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Biopsia liquida EUROPA contro il cancro Un ponte con la vita Contro Cancro n. 1/2016 - sped. a.p./45 Rovigo - CPO art. 2 comma 20 lettera B legge 662/96 Pubblicazione spedita in abbonamento ai soci Rivista della Sezione Provinciale di Milano della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori

Biopsia EUROPA contro il cancro - Sezione provinciale di ... · guarire o con la quale si può con-vivere. Sempre più si tratta di una malattia cronica, come tante altre, che consente

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Biopsia liquida

EUROPAcontro il cancro

Un ponte con la vita

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Rivista della Sezione Provinciale di Milano della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori

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sommario

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Rivista della Sezione Provinciale di Milano della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori

S o m m a r i o 5

Un altro anno all’insegna della prevenzione

Marco Alloisio

74Un impegno solidale che continua

9Anticipare il tumore e le sue mosseAgnese Codignola

di Adriana Bazzi

57Quel gene mutato chefa crescere il tumore

Nunzia Bonifati

63Cure complementariaccanto alla medicina

Franca Porciani

23Un ponte con la vitaDaniela Condorelli

15I farmaci vengono da lontanoMaurizio Maria Fossati

D O S S I E R

La lotta europea al cancro❙ 1985: Nasce Europa contro il Cancro32 ❙ Il Codice Europeocontro il Cancro34 ❙ Il cammino di Europa contro ilCancro38 ❙La Babele di numeri e gli “emarginati” dallecure44 ❙ Una finestra sul futuro47

ControCancro 2016Rivista della Sezione Provinciale di Milanodella Lega Italiana per la Lotta contro iTumoriAutorizzazione del Tribunale di Rovigo n.8/81. Ristampa del 20.01.1982 e succ.modificazioni

Editore e Proprietario:Lega Italiana per la Lotta contro iTumori Sezione Provinciale di Milano

Direttore Responsabile:Marco Alloisio

A cura diElena Ilaria MalvezziAlessandra CoenGianna Tinini

Fotografie:Si ringrazia AGF Foto per la gentileconcessione delle immagini

Progetto grafico, impaginazione e ricerca iconografica:Luisa Torreni

Direzione e redazione:Via Venezian, 1- 20133 MilanoTel. 02.4952.1 - Fax [email protected]

Stampa:Grafiche PorporaVia Buozzi, 12/14 20090 Segrate (Mi)

La riproduzione totale o parziale degli ar-ticoli e delle notizie contenute nel presen-te fascicolo è libera - ove non diversa-mente specificato - ma subordinata al-la citazione della fonte

LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI SEZIONE PROVINCIALE DI MILANO

Consiglio DirettivoPresidenteMarco AlloisioConsiglieriEnrico BignamiMaria BonfantiClaudio TatozziLea Pericoli

Collegio dei RevisoriPresidenteBruna FloreaniRevisoriEmanuela Fusa ItaliaPaolo Triberti

Comitato Tecnico ScientificoPresidenteArmando SantoroMembriMarco AlloisioGiovanni ApoloneMario BoldriniAlberto CostaMarco FanfaniVera MartinellaAndrea MoroWalter RicciardiFrancesco Sardanelli

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51Guardare il corpo con occhi nuoviMarta Ghezzi

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ADati confortanti

in Italia la mortalità percancro continua

a diminuire e la sopravvivenza

degli individuicolpiti è più

elevata rispettoalla mediaeuropea

di Marco Alloisio

za degli individui colpiti risultaoggi più elevata rispetto alla me-dia europea. Per la precisione, ildato riguarda i tumori a caricodella testa e del collo, dello stoma-co, del fegato, del colon-retto, del-la laringe, del polmone, dellamammella, della cervice uterina,della prostata, della vescica e delrene, oltre ai melanomi e ai linfo-mi non-Hodgkin.Un risultato dovuto in gran par-te alla prevenzione primaria e se-condaria dei tumori. Un concettosul quale la Lega Italiana per laLotta contro i Tumori di Milano sibatte da molti anni e che sta final-mente portando i suoi frutti. D’altro canto, negli ultimi qua-rant’anni l’esistenza della popola-zione italiana si è allungata dicirca 10 primavere per entrambi isessi. Oggi, l’aspettativa di vita è di85 anni per le donne e di oltre 80per gli uomini. Come effetto diquesto allungamento, gli italianisono sempre più anziani, sogget-ti a patologie cronico-degenerati-ve, tra cui i tumori, che hanno illoro picco proprio nell’età adulta. Non a caso negli ultimi decenni,nel nostro Paese, si è registrato uncostante incremento delle personecolpite dal cancro: erano 2 milio-ni e 244mila nel 2006, sono oltre3 milioni nel 2016. In effetti, nel-le prime decadi della vita l’inci-denza dei tumori resta molto bas-sa, pari a qualche decina di casiogni 100.000 bambini ogni anno;dopo i 35 anni, invece, supera ilcentinaio, ma oltre i 60 si osservaun netto incremento, più di unmigliaio di casi ogni 100.000 per-sone. Se questa tendenza si confer-

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Un altro anno all’insegnadella prevenzione

Anche quest’anno torna, per la22esima edizione, “Contro

Cancro”, il magazine di LILTMilano studiato per raccontare lenovità e le sfide in ambito onco-logico. Gli approfondimenti sonoelaborati da giornalisti professio-nisti in grado di offrire testi rigo-rosi sotto il profilo medico-scien-tifico, ma con un registro divulga-tivo. Tra gli scopi primari della no-stra Associazione c’è, infatti, lavolontà di rivolgersi a tutti i citta-dini, nessuno escluso. Per l’oncologia italiana, il 2016 harappresentato un anno di impor-tanti obiettivi raggiunti. Quelloche un tempo era considerato un“male incurabile” è oggi, in molticasi, una patologia da cui si puòguarire o con la quale si può con-vivere. Sempre più si tratta di unamalattia cronica, come tante altre,che consente ai pazienti un’esi-stenza soddisfacente: in Italia oltre3 milioni di persone vivono conuna diagnosi di tumore alle spal-le. Ma c’è di più: di queste, una par-te può essere considerata guarita(in sostanza, ha la stessa probabi-lità di morire di cancro della po-polazione generale), e per un nu-mero rilevante di pazienti si pre-vede la guarigione. Dati davveroconfortanti che emergono da “Inumeri del cancro in Italia 2016”,l’ultimo rapporto dell’AssociazioneItaliana di Oncologia Medica edell’Associazione Registri dei tu-mori (AIRTUM), a cura delPensiero Scientifico Editore. In effetti, nel nostro Paese la mor-talità per cancro continua a dimi-nuire in maniera significativa inentrambi i sessi e la sopravviven-

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merà nei prossimi anni (cosa ine-vitabile, visto il progressivo in-vecchiamento della popolazione),nel 2020 è ipotizzabile che avre-mo circa 4 milioni e mezzo dimalati di cancro.Un dato che, a fronte di un au-mento dell’incidenza della malat-tia, va letto anche come un miglio-ramento delle nostre capacità didiagnosi. Oggi siamo in grado discovare tumori sempre più picco-li grazie agli screening di preven-zione secondaria e a macchinariestremamente precisi, come la to-mosintesi (una mammografia tri-dimensionale ad alta definizione)per la mammella, e le Tac di ulti-ma generazione per il polmone.Per quest’ultimo tumore, non ab-biamo purtroppo ancora certezzeper quanto riguarda lo screeningcon la Tac spirale. Secondo l’ulti-mo grande studio americano sultema, pubblicato nel 2014 dalNational Cancer Institutes, l’enteche finanzia la ricerca con soldipubblici negli Stati Uniti, la popo-lazione sottoposta a screening habeneficiato di una riduzione del-la mortalità da tumore al polmo-ne del 20 per cento. Lo studio ita-liano randomizzato Dante, però,non ha ancora mostrato dei ri-sultati equiparabili.

Di base, però, anche se non an-cora utilizzabile come stru-

mento di diagnosi precoce, è co-munque consigliabile per tutti ifumatori sottoporsi a Tac spirale.Per il futuro si dovrà pensare a esa-mi sempre più personalizzati, “ri-tagliandoli” su quei parametri bio-logici e “tratti genetici” specificiche oggi sappiamo essere moltoimportanti per la maggior predi-sposizione di un determinato in-dividuo al tumore del polmone. Aquesto proposito, mi preme sotto-lineare che diminuiscono i nuovicasi fra gli uomini, ma aumenta-no fra le donne, ben 13.500 nel

2016, in gran parte da ricondurrealla diffusione del fumo di tabac-co fra la popolazione femminile,anche tra le più giovani. È neces-sario, quindi, promuovere cam-pagne di sensibilizzazione effica-ci. Ne è un esempio il progettoAgenti 00 Sigarette Missione LILT,rivolto ai bambini della quartaelementare delle scuole milanesidove alla prevenzione del tabagi-smo si affianca l’educazione a sti-li di vita corretti, grazie a un atten-to coinvolgimento degli insegnan-ti. L’iniziativa, patrocinata dall’uf-ficio scolastico regionale dellaLombardia, ha preso il via a set-tembre del 2014 ed è tuttora incorso, con successo.

La donna, d’altro canto, oggi è alcentro dell’attenzione per i tu-

mori perché ne è bersaglio in asce-sa e più dell’uomo. Stando agli ul-timi dati disponibili le italiane col-pite da neoplasie sono ad oggi176.200 (erano 168.900 nel 2015)mentre per gli uomini si registra ilfenomeno opposto, con 189.600nuovi casi contro i 194.400 del-l’anno scorso: nella popolazionemaschile i big killer iniziano a farmeno paura, in particolare le neo-plasie del polmone, della prostata,del colon-retto e dello stomaco. È alla popolazione femminile, per-ciò, che vanno diretti i maggiorisforzi sul fronte della prevenzionee della diagnosi precoce. Per que-sto sono fondamentali iniziativecome quelle che organizziamo co-me LILT Milano: ad esempio, leUnità mobili all’interno delle uni-versità che, durante il mese dellaCampagna “Nastro Rosa” ad otto-bre, offrono screening gratuiti al-le studentesse. Per il tumore allamammella, la principale sfida davincere è ancora quella di allarga-re la fascia di età per lo screeningdai 40 ai 49 anni e sopra i 70. Si saormai per certo che l’esame con lamammografia e la tomosintesi ri-

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Diminuiscono i nuovi casi di tumore

del polmone fra gli uomini,

ma aumentanofra le donne, in gran parte

a causa del fumodi tabacco

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duce la mortalità. La prevenzioneper questo cancro significa, in-nanzitutto, diagnosi precoce, allabase della continua diminuzionedella mortalità per carcinomamammario (-1,3%/anno), attribui-bile proprio all’anticipazione dia-gnostica e ai progressi terapeutici.Numerosi studi hanno dimostra-to che lo screening mammografi-co, a disposizione delle città diMilano, Monza e Provincia pressogli Spazi Prevenzione LILT Milano,riduce la mortalità da carcinomamammario e aumenta le opzioniterapeutiche. Ed è ormai fuor didubbio che la diffusione su largascala in Italia dei programmi diprevenzione del tumore al seno,dalla seconda metà degli anniNovanta a oggi, ha contribuitoalla riduzione della mortalità, conuna diminuzione degli interventidi mastectomia (unico inconve-niente una modesta, e del tutto ac-cettabile, quota di sovra-diagnosi).Lo stesso discorso vale per la dia-gnosi precoce del tumore al colon-retto, che ha un impatto sullamortalità, ma qui il problema è ladisparità fra Nord e Sud; dobbia-mo allargare questi esami a tuttaItalia perché ci sono fasce di popo-lazione che ancora non usufrui-scono dei loro vantaggi: basti pen-sare che nel Meridione la popola-zione che si sottopone a scree-ning non arriva al 50 per centodegli ultracinquantenni.

Si è poi abbassata la guardia sultumore del collo dell’utero che

eravamo riusciti quasi a sconfig-gere. Questo perché si sono ridot-ti gli esami di prevenzione conpap-test. Bisogna aumentare lacultura generale e sensibilizzare leragazze sull’utilità del vaccinocontro il papilloma virus. La nostra Associazione si ritienemolto soddisfatta per gli enormipassi avanti fatti nel campo dellaprevenzione oncologica, soprattut-

to di due dei tumori più diffusi inItalia, a carico della mammella edella prostata. Per quest’ultimo,LILT Milano ha aderito, per il ter-zo anno consecutivo, allaCampagna “Movember” (da mou-stache, baffi e November), appun-tamento autunnale pensato persensibilizzare la popolazione ma-schile sulla prevenzione di questaneoplasia. A questo scopo durantetutto il mese di novembre, gli uo-mini che vi aderiscono, si fannocrescere i baffi. Per l’occasione èpossibile effettuare, negli SpaziPrevenzione della nostraAssociazione, visite urologiche gra-tuite fino ad esaurimento dei postidisponibili e ricevere informazionisulla prevenzione del tumore allaprostata.

Una grande sfida dei nostritempi, infine, sono i lungo-so-

pravviventi che in Italia rasenta-no i 4milioni. Si tratta di personemalate di tumore, ancora in tera-pia, o guarite, quindi in fase difollow-up. In quest’ultimo casodevono attenersi a linee guida cherappresentano, spesso, un costoper il Sistema Sanitario.Prendiamo come esempio i tumo-ri biologicamente meno aggres-sivi, come quello alla mammella,di cui guarisce l’85 per cento del-le donne, che può recidivare anchedopo dieci-quindici anni. Ciò si-gnifica che una persona resta infollow-up e si deve sottoporre aesami per moltissimo tempo, purstando bene. Tutto ciò avvienenella totale esenzione dei ticket,che viene tendenzialmente rin-novata ogni cinque anni. Quindi,ci sono persone che vanno avan-ti in esenzione per 15-20 anni, uncosto non indifferente. Alla fine siverifica un sovraffollamento deireparti oncologici che “ruba il po-sto” a persone che avrebbero biso-gno di una diagnosi precoce intempi brevissimi.

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Prevenzioneprimaria significaadottare uno stile

di vita correttoper tenere

lontano il cancro,e non solo

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Per risolvere il problema, si ipotiz-za di dare a chi risulta “guarito” unCancer Free Passport, una sorta dipassaporto in cui lo specialista do-vrebbe scrivere il tipo di tumoreavuto dall’individuo e i controlliperiodici a cui sottoporsi. Questoper invitare i pazienti a prendersicarico della propria situazione, al-lontanandosi dall’ospedale e rivol-gendosi al proprio medico o a strut-ture come gli Spazi Prevenzione.Un problema importante quellodei lungo-sopravviventi se pensia-mo che anche a livello ministeria-le l’indicazione attuale è di inizia-re una progressiva deospedaliz-zazione. Basterebbe, quindi, darelinee guida precise a cui attener-si in modo tale che il paziente sisenta comunque seguito anche seal di fuori della struttura sanitaria.

