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Biografie con lo stile di un’azienda
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Brovedani S . p . A . 3 3 0 7 8 S a n V i t o a l T a g l i a m e n t o ( P N ) I t a l y - Z . I . P o n t e R o s s o - V i a V e n z o n e , 9 P h . 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 1 1 F a x 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 6 0 E x p . 8 5 9 3 . 1 2 6 / 1 2 7 / 1 2 9 e - m a i l : i n f o @ b r o v e d a n i . i t
Scala 2:1Profilo 10 denti
Scala 2:1Scala 2:1 Profilo 48 Denti
Dettaglio "D"Particolare profondità
testimonio dente largo
SEZ. A-ASEZ. C-C
SEZ. B-B
88.2˚
78.2˚x9
ø18.25
Forma ottenutada processo di formatura
ø22
29
ø24.
15
ø30.7
3.75
Dente fasatocon il dente largo
Linea mediadel dente largodi riferimento
Tratto con diametro internodentatura incompleto
Testimonio del dente largoquesta distanza
0.2
0.2m
ax
"D"
ø25.
5
8
15˚
8.7
14.45
7.5˚
ø25.77
ø27.12
8.7 Dentaturaa pienaprofondità
15˚
Dentatura a pienaaltezza
10711.7
6min
"D"
Dettaglio "D"
ø19.025
5
Distanza cordale rilevataa Calibro Reska Composite ø19.50
Misura effettuatasulla cresta del dente
A
A
B
B
C
C
C
A
10:1
+0.04-0.03
+3-3
+0.
15-0
.05
+0.25-0.25
+0.5-0.5
+0.5˚
-0.5˚
+1-1
+0.
15-0
+0.02-0.08
+0.
2-0
.2
+0.087-0.076
+0˚30'-0˚30'+0.05
-0.05
+0.1-0.1
+0˚-5˚
+0.5-0.5
+0.5-0.5
4:1
+0.05-0.05
+0.05
7-0
.022
+0.2
-0.3
A0.2
B0.2
MAR
Zo
APRI
LE
FARE LEVA SU NUOVE STRATEGIE
ALBERO TUBOLARE PER COLONNA STERZO
Datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo. Simplicio, VI sec. d.C.
L’uso della leva per “pesare”
l’area del segmento parabolico
Archimede non è il primo studioso greco ad occuparsi della leva e ad introdurre il suo principio fondamentale, ma l’approccio fisico-geometrico della sua opera e l’ampiezza delle sue teorie sui baricentri rappresentano una novità rispetto alle trattazioni filosofiche di predecessori come Aristotele.
La leva diventa per Archimede un “ metodo” insostituibile di lavoro: uno strumento strategico per pesare l’imponderabile o per risolvere nuovi problemi di ingegneria. Attraverso la leva-stadera egli misura l’area del segmento di parabola e confronta tra loro i volumi dei solidi. Con le risorse della leva inventa macchine (lgvamasa = mecanemata) di sollevamento e marchingegni bellici per la difesa di Siracusa.
Anche la Brovedani si avvale oggi di nuove strategie e di nuovi punti di forza, sui quali fare leva per affrontare sfide sempre più difficili. Come la gestione per progetti o il sistema di key-accounting, che consente di raccogliere gli stimoli delle aziende clienti e di tradurli in impulsi creativi e soluzioni innovative, sempre più determinanti per la loro crescita nel mercato mondiale. Un “ metodo” di lavoro, quello della Brovedani, che esprime il passaggio da un atteggiamento reattivo ad uno proattivo.
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Brovedani S . p . A . 3 3 0 7 8 S a n V i t o a l T a g l i a m e n t o ( P N ) I t a l y - Z . I . P o n t e R o s s o - V i a V e n z o n e , 9 P h . 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 1 1 F a x 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 6 0 E x p . 8 5 9 3 . 1 2 6 / 1 2 7 / 1 2 9 e - m a i l : i n f o @ b r o v e d a n i . i t
ø17.
8 h1
1
ø19.
5 m
ax
(R0.85)
Dett"E"
Dett"2"
1
10:1
+0.5+0
2.5:1
Dett"B" 60˚R2
ø14
h11
10:1+0.5+0
Rz10Rmax15
Dett"A"
60˚R2
[2.9]
Sm 0.4x45˚
30˚ R0.4
ø7.7
ø12.
15
3
ø4 ø20.
5 30˚
ø6.6
ø8.5
h11
1.9
R0.85
ø11.
8
2.5:1
+0.
07+
0
+0.
15-0
.15
+0
-0.1
Rz16
+0.05+0
+0
-0.1
+0.1+0
25˚
ø14.
7
R1.2
30˚
R0.15max
ø15
h11
1.6
ø16.
12
6.5
Dett"C"
D ru
llatu
ra
5:1
Rz10Rmax15
+0.25+0
+0
-0.2
+0.5+0
+0
-0.0
6
L13
L7
L11 min0.5x45
dopo intestaturadello stampato
dopo tornituradel profilo
+0.1-0.1
+0.1-0.1
Rz20
AB0.14
Centrino R4.0x8.5Secondo N13 F26/1
1.2x45˚
*L12*L13L2
27.7
L10L9L7
D1ø1
8.15
*- Quote fase intestatura
dopo intestatura
1x45˚
Dett"E"
Dett"B"
Dett"C"
Dett"1"
Dett"A"
L16L18
L4
ø14.
35
- Il particolare deve rispettare i requisiti della Norma 2580 con obbligo di dichiarazione spec.Brovedani N000058- Quote centrini riferimento disegno Brovedani 7601620
A B
Rz20
+0.1-0.1
+0.1-0.1
+0.1-0.2
+0.15-0.15
+0.1-0.1
+0.3 -0.3
+0.1+0
+0.2+0 +0.1-0.1
+0
-0.3
+0.
07+
0
+0.
07+
0
AB0.15
AB0.14
DALLA FORMA IDEALE ALLA FORMA UTILE
MAG
GIo
GIUG
No
Trisezione del cerchio
Spirale di Archimede
ALBERO DEL MOTORINO DI AVVIAMENTO AUTOLa matematica greca si confronta per molti secoli con i tre problemi classici: la quadratura del cerchio, la duplicazione del cubo, la trisezione dell’angolo.Ed Archimede propone la soluzione del terzo problema utilizzando la spirale che oggi porta il suo nome: la curva descritta da un punto che si muove di moto rettilineo uniforme lungo un raggio, a
sua volta in rotazione uniforme intorno al suo centro (equazione polare: r = a). Una passione, quella per le spirali, che Archimede trasferisce nel campo dell’ingegneria: è il caso della coclea, utilizzata per il sollevamento delle acque del Nilo a scopi irrigui.
Dalla geometria come sfida teorica alla geometria come strumento di lavoro. Dalla forma ideale alla forma utile. Un rapporto stretto ed efficace tra principi ed applicazioni, tra la ricerca e la realtà che è anche alla base della filosofia Brovedani: grazie ad un percorso di co-progettazione e di costruzione fondato su modelli di riferimento e processi rigorosi, per arrivare sempre al cuore delle funzionalità richieste e delle precise esigenze del cliente.
Rilievi da eseguire sul ø6.6 e ø2.8
non concavoRoSm0.15 max.
S1S1
A0.0150.001
9.70+0.09-0.09
l=0.
8 (T
p%>
40: L
ivel
lo d
i sez
ione
del
pro
filo
c=0.
125
mic
ron
1
2
Rtm2
B
B1.502.50
Rilievi da eseguire sul ø6.8 e ø5.6non convessoRilievi da eseguire sul ø6.8
AA
0.030.01
A
ø8.2
ø2.0
0ø6
.20+0
.05
-0.0
5
Aø0
.1
0.06
S1
1.001.65
+0-0.25 0.
10 m
ax
Vedi specifica DCQ 74 ZNOTE:
Pezzo esente da bave visibili a 10x Z
Sheet th: 1 mm
Saldare con laser sec.norma DCQ165ammessa saldatura non continuama a passi regolariCarico di separazione > 500 NVedi norma di collaudo N56.30
SEZ. B-B
Superfici in cui deve essere verificatolo spessore del riporto di cromo richiestoSuperfici in cui deve essere verificatala finitura superficiale richiesta
1
ø8.3ø4
.701.2
+0.0
5-0
.05
+0.0
05-0
.005
*0.0610:1
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27 28 29 30
31 33 34 3532
Brovedani S . p . A . 3 3 0 7 8 S a n V i t o a l T a g l i a m e n t o ( P N ) I t a l y - Z . I . P o n t e R o s s o - V i a V e n z o n e , 9 P h . 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 1 1 F a x 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 6 0 E x p . 8 5 9 3 . 1 2 6 / 1 2 7 / 1 2 9 e - m a i l : i n f o @ b r o v e d a n i . i t
LUGL
Io
AGoS
To
CONCENTRARE LE ENERGIE
L’USO DEL LASER PER MISURARE, SALDARE, FORARE Tubetto
Ma anche quella parte era stata munita allo stesso modo di ogni attrezzatura di macchine da guerra
a spese e a cura di Ierone nel corso di molti anni, dall’abilità senza pari di Archimede.
Tito Livio, Ab urbe condita
Ancorina magnetica
Uomo di astratta e profonda scienza - ed in quanto tale perfetto interprete e protagonista della cultura greca - Archimede viene persuaso dal re Gerone di Siracusa e dai concittadini “ a volgere qualche po’ della sua arte dalla teoria alla pratica” (Plutarco, Vite Parallele).Come testimoniano Polibio e Tito Livio, i risultati di questa parziale “ conversione” sono convincenti:
macchine che seminano il panico tra i Romani durante l’assedio di Siracusa, come i leggendari specchi ustori, che fanno convergere i raggi solari sulle navi nemiche, per incendiarle. Il concetto di “ specchio ustore” suggerisce in modo emblematico la capacità archimedea di far confluire principi ed idee nelle applicazioni. Di concentrare le energie per raggiungere dei risultati.
