto, tra la moltitudine di mostre parallele, Crossover assume un ruolo particolare e unico nel suo genere, in quanto crea un’occasione di collaborazione e di confronto tra la Cina e l’Italia attraverso il medium dell’arte e della partecipazione congiunta di curatori, artisti e istituzioni culturali di entrambi i paesi. Questa mostra inoltre si distingue per la consapevolezza e il risveglio orgoglioso delle culture locali di contro agli attacchi della globalizzazione.I membri del comitato organizzatore cinese hanno trattato e collaborato alla pari e amichevolmente con rinomati critici e curatori italiani sul tema della mostra, sugli artisti e sulle opere d’arte. Uno degli obiettivi della mostra è quello di offrire alla Cina il panorama culturale e artistico più aggiornato in Italia, e in particolare, attraverso questa mostra parallela, un’approfondita riflessione sull’arte contemporanea da parte

di una nuova generazione di artisti italiani. Il secondo è quello di presentare la scena artistica contemporanea della Provincia di Hubei, invitando artisti locali di grande prestigio e di alto profilo in una mostra internazionale. In questo modo, attraverso una ricognizione sulla realtà di una sola provincia, è possibile presentare in Occidente uno spaccato rappresentativo delle riflessioni sulla società contemporanea, sulla cultura e sulla politica nella Provincia di Hubei, dando l’opportunità agli occidentali di una conoscenza chiara e di una capacità di giudizio sulla situazione attuale di tutta la Cina.

L’importanza della mostra risiede anche nella sua particolarità di mostra bilaterale e nell’opportunità di aprire canali di comunicazione inaspettati e di reali scambi culturali. Questo dimostra che più di una strada conduce alla Biennale Venezia, e che, proprio com’è nella natura dell’arte contemporanea, un’esperienza come questa contribuisce a dissolvere le tradizionali relazioni di potere e di sistema, in favore di uno scambio artistico più aperto e liberale, permettendo così di raggiungere un più ampio bacino di pubblico.Un terzo e altrettanto importante aspetto è rappresentato dalla presenza di due curatori, uno cinese e l’altro italiano, che variano il modello del curatore unico delle altre mostre parallele. Il coinvolgimento del curatore italiano e di artisti di prestigio caratterizza anche la posizione di Crossover nell’ambito delle biennali internazionali. Il gruppo degli italiani, che hanno

Reinterpretando la Biennale di Veneziadi Ji Shaofeng

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maggiore familiarità con il sistema dell’arte in Italia, trae evidenti e intangibili benefici da una manifestazione di questo genere, e, d’altra parte, la presenza dell’organizzazione d’arte della Provincia di Hubei, che promuove questo scambio culturale, ci aiuta a riflettere sulla flessibilità e sulla possibilità di organizzare eventi culturali attraverso canali vari e non convenzionali.In quarto luogo, il progetto che sta alla base di questa operazione non si conclude con la mostra veneziana. Difatti, esso prevede ulteriori sviluppi, tra i quali una mostra di artisti cinesi a Milano e, una volta che saranno concluse le tappe italiane, una mostra itinerante in Cina. Infine, Matteo Basilé, una figura rappresentativa tra i nuovi artisti italiani, avrà una personale in Cina, seguita l’anno successivo da una grande mostra di arte contemporanea italiana nel Museo di Canton. Tutte prove tangibili della volontà di cambiamento dei canali culturali e della capacità di promozione.In quinto luogo, si può parlare di una diversa interpretazione del ruolo della Biennale di Venezia. La storia delle passate edizioni è segnata dal grande interesse per i padiglioni nazionali. Ma ora, con i cambiamenti e con i progressi nella società, nello stile di vita, nell’arte e nel campo dell’informazione, il ruolo del padiglione nazionale viene affiancato e sostenuto da numerose mostre parallele. Certo i padiglioni nazionali non possono che offrire una selezione parziale degli artisti che mettono in risalto al meglio il panorama dell’arte in quei paesi, né possono farlo da sole le mostre parallele; ma già il titolo, Crossover: arte contemporanea italo-cinese, offre in questo caso

molti spunti di riflessione, sottolineati dal termine “crossover” che allude al confronto, alla reciproca influenza e alla compenetrazione tra le diverse tradizioni e culture.

Nella vasta gamma di linguaggi espressivi propri dell’arte contemporanea, dall’installazione al video, dalla scultura alla pittura, gli artisti provenienti dalla Cina e dall’Italia hanno interagito da diverse prospettive e con profonde differenze metodologiche. Anche se provenienti soprattutto dalla provincia di Hubei, gli artisti cinesi in questa mostra hanno mostrato di possedere un’ampia visione globale, nonché un’attitudine alla cultura contemporanea che travalica i confini geografici locali. Da sottolineare è la differenza con gli artisti italiani riguardo alla reciproca percezione e conoscenza della propria posizione sociale, e del riconoscimento del loro valore nella società locale. Ci sono tre gruppi di rilievo tra questi artisti cinesi. Ci sono infatti artisti come Yang Guoxin, Li Bangyao, Fu Zhongwang, Yuan Xiaofang, Guo Zhengshan, Xiao Feng e Zhang Zhan, che sono cresciuti nella Cina maoista. La loro formazione culturale ed espressiva, formatasi da una miscela di esperienza visiva personale e di memoria storica, ha una forte impronta socialista. Infatti, questi artisti ripensano e riflettono sulla storia, senza mai ignorare la complessità della realtà sociale. Nel riprodurre la storia, essi riflettono anche su come le persone abbiano vissuto. Invece di ricostituirla rigidamente, in realtà riscoprono e rivalutano la storia attualizzandola, creando così un contesto storico a più livelli

