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 1 Liceo Scientifico Statale «Gaspare Aselli» Cremona Counseling Metodica e metodologia dell’ apprendimento Annotazioni schematiche A cura del Prof. Marco Paolo Allegri Breviario ad uso delle Classi 3 G – 4 G - 5 G – 3 H – 4 H  – 5 H  Anno scolastico 2008/09

Counseling - Metodica e Metodologia Dell'Apprendimento

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Liceo Scientifico Statale«Gaspare Aselli»

CremonaCounseling Metodica e metodologia dell’

apprendimentoAnnotazioni schematiche

A cura del Prof. Marco Paolo AllegriBreviario ad uso delle Classi 3 G – 4 G - 5 G – 3 H – 4 H

 – 5 H Anno scolastico 2008/09

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 Apprendere ad apprendere

  pprendere ad apprendere: è la finalità che accompagna

un intervento multiforme (attività di counseling didattico; metodologia e metodica dell’ apprendimento centratesulla soggettività e sulla personalità dei singoli studenti). L’intervento si prefigge di migliorare le competenze culturali edisciplinari e le capacità cognitive (organizzazione estrutturazione dei contenuti, acquisizione di categorie e codiciintepretativi, di chiavi culturali, di criteri di analisi, sintesi eformulazione di giudizi, dei lessici disciplinari, secondocoerenza, congruenza, simmetria, sintonia …) con attenzionealle specificità cognitive ed affettive delle fasi

postadolescenziali dell’ età evolutiva.

1.   Attività. Esercizi guidati di lettura analitica eapprofondita per individuare la struttura del testo(manuale, appunti dalle lezioni, brani antologici) eappropriarsi di sequenze dei concetti fondamentali con ilricorso a schemi e mappe concettuali, al fine diorganizzare/riorganizzare le conoscenze dopo averdestrutturato il sapere precedente.

2.  Obiettivi. Acquisire informazioni/idee principali– evidenziare nessi logici (relazioni reciproche,opposizioni, articolazioni, diramazioni) – ricercare ecomporre enunciati sintetici/definizioni – argomentaretesi – consolidare la proprietà lessicale disciplinare –sviluppare la capacità di comprensione dei testi scritti eorali mediante l’ acquisizione di tecniche adeguate.

3.  Capacità. Riconoscere la struttura logica di un  brano d’ argomento storico-filosofico – individuare lefrasi topiche, le idee principali, le parole e leproposizioni-chiave e la loro connessione gerarchica –

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ricostruire schemi e sommari analitici e sintetici giàproposti nell’ attività didattica – condizioni e fasi dellascrittura: progettazione/orientamento del testo,ideazione, pianificazione, revisione (operazioni mentali e

linguistiche) – tipologie delle prove scritte –organizzazione di un colloquio/dialogo orale.4.  Contenuti. Argomenti e questioni previsti dalla

programmazione.

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 Alcuni suggerimenti dall’ insegnamento programmato statunitense

(Derek Rowntree)

S Q 3 R1. SURVEY Scorrere – passare in rassegna2. QUESTION Porre questioni – interrogativi3. READ Leggere4. RECALL Ricordare – rielaborare5. REVIEW Rivedere – verificare - retrospettiva

1. Idea generale-preliminare2. Porre domande e attendersi risposte3. Leggere il testo – analizzare4. Individuare nodi – punti essenziali – linee

direttrici e coordinate5. Rileggere e riflettere – sintetizzare – verificare

corrispondenze tra la propria interpretazione e il testo– riavviare la sequela (circolarmente)

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1.  SURVEY/SCORRERE

ettura globalistica – complessiva – rapida – “da lontano”– a volo radente – impadronirsi del tutto prima che delle

parti – gettare uno sguardo complessivo.tura preliminare (ad esempio: studio il percorso sulla cartina

prima di iniziare il viaggio).correre il piano dell’ opera – leggere il frontespizio – il titolo

e i sottotitoli del paragrafo – la prefazione – l’ indice – ilsommario.

Frontespizio Un paragrafoPrefazione Primo e ultimo periodoIndice SommarioSfogliare Titolo – sottotitoli

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scorrere

un libro un capitolo

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2.  QUESTION/DOMANDARE 

alla lettura preliminare sorgono: dubbi, domande(propri, dell’ insegnate, dei compagni). La prima

domanda: “Qual è la tesi, la questione centrale, l’ assertoprincipale, nucleare, fondamentale, assiale, del libro, capitolo,sezione, periodo? Posso esprimerla con una “parola chiave” oduna breve proposizione?”

3.  READ/LEGGERE

eggere con uno scopo – Cercare risposte – Letturaorientata – individuare il piano, il concetto centrale, laconnessione dei concetti – Un buon sommario enuclea i concettiper capitoli, sezioni, paragrafi – La ricerca è da farsi per ogniparagrafo, sottoparagrafo, periodo – Rileggere, avviare il circoloermeneutico – Riformulare la gerarchia dei concetti –Significanti/significati – omprendere – penetrare- orientarsi eriorientarsi – impadronirsi di …

4.  RECALL/RIELABORARE

ipetere – Riconoscere i concetti – Enumerare (Cartesio) –Connettere – Riconnettere – Ripetere ad ogni periodo –

Memorizzare – Annotare – Sunteggiare.

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5.  REVIEW/VERIFICARE

correre – Rievocare le domande – Rileggere – Sistemare larielaborazione – Controllare – Enumerare –

Contestualizzare i termini specifici – Definirli – Correlarli –Denotazione – Connotazione.

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Qualche sollecitazione dall’ ermeneutica(Hans Georg Gadamer)

Soggetto (interpretante) Oggetto (interpretato)

PRECOMPRENSIONE

INTERROGAZIONE

I MIEI PREGIUDIZI, IL MIO ORIZZONTESTORICO-CULTURALE,

LE MIE CATEGORIE INTERPRETATIVE,LE MIE CONSAPEVOLEZZE

MEDIAZIONE

APPROSSIMAZIONE

RISISTEMAZIONE - “FUSIONE

DEGLI ORIZZONTI”

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Ogni mia interpretazione è un atto ermeneutico

ossiedo categorie, giudizi, principi di comprensione eorientamento. Li metto in gioco quando leggo. Sono

strutturati secondo un ordine che debbo rimettere indiscussione. Ciò che studio deve entrare, deve creare disagio,deve risistemare la rete delle connessioni strutturali tra i mieiconcetti: un singolo concetto modifica il tutto (la struttura).

La mia concezione del mondo è plastica e dinamica. Nonposso credere di essere il detentore della verità. Sto uscendodall’ adolescenza. Ho abbandonato ogni senso di onnipotenza:non sono al centro del mondo e non posseggo certezze assolute(razionali).

eggo un periodo sul manuale e, magari, non lo

comprendo immediatamente. Quel che il filosofo o lostorico voglion dire mi appare estraneo. Debbo convincermi diessere inadeguato all’ interpretazione. Debbo dispormi adaccogliere, a dialogare. Tutte le mie idee sono messe indiscussione: devo prendere coscienza dei miei “pregiudizi”(perché è proprio con quelli che sto cercando di capire, diappropriarmi …) e sottoporli a verifica, ripensamento,risistemazione. Debbo avere la forza di abbandonare le miecertezze-sicurezze. Debbo confrontarmi con me stesso. Non miposso accontentare di ciò di cui sono sempre stato convinto: le

mie certezze sono assolute e indiscutibili ??? Non sono forseindeterminate ??? Non posso proprio permettermi di rivederle ?Quali angosce, quali tensioni, quale disagio, debbo accettare perriconoscere a me stesso che i nuovi concetti che mi sipresentano, minano una mia infondata sicurezza ? Perché nondovrei arricchire la mia mente? La mia vera forza non consistenell’ opporre una barriera a ciò che vorrebbe entrare nel miointelletto, farsi spazio, chiarirsi; la mia vera forza sta nell’accogliere, nell’ accettare di misurarmi e nel prendere possesso,nell’ appropriarmi di …, nel comprendere. In fondo: nell’

arricchirmi, nel complicare (ciò che nella mia mente sembrava

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semplice e definito) e nel complicare (risistemare, introdurre,ridefinire, riconnettere).

veva ragione Fichte: sforzo ed urto. Debbo incontrare l’ostacolo, la barriera. Debbo misurarmi, confrontarmi,

anzitutto, con me stesso. La barriera è fuori di me o in me stesso??? Se mi metto alla prova, trovo la mia misura, prendocoscienza di me stesso, della mia mente, del mio “io”, di ciò cheio sono, delle mie categorie concettuali, del mio giudizio sulmondo, sull’ uomo, su quel che io mi attendo dal “mondocircostante”, dagli altri, da me stesso, sul mio io ideale, per dirlacon Freud.

opo lo sforzo, dopo la tensione, ritroverò la miasicurezza, la mia consueta certezza, con maggiori

consapevolezze. Pur sapendo che dovrò, ancora e

ripetutamente, mettermi in discussione. Perché non cercare il“contesto” per capire meglio le idee che sto interpretando ?Perché non riappropriarmi della “storia degli effetti” di ciò cheleggo ? Perché non aprirmi ? Solo se accetto ciò che mi sembraestraneo e incomprensibile, posso avviare un confronto, undialogo, un’ interrogazione sulla realtà e sull’ esistenza ! Perchénon accettare la diversità, l’ alterità, l’ estraneità e l’ angosciache esse producono ?

Ma debbo proprio accettare (subire passivamente) ciò che miè estraneo, ciò che si affaccia al mio tranquillo, sicuro,

corroborante orizzonte quotidiano, consueto, sicuro ? Se accettol’ alterità, entro nell’ alterità ! Se accetto, sono accettato …

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Qualche consiglio per le esercitazioni scritte autonome invista della formalizzazione del pensiero

1.  Analisi dell’ enunciato proposto.2.  Attenta riflessione sull’ argomento, impiegando il

manuale, gli appunti, le eventuali dispense, e ogni altrafonte disponibile.

3.  Elaborazione di una bozza, senza consultare piùalcuna fonte, ma fondandosi esclusivamente sulleproprie informazioni.

4.  Dopo il completamento della prima stesura,operare un confronto tra il proprio elaborato e le fonti

disponibili. Correzione, revisione, ripensamento,rielaborazione.

5.  Prestare attenzione alla sintassi, alla grammatica,alla punteggiatura, alla forma.

6.  Riscrivere in bella copia, ordinatamente e concaratteri comprensibili.

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La definizione e l’ arte del definire

«Una definizione, per essere perfetta, deve esplicare l’ intimaessenza della cosa e deve badare a non mettere al posto dell’ essenza

qualche sua proprietà» (Baruch de Espinoza, Trattato sull’emendazione dell’ intelletto)

Definizione

eterminazione, delimitazione circoscritta – esatta ,concisa ma completa: costituita da una frase i cui

termini non possono essere esplicati nella frase stessa e ilsignificato dei quali, quindi, è da sottintendersi noto.

La definizione mira a determinare il significato di untermine o di una espressione verbale: enunciazione delsignificato di un termine o di una unità lessicale.

La definizione sottende un’ approfondita analisi-conoscenzadei contesti in cui il termine-concetto è usato.

Nella logica aristotelica la definizione è il giudizio, nel qualeil soggetto è il concetto da definire, il predicato il termine o itermini che definiscono il soggetto.

Definizione per genere prossimo e differenza specifica.Nella filosofia moderna: enunciazione del significato di un

termine all’ interno di un ambito-campo di indagine.

onnotazione, intensione, comprensione/ Terminivariamente distinti in logica: sostanzialmente, ai fini di

una semplificazione didattica, si può dire esprimano l’operazione mentale con cui si colgono le note costitutive, gliattributi essenziali, la natura, l’ essenza di un concetto o di unacosa in se stessi considerati.

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Se vogliamo appropriarci dell’ intensione di un concetto,dobbiamo esplicitare le qualità che lo costituiscono.

omprensione è la penetrazione-presa intellettuale, l’

intendimento pieno e profondo che può derivare:1.  dalla deduzione da premesse certe;2.  dalla concessione strutturale-strutturata di vari

concetti;3.  dall’ integrazione di concetti nuovi in concetti già

posseduti, ordinati, certi;4.  dalla collocazione di un concetto nel suo giusto

contesto.

aturalmente, in logica, le relative questioni sono un po’

più complesse.

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Cartesio/esempi di definizioni

Definiendum Definiens

Intuito L’ intuito è «un concetto non dubbio della mente  pura e attenta, il quale nasce dalla sola luce dellaragione», un atto di visione intellettuale con cuiuna nozione semplice vien riconosciuta comechiara ed evidente, indubitabile.

Deduzione Capacità di concludere «necessariamente da certe

altre cose conosciute con certezza», facendoscaturire dalle evidenze acquisite con l’ intuito,conseguenze necessarie, aventi perciò lo stessogrado di certezza delle precedenti.

Ragione Il buon senso, la «capacità di ben giudicare edistinguere il vero dal falso … la cosa del mondomeglio distribuita e per natura uguale in tutti gliuomini». La ragione è identica e intera in ogni

uomo e le diversità delle opinioni dipendonodalla sua applicazione, dalla correttezza delmetodo usato: «non basta esser dotati di uno spiritosano: la cosa più importante è applicarlo bene».