Anche per Brovedani “ concentrare le energie” è molto più di uno slogan: da una parte è una perfetta metafora che traduce il senso di una organizzazione aziendale per processi, dove ogni ruolo ed ogni tensione individuale sono integrati in un lavoro di squadra e finalizzati al conseguimento consapevole di un obiettivo finale. Dall’altra un modo sintetico e significativo per esprimere l’efficacia di nuove tecnologie, come le applicazioni del raggio laser, che hanno radicalmente cambiato e perfezionato gli strumenti ed i metodi di lavoro: dalla realizzazione alla misura.
ARCHIMEDE.
L’ONDA LUNGA DEL GENIO
PER ESSERE PRECISI
Il ritratto di Archimede campeggia sulla Medaglia Fields,
massimo riconoscimento mondiale in campo matematico.
Lo accompagna il motto
“ Transire suum pectus mundoque potiri”.
Ovvero: “ Trascendere le limitazioni umane
e padroneggiare l’universale”.
285 – 212 a. C.
CALENDARIO 2005
2005Illustrazioni originali di Giulio De Vita
Esistono luoghi, momenti e
situazioni che accelerano il
cammino della cultura e della
scienza: è quanto accade tra
il 1926 e il 1938 presso l’Istituto di
Fisica dell’Università di Roma, in
Via Panisperna 89a. Qui il lungimirante direttore Orso Mario Corbino
istituisce la prima cattedra italiana di Fisica Teorica, che nell’autunno
del 1926 è vinta dall’appena venticinquenne Enrico Fermi,
laureatosi a Pisa nel 1922 e forte di un prestigioso
background acquisito negli ambienti
scientifici di Göttingen, sotto la
guida di Max Born, e di Leiden, dove
è entrato in contatto con Albert
Einstein.
Corbino intuisce il genio e il carisma
eccezionale del giovane scienziato e la
possibilità di costruire intorno alla sua
figura una scuola di livello europeo.
È l’incipit di una splendida“reazione a
catena”, di un fermento di ricerca (e di
amicizia) che accende gli entusiasmi di una
comunità scientifica appassionata e motivata
dal suo leader e che culmina nei risultati del
1934, quando Fermi e i suoi collaboratori, alcuni
molto giovani, intraprendono un intenso e
sistematico programma sperimentale, finalizzato
alla produzione di radioattività
artificiale: si impiegano neutroni
per il bombardamento del nucleo, si
scoprono le eccezionali proprietà
dei neutroni lenti, si apre la
strada verso la scoperta della
fissione nucleare. Gli esperimenti – talora effettuati
con strumenti “artigianali” – sono sempre affiancati
da rigorose analisi teoriche, in quello stretto
collegamento tra teoria e sperimentazione che
contraddistingue il modus operandi fermiano.
Fermi approda così al Premio Nobel nel 1938 ed il
suo gruppo passa alla storia come i “Ragazzi di
Via Panisperna”. Se tra i “ragazzi” hanno un ruolo
determinante i fisici Franco Rasetti, Emilio
Segrè, Edoardo Amaldi, Bruno Pontecorvo,
diversamente significativo è anche l’apporto
di Ettore Majorana, Oscar D’Agostino, Giulio
Cesare Trabacchi, Enrico Persico...
Questa impresa collettiva proietta la fisica
italiana ad un livello di eccellenza mai
più raggiunto dai tempi di Galileo ed è
all’origine di quella scuola romana che
occuperà un posto di primo piano nel
panorama scientifico mondiale.
Il Calendario 2006 propone due piani di lettura: da una
parte la condivisione di valori espressi dalle personalità
dei “ragazzi di Via Panisperna”. Dall’altra, uno sguardo
dentro la tecnologia Brovedani, ispirato da quella moderna
tensione di profondità che è stata alla base della ricerca
del gruppo romano e che porterà Enrico Fermi a liberare
le enormi risorse di energia racchiuse nell’atomo e nella
formula “profetica” di Albert Einstein: E=mc2.
Un modo di pensare e di operare che, senza pretese di
confronto, assume un preciso significato per la Brovedani:
guardare dentro “l’infinitesimo”, per sprigionare “le infinite”
potenzialità dinamiche in esso racchiuse.
Guardare dentro: per liberare energia
PER ESSERE PRECISI
Via Panisperna:quella strada che attraversava la Fisica
In copertina: D’Agostino, Segrè, Amaldi, Rasetti e Fermi
fotografati da Pontecorvo (Roma 1934)
A fianco: Attestato dell’avvenuto deposito il 26 ottobre
1934 della domanda di brevetto da parte
del gruppo di Fermi (archivio Amaldi)
In copertina:
Lettera dagli Stati Uniti di Enrico Fermi
ad Edoardo Amaldi (15 agosto 1944).
Il suo contenuto testimonia che il rapporto tra i “ragazzi”
è ancora vivo: “Caro Edoardo...ho occasione di vedere ogni tanto Emilio,
Bruno Pontecorvo e Bruno Rossi. Stanno tutti bene di spirito e di corpo. Enrico fermi”
I Ragazzi
di Via Panisperna
Una storia di creatività italiana
Calendario 2006
2006
L’ idea. L’obiettivo. La sintesiUn genio con l’istinto del manager
Enrico Fermi è riconosciuto come il “Prometeo della fisica nucleare”. Genialità, determinazione,
carisma lo impongono come l’indiscusso leader del gruppo di Via Panisperna. “L’ultimo individuo
dei nostri tempi che abbia raggiunto le più alte vette sia della teoria sia dell’esperienza e abbia
così dominato tutta la fisica.” È la testimonianza di Emilio Segrè: allievo, collega, amico.
B r o v e d a n i S . p . A . 3 3 0 7 8 S a n V i t o a l Ta g l i a m e n t o ( P N ) I t a l y - Z . I . P o n t e R o s s o - V i a V e n z o n e , 9 P h . 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 1 1 F a x 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 6 0 E x p . 8 5 9 3 . 1 2 6 / 1 2 7 / 1 2 9 e - m a i l : i n f o @ b r o v e d a n i . i t
Un incontro di valori
Teoria e prassi, intuizione e verifica, creatività ed
organizzazione sono tutti valori. E di questi valori
la figura di Enrico Fermi rappresenta una luminosa
sintesi. Un modello emblematico che ispira ed
alimenta lo spirito Brovedani.
0201SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH
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Guardare dentro” i fenomeni visibili per ottimizzare quelli invisibili: “calare lo sguardo”
all’interno di fori di 1,8 mm di diametro, per accoppiare la spina idonea per un assemblaggio su
foro sotto controllo dinamico. Un apposito sistema misura l’intensità istantanea della forza di
piantaggio in funzione dello spostamento della spina dentro il foro. Questa forza deve sottostare
a vincoli inferiori (spina “debole”) e superiori (spina “dura”).
Nel monitor diagrammi delle forze di piantaggio sull’unità di assiemaggio spine sinistrae destra
“
Enrico Fermi
1- Schema delle ultime lezioni di Fermi2- La famiglia Fermi all’arrivo a New York, 2 gennaio 1939 (Archivio Amaldi)3- Elettromagnete trocoidale (Collezione Fermi, Museo di Fisica de “La Sapienza”)
1
2
3 Bruno Pontecorvo
1- Documento scientifico di Bruno Pontecorvo2- Congresso di Fisica Nucleare, Roma 1931 (Archivio Amaldi)
Tra i presenti:A- R.A. Millikan; B- M. Curie;C- G. Marconi; D- N. Bohr;E- B. Rossi; F- W. Heisenberg;G- O. Stern; H- A.W. Richardson;I- A.H. Compton; L- E. Fermi;M- O.M. Corbino; N- E. Persico;O- F. Rasetti; P- G.C. Trabacchi.
Il livello e la provenienza dei partecipanti testimoniano il credito internazionale raggiunto dall’Istituto di Fisica sotto la direzione di Corbino
0807SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH
01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
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Conoscenza e ricerca senza frontiereUno scienziato tra due mondi
Italia, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada ed infine Unione Sovietica, dove si
trasferisce a Dubna nel 1950: specchio di una formazione unica, il percorso professionale di
Bruno Pontecorvo testimonia una straordinaria apertura mentale. Anche con scelte difficili
e controverse, ma sempre ispirate dalla sincera ideologia sociale di un uomo colto e sensibile.
La dimensione internazionale
Importare ed esportare idee”. Confrontarsi con il
mondo, per essere nel mondo. Per la Brovedani questa
filosofia si traduce oggi in un mercato di respiro
mondiale, anche grazie alla configurazione sempre
più internazionale del gruppo industriale.
Guardare dentro” la lavorazione meccanica in fieri: è quello che
avviene nel controllo in tempo reale dello sforzo dell’utensile
durante la tornitura.
Un profilo di sforzo irregolare rivela infatti che l’utensile
potrebbe non garantire la corretta prestazione di taglio,
consentendo quindi la sua eventuale sostituzione. Con due
risultati: ottimizzazione economica e di performance di qualità,
grazie alla immediata identificazione degli utensili con ciclo di
vita eccezionalmente anomalo.
B r o v e d a n i S . p . A . 3 3 0 7 8 S a n V i t o a l Ta g l i a m e n t o ( P N ) I t a l y - Z . I . P o n t e R o s s o - V i a V e n z o n e , 9 P h . 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 1 1 F a x 0 4 3 4 . 8 5 9 3 . 1 6 0 E x p . 8 5 9 3 . 1 2 6 / 1 2 7 / 1 2 9 e - m a i l : i n f o @ b r o v e d a n i . i t
27 28 29
32
30
33 34
31
35
Il grafico descrive lo sforzo durante il taglio in funzione dell’avanzamento, con i relativi limiti di guardia
“
“
1
2
ab
c
de
f
gh
i
l
m
n
o
p
Zona lavoro plurimandrino
Limite max
Soglia allarme
In collaborazione con il Museo del Dipartimento di Fisica – Università “La Sapienza” di Roma
Brovedani S.p.A. 33078 San Vito al Tagliamento (PN) Italy - Z.I. Ponte Rosso - Via Venzone,9 Ph. 0434.8593.111 Fax 0434.8593.160 Exp. 8593.126/127/129 e-mail: [email protected]
’07febbraio
gennaio MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE TH FR SA SU MO TU WE
01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28
01
Il punto di forza di un gruppo industriale come BROVEDANI è la creatività, testimoniata dalle molte soluzioni originali e più in generale
dai profondi contenuti d’innovazione portati nel campo della meccanica fine B2B, sia nella concezione del prodotto, sia in quella parallela ed interfunzionale dei processi produttivi e della loro industrializzazione. Questo atteggiamento proattivo, problem solver, sostenuto da una evoluzione profonda dei servizi di engineering, accresce l’esigenza di proteggere le idee e il loro valore di mercato, come insegna in modo emblematico la contesa epocale intorno all’invenzione del telefono, con le sue enormi ricadute economiche ancora attuali.