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intessuto di storia, cultura, politica, nonché delle esperienze individuali e collettive, che rispecchi la realtà della società e della cultura della Cina contemporanea e risponda ai cambiamenti in atto in questo vasto territorio.Per quanto riguarda invece gli artisti cinesi nati dopo gli anni ‘70 e quelli nati negli anni ‘80, essi vivono nello stesso contesto storico dei loro omologhi italiani, dove la convergenza e l’integrazione del capitale globale e delle informazioni li spinge a rinnovare i linguaggi artistici e a trovare espressioni universali per l’età postmoderna. Sprovvisti della memoria collettiva caratteristica della generazione più anziana, essi pongono al centro della loro poetica e della narrazione artistica l’urgenza della sopravvivenza e dell’espressione personale, laddove l’ispirazione, così come la ridefinizione e l’utilizzo delle forme culturali, e in particolare le condizioni di vita e di urbanizzazione, rilevano la sensibilità artistica e gli interessi culturali di questa nuova generazione. Ponendo l’accento soprattutto sulla costruzione di un sistema linguistico autonomo e sulla metodologia dell’arte, questi artisti si interessano per lo più a strumenti espressivi non pittorici, come l’installazione, la performance, il video, la fotografia e la scultura. Dalle loro esperienze di vita, essi hanno creato uno via l’altro mondi spirituali, dove tutto è irreale e illusorio, la realtà immaginaria e il linguaggio reinventato, offrendo lo spunto per una sorta di riflessione sul sistema di vita e sugli stereotipi dei giovani delle ultime generazioni. Questo

cambiamento nelle forme d’arte trae origine dalla comparsa e dalla diffusione della cultura di massa e dell’incalzare delle immagini diffuse ovunque, dove categorie artistiche tipicamente postmoderne come colonialismo, emarginazione, identità, arte al femminile, razza e genere hanno portato il ragionamento lontano dalla sociologia dell’arte tradizionale, volgendosi alle visioni narrative delle generazioni più giovani. In questo modo si presenta a noi una nuova era per l’arte contemporanea.

28 aprile 2013

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It is universal knowledge that, together with its role as a trend-setter in global contemporary art, the Venice Biennale holds a very prominent position on the contemporary art scene. Besides the national pavilions, there are plenty of parallel exhibitions, demonstrating the international appeal, openness and all-inclusiveness of the Biennale. Crossover: Sino-Italian Contemporary Art Exhibition is a uniquely positioned component, combining a global vision with a footing in local culture.First of all, Crossover has a distinct perspective amongst the multitude of parallel exhibitions, and builds a bridge in communications between China and Italy through art as well as joint organization and participation by curators, artists and art institutions of both countries. This exhibition differs noticeably from other parallel events in emphasizing the awareness of, and self-awakening of local culture to the waves of globalization. Members of the Chinese organizing committee have negotiated on an equal and friendly basis with renowned Italian art critics and curators over the themes, participating artists and artworks. One objective is to show the most up-to-date Italian cultural landscape and artistic concepts to China, particularly the sincere reflection on contemporary society and art by the new generation of Italian artists through this parallel exhibition. The other is to present the contemporary art scene in Hubei by mainly inviting artists native to Hubei with great reputation and prolific art output in this globalized exhibition. What we observe in

Hubei, as a snapshot of contemporary culture in China as a whole, can further transfer Hubei and China’s thinking on contemporary society, culture and politics to the West, helping the latter develop a clear knowledge and unclouded judgment of the current situation in China as regards those issues.Crossover’s prominence can also be seen in its diversity and multiple channels in cultural exchange and communication. It proves that more than one road leads to the Venice Biennale, so, more qualified in its nature as contemporary art, it dissolves a power discourse and system, and introduces a more open, liberal art exchange, a positive advantage for the Venice Biennale to reach out to a wider public.The third feature, equally important is having curators from both China and Italy, shifting the paradigm of having only one curator as other parallel exhibitions do. The involvement of an Italian curator and artists of importance also justifies Crossover’s position in the league of international biennales. Our Italian counterparts, who are more familiar with the rules of art in Italy, bring self-evident, intangible benefits. Indeed, having the Art Organization of Hubei to spearhead this high-profile international cultural exchange helps us reflect on the flexibility, freedom and openness of organizing cultural events through multiple channels.Fourthly, the exhibition is more than just a one-off project in and around the Venice Biennale. It includes a Chinese Artists Exhibition in Milan and will tour in China after it goes offline. Meanwhile,

Re-interpreting the Venice BiennaleBy Ji Shaofeng

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Matteo Basilé, a representative figure for Italian artists, will have his solo in China, followed by a large-scale exhibition of contemporary Italian art in the Guangdong Museum next year. All of these provide clear evidence of the shift in channels of self-awareness in cultural exchange.Fifthly, it is a re-interpretation of the Venice Biennale. The history of past editions is marked by the huge appeal of national pavilions. Yet now, with changes in social progress, and in lifestyle and art by the information society in particular, the impact of the national pavilion is being offset by many parallel exhibitions. Sure, the national pavilions are not guilty of not necessarily picking the artists who best showcase the landscape of art in those countries, nor are parallel exhibitions better at doing this, but the title, Crossover: Sino-Italian Contemporary Art Exhibition, offers plenty of food for thought, with the elicited crossover referring to comparison, influence and penetration of different traditions and cultures.In a wide array of contemporary art, like installation, video, sculpture, easel art and mixed mediums, artists from China and Italy have interacted from multiple perspectives and with great diversification. Though mainly from Hubei Province, the Chinese artists in this exhibition do possess a global vision and insight as well as an aptitude in contemporary and local culture that goes beyond geographic boundaries. Worthy of further scrutiny is their difference from the Italian side in terms of their perception and knowledge of their social position, critical analysis and value recognition of their local society. There are three

notable groups among these Chinese artists. There are artists like Yang Guoxin, Li Bangyao, Fu Zhongwang, Yuan Xiaofang, Guo Zhengshan, Xiao Feng and Zhang Zhan, who grew up in Maoist China. Their cultural memory and visual expression, grown out of a mixture of personal visual experience and memory of the history, have a strong Socialist stamp. They rethink and reflect on history, and never ignore the profundity of social reality. When reproducing the history, they also reproduce how people have lived. Instead of rigidly restoring history, they rediscover and re-evaluate history by actually recreating history, thus composing a multi-tiered historical context interwoven with history, culture and politics, as well as collective and individual experiences, which further depicts the reality in society and culture of contemporary China and responds to the ongoing changes in this vast land.As for the post-70s and 80s Chinese artists, they live in the same historical context as their Italian counterparts, where convergence and integration of global capital and information prompts them to either re-modernize art or to find universal expressions for post-modernism. Lacking the collective memory typical of the elder generation, they take the anxiety of personal survival as the primary narrative of their visual expressions, in which the spiritual tide as well as the reconstruction and utilization of culture, especially living conditions and bewilderment of urbanization, declare the artistic bent and cultural interests of this new generation. Placing greater emphasis on building a self-organized

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discourse system and the principle of art methodology, they mainly turn to non-painting elements like installation, action, video, image and sculpture for visual expressions. From their own experiences in life, they have created a series of spiritual realms, all unreal and illusory, imaginary reality and language, which confirms the stereotypical illusionary way of life of this generation of youth. This change in art form has arisen from the emergence of mass culture and approaching of the era of public image where post-modern artistic propositions like colonialism, marginalization and identity, feminine art, race and gender are steering away from artistic sociology and going for visual narratives by the younger generation. It’s right there; a new era of art heading straight for us.

