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DUE LETTERINE FAMILIARI DI PRINCIPESSE ITALIANE DEL QUATTROCENTO Author(s): Benedetto Croce Source: Humanisme et Renaissance, T. 6, No. 3 (1939), pp. 294-303 Published by: Librairie Droz Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20673214 . Accessed: 15/04/2013 07:02 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Librairie Droz is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Humanisme et Renaissance. http://www.jstor.org This content downloaded from 190.31.153.140 on Mon, 15 Apr 2013 07:02:48 AM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Croce Due Letterine Familiari Di Principesse Italiane Del Quattrocento

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DUE LETTERINE FAMILIARI DI PRINCIPESSE ITALIANE DEL QUATTROCENTOAuthor(s): Benedetto CroceSource: Humanisme et Renaissance, T. 6, No. 3 (1939), pp. 294-303Published by: Librairie DrozStable URL: http://www.jstor.org/stable/20673214 .

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DUE LETTERINE FAMILIARI DI PRINCIPESSE ITALIANE

DEL QUATTROCENTO

La prima, che si trova in un volume miscellaneo tra

i manoscritti della Nazionale. di Parigi 1, e scritta dalla duchessa di Calabria, poi regina di Napoli, Isabella di

Chiaromonte, a Bianca Maria Sforza, moglie di Francesco

Sforza, duchessa di Milano, dal Castel Capuano di Napoli. il 12 aprile 1455

Ysabella de Aragonia de Claromonte Ducissa Calabrie etc. Illustrissima et.potente ducissa soror unice carissima. Peroche

non dubitamo ad vuy essere sumamente grato sentire bone et prospere nove de nostro stato vy significhamo che Dei laude la M. ta. de lo Re, lo Ill. mo s. duca nostro reve. mo marito e segnore et nuy una con lo Illu. prencipe, donna eleonora et

don Federico nostri car. mi figlioli ii quali vy se recomandano stamo in bona sanita et prosperita, desiderando sempre con grandissimo affectu quello medesmo sentire de vuy, de lo

Ill. mo duca v. re mo marito una con la Illu. princepessa et don sforcino coi v. ri figlioli li quali benedicendo salutamo. Et si da cqua havimo da fare cosa niuna per vostra parte

advisateny, peroche sempre in quello stamo pronthe. Dat.

In Castello capuane Neapolis, XII aprilis IIIJ Ind.

YSABELLA.

Semplici notizie di buona salute da una parte e augurii di altrettanta all'altra. Le persone di cui vi si parla, e che a lei appartenevano, erano a lo duca n Ferrante, poi

re

Ferrante I (chs, in quel tempo, ancora, era vivo e regnante Alfonso il magnanimo), i tre loro figliuoli, Alfonso, poi Alfonso II, nato nel 1448, Eleonora, poi duchessa di Ferrara, nata nel 1450, e Federico, poi ultimo re aragonese di Napoli, nato nel 1452. Quelli a cui mandava saluti e

auguri, Francesco Sforza, la a principessa n ossia la decenne

1 Nouv. acq. fran?. 20952.

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Napoli, S. Pietro Mar-tire.FooLsc.

P1. 1. - COLANTONIo, Polittico di S. Vincenzo Ferrer.

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DUE LETTERINE FAMILIARI 295

Ippolita, che doveva sposare il principe Alfonso, e ( don Sforzino , ossia Galeazzo Maria, che nel 1466 doveva succe dere al padre e dieci anni dopo cadere sotto i pugnali tirannicidi dell'Olgiati e degli altri congiurati.