02 03 04 05
06 07 08 09
26 brevetti depositati e 16 concessi: dalla batteria galvanica a un bruciatore per lampade a cherosene, a tecnologie per la
fabbricazione della carta e di candele steariche. In questo fermento creativo Meucci coltiva a lungo l’intuizione più geniale: quella del “telettrofono”, perfezionata a New York tra il 1851 e il 1871. È l’invenzione negata, intorno alla quale si scatena la disputa con l’inventore ufficiale Alexander Graham Bell, segnata da alterne vicende legali e assurde sentenze, come quella del giudice William J. Wallace. La paternità dell’idea del secolo è in realtà rivendicata da altri protagonisti, tra cui il valdostano Innocenzo Manzetti ed Elisha Gray, che deposita un suo caveat (annuncio temporaneo di brevetto) solo due ore dopo A.G. Bell!
L’INVENZIONE CONTINUA.L’INVENZIONE NEGATA
Oggi, per BROVEDANI, la migliore garanzia a protezione di questo know-how è la costituzione di un “DNA” aziendale vivo e dinamico, difficile da copiare proprio perché in continua evoluzione: una tensione continua verso l’eccellenza, che genera un vantaggio competitivo permanente.
UN “DNA” CREATIVO E DINAMICO
Il caveat n. 3335 con la descrizione del “telettrofono”: si tratta di un “preliminare di brevetto” a rinnovo annuale, depositatoda Meucci il 28 dicembre 1871 e scaduto nel 1874 per l’impossibilità di pagare la tassa di mantenimento di 10 dollari.
Da un semplice cilindro a una forma elaborata:“in un colpo solo”.
Un unico processo di estrusione della durata di 3,6 secondi, che
traduce un complesso equilibrio di valutazioni: dalla scelta delle
materie prime ai trattamenti superficiali, dalle tolleranze alle
prestazioni delle attrezzature. Il tutto a sfrido 0.
La creatività BROVEDANI è anche questo: ampiezza di analisi,
potenza di sintesi.
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Le imprese di Antonio Meucci e di Guglielmo Marconi hanno aperto la strada verso tecnologie attuali come Internet o la telefonia mobile.
Una rivoluzione che abbatte frontiere fisiche e mentali e si può riassumere in due parole: il mondo in tasca. In questo clima culturale, anche per un gruppo come BROVEDANI la comunicazione gioca un ruolo sempre più strategico, con molteplici valenze e a più livelli. Innanzitutto in ambito tecnico, dove la telematica e l’adozione del sistema EDI (Electronic Data Interchange) consentono una modalità innovativa di scambio dati tra sistemi informativi.
Una dimensione interorganizzativa di lavoro che riduce tempi e costi per la gestione di documenti, aumentando l’efficienza logistica globale. Anche Internet e Intranet sono sempre più recepiti e utilizzati come naturali piattaforme di lavoro, condivise dalla “comunità virtuale” BROVEDANI.
Comunicare. Superare frontiere fisiche e mentali. La storia dell’Italia è una storia di aperture e di esplorazioni, di
tolleranza e di curiosità. È la storia di Marco Polo e di Cristoforo Colombo. È una storia che unisce con un filo ideale Antonio Meucci al “padre della radio” Guglielmo Marconi, i due grandi Italiani che hanno contribuito in modo decisivo alla nascita della comunicazione a distanza, tra XIX e XX secolo.
Un legame, questo, non solo simbolico: verso il 1930 il Nobel Guglielmo Marconi, Presidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), avvia una ricerca per valorizzare il contributo di Meucci all’invenzione del telefono. Qualche anno dopo si reca in pellegrinaggio a Clifton, Staten Island, dove, solo e “a capo scoperto”, sosta davanti al cottage dello sfortunato fiorentino.
COMUNICARE:UN TALENTOTUTTO ITALIANO Modello di uno
dei tanti telefoni ideati da Meucci.
Francobollo con i ritratti di Meucci e Marconi per il I Centenario della UIT (Unione Internazionale Telecomunicazioni) nel 1965.
Monumento in onore di Antonio Meucci eretto nel 1923 davanti al cottage di Clifton, Staten Island, e realizzato in Italia dallo scultore Ettore Ferrari con marmo offerto dal Comune di Roma e col bronzo proveniente dai cannoni austriaci di Vittorio Veneto.
IL MONDO IN TASCARAPPORTO DI MISURA
PEZZI
DIFETTI Con Internet è anche possibile inviare e ricevere a distanza
le sequenze di controllo dei componenti. Per il network delle
aziende BROVEDANI questo significa trasferimento continuo di
informazioni, e-training, verifiche incrociate di qualità in tempo
reale, prevenzione e riduzione degli sprechi.
L’onda lunga dell’invenzione di Meucci continua a rivoluzionare
il sistema produttivo!
Brovedani S.p.A. 33078 San Vito al Tagliamento (PN) Italy - Z.I. Ponte Rosso - Via Venzone,9 Ph. 0434.8593.111 Fax 0434.8593.160 Exp. 8593.126/127/129 e-mail: [email protected]
IL TELETTROFONO
DI ANTONIO MEUCCI
La prima applicazione di Antonio Meucci sulla trasmissione
della voce a distanza risale al 1834, quando presso il Teatro
della Pergola di Firenze costruisce un tubo acustico per
comunicare dal piano del palcoscenico a quello dei soffittisti.
È però solo nel 1849, a Cuba, che un evento fortuito durante
un esperimento di elettroterapia gli fa intuire per primo nella
storia la possibilità di trasmettere la voce umana per
via elettrica, la base teorica dell’invenzione del telefono.
Nel 1854 realizza nel cottage di Clifton una prima linea
telefonica fissa che collega il suo studio alla camera della
moglie Ester Mochi (1), immobilizzata da una grave forma di
artrite reumatoide. Fino al 1871 sperimenta più di trenta tipi
di apparecchio su questo collegamento: dal primo telefono
elettromagnetico del 1856 (2), al primo apparecchio con
nucleo magnetizzato in modo permanente (3) del 1857,
fino al “miglior strumento” della sua vita (4), realizzato nel
1865 con una scatola di sapone da barba e un diaframma
metallico. Gli esperimenti lo portano ad anticipare studi
fondamentali nel campo delle telecomunicazioni, come
dimostrano gli appunti del 1870 sul carico induttivo delle
linee elettriche, inseriti nell’affidavit dell’avvocato Michele
Lemmi in occasione del processo Bell/Globe.
ANTONIO MEUCCI’S
TELETTROPHONE
Antonio Meucci’s first application of human voice
transmission over distance dates back to 1834, when he
built an acoustic tube to establish communications between
the stage and technicians in charge of ceiling equipment
in a theater. However, it was only during a chance event
in the midst of an electrotherapy experiment in Cuba in
1849 that he perceived - for the first time in history - that
the human voice could be transmitted electrically,
which is the theory behind the telephone. In 1854, in his
cottage at Clifton, Meucci set up his first telephone line. It
connected his study to the bedroom of his wife, Ester Mochi
(1), who was bedridden with a serious form of rheumatoid
arthritis. From then until 1871, he experimented with over
thirty types of equipment on this connection. They included
the first electromagnetic telephone in 1856 (2), the first
unit with a permanently magnetized core (3) in 1857,
and the “best instrument” of his life (4) in 1865, which
was made of a shaving soap box and a metal diaphragm.
These experiments anticipated crucial studies in the field
of telecommunications, as demonstrated by the notes he
wrote in 1870 on inductive load in electric lines.
The notes were included in an affidavit submitted by attorney
Michele Lemmi at the Bell/Globe trial.
LE « TÉLETTROPHONE »
D’ANTONIO MEUCCI
La première application d’Antonio Meucci sur la
transmission de la voix à distance remonte à 1834 quand,
au Théâtre de la Pergola de Florence, il fabrique une « pipe
téléphonique » pour communiquer entre des plateaux
techniques distants d’une vingtaine de mètres. Ce n’est
cependant qu’en 1849, à Cuba, qu’un événement fortuit
pendant une expérience d’électrothérapie lui donne
l’intuition qu’il est possible transmettre la voix humaine
par voie électrique : c’est la base théorique de l’invention
du téléphone. En 1854, il réalise dans son cottage de
Clifton une première ligne téléphonique fixe qui relie son
laboratoire à la chambre de son épouse Ester Mochi (1),
immobilisée par une grave forme d’arthrite rhumatismale.
De 1854 à 1871, il expérimente plus de trente types
d’appareil sur cette liaison : du premier téléphone
électromagnétique de 1856 (2), au premier appareil avec
noyau magnétisé de façon permanente (3) de 1857,
jusqu’au “meilleur instrument” de sa vie (4), réalisé en
1865 avec une boîte de savon à barbe et un diaphragme
métallique.
Ses expériences le portent à anticiper des études
fondamentales dans le domaine des télécommunications,
comme le démontrent ses notes de 1870 sur la charge
inductive des lignes électriques insérées dans
l’affirmation de Maître Michele Lemmi à l’occasion du
procès Bell/Globe.
DAS „TELETTROFONO”
DES ANTONIO MEUCCI
Die erste praktische Anwendung einer Fernsprechver-
bindung realisierte Antonio Meucci im Jahre 1834, als er
im Teatro della Pergola in Florenz ein Akustik-Rohr-Telefon
konstruierte, um von der Bühne aus mit den Bühnentech-
nikern der Obermaschinerie kommunizieren zu können.