April 28th, 2013

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Uno spettro si aggira per l’Europa. È lo spettro di un Oriente che col passare degli anni è andato progressivamente perdendo l’aria esotica, innocua e suggestiva che contraddistingueva un tempo le culture “altre” secondo una mentalità strettamente eurocentrica, per assumere i caratteri di un concorrente - o meglio di più concorrenti - via via più temibili e competitivi dal punto di vista economico, tecnologico, produttivo, commerciale, e non ultimo artistico e culturale, assumendo addirittura le forme di una possibile, nuova forma di futura egemonia culturale globale. Aziende e soggetti produttivi più accorti e lungimiranti hanno da tempo cominciato a volgere il proprio sguardo a Levante, non più solo come un luogo dove “delocalizzare” la produzione, né solo e unicamente come la sede di nuovi mercati dove piazzare i propri prodotti, ma come un nuovo El Dorado culturale dove sperimentare nuove forme di approccio estetico e culturale, in grado di mescolare, più e meglio di quel che possa avvenire nella cultura occidentale, tradizione e innovazione, capacità artigianale e produzione di massa, attenzione al dettaglio ed eleganza formale, ricerca manuale e sviluppo tecnologico.Non è certo casuale, allora, che, in un contesto come questo, proprio tra un paese di forte tradizione (artistica, letteraria, artigianale) come l’Italia e un paese di altrettanto antica, forte e radicata tradizione come la Cina, potesse predisporsi il terreno di un possibile connubio artistico e culturale: all’insegna di un incontro-confronto di ricerca formale ed estetica, per

trovare vicendevolmente possibili punti di contatto, nuove forme di reciproca suggestione e influenza, vie innovative a quella che un tempo veniva chiamata postmodernità che siano in grado di mescolare saperi antichi e nuovi mezzi formali e tecnologici, riferimenti estetici “alti” e suggestioni provenienti dalla cultura di massa, capacità di rimettersi in gioco e di rinnovarsi senza rinnegare la propria specificità e identità culturale profonda.Ed è proprio a partire dai due concetti-base della specificità linguistica e dell’identità che si può oggi tentare una riflessione critica basata sul confronto tra due esperienze diverse ma complementari: l’una, la cosiddetta “Scuola di Hubei”, compagine di artisti di generazioni differenti ma con linee comuni di approccio linguistico e di azione artistica, tutti di stanza nella provincia di Hubei; l’altra, la cosiddetta “Nuova scena artistica italiana”, gruppo altrettanto composito di artisti italiani che hanno, pur nella diversità dell’approccio estetico, linee comuni di ragionamento e di declinazione linguistica (recupero di tecniche tradizionali con linguaggio innovativo, grande attenzione all’impatto estetico del loro lavoro, redifinizione in chiave contemporanea dei generi tradizionali della pratica artistica).

ITALIA-CINA,

LA NUOVA ARTE TRA AVANGUARDIA

E RECUPERO DELLE IDENTITÀ

di Alessandro Riva

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ITALIA: LA NUOVA SCENA ARTISTICA

La linea di passaggio tra anni Novanta e Duemila ha segnato un forte cambiamento nell’approccio artistico da parte di generazioni più giovani, sia in Europa che negli altri paesi occidentali. Di contro a una linea palesemente dominante fino a qualche tempo fa, di marca vagamente neodada e dagli evidenti retaggi concettuali, dove il rifiuto dello stile (di uno stile unificante e caratterizzante il lavoro dell’artista) e dell’identificazione con un singolo linguaggio appariva come uno degli elementi centrali e fondanti, è infatti emerso, in questi ultimi quindici anni, un atteggiamento di maggiore leggerezza e fluidità nell’approccio all’opera, che ha permesso agli artisti di avvicinarsi con un atteggiamento più laico e meno ideologico alla stessa pratica artistica, attraversando trasversalmente il grande bacino della storia dell’arte come quello della quotidianità o della cronaca senza complessi passatisti o atteggiamenti forzatamente intellettualistici. In particolare, in Europa è emersa una generazione di pittori (e di scultori) fortemente connotata e coerente, seppure con grandi differenze stilistiche e contenutistiche, che ha ripreso a lavorare approfonditamente sullo specifico della propria tradizione linguistica, sulla sua storia e sulla sua trasformazione, riallacciandosi alle diverse koiné nazionali e regionali presenti nei propri paesi d’origine. All’interno di questo quadro generale, la nuova scuola artistica italiana ha subito negli ultimi anni un fortissimo processo di rinnovamento e di rielaborazione critica, distinguendosi per

alcune caratteristiche di base, che da una parte la inseriscono perfettamente e coerentemente nel più generale clima di risveglio e ridefinizione di una nuova arte intelligente, ironica, coltissima ma insofferente all’ormai fin troppo trito gioco della citazione e del repechâge di marca postmoderna che aveva invece caratterizzato la generazione precedente, e dall’altra la sta imponendo come una delle esperienze più interessanti e nuove della recente scena artistica europea. La peculiarità e la forza dell’arte italiana di questi ultimi anni risiedono infatti, in primo luogo, nella ritrovata consapevolezza di una generazione di artisti che ha saputo ritrovare – in opposizione a ogni atteggiamento intellettuale e snobistico e in controtendenza rispetto a un sistema che in questi anni ha mostrato di privilegiare soprattutto lo sberleffo, l’artificio, la trovata provocatoria e il giochino di derivazione duchampiana – lo stimolo di una pratica artistica forte, che guarda principalmente alla tradizione italiana – sia quella rinascimentale e secentesca che quella di novecentesca memoria, che, infine, quella portata avanti dalle avanguardie degli anni Sessanta e Settanta – nutrendosi tuttavia, con voracità e con grande curiosità intellettuale, degli stimoli e dei temi che la contemporaneità ci va offrendo quotidianamente a piene mani dagli schermi televisivi e dalle pagine dei giornali.