Altro grande tema, è comecomportarsi con le popola-

zioni straniere, che nella solaMilano sono ormai oltre 250mila.Anche a loro va insegnato checos’è la prevenzione, l’alimentazio-ne e gli stili di vita corretti, fermorestando che è necessario suppor-tarli con mediatori culturali e re-ligiosi. Noi questo lo facciamo conil progetto “Donna Dovunque” ocon i corsi di cucina dove inse-gniamo a utilizzare gli alimentidel proprio Paese di origine ma inchiave “buona salute”. Progetti chepossono - e devono - essere ulte-riormente allargati. Un buon pro-posito per il nuovo anno.Noi come LILT Milano ci riteniamodavvero soddisfatti, abbiamo più di700 volontari oncologici, forse ilgruppo più numeroso in Europa.Offriamo diagnosi precoce e sup-porto logistico/psicologico alle per-sone colpite da tumore ma siamointenzionati a raddoppiare il nostroimpegno per arrivare, un giorno,grazie alla prevenzione primaria esecondaria, a debellare definitiva-mente il cancro.

Concludo con un affettuoso salutoal Professor Umberto Veronesi,mancato lo scorso novembre.Presidente di LILT Milano dal 1969al 1976, ha contribuito a promuo-vere il ruolo della nostraAssociazione come garante per lalotta ai tumori. Pioniere della me-dicina oncologica, sia in Italia cheall’estero, ha sempre creduto nellaricerca e nella formazione continuadi scienziati e medici. In qualità dichirurgo, lo ricordo come un gran-de maestro, con cui ho avuto mo-do di collaborare presso l’IstitutoNazionale dei Tumori di Milano, nelperiodo della sua direzione. Comesuo successore alla presidenza del-la sezione milanese della LILT, in-vece, desidero ringraziarlo per leimportanti battaglie che ha pro-mosso verso una decisiva diffusio-ne della cultura della prevenzione(stile di vita sano e corretta alimen-tazione) come principale e prima-ria arma contro i tumori. ■8

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Fra i riconoscimenti che Umberto Veronesi ha ricevuto nel corso del-la vita, ce n’è uno di cui andava particolarmente fiero: quello di “Donnaad honorem”. Si tratta del “titolo” attribuitogli il 27 luglio 2000 in oc-casione della presentazione di Europa Donna Parlamento. «…Per me èstato il premio più bello…» affermava. Ne era orgoglioso, soprattutto per-ché alle donne aveva dedicato la maggior parte della sua carriera di scien-ziato e chirurgo. Nato il 28 novembre 1925 a Milano e laureato in medicina nel 1950,Veronesi è stato uno dei pionieri della lotta ai tumori in Italia e nel mon-do. Si deve a lui l’invenzione della quadrantectomia, tecnica rivoluziona-ria che permette di evitare in molti casi l’asportazione totale della mam-mella. Nemico del fumo, sosteneva che l’arma più efficace contro i tu-mori maligni da lui considerati “curabili”, fosse la prevenzione: stile divita sano e corretta alimentazione.Dal 1969 al 1976, è stato Presidente di LILT Milano, contribuendo a raf-forzare il ruolo dell’Associazione nella lotta ai tumori. Nello stesso perio-do, per 18 anni complessivi, ha guidato l’Istituto Nazionale dei Tumoridi Milano e dal 1995 l’Istituto europeo di oncologia (Ieo), da lui fonda-to alle porte del capoluogo lombardo. Ministro della Sanità sotto il governo Amato e Senatore dal 2008 al 2011,nella sua lunga carriera ha ricevuto 13 lauree honoris causa in medicina, bio-tecnologie mediche, scienze pedagogiche, fisica e scienze agrarie. Si è spen-to a Milano l’8 novembre 2016 a pochi giorni dai suoi 91 anni.

VERONESI, UNA VITA CONTRO IL CANCRO

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ti su uno dei big killer, il tumore delpolmone (ma, per estensione, su tut-to il tema), c’è Gabriella Sozzi, diret-trice della Struttura Complessa di

Genomica Tumorale dell’IstitutoNazionale per lo studio e la cura deiTumori di Milano, che spiega: «Cisono diverse famiglie di marcatori

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Promesse e speranze dalla biopsia liquida. Un esame del sangue può superare i limiti delle biopsie tradizionali

Anticipare il tumoreE LE SUE MOSSE

di Agnese Codignola

Arrivare prima che il tumore simanifesti. Decidere qual è, nel sin-golo caso, la cura che potrebbe ave-re maggiori probabilità di successo.Seguire la risposta a una certa terapia,per intervenire tempestivamente incaso si stia instaurando una resisten-za, o la risposta non sia quella spera-ta. Ipotizzare, con ragionevoli margi-ni di certezza, la prognosi. Il tuttocon un semplice esame del sangue,ma altamente selettivo. Queste lepromesse della cosiddetta biopsia li-quida, termine che comprende di-versi test dalle caratteristiche e dalle fi-nalità differenti, ma tutti volti a evita-re o a limitare molto il ricorso allebiopsie tradizionali, che possono es-sere soggette a errori, quando non es-sere impossibili o molto difficoltose,perché il tumore si è sviluppato inuna zona inaccessibile, per esempio inun organo interno. E, al tempo stes-so, a migliorare la conoscenza delsingolo tumore, per poter intervenireprima, e meglio.Dopo anni di studi, di tentativi, diipotesi su quale, tra le decine e deci-ne di molecole contenute all’internodel sangue, avesse le caratteristicheideali per diventare un marcatorespecifico, la ricerca sta iniziando aporre alcuni punti fermi e a fornirestrumenti molto concreti. Tra coloroche più hanno lavorato nel campo, fi-no a raggiungere risultati importan-

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che possono aiutare a capire se èpresente un tumore e, se sì, come sista comportando, ciascuna con suepotenzialità e limiti. Uno dei metodioggi più interessanti è la ricerca delDNA dei geni mutati che indicano laresistenza alle terapie, messo a pun-to in gran parte dai ricercatoridell’Istituto per la ricerca sul cancro diCandiolo (diretto da Paolo Comoglio)coordinati da Alberto Bardelli, insie-me a Salvatore Siena, dell’OspedaleNiguarda di Milano. Dopo anni distudi di base e di conferme sui mala-ti è stato infatti possibile identificarealcuni frammenti di DNA delle cellu-le tumorali che indicano l’insorgenzadella resistenza ad alcuni farmaci (inparticolare quelli del gene KRAS, con-tro il quale è diretto l’anticorpo mo-noclonale cetuximab) nei malati di tu-more del colon avanzato, e le infor-mazioni raccolte possono essere cru-ciali, perché possono indirizzare tem-pestivamente la cura. Lo stesso ap-proccio è in studio, al momento, per

INDIVIDUARE UNA RESISTENZA

■ Una conferma dell’affidabilità della biopsialiquida per individuare anche l’insorgenza di unaresistenza si è avuta in uno studio pubblicato suClinical Cancer Research, anche in questo casosul tumore polmonare. In esso infatti gli onco-logi dell’Abramson Cancer Center dell’Universitàdella Pennsylvania hanno sottoposto 52 mala-ti dai quali non si poteva avere una biopsia clas-sica a un esame del sangue volto a identificare47 geni, e 50 allo stesso esame più una biopsiatradizionale, in cui si andava a verificare lostato di alcuni geni molto importanti per la ri-sposta ai farmaci tra i quali EGFR, TP53 e ALK.Il risultato è stato talmente positivo che gli au-tori hanno proposto un cambiamento di lineeguida, visto che 41 mutazioni sono state trova-te in entrambi i tipi di campioni, 24 solo nei tes-suti (relative a EGFR) e 19 solo nelle biopsie li-quide. Un altro elemento importante emerso è stato ilfatto che la concordanza tra i due tipi di esame

è stata tanto maggiore quanto più ravvicinatenel tempo sono state le raccolte dei due tipi cam-pioni, e viceversa, fatto che mostra, ancora unavolta, come le cellule di uno stesso tumore sia-no in costante evoluzione e possano cambiare adistanza di poche settimane. Per aiutare a comprendere che cosa questo signi-fichi in pratica, gli autori hanno poi racconta-to di uno dei partecipanti, che aveva un tumo-re già metastatico. La biopsia liquida non ave-va rivelato anomalie nei geni della resistenza, mai test sul suo sangue hanno invece mostrato cheALK, uno dei marcatori, era mutato. A quel pun-to il malato è stato immediatamente trattato conun farmaco diretto proprio contro ALK muta-to, il crizotinib, ricevendone un beneficio signi-ficativo; due mesi dopo, il dosaggio dello stessoALK mutato ha fatto emergere una netta dimi-nuzione, a riprova del fatto che la terapia stavafunzionando, e situazioni analoghe si sono ve-rificate in altri pazienti. ■

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dirittura su quelle preneoplastiche, sisono concentrati, da anni, gli studi diGabriella Sozzi, come ricorda lei stes-sa: «All’inizio ci siamo rivolti anche noial DNA tumorale, e abbiamo vistoche, nei pazienti con un tumore pol-monare già diagnosticato (oppuresintomatico), la sua concentrazionenel sangue è molto superiore (talvol-ta di dieci volte) a quella presentenelle persone non malate. In seguito,però, abbiamo cercato di capire se po-tessero esserci o meno altri marcato-ri utili per le fasi più iniziali, soprattut-to per persone a rischio come i forti fu-matori, e abbiamo visto che un’altrafamiglia di frammenti genetici pote-va fare al caso nostro». Questi picco-li pezzi non sono di DNA ma di RNA,il materiale che traduce le informazio-ni del DNA in proteine; per quanto ri-guarda i tumori, si è capito che i fram-

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alcuni tipi di carcinoma mammario eanche per altre neoplasie». Il metodo che si basa sul DNA, ha ri-cordato la ricercatrice, appena nomi-nata presidente della Società Italia diCancerologia (SIC), presenta un im-portante vantaggio rispetto a quello,proposto negli anni scorsi, della ri-cerca delle cosiddette CTC, cioè lecellule (intere) tumorali circolanti, cel-lule neoplastiche che si staccano dal-la massa principale ed entrano in cir-colo, poiché queste sono pochissi-me, e isolarle può essere molto inda-ginoso, e a volte fallimentare, conqualche eccezione (vedi box pag 12). Si tratta di caratterizzazioni utilissimequando la malattia è già avanzata, enon a caso il malato è in terapia, manon sfruttabili nelle fasi precedenti,quando le possibilità di guarire sonopiù elevate. Sulle fasi più precoci, e ad-

Una biopsia liquida ha un effetto predittivo sulla progressione del tumore ovarico

IL TEST PER L’OVAIO

❙ Anche nel carcinoma ovari-co l’Italia è in prima lineanella messa a punto di unabiopsia liquida incentrata suimiRNA, che ha un effettopredittivo sulla progressio-ne. A ideare il MiROvar (da35-miRNA-based predictoriof Risk of Ovarian CancerRelapse or progression) e con-validarlo sono stati i ricerca-tori dell’Istituto dei tumoridi Milano coordinati da DeliaMezzanzanica, in collabora-zione con diversi centri tra iquali il CRO di Aviano, ilPascale di Napoli e altri. Il si-stema si basa sull’analisi di35 miRNA, ed è stato messoalla prova in tre diverse coor-ti di pazienti, che hanno for-nito 263, 452 e altri 263 cam-pioni. Il risultato, pubblicatosu Lancet Oncology, è statouna chiara conferma: ilmiROvar permette di distin-guere tra le donne a rischioalto o basso e di predire il ri-schio di recidive e progressio-ne, anche dopo l’inserimentodi numerose variabili .Occorreranno ulteriori studi,ma tutto lascia sperare chequesto test giunga presto inclinica, per anticipare le mos-se di un tumore che, nellesue fasi avanzate, è ancorasfuggente alle terapie, e nondi rado scoperto quando è infase già avanzata.

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menti più indicativi erano quelli chia-mati microRNA, o miRNA molto pic-coli, e specifici. Spiega Sozzi: «Dopoaver analizzato numerosi pazienti,abbiamo dimostrato che esiste unpool di 24 miRNA circolanti nel pla-sma strettamente associato ai tumo-ri polmonari, una caratteristica gene-tica che compare molto precocemen-te, fino a due anni prima che la ma-lattia sia rilevabile con i normali esa-mi quali la TAC. A quel punto abbia-mo standardizzato il metodo, e poiabbiamo brevettato una vera e pro-pria piattaforma di analisi chiamataMSC, da mmiRNA Signature (firma)Classifier, che fornisce, tramite unalgoritmo che valuta i reciproci rap-porti dei 24 miRNA, tre diversi livellidi probabilità di sviluppare il tumore(alta, media o bassa). A seconda delrisultato, il paziente viene indirizzatoa un differente programma di control-li. In seguito abbiamo progettato e av-viato uno studio ancora in corso, vol-to a verificare l’efficacia diagnosticadella TAC spirale unita all’MSC». Lostudio cui fa riferimento l’esperta è ilBioMILD, lanciato nel 2013, che haarruolato ben 4.000 fumatori, sotto-posti regolarmente alle TAC spirale eal dosaggio dei 24 miRNA. Lo scopoè capire, su una casistica molto am-pia, se il protocollo possa servire adanticipare le diagnosi, e a salvarequindi molte vite, dal momento chenel tumore polmonare, come in altri,la tempestività della diagnosi è ciò chefa la differenza.Ma tutto il settore è in fermento,perché si è capito che oltre alle cel-lule malate, i marcatori possonogiungere anche da ciò che le rendee le mantiene tali: il microambiente,cioè i tessuti circostanti la massa,pieni di sostanze di diversa naturache permettono alla cellula di proli-ferare, e che cambiano nel tempo. Almomento sono in corso ricerche supossibili biopsie liquide derivanti dalmicroambiente dei tumori del colon,della mammella, della prostata e delmelanoma. ■

oncologia

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Le cellule neoplastiche sono più grandi delle altre e quindi

identificabili più facilmente

ALLA RICERCA DELLE CELLULE PIÙ INGOMBRANTI

❙ Si chiama Iset, da Isolamento per dimensione delle cellule tumorali,ed è anche un po’ italiano. Perché a metterlo a punto è stata PatriziaPaterlini, italianissima oncologa trapiantata a Parigi ormai una trenti-na d’anni fa, e lì rimasta per tutta la sua carriera, a lavorare tral’Università Descartes di Parigi e l’Institute de la Recherche Medicale(INSERM), dove dirige un suo gruppo di ricerca. Il test, brevettato dalla stessa Paterlini e approvato per la commercia-lizzazione in Francia, rappresenta uno dei tentativi più riusciti di sfrut-tare la presenza di cellule tumorali nel sangue per diagnosticare la ma-lattia molto precocemente, in alcuni casi anni prima che essa si ma-nifesti clinicamente o sia visibile con gli esami strumentali come la TAC,la risonanza o la PET. Il principio di base è molto semplice: le cellule neoplastiche sono piùgrandi delle altre. E quindi possono essere identificate tra le molte pre-senti. A patto di trovarle, poiché la concentrazione è veramente bassa:una cellula malata per millilitro di sangue. L’Iset permette di scovar-ne una su dieci millilitri, e ha quindi una buona sensibilità, anche seal momento ha ancora un grande limite: non dice nulla sulla prove-nienza, cioè sul tumore di origine delle cellule identificate. Questo, tut-tavia, non gli ha impedito di essere convalidato in molti studi (oltre unaquarantina, che hanno preso in esame oltre 2.000 pazienti) alcuni deiquali coordinati dalla stessa Paterlini, come uno su 245 fumatori perla diagnosi precoce del tumore polmonare: in cinque di loro il test haavuto esito positivo, i noduli sono comparsi dopo un tempo variabiletra 1 e 4 anni e sono stati subito asportati; nessuno dei cinque ha avu-to recidive, proprio perché la diagnosi è stata tempestiva.Il caso illustra bene i potenziali vantaggi dell’Iset: fornire un primo se-gnale di allarme, soprattutto in soggetti a rischio, in modo da imposta-re un programma di controlli altamente personalizzato e specifico.