Aber erst 1849 ließ ihn ein zufälliges Ereignis, während ei-
nes Experiments mit der Elektrotherapie in Kuba als ersten
in der Geschichte die Möglichkeit der elektrischen Über-
tragung der menschlichen Stimme erahnen, was die
theoretische Grundlage für die Erfindung des Telefons wer-
den sollte. Im Jahre 1854 realisierte er im Cottage in Clifton
eine erste feste Telefonleitung, welche seine Werkstatt mit
dem Zimmer seiner Frau Esther Mochi (1) verband, das sie
wegen einer schweren rheumatischen Arthritis nicht mehr
verlassen konnte. Bis 1871 experimentierte er mit über 30
Arten von Apparaten für diese Art der Verbindung: vom er-
sten elektromagnetischen Telefon des Jahres 1856 (2), dem
ersten Apparat mit permanent magnetisiertem Kern (3) des
Jahres 1857, bis zum “besten Instrument” seines Lebens
(4), das er 1865 aus einer Rasierseifenschachtel und einer
Metallplatte fertigte. Seine Versuche brachten ihn dazu,
den tiefgehenden Studien auf dem Gebiet der Telekommu-
nikationen vorzugreifen, wie seine Aufzeichnungen über die
induktive Belastung von Stromleitungen aus dem Jahr 1870
aufzeigen, die im Affidavit des Rechtsanwalts Michele Lem-
mi anlässlich des Prozesses Bell/Globe enthalten waren.
1.
2.
3.
4.
TRANSLATION OF MEUCCI’S MEMORANDUM BOOK
(National Archives & Records Administration, Washington, D.C. – RG48, Interior Dept. file 4513 – 1885, Enclosure 2:
Affidavit of M. Lemmi, dated 26 Sept. 1885) [pp.35-36, Sept. 1870) ~Experiment made the 27th inst. I put at the middle of the conductor, a magnetized horse-shoe, the two bars, that is to say, the two poles N.S. united to the conductor – it gave me good satisfaction, but if the conductor were of copper instead of iron. I think it would be better (to be tried) as to unite to the centre of the conductor a strong bobbin, placing in the centre of said bobbin a strong magnetic iron bar, or if not placing it before the tube to transmit with one of the poles, the other pole being in contact with the earth. (...)
The best methods are the bobbin or loadstone, but the horse-shoe is better to have it put before the instrument, be it the receiver or the transmitter, as that to receive the earthen electricity, placing the conductor as it is shown by drawing No. 4 which works like if it was helped by a galvanic battery. (...)
Carico induttivo
delle linee elettriche.
Inductive load
in electric lines.
Charge inductive
des lignes électriques.
Induktive Belastung
von Stromleitungen.
CALENDARIO 2007
Firenze, 13 Aprile 1808 • New York, 18 Ottobre 1889
2007In collaborazione con ing. Basilio Catania (1926 – 2010), vindicator di Antonio Meucci; The Garibaldi-Meucci Museum; The Order Sons of Italy in America; Ente Friuli nel Mondo
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Brovedani Group s.p.a. 33078 San Vito al Tagliamento (Pn) Italy · z.i. Ponte Rosso · Via Venzone,9 · Ph. +39 0434.849511 · Fax +39 0434.849564 · www.brovedanigroup.com
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Vinegia citta aperta
ebbraio F
Partenza di Marco Polo da Venezia nel 1271-XV secolo
Oxford, Science Archive© 2005 Foto Scala Firenze/HIP
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inegia”: Venezia. Ogni viaggio è ispirato da un punto di partenza, dalle opportunità di un luogo e di un’epoca. Tra Duecento e Trecento la città lagunare è una “metropoli” di centomila abitanti, capitale di una Repubblica
cosmopolita che estende il suo network commerciale dall’Alto Adriatico alla Crimea. Dopo la presa di Costantinopoli nel 1204, il doge è stato nominato “dominatore della quarta parte e mezza dell’impero di Romània” e Venezia ha ricevuto in cambio tre ottavi di Costantinopoli, l’Epiro, le isole Ionie, le Cicladi e tante altre città portuali, terre costiere e basi strategiche che rafforzano il suo primato nel Mediterraneo. Venezia è una città aperta. Frequentata da mercanti Veneti, Istriani, Lombardi, Emiliani, Genovesi, Toscani; ma anche Schiavoni (Dalmati), Greci, Francesi, Tedeschi, Ebrei. È una città in fieri, un fragile cantiere di case di legno con tetti di paglia, di esili ponti senza gradini, di scoli a cielo aperto. Possiamo immaginare il giovane Marco Polo che attraversa l’orto erboso di Piazza San Marco: Venezia è ancora lontana dai suoi splendidi fasti monumentali, ma ormai vicina a quei due secoli di gloria che la vedranno capitale economica del mondo, come in seguito saranno Londra e New York.
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thE city with a layErED hiStory
what is left of Marco Polo’s Venice, a lost city where lasting signs of self-
conscious grandeur once flourished on a precarious urban fabric? Fragmentary
evidence of Romanesque-Byzantine architecture endures, such as the
permanent traces sublimated into the superb “monumental lightness” of St.
Mark’s Basilica (1), the city’s masterpiece, along with “contaminated” evidence
scattered among buildings from the XII and XIII centuries, with their typical
porticos on the ground floor and their horseshoe-shaped loggias (2).
It is far easier to understand the spirit of Marco Polo’s venice.
It had the vitality to produce two centuries of glorious advancement and three
more of creative decline, and the ability to integrate and elaborate, which was
the unique talent of a city suspended between the West and an East that still
“encrusts” its walls. A walk through the calli (narrow streets), campi (small
squares), fondamenta (streets running along canals) and salizade (paved streets)
of this incomparable city with a layered history thus becomes a voyage through
a wondrous time, as revealed by faded flashes of a lopsided cosmopolitan past
that leans Eastward.
And so we find the famous “Tetrarchies” (3), an Egyptian-Syriac sculpture from
the 4th Century, at the Basilica’s southern corner. And a winged Lion (4), an
age-old magical symbol in Sassanid or Chinese art, on one of the two elegant
columns in the Piasseta (“St. Mark’s Square” in Venetian dialect). And a splendid
four-horse team in bronze (1), which was plundered from the hippodrome in
Constantinople, in St. Mark’s Basilica. And obscure Oriental remnants of a lesser
Venice - from the turbaned Moors (5) that lived in the Cannaregio campo of the
same name, to the city’s stone monkeys and dromedaries (6). And there’s the
word fondaco (rooming house-storehouse) that evokes atmospheres of Arab or
Yemenite funduks and an imaginary breeze smelling of their merchandise, silk,
dyes and ginger.
unE villE PaliMPSEStEQue reste-t-il de la Venise de Marco Polo ? Quelles traces peut-on retrouver
de cette ville perdue, dont l’ébauche de structure urbaine laissait entrevoir les
premiers signes durables d’une grandeur illuminée ? On retrouve des présences
fragmentaires de l’architecture romano-byzantine, fixées et magnifiées par
l’inégalée « légèreté monumentale » de la Basilique Saint-Marc (1) ou parsemées
et métissées dans les palais publics et privés les plus antiques remontant aux
XIIe et XIIIe siècle, avec les typiques arcades au rez-de-chaussée et la loge aux
arcs en fer à cheval (2).
En revanche, il est plus facile de retrouver et comprendre l’esprit authentique
de la venise de Marco Polo, la vitalité qui l’ont portée glorieusement à deux
siècles d’apogée, suivis de trois siècles d’un déclin non dépourvu de créativité.
La capacité unique d’intégrer et élaborer : le talent d’une ville suspendue entre
l’Occident et cet Orient qui, aujourd’hui encore, « marque » ses constructions.
Une randonnée entre calli, campi, fondamenta et salizade de cet incomparable
palimpseste se transforme en voyage dans un imaginaire exotique, dévoilé par
les reflets élimés d’un passé cosmopolite, voué à l’Est.
Comme le célèbre groupe dit des « Tétrarques » (3), situé à l’angle sud de la
Basilique, une sculpture syrio-égyptienne du IVe siècle. Comme le Lion ailé (4)
surmontant l’une des deux élégantes colonnes de la Piazzetta, chimère ultra
millénaire de l’art sassanide ou chinois. Le splendide quadrige, les quatre
chevaux en bronze (1) de la Basilique, pillés dans l’Hippodrome lors du sac
de Constantinople. Comme les détails orientaux moins connus d’une Venise
mineure : les Mori (5) au turban qui peuplent le campo (place) homonyme de
Cannaregio, les singes et les dromadaires sculptés (6). Comme le mot fondaco
(pension ou entrepôt) qui évoque les
ambiances des foundouk arabes ou
yéménites... et le souffle d’un vent
imaginaire, qui apporte la senteur
de marchandises, soie, teintures et
gingembre.
EinE PaliMPSEStiSchE StaDtwas bleibt vom Venedig der Zeit Marco Polos? Welche Spuren sind noch
vorhanden der verlorenen Stadt, wo in einem prekären urbanistisches Gewebe
die ersten bleibenden Zeichen einer bewussten Größe erblühten? Es bleiben die
fragmentarischen Zeugnisse römisch-byzantinischer Architektur. Jene, die in der
unübertroffenen “monumentalen Leichtigkeit” des städtischen Meisterwerks,
der Basilika San Marco (1) festgelegt und gepriesen sind. Jene unter den antiken
öffentlichen und privaten Palazzi aus dem 12. und 13. Jahrhundert verstreuten
und kontaminierten, mit dem charakteristischen Laubengängen und der Loggia
mit hufeisenförmigen Bögen (2). Einfacher ist es, den authentischen geist
jenes venedigs wiederzufinden und zu begreifen. Die Vitalität, die später zu
zwei Jahrhunderte des gloriosen Aufschwungs und weitere drei der kreativen
Dekadenz führen sollten. Die einzigartige Fähigkeit zum Einbeziehen und zum
Weiterverarbeiten: Talent einer zwischen Okzident und Orient schwebenden
Stadt, das noch heute die Mauern “verkrustet”. Ein Spaziergang zwischen Calli,
Campi, den Fondamenta und Salizade dieses unvergleichlichen Palimpsesto
wird so zu einer Reise in eine exotische Zeit, aufgezeigt von den verbrauchten
Lichtblitzen einer kosmopolitischen, nach Osten gerichteten Vergangenheit.
