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Clic.hé è il webmagazine trimestrale di fotografia e realtà visuale edito dall'Associazione Culturale Deaphoto .
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OTTOBRE 2014
N° 17
www.clic-he.it
Editore:Ass. Culturale Deaphoto
Direttore responsabile:Luigi Torreggiani
Photo-editor:Giulia Sgherri
Caporedattori:Paolo ContaldoSara SeveriniNiccolò Vonci
Progetto graficoe impaginazione:Luciferi Visionibus - [email protected]
Foto di copertina:Nino Cannizzaro
In redazione:Sabrina IngrassiaSilvia BerrettaChiara Micol SchionaTiziana TommeiAlberto Ianiro
Collaboratori fissi:Sandro BiniDiego CicionesiCaterina Caputo
Servizi tematici:Alex LiveraniAndrea CarboniFederica CampochiaroGiulia MadiaiLuca MorettiNino CannizzaroRossella CentanniValentina ParisiVito AlagnaZOeBE
STRADA
EDITORIALE pag. 5
PRESENTAZIONE ALLE IMMAGINI pag. 7
STRADA – SERVIZI
Break into Break pag. 8
Grosseto-Fano 3h52min pag. 14
Gris pag. 24
Tracce Transumanti pag. 32
Fanø’s sandy road pag. 44
Borderline pag. 54
La mia strada pag. 62
Himself pag. 70
Attimi vissuti pag. 82
Orme pag. 90
Vito
Ala
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Editoriale
STRADADI LUIGI TORREGGIANI
Ho provato a scrivere di getto le prime immagini che mi venivano in mente pensando al termine “strada”.Prima di tutto sono tornate alla mia memoria le frasi a volte forse sconnesse, ma perfettamente ritmate, scritte da Kerouac nel suo più famoso romanzo, On the road. Poi ho rivisto una delle inquadrature più famose del cinema: Dannis Hopper e Peter Fonda con i loro “cavalli di ferro”
in Easy Rider. Evidentemente, ho pensato, la cultura americana ha davvero segnato pro-fondamente questo preciso termine. Infatti, come terzo elemento, ho rammentato le fo-tografie di Walker Evans e poi di Stephen Sho-re. Ancora strada, ma ancora America.Solo dopo, quando il turbinio del pensiero di getto si è placato appena, ho rivisto i sassi del sentiero lungo l’argine del Po, il Fiume della mia infanzia. Poi la via in salita dove ho im-parato ad andare in bicicletta. Poi ancora la strada, anzi l’autostrada, che mi ha portato lontano e a volte mi riporta indietro. Infine, in fondo al foglio, ho tentato di descrivere quella galleria scura che mi passa dentro e che sol-co, come tutti, sempre solo.
Insomma, oltre all’immaginario affascinante, interessante ed estremamente ricco di spunti che ci offrono la “road”, la “street” americana, ci sono altri milioni di strade che ci toccano, ci attraversano e che, grazie alla fotografia, pos-siamo tentare di osservare, di indagare, di documentare, dal nostro mirino o grazie al lavoro di altri fotografi.Strade da vedere oppure solo da percepire, percorsi veri oppure astrazioni, sentieri fatti dalle gambe o solo dal cer-vello, poco importa. Il più grande fascino di qualsiasi stra-da rimane comunque uno: l’idea di movimento, di direzio-ne, di qualcosa che ci permette di andare oltre la staticità. Tornando a Kerouac, Fonda, Hopper e alla strada dove ho imparato ad andare in bici… un’idea, seppur momenta-nea, di libertà. ■
CI SONO ALTRI MILIONI DI STRADE CHE CI TOCCANO,
CI ATTRAVERSANO E CHE, GRAZIE ALLA FOTOGRAFIA,
POSSIAMO TENTARE DI OSSERVARE, DI INDAGARE,
DI DOCUMENTARE
Luca
Mor
etti
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Presentazione alle immagini
STRADADI SABRINA INGRASSIA
Il bianco coincide con la luce, il nero con l’ombra negli scatti di Alex Liverani che hanno un inquilino per ogni riquadro selezionato per raccontare la City per eccellenza, London, UK. Immagini senza cielo, alle quali risponde ZOeBE che sposa il sopra e il sotto, in un rimando di dettagli per geografie psicologiche e personali. Di nuovo Londra ispira il collage attraverso il quale Valentina Parisi s’interroga sulla definizione di una nuova strada, dalle immagini di altri che potrebbero e forse hanno abitato gli stessi luoghi cui tentiamo di trovare un senso.