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Si ringrazia

per l’attività di prevenzione primaria e diagnosi precoce nell’ambito della Campagna Nastro Rosa.

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ropea, nazionale e regionale, quandonecessaria. In totale, un iter che puòessere lungo anche una quindicinad’anni e le cui spese sono solitamen-te a carico dell’azienda farmaceuticache metterà sul mercato il nuovo pro-dotto.Entrando più nel dettaglio, gli studi siarticolano in due fasi pre-cliniche chepossono durare globalmente da 1 a 3anni. Prima si affrontano le ricerche dilaboratorio “in vitro”, e poi quelle“in vivo”, cioè sugli animali. Si passaquindi agli studi sull’uomo, la cosiddet-ta sperimentazione clinica, che preve-de una fase 1, una fase 2 e una fase3. La sperimentazione clinica puòimpegnare anche 10 anni.

La sperimentazione pre-clinica.Gli studi di laboratorio “in vitro” han-no lo scopo di analizzare e compren-dere le caratteristiche della molecolachimica da cui si ritiene di poter rica-vare il farmaco. In pratica, la sostanzaviene messa in provetta insieme a col-ture cellulari o a microrganismi e sot-toposta a una serie di esperimenti inlaboratori altamente specializzati.Quando si è appurato che la moleco-la possiede potenziali effetti terapeu-tici si può passare alla sperimentazio-ne “in vivo”, cioè sugli animali.Sull'etica e la necessità della speri-mentazione animale è in corso unaspro dibattito tra ricercatori e anima-listi. A questo proposito, riportiamo nelseguito del nostro servizio le opinioni

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I farmaci VENGONO DA LONTANO

Sono molte le fasi che deve superare un farmaco prima di essere disponibile per i malati

di Maurizio Maria Fossati

sostanza o un’associazione di sostan-ze impiegata per curare o prevenireuna malattia”. Quindi potrebbe esser-lo anche l’intruglio dell’anziana don-na cambogiana. La differenza, però,sta nell’affidabilità dell’effetto curan-te e nell’accertamento del rapportobenefici-rischi.Da noi un farmaco deve percorrereuna lunga strada per arrivare sul ban-co della farmacia. 5-12 anni di studi,da condurre prima in laboratorio, poisugli animali e per finire sull’uomo. Ealtri 3-4 anni per la registrazione eu-

«FERMA, ferma l’auto. Possiamofare delle belle foto». Siamo nellacampagna cambogiana a qualche chi-lometro da Siem Reap. Una vecchia,con la testa rasata, secondo l’usanzalocale delle donne anziane, sta pestan-do con un grosso bastone un intrugliodi vegetali in un mortaio di pietra.«Sta preparando una medicina», cispiegano. Nel mortaio foglie, erbe ebacche che non conosciamo. Inutilechiedere, non capisce l’inglese. E noifotografiamo, ma in cuor nostro cisentiamo confortati per aver portatonella borsa da viaggio il nostro fagot-tino di farmaci d’emergenza.Ma che cos’è un farmaco? Gli esper-ti definiscono il farmaco come “una

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di Silvio Garattini, fondatore e diretto-re dell'Istituto di ricerche farmacologi-che Mario Negri e di Michela Kuan, re-sponsabile nazionale dell'Area ricercasenza animali della Lega AntiVivisezione (LAV).

La clinica: tre fasi sull’uomo. Lasperimentazione sull’uomo inizia conla fase clinica 1. Lo scopo di questo pri-mo step è fornire una prima valutazio-ne sulla sicurezza e tollerabilità delprincipio attivo.In genere, questi studi - spiegal’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)- sono condotti in pochi centri selezio-nati, su un numero limitato di volon-tari sani, in età non avanzata, per iquali è documentata l’assenza di ma-lattie e valutata la non predisposizio-

ne a malattie. L’obiettivo principale èla valutazione degli effetti collateraliche potrebbero insorgere consideran-do i risultati delle precedenti speri-mentazioni sugli animali. Si valuta an-che la modalità d’azione e di distribu-zione del farmaco nell’organismo.I volontari vengono divisi in più grup-pi, ciascuno dei quali riceve una diver-sa dose di farmaco (in genere cre-scente), per valutare gli eventuali effet-ti indesiderati della sostanza in relazio-ne alla quantità somministrata. Se ilfarmaco ha come scopo la cura digravi patologie (per esempio tumori,AIDS, ecc.), questi studi possono esse-re condotti direttamente su pazientiche ne sono affetti e per i quali il far-maco è stato pensato. Se il farmacodimostra di avere un livello di tossici-

tà accettabile rispetto al beneficio pre-visto (profilo beneficio/rischio) allorapuò passare alle successive fasi dellasperimentazione. Negli studi di fase 2 (definiti anche te-rapeutico-esplorativi) si comincia averificare la capacità del principio at-tivo di produrre gli effetti curativi de-siderati sull’organismo umano. In que-sta fase sperimentale la sostanza èsomministrata a soggetti volontari af-fetti dalla patologia per cui il farmacoè stato pensatoI soggetti “arruolati” per lo studiovengono generalmente divisi in piùgruppi, a ciascuno dei quali è sommi-nistrata una dose differente del farma-co e, quando è eticamente possibile,un placebo (vale a dire una sostanzapriva di efficacia terapeutica). Per evi-

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LAV: Ogni specie vivente è diversa

■ Con uno statuto che si ispira al rispetto del-la vita, della dignità e della libertà di tutti gli ani-mali, dal 1977 la Lega Anti Vivisezione (LAV) sibatte per la liberazione, l’affermazione dei dirit-ti e la protezione degli animali. «Utilizzare animali a scopo sperimentale è ob-soleto e fuorviante perché nessuna specie viven-te può essere un buon modello sperimentale peraltre specie a causa delle enormi e inscindibilidifferenze genetiche, anatomiche, biologiche,metaboliche, psichiche, etologiche che le contrad-distinguono - afferma Michela Kuan, biologa, re-sponsabile nazionale dell’Area ricerca senzaanimali della LAV -. Ciò che risulta innocuo ne-gli animali può essere tossico per l’uomo e vice-versa, infatti esistono farmaci veterinari distin-ti da quelli per uso umano. Alcuni esempi tra itanti: la penicillina, un farmaco che ha salvatola vita a milioni di persone e che, se fosse statatestata su cavie, sarebbe stata cestinata perchéaltamente tossica. L’arsenico: la dose che uccideun uomo è innocua per il cane. Il metanolo: ren-de cieche le persone, ma nulla di tutto questo èstato osservato negli animali comunementeusati nei test».«Anche le malattie indotte sugli animali a finisperimentali (come il cancro) sono diverse dal-

le patologie che si manifestano naturalmente -continua la biologa. -. Come sostiene il dottorKlausner, direttore del National Cancer Institute:‘La storia della ricerca sul cancro è stata una sto-ria di cura del cancro nel topo. Abbiamo cura-to topi dal cancro per decenni, e semplicemen-te non ha funzionato negli esseri umani’. I me-todi senza animali sono totalmente prioritari per-ché efficaci, affidabili, rapidi e attendibili. Allora,forse, le motivazioni che reggono questo impe-ro sono altre. Cristalline le parole di Azra Raza, dirigente delMds Center della Columbia University di NewYork e docente di medicina: ‘Una verità innega-bile che viene ignorata o alla quale viene mes-sa la sordina nella ricerca sul cancro è che i mo-delli di topo non riproducono la malattia uma-na e sono essenzialmente inutili per lo sviluppodei farmaci. Troppi laboratori di peso e illustri ri-cercatori hanno consacrato la propria esistenzaa studiare le patologie maligne nei modelli di to-po, e sono le stesse persone che poi devono de-cidere dove vanno allocati i fondi del NationalInstitutes of Health’.Per le ragioni qui riassunte - continua la dotto-ressa Kuan - la sperimentazione animale hacomportato errori e ritardi nella scienza: ne so-

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clinico controllato randomizzato”.Si tratta di un tipo di studio in cui ai pa-zienti viene assegnato casualmenteil nuovo farmaco o un preparato dicontrollo (in genere il trattamentostandard per la patologia oggetto del-la ricerca).Lo studio clinico controllato rando-mizzato è molto affidabile nel defini-re l’efficacia di un medicinale e, alla fi-ne della sperimentazione, sarà possi-bile attribuire esclusivamente al tratta-mento somministrato la differenzanella salute dei partecipanti.Durante questa fase vengono con-trollate con molta attenzione l’insor-genza, la frequenza e gravità deglieffetti indesiderati. La durata dellasomministrazione del farmaco è varia-bile a seconda degli obiettivi che lasperimentazione si pone. Il periodo di

tare che la somministrazione del pla-cebo influenzi le aspettative dei parte-cipanti, le valutazioni dei parametri diattività e sicurezza sono condotte sen-za che il paziente (si parla così di stu-dio in cieco singolo), o né il medico néil paziente (studio in doppio cieco), co-noscano il tipo di trattamento ricevu-to o somministrato.Questa fase, che dura circa un paiod’anni, deve dimostrare l’attività delnuovo principio attivo. L’efficacia e il rapporto tra rischio e be-neficio vengono studiati nella fase 3.In fase 3 i pazienti “arruolati” sonocentinaia o migliaia. L’efficacia del far-maco sui sintomi, sulla qualità della vi-ta o sulla sopravvivenza è confronta-ta con un placebo e con altri farmacigià in uso. La tipologia di studio di ri-ferimento in questa fase è lo “studio

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no una testimonianza le 225.000 morti all’annonegli Stati Uniti per cause avverse ai farmaci, oil dato allarmante (fonte FDA) che il 95% dei far-maci non supera le prove cliniche (ovvero i testsull’uomo, dopo i test su animali), processo checomporta un ingente spreco di denaro e menti,che lavorano per produrre dati inutilizzabili. Una recente campagna AIFA sconsigliava didare i farmaci per adulti ai bambini, perchénon sono adulti in miniatura. Figuriamoci quin-di se un topo può essere simile a un uomo». «Pubblicizzare la sperimentazione clinica e pre-clinica come qualcosa di morale ed etico è un os-simoro - sostiene la dottoressa Kuan -. I cittadi-ni sono ben consapevoli dell’enorme business chesi nasconde (e nemmeno tanto bene, visti i quo-tidiani casi di cronaca, le denunce e gli scanda-li) dietro la sperimentazione animale. Sarebbe ilcaso di mettere una telecamera nei laboratori efar vedere a tutti cosa succede realmente invecedi proporre immagini fiabesche che descrivonoi laboratori come luoghi confortevoli e sicuri. Eva considerata anche l’ascesa, lenta ma costan-te, delle sperimentazioni per le quali i laborato-ri autorizzati chiedono il non ricorso all’aneste-sia. L’elenco dei ricercatori che si oppongono almodello animale, non per ragioni etiche, ma per

concrete considerazioni scientifiche sulla non at-tendibilità e arretratezza di tale modello è sem-pre più ampio, come, parallelamente, cresconooltre confine gli interessi verso i metodi in vitro.Negli U.S.A. due istituti del National Institutes ofHealth (NHI) hanno stretto una collaborazionecon l’EPA (Environmental Protection Agency) perutilizzare robot di screening automatici ad altavelocità del NIH Chemical Genomics Center(NCGC) in grado di testare la tossicità di 10mi-la composti chimici in pochi anni».

«Sarebbe utile e interessante - conclude la Kuan- che chi difende il modello animale facesseuna seria valutazione retrospettiva e pubbli-casse i dati della percentuale di attendibilità deltrasferimento dei risultati dall’animale all’uomo.Se chi usa animali volesse davvero essere traspa-rente verso il cittadino, aprirebbe le porte dei la-boratori a giornalisti e telecamere, ma questo nonavviene. Addirittura per decenni è stato secreta-to il semplice nome dei laboratori autorizzati acompiere esperimenti su animali. Basta. È ora dipretendere una scienza che sia veramente utileper l’uomo, basata sull’etica e sulla trasparenza,sfatando il falso mito che per salvare un bambi-no bisogna vivisezionare un animale». ■

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monitoraggio degli effetti del farma-co è spesso lungo. Si arriva in qualchecaso a 3-5 anni.