Hier ist also die berühmte Gruppe der “Tetrarchen” (3) an der südlichen Ecke
der Basilika, eine ägyptisch-syrische Skulptur aus der Zeit um 300 n. Chr. Der
geflügelte Löwe (4) auf einer der beiden eleganten Säulen der Piasseta, über
tausendjährige Chimäre sassanidischer oder chinesischer Kunst. Die herrliche
Bronzequadriga (1), die aus dem Hippodrom zu Konstantinopel geraubt wurde
und deren Originale heute im Marciano-Museum stehen. Und das sind die
unbekannten orientalischen Einzelheiten eines geringeren Venedigs: von den
turbantragenden “Mori” (5), den
Mauren, auf dem gleichnamigen
Campo in Cannaregio, bis zu den
zu Stein gewordenen Affen und
Dromedaren der Stadt (6). Das Wort
Fondaco (Handelshaus) erinnert
an die Atmosphäre der arabischen
oder jemenitischen Funduk…ein
imaginärer Windhauch scheint den
Duft von orientalischen Waren,
Seide, Farbstoffen und Ingwer
herüberzuwehen.
3
5
1
una città PalinSESto tra oriEntE E occiDEntEche cosa resta della Venezia di Marco Polo? Quali tracce affiorano di quella
città perduta, dove in una precaria trama urbanistica fiorivano i primi segni
duraturi di una cosciente grandezza? Restano le frammentarie testimonianze
di architettura romanico-bizantina. Quelle fissate e sublimate nell’insuperata
“leggerezza monumentale” del capolavoro urbano, la Basilica di San Marco (1).
Quelle sparse e contaminate tra i più antichi palazzi pubblici e privati risalenti
al XII e XIII secolo, con il caratteristico portico a pianterreno e la loggia ad archi
a ferro di cavallo (2).
Più facile è ritrovare e comprendere lo spirito autentico di quella venezia.
La vitalità che avrebbe prodotto due secoli di gloriosa ascesa e altri tre di
creativa decadenza. La capacità unica di integrare e rielaborare: talento di una
città sospesa tra Occidente e quell’ Oriente che ancora oggi ne “incrosta” i muri.
Una passeggiata tra calli, campi, fondamenta, salizade di questo incomparabile
palinsesto diventa così un viaggio in un tempo esotico, rivelato dai lampi
consunti di un passato cosmopolita, sbilanciato ad Est.
Ecco allora il celebre gruppo dei “Tetrarchi” (3) posti all’angolo meridionale
della Basilica, scultura egizio-siriaca del IV secolo. Il Leone alato (4) posato
su una delle due eleganti colonne della Piasseta, chimera ultra millenaria di
arte sassanide o cinese. La splendida quadriga di cavalli bronzei marciani (1)
depredati dall’Ippodromo di Costantinopoli.
Ecco gli sconosciuti dettagli orientali di una Venezia minore: dai “Mori” (5) con
turbante che popolano l’omonimo campo di Cannaregio, alle scimmie e ai
dromedari (6) pietrificati nella città.
Ecco la parola fondaco (pensione-magazzino) che evoca le atmosfere di funduk
arabi o yemeniti. Ecco il soffio di un vento immaginato, che odora di tinte, di
tessuti, di sete e di zenzero.
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il 2007 segna una svolta significativa per Brovedani, che si riorganizza attraverso
il concentramento dei servizi e il decentramento produttivo con una rete oggi
costituita da sette unità tra Italia, Francia e Slovacchia. La definizione del ruolo di
questa organizzazione corona un piano strategico decennale, attuato secondo
precise linee direttrici:
- decentramento della produzione, per favorire la prossimità fisica ai clienti in ogni parte del
mondo, nell’ottica del Just-in-Time e nello spirito di Full Service Leadership;
- accentramento di engineering e management nella sede centrale, per sviluppare la gestione, la
ricerca, la progettazione tecnologica avanzata, attraverso la concentrazione di know-how e di risorse
specializzate.
Questa dinamica consentirà una più agile proiezione verso nuovi orizzonti extraeuropei. Il Gruppo
potrà consolidare la presenza di vendita in turchia, giappone, india, brasile, rafforzare i profondi
rapporti di partnership con importanti realtà multinazionali degli Stati uniti, esplorare nuovi mercati.
Prossimo, decisivo appuntamento resta quello con la cina, dove Brovedani porterà la propria
esperienza industriale e il valore aggiunto di componenti di qualità.
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La definizione del ruolo
di questa società
corona un piano
strategico decennale,
attuato secondo precise
linee direttrici
uglioL gostoA
verso nuovi orizzonti
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Marco Polo
(1254-1324)
un viaggio
chiaMato futuro
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IOIl comunicato stampa della Mercedes-Benz esprime un concetto fondamentale: è la visione olistica di Karl Benz a segnare l’inizio
della tecnologia automobilistica. La consapevolezza della profonda relazione tra le parti – componenti e funzioni – è anche all’origine della radicale trasformazione di Brovedani da subfornitore puro a partner creativo delle aziende clienti. Con un atteggia-mento mentale sintetizzato dal motto “guardare dentro, guardare oltre” ed espresso sul piano produttivo dalla matura convinzione che “la vera Inge-gneria della qualità non è fatta soltanto di metodi e di tecniche. La qualità va intesa come sistema e come eccellenza di questo sistema”.
automobile ha una data di nascita: il 29 gennaio 1886, giorno in cui Karl Benz presenta domanda di brevetto per la sua “Patent-Motorwagen 37435 […]. Diversamente da altri inventori, Benz non
ha semplicemente “impiantato” un motore a combustione interna nel telaio di una carrozza già esistente […]. La sua concezione strutturale comprende l’intero veicolo: l’inventore aveva infatti compreso con chiarezza che un autoveicolo con motore a combustione interna avrebbe dovuto seguire altre leggi tecniche rispetto a una carrozza a cavalli.”
Informazione Stampa Mercedes-Benz
L’“
PENSARE IN TERMINI DI “SISTEMA”
COMPONENTI PER COMPRESSORIAssieme ottenuto tramite linee integrate sia per la realizzazione dell’albero (tornitura, rullatura, tempra ad induzione in linea e rettifica) che del rotore (tornitura e fresatura).
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Sullo sfondo, reparto di produzione della Benz & Cie. a Mannheim.
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1A sinistra, ritratto giovanile di Bertha Benz. A destra, illustrazione che documenta lo storico viaggio di Bertha Benz con i figli Eugen e Richard.
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23“Comunico, dunque sono”: questa originale rilettura del cartesiano “cogito ergo sum” si adatta allo spirito aperto e decisivo di Bertha
Benz. La qualità dell’essenza si misura infatti anche in consapevolezza di sé, nonché in volontà, coraggio e capacità di esprimere questa consa-pevolezza. Anche per Brovedani la comunicazione – intesa a più livelli come forma-zione, informazione, advertising – è quindi oggi uno strumento fonda-mentale di crescita e di confronto. Di dialogo con gli stakeholders e di trasparente e preciso posizionamento nel mercato.
annheim, mattino del 5 agosto 1888. Bertha Benz, con i figli adolescenti Eugen e Richard, parte verso Pforzheim per una vi-sita alla madre. Niente di eccezionale, se non fosse per l’insolito
mezzo di trasporto: la Patent-Motorwagen 37453, presa all’insaputa del mari-to. Inizia il primo lungo tragitto in automobile della storia: 100 chilome-tri alla velocità massima di 16 km/h! La notizia dell’incredibile “viaggio segreto” di una donna con i due figli e del-l’arrivo coronato da successo la sera stessa, fa il giro della Germania. Il gesto di appassionata fiducia di Bertha scioglie le riserve di Karl sulla sua “creatura meccanica”, smuove con clamore i potenziali clienti e apre la nuova era del marketing automobilistico.
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LA “MOTORIZZAZIONE gLObALE” DI DAIMLER
Nel 1886 – mentre Karl Benz realizza a Mannheim la Patent-Motorwagen –
Gottlieb Wilhelm Daimler (1834-1900), con il collaboratore Wilhelm Maybach (1846-1929), costruisce a Stoccarda la Motorized Carriage, la prima vettura motorizzata a quattro ruote dotata di un piccolo motore a combustione ad alta velocità alimentato a benzina.
L’approccio di Daimler è sostanzialmente diverso da quello di Benz: se il secondo è interessato al progetto automobile come sistema complessivo telaio-motore-trazione, il primo insegue l’ambizioso sogno della “motorizzazione globale” su terra, acqua e cielo, ed è soprattutto focalizzato sul motore in sé come strumento di questa rivoluzione tecnologica di portata universale. A ribadire i due differenti punti di vista, Karl Benz estende il suo brevetto a tutta la vettura, mentre Gottlieb Daimler lo limita al solo motore, il cosiddetto “Grandfather Clock” (Patent DRP 39-367), già installato nel 1885 nella Riding Car, considerata la prima motocicletta della storia.
Nel 1890 Daimler fonderà a Stoccarda la Daimler-Motoren-Gesellschaft, impegnandosi nella fabbricazione di barche a motore, dirigibili, veicoli ferroviari, pompe antincendio, locomotive, generatori e dei primi camion. Il sogno è diventato realtà.
Wilhelm Gottlieb Daimler, pioniere insieme a Karl Benz dell’industria automobilistica tedesca e mondiale.
La Motorized Carriage di Daimler.
Wilhelm Gottlieb Daimler, a pioneer of the German and worldwide automobile industry, together with Karl Benz.
Daimler’s Motorized Carriage.
Wilhelm Gottlieb Daimler, pionnier avec Karl Benz de l’industrie automobile allemande et mondiale.
La Motorized Carriage de Daimler.
Wilhelm Gottlieb Daimler, zusammen mit Karl Benz Pionier der deutschen und weltweiten Automobilindustrie.
Die Daimler Motorkutsche.