Uscire allo scoperto è la prima regola dell’incontro, che espone il fotografo alle stesse sollecitazioni dell’ambiente che si appresta a documentare. Sono voci chiassose e pance strabordanti, sono maschere e icone quelle che trovano voce nel reportage di Vito Alagna. Sono persone che divengono personaggi di un immaginario apolide, fatto di zucchero filato, zebre e umani che hanno perduto la testa, scovati da Nino Cannizzaro. Sono gli impermeabili che vestono i nomadi contemporanei come corazze necessarie
per affrontare le intemperie, le stesse che bagnano Giulia Madiai, la fotografa che ha percorso tutti i passi di una transumanza legata a un gregge di pecore.Percorsi personali sono raccontati invece da Federica Campochiaro, attenta ad astrarre le visioni sul suo stesso quotidiano, e da Rosella Centanni, che inanella per immagini la sua ricerca spirituale.Intento documentario muove il servizio di Andrea Carboni, curioso di capire quanto tempo serve a unire Grosseto a Fano e quanta strada ci separa dal 2050.Infine, un’analisi di strada come concetto, in esplorazione dei suoi limiti: Luca Moretti confonde i confini dell’asfalto sulla sabbia e sperimenta l’arte del perdersi. ■
INQUADRATURA E TEMPISMO.
IL FOTOGRAFO DI STRADA NON PUÒ
PRESCINDERE DA QUESTE LEZIONI
ELEMENTARI
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BIOSono nato nel 1985 a Faenza (RA) ma ora vivo a Londra. Da ormai dieci anni ho la necessità di nutrirmi
giornalmente di Fotografia. Ho lavorato per diversi anni come fotografo in discoteca ed è lì che è nata la mia passione per le persone, per le loro abitudini e per le loro stravaganze. Adoro osservare gli esseri umani, immaginarmi chi siano e cosa facciano nella vita, mi piace prevedere i loro comportamenti e adoro essere invisibile ai loro occhi finendo poi per scattargli una foto. Nel 2013 sono stato premiato come “Nikon Young Talent” per la categoria Street Photography. Nel 2014 è nata l’idea di fondare il collettivo “Inquadra” e sempre in quest’anno sono stato inserito tra i dodici finalisti del Leica Talent Italia.
Alex Liverani
BREAK INTO BREAK
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STRADA
Il progetto nasce come ricerca visiva nella City, cuore economico londinese. Alex irrompe in momenti di solitudine privata durante interminabili ore di lavoro: una sigaretta, una pausa fuori dall’ufficio, tra sguardi pensierosi ben lontani dall’obiettivo del fotografo. Questo è “Break into
Break”, indagine visiva su frammenti quotidiani che cadono a ripetizione, ma che si fermano nell’obiettivo solo quando diventano la misura di uno spazio quasi surreale. A dominare queste istantanee, il cui schema si ripete, sono l’architettura razionalista, la geometria disegnata dalla luce dove colpiscono le linee,
le ombre e le modanature. Non c’è cielo in queste immagini, ma le textures e le sfumature dei grigi che tali sarebbero, anche senza il bianco e nero, dando la misura del peso e delle dimensioni di questi luoghi che sembrano disegnati. L’equilibrio imperfetto di linee e forme che domina gli scatti rende gli uomini che li abitano, assolutamente incuranti di questa qualità spaziale. ■
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LA MISURA DI UNO S P A Z I O QUASI SURREALE
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Andrea Carboni nasce ad Arezzo nel maggio del 1986. Dopo il diploma scientifico si sposta a Milano per studiare design dell’arredo presso
il Politecnico di Milano.Durante questi studi riscopre la fotografia. Dopo tre anni di apprendimento come autodidatta nel 2011 inizia a frequentare circoli fotografici appassionandosi sempre di più alla fotografia di reportage. Nel 2013 decide di frequentare il corso di fotogiornalismo presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze con il collettivo TerraProject.Queste esperienze modificano il suo stile e il modo di approcciarsi alla fotografia.Porta avanti progetti personali a lungo termine di fotografia documentaria con particolare attenzione alle relazioni tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda.