Ma questa letterina mi fa risorgere nella memoria il ritratto che d' Isabella di Chiaramonte ci ha lasciato il

bolognese e quasi contemporaneo Giovanni Sabadino degli Arienti, descrivendola : a formosissima quanto mai regina se possa recordare : alta de corpo, cum una grata maci

lentia, colorita bianchezza ; ii occhi che tendevano un

poco sul bianco ; ii capilli biondi et longissimi : mai fu veduta in donne mani piu bianche, ne dete piu longhe e

ben proporzionate che a lei : un aspetto veramente

regale 1. E mi fa rivedere l'altro ritratto che in pittura si ha di lei per mano di maestro Colantonio, in uno dei

riquadri del gran quadro di San Vincenzo Ferrer, che e

nella chiesa di San Pietro Martire in Napoli, dove ella, in una cappella archiacuta, inginocchiata, con innanzi un

leggio, ha gli occhi intenti a un libro devoto, e dietro le stanno i due figli pia grandicelli, Alfonso ed Eleonora :

all'entrata della cappella, scostando una tenda, si affac cia un maturo gentiuomo, forse Carlo Pagano, came

riere maggiore d'Isabella, che, conoscendo la grande devozione che ella aveva per quel santo spagnuolo, gli aveva fatto costruire la cappella in San Pietro Martire e,

fedelissimo ai suoi sovrani, quando alcuni anni dopo la flotta del pretendente angioino tento di sbarcare a Napoli, rese vano il tentativo opponendoglisi con genti armate al ponte della Maddalena. Isabella e vestita di nero;

coperta la testa di un bianco panno ripiegato, e, nel

leggere intenta, mostra il suo volto fine dai tratti serii e

pur dolci 2.

1 Gynevera de le clare donne di Joanni Sabadino de Li

Arienti, a cura di C. Ricci e A. Bacchi della Lega (Bologna, 1888), pp. 245-65 : v. p. 248. 2 Sulla cappella e il quadro di San Vincenzo, G. Cosenza, La chiesa e il convento di San Pietro Martire (Napoli, 1900 : ?str. dalla Napoli nobiliss.), pp. 33-24 ; A. Bredius, in Bollettino d'arte, VI (1906) ; Rolfs, Geschichte der Malerei in

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296 BENEDETTO CROCE

Piu alta lode le fu data per il suo carattere morale, che il poeta Cariteo chiuse nel verso :

morigera, fedel, casta e prudente 1;

e tuttavia non disse ne tutto ne il piu, perche ella si mos trb nelle avversita di forte tempra, risoluta ed energica, e salvb il regno al marito e ai figli.

Confluiva nelle sue vene il sangue di tre grandi stirpi francesi, dei Brienne, che, dopa aver combattuto, con

quistato e governato in Oriente e in Italia, si erano estinti nei d'Enghien 2; dei del Balzo o de Baux ; e dei Chiaro monte o Clairmont. Sua nonna materna era Maria

Brienne d'Enghien, contessa di Lecce, che per ambizione, mal provvedendo alla sua sorte, si lascib ingannare da re

Ladislao, ii quale le offerse di farla moglie e regina di

Napoli per impadronirsi di Taranto e, disposatala poi, in Napoli la tenne quasi in prigionia

3 ; onde nacque tra ii

popolo napoletano il motto di ((fare il guadagno di Maria Brenna n. che significava:

a per guadagnare perdere anche

quello che si possiede a 4. Vedova di re Ladislao, ottenne

poi la liberth al tempo di Giovanna II, nel 1415, per inter cessione dello sposo della regina, il conte Jacopo de la Marche ; il quale volle che la figlia di lei del primo marito, Caterina del Balzo Orsini, sposasse uno dei cavalieri, che

egli aveva condotti seco di Francia, Tristano de Clair

Neapel (Leipzig, 1910), pp. 91-94 ; e, per tutti, F. Nicolini, Varie del rinascimento in Napoli e la lettera di Pietro Summonte (Napoli, 1925), pp. 217-20, con bibliograf?a. Per la devozione di Isabella al Ferrer, che fu canonizzato nel 1456 dal papa spagnuolo Callisto III, . Summonte, Historia di Napoli, III, 475-6.

1 Nella Pascha, c. V, 138 ; cfr. Canz., VI, 214-24 ; in Rime, ed. P?rcopo, vol. II, pp. 410, 70.

2 F. de Sassenay, Les Brienne de Lecce et d'Ath?nes, His

toire d'une des grandes familles de la f?odalit? fran?aise (1200 1356), Paris, Hachette, 1869.