DAIMLER’S “gLObAL MOTORIZATION”
In 1886, while Karl Benz was creating his Patent-Motorwagen in Mannheim,
Gottlieb Wilhelm Daimler (1834-1900) and collaborator Wilhelm Maybach (1846-1929) were constructing their Motorized Carriage in Stuttgart. It was the first 4-wheel vehicle equipped with a small, high-speed internal combustion engine fuelled with petrol.
Daimler’s approach was substantially different from Benz’s. While the latter was interested in designing the automobile as a comprehensive chassis-engine-traction system, the former pursued the ambitious dream of “global motorization” on land, sea and in the air by focusing particularly on the engine as the tool for achieving this technological revolution of universal import. Exemplifying the two different viewpoints, Karl Benz extended his patent to the entire vehicle, while Gottlieb Daimler limited his patent to the engine only (the so-called “Grandfather Clock” – Patent no. DRP 39-367). This power plant had already been installed in the Riding Car, which is considered to be the first motorcycle in history.
In 1890, Daimler would found Daimler-Motoren-Gesellschaft in Stuttgart, a company devoted to producing motorboats, dirigibles, railway vehicles, fire-fighting pumps, locomotives, generators and rudimentary trucks. The dream had become a reality.
LA “MOTORISATION gLObALE” DE DAIMLER
En 1886, tandis que Karl Benz conçoit à Mannheim la Patent-Motorwagen,
Gottlieb Wilhelm Daimler (1834-1900) et son collaborateur Wilhelm Maybach (1846-1929) construisent à Stuttgart la Motorized Carriage, la première voiture motorisée à quatre roues dotée d’un petit moteur à combustion à haute vitesse à essence.
L’approche de Daimler est substantiellement différente de celle de Benz : tandis que ce dernier s’intéresse au projet automobile comme système global châssis-moteur-traction, le premier suit l’ambitieux rêve de la “motorisation globale” sur terre, eau et ciel et se concentre surtout sur le moteur en lui-même comme instrument de cette révolution technologique de portée universelle. En confirmation de cette différence de points de vue, Karl Benz étend son brevet à toute la voiture, alors que Gottlieb Daimler le limite au seul moteur, connu sous le nom de “Grandfather Clock” (Patent DRP 39-367), déjà installé en 1885 sur la Riding Car, qui est considérée comme la première motocyclette de l’histoire.
En 1890, Daimler fondera à Stuttgart Daimler-Motoren-Gesellschaft, où il travaillera sur la fabrication de bateaux à moteur, dirigeables, véhicules ferroviaires, pompes anti-incendie, locomotives, générateurs et des premiers camions. Son rêve est devenu réalité.
DAIMLERS “gLObALE MOTORISIERUNg”
1886 – während Karl Benz in Mannheim den Patent-Motorwagen verwirklicht–
baut Gottlieb Wilhelm Daimler (1834-1900) mit seinem Mitarbeiter Wilhelm Maybach (1846-1929) in Stuttgart die Motorkutsche, der erste Motorwagen mit vier Rädern, der mit einem kleinen, schnellen Benzin-Verbrennungsmotor ausgestattet ist.
Die Vorgehensweise von Daimler ist grundsätzlich anders als jene von Benz: während Benz am Projekt Automobil als Gesamtsystem, bestehend aus Fahrgestell-Motor-Antrieb interessiert ist, verfolgt Daimler den ehrgeizigen Traum der “globalen Motorisierung” zu Lande, zu Wasser und in der Luft, und zielt hauptsächlich auf den Motor an sich, als Instrument dieser universalen technologischen Revolution. Als Bestätigung der beiden Sichtweisen erweitert Karl Benz sein Patent auf das ganze Fahrzeug, während Gottlieb Daimler es auf den Motor beschränkt, die sogenannte “Standuhr” (Patent DRP 39-367), die bereits 1885 in den Reitwagen eingebaut wurde, der wohl das erste Motorrad der Geschichte war.
Im Jahre 1890 gründet Daimler in Stuttgart die Daimler-Motoren-Gesellschaft, die sich mit der Produktion von Motorbooten, Luftschiffen, Lokomotiven, Generatoren, Eisenbahnwaggons, Feuerlöschpumpen und den ersten Lastwagen befasst. Der Traum hat sich bewahrheitet.
CALENDARIO 2009
una passione chiamata autobertha benz (1849-1944)
Karl benz (1844-1929)
2009Fotos@by Daimler AG, Mercedes-Benz Archive & Sammlung; Fotos@by Daimler AG, Mercedes-Benz Archive & Collection; Automuseum Dr. Carl Benz, Ladenburg; Fondazione Barsanti e Matteucci, Lucca
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la ricostruzione dei viaggi di amerigo Vespucci discende da un’analisi comparata delle sue lettere manoscritte e di quelle divulgate a stampa
agli inizi del cinquecento: il Mundus Novus e la Quatuor Americi Vespucii Navigationes, che attribuisce quattro spedizioni al fiorentino: due con la Spagna (1497-1498; 1499-1501) e due con il Portogallo (1501-1502; 1503-1504). oggi si ritiene che solo la seconda e la terza siano state compiute con certezza, portando il Vespucci a costeggiare le coste sudamericane fino al 28-35° di latitudine sud e svelandogli la natura continentale del nuovo Mondo. ispirato dagli scritti vespucciani, il geografo tedesco Martin Waldseemüller pubblica nel 1507 in lorena l’opuscolo Cosmographiae Introductio, composto da una prefazione geografica e dal resoconto dei viaggi di Vespucci e che include la famosa Mappa del Mondo dove compare per la prima volta il nome “america” in onore di amerigo.
il comportamento e le scelte di amerigo Vespucci mettono in luce il va-lore universale della coscienza e della comunicazione dell’esperien-
za. Questa consapevolezza ispira e guida anche la cultura aziendale Bro-Vedani, tesa a condividere e a rendere disponibile il proprio know-how. e la migliore garanzia a protezione di questo know-how è la costituzione di un “dna aziendale” dinamico, difficile da copiare proprio perché in conti-nua evoluzione.
Mappa del Mondo di Martin Waldseemüller
(1470 ca.- post 1522), British Library di Londra.
© Foto Scala Firenze
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nel profilo del personaggio, redatto dal comitato nazionale per le ce-lebrazioni del V centenario del terzo viaggio, emerge una ecceziona-
le capacità di amerigo Vespucci: “di fronte ai problemi nuovi con cui ha occasione di confrontarsi egli non solo tende ad analizzarli, ma adegua gli strumenti di studio al tipo di problema, compie cioè continue scelte di me-todo.” con metodo amerigo escogita una misurazione innovativa della lon-gitudine, che forse spinge i Portoghesi a chiedere la sua preziosa “consulen-za” dopo il documentato viaggio del 1499-1501 al servizio della Spagna. con metodo osserva e arriva a una deduzione decisiva e innovativa: “quella terra non era un’isola ma un continente, poiché si estendeva per lunghissimi lidi che non la circondavano ed era piena di infiniti abitanti”: l’otro mundo di cristoforo colombo è diventato il mundus novus.
anche per BroVedani il metodo è conditio sine qua non della propria missione d’impresa. Per orientare l’approccio al prodotto. Per definire
il senso e le finalità di un sistema industriale fondato da anni su una dinami-ca organizzazione. Per mantenere e verificare il raggiungimento di obiettivi di eccellenza. Un metodo fondato su scelte precise e strumenti collaudati: formazione continua, responsabilità individuali nella catena del valore, ot-timizzazione delle risorse.
Storia dell’America. Amerigo Vespucci (1454 – 1512) mercante e navigatore italiano
utilizza il suo astrolabio per misurare la Croce del Sud.
A sinistra ritratto del poeta italiano Dante Alighieri (1265-1321) e una
parte del primo canto del Purgatorio della Divina Commedia.
Opera di Theodor de Bry (1528-1598), Collezione privata.
© Foto Scala Firenze
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La forza costruttiva del metodo
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Il contributo italiano alla scoperta del nuovo mondoA cavallo tra XV e XVI secolo, quando il bacino del Mediterraneo perde la sua centralità geopolitica, molti “imprenditori italiani del mare” portano le loro eccezionali esperienze al servizio di Spagna, Portogallo, Inghilterra: un contributo decisivo per la scoperta e la conoscenza dei nuovi continenti. Tra i tanti - oltre a Colombo e a Vespucci - spiccano i Caboto e Antonio Pigafetta.
GIOvANNI CABOtO, nato a Gaeta e naturalizzato veneziano, opera per la Corona di Spagna e per Enrico VII d’Inghilterra, distinguendosi in due spedizioni (1497, 1498) verso il Nord America: nel corso della prima scopre il Canada (24 giugno 1497), durante la seconda scompare misteriosamente. Anche il figlio SeBAStIANO, imbarcatosi con il padre nel 1497 a soli tredici anni, opera per l’Inghilterra e la Spagna, diventando il più importante cosmografo del regno iberico e legando il suo nome all’esplorazione dell’America Latina.
Il vicentino ANtONIO PIGAfettA partecipa come cronista e sobresaliente (uomo d’armi) alla storica circumnavigazione del globo del portoghese Fernando Magellano, iniziata con 5 navi e 235 uomini di equipaggio. Il 6 settembre 1522, dopo tre anni di peripezie, é tra i soli 18 superstiti che raggiungono Siviglia con la Victoria. La sua fondamentale Relazione del primo viaggio intorno al mondo continua quella tradizione italiana di letteratura di viaggio inaugurata da Marco Polo e culminata con Amerigo Vespucci.
La contribución italiana al descubrimiento del nuevo mundo A caballo entre el siglo XV y XVI, cuando la cuenca del Mediterráneo pierde su hegemonía geopolítica, muchos "empresarios italianos del mar" ponen sus excepcionales experiencias al servicio de España, Portugal e Inglaterra. Se trató de una contribución decisiva para descubrir y conocer los nuevos continentes. Entre otros muchos – además de Colón y Vespucio – destacan Caboto y Antonio Pigafetta.