L’autorizzazione al commercioQuando infine il nuovo farmaco ha di-mostrato di avere un’efficacia sufficien-te in rapporto agli eventuali rischi(rapporto rischio/beneficio), tutti i da-ti derivati dalle valutazioni pre-clinichee cliniche sono raccolti in un dossierche viene sottoposto all’autorità rego-latoria, per richiederne la registrazio-ne e l’autorizzazione alla commercia-lizzazione.L’Unione europea prevede tre proce-dure per l’autorizzazione dei farmaci:la “procedura centralizzata” gestitadall’European Medicines Agency(EMA), quella di “mutuo riconosci-mento” di un’autorizzazione naziona-

le già ottenuta in un Paese della UE, ela “procedura nazionale” (l’autorità re-golatoria italiana è l’AIFA).L’AIFA ha una Commissione TecnicoScientifica (CTS) che si occupa delle do-mande di autorizzazione al commer-cio dei nuovi medicinali, dei quali de-termina il rapporto costo-efficacia. IlCTS valuta inoltre ed esprime pareresulla classificazione dei farmaci ai finidella rimborsabilità. Un ComitatoPrezzi e Rimborsi svolge l’attività nego-ziale connessa alla rimborsabilità deifarmaci. I farmaci non ancora valuta-ti ai fini della rimborsabilità apparten-gono alla cosiddetta classe “Cnn”.

Garattini: «Contrastare la spe-rimentazione ‘in vivo’ è anti-scientifico». L’avversione per la spe-rimentazione animale non è un feno-

meno nuovo. Negli ultimi anni, però,si è passati da motivazioni prevalente-mente etiche a ragioni che vengonodichiarate come scientifiche, spesso ac-compagnate da posizioni molto ag-gressive.Abbiamo intervistato Silvio Garattini,illustre farmacologo, fondatore e diret-tore dell’IRCCS Istituto di RicercheFarmacologiche “Mario Negri”. «Si tratta di un vero movimento anti-scientifico - afferma il professore -,se consideriamo l’accanimento controla sperimentazione animale rispetto adaltri utilizzi degli animali che riguarda-no il cibo, la pesca, la caccia, il ricavodi materiali e la derattizzazione. Gli ani-malisti sostengono che gli animali so-no diversi dall’uomo e quindi non sidevono utilizzare perché non possonodare risultati attendibili. Ciò non corrisponde a verità, perchémolte delle acquisizioni sulla fisiologiadell’uomo derivano proprio da studieseguiti negli animali. Infatti, pur rico-noscendo che esistono differenze,molte sono le analogie. Gli organi de-gli animali più utilizzati (topi e ratti) so-no analoghi a quelli dell’uomo, comepure la circolazione del sangue, il siste-ma nervoso periferico, gli ormoni, il si-stema immunitario. Le proteine e igeni hanno la stessa composizione. Ilmetabolismo glucidico, lipidico e pro-teico è analogo. In molte specie ani-mali la patologia - in particolare tumo-ri, diabete, arteriosclerosi, infarto - èsovrapponibile a quella dell’uomo epuò essere utilizzata per studiare mar-kers, meccanismi d’azione, imaging eterapia. Le moderne tecnologie per-mettono di riprodurre nel topo vari ti-pi di patologie, inserendo geni uma-ni normali o mutati, abolendo geni,cambiando l’espressività di geni o‘umanizzando’ geni e proteine anima-li. È chiaro che non ci si può basare suuna sola specie animale, ma bisognaricercare per ogni problema che sivuol studiare la specie animale che me-glio si presta: dalla drosophila ai prima-ti non-umani».Considerando lo sviluppo della farma-

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18 I farmaci che troviamo ora in farmacia sono stati

scoperti almeno 15 anni fa

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cologia, non possiamo negare che,storicamente, la stragrande maggio-ranza dei farmaci oggi disponibili, cheha contribuito ad aumentare la dura-ta di vita dell’uomo, prende origine dastudi animali.«Certo – replica il professor Garattini-. È quasi impossibile fare un elencodi tutti i farmaci che sono stati svilup-pati grazie a modelli animali.Ricordiamo a puro titolo d’esempio gliantitumorali, gli antidiabetici orali,l’insulina, gli antitubercolari, gli anti-pertensivi, gli antivirali contro HIV eepatite C, gli antipsicotici, gli ansioli-tici, gli antidepressivi. Tuttavia, è giusto sottolineare che permolte malattie, come per esempio lademenza, la sclerosi laterale amiotro-fica e l’ictus cerebrale, non vi sono far-maci efficaci e vi è poca relazione frai risultati positivi ottenuti negli ani-mali e quelli negativi nell’uomo.Spesso si tratta comunque di dati dif-ficilmente ripetibili, di trattamenti ef-fettuati con dosi non raggiungibilinell’uomo o di trattamenti preventiviche non sono fattibili nell’uomo.

Non ultimo, si deve ricordare che lasperimentazione animale ha anche loscopo di evitare che farmaci tossicivengano utilizzati nella sperimentazio-ne clinica. Se negli anni ’50 fossestato obbligatorio l’impiego della tos-sicità “riproduttiva”, si sarebbe evita-ta la tragedia della talidomide. Più ingenerale, è nell’interesse pubblicoche tutti i prodotti chimici contami-nanti con cui entriamo in contatto at-traverso l’ambiente siano studiati peri loro effetti tossici negli animalid’esperimento».

Tecniche alternative? Nonesistono, sono solo comple-mentari. Gli oppositori della spe-rimentazione “in vivo” sostengono

che «La sperimentazione animalenon è più necessaria perché oggiesistono tecniche alternative».Professore cosa ne pensa?«È un argomento molto suggestivoche viene utilizzato frequentemen-te dagli animalisti. Si consideranole tecniche ‘in vitro’ che riguardanocolture di cellule animali o umaneoppure di tessuti. In realtà questetecniche non sono alternative, macomplementari e vengono già am-piamente utilizzate, quando è pos-sibile, in tutti i laboratori di farmaco-logia. Tuttavia, nell’impiego dei test‘in vitro’ vi sono molti limiti e proble-mi. Innanzitutto, quando si trattadi farmaci, i test ‘in vitro’ tendonoa sopravvalutare l’effetto del pro-dotto. Ecco perché vengono utilizza-ti come primo screening. Infatti ‘in vi-tro’ il farmaco è largamente dispo-nibile per i recettori su cui agisce,mentre ‘in vivo’ la situazione è mol-to più complessa perché il farmacodeve superare la barriera intestinalee la barriera emato-encefalica.Inoltre, viene metabolizzato nel fe-

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Nell’impiego dei test in “vitro” ci sono molti limiti e problemi

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gato, producendo molte sostanzechimiche che non vengono prodot-te ‘in vitro’ e che possono avere ef-fetti farmacodinamici e tossici ugua-li o diversi rispetto al farmaco som-ministrato. Ma non solo. Nell’organismo vivente, anche il piùsemplice, esistono serie di meccani-smi di controllo e di bilanciamentoche non possono essere riprodotti ‘invitro’. E ci sono anche molti effettifunzionali. Basti pensare all’azioneantipertensiva, antivomito, antia-smatica, per fare solo qualche esem-pio, come pure all’effetto sulla me-moria, sulle funzioni cognitive, sul-la depressione. È chiaro che è impos-sibile studiare questi aspetti utilizzan-do solo cellule ‘in vitro’».

La sperimentazione animaleè ancora necessaria. «In conclu-sione - afferma Garattini -, se gli ani-mali non sono dei buoni modelli del-l’uomo, ancora meno lo sono le cel-lule coltivate ‘in vitro’. In realtà, attra-verso ‘trials and errors’ è stato possi-bile dimostrare praticamente che èpossibile sviluppare farmaci traslando

dalla patologia animale a quella uma-na. Non solo. La traslazione viene poiriproposta dall’uomo agli animali per-ché sono molti i farmaci che sviluppa-ti per l’uomo vengono poi utilizzati interapia veterinaria. Infine, anche nel campo dei farma-ci, i ricercatori applicano rigorosa-mente il principio delle ‘3R’. Replacement: lo sviluppo della tec-nologia rende spesso possibile evita-re l’uso di animali. Una volta l’insu-lina per il trattamento del diabete ve-niva titolata nel coniglio, oggi, cono-scendo la struttura chimica dell’insu-lina, l’uso degli animali non è più ne-cessario. Quando una tecnica è ve-ramente alternativa, nessuno utiliz-za più la sperimentazione animale. Reduction: di nuovo la tecnologiarappresenta un grande aiuto. La di-sponibilità di tecniche non invasive,applicate anche ai piccoli animalid’esperimento, come il doppler,l’ecografia, la tomografia, la riso-nanza magnetica nucleare e cosìvia, permette di ridurre considerevol-mente il numero di animali d’espe-rimento. Refinement: la disponibilità di miglio-ri anestetici, analgesici, muscolo-ri-lassanti, permette di ridurre il dolo-re e la sofferenza degli animali. Sitenga presente che, oltre ad essereeticamente imperativo non far sof-frire inutilmente gli animali, la pre-senza di sofferenza inficia il signifi-cato della sperimentazione.In definitiva, poiché i modelli in vitrohanno un’utilità limitata, i modellianimali, per quanto imperfetti, ri-mangono ancora oggi una necessi-tà per sviluppare i nuovi farmaci. Ipazienti non possono attendere mi-gliori alternative ai test animali percurare le loro sofferenze».

Italia, un decreto scoraggiagli investitori stranieri. Ma co-sa dice la legge? L’Unione Europeaha regolamentato con grande at-tenzione e saggezza la protezionedegli animali utilizzati a fini scienti-fici con la Direttiva 2010/63/UE.L’Italia ha risposto col Decreto legi-slativo 26 del 4 marzo 2014, che re-cepisce in maniera corretta le indica-zioni generali UE, ma apporta alcu-ne restrizioni alla ricerca scientifica.Per esempio, in Italia sono stati vie-tati gli xenotrapianti (trapianti di or-gani da una specie all’altra) e la spe-rimentazione delle sostanze d’abu-so (droghe e alcol) sugli animali.Decisioni che hanno lasciato nume-rose perplessità. Nel primo caso perla cronica carenza italiana di dona-tori d’organo e la possibilità di stu-diare i farmaci anticancro, nel secon-do, a causa delle decine di nuovedroghe in arrivo sui mercati clande-stini di cui non sappiamo assoluta-mente niente e che rappresentanouna crescente minaccia per la salu-te soprattutto dei nostri giovani.«L’Italia rischia di restare fuori datutti gli investimenti della ricerca in-ternazionale e anche di non poterpartecipare ai fondi europei per la ri-cerca biomedica», lo afferma il pro-fessor Garattini e lo pubblica in reteil sito internet UNAMSI, UnioneMedico Scientifica di Informazione.Ma non solo. «L’Italia potrebbe an-che essere costretta a pagare unamulta plurimilionaria per la procedu-ra di infrazione che l’Unione europeapuò aprire nei suoi confronti. Tuttoa causa della legge del Parlamentoche, sulla spinta di lobby animaliste,ha recepito in maniera penalizzantela direttiva europea sulla sperimen-tazione animale». ■

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I ricercatori applicano il principio delle 3 R per limitare

l’utilizzo delle cavie animali

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Tumori bambini, tumori adole-scenti. Dove si accolgono e curanonon ci sono solo cartelle cliniche, condati e protocolli, ma colori, murales,sale di registrazione e poesie, nasirossi e sorrisi dei clown, palestre egiardini. Attività, persone, progetti: qualcunopiù ludico, altri più impegnativi, tuttiindispensabili. Parte integrante dellacura e della guarigione. Guai a pensa-re che siano superflui, solo un diver-sivo per intrattenere.Sono una distrazione, certo, ma ancheun modo per sentirsi normali, un’inie-zione di fiducia e, soprattutto, la pos-sibilità di esprimere emozioni, paure,preoccupazioni.

Così il gioco e il disegno permettonodi esprimersi senza timore di veniregiudicato, di avvicinarsi ai coetanei, es-sere se stessi, “digerire” le esperien-ze. Lo stesso vale per musica, arte epoesia. Conferma Laura Veneroni, psicologae psicoterapeuta che da anni segue iragazzi del Progetto Giovani avviatodall’oncologo Andrea Ferrariall’Istituto Nazionale dei Tumori diMilano: «la creatività che caratteriz-za l’adolescenza è uno strumentoper esprimere pensieri e sentimentiche spesso non si traducono in paro-le. Non tutti riescono a parlare di ciò

che provano al medico o allo psicolo-go: una fotografia, una poesia, unacanzone, possono aiutare a esprime-re paure o speranze». Interviene lopsicologo Carlo Clerici, tra le animedel progetto milanese: «queste atti-vità sono un sostegno alla normalità,una palestra, un ponte con la vita aldi fuori del reparto». Esprimersi, allora, da piccoli e da ado-lescenti. Non a tutti i costi, ma propo-nendo, aspettando e accompagnan-

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Per bambini e adolescenti malati di tumore è fondamentale trovarespazi di “normale” quotidianità in progetti e attività creative

Un ponteCON LA VITA

di Daniela Condorelli

Un aiuto specialeper pazienti speciali❙ Non solo laboratori, musica epoesie per star meglio: l'im-portanza di un filo diretto tramedico oncologo e famiglie èsentita e sostenuta dalla LILT.Succede a Milano, presso laFondazione IRCCS IstitutoNazionale dei Tumori, dove èattivo 24 ore su 24 un serviziodi reperibilità telefonica per aiu-tare le famiglie ad affrontarecon maggior serenità piccoli egrandi dubbi del periodo post-ricovero.Non solo: spesso, in bambini eadolescenti malati di tumoresi manifestano problemi odon-toiatrici legati alla malattia oalle cure. Grazie al contributodella LILT è attivo, sempre all’Istituto Tumori un ambulato-rio odontoiatrico dedicato aquesti pazienti speciali.

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nella norma - e aggiunge: - un centroè valido se fa bene le terapie, ma so-prattutto se queste vengono seguite».E se offre un sostegno concreto al ri-torno alla normalità. È quanto accade a Milano, a Monza,ma anche ad Aviano e nelle campa-gne toscane.