Soggetto Attività pensante, tutto ciò che avviene in noicon coscienza e che ha come fondamento l’autoevidenza del cogito. Il cogito è libero da ognialtro fondamento (verità rivelata, tradizione) che

non sia se stesso. Soggetto – sostanza pensante –

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autocoscienza originaria, intera esperienza dell’uomo, fonte di ogni conoscenza. Soggetto comepensiero ed oggetto come estensione. Il soggetto-spirito con la sua razionalità geometrica detta all’

oggetto le sue norme e fonda la fisica. L’ oggettoè l’ essere fisico, esistente di per sé,matematizzato e ridotto alle sue qualità primarie(estensione e moto). Il mondo fisico è regolatosulle leggi del soggetto, sulla sua razionalità.

Dubbiometodico

Criterio metodologico fondamentale che esige lafalsità di tutte le idee di cui si può dubitare. Ilcriterio di verità dell’ evidenza: necessità di un

fondamento, poiché idee che paiono essereevidenti, si dimostrano ingannevoli e illusorie. Ildubbio generalizzato e sistematico puòconseguire la certezza della regola dell’evidenza. Il dubbio metodico solo può cogliere lacertezza della verità. Il dubbio iperbolico (ipotesidel genio maligno) considera la possibilità dellafallibilità della ragione (quindi dell’ evidenza). Ildubbio metodico ha il suo guadagno nel cogito,la verità indubitabile che si alimenta del dubbio.

Esisto come cosa che pensa. Tale verità sialimenta proprio col dubbio, possiede evidenza(chiarezza e distinzione). L’ indubitabilità delcogito conferma l’ evidenza come criterio diverità (io sono evidente a me stesso come res cogitans, l’ idea di cosa pensante è evidente eindubitabile).

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Prosegui con altre definizioni, dopo aver elencato tutte leparole-chiave della filosofia e della fisica di Cartesio. Prova adelaborare le seguenti definizioni:

Soggettivismorazionalistico

IntuitoDeduzione

IdeeRegola dell’ evidenza

Regola dell’ analisiRegola della sintesi

Regola dell’ enumerazione

 Mathesis universalis (metodo)

Geometria analiticaChiarezza e distinzione

Dubbio metodicoCogito ergo sumGenio maligno

Res cogitansVerità eterne

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La Rivoluzione francese/definizioni

Terzo Stato Stati Generali Quaderni didoglianza

Costituzione Civile delClero

Controrivoluzione Grande Paura

Giacobini Girondini FogliantiAssemblea Costituente Destra e Sinistra AssegnatiAssemblea Legislativa Comune Convenzione

Cordiglieri Vandea Terrore

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Il saggio e la relazione come forme di produzionescritta nella scuola secondaria superiore

a cultura-comunicazione multimediale, nella sua

estensione indefinita e potenzialmente illimitata, nonpuò avvalersi della semplice traslazione del parlato nello scrittoo di forme gergali circoscritte che oppongano gruppi«esclusivi» al pubblico degli interlocutori-destinatari-mittenti.Carica semantica dei neologismi e funzionalità dello stile nonsono in discussione, ma è certo che la domanda dicomunicazione aperta-ipertestuale-reticolare dellamultimedialità coinvolge la dimensione dell’intensione/comprensione e sollecita una rivalutazione dialcune modalità-tipologie della comunicazione scritta, a torto

ritenute «tradizionali», tuttaltro che anacronistiche – superflue– inadeguate, di fronte ad una generale esigenza, tanto disinteticità-efficacia, quanto di metodo-rigore.

hiarezza – correttezza – lucidità – assenza di equivocità –efficacia: requisiti, sinora preziosi per la comunicazione

nelle grandi organizzazioni (aziendali), che sono oggiindispensabili per una «prosa funzionale» multimedialecostruita con scientificità1 , e che costituiscono altrettantiobiettivi formativi ineludibili.

1 Scientificità, scientifico: i significati sono almeno tre. Il primo è relativo al rigore

metodologico-tecnico di una elaborazione scritta, attenta a regole e canoni. Il

secondo è relativo alle scienze naturali-empiriche-matematiche-esatte-fisiche. Il

terzo è relativo alla scienze umane («scienze dello spirito», «scienze storico sociali»,

«scienze idiografiche» …), da non identificarsi con l’ antropologia filosofica. Chi

propone regole metodiche si riferisce al «lavoro scientifico» come a produzione

rigorosa. Chi propone le regole del saggio scientifico può riferirsi tanto ad una

produzione strettamente scientifica nell’ oggetto, quanto ad un lavoro svolto nell’

ambito delle scienze umane (o della teologia, o della filosofia …) rigoroso nell’impianto, nel metodo, nell’ articolazione …

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Il saggio

aggio, exagium, «peso, misura», exigere, pesare, esaminare.Essai in Francia (Essais di Montagne), essay in Inghilterra

(Essay concerning human understanding di Locke). Saggio è unodi quei termini dai significati molteplici che convergono attornoad un nucleo centrale:

1.  Saggio è l’ uomo che possiede saggezza: discernimento,orientamento, riflessione, esperienza, nella valutazione delcose, della realtà, dell’ esistenza,degli uomini, delmondo.

2.  Saggio è prova atta ad accertare qualità e/o proprietà dimetalli, minerali, leghe (ad esempio: saggio sull’ oro).

3.  Saggio è campione da valutare (in medicina, nelladistribuzione editoriale …).

4.  Saggio è prova che mostra attitudini, capacità, abilità,maestrìa (saggio ginnico, artistico, musicale, capolavoroartigianale e di mestiere).

5.  Nella produzione letteraria, la saggistica è genere che siarticola in varie tipologie, pur contraddistinte da unacomune struttura nella forma e nel contenuto.

aggio letterario è elaborazione storica-biografica-critica

monografica (verte su di un argomento) ma nonsistematica, non esauriente, non completa come un trattato ouna relazione. Breve, spigliata, brillante. Studio, contributo,profilo biografico. Anche: bozzetto, schizzo (descrizione di unluogo). Vi sono saggi semplicemente espositivi, nei quali l’autore espone le sue informazioni su un argomento (si veda:relazione). Altri saggi disquisiscono su aspetti del costume, delgusto estetico (in modo non sistematico). Vi sono saggi ironici,

  burleschi, polemici: è lo stesso genere, non «sistematico», chepuò alimentare questa tendenza.

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el giornalismo si distingue tra l’ articolo di fondo (polemico, critico, attinente per lo più questioni socio-

politiche d’ attualità e diretto a promuovere l’ «opinione») e l’elzeviro (l’ articolo di terza pagina, che magari, nei quotidiani, si

trova ora in trentacinquesima pagina, di cui esempi classici sono isaggi di terza pagina di E. Cecchi, A. Baldini, E. Montale, o gliinterventi recenti di vari filosofi e teologi su temi di bioetica,filosofia della scienza, politica, interculturalità …).

Se si tralasciano i numerosi esempi, nella storia letterariaitaliana, dei tipi di saggio, si può cercare di delineare, sia pur inmodo approssimativo e non approfondito, le caratteristiche delsaggio didattico-scolastico, volto alla formalizzazione delpensiero ed alla costruzione di una riflessione-argomentazione-espressione rigorosa e puntuale.

a recente legislazione scolastica in materia è piuttostovaga e suscita l’ esigenza di definire la natura e gliobiettivi linguistico-semantici del «saggio breve» elaborato dauno studente e soggetto a verifica-misurazione, in particolarenella prospettiva delle prove d’ esame, ma soprattutto in vistadella sua formazione.

In sostanza, saggio è una dimostrazione di competenzesaldamente e sicuramente possedute, ma non espresse in modosistematico, rigoroso, esauriente – come in un trattato o in unarelazione – bensì rielaborate-selezionate nell’ angolazione di

una presa di posizione e di un’ ottica personale su di unargomento, una questione, una tematica.l saggio (scolastico) non sembra dover essere unacomposizione artistico-intuitiva-creativa-inventiva, né una

spontanea elaborazione artistico-letteraria (romanzo, poesia,racconto breve, novella …), frutto di inventività, nutrito difigure retoriche; ma neppure, all’ opposto, un trattato chedebba dar conto, sistematicamente, rigorosamente,compiutamente, di tutti gli aspetti e di tutta la letteraturainerenti ad un argomento (si pensi alla tesi di compilazione, che

aggiorna su tutta la critica relativa ad una questione).

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l saggio è una composizione argomentativi che non silimita ad esporre le tesi di un autore-filosofo-storico o di

un gruppo di autori-svuola-movimento, attorno ad unaquestione, ma ache vuole chiarire, esplicare, interpretare,

discutere l’ oggetto di cui si occupa, e non semplicementeinformare-relazionare su di esso.ali operazioni si traducono, nel linguaggio didattico-valutativo-formativo, in «rielaborazione personale dei

contenuti» ed esigono una approfondita conoscenza dell’argomento. Artificiosa appare la questione se un saggio debbaessere esoterico (scritto in un linguaggio «iniziatico»,specialistico, comprensibile solo agli «addetti ai lavori») oppureessoterico, potenzialmente accessibile e comprensibile ad unvasto pubblico. La questione riguarda i destinatari della

composizione, ma una cosa è certa: il linguaggio specialisticopotrebbe celare un reale intento di incomunicabilità edermeticità, o aspirazioni elitarie. La stessa scienza positivo-empiristico-naturale non può più nascondersi dietro l’immagine di un sapere per eletti, inaccessibile al volgo, comeaccadeva per il sapere «umanistico»-tradizionalistico. Essadeve rendersi comprensibile, piuttosto, ad un pubblico medio,ed accentua l’ esigenza attuale di una crescente diffusione della«cultura scientifica». Ed è chiaro che un saggio filosofico ostorico esige la pre-conoscenza-pre-comprensione di termini –

fatti – categorie che un profano integrale non potrebbe nécondividere né possedere. D’ altra parte, certi saggi scientificiche intendono rivolgersi agli addetti ai lavori, suscitanoperplessità non perché ignorano una generica esigenza didivulgazione-comprensione-immediatezza comunicativa, maper la banalità e la sterilità che si nascondono dietro la scarsacomprensibilità.

a pubblicità del sapere scientifico, tanto invocata daFrancesco Bacone, non mira certo a render

immediatamente comprensibile il sapere scientifico a chi non ne

possegga neppure i rudimenti elementari, ma evidenzia l’

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irrinunciabilità alla comunicazione-circolazione-compartecipazione scientifica, che esige comuni piattaformelinguistico-concettuali tra mittenti e destinatari. Tra lo sterileesercizio retorico e la divulgazione illusoria, esiste una giusta

medierà che, nella comunicazione (efficace e produttiva),sollecita un ricevente dotato dei codici necessari.odici e registri: la linguistica e l’ insegnamento del

 biennio della secondaria superiore dicono che cosa sono.E’ certo che chi elabora un saggio «scientifico» deve avere unaprofonda conoscenza dell’ argomento; ma, per dirla con Croce,chi possiede un concetto deve anche saperlo esprimere. Edesprimersi vuol dire comunicare, anche si tratta di unaesercitazione scolastica il cui pubblico è, effettivamente econcretamente (ma non potenzialmente e strutturalmente),

circoscritto all’ insegnante ed ai compagni.n saggio non può esser, comunque, rivolto ad unprofano; chi scrive un saggio si esprime con un

linguaggio specialistico-settoriale-disciplinare, quanto menoappropriato, implicando la condivisione di un livello medio diprerequisiti e competenze. Nel caso di un saggio scolastico, lafunzione dell’ insegnante consiste nel valutare le competenzedisciplinari possedute e la rielaborazione compitane, scavandotra le righe con una sorta di operazione archeologica-genealogica-ermeneutica, che risale dai significanti ai significati,

dalla struttura sintattico-morfologica alle strutture cognitivedello studente.n saggio, d’ altra parte, non può limitarsi ad informaresu uno stato di cose, a render nota una situazione, ad

esprimere i caposaldi del pensiero di un autore, ad illustraresinteticamente, succintamente, laconicamente, oggettivamente,le teorie storiografiche filtrate, in prima istanza, dai manualiscolastici, attorno ad un fatto o processo storico, ad un dibattito,ad una scuola di pensiero … Un saggio deve argomentare,accentuare, ridimensionare, ignorare, dirigere, provocare,

coinvolgere, gestire…

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egistri, codici, lessico, categorie e criteri di giudizio e divalutazione personali e radicati, organici e strutturali:

ecco le competenze richieste allo studente che si predispongaalla stesura di un saggio. Conoscenza approfondita dell’

argomento, lessico e termini che rimandano a categoriedenotative-connotative, selezione sicura, personale, autonomadei contenuti, al fine di esporre-proporre (non imporredogmaticamente) una tesi-idea centrale originale (anche se nonesposta per la prima volta: attendersi un contributo innovativoper la ricerca di un saggio scolastico, sarebbe fuori luogo, anchese le posizioni originali e le intuizioni personali si rilevano nonraramente). E tutto ciò, senza dare nulla per scontato, maneppure credendo che «divulgazione-chiarezza» siano sinonimidi «volgarizzazione-appiattimento». L’ eccessiva ridondanza

terminologica può celare, come accade talvolta, l’incompetenza. Usata avvedutamente, la proprietà lessicalespecifica-disciplinare-settoriale, esprime, con evidenza, (purchèsi articoli in una struttura sintattica-argomentativa-dimostrativa, non puramente illustrativa, coerente ed organica)solide competenze, maturate attraverso letture-riflessioni-rielaborazioni condotte nel corso del triennio.

n saggio di esercitazione e di produzione scolastica nonpuò esser confuso con il tema tradizionale-retorico. Le

valutazioni personali che crescono su una protratta e

approfondita riflessione, non possono, del resto, esser confusecon espressioni estemporanee-personali-spontaneistiche. Nondi rado, le elucubrazioni-evoluzioni-esposizioni-simulazioni deitemi retorici tradizionali, vengono scambiate per conoscenze econsapevolezze personali. Percorsi meccanicisticamentecompiuti, precostituiti, memorizzati (magari fortuitamente),possono esser confusi con abilità logiche e competenzedisciplinari-cognitive.