Andrea Carboni
GROSSETO-FANO 3h52min
BIO
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Il tracciato della strada, la cui co-struzione è iniziata nel 1960, at-traversa tre regioni: le Marche, l’Umbria e la Toscana. Cinque province: Pesaro-Urbino, Perugia, Arezzo, Siena e Grosseto. S’inter-seca con l’E45 e il fondovalle del Metauro in provincia di Pesaro e Urbino. La strada è ricca di lavo-ri in corso e cantieri, sono lunghi circa 270 km ed è previsto che si-ano ultimati nel 2050. Vista la re-
cente ripresa dei lavori, ho deciso di indagare circa l’annosa vicenda, metafora di un paese che sembra non riuscire ad andare avanti. In-teressante è la relazione tra il ter-ritorio e come esso è modificato con il procedere dei lavori, cam-biandolo radicalmente. La riusci-ta e il termine del collegamento andranno sicuramente a cambia-re anche le persone e le attività circostanti. ■
STRADA
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METAFORA DI UN PAESE CHE SEMBRANON RIUSCIRE AD ANDARE AVANTI
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SICURAMENTE CAMBIERANNOANCHE LE PERSONE E LE ATTIVITÀ CIRCOSTANTI
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BIO
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Federica Campochiaro è nata a Potenza nel 1987 ma vive a Roma
dove sta terminando il suo corso di laurea triennale in disegno industriale presso l’I.S.I.A. Coltiva da sempre la fotografia mostrando una poetica intimista prediligendo apparecchiature analogiche e imparando da autodidatta le tecniche di stampa. Ha all’attivo diversi contributi stampati, alcune mostre collettive tra cui una all’Isola Gallery e la partecipazione alla residenza artistica presso il festival Murgiamo.
Federica Campochiaro
GRIS
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STRADA
Gris (grigio/brillo in francese), è un lavoro che raccoglie e sintetizza quasi quattro anni di scatti lungo le strade tra un progetto e un altro. Il titolo, volutamente richiama la scelta monocromatica e “pastosa” delle immagini, ma allo stesso tempo un’inquadratura
di solito parziale, soggettiva, distorta, sfocata, come a far entrare profondamente il lettore nella scena. Nonostante le foto siano del tutto diverse per tempo e luogo di scatto, ho trovato il filo conduttore nella costruzione ideale di una giornata. Il processo
all’origine di quest’operazione è intuibile: mi sono chiesta, quando torno a casa, come penso alle cose, successe durante il giorno? I ricordi sono spesso cronologici, ma, con leggerezza o distrazione, a volte tendono a scombinarsi. Così come un essere umano compie le stesse azioni quotidiane, così un fotografo descrive quello che vede tramite lo stesso percorso mentale. ■
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SOGGETTIVA, DISTORTA, SFOCATA
BIO
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Giulia Madiai nasce a Bagno a Ripoli (FI) nel 1989. Lo scorso Giugno 2013 si laurea con il massimo dei voti in
Fotografia e Arti Visive alla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze con il progetto Tracce Transumanti. A Settembre lo stesso progetto vince il concorso Foto Confronti OFF ed è esposto a Bibbiena (Ar) in occasione del Festival Foto Confronti.Svolgendo un’attività da free-lance, portando avanti ricerche e progetti personali a lungo termine, Giulia mantiene collaborazioni fotografiche con il webmagazine 055 Firenze, la comunità online TuttaFirenze e il circolo ricreativo culturale Porto delle Storie di Campi Bisenzio.