GIOvANNI CABOtO, nacido en Gaeta y de nacionalidad venezolana, trabaja para la Corona de España y para Enrique VII de Inglaterra, distinguiéndose en dos expediciones (1497, 1498) hacia Norteamérica. En el transcurso de la primera descubre Canadá (24 de junio de 1497), durante la segunda desaparece misteriosamente. También su hijo SeBAStIANO, que se embarcó con su padre en 1497 a la corta edad de trece años, trabaja para Inglaterra y para España, convirtiéndose en el cosmógrafo más importante del reino ibérico y legando su nombre a la exploración de Latinoamérica.
ANtONIO PIGAfettA (Vicenza) participa como cronista y sobresaliente (hombre de armas) en la histórica circunnavegación del globo del portugués Fernando Magallanes, iniciada con 5 navíos y una tripulación de 235 hombres. El 6 de septiembre de 1522, tras trece años de peripecias, se encuentra entre los 18 únicos supervivientes que llegan a Sevilla a bordo de la Victoria. Su fundamental Cuaderno de bitácora del primer viaje alrededor del mundo continúa la tradición italiana de literatura de viaje inaugurada por Marco Polo y culminada con Américo Vespucio.
the italian contribution to the discovery of the new worldStraddling the 15th to 16th centuries, when the Mediterranean basin lost its status as a geopolitical center, many “Italian businessmen of the sea” placed their experience at the service of Spain, Portugal and England, an input that was decisive for discovering and learning about the new continents. Besides Columbus and Vespucci, the Cabots and Antonio Pigafetta stand out among the many who took to the sea.
JOHN CABOt, born in Gaeta and a naturalized Venetian, worked for the Spanish Crown and Henry VII of England. He distinguished himself in two expeditions (1497, 1498) to North America. During the first, he discovered Canada (on June 24, 1497), but at some point in the second, he disappeared mysteriously.His son SeBAStIAN, who set sail with his father in 1497 (at the tender age of 13), also worked for England and Spain. He became the most important cosmographer in Spain, and his name is associated with the exploration of Latin America.
ANtONIO PIGAfettA of Vicenza participated as chronicler and sobresaliente (supernumerary) in the historic circumnavigation of the globe by Ferdinand Magellan, which began with 5 ships and 235 crewmen. On September 6, 1522, after three years of trials and tribulations, Pigafetta was one of only 18 survivors to reach Seville on the Victoria. His essential Report on the First Voyage Around the World continued the Italian tradition of literature on travels, which began with Marco Polo and concluded with Vespucci.
Príspevok talianska k objaveniu nového svetaM edzi XV a XVI storočím, Stredozemné more stráca svoju geopolitickú centrálnos, viacerí “taliansky morský podnikatelia” prenášajú ich výnimočné skúsenosti k službám Španielska, Portugalska, Anglicka: rozhodujúci prínos k objaveniu nových svetadielov. Medzi inými - okrem Kolumbusa a Vespucciho - vynímajú sa Caboto a Antonio Pigafetta.
GIoVANNI CABoto, sa narodil v Gaete, naturalizovaný Benátčan, pôsobí pre španielsku Korunu a pre Enrica VII z Anglicka. Vynikol v dvoch expedíciach (1497, 1498) do Severnej Ameriky: počas prvej expedície objaví Kanadu (24 júna 1497), počas druhej expedície záhadne zmizne. Aj jeho syn SeBAStIANo nasadol na lo v rannom veku 13 rokov v roku 1497 a pôsobil pre Anglicko a Španielsko. Stal sa najvýznamnejším kozmografom španielského kráovstva a jeho meno je spojené s exploráciou Latinskej Ameriky.
ANtoNIo PIGAfettA z Vicenzy sa zúčastní ako kronikár a sobresaliente (zbraniar) na historickom oboplavení sveta portugalca Fernanda Magellana, vyrazili s 5 lomi a 235 člennou posádkou. 6 septembra roku 1522, po troch rokoch náročnej plavby, bol medzi 18 prežijúcimi, ktorí doplavili so Seville s loou Victoria. Jeho dôležité dielo Správa z prvej cesty okolo sveta je pokračovaním talianskej tradičnej cestopisnej literatúry, ktorú začal Marco Polo a kulminoval Amerigo Vespucci.
CRIStOfORO COLOmBO (1451 - 1506) GIOvANNI CABOtO (1450 ca – 1498) SeBAStIANO CABOtO (1484 – 1557) ANtONIO PIGAfettA (1492 ca – 1531?)
calendario 2011
amerigo vespucci (1454-1512)
la visione del nuovo mondo
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una visione proiettata al Futuro robert bosch nelle sue volontà finali esprime il vivo desiderio di
“uno sviluppo forte e significativo” della propria azienda anche dopo la sua morte. Fino all’ultimo, l’industriale tedesco sostiene la ne-cessità di una gestione d’impresa proiettata oltre l’ordinaria ammini-strazione dello status quo, verso un futuro condiviso. anticipare i tempi, investire nella ricerca, percorrere con perseveranza la difficile strada che separa le intuizioni dalle applicazioni, differenziare la produzione sono solo alcuni aspetti della visione a lungo termine di robert bosch. Quella visione che in pochi anni ha trasformato la piccola “officina di precisione meccanica e di ingegneria elettrica” di stoccarda in gruppo multinazionale capace di creare prodotti fondamentali e innovativi nei settori dell’automotive, dei beni di consumo, delle tecnologie indu-striali.
robert bosch, in una foto del 1941, sullo sfondo attuale di un sistema di cambio automatico della bobina di alluminio. lo sguardo dell’imprenditore tedesco è simbolicamente proiettato nel futuro.
stRatEgIE a LungO tERmInE
“Il futuro è adesso” è il mantra aziendale di brovedani, l’essenza di un pensiero imprenditoriale che ispira scelte
decisive e impegnative a medio e lungo termine, come i cospicui inve-stimenti per nuovi sistemi tecnologici, l’elevato livello d’integrazione con le aziende clienti, la proiezione strategica verso mercati emergenti e nuove opportunità di business, il collegamento con il proprio terri-torio attraverso progetti innovativi di formazione. ogni passo in avanti deve presupporre un percorso e una direzione, essere parte integrante di un progetto.
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1936: robert bosch con collaboratori dello stabilimento di Feuerbach, davanti a un ristorante di ulma.
la Catena del valore umanoal centro del sistema industriale creato da robert bosch c’è sempre
l’uomo, il cui valore individuale è parte integrante di un valore complessivo. una filosofia che si traduce in alcuni concetti chiave: favorire il consenso e il dialogo, incentivare la creatività, condividere responsabilità e benefici, fondare i rapporti sulla reciproca collabo-razione e sulla fiducia. Questo pensiero è alla base di una organizza-zione aziendale all’avanguardia, che introduce nel 1906 la giornata lavorativa di otto ore – istituzionalizzata in germania solo nel 1919 con la Costituzione della repubblica di Weimar – e nel 1910 il sabato pomeriggio libero e un regolamento per le ferie. uno spirito ribadito da una massima popolare di robert bosch: “io non pago buoni salari perché ho molto denaro, ho molto denaro perché pago buoni salari”.
gEntE BROvEDanI
l’eccellenza comincia sempre dall’individuo e si sostanzia sempre nel gruppo, dove può trovare conferme, sostegno
e nuovi stimoli. per questo brovedani considera il “capitale umano” come una grande ricchezza da valorizzare all’interno di un “organi-smo aziendale” che integri in modo fluido e interattivo le funzioni e le competenze orientate a obiettivi condivisi. una cultura d’impresa, espressa nella charta dei valori, che dà ampio spazio a professionalità e a responsabilità e nel contempo mira a creare un ambiente e un cli-ma di lavoro in cui la gente Brovedani possa cooperare serenamente e identificarsi.
[..] Der Technik, die dazu bestimmt und in der Lage ist, der gesamten Menschheit ein Höchstmass an Lebensmöglichkeit
und Lebensglück zu verschaffen.Robert Bosch
La biografia di Robert Bosch
1861. robert bosch nasce il 23 settembre ad albeck presso ulma.1876-79. Formazione professionale come meccanico di precisione a ulma.1883-84. Frequenza per sei mesi del politecnico di stoccarda come studente non iscritto. 1884. un anno di esperienze di lavoro presso varie aziende negli stati uniti, inclusa la edison machine Works.1885. impiego per alcuni mesi presso la siemens brothers in gran bretagna.
1886. Fondazione il 15 novembre a stoccarda della “officina di precisione meccanica e di ingegneria elettrica”. 1887. matrimonio con anna Kayser (1864 -1949).1888. nascita della figlia margarete (1888 - 1972).1889. nascita della figlia paula (1889 -1974).1891. nascita del primo figlio robert (1891 - 1921).1893. nascita della figlia erna elisabeth (1893 - 1894). 1897. robert bosch installa per la prima volta in un’automobile un dispositivo di accensione magnetica.
1901. trasferimento con 45 dipendenti nel nuovo stabilimento dell’azienda a stoccarda. 1910. Costruzione della casa in Heidehofstrasse a stoccarda. 1917. trasformazione dell’azienda in una ag (società per azioni).1927. matrimonio con margarete Wörz (1888 - 1979). 1928. nascita del secondo figlio robert (1928 - 2004).1931. nascita della figlia eva.
1937. la robert bosch ag diventa una gmbH (società a responsabilità limitata). 1940. inaugurazione ufficiale dell’ospedale robert bosch di stoccarda. 1942. robert bosch muore il 12 marzo a stoccarda.
la “gasthaus zur Krone”, casa natale di robert bosch ad albeck presso ulma.
lo stabilimento di stoccarda dove bosch si trasferisce con i suoi dipendenti nel 1901.
un ritratto di robert bosch nel 1925.
il giovane imprenditore robert bosch nel 1888.
la tecnologia è concepita e ha la capacità di aiutare l’umanità intera a migliorare la qualità di vita e a trovare la felicità.