1.  Un saggio argomenta. Interpreta sulla base di criteri-categorie personalmente posseduti-interiorizzati.

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2.  Un saggio non espone e non ripete, ma formula giudiziavveduti.

3.  Un saggio vuol essere convincente ed ottenere ilconsenso del lettore in base a deduzioni convincenti-

solide-logiche-ben fondate.4.  Un saggio non è convincente in proporzione all’ampiezza ed all’ estensione di informazioni(nozionistiche) o perché discetta con terminologiaesasperatamente ricercata; un saggio è convincentequando propone argomentazioni-elaborazioni-argomentazioni-deduzioni-inferenze rigorose, espressein linguaggio appropriato e articolato (il buon senso e lalucidità cartesiani, con la proprietà linguistica, in modoparco e misurato).

5.  Scrivere un saggio su un argomento non vuol direesprimere tutto quel che si sa in merito, bensìselezionare, organizzare, discriminare, scegliere, gestire:ciò che importa è rendere credibile-suffragare-corroborare la propria tesi agli occhi del lettore(potenziale).

6.  Se non si possiede una «cultura remota» e consolidataattorno ad un argomento, è illusorio voler articolare unsaggio su di esso, soltanto perché sono disponibili alcunidati informativi al riguardo (citazioni, dati statistici o

altro), che non si sarebbe in grado di collocare in uncontesto, ed attorno ai quali non si possiede unaadeguata pre-comprensione.

a forma e lo stile letterario di un saggio non debbonotrarre in inganno: lo stile breve, incisivo, l’ argomentare

rapido, asciutto, la sintassi breve, veloce, sono frequentementesorretti dal sostrato di una approfondita e prolungatariflessione-meditazione-comprensione critica dell’ argomento.Al contrario, un’ eccessiva ricercatezza, l’ argomentare

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macrologico, i costrutti complessi, celano talvolta scarsecompetenze.

crivere un saggio è certamente un compito impegnativo,ambizioso, e, paradossalmente, esige come stato d’

animo, la modestia: essere documentati, possedere fonti, sapercitare eventualmente fonti e testi, senza volerli a tutti i costievidenziare-enfatizzare, ma lasciandoli tuttalpiù trasparire, ameno che non si debba far leva sul principio d’ autorità nelsostenere una tesi impegnativa. A scuola: lavorare sul manuale,sugli appunti dalle lezioni, su mappe concettuali, schemi edispense forniti dall’ insegnante. Riflettere, rielaborare,rimuginare, enumerare, ripensare, rimestare, dar tempo aiconcetti di stratificarsi, sedimentare, condensare.Uno studente può, d’ altra parte, giovarsi di ricerche personali

su materiali d’ archivio e stampa periodica o navigare viaInternet; ma, a parte lo scarso realismo di certa letteraturapedagogica, lontana dalla concreta situazione educativa, etralasciando la qualità non sempre adeguata dei testi reperibili,è certo che le ricerche personali-autonome, spesso affrettate, sesono abbandonate allo spontaneismo, rischiano di scadere inmere operazioni di «taglia e incolla».

ato per scontato che la ricerca autonoma di fontirichiede tempo e adeguate conoscenze bibliografiche-

  biblioteconomiche, e acquisito senza tema di smentita che la

navigazione Internet esige un orientamento preliminare e laguida dell’ insegnante, si possono delineare le condizioni, ledirettive e i criteri metodici, per elaborare un saggio in vista diuna verifica infraquadrimestrale o dell’ esame di Stato:

1.  La prima prova scritta offre diversi tipi di forme discrittura. Prima di intraprendere l’ elaborazione di unsaggio (storico, filosofico o sociologico in particolare) è

 bene scavare nel proprio personale sapere: la cosa non ècosì improba se si tratta di una verificainfraquadrimestrale-sommativa, nel qual caso gli

argomenti sono circoscritti e si riferiscono ad un

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segmento della programmazione o ad un progetto, e l’insegnante ha delimitato-circoscritto il perimetro dellecompetenze richieste.

2.  Se le informazioni personali paiono adeguate, è bene

organizzarle preliminarmente in un elenco, magari nonstrutturato-organizzato, almeno nella prima, rapidastesura. E’ consigliabile rielaborare, poi, lo schemapreliminare, focalizzando rimandi-nessi-correlazioni: nedeve risultare una «scaletta»-sequenza che costituisce lastruttura degli elementi estratti-selezionati dalla propriacompetenza-memoria-rievocazione. La scaletta devepossedere molteplicità interna di rinvii, coerenza,congruenza.

3.  In un saggio non ci si può limitare a riferire: “Il Tale ha

detto o fatto questo, il Talaltro quest’ altro …”. Se cosìfosse, ne risulterebbe una relazione (come capita nellediscipline scientifiche, nel caso in cui si esponga unesperimento nel suo svolgimento, negli strumentiimpiegati e negli esiti conseguiti, e non sussista ilproblema dei punti di vista – principio d’ autorità).

4.  Il saggio può articolarsi secondo il seguente schema:•  Un’ introduzione (che anticipi, eventualmente, la

tesi).•  L’ articolazione delle deduzioni-inferenze-

argomentazioni a sostegno della tesi (si tengapresente la scaletta).•  La conclusione (se le parti precedenti sono ben

costruite e connesse, conducono logicamente allaconclusione) che dev’ essere in ogni caso,esplicitata e deve rinviare, circolarmente, all’introduzione, per confermarla, corroborarla,esplicarla.

on è ragionevolmente sensato attendersi che le verifiche

scritte scolastiche prendano la forma di un autenticoN

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saggio se non dopo un protratto e approfondito interventometodico-metacognitivo e la ripetuta sollecitazione della/allarielaborazione personale nell’ arco del triennio, le qualicondizioni lasciano intendere la crescita personale-intellettuale-

culturale-cognitiva-etica dello studente. La rigorizzazione delpensiero formale è un obiettivo ambizioso ed impegnativo.erlopiù, nelle classi terminali, emergono attitudini eabilità in tal senso, considerando anche che il processo

dell’ età evolutiva si avvia al suo compimento, lasciandoemergere una personalità strutturata. L’ insegnante parla,allora, di rielaborazione personale, acutezza culturale-intellettuale, formazione critica e propositiva, sensibilità,principi, consapevolezze, valori interiorizzati e saldamenteposseduti.

l percorso educativo passa, comunque, attraverso relazioni– verifiche sugli argomenti proposti nelle lezioni, e i criterididattici, in tal caso, coinvolgono la comprensione sicura ecorretta degli oggetti e le capacità di esposizione. E’, questo, ilpiano del relazionare, senza obiettivi presuntuosi, smisurati,incommensurabili, che nuocerebbero alla stessa efficacia dellesollecitazioni didattiche.

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La relazione

elatum – relatus – referre – relationis – riferire. L’ atto delriferire, ri-portare. Qui prevale l’ esposizione, il ri-

ferimento dell’ informazione, il tras-portare.Relazione: riferire intorno a fatti, dati, teorie, dottrine,

assunti. Relazionare, informare, ragguagliare, annunciare.La relazione è una esposizione che informa (relazione di un

viaggio, di una spedizione scientifica, di un’ inchiesta, di unaperizia, dei lavori di una commissione, notificazione giudiziaria…)

na relazione non certo esser meramente ripetitiva2. Essaha una sua dignità scientifica e un suo fondamento-

sostrato di informazioni possedute in intensione ed estensione,

in denotazione e connotazione, che rinvia ad un’ indaginepreliminare (manuale, antologia, appunti …) e ad unaorganizzazione espositiva dei contenuti (a meno che non sitratti della semplice registrazione di dati quantitativi, la qualcosa esige però, pur sempre, operazioni preliminari ecompetenze specifiche).

Se le fonti bibliografiche o l’ indagine si estendono, ne vieneun lavoro scientifico tuttaltro che spregevole, purchè non ciattenda dalla relazione l’ originalità e la novità del saggio.

a relazione non mira a selezionare criticamente i

contenuti, ma li espone, in linea di massima, concorrettezza e completezza. L’ articolo di cronaca, la relazionetecnico-scientifica, il rapporto militare, l’ esposizione di un’indagine commerciale, puntano all’ oggettività dei fatti(cronaca nera, bianca, rosa, sperimentazione scientifica, vicendedi guerra, rilevazione dei gusti del pubblico …). La relazioneesige competenze disciplinari, ma non intende dimostrare unatesi, anche se è illusorio credere che una relazione sia soltanto

2 Le affermazioni e le osservazioni qui proposte non debbono, comunque, essere

intese categoricamente; vogliono costituire soltanto indicazioni fluide cherichiedono malleabilità e duttilità d’ adozione e applicazione.

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puramente oggettiva e non sottintenda una gestione soggettivadei dati dell’ osservazione (selezione per priorità,gerarchizzazione …).

n ogni caso, quello della relazione non dovrebbe essere un

testo dimostrativo-argomentativo. Ciò non esclude che l’insegnante debba sollecitare, nella misura del possibile,implicitamente o esplicitamente, una presa di posizionepersonale dello studente, in vista di una assunzione di criteriselettivi-critici per orientarsi e gestire la materia, che dev’ essereriferita con conoscenza solida e con la capacità di ricondurla aduna concezione del mondo, in modo consapevole, razionale,efficace.

i fronte a tali esigenze, le implicanze per la didatticanella secondaria superiore, sono fortemente

impegnative. Come obiettivi si impongono abilità tecniche nellavoro scientifico e consapevolezze nel lavoro intellettuale, cui sipuò mirare avviando, per il primo, una attività «pro-seminariale», metodologica, con l’ intento di acquisirne i primielementi-rudimenti, mentre per il secondo è proponibile unaattività seminariale, attenta a questioni centrali-rilevanti, didimensioni modulari, ma che non pretenda di conseguirecontributi originali per la ricerca; può esser già, di per sé,fruttuosa la padronanza, da parte degli studenti, delle posizioniattuali della ricerca, nelle loro linee essenziali, attorno a

tematiche rilevanti.L’ atteggiamento richiesto allo studente è, certo, ricettivo-rielaborativo-riproduttivo e la «produttività-creatività» di unseminario è, certamente, da riservarsi ad ulteriori livelli deglistudi. Se ne possono, comunque, tener presenti le modalità:

•  L’ «interrogazione» (1. esposizione; 2. interrogazione;3. conclusione) che parte dalle questioni esposte, conla relativa problematica, dall’ insegnante, cui seguonogli interrogativi, i dubbi, i quesiti degli studenti, per

concludersi con la risposta dell’ insegnante stesso,

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così come si svolge, del resto – nella maggior partedei casi – una lezione ordinaria, anche se ilcoinvolgimento degli studenti dev’ essereparticolarmente attento, partecipe, critico propositivo.

Se vi è autentica corrispondenza da parte deglistudenti, l’ insegnante può trarre, dai loro interventispontanei, utili indicazioni ed orientamenti attorno ailoro interessi.

•  Si possono analizzare, commentare criticamente  brani, capitoli, paragrafi … delle opere di autori,secondo un itinerario del genere: 1. Esposizione deicontenuti; 2. Indagine «filologica» attorno alle parolechiave, ai significanti/significati, alle proposizioni-chiave; 3: Riconduzione del testo al contesto storico e

culturale. Anche in questo caso, si tratta di unametodologia-didattica ormai diffusa nella secondariasuperiore.

Un «lavoro scientifico» esige comunque un percorsocostituito da tre stadi:

•  L’ individuazione del tema.•  L’ accumulazione del materiale (fonti, bibliografia …).•  La rielaborazione e la stesura.

i tratta certamente di operazioni da non proporre conrigidità e da avvertire, piuttosto, come esigenze e

riferimenti. Il momento dell’ intraprendere-riprendere, l’iniziazione al lavoro scientifico, l’ indagare-esplorare-sondareintellettuale, sembrano, tra i quindici e i diciotto anni, di per sestessi, ben più formativi che non il compimento e la stesuradefinitivi di un elaborato.

n’ attenzione euristica per le fonti (recensione), pur nonossessiva, ed una qualche sensibilità ermeneutica nei

confronti dei testi esaminati, costituiscono certamente esiti

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confortanti per l’ insegnante. In ogni caso, esercitazioni scritteattorno a tematiche circoscritte, avvezzano alla tecnica del«lavoro scientifico» e danno efficacia all’ espressione-comunicazione-manifestazione-affermazione dello studente.

l lavoro intellettuale si nutre, da sempre, di tensioniinteriori e di solitudine, percorrendo gli itinerari della

coscienza. La meditazione, la ricerca teoretica, l’ esercizio deldubbio sui problemi della realtà e dell’ esistenza, sono, delresto, intese, tradizionalmente, come attività «introverse», volteal raccoglimento e al distacco. La civiltà multimediale,fortemente «estroversa» ed «estroflessa», è contraddistinta daun’ indefinita espansione-estensione di mittenti/destinatari,

che non deve trarre in inganno nella sua apparenteorizzontalità-superficialità. Ben lungi dall’ esserecontraddistinta daimmediatezza/spontaneità/plasticità/linearità, essa mobilita,in effetti, tutte le energie interiori, le abilità e le capacità,esigendo incisività-avvedutezza-precognizione-orientamento,criticità, altrettanti obiettivi formativi ineludibili per lasecondaria superiore.