In questo contesto, va sottolineato che il ritorno ai generi del paesaggio e a quello del ritratto (o più precisamente il ritorno di interesse per la figura umana), in un contesto che si interfaccia

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perfettamente con il ritorno al genere che ha permeato l’intera cultura postmoderna, è stato uno dei temi fondanti della nuova ondata artistica italiana (su questo tema io stesso, oltre dieci anni fa, ho imbastito una mostra al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, intitolata appunto Sui Generis).Alleggerita del peso sociale e formale imposto dai canoni della ritrattistica classica, sfrondata dalla retorica del corpo che tanto ha pesato sull’arte degli anni Settanta, la ricerca artistica delle ultime generazioni si è andata via via concentrando intorno al tema delle infinite e possibili identità dell’uomo contemporaneo – identità generazionale o individuale, sociale o strettamente affettiva, sessuale o allegorica –, da una parte; e intorno al ragionamento sul luogo, sull’habitat quotidiano, che ha costituito uno dei temi dominanti del dibattito di quella che l’antropologo Marc Augé ha denominato “surmodernità”.A partire da questi temi, e dalla consapevolezza dell’importanza di una rilettura e di una ridefinizione della propria tradizione linguistica e stilistica, la nuova arte italiana si sta ponendo, oggi, come un vero e proprio laboratorio di idee e di progetti, un modello a cui guardare ed eventualmente da esportare, sul quale porre le basi per tornare a riflettere, dopo anni di forzata esterofilia, per ricominciare a guardare all’arte italiana senza i (seppur velati) complessi d’inferiorità a cui troppo spesso, negli ultimi anni, certa critica e certo giornalismo militante ci hanno abituati.Secondo queste due declinazioni, dunque, si può

provare a leggere alcune tra le esperienze più interessanti della nuova arte italiana secondo uno schema, se non univoco, certo coerente: ridefinizione dei generi da una parte, recupero delle identità linguistiche e culturali nazionali (e persino regionali) dall’altra.

Sul tema della riflessione sul paesaggio, infatti, si muove da tempo, in campo pittorico, il lavoro di Marco Petrus, con taglio neorazionalista di ridefinizione delle linee simboliche del paesaggio urbano, soprattutto italiano; di Enrico Lombardi, col recupero di un linguaggio volutamente “primitivo” e programmaticamente inattuale; di Fulvio Di Piazza, con una pittura barocca, neosurrealista e fantasiosissima, con ammiccamenti non casuali al linguaggio dei cartoon; e di Desiderio, che slitta tra linguaggi diversi (pittura, video e installazione) per una ricerca molto personale di un paesaggio ”altro”, fortemente onirico e a tratti inquietante, non scevro di riflessioni sociali. In campo fotografico, invece, si muove su questo campo il lavoro di Teresa Emanuele, incentrato sull’ambiguità della visione fotografica e sull’evanescenza del concetto di “realtà”; e quello di Angelo Marinelli, nel quale si evince un eterno senso di perdita e di riflessione sui tranelli presenti sottotraccia nel nostro habitat quotidiano. Per quanto riguarda la ridefinizione del genere del ritratto, declinato oggi come riflessione sul corpo e sull’identità, da tempo lavora, in campo scultoreo, Paolo Schmidlin, con un’opera estremamente raffinata, che unisce

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precisione tecnica al limite dell’iperrealismo e un senso di decadimento e di riflessione sulla caducità del corpo e sui segni del tempo; Aron Demetz, con uno straordinario lavoro di mimesi e di ricombinazione formale tra figura umana e ambiente naturale; i Santissimi, gruppo sardo emerso solo di recente, con un lavoro di riflessione sul corpo e sull’identità, con sorprendenti e inquietanti “doppioni” umani, spesso deformi, “sbagliati” o fuori scala, messi sotto resina come in un bizzarro museo di storia naturale; in campo video e fotografico, si muove su queste tematiche il ricco e complesso lavoro di Matteo Basilé, sempre in bilico tra ricreazione di nuovi universi simbolici e ragionamento, con forti accenti onirici, sul tema del mescolamento e del ricampionamento delle diversità (culturali, etniche, religiose, etc.); di Davide Sebastian, con l’invenzione di un vero e proprio genere, il video-ritratto, legato alla forza simbolica del linguaggio non verbale, dei suoni e dei gesti anziché della parola. In campo pittorico, invece, ragiona sul tema dell’identità, in particolare quella femminile, Elena Monzo, con ricche e complesse raffigurazioni di personaggi ripresi in occupazioni misteriose e riti arcaici dai risvolti non di rado violenti e inquietanti.Discorso a parte meritano invece il lavoro di Davide Nido, incentrato sull’invenzione di un nuovo linguaggio astratto fortemente connotato e contemporaneo, di Dany Vescovi, che mescola ragionamento sul paesaggio naturale con la creazione di un decorativismo pop a cui non sono estranee influenze novecentesche e déco,

e Simone Bergantini, che, col solo linguaggio fotografico, si muove sul piano di una ricerca complessa, che mescola riflessione sul linguaggio (tra astrazione e fotografia pittoricista) e sul tema della memoria, sia intima che collettiva.