Piccoli malati grandi idee «Ci sono 54 centri in Italia che si oc-cupano di oncoematologia pediatri-ca e quasi tutti hanno associazioniche li sostengono - afferma Jankovic- garantendo così possibilità unichedal punto di vista del supporto psi-cosociale».Per trovarle basta cercare sul sitodell’Associazione italiana ematonco-logia pediatrica, www.aieop.org, allavoce famiglie. «Al San Gerardo di Monza - continua,- il professor Giuseppe Masera è sta-to antesignano nel promuovere atti-vità rivolte al bambino e alla sua fami-glia per attraversare il tunnel della

malattia con una buona qualità di vi-ta. Dove questo termine significa nor-malità. Di qui l’importanza di tutte le iniziati-ve collaterali, a integrazione di quel-le mediche. Iniziative - ricorda Jankovic- di cui Patch Adams è stato maestroe che si sono allargate dalla clownte-rapia a diverse forme di arte». Nel Centro Maria Letizia Verga, gesti-to dalla Fondazione Monza e Brianza

do. Con un valore aggiunto. Lo spiega Momlio Jankovic, una vitadedicata ai bambini con tumore, og-gi al servizio del neonato Centro perle Leucemie infantili Maria LetiziaVerga di Monza, punta di diamantedell’oncoematologia pediatrica ita-liana. «La serenità fa accettare megliole cure. Non dimentichiamo, qualcheanno fa, quanti ragazzi buttavanovia le terapie o genitori le accorciava-no arbitrariamente vedendo che il fi-glio stava bene». Non solo: le attività di sostegno psico-sociale hanno risvolti terapeutici.«Sono stati condotti studi da cui èemerso che hanno anche una fun-zione fisiologica: stimolano il sistemaendocrino, liberano sostanze che agi-scono su pressione, battito cardiaco». Un ricordo di Jankovic dice forse piùdi tante indagini. «Avevo portato unadolescente a un concerto diZucchero; i valori dei suoi globuli bian-chi erano sempre bassi, ma pochigiorni dopo l’evento erano tornati

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Le attività di sostegno psicosociale hanno risvolti terapeutici eaiutano ad affrontare le cure

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LA CHIMICA DELLO STAR MEGLIO

❙ Franca Fossati-Bellani, pionie-ra dell’oncologia pediatrica ita-liana, ricorda la nascita di que-sti progetti. «È all’inizio deglianni ‘70 che nasce l’idea di in-tegrare il diritto ad essere cu-rati con l’attenzione a esigen-ze specifiche dell’età. A quell’epoca, nella pediatriadell’Istituto Nazionale deiTumori, il valore della terapiaoccupazionale era impersona-to dalla signora Elena, che fa-ceva giocare i bambini e dallamaestra Nucci, storica presen-za protagonista della primaesperienza di scuola in ospeda-le, che sapeva valorizzare gliaspetti di relazione. Forse per la prima volta si ècompreso che la catena di so-lidarietà, empatia e relazioni,arricchisce il processo di cura.E questo ha un valore tera-peutico: dà una forte spinta alprocesso di guarigione inte-riore, innesca una chimica del-lo star meglio.Oggi l’offerta è ricca e variega-ta, ma non deve venir menouna condizione fondamenta-le: deve trattarsi, appunto, diun’offerta. Iniziative e attivitànon vanno imposte, ma pro-poste con delicatezza e di-screzione».

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bini malati di tumore - continuaJankovic - la realizzazione dei sogni èspesso un tema centrale. Associazionicome Make a wish, www.makea-wish.it o L’Albero dei sogni, www.l’al-berodeisogni.com, sono nate proprioper realizzare i desideri dei bambinimalati».Per i più grandi, il contatto con cantan-ti e attori o quello, ormai consolidato,con l’Inter. Due le iniziative in collabo-razione con la squadra milanese: uncampo scuola di calcio, già alla terzaedizione, e la possibilità di assistere al-le partite da un luogo privilegiato: loskybox. Ogni volta che l’Inter gioca incasa cinque ragazzi del Centro diMonza e cinque in cura pressol’Istituto Nazionale dei Tumori, posso-no godersi la partita da un’area riser-

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vata, nel primo anello dello stadio,protetta e confortevole. Per far senti-re meno distante la quotidianità.

Emozioni in poesiaNicaragua, anni ‘80: il poeta ErnestoCardenal crea dei Laboratori di poesiaconvinto che “in ciascun essere uma-no esiste un poeta potenziale” .Dalle idee di Cardenal e dall’espe-rienza del Centro di Oncologia LaMascota, di Managua, è nato aMonza il progetto La musica delleparole, voluto da Giuseppe Masera,già direttore della Clinica Pediatrica delSan Gerardo e Antonetta Carrabs,poetessa, presidente della casa dellapoesia di Monza, www.lacasadella-poesiadimonza.it. Spiega Masera: «ciascuno di noi, nel-

per il Bambino e la sua Mamma, i vo-lontari di ABIO, www.abiobrianza.org,sono una presenza costante e l’asso-ciazione Magica Cleme, www.magi-cacleme.org organizza laboratori euscite. Si va dal trucco al cake designalla gita in un rifugio a Cortina. E in fu-turo un progetto Radio. Grazie al sostegno della FondazioneThun, ogni mercoledì viene realizzatoil Laboratorio Il Mondo. La Thun sta in-fatti realizzando laboratori perma-nenti di ceramica in numerosi repar-ti di oncoematologia pediatrica ditutt’Italia. A Monza, grazie alla presen-za di un‘arteterapeuta e due volonta-rie, i bambini hanno la possibilità diesprimersi modellando splendide ope-re collettive «Quando si parla di progetti per bam-

I ragazzi hanno bisogno di aiutoper esprimere pensieri, paure e aspettative

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❙ il bisogno di dimora - l’aria ha il pro-fumo delle rose, /una felicità che ha ilsapore di cioccolato, /c’è una casettasull’albero grande, tutti insieme lassùsiamo al sicuro, /siamo protetti (Josef).Quest’esperienza, che varrebbe la pe-na ripetere, si è conclusa con la pub-blicazione della raccolta I miei sognisono come conchiglie (Rizzoli BurRagazzi).

SIAMO teenagers Se di attività, giochi e sorrisi per ibambini c’è una tradizione consoli-data in quasi ogni oncologia pedia-trica, è l’area giovani ad avere biso-gno di essere potenziata. Quei giovanissimi dai 14 ai 18 anni,terra di nessuno, che non hannoancora percorsi clinici strutturati inluoghi di cura dedicati. Che nonvanno trattati da bambini, ma nean-che curati come adulti. È la mission di Andrea Ferrari, onco-logo, che ha creato a Milano una re-altà che accoglie e segue adolescen-ti malati di tumore. Fondato nel2011, il Progetto Giovani, www.il-progettogiovani.it, ha trovatonell’Istituto Nazionale dei Tumori diMilano i presupposti culturali di at-tenzione e accoglienza all’internodella Struttura Complessa diPediatria Oncologica diretta daMaura Massimino, da subito grandesostenitrice del Progetto.Una realtà fatta di persone: gli psico-logi Carlo Clerici e Laura Veneroni,l ’educatore Matteo Silvadell’Associazione Bianca Garavaglia,www.abianca.org, «senza cui - pre-cisa Ferrari - il Progetto Giovani nonesisterebbe». Una realtà che ha unagrande ambizione: diventare mo-dello per altri centri che voglionoporre la stessa attenzione al mondoadolescente. Nasce così, appena pubblicato perFranco Angeli, Non c’è un perché,un compendio di tutta l’esperienzadell’Istituto dei Tumori di Milano sullavoro con gli adolescenti. SpiegaFerrari: «il nostro è un modello di cu-

esperienza pur mettendoti in difficol-tà è un’esperienza positiva/ perchéimpari a vivere in modo diverso /tut-to questo fa nascere un bellissimosentimento (Lorenzo);❙ la consapevolezza della malattia – miaffido a te per parlarti di questa feb-bre misteriosa che ho da venerdì /diquesta mia debolezza dei miei fremi-ti di vita (Paolo);

le situazioni di fragilità, ha difficoltà acomunicare i sentimenti più profondi.La magia della poesia può avere unruolo terapeutico: attraverso i versi li-beri i bambini raccontano la propria vi-ta, trasferendo nelle parole il pesodel dolore che sono costretti a vivere». E favorendo così:❙ la resilienza, la crescita positiva dopoil trauma – vorrei dire a tutti che la mia

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QUI CONTA IL COLORE❙ Si fa notare da lontano, con quel blu che spicca tra il grigio dei bloc-chi ospedalieri; quando entri, poi, ti domandi dove sei capitato. È il nuovo centro Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della leu-cemia del bambino, costruito in soli tredici mesi, grazie a privati, azien-de e fondazioni: quattro piani di funzionalità e accoglienza. Day ho-spital, il centro per i trapianti di midollo, le aree per famiglie o riser-vate a medici e infermieri, venticinque stanze singole, colorate: il bo-sco, la barriera corallina, la montagna. E persino un giardino d’inver-no e una palestra che sarà a regime da gennaio. C’è poi l’area per gliadolescenti, finalmente separati dai piccoli, con wi-fi e privacy.Il tutto, in un luogo di eccellenza della cura e della ricerca, è un omag-gio all’importanza di essere accuditi non solo nel corpo, ma anche nelcuore e nella mente. Lo dimostra la presenza di psicologi, volontari eun gruppo di ascolto per genitori. Oggi, la sfida del Comitato intito-lato a Maria Letizia Verga, www.comitatomarialetizaverga.it, è man-tenere tutto questo.

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ra in cui i medici parlano diretta-mente con il ragazzo, dove si puògiocare alla play station con altriquindicenni in una stanza dove l’in-gresso ai piccoli è vietato, dove puòcontinuare una vita il più possibilenormale». Un modello che funziona, a giudica-re dal fatto che i pazienti nuovi ognianno sono passati da 60 a 90; che iragazzi tornano, anche guariti; chequelli che vanno a parlare con lapsicologa sono ben 77 su cento e uncentinaio quelli che partecipano aiprogetti proposti.Un modello che si dovrebbe espor-tare: ecco allora la nascita del movi-mento culturale Siamo (Societàscientifiche italiane insieme per gliadolescenti con malattie oncoema-tologiche), www.progettosiamo.it,che accoglie chi considera gli adole-

scenti malati speciali. Al momento in Italia ne fa parte,insieme a Milano, l’Area giovani diAviano, www.areagiovanicro.it . ABari ci si sta organizzando, Torino,Verona, Catania, Palermo e Padovapotrebbero arrivare.Come? Prima bisogna pensare aglispazi. Spiega Ferrari: «I cartoni ani-mati sulle pareti, i clown in corsia,non sono adatti ai teenagers; cosìcome i reparti di oncologia medicaper adulti possono essere deprimen-ti. I ragazzi malati hanno bisogno dispazi costruiti in base alle loro esi-genze: una stanza tranquilla dovechiacchierare, un’area con televiso-re, computer, strumenti musicali, ri-viste e DVD». Il primo passo dell’AssociazioneBianca Garavaglia è stato crearequesti spazi: la stanza multifunziona-

le con TV a grande schermo, playsta-tion, computer e connessioneInternet; la stanza studio, con LIM ecomputer e la palestra con cyclette,tapis roulant, una macchina multi-funzionale con corde, pesi e funi.Poi sono arrivati i progetti.

Musica per raccontarsi Dagli spazi alle attività concrete.Uno dei laboratori più significativi alsettimo piano dell’Istituto Tumori diMilano è incentrato sulla musica. Una ventina di ragazzi, con l’aiutodel bassista Faso di Elio e le storieTese e della vocalist Paola Folli, sisono incontrati una volta alla setti-mana per otto mesi e hanno realiz-zato testo e musica della canzone“Nuvole di Ossigeno“, (si trova suyoutube).«Offrire nuove forme di espressione

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27Uno dei laboratori più significativi è incentrato sulla musica, da qui nasce “Nuvole di ossigeno”

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e strumenti di elaborazione emotivaè fondamentale in un approccio glo-bale - sottolinea Laura Veneroni». Iragazzi hanno bisogno di esprimerepensieri, paure, aspettative, ma nonsempre si trovano le parole. Eccoallora che interviene l’arte. «È statal’occasione di divertirci, di fare unacosa speciale - racconta Elisabetta,curata per un sarcoma delle partimolli. - È stata l’opportunità di fareinsieme un percorso con ragazzi cheavevano il mio stesso problema.Capire che non era solo un proble-ma mio. Condividere ansie e preoc-cupazioni». Dalle pagine fresche di stampa diNon c’è un perché, si scopre che“la musica ha un potere calmante,libera dalla tensione emotiva; è unmodo di ridare normalità alla vita deiragazzi malati, ridar loro il sensodella progettualità, trovare momen-ti in cui sia possibile scherzare, par-

lare di scuola, di sesso, di calcio, dimusica appunto, ma anche di can-cro“. Il testo di Nuvole di Ossigeno è na-to come un puzzle di frasi dei ragaz-zi: immagini, ricordi, paure e speran-ze. Anche la musica è nata così.«Ho chiesto ai ragazzi di portarebrevi insiemi di note, canticchiatein motorino o sotto la doccia, o in sa-la d’attesa» ricorda Faso. Il musicistaha fuso i contributi per creare unamelodia, poi elaborata con i ragaz-zi. Aggiungendo l’arrangiamentomusicale, è nato il brano, che contie-ne anche suoni dell’ospedale, comeil rumore ritmico della pompa dellachemio. Dopo Nuvole di Ossigeno, è stata lavolta di un altro progetto musicale.Per Natale 2016 è pronta “Palle diNatale”, la canzone scritta con l’aiu-to di Stefano Signoroni, ricercatoreall’Istituto Nazionale Tumori, ma so-

prattutto cantante, compositore emusicista. Il nuovo singolo è suITunes da dicembre.

La felicità in foto L’équipe di Progetto Giovani ne èconvinta: «la progettualità è unamedicina potente per i ragazzi incura». L’idea è mettere a punto per-corsi che durino molti mesi, con unobiettivo finale concreto. «Per ragaz-zi il cui futuro a breve termine è in-certo, pensare al futuro è una formadi terapia», conferma Clerici. Dall’autunno 2015 all’estate 2016,lo strumento è stato la fotografia. Tre fotografe, Alice Patriccioli,Veronica Garavaglia e DonataZanotti, hanno insegnato come usa-re una macchina fotografica, masoprattutto come esprimersi attra-verso uno scatto. I ragazzi hanno deciso il tema: La ri-cerca della felicità. E ognuno l’ha in-terpretato. Molti hanno scelto di fo-tografare se stessi; altri sono partitida immagini di loro prima di amma-larsi o hanno fotografato aspetti acui non vogliono rinunciare: la chitar-ra o la partita di pallone. Altri anco-ra hanno scelto immagini più diret-te. Sefora e Martina si sono tolte laparrucca davanti all’obiettivo, im-mortalando questo gesto.”La ricerca della felicità” è stato unviaggio nelle potenzialità dei ragazzimalati: diventerà una mostra, in pri-mavera, al PAC, il Padiglione d’ArteContemporanea di Milano, grazie al-la collaborazione con l’AssociazioneRi-scatti, www.ri-scatti.it .

Tutti in palestra Anche lo sport è un alleato preziosonel percorso di cura. AffermaVeneroni: «serve a prendere confi-denza con il corpo, porsi obiettivi, af-frontare limiti. Rafforza l’autostima.Per un adolescente malato, che im-provvisamente deve fare i conti conun corpo vulnerabile, fare sport puòessere l’occasione per accettare nuo-ve sfide».