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La Rivoluzione francese/relazioni

La Francia prerivoluzionaria.

La società per ordini, tra privilegi, esenzioni fiscali, giustiziaseparata. Il Terzo Stato e le sue stratificazioni. I diritti signorilinelle campagne.

La Francia negli anni precedenti l’ Ottantanove

Disordine fiscale, debito pubblico e vani tentativi di riforma.Le crisi economiche.

La fase monarchico-costituzionale della Rivoluzione 

Dagli Stati Generali all’ Assemblea Costituente. I quadernidi doglianza. Il 1789: l’ insurrezione di Parigi e delle campagne.L’ abolizione del sistema feudale e la Dichiarazione dei dirittidell’ uomo e del cittadino. La ricerca di un nuovo assettocostituzionale. Destra e Sinistra. Decreti democratici edecentramento. Gli assegnati. La Costituzione civile del clero.

Gli schieramenti nell’ Assemblea Legislativa.

La fase repubblicana della Rivoluzione

La guerra e la Comune. La Convenzione e la proclamazionedella Repubblica. La Repubblica giacobina. La Convenzione e lacondanna a morte del re. Giacobini, girondini, montagnardi. LaVandea. Il Comitato di Salute pubblica e il Terrore. Indirizzi easpettative politiche del Terrore. Il Colpo di Stato del

Termidoro.

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Itinerario didattico nella «Monadologia» diLeibnitz

Gottfried W. Leibnitz, La Monadologia, Introduzione ecommento di Emile Boutroux, Traduzione italiana, nota

introduttiva e aggiunte di Yoseph Colombo, La Nuova Italia,Firenze 1970.

Operazioni

ogliere le parole-chiave e le proposizioni cruciali;comprendere, commentare, esplicare, enunciare,

attraverso un confronto con le lezioni, il manuale e l’ antologia.L’ enunciato (titolo) di ciascun paragrafo deve esprimerechiaramente, univocamente, sinteticamente, il concetto-tesiesplicato nell’ elaborato.

efinire ciascun enunciato esvilupparlo/argomentarlo/dimostrarlo/articolarlo nel

corrispondente elaborato. Tra enunciato ed elaborato debbonoesservi: coerenza-congruenza-pertinenza-corrispondenza.Il singolo elaborato è riconducibile alle Tipologie A e B dellaTerza Prova scritta.

’ insieme degli enunciati deve tendere a costituire ilnucleo (sommario) di un saggio breve. Si badi, quindi, ad

assicurare contiguità/connessione/reciprocità al complessodegli enunciati, pur rispettando la discrezione di ciascunorispetto al precedente ed al successivo.

a presente nota ha un carattere meramente indicativo egli obiettivi che essa propone sono conseguibili soltanto

attraverso una esercitazione guidata e prolungata.

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Gottfried W. Leibnitz, «La monadologia, Principia philosophiae seu theses in gratiam Principis Eugenii

conscriptae» (anno 1714)

1.  “La Monade … non è altro che una sostanza semplice, cheentra nei composti; semplice, cioè senza parti”. 

2.  “Bisogna pure che vi siano sostanze semplici, dato che vi sonodei composti; il composto infatti altro non è che un insieme oaggregatum di elementi semplici”.

3.  “Ora, là dove non vi sono affatto parti, non v’ è possibilità nédi estensione, né di figura, né di divisibilità. Queste Monadisono i veri atomi della natura, e, in una parola, gli elementi

delle cose. Né v’ è da temere alcuna dissoluzione, né è possibileconcepire un modo per cui una sostanza semplice possa cessard’ essere naturalmente. Per la stessa ragione, non v’ è alcunmodo per cui una sostanza semplice possa cominciarenaturalmente, in quanto essa non potrebbe formarsi percomposizione”.

4.  “Né è possibile spiegare in qual modo una Monade possa esserealterata o cambiata nel suo interno da qualche altra creatura,dato che non è concepibile in essa né alcuna trasposizione né

alcun movimento interno che possa esservi eccitato, diretto,aumentato o diminuito: cosa che può invece aversi neicomposti, ove tra le parti avvengono cambiamenti. Le Monadinon hanno finestre, attraverso le quali qualche cosa possaentrare od uscire. Gli accidenti non potrebbero staccarsi, né

  passeggiare fuori delle sostanze, come facevano una volta lespecie sensibili degli Scolastici. Sicchè, in una Monade non

 possono entrare dal di fuori né sostanza né accidente”.

5.  Bisogna pure che ogni Monade sia differente da ogni altra;  perché non vi sono mai nella natura due esseri che siano  perfettamente identici l’ uno all’ altro e nei quali non sia

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  possibile trovare una differenza interna o fondata su unadenominazione intrinseca”.

6.  “Considero pure come ammesso che ogni essere creato è

soggetto al cangiamento; quindi lo è anche la Monade, creataessa pure; anzi considero questo cangiamento continuo inciascuna Monade. Da quel che abbiamo detto si ricava che icangiamenti naturali delle Monadi vengono da un principiointerno, poiché una causa esterna non potrebbe influire sulloro interno. Ma bisogna anche che, oltre al principio delcangiamento, vi sia una particolarità di quel che cangia, che

  produca per così dire la specificazione e la varietà dellesostanze semplici. Questa particolarità comprendenecessariamente una molteplicità nell’ unità o nel semplice.Infatti, in quanto ogni mangiamento naturale si produce per

  gradi, qualche cosa cambia e qualche cosa resta. Perconseguenza, bisogna che nella sostanza naturale, pur nonessendovi parti, vi sia una pluralità di affezioni e di rapporti”.

7.  “Lo stato passeggero, che comprende e rappresenta unamolteplicità nell’ unità o nella sostanza semplice, è proprioquel che si chiama percezione, da non confondersi con l’appercezione o coscienza, come si vedrà in seguito. In questosbagliavano i Cartesiani, in quanto non tenevano conto delle

  percezioni di cui non ci si accorge, e proprio per questo essi

han creduto che solo gli spiriti fossero Monadi e che né dellebestie, né di altre Entelechie esistessero anime; ed hannoconfuso, come fa il volgo, un lungo stordimento con la mortevera e propria, il che li ha fatti cadere nel pregiudizio scolasticodelle anime interamente separate, ed ha pure confermato lementi mal disposte nella opinione della mortalità delle anime.L’ azione del principio interno che produce il cangiamento o

  passaggio da una percezione al’ altra, si può chiamareappetizione  ; e, per quanto l’ appetito non possa mairaggiungere interamente la percezione a cui tende, pure

qualche cosa sempre ottiene, e giunge a percezioni nuove”.

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8.  “A tutte e sostanze semplici o Monadi create, si potrebbe dareil nome di Entelechie perché hanno in sé una perfezione, eduna certa capacità di bastare a se stesse, che le rende fonti delle

loro azioni interne e, per così dire, automi incorporei”.

9.  “Se vogliamo chiamare Anima tutto ciò che ha percezioni edappetizioni, tutte le sostanze semplici o Monadi create

  potrebbero chiamarsi anime; ma siccome il sentimento èqualche cosa di più che una semplice percezione, ritengo chealle sostanze semplici le quali posseggano soltanto la

  percezione, basti il nome generale di Monadi e di Entelechie,riservando il nome di Anime soltanto a quelle sostanzesemplici la cui percezione è più distinta ed accompagnata damemoria. Noi infatti sperimentiamo in noi stessi uno stato nelquale non ci ricordiamo di nulla e non abbiamo alcuna

 percezione distinta; come quando cadiamo in deliquo o quandosiamo immersi in un sonno profondo senza sogni. In questostato l’ anima in nulla differisce da una semplice Monade; ma

  poiché questo stato non è punto durevole, e l’ anima puòuscirne, essa è qualche cosa di più di una semplice Monade. Daciò non segue affatto che in quel caso la sostanza semplice siadel tutto priva di percezione: ciò non può essere per le ragionisuddette; perché senza una qualche affezione, che altro non è senon percezione, essa non potrebbe perire e neppure sussistere;

quando invece si ha una grande quantità di piccole percezioninelle quali non sia niente di distinto, si resta storditi, comequando si gira continuamente in un medesimo senso parecchievolte di seguito, nel qual caso viene una vertigine che può

  produrre uno svenimento e non ci permette di distinguerenulla”.

10. “I nostri ragionamenti si fondano su due grandi principi:quello della contraddizione, in forza del quale noi

 giudichiamo falso ciò che implica contraddizione e vero ciò cheè opposto o contraddittorio al falso, e quello della ragion

sufficiente, in forza del quale noi giudichiamo che nessun

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  fatto può ritenersi vero o esistente, né alcuna proposizioneesser veritiera, se non v’ è una ragione sufficiente per la qualesia così e non altrimenti; quantunque il più delle volte questeragioni non possano esserci note”.

11. Vi sono due specie di verità: le verità di ragione e le verità difatto. Le verità di ragione sono necessarie e il loro contrario èimpossibile; le verità di fatto sono contingenti e il lorocontrario è possibile. Quando una verità è necessaria, se ne puòtrovare la ragione per via d’ analisi, risolvendola in idee ed inverità più semplici, fino a che si arrivi alle verità primitive. Perquesto, in matematica, i teoremi speculativi ed i canoni praticisi riducono, per via d’ analisi, alle definizioni, agli assiomi, edai postulati. E finalmente, vi sono idee semplici, delle quali nonsi potrebbe dare la definizione; e vi sono pure assiomi e

  postulati, o, in una parola, principi primitivi, che non sonosuscettibili di dimostrazione né, del resto, ne hanno bisogno:sono le proposizioni identiche, delle quali l’ opposto contieneuna contraddizione esplicita. Ma la ragion sufficiente devetrovarsi anche nelle verità contingenti o di fatto, cioè nellaserie delle cose diffuse per l’ universo delle creature, nelle qualila decomposizione in ragioni particolari potrebbe giungere adun frazionamento senza limiti, a causa della varietà immensadelle cose della natura e della divisione dei corpi all’ infinito.C’ è una infinità di figure e di movimenti presenti e passati cheentrano nella causa efficiente del mio scrivere in questo

momento, e c’ è una infinità di piccole inclinazioni edisposizioni, presenti e passate, dell’ anima mia, che entranonella causa finale”.

12. “Una creatura è più perfetta di un’ altra in quanto si trova inessa quel che serve a render ragione a priori di quel che avvienenell’ altra e proprio per questo si dice che essa agisce sull’ altra.

 Ma nelle sostanze semplici si tratta soltanto di una influenzaideale di una Monade sull’ altra che può avere il suo effettosolo per l’ intervento di Dio, in quanto nelle idee di io ogni

  Monade postula con ragione che Dio, regolando le altre fin

dall’ inizio delle cose, abbia riguardo ad essa. Infatti dato che

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una Monade creata non potrebbe avere una influenza fisicasull’ interno dell’ altra, solo in questo modo una Monade puòdipendere dall’ altra. Per questo, fra le creature le azioni e le

  passioni sono reciproche. Dio infatti, confrontando due

sostanze adattate ad essa l’ altra, e per conseguenza quel che èattivo sotto certi aspetti, è passivo se si considera da un altro  punto di vista: attivo, in quanto ciò che si conoscedistintamente di lui (le sue percezioni distinte) serve a renderragione di quel che avviene in un altro; passivo, in quanto laragione di quel che avviene in lui si trova in quel chedistintamente si conosce in un altro”.

13. “Ora, siccome nelle idee di Dio v’ è un’ infinità di universali possibili, ma – d’ altra parte – non può esisterne che uno solo,bisogna che vi sia una ragion sufficiente della scelta di Dio, chelo faccia risolvere per l’ uno piuttosto che per l’ altro. Questaragione non può trovarsi che nella convenienza o nei gradi di

  perfezione che questi mondi contengono, in quanto ogni possibile ha diritto di pretendere all’ esistenza, a seconda della perfezione che racchiude. La saggezza di Dio Gli fa conoscerequel che è la causa dell’ esistenza del migliore, la Sua bontà

 glielo fa scegliere, la Sua potenza glielo fa produrre. Ora questocollegamento o questo adattamento di tutte le cose create aciascuna e di ciascuna a tutte le altre, fa sì che ogni sostanzasemplice ha dei rapporti che esprimono tutte le altre e che, perconseguenza, essa è uno specchio vivente e perpetuo dell’

universo. E come una medesima città, vista da diversi lati,sembra tutt’ altra, ed è quasi moltiplicata in prospettiva, cosìavviene che, data la molteplicità infinita delle sostanzesemplici, vi sono come altrettanti universi differenti, i qualituttavia non sono che le prospettive di un universo solo,derivanti dai diversi punti di vista d’ ogni monade. In tal modosi ottiene la maggiore varietà possibile, ma col maggiore ordine

  possibile, che è quanto dire si ottiene la maggiore perfezione possibile”.

14. “Così, per quanto ogni Monade creata rappresenti l’ universo

intero, essa rappresenta più distintamente il corpo che le è

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  particolarmente assegnato e di cui essa costituisce laEntelechia; e poiché questo corpo, per la connessione di tutta lamateria nel pieno, esprime tutto l’ universo, anche l’ anima, inquanto rappresenta quel corpo che le appartiene in modo

 particolare, rappresenta tutto l’ universo”.15. “… Nella più piccola parte di materia v’ è un mondo dicreature, di viventi, d’ animali, d’ entelechie, di anime. Ogni

  porzione di materia può esser concepita come un giardino pieno di piante o come uno stagno pieno di pesci; ma ogni ramodi pianta, ogni membro d’ animale, ogni goccia dei loro umoriè ancora un giardino simile, un simile stagno. E quantunque laterra e l’ aria poste in mezzo fra le piante del giardino o l’acqua posta in mezzo fra i pesci dello stagno non siano né

  pianta né pesce, tuttavia ne contengono ancora, ma il piùspesso di una sottigliezza tale che è per noi impercettibile.Dimodochè nell’ universo non v’ è nulla di incolto, di sterile,di morto, e non v’ è caos né confusione se non apparentemente,all’ incirca come apparirebbe in uno stagno, ad una distanzadalla quale si vedesse un movimento confuso e, per così dire,un formicolio di pesce in esso, senza distinguere i pesci stessi”.