3 Intorno a lei, U. Congedo, Maria d'Enghien contessa di

Lecce e regina di Napoli (Lecce, 1899) ; A. Cutolo, Maria d'Enghien (Napoli, 1929). 4 Lo rammenta tra gli altri, il Campanile, Dell'armi ovvero

insegne dei nobili (ed. di Napoli, 1618), p. 155.

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DUE LETTERINE FAMILIARI 297

mont, investito in quella occasione della contea di Coper tino. Gli sposi, celebrate le nozze nella cappella reale, andarono a dimorare nel loro feudo pugliese, dove il Clairmont si fece molto amare dai suoi vassalli come ottimo signore 1. Dal loro matrimonio nacque nel 1424

Isabella, dhe a sei anni perdette la madre e toccava i diciassette quando le mori il padre, e, orfana, rima se sotto la tutela dello zio, il gran principe di Taranto, Giovann' Antonio del Balzo Orsini. Nel 1444 si trattava di darla sposa al fratello dell'imperatore di Costanti

nopoli, Tommaso Paleologo, despota di Morea, che aveva

pii di sessant'anni ed era infermo. Ella riluttava a las ciare 1' Italia e andare in paesi lontani e di strania lingua, quando il re Alfonso d'Aragona intervenne provvidenziale e la prescelse per il suo quindicenne figlio Ferrante,

designato successore al trono ; con quell'alleanza matri moniale procurando anche di meglio assicurare alla

disputabile successione (Ferrante era bastardo) l'ap poggio del potente principe di Taranto 2.

L'appoggio, sul quale si contava, si dimostrb presto, alla morte di re Alfonso infido, perche, il principe di Taranto fu l'anima della rivolta dei baroni, a sostegno del pretendente Giovanni d'Angio, e il 2 giugno del 1460, unito con l'Angioino, inflisse a re Ferrante la terribile rotta di Sarno, che lo porta presso alla perdita della

capitale e del regno. La regina Isabella, che era rimasta in Napoli e ne teneva il governo, avuto l'annuncio del

disastro, non si perse d'animo e - scrive un cronista -

u andai a Santo Pietro Martiere n - alla chiesa che consi

derava sua e dov'era la cappella dels suo santo, - a e

la fece chiamare tutti i cittadini de Napoli, e molto altro

popolo dello Regno, e quelli supplicai che volessero aiutare a re Ferrante suo marito, e poi se travesti e

stette a cercare la limosina alla porta. Per questa causa,

fece una gran quantith di denari, dimodoch6 il detto re

1 Giornali del duca di Monteleone, ed. Faraglia, p. 65 ; Congedo, op. cit., pp. 48-50 ; Faraglia, Storia della regina Giovanna II d'Angi? (Lanciano, 1904), p. 65. 2 Giornali del duca di Monteleone, pp. 127-28.

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298 BENEDETTO CROCE

rifece la gente e tornai a la campagna contro il detto duca Joanni 1 n.

Accanto a queste parole dell'umile cronista si leva la nobile prosa di Gioviano Pontano, nel De bello neapo litano, che racconta quanto Isabella operasse in quei gravi giorni. a La regina Isabella-dice-ora nei templi ora nelle strade e piazze, si mostrava ai cittadini, presentava a loro i figlioletti, li additava nepoti del re Alfonso che tanto aveva ben meritato del popolo napoletano, li diceva cittadini napoletani, di nazione italiana, presso di loro

generati, allevati, educati ; che non avrebbero imitato l'insolenza francese, non introdotti nella loro citth costumi forestieri ; avrebbero menato vita in comune coi figli e i nepoti loro, diviso equamente ricchezze, onori ed uffizi ; avrebbero passato con essi la fanciullezza, con

essi l'adolescenza, con essi la vecchiezza ; e le forze regie e

l'amministrazione del regno sarebbero nelle mani e nell' arbitrio dei napoletani. Ella di che altro mai era sollecita che di attendere, nel publico e nel privato, alla difesa del

popolo napoletano ? - E, dicendo queste cose, eccitava i lenti, spingeva gli eccitati, rinsaldava le volonth ed era avuta in grande stima e messa in alto n. E si ebbe allora la conferma che i tesori dei re non sono quelli che si chiu dono nelle casse, ma l'affetto e la ricchezza dei cittadini, i quali a gara offersero chi danaro, chi un cavallo di

battaglia, chi un mulo da carico, e armi e scudi e panno per vestire i soldati 2.