Giulia Madiai
TRACCE TRANSUMANTI
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STRADA
Tracce transumanti sono un viaggio, il mio viaggio con tre degli ultimi pastori nomadi ancora attivi.Questi scatti raccontano quasi un mese di viaggio dalle montagne alle vallate spagnole, in cui percorro strade, nel Novembre del 2012, con Juan Manuel, Antonio e Julio. Ho seguito passo per passo il loro cammino lungo più di 420 chilometri, che ogni anno al cambio di stagione percorrono per condurre
il numeroso gregge verso luoghi più caldi e pasti più abbondanti per l’inverno. E’ un percorso che nasce da un amore per il mondo naturale, unito alla voglia di conoscere e raccontare un’attività importante e lontana come quella transumante, e dalla mia passione per il viaggiare, qualsiasi forma questo comprenda. Scatto dopo scatto, in queste visioni grigie, ci sono le tracce lasciate dalla suola delle mie scarpe. ■
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CI SONO TRACCE LASCIATEDALLA SUOLA DELLE MIE SCARPE
BIO
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40 anni, vivo a Vecchiano in provincia di Pisa. Prendo fotografie da circa quattro
anni. M’interessa il paesaggio, quello antropizzato, forse perché è l’unico possibile.Dal 2013 mi occupo del progetto didattico dedicato alla fotografia presso l’istituto comprensivo di Vecchiano. Segnalato come autore al Rosignano Foto festival 2014, autore ospite alla rassegna Marche fotografia - FacePhotoNews 2014. Partecipo al progetto editoriale collettivo “Questo Paese” a cura di Fulvio Bortolozzo, presentato nell’ultima edizione di Corigliano fotografia.
Luca Moretti
FANØ’S SANDY ROAD
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STRADA
È una strada sulla quale è facile ri-manere insabbiati, non ha un confi-ne preciso e corre lungo la costa per chilometri. Qua si può sperimentare un rapporto nuovo con lo spazio, con la direzione e anche con le rego-le della circolazione. C’è da stare at-tenti, non ci sono riferimenti spaziali. La velocità e la distanza sono perce-pite diversamente ed è bello giocare a perdersi. ■
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È BELLO GIOCARE A PERDERSI
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BIO
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Nino Cannizzaro. Nato a Palermo, vivo a Bagheria. Prendo fotografie da circa
sette anni. M’interessa il paesaggio in tutti i suoi aspetti e l’essere umano che lo vive.
Nino Cannizzaro
BORDERLINE
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STRADA
La prima sorgente visiva cui il fotografo attinge è la strada. Questo luogo può diventare teatro rassicurante di un mondo che è ancora in grado di sorprendere. Il divenire vitale si manifesta attraverso un logos sottilmente ironico che, con silenziosa gentilezza, tocca l’immaginario. Il suono regolare del passo si arresta nel momento
in cui avviene l’intrigante incontro con la scena. E per un attimo, il pensiero tace e lascia spazio alla visione dell’insolito, non solo come interruzione dell’abituale ormai inerte, ma anche come velata denuncia che mai scade nell’arroganza della sfacciataggine. La strada e la fotografia, un panta rei mutevolmente immobile. ■
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LA STRADA E LA FOTOGRAFIA: UN “PANTA REI” MUTABILMENTE IMMOBILE
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BIO
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Rosella Centanni è nata e vive ad Ancona. Ha iniziato ad appassionarsi di fotografia dagli anni ’90. Ha partecipato a corsi
riguardanti la progettazione di un lavoro fotografico, la tecnica del bianconero, la luce, il ritratto, il reportage e la manipolazione di pellicole Polaroid. Ha realizzato, oltre a varie iniziative fotografiche, diverse mostre personali, tra le quali “Nello Yemen” (2001), “Il vivere..”(2003), “Oltre lo schermo e sulla scena”(2004), “Sviluppi in scena” (2005), “Al Passetto.. un lungo giorno d’estate” (2008), “Suk-ki di fiaba”(2009), “Sguardi” (2011), “Respiri” e “Oltre lo sguardo” (2012), “N(u)ove donne in salotto” (2014). Nel 2010 ha curato la mostra fotografica “Tra miseria e splendore” nell’ambito del Festival Internazionale Adriatico – Mediterraneo ad Ancona.