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Costruire un lessicoLessico minimo della «Critica della ragion pratica» e

della «Fondazione della metafisica dei costumi» di Kant 

1.  Autonomia/eteronomia. La volontà è autonoma inquanto è legge a se stessa, a prescindere da oggetti e finiesterni. La volontà cade nell’ eteronomia se dipende daun principio esterno alla legge della ragione(inclinazione sensibile, sentimento, utilità).

2.  Dovere. Necessità di un’ azione cui obbliga la legge dellaragion pratica. E’ morale l’ azione compiuta nient’ altroche per il dovere in se stesso (senza concorsodeterminante di moventi empirici). La volontà moraleassume come principio della propria attività l’ ordineuniversale della ragione, la   forma razionale del volerestesso, fa ciò che è rispondente a un tale ordineuniversale il quale, date certe circostanze empiriche, inquesta azione si attua e si determina. La volontà moralefa quello che deve razionalmente fare, solo perché èdovere farlo.

3.  Imperativo. Imperativo ipotetico/imperativo categorico.La volontà è attività pratica diretta da principi. I principi

pratici sono soggettivi (massime) o oggettivi (leggi). Iprincipi soggettivi sono validi per un soggetto agentesenza che costui li consideri validi per tutti gli altrisoggetti. Lo schema di una massima è: “questo io vogliofare”. I principi oggettivi sono validi universalmente enecessariamente (leggi pratiche). Il loro schema è:“questo io debbo voler fare”. Un principio pratico diventaimperativo se incontra la resistenza, l’ ostacolo dielementi soggettivi (impulsi sensibili) che tendono aspingere il soggetto ad agire in un modo difforme da

quello che indica il principio pratico oggettivo. Il quale,

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quindi, è avvertito dal soggetto come interiorecostrizione, vincolo; si presenta cioè al soggetto sottoforma di comando di fare o non fare. Questo comandoesprime la “necessità oggettiva” dell’ azione, ed è valido

anche se il soggetto si lascia determinare dagli impulsisensibili (che contrastano il comando) e non si attiene,nella sua effettiva condotta, al comando stesso. “I principi

  pratici sono soggettivi ossia massime quando il soggetto neconsidera la condizione valida soltanto per la sua volontà; sonoinvece oggettivi, cioè leggi pratiche, se la condizione vienericonosciuta come oggettiva, cioè valida per la volontà di ogniessere ragionevole”. Le massime sono principi meramentesoggettivi e non possono mai essere imperativi. Io possoassumere a massima della mia condotta il principio di

non lasciare invendicata alcuna offesa, ma non mipreoccupo di verificare se questo principio sia o menovalido per le altre volontà ragionevoli, se sia cioèuniversale e necessario. Perciò esso non può assumere laforma: “Io debbo volere non lasciar invendicata alcunaoffesa”. “Se gli imperativi sono condizionati, se cioèdeterminano la volontà non semplicemente come volontà, masoltanto in vista di un effetto desiderato, essi sono imperativiipotetici”. I principi materiali che determinano la volontàrelativamente a un effetto desiderato, sono imperativi

ipotetici: “Se vuoi il risultato B, devi volere l’ azione A, chesola può produrlo”. L’ imperatività del principio – neiconfronti di B – è condizionata dalla volizione di A. Lalegge della moralità è imperativo categorico poichécomanda una certa azione indipendentemente daqualunque condizione di fatto. La volontà è ragionepratica: la forma razionale, cioè l’ universalità e lanecessità, è la legge stessa del volere, che si esprime così:“Agisci razionalmente”. Qualunque cosa tu voglia,qualunque sia il fine esteriore, particolare, contingente,

che tu miri a realizzare, unico motivo determinante della

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tua volontà sia la convinzione dell’ universalità enecessità del volere che in esso si attua. Qualunque sia ilrisultato esteriore della tua volontà, la forma razionaleche impronta la tua volontà ha reso morale il tuo

operare. Non è che la moralità esiga che sia soppressa lamateria del volere: essa esige che sia limitata allacondizione che  possa esser voluta nella forma razionale.Quindi non in vista degli effetti che me ne riprometto main vista della forma della razionalità stessa come motivodeterminante. 

4.  Rigorismo etico. Ogni principio morale assume nell’uomo un carattere di imperativo, poiché vi è in luidualismo tra ragion pratica e inclinazioni naturali. In unessere razionale perfetto, immune dalle limitazioni della

sensibilità, la ragione agirebbe senza incontrareresistenze, con assoluta immediatezza e spontaneità.Nell’ uomo, invece, c’ è la inevitabile lotta contro leinclinazioni naturali. La volontà di un essere perfetto èsanta, perché si identifica senz’ altro con la legge dellaragione. La volontà del soggetto finito può essere,invece, al più, virtuosa, cioè dimostrare la sua adesionealla legge della ragione con lo sforzo nel vincere laresistenza delle inclinazioni (rigorismo). 

5.  Libertà.  Libertà in senso negativo è indipendenza dalla

causalità naturale fenomenica deterministica, in cui purci troviamo come esseri sensibili e corporei, ma dallaquale possiamo liberarci se agiamo secondo ragione.Libertà in senso positivo è determinazione della volontàin forza della legge morale (autonomia). Libertà è concettopuramente intelligibile, non dimostrabile, postulato dellaragione pratica come condizione di possibilità dellamoralità. La libertà è rivelata e attestata dall’ esistenzadella legge morale incondizionata: c’ è la legge morale, èun fatto, da qui il  postulato della libertà, perché non

potrebbe esserci legge morale senza libertà. 

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6.  Moralità. Mentre la legalità è obbedienza a un comandodella legge esterna (legge dello Stato, della società), lamoralità è conformità alla legge morale, cioè accettazionedi una massima per il dovere in sé (debbo perché debbo). 

7.  Pratico. “Ciò che è possibile per mezzo della libertà”, cheriguarda quindi la determinazione della volontà. Laragion pura è “per sé sola pratica”   , cioè istituisceimmediatamente la legge morale, senza altri moventi(primato della ragion pratica). 

8.  Volontà buona. In cosa consiste il bene morale? In checonsiste il bene oggettivo, universale, necessario? Nonsta in un oggetto delle nostre inclinazioni sensibili, inqualcosa che stia fuori della nostra volontà e da cui,magari, la nostra volontà debba ricevere la sua legge. Il

  bene morale è la stessa volontà razionale in quanto sidetermina esclusivamente per il rispetto della legge, inquanto dunque è volontà buona. L’ unico moventepossibile della volontà morale è il sentimento del rispettoper la legge. Questo sentimento non contraddice l’ eticakantiana, secondo cui l’ unico principio soggettivo dideterminazione della volontà morale è il concetto stessodella legge, e una volontà determinata da un sentimento– di piacere e di dolore – è una volontà priva delcarattere della moralità, non essendoci che sentimenti

sensibili. Il fatto è che il sentimento di rispetto non èantecedente alla determinazione della legge. La legge ègià in antecedenza riconosciuta per mezzo della ragionee la volontà pura è immediatamente determinata da essa:questo fatto non ha bisogno di spiegazione, come tuttociò che è evidente razionalmente. (Un essere razionalenon sensibile non avrebbe bisogno del sentimento dirispetto). E’ il riconoscimento originario della legge edell’ autorità incondizionata di essa ciò che producecome effetto sulla sensibilità il sentimento di rispetto (l’

uomo ha la sensibilità, non è un essere puramente

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razionale). La sensibilità è la condizione del rispetto. Mala causa del rispetto è la legge. Il sentimento di rispettonon è un sentimento empirico, prodotto da un oggettosensibile, è prodotto dalla ragion pratica, cioè è

espressione del rapporto tra la ragione pratica e lasensibilità, è il riflesso soggettivo, la ripercussione nelsoggetto sensibile della determinazione (oggettiva,universale, necessaria) della volontà per opera dellalegge. “Il rispetto per la legge non è movente alla moralità, maè la stessa moralità considerata soggettivamente comemovente, in questo senso che la ragione pura pratica, togliendoall’ amore di sé ogni pretesa in contrasto con essa, dà autoritàalla legge, che ora ha influenza da sola”. Il rispetto è voltoalla legge razionale. Legge che dimostra la sua efficacia

solo nelle persone che la riconoscono e la osservano, eche quindi sono degne di rispetto. Buona assolutamente,e quindi degna di rispetto, non è questa o quella cosa,questo o quel risultato effettivo dell’ azione, ma questa oquell’ azione, meglio: la volontà di bene che il soggettodimostra i questa o quell’ azione, indipendentementedall’ esito. Quel che conta è il rispetto del soggetto per l’ordine universale, la sua sottomissione alla legge dellaragione. Bene morale è la volontà in quanto si affermanella sua indipendenza da tutte le condizioni empiriche,

e si appunta nell’ universale come sua legge. “”A un gransignore – diceva Fontanelle – io m’ inchino, ma il mio spiritonon s’ inchina”. E io aggiungerei: innanzi a un povero e umile

  popolano, in cui vedo l’ integrità del carattere attuata in un grado che non avverto in me stesso, il mio spirito s’ inchina,ch’ io lo voglia o no, e per quanto io vada a testa alta per farglinotare la superiorità della mia posizione sociale. Perché ciò? Ilsuo esempio mi mette innanzi a una legge che confonde la mia

  presunzione, quando paragono quella legge con la miacondotta e vedo dimostrata dal fatto l’ osservanza della legge, e

quindi la possibilità di osservarla”. Il bene supremo e

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incondizionato è la buona volontà, il rispetto dellaragione che è in noi e che costituisce la nostra dignità dipersone e ci fa esseri umani (umanità). Il valore del benesupremo è indipendente da quello dell’ utile, del

successo, né è legato alla felicità del soggetto. La paceinterna dell’ uomo onesto non ha nulla a che vedere conla felicità: la pace interna richiede sacrifici che noncontribuiscono certo alla felicità. Il valore della propria

 persona non ha nulla a che vedere con il valore dei propristati sensibili.

9.  Le formule dell’ imperativo categorico.  1) Universalizzabilità della massima. “Agisci secondo quellamassima che tu nello stesso tempo puoi volere che divenga unalegge universale”. La massima del suicidio per stanchezza

della vita non può essere legge universale perché lasoppressione della propria esistenza è in contraddizionecon l’ amore egoistico di sé (che si afferma cometendenza all’ autoconservazione) che è il motivo dell’atto. La volontà suicida è intrinsecamentecontraddittoria. Non è concepibile un ordine di esserivicenti in cui, pur assumendosi come motivo dellapropria attività, l’ amore di sé, si faccia uso dell’ amore disé per sopprimere se stessi. Il suicidio per stanchezzadella vita subordina la vita e i valori morali di cui la vita

è condizione, al piacere egoistico. La ricerca del piacereegoistico non può esser voluta come principiouniversale, il regno dei fino che l’ io come ragione nonpuò non volere. Un uomo “è spinto dal bisogno a chiederein prestito danaro, sapendo di non poter mantenere la

  promessa di restituirlo. La massima della sua azione sarebbe:quando credo di aver bisogno di danaro, ne domando in

  prestito promettendo di restituirlo, benché sappia che non lo  farò mai. Ora ammetter questo come una legge universalesarebbe come rendere impossibile ogni promessa e lo scopo di

quel che si vuol conseguire con essa, poiché nessuno

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 presterebbe più fede alle promesse e ognuno ne riderebbe comedi vane finzioni”. Se tutti mentissero, nessuno crederebbepiù alle promesse e nessuno avrebbe più motivo di farne.La stessa volontà egoistica che si proponeva di

soddisfare il proprio egoismo con promesse false,vedrebbe distrutto il congegno che essa si era foggiato,cadrebbe in contraddizione con se stessa. Nessun ordinemorale è possibile tra esseri, come gli uomini, se non invirtù di espressioni del proprio pensiero, come sono lepromesse che si presumono veritiere. La menzognacontrasta quest’ ordine e non può volerla chi vuolequest’ ordine: ogni essere ragionevole deve volere questoordine. Un uomo “sente di avere un talento che, coltivato,

  potrebbe fare di lui un uomo utile sotto molti rispetti: Ma

essendo agiato preferisce abbandonarsi ai piaceri … comeessere ragionevole vuole necessariamente che tutte le sue facoltà siano sviluppate, poiché gli sono state date affinché gliservano per tutti i fini possibili”. Nei due esempiprecedenti, l’ universalizzazione della massima egoisticarendeva impossibile un mondo umano, qui un mondoumano fatto da singoli che trascurano la propria culturanon è impossibile. Ma non può esser voluto da chi credealla ragione. E’ necessità naturale della vita umana l’accrescimento indefinito dei propri bisogni e quindi

dello sviluppo dell’ attività volta alla soddisfazione diessi. Trascurare per il godimento il proprio ingegno, eper il godimento non esser in grado di dare la propriaimpronta spirituale alla materia fornita dallo spontaneosviluppo naturale dell’ umanità, vuol dire considerare ilpiacere egoistico come fine supremo della propriacondotta. E la ricerca del piacere egoistico non puòessere voluta come principio universale della volontàrazionale. 2) La volontà buona obbedisce ad una leggeche essa stessa pone per tutti gli esseri ragionevoli