ITALIA E CINA, CONFRONTO A DISTANZA

Se il tema della ridefinzione in chiave contemporanea dei generi tradizionali, come pratica consapevole o meno da parte degli artisti, è stato ed è uno dei caratteri portanti della nuova scuola artistica italiana, certo è che a partire da questo spunto si può tentare un confronto quantomai interessante e vitale anche con il gruppo di artisti cinesi della “Scuola di Hubei”: pensiamo al lavoro di ridefinizione del genere della natura morta, con accenti quasi astratti in pittura (Guo Zhengshan) o riflessioni socio-culturali nella pratica scultorea e installativa (Li Bangyao, Wei Guangqing, Zhan Rui); pensiamo al tema del paesaggio come contenitore di memoria collettiva e privata (Yang Guoxin,Yuan Xiaofang), come spunto di riflessione sulla ridefinizione dei linguaggi (Xiao Feng, Zhang Zhan, Guo Zi) e come luogo di intrecci di memorie storiche (Lang Xuebo) e di storie correnti nella cronaca di tutti i giorni (Li Yu & Liu Bo). Pensiamo al lavoro sulla figura umana come depositaria di memorie arcaiche e ancestrali e come specchio e ricettacolo di tensioni e cambiamenti sociali (Fu Zhongwang,

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Ma Lin, He Diqiu, Wang Jing). Spunti e suggestioni non univoche, ma che possono gettare una luce e una possibile chiave di lettura di confronto con il lavoro degli artisti italiani coevi. Ma è soprattutto sul tema – centrale in entrambi i gruppi, quello italiano e quello cinese – del recupero in chiave contemporanea della propria identità linguistica che le due esperienze parallele della scuola di Hubei e della Nuova scena artistica italiana trovano un possibile e forte punto di incontro e di consonanza. Contro un globalismo forzato che, in questi anni, ha rischiato di fatto di appiattire le differenze linguistiche, omologando in un unico calderone stilistico opere d’arte concepite e realizzate in parti del mondo diametralmente opposte, molti artisti italiani e cinesi hanno invece recuperato, senza forzature ideologiche né guerre di posizione, il linguaggio specifico della propria terra d’origine per declinarlo però in chiave contemporanea. Ecco allora, in Italia, il rifiorire di pratiche scultoree tradizionali, anche dal punto di vista geografico e regionale (il legno in Val Gardena con Aron Demetz, la terracotta in Lombardia con Paolo Schmidlin); ecco il ragionamento sull’habitat locale e i linguaggi della tradizione pittorica italiana (Petrus, Lombardi); ecco il rifiorire di un astrattismo che si rifà alla tradizione alta della decorazione italiana ed europea (Nido, Vescovi); ecco un utilizzo della fotografia o del video (Basilé) con una composizione, un taglio e una ricerca sulla luce fortemente classici: tanto per fare solo alcuni esempi all’interno della pur varia compagine di artisti italiani presenti in questa

mostra. E, parimenti, tra gli artisti della Scuola di Hubei, spicca il lavoro sulla riappropriazione, pur con modalità contemporanee, del linguaggio pittorico proprio della tradizione cinese, scevro da maldigerite influenze pop (Xiao Feng, Zhang Zhan, Wang Jing, Ma Lin); così come la riappropriazione della pratica tradizionale del teatro cinese in chiave performativa (Fu Zhongwang) o della decorazione di derivazione artigianale e oggettuale, rilette in chiave fortemente attuali (Guo Zi, Zhan Rui, Wei Guangqing, Li Bangyao). È, dunque, ancora una volta proprio il discorso sull’identità, sulla specificità del linguaggio autoctono della propria tradizione artistica, il grimaldello attraverso cui è possibile trovare, senza tema d’errore, un terreno di incontro tra le due scuole. Di contro a un globalismo che ha ormai mostrato ampiamente la propria debolezza nel rischio, più che mai concreto, di un generale appiattimento linguistico, le nuove scuole artistiche europee e orientali hanno cominciato a rivendicare la propria autenticità e la propria forza nel recupero della propria identità specifica. Non di globalismo si deve parlare, allora, né di localismo, ma piuttosto di “glocalismo”: un recupero di identità culturale e linguistica che può fornire la chiave dei linguaggi artistici di domani.

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A spectre is floating around Europe. It is the spectre of the Orient, which has over the years been slowly losing that exotic, innocuous and fascinating air that was, according to a strictly Eurocentric mentality, once the hallmark of “other” cultures. It now assumes the characteristics of a rival, or rather, rivals, increasingly competitive in economic, technological, manufacturing, commercial, and last but not least, artistic and cultural terms, indeed beginning to appear as a possible new form of future global cultural hegemony. More astute, farsighted manufacturing companies have already begun to look to the East, no longer as just as the place where they can “delocalize” manufacturing, nor simply as the base of new markets for their products, but as a new cultural El Dorado where they can experiment with new aesthetic and cultural approaches, that can, to a greater and higher extent than can take place in Western culture, mix tradition and innovation, skilled craftsmanship and mass production, attention to detail and elegant design, manual study and technological development.It is certainly no coincidence, then, that in a context such as this, between a country with important tradition (artistic, literary and craftsmanship) like Italy and a country with an equally ancient, solid, well-rooted tradition like China, the terrain could be prepared for a possible artistic and cultural union: aiming to meet and compare study of form and aesthetics in order to identify mutually possible points of contact, new forms of reciprocal suggestion

and influence, innovative ways compared to what was once called post-modernity that are capable of mixing ancient skills and new formal and technological methods, “high-level” aesthetic references and suggestions deriving from mass culture, ability to come back into play and revive without denying specific nature and profound cultural identity.And it is indeed starting with these two basic concepts of the specific nature of language and identity that you can today start trying to make a critical observation based on comparing two different yet complementary experiences: one, the so-called Hubei School, a group of artists of different generations but with a shared linguistic approach, all based in Hubei Province; the other, the so-called New Italian Art Scene, similarly a group of Italian artists who, despite the diversity of their aesthetic approach, share common lines of reasoning and linguistic variation (reviving traditional techniques with innovative language, great attention to the aesthetic impact of their work and a contemporary redefinition of traditional art genres).