Da ci6 il Pontano prende occasione per dare ragguaglio della famiglia e del matrimonio d'Isabella e descriverne il carattere. ( Ella gik dai suoi primi anni mostro mirabile amore di pudicizia e di continenza ; era economa e non

bramava l'altrui, curava la persona quanto la dignita richiedeva, era dedita alla religione non senza alcunche di superstizioso, di facile accesso, puittosto franca che aspra nel rispondere, di animo grande, di grande prudenza, costante nelle avversithi, temperata nelle

1 Passaro, Giornali, pp. 26-27.

2 De bello neapolitano, in Opera, ed. di Basilea, II, 1814.

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DUE LETTERINE FAMILIARI 299

prosperith, di eloquenza popolare, che non diceva cose finte e artificiosamente preparate, osservante del giusto e dell'onesto anche a prezzo di travagli a . Per sei anni, durando la guerra. Isabella di Chiaromonte tenne le parti del re in Napoli 2.

Cosi furono allora, per virth sua, sorpassati i giorni di estremo pericolo e d'imminente rovina dell' anno 1460 ; e si disse altresi che Isabella avesse, in un segreto incontro e colloquio, toccato il cuore duro dello zio, il principe di

Taranto, che distolse i suoi alleati, dopo la vittoria di

Sarno, dal correre difilato su Napoli sconfiggendo l'ara

gonese : la qual cosa non parrh poi incoerente ne troppo strana a chi conosca il fare dei feudatari e baroni, che non tanto volevano ii trionfo d'una delle parti, quanto perpetuare o prolungare ii dissidio e ii disordine 3. Ma,

ripresa la lotta, rivoltasi la fortuna in favore delle armi di re Ferrante, discacciato l'invasore, spenti o conciliati i baroni, e ristabilito saldamente ii trono, Isabella di

Chiaromonte, come stanca delle lunghe fatiche e delle

ansie, appena quarantenne, mori. a La morte (dice ii

Pontano) le tolse di esercitare la gratitudine e la libera lith a verso coloro che avevano secondato e aiutato i suoi sforzi : ii che dolse assai all'universale, perche a tutti, e in ispecie i buoni, stimavano utilissima la vita sua n 4.

Mori in Napoli ii 30 marzo del 1465 ; e ii giorno dopo -

scrive il cronista di sopra citato - a fo fatta l'esequie a san Pietro Martire con la castellana dignissima, dove foro tutte le religioni da frati quanti ne foro per tutte le ecclesie di Napoli et anco tutti li preti di Napoli sa.

Nello stesso codice parigino e un'altra letterina di un' altra Isabella, la nipote di lei, figlia del principe Alfonso e d'Ippolita Sforza, scritta dallo stesso Castel Capuano,

1 Op. cit., p. 1815.

2 Sabbadino degli ?rienti, op. cit., p. 253. 8 Sull azione esercitata da Isabella verso lo zio, v, anche

Sabbadino degli Amenti, op. cit., p. 254. 4 L. c. 6 Passaro, p. 27. Sulla sua tomba in San Pietro Martire,

v. Cosenza, op. cit., pp. 92-101.

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300 BENEDETTO CROCE

il 27 marzo 1482, e indirizzata a Alo il. mo S. Duca de

Milano, consorte e S. mio hon. mo. :

11. mo consorte ed S. mio, li Ill. S. don Joanni et don Enrico de Aragona, oltra che siano cii de questa Ser. ma Regina : et de singular virtn hano contratta con mi in questi di che so stati qua tanta amicicia, che venendono ad visitarne la Ill. ma

S. V. me pareria mancamento venessero senza mee lettere.

Prego dunque la Cel. V. che per mio amore li voglia accarizare et far loro bono vulto, como e de sua humana natura ala

quale me recomando la Ill. ma Madonna nostra matre et li

S. mei fratelli se recomandano a V. S. Ex castello cap. Neap. XXVII Marcii 1482.

Ill. ma D. V. Cordialis sima consors ISABELLA DE ARAGONIA.