(autonomia). “Agisci in modo che la tua volontà possa esser

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considerata come istituente una legislazione universale”. Ilvalore assoluto è sempre nella persona umana comevolontà buona, cioè come volontà che si determina soloin virtù della universalizzabilità della sua massima e non

in virtù dell’ interesse per un oggetto estraneo, perché seagisse per questo interesse, la volontà riceverebbe la sualegge da qualcos’ altro. E l’ uomo sarebbe subordinatoalle inclinazioni sensibili, dipenderebbe da altro. Lavolontà buona è soggetta ad una legge, ma alla legge chedà a se stessa come ragione, come attività formale. E’questo che fa riconoscere al soggetto il valore di fine in sédegli altri soggetti ragionevoli e, di tutto il resto, il valoredi puro mezzo per la soddisfazione dei suoi e dei loro

 bisogni. La volontà buona è legislatrice universale in un

regno di fini. Nella terza formula è esposto il concettofondamentale dell’ etica: l’ autonomia. La formulacontiene, come determinazione dell’ imperativo, ildistacco da ogni interesse nell’ atto morale. Se il soggettoagisse al fine di un interesse per un oggetto della natura,egli si asservirebbe alla legge che la natura dell’ oggetto ela situazione esterna gli imporrebbero. Se la volontàagisce in virtù di una legge che essa impone a se stessa,essa volontà esclude qualsiasi determinazione da partedi un interesse, qualsiasi propensione passiva indotta da

un oggetto. E’ questa la condizione dell’ imperativocategorico. 10. Regno dei fini. “Il concetto per cui ogni essere ragionevole

deve considerarsi come costituente – con tutte le massime dellasua volontà – una legislazione universale, per giudicare sestesso e le sue azioni da questo punto di vista, conduce a unaltro concetto che si collega ad esso e che è molto fecondo, valea dire al concetto d’ un regno dei fini. Intendo per regno l’unione sistematica di diversi esseri ragionevoli sotto leggicomuni. Ora siccome le leggi determinano i fini secondo la loro

validità universale, se si fa astrazione dalla differenza

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  personale degli esseri ragionevoli e inoltra da ogni contenutodei loro scopi particolari, si potrà concepire un sistema di tuttii fini (tanto degli esseri ragionevoli come fini in sé, quantoanche dei fini particolari che ognuno può proporsi), vale a dire

un regni di fini. La moralità dunque consiste nel rapporto diogni azione con la legislazione che sola può rendere possibileun regno di fini. Questa legislazione deve trovarsi in ogniessere ragionevole e deve poter emanare dalla sua volontà”. Ilsoggetto morale deve assumere l’ idea del regno dei finicome unico movente della sua volontà, poiché l’imperativo che la impone è incondizionato. In questadeterminazione interiore della volontà, il regno dei fini èrealizzato. 

11. «Critica della ragion pratica». La vita morale crea nel

mondo sensibile un ordine, l’ ordine costituito dell’attività formale della ragione. Il soggetto, partecipandoad una realtà sovrasensibile, può imporre la sua legge almondo sensibile. Quali sono le condizioni della moralità,condizioni che trascendono l’ esperienza, condizioni cherendono possibile l’ esercizio dell’ attività formativadello spirito umano nell’ ambito pratico?  Come èpossibile la sintesi a priori della ragione (pura) pratica(forma della ragione = attività sintetica a priori)? Come,la sintesi a priori (al contrario della sintesi a priori

teoretica, la quale rende prigioniero il soggetto dell’esperienza), connette il soggetto alla realtàsoprasensibile? Come gli fornisce l’ assoluto, preclusoalla ragione teoretica? La risposta dev’ essere dataattraverso la critica della ragione (pura) pratica. 

12. La sintesi a priori pratica. La possibilità dell’imperativo categorico. Come sono possibili gliimperativi categorici? Quali condizioni si richiedonoaffinchè il soggetto abbia la coscienza del dovere? Gliimperativi ipotetici sono possibili perché sono analitici.

Chi vuole il fine vuole il mezzo. Essi sono obbligatori

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perché mezzo e fine sono necessariamente connessi. Nellavolizione dell’ agire c’ è la volizione del mezzo. Gliimperativi categorici sono sintetici a priori e lecondizioni della sintesi a priori pratica non possono stare

nell’ esperienza. L’ imperativo categorico comanda all’uomo di volere l’ universale e di volerlo solo per questo,che è l’ universale. Quali sono le condizioni per cui all’uomo: 1. è possibile volere l’ universale e avvertire l’obbligo di volerlo? 2. è impossibile sottrarsi allacoscienza del dovere? La sintesi pratica della volizionemorale universalizza l’ oggetto particolare e l’ azione èconnessa alla volontà necessariamente, di una necessitàrazionale, “oggettiva”, (attenzione: obbligatorietà, qui,non è costrizione fisica o psichica). La sintesi pratica è

sintesi a priori e le sue condizioni non possono esserecercate nell’ esperienza. La condizione della sintesi apriori pratica è la libertà. La sintesi a priori pratica,indicata dall’ imperativo categorico, è essenziale allavolontà, è la funzione stessa del volere. Non nel sensoche tutte le volizioni siano moralmente buone, ma nelsenso che tutte sono moralmente valutabili e quindi lasfera della volontà coincide con quella della moralità.Tutte le volizioni implicano quel riferimento del fineparticolare all’ universale in cui consiste la sintesi apriori,

che di ogni volizione fa atto di un soggetto, espressione diun’ attività libera. E’ possibile l’ imperativo categorico?E’ possibile la sintesi a priori pratica? Essa consiste nelnecessario riferimento di ogni impulso sensibile allalegge dell’ universalità, riferimento da cui deriva all’impulso un valore assoluto (positivo o negativo). Lasintesi viene appresa dal soggetto come dovereincondizionato di fare o di non fare. E’ possibile, giacchèogni uomo in ogni momento della sua vita spirituale nonpuò non considerarsi partecipe di un mondo intelligibile

in cui è indipendente dalle cause determinanti del

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mondo sensibile e la volontà agendo come ragion purapratica, si identifica con la legge dell’ universalità. Lasintesi a priori pratica, come quella teoretica, avrebbe

 bisogno di deduzione, giustificazione del valore oggettivo

e universale dei suoi principi. Ora, i principi della sintesia priori teoretica, le categorie, sono le condizioninecessarie di ogni esperienza possibile, E l’ universalità ela necessità degli oggetti e dell’ esperienza non è un datoe non ha che unica e sola fonte la ragione, la spontaneitàdel soggetto come principio attivo di sintesi dei dati. Perla sintesi pratica è inutile ricorrere all’ esperienza, poichénon fa conoscere oggetti dati, che implichino delleintuizioni. Nella sintesi pratica opera un’ attivitàrealizzatrice di fini, è l’ io che realizza se stesso e non

costruisce un oggetto con i dati dell’ intuizione. Dalpunto di vista della ragion pratica, non è il risultatoesteriore dell’ attività a contare ma la determinazioneinteriore della volontà in vista dell’ idea dell’ universalità(l’ intenzione buona, la volontà buona). Non è certo l’esperienza a poter dire se la ragione pratica sa fondareun ordine naturale soprasensibile, l’ ordine morale. Afondamento della legge morale, condizione dellapossibilità della sintesi a priori pratica, è la libertà, da cuil’ uomo è chiamato a partecipare a un mondo

intelligibile. La realtà morale è interiore, sta nell’assumere come movente il dovere, l’ universalità dellalegge. Questa interiore determinazione della volontà è,nell’ idea della libertà, indipendente da ogni condizionenaturale e – mentre nella conoscenza sensibile i concetti apriori diventano reali solo se traggono dalla sensibilitàdati intuitivi – la volontà determina se stessa. E’sufficiente che l’ idea del dovere sia presente alladeterminazione del volere perché (a prescindere dalrisultato effettivo dell’ azione) la moralità sia conseguita

e la sintesi a priori pratica compiuta. 

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13. Postulati pratici. Postulato della ragion pura pratica è“una proposizione teoretica, ma come tale non dimostrabile,in quanto inerisce inseparabilmente ad una legge pratica cheha un valore incondizionato a priori”. Una azione non è

 buona in quanto si prefigge un prestabilito bene ma soloperché è guidata dal rispetto per la forma della legge.Ciò che è bene è conseguenza e non premessa dell’imperativo morale formale. La Critica della ragion pratica conclude che bene è ciò che la legge mi comanda diperseguire, in virtù della sua stessa forma. La  Metafisicadei costumi mi consiglia di perseguire gli scopi atti apromuovere la mia perfezione e, nel contempo, l’ altruifelicità. La legge morale non può certo comandarmi lamia felicità: la felicità è legata alla sensibilità. L’

osservanza della legge morale è la virtù, condizionesuprema alla quale posso dire che un’ azione è buona. Lalegge morale, in virtù della sua sola forma, mi impone divolere che a ciascuno spetti una felicità commisurata alsuo merito o demerito. In ciò che debbo volere per ilrispetto della legge sta la felicità di ognuno, secondoquanto gli spetta. Questo però non sempre accade nelmondo, le leggi di natura funzionano per conto loro enon sempre chi demerita è infelice e viceversa. Far felicechi merita e infelice chi demerita non mi accade spesso,

né esser degno di felicità equivale ad essere felice. Né èfacile accertare se qualcun altro ha agito per dovere o perun principio materiale. Come adeguare la felicità almerito? Di qui la prova morale dell’ esistenza di Dio: ènecessario che ci sia un Dio onnipotente e onnisciente,che consenta la realizzazione di quel che la legge moralecomanda: l’ adeguamento della felicità alla virtù. Dio è ilsommo bene originario che rende possibile quel sommo benederivato che la legge morale comanda di volere. Dio èpostulato della ragion pratica, è presupposto secondo il

quale debbo determinare la mia volontà. Determinare la

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mia volontà secondo il dovere vuol dire darmi comecompito ciò che il dovere mi comanda e quindi, inquanto me lo assegno, riconoscerlo come oggettopossibile. E la possibilità del Sommo Bene, comandato dal

dovere, esige Dio. Solo alla luce della condizionesuprema della moralità, del carattereincondizionatamente puro delle sue massime, e del suooggetto, il Sommo Bene, è possibile sostenre l’immortalità dell’ anima, la libertà e l’ esistenza di Dio.Tra virtù e felicità non c’ è alcuna connessione logica ereale, se si vuol dire che il desiderio della felicità debbaessere la causa movente per adottare la massima dellavirtù. Si esige però che la massima della virtù, una voltaadottata e osservata, sia sempre causa efficiente della

felicità. Certo, questa pretesa non può aver soddisfazionenel mondo, ove tutto si svolge secondo le leggi naturali edove manca una qualsiasi connessione necessaria “della

  felicità con la virtù mediante l’ osservanza esattissima dellalegge morale”. Non c’ è altro da fare che considerare ilmondo ottimo, nel quale si dà una connessione giusta enecessaria tra virtù e felicità, come appartenente allasfera delle cose in sé. Cosa possibile, però, se si postulatanto la realtà oltremondana delle persone quanto “l’esistenza di una causa di tutta la natura, differente dalla

natura, la quale contenga il principio … dell’ accordo esattodella felicità con la moralità”. “La morale non è propriamentela dottrina che ci insegna come dobbiamo farci felici, ma comedobbiamo diventare degni della felicità. Solo quando lareligione sopraggiunge, viene anche la speranza di partecipareun giorno alla felicità nella misura in cui avremo procurato dinon esserne indegni … Onde segue che non si deve maitrattare la morale in sé come dottrina della felicità, cioè comeuna dottrina che ci insegni a diventar partecipi della felicità;

 poiché essa si occupa soltanto della condizione razionale della

  felicità, non di un mezzo per conquistarla”. Essere

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perfettamente degni della felicità: è condizione nonderogabile. Dio deve commisurare la felicità alla nostravirtù. Non possiamo credere però noi, esseri finiti, che sipossa raggiungere la felicità una volta per tutto in un

certo momento. Dobbiamo avere la possibilità diperfezionarci indefinitamente, così da rispettare lacondizione suprema che consente di considerare lanostra felicità come un bene. E’ un perfezionamentoinfinito che esige una immortalità dell’ io, un esserciindefinito dell’ anima. La persona dunque ha di fronte asé un compito indefinito: essere sempre più degna difelicità. 

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Lo schema di lavoro(Raffaello Farina,« Metodologia. Avviamento alla tecnica del

lavoro scientifico», Pas-Verlag, AG, Feldstrasse, 109,Zürich/Schweiz, 1974 – Libreria Ateneo Salesiano, Piazza

 ATENEO Salesiano, 1 – 00139 Roma)

i scriverà … lo schema definitivo del lavoro dasvolgere. Esso avrà, per quanto possibile, le seguenti

caratteristiche.1)  Chiarezza. La chiarezza e la perspicuità della prima

stesura e della redazione definitiva dipendono in

massima parte da una chiara divisione e disposizionedello schema di lavoro: Del resto, se il tema èchiaramente compreso e il materiale è intimamenteelaborato non deve essere difficile la stesura di unoschema chiaro e preciso.

2)  Convergenza verso lo scopo. Il segreto della chiarezza staappunto nella disposizione di ciascuna parte verso loscopo, nel fare in modo che ciascun punto dello schema,insieme agli altri, porti naturalmente allo scopoenunciato nel tema di lavoro.