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Anche lo sport è un alleatoprezioso nel percorso di curae rafforza l’autostima

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Aggiunge Andrea Ferrari: «i lProgetto Sport parte dalla palestra,un luogo speciale, dove si suda e siride con allenatori e compagni dicorsia». I trainers, presenti tre pome-riggi alla settimana, sono i ragazzidel Progetto del Vento, associazionevoluta da un fisioterapista appas-sionato di vela, che abbina questosport all’integrazione. Poi ci sono le attività outdoor: le usci-te in barca, di solito sul lago di Como,ma anche in mare. Memorabile lapartecipazione a una regata oceanicaa La Rochelle, in Francia, con un equi-paggio formato dagli istruttori delProgetto del Vento e quattro ragazzidel Progetto Giovani. E la squadra di calcio. Che ha già bat-tuto quella di medici e infermieri e stapromuovendo, per il 2017, un cam-pionato nazionale delle squadre del-le oncologie pediatriche italiane. È alle porte anche per Monza la

possibilità per bambini e adolescen-ti di approfittare dei vantaggi di ave-re una palestra. Grazie al sostegno diTrenta Ore per la vita, la maratonatelevisiva di raccolta fondi condottada Lorella Cuccarini, è appena statoinaugurato uno spazio di oltre cen-to metri quadrati sul tetto del CentroMaria Letizia Verga. In arrivo macchi-nari, tapis roulant, palle e attrezzi,area per i trattamenti fisioterapici,un’area ristoro aperta sul giardinod’inverno.Sotto la guida del dottor Jankovic,sport e riabilitazione avranno un ruo-lo attivo nel percorso di cura: «i van-taggi non sono solo fisici e riabilitati-vi - afferma: - «l’attività fisica mette al-la prova il bambino, testa la sue capa-cità senza pressione, lo fa sentire nor-male». Ai più piccoli saranno propo-ste attività ludico sportive, ma sonoprevisti anche trattamenti fisiotera-pici e sessioni di attività motoria, per

contrastare gli effetti debilitanti dei far-maci. «Svolgere attività fisica con re-golarità - spiega Andrea Biondi, diret-tore della Clinica Pediatrica a Monza,- presenta vantaggi dal punto di vistapsicologico perché restituisce ai ragaz-zi un atteggiamento attivo e proatti-vo nei confronti del proprio corpo,soggetto a cambiamenti sconvolgen-ti a causa della malattia». «Per questo - continua Jankovic - ab-biamo scelto come educatore unragazzo guarito, un giovane laurea-to in scienze motorie con grandesensibilità e passione». TommasoMoriggi affiancherà medici e fisiote-rapisti nel mettere a punto i pro-grammi più adatti ad ogni singolopaziente. «Avevo tre anni quando misono ammalato di leucemia - raccon-ta Tommaso - e dei mesi di ricoveri ecure la cosa che mi è mancata di piùè stata la possibilità di correre emuovermi». ■

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29UN’ESPERIENZA DYNAMICA

■ «Vai al Dynamo camp e ti dimentichi la pa-rola ‘difficile’». «Al Dynamo Camp ti senti bel-la anche senza capelli. Forse sono fiera di nonaverli».Immagina un’oasi di bosco e prati alle pendicidell’Appennino Tosco-Emiliano. E qui la possi-bilità di arrampicarsi, andare a cavallo, tirare conl’arco, fare giocoleria o sperimentare musica e tea-tro, provare a realizzare un programma radiofo-nico o un musical e tanto altro ancora. È l’opportunità offerta dall’Associazione DynamoCamp che ogni anno coinvolge migliaia di bam-bini e ragazzi con malattie gravi e croniche.Parte del SeriousFun Children’s Network fonda-to da Paul Newman, Dynamo Camp, www.dyan-mocamp.org, si trova a Limestre in provincia diPistoia ed è stata voluta e realizzata dallaFondazione Dynamo del gruppo Intek.Sono più di diecimila i bambini in Italia con pa-tologie gravi e croniche, sottoposti a terapie in-vasive e lunghe. La risposta di Dynamo Campè offrire loro l’opportunità di trascorrere un pe-

riodo unico in un ambiente protetto, con assi-stenza medica di eccellenza. Alla base c’è la con-vinzione che la terapia ricreativa permetta discoprire potenzialità, rafforzare l’autostima, mo-dificare l’atteggiamento dei confronti della ma-lattia. Ogni progetto è una sfida costruttiva,frutto di un lavoro di squadra, che porta i ragaz-zi a scoprirsi capaci di successo. Bambini e ragazzi accolti, dai 6 ai 17 anni, han-no spesso malattie oncoematologiche, ma ancheneurologiche, diabete, malattie reumatologiche.I criteri di ammissione sono esclusivamentemedici e il Camp collabora con oltre 120 traospedali e associazioni. Non solo: con il proget-to Outreach e Dynamo off camp, la terapia ri-creativa raggiunge ospedali e case-famiglia. Untruck con a bordo lo staff Dynamo porta in gi-ro per l’Italia laboratori e attività. Perché più bambini possibile possano dire,insieme a chi c’è stato: «Dynamo è un altromondo, anche i più sfortunati si sentono nor-mali». ■

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dossier

DOSSIERDOSSIERLa lotta europea al cancro

di Adriana Bazzi

Un impegno comune iniziato più di 30 anni fa, dalla nascita del Codice Europeo contro il cancro, a Europa Donnae poi Europa Uomo, valorizzando la prevenzione primaria come promozione della salute, e la prevenzionesecondaria attraverso gli screening. Un’evoluzione che dura tuttora, con un’attenzione anche ai tumori ra-ri, con l’obiettivo di ridurre l’incidenza dei tumori nell’Unione Europea del 15% entro il 2020

Riproduzione vietata

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«Quando entrai per laprima volta al 10 diDowning Street, ero

parte di una delegazione di esper-ti europei che aveva il compito disensibilizzare i capi di stato e digoverno al problema del cancro alpolmone, provocato dal fumo di si-garette: Margaret Thatcher ar-rivò dal fondodel corridoio,camminando so-vrappensiero, co-me se avesse di-menticato qual-cosa in cucina. Cisorrise (…) Ci feceaccomodare (…..) Eci servì il tè». A ricordare l’in-contro a Londracon l’allora pre-

mier britannico è UmbertoVeronesi, oncologo di fama mon-diale recentemente scomparso, in-ventore della chirurgia conserva-tiva nel cancro della mammella efondatore dell ’Ieo, l ’ IstitutoEuropeo di Oncologia a Milano,nel libro “L’uomo con il camice

bianco” uscito nel 2009e scritto con AlbertoCosta, suo allievo e at-tualmente Direttore del-la Scuola Europea diOncologia. Era la fine degli AnniSettanta, inizio Ottanta,e il progetto “Europacontro il cancro” stavaprendendo il volo, an-che se non era ancoracodificato come ini-ziativa. Veronesi era

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All’epoca moltimedici e

ricercatoriavevano

cominciato aguardare

all’Europa come aun’opportunità inambito scientifico

1985: Nasce Europa contro il cancro

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uno dei promotori. E la lotta con-tro il fumo di sigaretta era unapriorità.All’epoca molti medici e ricerca-tori avevano cominciato a guarda-re all’Europa come a un’opportu-nità in ambito scientifico. E, inprima battuta, Olandesi, Belgi eLussemburghesi, stretti nell’orga-nizzazione del Benelux, fondano laprima e più antica delle Istituzionieuropee per l’on-cologia: la Eortoc,Organisation forResearch andTreatment ofCancer che ave-va trovato sede aBruxelles. PoiVeronesi daMilano dà vitaprima allaSocietà Europea di ChirurgiaOncologica, la Esso, poi alla Eso,l’European School of Oncologycon Alberto Costa che dal 1982 ladirige con l’obiettivo di promuo-vere la formazione in campo on-cologico.Iniziative che non passano inos-servate alla Commissione Europeae, racconta sempre Veronesi nel li-

Le strategie dell’Europa volevano,però, differenziarsi da quelledell’America. L’Europa puntava soprattutto al-la prevenzione e all’anticipazionediagnostica del tumore attraversogli screening di massa.Veronesi, una volta diventato pre-sidente di Europa contro il cancro,lanciò un decalogo per la preven-zione oncologica, il “CodiceEuropeo contro il Cancro”, desti-nato al grande pubblico, e focaliz-zò l’attenzione sulla lotta al fumo.Un altro tema, preso in considera-zione fin dall’inizio, fu poi quellodell’inquinamento ambientale. Da allora l’azione dell’UnioneEuropea è continuata nel tempo esi è espressa attraverso altre inizia-tive, fra cui una Direttiva che pre-vede l’adozione del RegistroTumori da parte degli Stati mem-bri (1996), le raccomandazioni su-gli screening dei tumori (2003) ela Comunicazione dellaCommissione nel 2009 dal titolo“Lotta contro il cancro: unPartenariato Europeo” (2009-2013).Fino ai programmi di oggi, comequello contro il cancro al seno equello contro i tumori rari. ■

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bro, quando il Presidente france-se François Mitterand si ammalòdi cancro alla prostata, l’allora ca-po dell’esecutivo di Bruxelles,Jacques Delors, suggerì ai suoi distudiare un programma europeocontro il cancro.E nel 1985, così si legge nei docu-menti ufficiali, la Commissionee i 12 stati membri lanciarono“Europe against cancer”, il pro-

getto “Europa con-tro il cancro”.Affidato nei pri-mi anni a MauriceTubiana, un emi-nente oncologofrancese allora di-rettore dell’IstitutoO n c o l o g i c oGustav Roussy diVillejuif , è passa-

to poi sotto la guida di Veronesi.Il programma era la risposta euro-pea al Cancer Act americano, unasfida ambiziosa, lanciata nel 1971dall’allora presidente RichardNixon, che voleva promuovere lacooperazione fra i vari centri di ri-cerca del Paese, con l’obiettivo ul-timo di debellare la malattia entroil duemila.

L’Europa puntava allaprevenzionee all’anticipo diagnostico

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La prima versione è del 1987,la seconda del 1994, segui-ta dalla terza nel 2003 fino

all’ultima, del 2014: l’idea di fon-do era quella di fornire suggeri-menti sulla prevenzione dei tumo-ri attraverso regole di vita e sullepossibilità di diagnosi precocedella malattia attraverso gli scree-ning. Le varie versioni si sono viavia adeguate ai risultati della ricer-ca scientifica che si sono sussegui-ti negli anni e che, in alcuni casi,hanno modificato l’approccio alproblema. Si stima che il 30 percento dei tumori in Europa po-trebbe essere evitato se tutti se-guissero queste dodici raccoman-dazioni.

Che cosa è cambiatonel tempo? «Tutte e quattro le edizioni delCodice possono essere considera-te innovative, e hanno accompa-gnato i maggiori progressi nelcampo della prevenzione, delladiagnosi precoce e del trattamen-to del cancro, con uno straordina-rio impatto nei programmi di sa-lute pubblica» commenta periscritto Enrico Brivio, portavocedella Commissione Europea nel-l’ambito Salute, sicurezza alimen-tare, ambiente, pesca. «La quarta edizione è stata prepa-rata nel 2012–2013 da esperti indi-pendenti dell’Unione Europea riu-niti in un progetto coordinato

Un decalogo perla prevenzione

oncologicadestinato al

grande pubblico

Il Codice Europeocontro il cancro

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dall’Agenzia Internazionale per laRicerca sul Cancro (Iarc:International Agency for Researchon Cancer, una diramazionedell’Organizzazione mondiale del-la sanità, Oms, che ha sede a Lione,ndr). Le raccomandazioni degliesperti sono supportate da un pro-cesso di valutazione che ha tenutoconto delle più recenti e valide co-noscenze scientifiche. Questo la-voro, ampiamente multidisciplina-re, ha dato più forza a raccomanda-zioni già esistenti nelle precedentiedizioni, come per il fumo, dovetutti i tipi di tabacco sono banditi,e per la dieta sana, dove sono indi-cati alimenti da evitare, come quel-li ad alto contenuto di grassi e zuc-chero. Ma in aggiunta, nuove e piùrobuste evidenze scientifiche han-no permesso di indicare nuove rac-comandazioni ora presenti nellaquarta edizione del Codice, comeevitare l’uso di lettini abbronzanti,di praticare l’allattamento al seno(che riduce il rischio di cancro perla madre), e di limitare l’uso della te-rapia ormonale sostitutiva (che au-menta il rischio di alcuni tipi dicancro). Inoltre il recente vaccinoper prevenire l’infezione da papillo-mavirus umano è stato inserito trale misure per la prevenzione dei tu-mori causati da agenti patogeni di

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natura infettiva».❙ Codice, primo punto: Fumo albando, fra realtà e divi diHollywoodIl problema del fumo è presentefin dall’inizio nel progetto Europacontro il cancro e la questionestava molto a cuore a Veronesi.Per quello aveva incontrato laThatcher. L’obiettivo, all’inizio, era quello difar smettere di fumare il 5 percento degli europei, ma era diffi-cile combattere con dati scientifi-ci alla mano, forniti dalle ricerchedi Richard Doll (epidemiologo bri-tannico, pioniere della ricerca cheaveva indicato il fumo come cau-sa di vari tipi di tumore, primo fra

tutti quello al polmone) controHumphrey Bogart, John Wayne eJames Dean, icone del cinema hol-lywoodiano con la sigaretta inbocca. Alcune battaglie, però, so-no state vinte, anche se l’indu-stria del tabacco ha cercato conogni mezzo di contrastare questeazioni: nel 1991 si ottenne la scrit-ta sul pacchetto che indicava laquantità di condensato e nel 1992fu la volta del “nuoce gravementealla salute” che aumentò di di-mensioni nel 2000. La battaglia ècontinuata fino all’entrata in vigo-re in tutta l’Unione , nel 2016, del-l’ultima direttiva di Bruxelles del2014 che prevede fra l’altro: stopalla vendita dei pacchetti da die-ci sigarette e di tabacco (da arro-tolare o da fumare nelle pipe adacqua) da meno di 30 grammi,più accessibili ai giovani, l’intro-duzione di confezioni con fronte eretro occupato per il 65 per centoda avvertenze sulla dannosità delfumo e il divieto di usare additivio aromi per rendere il tabaccopiù attrattivo.