Isabella d'Aragona aveva allora dodici anni -- la lettera e scritta di mano d'un segretario o calligrafo, e sua e soltanto la firma,

- e gik da dieci anni era promessa a

Giovan Galeazzo, di due anni di lei maggiore, e percio lo chiamava e gli si diceva a consorte n. La sua suocera in

attesa, alla quale faceva atto di ossequio, era la vedova del trucidato Galeazzo Maria, Bona di Savoia. La lette

rina, che si fece scrivere, aveva per oggetto la racco

mandazione e presentazione di due principi spagnuoli, Giovanni ed Enrico d'Aragona, non a zii n, peraltro, come ella dice, della regina di Napoli (la seconda moglie di re

Ferrante, Giovanna d'Aragona), ma, poiche questa era

loro zia, nipoti. In effetto, Giovanna e il fratello suo Fer dinando il Cattolico erano figli di re Giovanni II d'Ara

gona ; e i due soprannominati, figli naturali del loro fratello anche naturale, Alfonso, duca di Villa Hermosa e conte di Ripacorsa, ancora vivente allora (moni nel

1485) 1. I due principi viaggiavano 1' Italia ; e se del secondo,

Enrico, non ho trovato ulteriori notizie, il primo, Gio

vanni, che portb il titolo di conte di Ripacorsa, ricom parve in Italia venticinque anni pi tardi, nel 1507, mutate le condizioni delle terre italiane, diventato il regno di

1 Si veda Mariana, Historia de Espa?a, XXIV, 12 ; XXV, 7, e J. Imhof, Historia Italiae et Hisp?ni?? genealogica (Norimberga, 1701), tavole XI e XII.

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DUE LETTERINE FAMILIARI 301

Napoli dominio del re di Spagna ; ricomparve in veste di vicere di Napoli per parte di Ferdinando il Cattolico, che lo mise al posto del Gran Capitano, del quale aveva

preso sospetto 1. Allora, nel 1507, egli s'incontro di nuovo,

"dopo tanti anni, con Isabella, non pii la piccola sposa promessa, ma la superstite di una famiglia distrutta e ,di un trono abbattuto.

La vita d'Isabella d'Aragona, duchessa di Milano 2, e cosi legata alla catastrofe di Napoli e di Milano e anzi dell' Italia tutta, accaduta nell'ultimo decennio del

quattrocento, e sta cosi rilevata nella luce stessa di que gli avvenimenti famosi, ed e percio cosi nota, che sarebbe

superfluo qui rinarrarla. Tutti sanno come il debole suo marito fosse sopraffatto dallo zio Ludovico ii Moro, che lo priva del governo dello stato. Tutti ricordano la visita che Carlo VIII, nell'ottobre del 1494, passando per la

Lombardia, fece e lei che, col marito infermo e prossimo a morte e coi figliuoli, si era ristretta nel castello di Pavia, e come il re francese si schermisse di entrar nel dissidio tra essi e il Moro, a car il ne vouloit desplaire audit Ludovic a, e come a Isabella, che, sapendolo avviato verso

Napoli per combattere e discacciarne i suoi, gli si getta alle ginocchia a ? lui priant qu'il eut pitis de son pere et frere n, rispondesse

: a qu'il ne se pouvoit faire ; mais

elle avoit meilleur besoing de prier pour son mary et pour elle, qui estoit encore belle dame et jeune o 3. Le sciagure si accumularono sopra lei : le mori il marito, perse lo stato di Milano e dove affidare al re di Francia il suo primo

1 Parrino, Teatro dei vicer?, ed. 1692, I, 45-50, con ritratto.

2 Per le sue nozze, che ebbero effetto nel 1489 e per la cro naca del suo viaggio da Napoli a Milano, Corio, Storia di Milano, ed. de Magri, III, 426-27, 447-53 ; e ivi, per le sue relazioni col Moro e con Beatrice d'Est?, pp. 429-30, 458-62 : cfr. Pass aro, Giornali, pp. 52-53. Particolari della sua vita in