3)  Coerenza. Le varie parti o punti o paragrafi dello schemasiano collegati fra loro, si preparino e si completinovicendevolmente e si svolgano in logica conseguenza l’uno dall’ altro, così da formare un tutto organico,risultante non dalla giustapposizione delle parti, madalla loro connessione e coerenza logica.

4)  Conformità con lo scopo. La disposizione dello schemadeve essere tale da far risaltare quel che è più importantee lasciare quasi in penombra quel che è accessorio.

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5)  Trattazione completa. Lo schema deve, per quantopossibile e nei limiti proposti, considerare il tema da ognipunto di vista. E

6)  Eleganza. Nella ripartizione dello schema si osservi una

certa simmetria. Comunque “quella che deve prevalere èla chiara cognizione del vero: l’ eleganza vi si puòannettere soltanto come opportuno ornamento, quindisolo come accompagnatrice, e non deve mai pretendere iprimi riguardi. Una delle esigenze del momento esteticosi riferisce appunto a una certa simmetria nellacostruzione, senza che questa debba però sformarsi inuna monotona uniformità o in pedanteria. Anzi con talsimmetria deve congiungersi la più rande varietà che sipossa, affine di rispondere ai diversi gusti, almeno

quanto lo permetta lo scopo primario del lavoro” (Fonck, Il metodo).

e, a questo punto, il titolo e lo schema della tesi dottoralerisultassero sostanzialmente diversi, nuovi, rispetto a

quelli iniziali, bisognerà ritirare i precedenti e, d’ accordo con ilprofessore-direttore della tesi … depositare … il nuovo titolo eil nuovo schema.

i giunge … alla parte conclusiva del lavoro, alla

stesura di esso. E’ quella che dà maggiorsoddisfazione, perché in essa si raccoglie il frutto della fatica edell’ impegno nella raccolta del materiale. Noi non crediamoche possa riuscire veramente ben fatto un lavoro che non siastato scritto almeno due volte. “Il comporre di getto può essereun privilegio di qualcuno, potrà essere il frutto della consumataesperienza dell’ esperto, potrà riuscire in composizioni di breverespiro, - ma, in linea generale, non è il mezzo ordinario pergiungere alla stesura soddisfacente” (Corallo, Il lavoro). Si partaquindi, sempre da una prima stesura: Che cosa s’ intende per

‘prima stesura’? Alcuni nella prima stesura badano soprattutto

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alla sostanza di ciò che scrivono, cioè alla compiutezza, all’ordine, alla chiarezza, alla precisione dei concetti, rimandandoalla redazione definitiva la cura degli elementi formali, cioèdello stile, della concatenazione dei pensiero, della concisione e

dell’ apparato tecnico-critico (citazioni, note, abbreviazioni,ecc.). Altri si accingono alla prima stesura come ad una stesuradefinitiva, badando alla sostanza e curando gli elementiformali, correggendo e limando mano a mano che scrivono,disposti e coscienti della necessità di rivedere e riscrivere poiquanto crederanno opportuno. E’ questione di temperamento edi abitudini di lavoro, diversi per ognuno di noi ... ».

. Si cominci, in genere, col primo punto dello schema, ma,se lo si crede opportuno, si può iniziare con quel punto

dello schema che ci sembra più importante o che abbiamo piùchiaro davanti agli occhi. L’ inizio, col primo foglio biancodavanti, è difficile; quando si sarà scritto il primo capitolo, nonsolo si sarà elaborata una parte del materiale, ma si avrà ancheavuto modo di misurare le proprie capacità e si sarà messo inatto e collaudato il proprio metodo, e sarà allora più facileproseguire.

. Del primo punto, o di quello scelto per iniziare, si farà… un ulteriore schema o sottodivisione, che serva da

traccia immediata per iniziare a scrivere.

. Vanno … sempre e logicamente collegati fra loro i varipunti dello schema e i vari pensiero all’ interno di ognipunto. Il collegamento deve essere reale, deve risultare dallamateria e dalla logica del discorso: si avrà allora un discorsochiaro e senza ambiguità.

avori di piccola mole (relazioni, esercitazioni,note, articoli, ecc.) si sogliono scrivere, nella prima

stesura, per intero prima d’ iniziarne la verifica e la correzione;lavori più vasti (tesi dottorali, libri, ecc.) si suole invece rivederlicapitolo per capitolo o parte per parte. Lo scopo di questa tappa

«1

2

3

… L

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del lavoro scientifico è quello di preparare immediatamente lastesura definitiva, di soddisfarne le esigenze e i requisiti.

a verifica e correzione della prima stesura ne riguarderàsoprattutto il contenuto, la disposizione delle parti, la

lingua e lo stile.1.  Del contenuto si verificherà in genere l’ oggettività, l’evidenza e la concisione; in particolare si baderà che: a)la trattazione sia completa, non monca; b) la successionedei pensieri, le tesi, le conseguenze e le generalizzazionisiano giustificate; c) la consequenzialità dello sviluppotematico sia evidente; d) il tema stesso e i punti delloschema che lo sviluppano siano ben precisati edelimitati; e) i problemi siano considerati da tutti i puntidi vista o almeno da quelli propostisi; f) la scientificità

sia particolarmente curata (oggettività; documentazionecompleta, esatta, probante; chiarezza, non equivocità eoscurità).

2.  Si esamini poi attentamente la logicità nella disposizionedelle parti e la proporzione delle parti tra loro e delle particol tutto.

3.  Per la lingua si badi, è ovvio, alla grammatica, allamorfologia, alla sintassi. In modo particolare, siesamineranno la proprietà nell’ uso delle parole …, l’interpunzione e la divisione delle sillabe.

4.  Si esaminerà infine lo stile, cioè:•  La proprietà del linguaggio …•  La chiarezza: l’ accumulo di frasi intercalari e

accessorie e l’ uso di sostantivi astratti sono spessocausa di oscurità e difficoltà;

•  La semplicità e la genuinità: evitare l’ uso inutile dimetafore e iperboli; dire con proprie parole ciò che siè pensato, senza prendere continuamente in prestito,da altri, modi di dire o rivestimenti di pensiero;

•  La concisione, senza che però ne scapiti la chiarezza;

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•  L’ eleganza: salvi gli altri requisiti, anche questacaratteristica, pur se ultima, ha i suoi diritti».

Disposizione della monografia e ordine delle sue parti

a) IN GENERE 

Assieme alla chiarezza dell’ esposizione niente serve meglioalla comprensione della monografia scientifica che la giusta eponderata distribuzione della sua materia, la divisione logicadelle sue parti e la scelta adeguata dei titoli e sottotitolicorrispondenti … La distribuzione della materia e la divisionelogica delle parti del lavoro scientifico deve risultare dallaraccolta stessa del materiale … Nella redazione definitiva potrà

ancora creare qualche difficoltà l’ intitolazione delle divisionidel lavoro (parti, capitoli, paragrafi, ecc.) e la disposizione dellamateria all’ interno di esse. A ciò forse potranno essere d’ aiutole categorie di sistematizzazione del sapere, che la saggezza delpassato ha raccolto e codificato, insieme ad alcuni esempi dischemi.

I. LA DIVISIONE 

1) Natura 

A) Un tutto di cui si enumerano le parti;B) Delle parti che si esplicano nel tutto;C) Un fondamento che è il punto di vista secondo cui si opera ladivisione.

2) Specie di divisione

A) Nominale, se espone i vari significati di un termine; si dicepiuttosto distinzione.

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B) Reale, se presenta le diverse parti di un essere reale: 1.enumerando i diversi oggetti in cui si può realizzare (=divisione di un tutto universale nelle sue   parti soggettive oclassificazione); 2. enumerando le parti che concorrono a

formarlo (= divisione di un totum integrale nelle sue  partiintegranti quantitative o essenziali); 3. dicendo le diverse attivitànelle quali un essere semplice esplica la sua forza attiva (=divisione di un totum potestativum nelle sue diverse possibilità).

3) Regole per una buona divisione

A) Non si muti fondamento nel corso della stessa divisione.B) Si proceda con ordine, facendo prima le grandi divisioni diciò che si considera, ognuna delle quali si suddividerà a sua

volta e così via passando per tutti i gradi intermedi.C) Sit divisio membris opposita ed adaequata, cioè una parte nonincluda l’ altra e tutte insieme esauriscano il tutto in questione.D) Sia breve e non si moltiplichino le suddivisioni senza veranecessità, perché simile confuso est quidquid usque ad pulverumsectum est (Seneca).

II. PARADIGMI DI DIVISIONE

1) Paradigmi di divisione (topici nella filosofia, circostanze 

nella morale) nell’ antichità:

“Quis, quid, cur, contra, simile et paradigmata testes”.Quis (chi ?)Quid (che cosa ?) : domande riguardanti il temaUbi (dove?): determinazione del luogoQuibus (con quali mezzi?): elenco dei possibili mezzi di provaCur (perché?): prova sulla base di considerazioni convincentiContra (contro): esposizione di affermazioni contrarie e lororeputazione

Simile: spiegazione per mezzo di esempi e casi simili

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Paradigmata (esempi): spiegazione per mezzo di esempi trattidalla storiaTestes (testimoni): testimonianze di esperti, teologic, storici,filosofi di fama

Conclusio (conclusione)

“Quis, quid, ubi, quibus auxiliis, cur, quomodo, quando”.Quis (chi ?)Quid (che cosa ?): domande riguardanti il temaUbi (dove?): determinazione del luogoQuibus (con quali mezzi?): elenco dei possibili mezzi di provaCur (perché): prova sulla base di considerazioni convincentiQuomodo (come?): realizzazione praticaQuando: tempo di realizzazione

2) Singole categorie di divisione: 

Definizione di concetto PrincipiSpiegazione del senso della parola CaratteristicheDelimitazione dell’ ambito delproblema

Tecniche

Fissare lo scopo da raggiungere CriteriPresupposti DisposizioniProblemi Modi

Obiezioni InterpretazioniSoluzioni Compiti materiali e

formaliLimiti ValutazioniEsempi ConfrontiPericoli Fonti di erroriMotivi Fenomeni concomitantiAmbiti Proposte di soluzioneConseguenze Condizioni di sviluppoGiustificazioni Difficoltà

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Riserve SignificatiEfficacia Vantaggi e svantaggiSfondo Forme tipicheistanze Ecc.

3) Concetti contrapposti come categorie di divisione:

Sostanziale-accidentale Insegnare-apprendereGenerale-particolare Storico-sistematicoMediato-immediato Empirico-speculativoIntenzionale-funzionale Pratico-idealistaOggettivo-soggettivo Teoria-prassiDinamico-statico Situazione-ambienteMeccanico-organico Problema-soluzione

Induttivo-deduttivo Possibilità-limitiConcreto-astratto Vantaggi-svantaggiProfilattico-terapeutico Ecc.

4) Conclusioni come categorie di divisione:

•  aspetto politico, psicologico, sociologico, antropologico,teologico, biologico, economico;

•  problematica ulteriore;• 

contributo delle discipline affini;•  significato, valutazioni e applicazioni pratiche;•  modo d’ impiego (limiti, presupposti, strade), ecc:

III. ESEMPI 

1) Relazione di seminarioI.  Dati sull’ opera, l’ autore, il

problemaII.  Esposizione succinta del

contenuto dell’ opera

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III.  Presa di posizione (valutazionepositiva e negativa)

IV.  Confronto con altre opere eautori

2) Esercitazione di seminario:

I. Storia del problemaII. Concetti e definizioniIII. Presa di posizione (valutazione positiva e negativa)IV. Confronto con altre opere e autori

I.  Delimitazione del problemaII.  Esposizione dello sviluppo del problema

III.  Precisazione del concetto o dei concettiIV.  TesiV.  Reputazione di possibili obiezioniVI.  Sintesi (conclusioni, sguardo d’ insieme)

3) Esercitazione o tesi dottorale: sistema di divisione conlettere e numeri:

PrefazioneA. Riflessioni introduttive sul problema e sul metodo

I. Attualità problematica e scopo della ricercaII. Delimitazione del problemaIII. Stato attuale della ricerca sul problema o sull’ argomentoIV. Metodo seguito o considerazioni metodologicheB. Risultati della ricerca e loro valutazioneI. …II. …III. …

1. …2. …

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3. …IV. Sintesi dei risultatiC. Conclusioni e impiego dei risultati nella prassiI. …

II. …III. …AppendiceBibliografia

4) Esercitazione o tesi dottorale: sistema di classificazionedecimale:

01 Prefazione1 Introduzione

11 Problematica111 Delimitazione della problematica112 Scopo della ricerca12 Il metodo usato o considerazioni metodologiche121 Stato attuale della ricerca122 Schema ragionato della trattazione02 Premessa o introduzione speciale2 Sviluppo storico21 Origini

22 Sviluppo23 Sviluppo nel presente03 Premessa o introduzione speciale3 Definizione dei concetti

Concetto AConcetto B

4 Parte sistematica A41 …42 …421 …

4211 …

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4212 …5 Parte sistematica B51 …52 …

521 …522 …7 Giudizio complessivo71 …72 Sintesi dei risultati, riserve, confronti73 Impiego dei risultati nella prassi74 Sguardo d’ insieme

 b) LA DISPOSIZIONE DELLE PARTI 

PARTE INTRODUTTIVA O PROLEGOMENI 1 FRONTESPIZIO 1A IMPRIMATUR E COPYRIGHT 2 CURRICULUM VITAE 2A  DEDICA (AD ARBITRIO DI CHI SCRIVE)2B PRESENTAZIONE DELL’ OPERA DA PARTE DI UN ESPERTO, DI UNA

PERSONALITÀ O DELLA CASA EDITRICE 3 PREFAZIONE DELL’ AUTORE 

3A PREFAZIONE   A SUCCESSIVE EDIZIONI , PERMESSO DI RISTAMPA, ECC. 