ITALY-CHINA, NEW ART

BETWEEN AVANT-GARDE AND REGAINING IDENTITY

by Alessandro Riva

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ITALY: THE NEW ARTISTIC SCENE

The turn of the Nineties into the Noughties marked a strong change in the artistic approach of younger generations, both in Europe and other Western countries. Against a slightly Neo-Dada line with obvious conceptual legacies, that clearly dominated until not so long ago, where refusal of style (the style that unified and characterised the artist’s work) and of identification with a single language appeared to be one of the central, founding elements, a lighter, more fluid attitude in the approach to a work has in fact emerged, in these last fifteen years, which has allowed the artists to get closer to a more secular, less ideological approach to the same artistic practice, cutting through the great catchment area of the history of art, like that of daily life or news reports without fixations with the past or necessarily intellectual attitudes. In particular, in Europe a generation of strongly characterised and coherent painters (and sculptors) has emerged, albeit greatly diverse in terms of style and content, which has gone back to working closely on the specifics of its own linguistic tradition, history and transformation, referring back to the various national and regional common languages that exist in their countries of origin. Within this general scene, the New Italian Art School has in recent years undergone a significant process of renewal and critical reworking, distinguishing itself with several basic characteristics, which on the one hand slot it perfectly and coherently into the more general climate of awakening and

redefinition of a new intelligent, ironic, highly-cultured style of art that is still however intolerant of overly trite referencing and postmodern repechâge that instead characterised the previous generation, and on the other hand is setting it up as one of the most interesting new experiences of the most recent European art scene. The unusualness and strength of Italian art of recent years in fact lie primarily in the rediscovered consciousness of a generation of artists who have, in opposition to every intellectual and snobbish attitude, and going against a system which in these years has shown itself to favour above all the grimacing, artifice, provocative asides and DuChamp-derived witticisms, been able to rediscover the stimulus of powerful artistic practices, which looks mainly to Italian tradition – whether Renaissance and Seventeenth Century or Twentieth Century, or indeed the tradition of the Avant-garde of the Sixties and Seventies – nevertheless voraciously feeding with great intellectual curiosity on the stimuli and themes which contemporary living pours forth daily from our television screens and newspaper pages. In this context, it should be emphasised that the return to the genres of landscape and portrait (or more precisely the return of interest in the human figure), in a context which interfaces perfectly with the return to the genre which has permeated the entire postmodern culture, was one of the founding themes of the Italian Art New Wave (more than ten years ago, I myself put together a show, actually entitled Sui Generis, at

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the Contemporary Art Pavilion in Milan).Relieved of the social and formal burden imposed by the canons of classical portrait painting, relieved of the rhetoric of the body which weighed so heavily on Seventies art, the artistic study of the latest generations has on the one hand slowly begun concentrating on the theme of the infinite and possible identities of contemporary man – generational or individual, social or strictly emotional, sexual or allegorical identities; and on studying place and everyday habitat, which was one of themes dominating the debate on what anthropologist Marc Augé called “supermodernity”.Starting with these themes, and with the awareness of the importance of reinterpreting and redefining its own linguistic and stylistic tradition, New Italian Art is today setting itself up as a true workshop of ideas and projects, a model to study and possibly export, on which to set the foundations to once again begin looking at Italian art without the (albeit hidden) inferiority complexes that certain critique and certain militant journalists had often got us used to in recent years.According to these two declensions, we can thus try to interpret some of the most interesting experiences of New Italian Art according to a certainly coherent, if not univocal, scheme: redefinition of genres on one hand and revival of national (and even regional) linguistic and cultural identities on the other hand.Marco Petrus’ neo-Rationalist influenced work has for some time now focussed on redefining the

symbolic lines of the urban landscape, particularly in the Italian context; Enrico Lombardi’s work features the revival of an intentionally “primitive” and backward language in terms of programming; Fulvio Di Piazza’s work features highly imaginative neo-Surrealist baroque painting, with more than random nods to the language of cartoons; and Desiderio’s work shifts between different languages (painting, video and installation) for a very personal study of “another” kind of landscape, deeply dreamlike and in places disturbing, not at all free of social reflections. As regards photography, Teresa Emanuele’s work in this field centres on the ambiguity of photographic vision and on the evanescence of the concept of “reality”. Angelo Marinelli’s work creates an eternal sense of loss and reflection on the traps hiding below the surface of our daily habitat. As regards redefining the genre of portrait, declined today as study of the body and identity, Paolo Schmidlin has been creating extremely refined sculptures for some time, uniting technical precision on the edge of hyperrealism and a sense of decaying and reflection on the transience of the body and the signs of time; Aron Demetz creates extraordinary work of mimesis and formal recombination between the human figure and natural environment; Santissimi, a Sardinian group that has only recently emerged, provides a study of body and identity, with surprising and disturbing, often deformed, “wrong” or oversize human “doubles”, set in resin as if in a bizarre museum of natural history; in

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the field of photo and video, the rich, complex work of Matteo Basilé focuses on these themes, poised somewhere between recreating new symbolic universes and reasoning, with strong oneiric overtones, on the theme of mixing and re-sampling of diversities (cultural, ethnic, religious and so on); Davide Sebastian’s work, inventing his very own genre, creates the video-portrait, linked to the symbolic power of non-verbal language, sounds and gestures, rather than words. In the field of painting, Elena Monzo examines the theme of identity, particularly, the female identity, with rich, complex depictions of characters portrayed engaged in mysterious occupations and archaic rituals with often violent, disturbing consequences.It is worthwhile making a separate consideration of the work by Davide Nido, focusing on the invention of a new and highly characteristic, contemporary abstract language, that of Dany Vescovi, who mixes the study of natural landscape with the creation of pop decorativism to which Twentieth Century and Deco influences are no strangers, and Simone Bergantini, who, with a single photographic language, focuses on the plane of complex study, mixing study of language (between abstraction and pictorial photography) and the theme of memory, both private and collective.