❙ Codice, secondo punto: Dal ca-narino in gabbia alla direttivaI minatori della prima metà deglianni Novanta portavano con sé uncanarino in gabbia: l’animale era

La leggeSirchia

❙ Il nostro Paese è stato uno dei pri-mi, in Europa, a vietare il fumo neiluoghi pubblici e sui posti di lavorocon la legge del 16 gennaio 2000,chiamata legge Sirchia. GirolamoSirchia, all’epoca Ministro dellaSalute, ne è stato infatti il promoto-re. Altri Paesi europei hanno preso lalegge Sirchia come modello e si so-no adeguati.

Qualche volta ci sono dei corto circuiti. Il Codice Europeocontro il cancro raccomanda di evitare il più possibile le

carni conservate e quelle rosse. E va bene. Poi ci sono notizie che arrivano ai media di tutto ilmondo, come è successo nell’ottobre 2015, quando lo Iarc(l’Agenzia per la ricerca sul cancro, emanazionedell’Organizzazione Mondiale della Sanità) con la complicitàdella rivista Lancet, ha etichettato come cancerogene le car-ni rosse e in particolare quelle conservate, come salsicce e sa-

lumi. E le ha messe, almeno apparentemente, sullo stesso pia-no, in quanto fattori di rischio, dell’amianto e del tabacco. Manon è proprio così: dipende da quanto una persona ne man-gia, a quali alimenti ci si riferisce e via dicendo. Insomma si ètrattato di un caso di vera e propria informazione “confusio-gena”.Le regole della prevenzione sono una cosa seria e queste no-tizie fanno male. Ecco perché è sempre indispensabile un’in-formazione seria e certificata quando si parla di salute.

L’allarme carni rosseCattiva informazione da parte delle Istituzioni, con la complicità dei media

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more. Si capisce allora come sia impor-tante la sicurezza negli ambientidi lavoro e da parte sua l’Europacontro il cancro (anche nel suoCodice) ha cercato di affrontarefin dall’inizio.Alcune iniziative, portate avantidall’Europa, hanno contribuito acambiare la legislazione sulla si-curezza in questi ambiti. In particolare, la Direttiva2004/37/CE del Parlamento euro-peo e del Consiglio del 29 aprile2004 stabilisce una serie di misu-re di prevenzione dirette ad elimi-nare o a ridurre al minimo l’espo-sizione ad agenti cancerogeni omutageni durante l’attività lavo-rativa. L’elenco delle sostanze clas-sificate come cancerogene o mu-tagene è in corso di aggiornamen-to: è, infatti, allo studio la propo-sta della Commissione di include-re altre 12 sostanze rispetto a quel-le già previste.E ancora oggi il punto 8 delCodice, versione 2014, recita : Neiluoghi di lavoro proteggetevi dasostanze cancerogene rispettandole regole di sicurezza. L’importante però è che i lavora-tori sappiano che rischi corrono econoscano le regole di sicurezzaper rispettarle. ■

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particolarmente sensibile al gri-sou, un gas infiammabile che sisprigionava soprattutto nelle mi-niere di carbone e zolfo. Se il cana-rino cominciava a mostrare se-gni di soffocamento, era ora discappare per non essere coinvoltiin un’esplosione. Gli ambienti di lavoro spesso com-portano rischi per la salute, com-presi quelli legati al cancro. E l’Italia ha due tristi storie daraccontare: la prima, complicatis-sima per i risvolti giudiziari chepoi ha avuto, riguarda il casoEternit, un materiale che contene-va amianto, una sostanza cancero-gena, che veniva prodotto in mol-ti stabilimenti, compreso quello diCasale Monferrato in Piemonte.E moltissimi operai che lavorava-no in quella fabbrica sono poimorti di mesotelioma pleurico.Il secondo ha riguardato l’Ilva diTaranto: un’azienda che si occupadi lavorazione dell’acciaio. Anchein quel caso sono stati segnalati,nei lavoratori e anche nella popo-lazione che risiedeva vicino allostabilimento, un numero di tu-mori in eccesso rispetto a quelli at-tesi. Ma il problema in discussione era:o perdiamo il posto di lavoro conla chiusura della fabbrica o corria-mo il rischio di ammalarci di tu-

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Codice UEcontro

il cancro 2014 12 modi per ridurre il vostro ri-schio contro il cancro.1 Non fumate. Non usate alcun tipodi tabacco. 2 Non consentite che si fumi in ca-sa vostra. Sostenete le misure con-tro il fumo nel vostro ambiente di la-voro. 3 Impegnatevi a mantenere un pe-so corporeo sano. 4 Fate quotidianamente eserciziofisico. Limitate il tempo che trascor-rete seduti. 5 Mantenete una dieta sana: con-sumate abbondantemente cerealiintegrali, legumi, verdure e frutta. Limitate i cibi molto calorici (ricchi dizucchero e grassi). Evitate le bevan-de zuccherate. Evitate le carni con-servate; limitate le carni rosse. Limitate i cibi ricchi di sale. 6 Se consumate bevande alcoliche,di qualunque tipo, limitatene laquantità. Per la prevenzione del can-cro è meglio non bere alcol. 7 Evitate esposizioni prolungate alsole, specialmente da bambini. Usate protezioni solari. Non espone-tevi a lampade abbronzanti. 8 Nei luoghi di lavoro proteggetevida sostanze cancerogene rispettan-do le regole di sicurezza. 9 Controllate se nella vostra abita-zione c’è un’alta concentrazione diradon e nel caso procedete a oppor-tune modifiche strutturali. 10 Per le donne: allattare al seno ri-duce il rischio di cancro. Se puoi, al-latta il tuo bambino. La terapia or-monale sostitutiva (TOS) aumenta ilrischio di alcuni tipi di tumore.Limitare l’uso della terapia ormona-le sostitutiva (TOS). 11 Fate partecipare i vostri bambi-ni ai programmi di vaccinazione per:l’epatite B, per i neonati. Il papillomavirus (HPV), per le ragazze. 12 Partecipate ai programmi orga-nizzati di diagnosi precoce per:tumori dell’intestino, tumori dellamammella, tumori della cerviceuterina. Per saperne di più sul codice europeocontro il cancro visita il sitohttp://cancer-code-europe.iarc.fr

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Il Codiceraccomanda un esercizio

fisicoquotidiano

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Con la Direttiva del 1996, laCommissione Europea sug-geriva agli Stati membri

l’adozione di Registri tumori e damolti Stati, compresa l’Italia, è sta-ta recepita.Ma l’Italia aveva già visto nasceresul territorio, su base volontaristi-ca, Registri tumori in alcune aree.Quello di Varese è stato il primo, at-tivo fin dal 1976, seguito da quellodi Parma, nello stesso anno. Viavia sono poi arrivati gli altri e nel1996 è nata a Firenze, nel 1996,l’Associazione Italiana RegistriTumori (Airt che poi ha cambiatonome in Airtum) con l’obiettivo dicoordinare le attività dei Registri

Tumori già presenti. Attualmente,nel nostro Paese, sono attivi 43Registri che seguono complessiva-mente 28 milioni di italiani e rac-colgono dati circa il tipo di cancro,età e sesso del malato, i trattamen-ti ricevuti e l’evoluzione della ma-lattia.

L’utilità dei registri tumoriConoscere come differenti tipi dineoplasie sono presenti in diversearee è essenziale per la ricerca sul-le cause del cancro (per trovare, adesempio, una relazione con la pre-senza di inquinanti ambientali o

Nel 2009 solo 17 Stati

avevano unPiano nazionalecontro il cancro,

oggi sono 25

Il cammino di Europacontro il cancro

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davvero utili) è importante e unaRaccomandazione del Consiglioeuropeo del 2003 sollecita gli Statia effettuare screening nella popola-zione per individuare alcuni tipi ditumore (in particolare quello del se-no, della cervice uterina e del colonretto). L’idea di fondo degli screening èquella di sottoporre una popola-zione sana a un test (per esempio lamammografia per il tumore al se-no o la ricerca del sangue occultonelle feci per il tumore al colonretto o il Pap test per il cancro alla

cervice uterina)per scoprire il tu-more agli stadiiniziali, per trat-tarlo precoce-mente con l’obiet-tivo di offrire mi-gliori possibilitàdi sopravvivenzadei pazienti.

Ma arriviamo a un progetto speci-fico della Commissione Europeache ha privilegiato il tumore allamammella per l’impatto che ha,sia per la diffusione della malattia,sia per le possibilità di diagnosiprecoce oggi disponibili e sia infi-ne per le prospettive di cura che,nella malattia individuata precoce-mente, offrono grandissime possi-bilità di sopravvivenza: si chiama

con un particolare tipo di alimen-tazione), per la valutazione deitrattamenti più efficaci (quali so-no le Regioni italiane che offronole cure migliori?), per la progetta-zione di interventi di prevenzione(se si scopre un legame di causa-ef-fetto fra tumore e fattori di rischiosi può intervenire per modificarequesti ultimi) e per la programma-zione delle spese sanitarie (per lecure, ma anche per gli screening). Che fotografia danno dell’Italiaoggi? Nel settembre 2016, è statopresentato al Ministero dellaSalute il volume “I numeri delcancro” edizione 2016, firmatodall’Associazione Italiana diOncologia Medica (Aiom) e daAirtum. Ecco tre o quattro dati. Il primo: ogni giorno in Italia ven-gono diagnosticati mille casi dicancro e la malattia sta aumen-tando fra le donne, ma sta dimi-nuendo fra gli uomini. Il secondo: difronte a questa situazione occorremettere in atto tutti i programmi diprevenzione possibili (e ribadire aquesto proposito i dodici punti delCodice Europeo è opportuno). Terzo: la diagnosi precoce funziona(ed ecco perché al Sud, dove l’acces-so agli screening è limitato, ci si am-mala di più). Però le terapie funzionano, ecco ilquarto punto, le persone sopravvi-vono di più, ma hanno bisogno di

assistenza. Per esempio di riabilita-zione oncologica, che riguarda ilritorno alla vita quotidiana dei pa-zienti, e degli psicologi, che assista-no loro e le loro famiglie. E il rap-porto dice che questi servizi non so-no presenti omogeneamente sulterritorio nazionale.

Gli screening el’iniziativa sul seno Il tema degli screening è molto cal-do e oggetto di discussioni a vari li-velli, a partire dalla letteraturascientifica, cheanalizza l’efficaciadei programmi, fi-no agli ambientipolitici dove si de-ve decidere, sullabase dei dati dispo-nibili sull’efficaciadi questi screening,che cosa proporrealla popolazione.Oggi, per esempio, esiste un grandedibattito sull’opportunità di ese-guire il Psa, il test dell’antigene pro-statico specifico, che dovrebbe esse-re indicativo di un rischio di tumo-re alla prostata, ma pare che la suapresenza non sia così chiaramentelegata al rischio di malattia e nondovrebbe suggerire interventi tera-peutici aggressivi. Ma sottoporsi a screening (quelli

Il progetto Europa contro il cancro ha ispirato altre iniziati-ve, focalizzate su temi specifici.

La prima, promossa da Francesca Merzagora in Italia, con il so-stegno di Umberto Veronesi, si è concretizzata in EuropaDonna: un movimento di opinione che, all’inizio, voleva darevoce alle donne operate di tumore al seno. Poi l’associazioneè cresciuta e ha trovato supporti anche a livello del ParlamentoItaliano per la promozione di programmi mirati alla diagnosi

del tumore al seno e per garantire le cure migliori alle donnemalate. Francesca Merzagora è stata Presidente per dieci an-ni, poi, per un principio di alternanza l’ha lasciata. Attualmentela presidente è Rosanna D’Antona. Ma sulla scia di quanto fatto dalle donne, anche gli uomini sisono mossi. Così è nata Europa Uomo Italia onlus, che ha con-tatti con i corrispettivi europei, e ha, fra gli obiettivi principa-li, quello della lotta al tumore alla prostata.

Europa Donna (e Uomo)

Efficaci gli screening

del seno,colon retto

e utero

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European Commission Initiativeon Breast Cancer (Ecibc) e il suo si-to è http://ecibc.jrc.ec.europa.eu/ho-me.Questo Progetto, partito nel 2013, hal’obiettivo di valutare come la ma-lattia è affrontata nei vari Stati(stiamo parlando di 28 Stati mem-bri più altri sei fra cui Norvegia,Islanda, Montenegro e Turchia, perun totale di 28 milioni di donne in-teressate. E di 24 lingue ufficiali ilche rende queste indagini non pro-prio semplici). E di capire qual è l’of-ferta per quanto riguarda sia la dia-gnostica sia le cure di base, quelle“essenziali”, e anche quelle aggiun-tive. Un esempio? Il linfodrenaggio,un trattamento che aiuta le donne,sottoposte all’asportazione dei lin-fonodi ascellari, a contrastare il

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gonfiore al braccio, non si trovadappertutto. Un secondo esempio:come si attrezzano gli stati per ga-rantire le cure di fine vita? Alcunenotizie di cronaca degli ultimi tem-pi hanno denunciato situazioniinaccettabili in Italia, in un ospeda-le di Roma, in cui un paziente ter-minale è rimasto con poca o nullaassistenza in un Pronto Soccorso. El’Italia non è certo uno degli ultimiPaesi in Europa in fatto di cure for-nite dal sistema sanitario pubblico. Ogni Stato, per questo Progetto, haindicato un referente (di solito de-signato dal Ministero della Salute,che ha il compito di fornire tutte lerisposte alle domande, dopo esser-si consultato con tutti coloro che so-no coinvolti nel problema: medici,associazioni dei pazienti, decisori

politici, responsabili dell’organiz-zazione sanitaria e via dicendo).«L’obiettivo – dice Donata Lerda, co-ordinatrice del Programma Ecibc,che lavora all’Istituto di ricerca diIspra, uno dei sette del JointResearch Center (Jrc) dellaCommissione Europea - è quello diarmonizzare le cure e di sviluppa-re linee guida che valgano per tut-ti i Paesi e anche all’interno dei di-versi Paesi. E fornire un certificatodi qualità ai centri che rispondanoai requisiti fondamentali per il trat-tamento della malattia. Quelle chevengono individuate come cure es-senziali devono essere garantite atutte le donne in tutti gli Stati». Cisi aspetta che nel giro di due annivengano approvate queste racco-mandazioni.