4 INDICE O SOMMARIO 5 ERRATA CORRIGE 

PARTE CENTRALE O CORPO 1 PREMESSA O INTRODUZIONE 2 TESTO (DIVISO IN PARTI, SEZIONI, CAPITOLI, ARTICOLI, 

PARAGRAFI, ECC.)

3 CONCLUSIONE O SINTESI 

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PARTE CONCLUSIVA 1 APPENDICI 2 EXCURSUS O NOTE ESPLICATIVE O COMPLEMENTARI E RASSEGNE

BIBLIOGRAFICHE DI UNA CERTA VASTITÀ 

3  NOTE (SE NON SI SONO POSTE A PIÈ DI PAGINA) 4 SIGLE E ABBREVIAZIONI 5 BIBLIOGRAFIA 6 INDICI / INDICE GENERALE ( ALLA FINE)

INDICE DELLE CITAZIONI INDICE DEGLI AUTORI INDICE DELLE PERSONE E DELLE COSE O DEI SOGGETTI O

ANALITICO INDICE DELLE PAROLE INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI 

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Costruire un lessico minimo ed una mappaconcettuale: Platone

(Giovanni Reale)

1.  Demiurgo. Artigiano artefice (demiourgòs). Divinoartefice che plasma la chora (spazialità indeterminata,materia “bruta”) prendendo a modello il mondo delleIdee, e forma così il Cosmo (mito cosmologico del«Timeo»).

2.  Diairesi. Divisione (diairesis). Processo di divisione di ungenere logico. Metodo euristico di definizione fondato sudi uno schema dicotomico, in cui il “lato sinistro” èquello dell’ esclusione e il “destro” quello dell’inclusione. Il lato sinistro viene, via via, abbandonato, ela ricerca procede dividendo solo il lato destro. Ladivisione si articola in due fasi (Fedro). Nella prima ildefiniendum viene ricondotto ad un’ unica idea (genere).Nella seconda fase, l’ idea viene divisa nelle sue variespecie. Bisogna quindi cercare un concetto così vasto daincludere tutto l’ oggetto da definire. Questo peròcomporta l’ inclusione, nell’ area delimitata, di tutti queiconcetti che hanno con l’ oggetto una semplice relazionedi somiglianza: per circoscrivere il definiendum occorredividere successivamente il genere esaminato in duespecie (a seconda che sia presente o assente un caratterefondamentale del definiendum). Poi l’ operazione varipetuta per la specie in cui quel carattere è presente inrelazione ad un secondo carattere, e così via, fino a chetutti i caratteri fondamentali siano esauriti (assieme, essiformeranno la definizione).

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GENERE 

SOSTANZA 

SPECIE NON VIVENTE VIVENTE 

SPECIE VEGETALE ANIMALE 

SPECIE  NON RAZIONALE RAZIONALE 

SPECIE  IMMORTALE MORTALE 

DEFINIENDUM UOMO 

DEFINIZIONE “L’ UOMO È ANIMALE MORTALE RAZIONALE”

(LATO SINISTRO/ESCLUSIONE)  (LATO DESTRO/INCLUSIONE)

3.  Dialettica. !) Diairesi (Fedro). 2) Arte del dialogoopposta all’ eristica (  Menone, Gorgia) poiché è comunericerca della verità cui concorrono tutti gli interlocutori enon confronto agonistico mirante alla prevalenzaretorica-eristica sull’ avversario. £) Metodo scientificodella dimostrazione (Parmenide): a partire da un’ ipotesi,si vagliano le conseguenze logiche della sua ammissioneo negazione. 4) Metodo filosofico (Repubblica) pergiungere dal molteplice all’ uno.

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4.  Diànoia. Pensiero, intelletto (noùs), contrapposto alcorpo (sòma) (Timeo). Pensiero discorsivo (geometria.

5.  Essere. La “seconda navigazione” riforma l’ ontologia diParmenide. Molteplicità strutturale e originaria delle

Idee. Il non essere come diverso (alterità). Differenzeideali e movimento ideale. Il mondo sensibile èintermedio (metaxù) tra essere e non essere.

6.  Fede. Credenza, pistis: secondo grado dell’ opinione. Haper oggetto le cose, il mondo concreto, ed usa dei solisensi.

7.  Fuga dal mondo. Paradosso platonico. Liberazione dalmale del mondo ed assimilazione a Dio.

8.  Governo. Aristocrazia (dei filosofi) e corruzioniprogressive: timocrazia (l’ onore), oligarchia (ricchezza),

democrazia (libertà eccessiva), tirannide (violenza elibertà gratuita) (Repubblica). Il governo di uno solo è lamonarchia (se non rispetta le leggi, diventa tirannide); ilgoverno di molti è l’ aristocrazia (se non rispetta le leggidiventa oligarchia); il governo dei più è la democrazia(se non rispetta le leggi diventa demagogia) (Politico). Lamigliore costituzione è quella mista (pregi dellamonarchia e pregi della democrazia).

9.  Iperuranio. Yperourànios: “Luogo sopra il cielo o sopra ilcosmo”, luogo che non è un luogo. Metafora dell’ a-

spaziale e a-temporale.10. Logica. Dialettica. Logica della differenza. Il diverso oaltro. La tecnica di divisione delle Idee e ladeterminazione dei nessi positivi o negativi che legano leIdee ( processo diairetico).

11. Materia intelligibile. Il limite e limite. Uno e Diade.Uno: forma-limite. Diade: materia-illimite.

12. Mathema. “Cognizione massima”. Conoscenza del bene(la suprema conquista della dialettica).

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13. Metafisica: la scienza che ha per oggetto le realtà chesono oltre (metà) quelle fisiche. L’ oggetto dellametafisica = il trascendente, il soprasensibile.

14. Metessi. Uno dei rapporti possibili tra Idee e mondo

sensibile. Il sensibile partecipa dell’ Idea intelligibile,nella misura in cui la realizza sensibilmente.15. Mimesi. Ontologicamente, le Idee sono modelli o

 paradigmi, e le cose copie.16. Mito. Coglie immediatamente, come intuitiva

espressione di una forma di fede, ciò che il logos,mediatamente, non coglie. Mito “demitizzato”, nonopposto al logos, non a-logico ma meta-logico.

17. Ottimismo. Al vertice dell’ essere sta l’ Idea del Bene.Nella bontà del Demiurgo sta l’ origine del cosmo.

Fondamentale bontà dei principi primi e quindi dellarealtà che ne deriva (mondo delle Idee e mondosensibile) in tutte le sue manifestazioni.

18. Ousia. Idea, Essere sovrasensibile dell’ Idea.19. Paradigma. Il modello secondo cui le cose sensibili sono

strutturate. Normatività ontologica dell’ Idea.20. Parousia. Relazione tra Idea e cosa sensibile. L’ Idea è

presente nella cosa come la causa è presente nel causato.21. Perseità. Assolutezza dell’ Idea in contrapposizione al

relativismo di Protagora e di Eraclito.

22. Pistis. Credenza. Opinione: il secondo livello dellaconoscenza sensibile (rivolta alle cose e agli oggettisensibili).

23. Platonismo. La filosofia di Platone e della sua Scuola(Accademia) e le filosofie che si rifanno al platonismooriginario nel corso dell’ antichità. Accademia = laScuola di Platone, medioplatonismo, neoplatonismo. Inuclei concettuali: - due piani di realtà e dell’ essere(intelligibile e sensibile); - l’ intelligibile come vera causadel sensibile; - l’ uomo come anima e corpo sensibile; - l’

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incorruttibilità dell’ anima; - il compito dell’ uomo:liberare l’ anima dal corpo; - etica ed escatologia.

24. Psychè. Anima. Affine alle Idee. Immortale. Daimon. Intelligenza. Anima concupiscibile, irascibile, razionale.

(Repubblica). Anima come principio di movimento(Fedro). Anima del mondo (Timeo). Anima comeprincipio ontologico e cosmologico.

25. Purificazione. Catarsi. Purificazione dell’ anima: sapere.I filosofi (Fedone).

26. Reminiscenza. La memoria è conservazione dirappresentazioni passate; - la reminiscenza (anamnesi)richiama rappresentazioni già presenti, per somiglianzao dissomiglianza con le attuali. Eternità dell’ anima ereincarnazioni successive. Cercare e apprendere:

rievocare ( Menone).27. Saggezza. Platone porta alle estreme conseguenze lamaieutica socratica, facendo coincidere la valenzateoretica della sapienza con la virtù politica del filosofo-reggitore dello Stato. La saggezza è conoscenza del Benee virtù politica (Repubblica). Saggezza: sophìa, sapienza.

28. Saggio.  Sophos per Platone è colui che ha il più altosapere, la più alta dignità teoretica, la più alta capacitàpratico-politica.

29. Sapienza. Sophia, virtù dell’ anima razionale e quindi dei

filosofi reggitori dello Stato. 30. Scienza. Conoscenza, episteme, màthesis. La conoscenzaultimativa dell’ essere (Idee). Scienza = dialettica =conoscenza del mondo intelligibile. Opposta ad opinione(Repubblica). Appresa per anamnesi. Oggetto è l’ Idea. 

31. Sophrosyne. Saggezza. 32. Idea.  Idèa, Eidos, Ousìa. Forma. Ontologicamente, la

realtà soprasensibile, l’ essere puro, il modellointelligibile, l’ essenza delle cose. 

33. Idealismo. Idealistica è la metafisica di Platone: la realtà

è Idea e ciò che esiste in virtù dell’ idea.

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34. Immobilità. Le Idee sono strutturalmente immobili. “Insé e per sé”, assolute. Sono sottratte al nascere, al perire,e ad ogni forma di mutamento. Riforma del concettoaleatico di immobile (parricidio di Parmenide). Le Idee

generalissime: Quiete, Movimento (ideale). 35. Incorporeo. Esito della “seconda navigazione”:immateriale, soprasensibile. 

36. Innatismo. Termine moderno, non platonico, cheesprime la dottrina secondo la quale vi sono nella menteidee e conoscenze anteriori ad ogni esperienza. 

37. Intelligibile. “Luogo” intellgibile, “luogo” sopraceleste,mondo dell’ intelligibile, hyperourànios.

38. Intermedio. Intermedi sono gli enti matematici, chestanno nel piano più basso del mondo intelligibile.

Hanno caratteristiche affini alle Idee ma anche caratteriaffini ai sensibili. Intermedi sono anche (tra mondo delleIdee e mondo sensibile) il Demiurgo e l’ anima delmondo. 

39. Intuizione. Coglimento immediato delle Idee. 40. Trascendenza. Caratteristica dell’ essere che è oltre il

sensibile (fisico). Non semplice separazione fisica madiversità di struttura ontologica. Il trascendente è il non-fisico, non-corporeo, non-empirico. Trascendente è ungenere di essere del tutto diverso dal sensibile (le Idee). 

41. Uguale. Platone supera le aporie dell’ essere-tutto-ugualedi Parmenide. L’ ?dentico nei molti è all’ origine delladottrina delle Idee. Il problema di Platone: dedurre dall’identico la molteplicità (disuguaglianza,differenziazione, diversità). 

42. Universale. L’ identità nella molteplicità. L’ universaleontologico. 

43. Verità. L’ essere. La realtà. La verità si identifica con l’essere: ontologia.

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Costruire schemi: Platone

Platone: la tavola dei valori e dei piaceri

  Anima Valore Piacere

concupiscibile beni materiali del corpo

irascibile beni materiali onore e gloria

razionale beni intellettuali del conoscere

Ordine soggettivo (conoscere)OPINIONE CREDENZA

Congettura Credenza Raziocinio Intellezione  Matematica Dialettica 

Immagini Cose Enti matematici Idee

Regno del visibile(divenire)

Regno dell’ intelligibile(essere)

Ordine oggettivo (essere)

Ordinegnoseologico

Ordinemetafisico

Ordinefisico

Scienza Essere (Idee) ModelloOpinione Divenire (Cose) Copia

Non conoscenza Non-essere Ricettacolo (spazioindeterminato)

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PLATONE /REGNO DEL VISIBILE 

VISTA  LUCE

OCCHIO VISIBILE 

REGNO DELL’ INTELLIGIBILE 

SCIENZA VERITÀ 

INTELLETTO INTELLIGIBILE 

SOLE

BENE 

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L A CORRISPONDENZA FRA CLASSI DELLO STATO , FACOLTÀ

DELL’ ANIMA E VIRTÙ DEL CITTADINO ( REPUBBLICA )

LE CLASSI

DELLO STATO GIUSTIZIA  LE VIRTÙ  GIUSTIZIA  LE

FACOLTÀ

DELL’ ANIMA 

REGGITORI

DELLO STATO 

GOVERNANTIFILOSOFI 

GIUSTIZIA  SAPIENZA – 

BUON

CONSIGLIO 

GIUSTIZIA  RAZIONALE 

CUSTODI

GUERRIERI GIUSTIZIA  POTENZA – 

CORAGGIO GIUSTIZIA  IRASCIBILE 

CONTADINI

ARTIGIANI

MERCANTI 

GIUSTIZIA  TEMPERANZA  GIUSTIZIA  APPETITIVA 

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