ITALY AND CHINA, A REMOTE COMPARISON

If the theme of a contemporary redefinition of traditional genres, as consciously practised or not by the artists, was and still is one of the founding principles of the New Italian Art School, then we can certainly use this starting point as inspiration for an equally interesting and vital comparison with the group of Chinese artists of the Hubei School too. Think of the task of redefining the genre of still life with almost abstract accents in painting (Guozheng Shan) or a socio-cultural study in sculptural and installation works (Li Bangyao, Wei Guangqing, Zhan Rui); think of the theme of landscape as the container of collective and private memory (Yang Guoxin,Yuan Xiaofang), as a starting point for a study on the redefinition of languages (Xiao Feng, Zhang Zhan, Guo Zi) and as a place where common historical memories (Lang Xuebo) and current stories in every day news meet (Li Yu & Liu Bo). Think of the work on the human figure as the depository of archaic, ancestral memories and as mirror and breeding ground of tensions and social changes (Fu Zhongwang, Ma Lin, He Diqiu, Wang Jing). Inspirations and suggestions that are not univocal, yet which can shed light on and aid interpretation in comparing the work of their contemporary Italian artists. But it is above all the theme – central in both Italian and Chinese groups – of a contemporary revival of one’s own linguistic identity that the

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two parallel experiences of the Hubei School and the New Italian Scene find a possible, strong meeting point and kinship. In the face of an enforced globalism which has, in recent years, risked smothering linguistic differences, creating one single stylistic melting pot of works conceived and created in parts of the world that are diametrically opposite, many Italian and Chinese artists have, without ideological enforcement or jostling for position, instead revived the specific language of their homeland in order to give it a contemporary declension. And so, in Italy, we see the reappearance of traditional sculpting practices, also from a geographical and regional point of view (wood in Val Gardena with Aron Demetz, terracotta in Lombardy with Paolo Schmidlin); the study of local habitat and languages of Italian pictorial tradition (Petrus, Lombardi); the reappearance of an abstraction that is reworked according to the most noble tradition of Italian and European decoration (Nido,Vescovi); use of photography or video (Basilé) with strictly classical composition, size and light study: just to give a few examples from within what is however a truly varied group of Italian artists involved in this exhibition. And in the same way among the Hubei School artists’ work we see an albeit contemporary revival of traditional Chinese pictorial language, minus not-so-popular pop influences (Xiao Feng, Zhang Zhan, Wang Jing, Ma Lin); and a return of the traditional practice of Chinese theatre performance (Fu Zhongwang) or a very current interpretation of the decorative art of traditional

craftsmanship (Guo Zi, Zhan Rui, Wei Guangqing, Li Bangyao).It is thus once more the very discussion of identity and the specific nature of the native language of one’s own artistic tradition, the skeleton key which allows us, without the theme of “error”, to discover a place for an encounter between the two schools. In the face of a globalism which has now widely demonstrated its own weakness in the more than real risk of a general linguistic homologation, the new European and Oriental art schools have begun to defend their authenticity and power in reviving their own specific identity. We must therefore speak neither of globalism, nor localism, but rather of “glocalism”: recapturing cultural and linguistic identity which can provide the key for the artistic languages of tomorrow..

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Fu Zhongwang

Guo Zhengshan

Guo Zi

He Diqiu

Lang Xuebo

Li Bangyao

Li Yu & Liu Bo

Ma Lin

Wang Jing

Wei Guangqing

Xiao Feng

Yuan Xiaofang

Yang Guoxin

Zhan Rui

Zhang Zhan

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All people interaction2013 Installazione, tecnica mista, dimensioni variabili / Installation, mixed media, variable sizes

Fu Zhongwang

傅中望

È nato nel 1956 a Wuhan, dove vive e lavora.Was born in 1956 in Wuhan, where he lives and works.

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Senza Titolo 2009 Olio su tela / Oil on canvas, cm. 160 x 120

Guo Zhengshan

郭正善

È nato nel 1954 a Wuhan, dove vive e lavora.Was born in 1954 in Wuhan, where he lives and works.

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Mod Test - 3 2013 Acrilico su tela / Acrylic on canvas, cm. 50 x 60

Guo Zi郭子

È nata nel 1985 a Wuhan, dove vive e lavora.Was born in 1985 in Wuhan, where she lives and works.

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Sleepwalking 2011 Materiali vari / Mixed materials, cm. 85 x 90 x 78

He Diqiu贺棣秋

È nato nel 1972 a Wuhan. Vive e lavora a ShanghaiWas born in 1972 in Wuhan, He lives and works in Shanghai.

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Substitute #17 2011 Acrilico su carta / Acrylic on paper, cm. 112 x 161

Lang Xuebo朗雪波

È nato nel 1973 a Wuhan, dove vive e lavora.Was born in 1973 in Wuhan, where he lives and works.

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Desk 2011 Acrilico su tela / Acrylic on canvas, cm. 180 x 410

Li Bangyao

李邦耀

È nato nel 1954 a Wuhan. Vive e lavora a Canton.Was born in 1954 in Wuhan. He lives and works in Canton.

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Li YuÈ nato nel 1973 a Wuhan, dove vive e lavora.Was born in 1973 in Wuhan, where he lives and works.Liu Bo È nato nel 1977 a Shishou. Vive e lavora a Wuhan.Was born in 1977 in Shishou. He lives and works in Wuhan.

13 Months in the Year of the Dog 2006 / 2007 Stampa fotografica / Photographic print, cm 48 x 60

Li Yu & Liu Bo刘波+李郁

Chutian Golden Paper 24-06-2006

Ragazza di Henan pugnalata per vendicarsi del suo comportamento coraggioso.

Una ragazza di Henan è stata accoltellata per vendicarsi del suo comportamento coraggioso. Feng Na, una turista di Henan, è stata ferita alle mani con un coltello quando ha cercato di fermareun borseggiatore di Xinjiang in Jianghan Road. Feng Na ha detto che la violenza è durata per cinque minuti, ma nessuno è intervenuto in suo aiuto.

Chutian Golden Paper 2006-06-24

Henan Girl Stabbed in Revenge for Brave Behavior. A Henan girl was stabbed in revenge for her brave behavior. Feng Na, a tourist from Henan, was stabbed in her hands when she tried to stop a pickpocket from Xinjiang in Jianghan Road. Feng Na said the violence lasted for five minutesbut nobody stepped forward.

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Dialogo 2013 Acrilico su legno / Acrylic on wood, cm. 264 x 104

Ma Lin马林

È nato nel 1961 a Wuhan. Vive e lavora a Roma.He was born in 1961 in Wuhan. He lives and works in Rome.

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The Great Pilgrimage for Buddhist Scriptures – Brave New World 2013 Acrilico su tela / Acrylic on canvas, cm. 184 x 150

Wang Jing

王晶

È nato nel 1975 a Zhijiang. Vive e lavora a Wuhan.Was born in 1975 in Zhijiang. He lives and works in Wuhan.