Milano, nel Malaguzzi Valeri, La corte di Ludovico il Moro, I, 31, 38, 39, 40, 42 ; e ivi anche ritratti di lei. Si veda in

generale la monografia intorno a lei di A. Dina, Isabella d'Aragona duchessa di Milano e di Bari (Milano, 1921 : estr. ?dall' Arch. stor. lombardo). 3

Commynes, M?moires, ed. Calmette, III, 47-48.

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302 BENEDETTO CROCE

genito, e le convenne infine, nel 1500, tornarsene a Napoli presso lo zio re Federico, il quale, a sua volta, 'anno

appresso, costrello a egular in Francia ella si ritirb con le altre sventurate regine e principesse di casa

d'Aragona nell'isola d' Ischia. Sottoscriveva percib le sue

lettere : Ysabella de Aragonia Sforcia unica in dis

grazia. Gli ultimi decennii della sua vita trascorse tra

Ischia e Napoli, dapprima in compagnia della supers tite figliuola Bona, la quale ando poi sposa al re di Polo nia 1 : mor in Napoli nel 1524. E quantunque a lei fosse coniata una medaglia esaltandola a castitatis virtutisque invictae a, gli oziosi ricercatori di scandali e libellisti non

la risparmiarono e si compiacquero di adornare di amorosi intrighi il declivio della sua vita travagliata 2. Lasciamoli al loro sciocco novellare. a Al nome d'Isa bella d'Aragona ci risorge innanzi la tragica figura d'una

principessa sfortunata, alla quale il mondo fece torto, di una donna coraggiosa che combattette da sola contro tutta

l'Europa per i suoi congiunti e si suoi cari... a Cosi uno,

scrittore inglese, Christoph Hare, che ha composto intorno a lei un grosso volume di storia romanzata :.Isabella of

Milan Princess of Aragon and Wife of Duke Gian Galeazzo Sforza. The intimate story of her life in Milan told in the letters of her Lady-in-waitig (London a. New-York,

Harper, 1911): lettere che si fingono di una sua damigella e che vanno dal gennaio del 1489 alla fine dell'anno 1500.

Ma come mai Isabella d'Aragona si trova segnata tra le poetesse italiane nella Biblioteca femminile del Ferri 3, e in altri libri ? Alla corte dello sventurato Gian Galeazzo

apparteneva, nel 1493, ii rimatore Bernardo Bellincioni, che lodava nei suoi versi lui e la giovane duchessa, ma non

1 Per il suo soggiorno napoletano e la societ? che l'attorni? e i versi spagnuoli che le furono dedicati, v. Croce, La Spagna nella vita italiana durante la rinascenza (sec. ed., Bari, 1922), pp. 133,144,146, 264.

2 Si vedano le vite manoscritte segnate coi nomi di Filonico Alicarnasseo (secolo xvi) e dei Corona (secolo xvn) : cfr.. Capasso, in Arch. stor. nap., XIV, 696-700.

3 Padova, 1842, p. 18.

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DUE LETTERINE FAMILIARI 303

meno lodava Ludovico il Moro (oh ipocrisia che fiorisce in tutti i regimi dispotici !) per l'affetto e la protezione che, a suo dire, avrebbe dimostrato verso il nipote e la sua famiglia. Ora, tra le rime del Bellincioni, ve ne sono con la scritta ((di Madonna a, che e da intendere u composte in nome d'Isabella n, come espressamente e detto in fronte e qualcuna di esse 1; cosicche Isabella d'Aragona deve essere esclusa dalla gloria, o, se cosi piace Ineglio, liberata dal biasimo, di avere, con tante disgrazie che le pesarono sul capo, atteso a rimare mediocri sonetti.

BENEDETTO CROCE.

1 Le rime di Bernardo Bellincioni, ed. Fanfani (Bologna,. Romagnoli, 1876 e 1878, voli. due).

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