2012TO BE PRECISE
un grande europeo
ROBERt BOsch (1861-1942)
il volto umano dell’innovazione
2012Special thanks to Robert Bosch GmbH C/CCH “Corporate Communications,Brand Management, and Sustainability/Historical Communications”
LA SCINTILLA CREATIVA DEL GENIO
Alessandro Volta è un autodidatta: l’“indagator suo talento” è la sua scintilla creativa. È un imprenditore della conoscenza scientifi-ca, costruita su tre solide basi: l’innata genialità, i libri, la sperimentazione continua. Come dimostra-no i tempi lunghi della controversia Volta-Galvani (1792-1798), all’origine dell’invenzione della pila, lo scienziato comasco sa andare a fondo come i moderni specialisti della scienza, ma è anche capa-ce di straordinarie intuizioni trasversali e di collega-menti interdisciplinari. Lo testimonia la pistola elettroflogopneumati-ca, dove coniuga gli studi sull’elettricità con quelli sul metano, accendendo e rendendo propulsiva una miscela di metano-ossigeno tramite una scarica elettrica: tra le varie prove, arriva anche a far fun-zionare questa “piccola bombarda od archibuso di nuova foggia”, trasportando l’elettricità attraverso due fili conduttori, in anticipo sull’idea di trasmis-sione di un segnale a distanza!
BROVEDANI è un’azienda che sostiene e promuove da sempre la creatività indivi-duale, nella piena convinzione che la va-lorizzazione dell’eccellenza dei singoli sia il punto di partenza della forza e della solidità del gruppo. Tutta la storia delle grandi invenzioni BROVEDANI, quelle che hanno cambiato in modo decisivo il rappor-to dell’azienda con il cliente e contribuito a fondamentali passi in avanti, è una storia di “scintille creative” che hanno alimentato l’energia e la reazione a catena del cambia-mento, grazie anche a un ambiente di lavo-ro dialettico e favorevole, in cui ognuno può identificarsi ed esprimersi compiutamente.
Lettera di Volta a Padre Barletti, 18 aprile 1777.
Schizzo dell’accensione di una pistola con la scintilla tratta da un elettroforo, in grado di far sparare una
pistola posta a Milano generando la scintilla a
Como: due particolari dell’autografo voltiano
(Autografo di Volta, Cart. Volt. E1, Istituto Lombardo).
Illustrazione elaborata a colori dall’originale.
LU
MA
ME 1GIO 2VE 3SA 4 1DO 5 2LU 6 3MA 7 4ME 8 5GIO 9 6VE 10 7SA 11 8DO 12 9LU 13 10MA 14 11ME 15 12GIO 16 13VE 17 14SA 18 15DO 19 16LU 20 17MA 21 18ME 22 19GIO 23 20VE 24 21SA 25 22DO 26 23LU 27 24MA 28 25ME 29 26GIO 30 27VE 31 28
01. G
ENNA
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02. F
EBBR
AIO
Come altri geni italiani – da Leonardo a Enrico Fermi – Alessandro Volta possiede la rara virtù di essere insieme teorico e “artigiano della scienza”, ovvero creatore di strumenti per la sperimentazione: sono ben 128 quelli ancora oggi conservati presso l’università di Pavia! Anche il suo “capolavoro”, la pila, dimostra un’innata capacità di pensare con le mani e di dare a questo pensiero molteplici for-me. Come noto le proprietà del primo generatore di corrente continua della storia dell’umanità, derivano dalla sovrapposizione di dischetti di zinco (polo negativo), di rame (polo positivo) e dischetti di cartone imbevuti di acqua acidulata. È proprio questa speciale combinazione di materiali della “pila a colonna (1)” a produrre la “circolazione senza fine” del fluido elettrico. Lo stesso risultato è ottenuto anche con la “pila a corona di tazze (2)”, variante tecnologica che conferma la validità del comune principio ispiratore.
L’invenzione continua per un gruppo come BROVEDANI – che produce componenti meccanici con alti standard di qualità e di specia-lizzazione tecnologica – è soprattutto invenzione “invisibile” di processo, ovvero la capacità di reinventare e adattare l’organismo azienda con i vari sistemi di cui è dotato, per affrontare e vincere sfide industriali sempre più estreme, per richieste quantitative, efficien-za, livello di precisione. Fin dagli esordi negli anni Settanta, BROVEDANI dimostra una straordinaria propensione a introdurre tecnologie di lavorazione insolite, a creare linee di produzione dedicate, a incidere con idee innovative su aspetti puntuali e determinanti dei processi.
1.Minuta della lettera di Volta
a Joseph Banks Presidente della Royal Society di Londra. 20 marzo 1800: schizzo di pila
a colonna (Autografo di Volta, Cart. Volt. J68,
Istituto Lombardo).
Illustrazione elaborata a colori dall’originale.
2. Schizzo schematico della pila a corona di tazze nella lettera
a Marsilio Landriani, post. marzo 1801 (Autografo di Volta,
Cart. Volt. J78 verso, Istituto Lombardo).
Illustrazione elaborata a colori dall’originale.
05. MAGGIOGI VE SA DO LU MA ME GI VE SA DO LU MA ME GI VE SA DO LU MA ME GI VE SA DO LU MA ME GI VE SA
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
06. GIUGNODO LU MA ME GI VE SA DO LU MA ME GI VE SA DO LU MA ME GI VE SA DO LU MA ME GI VE SA DO LU
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
LA SFIDA DELL’INVENZIONE CONTINUA
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THE ELECTROFLOGOPNEUMATIC PISTOL
The electroflogopneumatic pistol (1) is one of the
inventions that demonstrates the many and varied in-
terests of Alessandro Volta, his extraordinary capacity
for scientific observation from different viewpoints, a
lateral creativity that integrates different forms of ener-
gy. The development of these pistols – the first in wood,
and later versions in glass or metal and made in a va-
riety of shapes – was characterized by a crucial modi-
fication. Initially, the device was “instead of gunpowder,
loaded with inflammable air mixed with the appropriate
dose of deflogisticated air” [oxygen - ed.] and “can fire
a ball with impetus and loud noise, and can be ignited
using a flint”. Only later was the flint replaced with an
electrical spark generated by an external circuit. The
scientist from Como was thus the first person in the
world to achieve the combustion of a mixture of
flammable gas and air in closed containers by
means of electrical ignition – effectively the precur-
sor of the internal combustion engine invented 76 years
later (1853) by two other ingenious Italians: Tuscans
Eugenio Barsanti and Felice Matteucci.
LA PISTOLA ELÉCTRICA
La pistola eléctrica (1) es un invento representati-
vo de los múltiples intereses de Alessandro Volta, de
su extraordinaria capacidad de observación científica
desde muchos puntos de vista, de creatividad trans-
versal que integra diferentes formas de energía. El
desarrollo de estas pistolas – las primeras de made-
ra, las siguientes de vidrio o de metal y fabricadas de
formas diferentes – se caracteriza por un paso crucial.
Inicialmente el dispositivo “se carga in situ de polvo,
de aire inflamable mezclado en cantidad adecuada con
aire desflogisticado [oxígeno: ndr]” y “podría lanzar una
pelota con ímpetu y fragor, y encenderse mediante un
detonador”. Solo en un segundo momento el efecto del
pedernal (detonador) es sustituido por una descarga
eléctrica, provocada mediante un circuito externo. El
científico de Como es así el primero del mundo en
obtener la combustión de mezclas inflamables y
aire en frascos cerrados con ignición eléctrica,
precursor ideal del motor de explosión inventado 76
años después (1853) por otros dos genios italianos: los
toscanos Eugenio Barsanti y Felice Matteucci.
PIŠTOĽ SO ZÁPALNÝM VZDUCHOM
Pištoľ (1) so zápalným vzduchom je významným vy-
nálezom viacnásobných záujmov Alessandra Voltu, jeho
výnimočnej schopnosti vedeckého pozorovania z via-
cerých uhlov pohľadu a priečnej kreativity zahŕňajúcej
rôzne formy energie. Rozvoj týchto pištolí - prvé boli
vyrobené z dreva, nasledujúce zo skla a kovu a skon-
štruované v rôznych tvaroch - je charakterizovaný veľmi
významným prechodom. Spočiatku sa zariadenie „plni-
lo na prašnom mieste zápalným vzduchom zmiešaným
v správnom pomere s kyslíkom“ a „mohlo v sprievode
hluku a rámusu vymrštiť guľôčku a zapáliť sa pomocou
kresadla“. Len neskôr bol účinok kresadla nahradený
elektrickým výbojom spôsobeným prostredníctvom von-
kajšieho obvodu. Comský vedec tak ako prvý na svete
dosiahol spaľovanie zápalných zmesí a vzduchu
v uzatvorených nádobách pomocou elektrického
zapaľovania, čo predstavovalo ideálneho predchodcu
spaľovacieho motoru vynájdeného o 76 rokov neskôr
(1853) ďalšími talianskymi géniami: toskáncami Euge-
niom Barsantim a Felicem Matteuccim.
La pistola elettroflogopneumatica (1) è un’invenzio-
ne rappresentativa dei molteplici interessi di Alessandro
Volta, della sua straordinaria capacità di osservazione
scientifica da molteplici punti di vista, di creatività tra-
sversale che integra differenti forme di energia. Lo svi-
luppo di queste pistole – le prime di legno, le successive
di vetro o di metallo e costruite in fogge diverse – è
caratterizzato da un passaggio cruciale. Inizialmente il
dispositivo è “caricato in luogo di polvere, di aria infiam-mabile mescolata in giusta dose colla deflogisticata [os-
sigeno: ndr]” e “potrebbe cacciare una palla con impeto e rimbombo, e accendersi per mezzo d’un acciarino”. Solo in un secondo momento l’effetto della pietra foca-
ia (acciarino) è sostituito da scarica elettrica, provocata
tramite un circuito esterno.
Lo scienziato comasco è così il primo al mondo a ot-tenere la combustione di miscele infiammabili e aria in vasi chiusi con accensione elettrica, precur-
sore ideale di quel motore a scoppio inventato 76 anni
dopo (1853) da altri due geni italiani: i toscani Eugenio
Barsanti e Felice Matteucci.
LA PISTOLA ELETTROFLOGOPNEUMATICA
(1)
(1745-1827)
1799. L’energia
del cambiamento
Alessandro Volta
TO BE PRECISE
2014In collaborazione con Istituto Lombardo – Accademia di Scienze e Lettere