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Waste, Plum Blossoms, Orchids, Bamboo and Chrysanthemus 2012 Installazione, materiali vari / Installation, mixed materials, cm. 350 x 300 x 300

Wei Guangqing

魏光庆

È nato nel 1963 a Huangshi. Vive e lavora a Wuhan.Was born in 1963 in Huangshi. He lives and works in Wuhan.

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Fascination China, Wuchang Mountain #152, 2011 Olio su tela / Oil on canvas, cm. 180 x 280

Xiao Feng肖丰

È nato nel 1962 a Wuhan, dove vive e lavora.Was born in 1962 in Wuhan, where he lives and works.

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Legend Jiangnam 2011 Frame da video / Video frame

Yang Guoxin杨国辛

È nato nel 1951 a Wuhan. Vive e lavora a Canton.Was born in 1951 in Wuhan. He lives and works in Canton.

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Morning Reading2012 Frame da video / Video frame

Yuan Xiaofang袁晓舫

È nato nel 1961 a Huangsh. Vive e lavora a Wuhan.Was born in 1961 in Huangshi. He lives and works in Wuhan.

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Strength, the Local 2013 Silicone / Silicon, cm. 61,5 x 57,8 x 57,8

Zhan Rui 詹蕤

È nato nel 1980 a Wuhan, dove vive e lavora.Was born in 1980 in Wuhan, where he lives and works.

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At the Altar 2013 Acrilico su tela / Acrylic on canvas, cm. 300 x 200

Zhang Zhan张展

È nato nel 1964 a Wuhan, dove vive e lavora.Was born in 1964 in Wuhan, where he lives and works.

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Matteo Basilé

Simone Bergantini

Aron Demetz

Desiderio

Fulvio Di Piazza

Teresa Emanuele

Enrico Lombardi

Angelo Marinelli

Elena Monzo

Davide Nido

Marco Petrus

Santissimi

Paolo Schmidlin

Davide Sebastian

Dany Vescovi

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Ordine Disordine 2013 Stampa lambda su carta ai sali d’argento e lucidatura / Lambda print on silver paper, cm.180 x 120

Matteo BasiléÈ nato nel 1974 a Roma, dove vive e lavora.Was born in 1974 in Rome, where he lives and work.

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Addiction #4 2013 Stampa getto di inchiostro su carta cotone / Inkjet on cotton paper, cm.120 x 160

Simone BergantiniÈ nato nel 1977 a Torino, dove vive e lavora.Was born in 1977 in Turin, where he lives and works

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Nord lindenholz 2012 Legno di tiglio / Linden wood, cm. 210

Aron DemetzÈ nato nel 1972 a Vipitena. Viive e lavora a Selva di Val Gardena.Was born in 1972 in Vipiteno. He lives and works in Selva di Val Gardena.

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Wall2012 Acrilico su tela / Acrylic on canvas, cm. 250 x 150

DesiderioÈ nato nel 1978 a Milano. Vive e lavora a Stroncone.Was born in 1978 in Milan. He lives and works in Stroncone.

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Uomo nero 2012 Olio su tela / Oil on canvas, cm. 190 x 150

Fulvio Di PiazzaÈ nato nel 1969 a Siracusa. Vive e lavora a Palermo.Was born in 1969 in Siracusa. He lives and works in Palermo.

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ECFRASI VICINA 2012 Durst ink-jet print on acrylic glass / Stampa Durst a getto di inchiostro su metacrilato, cm. 220 x 155

Teresa EmanueleÈ nato nel 1980 a Roma, dove vive e lavora.Was born in 1980 in Rome, where she lives and works.

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Polittico delle ombre 2013 Acrilico su tela / Acrylic on canvas, cm. 300 x 150

Enrico LombardiÈ nato nel 1958 a Meldola. Vive e lavora a Forlì.Was born in 1958 in Meldola. He lives and works in Forlì.

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On impermanence #12013 Stampa digitale su dibond / Digital print on dibond, cm 120 x 180

Angelo MarinelliÈ nato nel 1979 in Puglia. Vive e lavora a Roma.Was born in Puglia in 1979. He lives and works in Rome.

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Gabi 2012 Tecnica mista su carta / Mixed media on paper, cm. 170 x 120

Elena MonzoÈ nata nel 1981 a Orzinuovi (Brescia), Vive e lavora a Milano.Was born in 1981 in Orzinuovi (Brescia). She lives and works in Milan.

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Orbicollare bianco 2008 Tecnica mista su tela / Mixed media on canvas, cm. 100 x 110

Davide NidoÈ nato nel 1966 a Milano, dove vive e lavora.Was born in 1966 in Milan, where he lives and works.

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Orbicollare bianco 2008 Tecnica mista su tela / Mixed media on canvas, cm. 100 x 110

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Delle belle città 2013 Olio su tela / Oil on canvas, cm. 250 x 170

Marco PetrusÈ nato nel 1960 a Rimini. Vive e lavora a Milano.Was born in Romini in 1960. He lives and works in Milan.

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Natural History Ambra 1 2013 Scultura in silicone e resina / Sculpture in silicone and resin, cm. 20 x 15 x 30

SantissimiAntonello Serra nato a Cagliari nel 1977) e Sara Renzetti nata a Cagliari nel 1978Vivono e Lavorano a Barumini Antonello Serrawas born in 1977 in Cagliari and Sara Renzetti was born in 1978 in Cagliari.They live and work in Barumini

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At rest 2010 Bronzo policromo / Polychrome bronze, cm. 100 x 80 x 35

Paolo SchmidlinÈ nato nel 1964 a Milano, dove vive e lavora.Was born in 1964 in Milan, where he lives and works.

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The Gao Brothers video portrait 2012 Frame da video / Video frame

Davide SebastianÈ nato nel 1981 a Roma, dove vive e lavora.Was born in 1981 in Rome, where he lives and works.

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Senza titolo 2013 Tecnica mista su lino / Mixed media on linen, cm. 120 x 150

Dany VescoviE’ nato nel 1969 a Milano, dove vive e lavora.Was born in 1964 in Milan, where he lives and works.

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