Rossella Centanni
LA MIA STRADA
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STRADA
Il mio progetto fotografico nasce da una situazione vissuta: un ritro-varmi, nella pace di un monastero, dopo una svolta dolorosa della mia vita.Anni d’irrisolti, d’incomprensioni e un cambiamento radicale: smarri-mento, rabbia, amarezza.Le persone intorno si prodigano in consigli, in suggerimenti. Il teatro, il ballo, qualche viaggio…
ma nel fondo rimane lo scontento, l’inquietudine.Si percorre strada nel mio intimo, il desiderio di trascorrere un periodo in solitudine con me stessa, tra il verde, la pace. Perché non nell’anti-co monastero tra le colline marchi-giane?La mia cella, all’interno del mona-stero, è sobria ed essenziale: sono a mio agio.
Le giornate sono scandite da lunghe passeggiate e dal rintocco delle fun-zioni liturgiche.Regna un denso silenzio autunnale.Una mattina, non vista, scendo nell’antica cripta. Il buio è illumina-to da un piccolo Crocefisso. Un in-tenso raccoglimento. Uno spiraglio interiore. Arriva l’alba. La natura mi viene in-contro con la sua bellezza.Sono passati numerosi anni. Il cam-mino è difficile, ma proseguo per la mia strada. ■
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SI PERCORRE STRADA NEL MIO INTIMO
BIO
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Valentina Parisi è nata a Roma nel 1982, dove vive e lavora. Dopo aver insegnato allʼUpter, Università
Popolare di Roma, ora dirige un laboratorio fotografico per ragazzi/e disabili presso la Fattoria Sociale La Terra dei Sogni. Nel 2014 ha vinto la borsa di studio alla Scuola Romana di Fotografia. Diplomata in fotografia all’istituto Superiore R. Rossellini e laureata in Lettere, ha collaborato con la Casa Internazionale delle Donne e partecipato a numerose mostre collettive. Il suo ultimo lavoro, DERMA è stato presentato in una mostra personale a Salerno presso la galleria Art.Tre, mentre il dummy è stato esposto alla decima edizione di Fotoleggendo a Roma.
Valentina Parisi
HIMSELF
ABITO
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Ho scoperto che la vita si ripete per tutti nello stesso modo, negli stessi luoghi. Ogni storia individuale è la storia di tutti. La strada che percorriamo è fatta d’incontri, anche quando non ce ne accorgiamo, l’altro ridefinisce te stesso.
Questo progetto nasce nelle strade di Londra per ritrovare e scoprire una nuova dimensione, quella universale, dove le vecchie foto trovate in un mercato diventano lo specchio di un passaggio che non avrà mai fine. ■
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OGNI STORIA INDIVIDUALE È LA STORIA DI TUTTI
BIO
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Classe 1971, sono nato a Trapani dove vivo e lavoro.
Da più di quindici anni uso la fotografia per osservare la vita nella sua quotidianità. Quel che più mi preme è catturare quelle immagini particolari del nostro vissuto “stra-ordinario” che altrimenti andrebbero perse per sempre, sperando di aggiungere questi momenti a una memoria sociale e collettiva più ampia.
Vito Alagna
ATTIMI VISSUTI
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STRADA
Tutte queste foto sono state scattare in Sicilia, dove con grande pazienza e perseveranza, si attende il momento giusto per issare le reti e raccogliere il frutto delle proprie osservazioni. Lontano dalle strade caotiche delle grandi metropoli, questi percorsi si rivelano forse meno fertili per la fotografia di strada, ma sicuramente gli attimi vissuti hanno spesso il sapore di tempi lontani. ■
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ISSARE LE RETI E RACCOGLIEREIL FRUTTO DELLE PROPRIE OSSERVAZIONI
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BIO
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ZoeBe mixa con estrema fluidità vari media, passando
dalla tavoletta grafica alla macchina fotografica con passi e derviscio regalandoci visioni Pop.Personalità eclettica: un’artista digitale, una fotografa, lavora nel settore dl graphic design e delle arti visive.
ZOeBE
ORME
ABITO
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La direzione non è mai la stessa, un percorso in un lampo di tempo nel quotidiano incontro lo stupore dei giorni.La strada ricorderà le nostre orme. ■
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LA STRADA RICORDERÀ LE NOSTRE ORME
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LA STRADA RICORDERÀ LE NOSTRE ORME
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Indossare, dimorare. Un oggetto vestito, un luogo vissuto o entrambi per indagare il rapporto intimo tra individuo, identità, spazio e tempo
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LA REDAZIONE
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