Differenze nella disponibilità di cure: ne è un esempio il linfodrenaggio, non considerato cura in molti Paesi

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Ma, quando si parla di screeningmammografico, c’è bisogno an-che di un rapporto diretto con ledonne. «L’idea – continua Lerda – è quel-la di offrire suggerimenti persona-lizzati alle donne che sono chia-mate a uno screening per il tumo-re al seno e rispondere alle loro do-mande». L’iniziativa è stata lanciata nel no-vembre 2016 in una sezione dedi-cata sul sito http://ecibc.jrc.ec.euro-pa.eu/home dove una donna potràtrovare risposte ai suoi quesiti. Peresempio: «Sono una donna di 54anni, ho ricevuto l’invito allo scree-ning: ci devo an-dare?» La donnariceverà una “rac-comandazione”,forte o debole, aseconda delle suecaratteristiche edelle evidenzescientifiche. Aumentare l’ade-renza agli scree-ning è una priorità e occorre trova-re nuove strategie per superare lebarriere che vi si oppongono, comeè stato sottolineato anche al con-gresso europeo della Società europeadi oncologia medica (Esmo) che siè svolto nel settembre 2016 a

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Copenhagen. Un’idea è venuta auna ricercatrice australiana,Amanda Bobridge che l’ha defini-ta “one stop cancer screening shop”cioè la possibilità di eseguire con-temporaneamente più screeningin un unico posto, in modo da farperdere il minore tempo possibile aun cittadino.

Il progetto delpartenariato europeo Nel 2009 la Commissione Europea,sulla scia del Progetto Europa con-tro il cancro, ha lanciato “EuropeanPartnership against cancer”

( Pa r t e n a r i a t oEuropeo contro ilcancro). L’obiettivoprincipale delPartenariato eraquello di “convin-cere” gli Stati mem-bri a dotarsi di unPiano Nazionalecontro il Cancro. Ilrisultato è stato po-

sitivo: nel 2009 erano solo 17 gliStati con un Piano, ora sono 25.Non solo, ma voleva anche raggiun-gere una riduzione dell’incidenzadel cancro nell’Unione Europea del15 per cento entro il 2020. Il progetto, cominciato nel 2009 è

terminato nel 2013, ma ha datoorigine ad altre iniziative.La prima si chiama “Expert groupon cancer control”, la seconda sichiama “CanCon”. E nel frattempoha rilanciato la “Settimana Europeacontro il cancro” come strumentoutile a trasmettere i messaggi dipromozione della salute contenutinel Codice.Abbiamo posto a funzionari dellaCommissione europea, la domanda«Come è nata la EuropeanPartnership e che cosa ha fatto?»Ha risposto per iscritto EnricoBrivio, portavoce dellaCommissione europea per quantoriguarda la salute, la sicurezza deicibi, l’ambiente e la pesca (Health,Food Safety, Environment, MaritimeAffairs and Fisheries).«Molti sono stati i risultati concre-ti dell’iniziativa ‘Europa Contro ilCancro’ lanciata nel 1985. Uno diquesti è la creazione della‘Partnership Europea per l’azionecontro il cancro’, l’EPAAC.L’iniziativa ha ricevuto il supportodei fondi del ‘Programma d’azionedell’Unione Europea in materia disalute’ ed è stata uno strumentomolto importante per sostenere losviluppo di piani di azione controil cancro a livello nazionale. Tali piani nazionali contro il cancro

Aumentare l’aderenza

agli screeningè una priorità

Il Joint Research center (Jrc o Centro comune di ricerca,Ccr) è una direzione generale della Commissione Europea

(DG-Jrc) che dispone di sette istituti di ricerca dislocati in cin-que Paesi membri dell’Unione Europea (Belgio, Germania, Italia- a Ispra appunto - , Paesi Bassi e Spagna). Il Jrc fornisce un so-stegno scientifico e tecnico alla progettazione, allo sviluppo,all’attuazione e al controllo delle politiche dell’Unione Europea(è, appunto, un servizio della Commissione Europea) alloscopo di garantire l’indipendenza delle attività di ricerca da in-teressi privati o dalle singole politiche nazionali, come condi-zione essenziale per perseguire la sua missione internaziona-

le. Il Jrc svolge un ruolo di coordinamento e ricerca in nume-rose reti comunitarie di enti nazionali di ricerca, università, in-dustria avanzata degli Stati membri dell’Unione Europea, ol-tre ad effettuare un vasto insieme di ricerche indipendenti chesi avvalgono delle competenze dei migliori scienziati europeiche lavorano direttamente nel centro o vi svolgono periodi diricerca . A Ispra in Italia vi sono l’Istituto per la protezione e lasicurezza dei cittadini, l’Istituto dell’ambiente e della sosteni-bilità, l’Istituto per la salute e la protezione del consumatoree l’Institute of Energy, insieme a Petten nei Paesi Bassi (daWikipedia).

Il Joint Research center

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Europei, sempre più frequentemen-te interconnessi. I pazienti si reca-no in altri Paesi per essere assistiti,come anche molti operatori sanita-ri lavorano in differenti StatiMembri. La Direttiva 2011/24/EUconcernente l’applicazione dei dirit-ti dei pazienti riguardanti l’assi-stenza sanitaria transfrontalierachiarisce le regole che governanol’accesso ai servizi sanitari in un al-tro paese dell’Unione Europea». Un occhio al passato, al presente eal futuro.

stanno contribuendo positivamen-te all’ambizioso obiettivo di ridur-re del 15% il numero di nuovi casidi cancro entro il 2020. La partnership ha focalizzato le sueattività sulla prevenzione primariaattraverso la promozione della salu-te, sulla prevenzione secondaria at-traverso gli screening dei cancri delseno, della cervice uterina e del co-lon retto, sulla valorizzazione dibuone pratiche in particolare a livel-lo dei servizi sanitari, e sulla raccol-ta e analisi dei dati. La condivisione di obiettivi preci-si, la larga partecipazione di stake-holders provenienti da settori diver-si (autorità nazionali, accademia,pazienti, centri di cura contro ilcancro, società civile), e il suppor-to dell’Unione Europea hanno ga-rantito risultati concreti e sosteni-

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bilità attraverso altre iniziative incorso. Come per esempio la JointAction on Cancer Control (CAN-CON) che opera allo scopo di con-dividere standard di qualità per ilcontrollo del cancro o la creazionedel Gruppo Europeo per ilControllo del Cancro (Expert Groupon cancer control) che riunisce inplenaria due volte all’anno gli esper-ti provenienti da settori diversi percondividere, discutere e possibil-mente esprimere un consenso suiniziative e buone pratiche sul con-trollo del cancro.Presto, in dicembre (2016, ndr), sa-rà lanciata un’iniziativa sui cancrirari, che rimangono una sfida im-portante per pazienti e operatori sa-nitari.Il cancro è in prima linea quando sipensa agli attuali sistemi sanitari

Risultati concreti con la condivisione degli standard di qualità tra i Paesi

La situazionecritica degliscreening in Italia

❙ Gli screening salvano la vita e le of-ferte sono in aumento nel nostroPaese, ma non in tutte le aree. E an-che quando vengono proposti i cit-tadini non rispondono (si tratta discreening messi a disposizione gra-tuitamente dal sistema sanitarioper il tumore alla mammella, quel-lo del colon retto e della cerviceuterina). Lo certifica il rapportoOsservasalute dell’UniversitàCattolica di Roma presentato nellaprimavera 2016. I dati raccontano diun Paese dove da un lato gli stessisistemi sanitari non riescono a infor-mare tutte le persone a rischio. Edall’altro i cittadini, quando sonochiamati, non rispondono. I più re-frattari sono i cittadini del Sud Italia,dove la risposta ha a che fare, sem-bra e forse a torto, con la credibili-tà del sistema sanitario nazionale.

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Trent’anni diiniziative e l’Europa a due (o più) velocitàA celebrare il lavoro di trent’annidi iniziative dell’Unione Europeacontro il cancro, la CommissioneEuropea, sotto la Presidenza delLussemburgo dell ’UnioneEuropea, ha organizzato un conve-gno nel settembre 2015. E il Ministro della Salute delLussemburgo Lydia Mutsch, con ilCommissario Europeo per laSicurezza e la Salute dei cibi(European Commissioner forHealth and Food Safety) VytenisAndriukaitis hanno ricordato leiniziative prese e i risultati ottenu-ti: la Mutsch ha puntualizzato chela lotta al cancro è «una priorità perla politica sanitaria europea» , chel’iniziativa europea «ha aggiuntouna nuova dimensione alla lotta al-la malattia» e ha creato «uno stret-to legame fra l’Europa e i suoi cit-tadini». E ha ricordato «l’impor-tanza dello scambio di informa-zioni e delle migliori pratiche, lebest practices, per affrontare la ma-lattia» non dimenticando infineche «l’azione dell’Unione euro-pea può anche incoraggiareun migliore uso delle risorsedisponibili». Insomma, in alcuni Paesieuropei, Italia in primis,soprattutto in quelli econo-micamente più avanzati,è migliorata, in questi anni,la diagnosi, è aumentata lasopravvivenza dei pa-zienti, grazie anchealle terapie innova-

tive, e sono aumentate le presta-zioni collaterali, come l’assistenzapsicologica ai malati, la riabilita-zione, la terapia del dolore e l’ac-compagnamento al fine vita, mapurtroppo non siè modificata l’in-cidenza: i cittadi-ni continuano adammalarsi, colpe-vole anche l’invec-chiamento dellapopolazione.Poi ci sono altriPaesi europei, oche comunquefanno parte della cosiddettaRegione Europea, dove la situazio-ne è tutt’altro che rosea e non c’ènemmeno accesso alle cure di ba-se, per non parlare della prevenzio-ne. Pensiamo alla Grecia dove lacrisi economica ha portato quasial collasso l’assistenza sanitaria(e alcune aziende farmaceutichehanno addirittura sospeso il rifor-nimento di farmaci

antitumorali perché non veniva-no pagate) o alla Romania dovenon è più disponibile il tamoxife-ne, un farmaco somministrato al-le donne per prevenire le recidive

di tumore al se-no. Insomma esi-s t e r e b b eun’Europa a duevelocità anchenell’affrontare lamalattia cancro. E poi bisogna te-nere conto del-l ’ impatto deiflussi migratori

che ci mettono di fronte a nuove(o meglio vecchie) forme di pato-logia che richiedono cure specifi-che. Tumori, tanto per fare unesempio, della cervice uterina indonne che non hanno mai vistoun pap test in vita loro. O cancrial fegato in chi non ha mai fattouna vaccinazione contro l’epatiteB e per di più abusa di alcol. Oneoplasie al polmone dovute alfumo, diffusissimo in certe popo-

lazioni sia dell’Est Europache dell’Asia.

E c’è tanto lavoro dafare. ■

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L’azionedell’Europaincoraggia

il miglior usodelle risorse

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pena, anche tenendo conto dellaglobalizzazione, dei fenomeni dispostamenti di popolazioni e diimmigrazione. Il World Cancer Report del 2014,compilato dallo Iarc(International Agency forResearch on Cancer) certifica chesi è di fronte a una vera e propria

crisi: ci sono problemi cre-scenti nei Paesiin via di svilup-po dove l’inci-

denza della malat-tia sta aumentan-

do, complici ap-punto stili di vitache prima eranoappannaggio dei

Paesi più sviluppati, co-me le diete scorrette e il

junk food, il cibo spazzatu-ra, che portano a obesità, noto fat-

tore di rischio per il can-cro, o la riduzione dell’at-tività fisica o il contattocon sostanze chimiche

cancerogene legate al-l’industrializzazione.Ma non stanno meglioi Paesi industrializzati

dove l’invecchia-mento della

Che cosa ci raccontano oggii dati sulla diffusione dellamalattia in Europa e nel

mondo e come possono condizio-nare l’approccio al cancro nel pre-sente e nel futuro? Il problema ètutt’altro che semplice. Partiamo dal mondo e ne vale la

La Babele di numerie gli “emarginati”

dalle cureNel 2012 14 milioni

di persone si sonoammalate

di tumore, nelleprossime due

decadi si stimanofino a 22 milioni

all’anno di nuovicasi

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La terza: la mortalità è legata allepossibilità di accesso alla diagno-si precoce tramite gli screening(perché quanto più un tumore siintercetta negli stadi iniziali tan-to più si può curare al meglio) ealle terapie, in particolare a quel-le innovative (cui non si ha acces-so in tutti i Paesi). Oggi si parla tanto di farmaci in-novativi per la cura del cancroche vanno oltre la chemioterapia,

come le molecole a bersaglio mo-lecolare (quelle cioè che colpisco-no punti specifici delle cellule tu-morali, uccidendole, ma salva-guardando le cellule sane dell’or-ganismo) e della nuova immuno-terapia (si tratta di cure che aiuta-no il sistema immunitario a com-battere le cellule estranee del tu-more). E ogni sistema sanitario fale sue scelte, in base alle disponi-bilità economiche. Ma ci sono altri strumenti tera-peutici come la chirurgia (cherappresenta l’approccio di basenella maggior parte dei tumori: hail primo obiettivo di eliminare fi-sicamente il tumore) e la radiote-rapia. E non tutti vi hanno accesso.Secondo la rivista scientificaLancet Oncology più dell’80 percento dei pazienti con diagnosi dicancro nel 2015 erano candidatialla chirurgia, ma meno di unquarto ha avuto la possibilità difarsi operare, in particolare neiPaesi a basso reddito. Ma l’acces-so alla chirurgia potrebbe diven-tare, in futuro, un problema an-che da noi, come segnalano leassociazioni degli specialisti cheregistrano un calo degli specializ-zandi in questo settore della me-dicina. E poi c’è il problema della radio-terapia. Sempre Lancet Oncologydenuncia la mancanza di inve-stimenti in macchinari di radiote-rapia soprattutto nei Paesi poveri.Noi però abbiamo, in Italia, uncentro di eccellenza di radiotera-pia, o meglio di adroterapia (ilCnao) che utilizza ioni e protoniper “bombardare” il cancro, ma so-no ancora pochi i pazienti tratta-

I numeri delcancro inItalia 2016

❙ Nel settembre 2016 è stato presen-tato al Ministero della Salute il volu-me “I numeri del cancro in Italia2016”, frutto del lavoro dell’Aiom,l’Associazione italiana di OncologiaMedica e l’Airtum (l’Associazionedei Registri Tumori), che fotografa larealtà italiana. Senza entrare nel dettaglio delle ci-fre, è opportuno segnalare due ten-denze: aumentano i casi di tumorefra le donne e diminuiscono fra gliuomini. Nel 2016 le italiane colpitedalla malattia sono 176.200 (erano168.900 nel 2015): in particolarequest’anno sono stimati 50 milanuovi casi di tumore al seno. Per gliuomini si assiste al fenomeno oppo-sto, con 189.600 nuove diagnosi(erano 194.000 nel 2015) e un ca-lo del 2,5% perché i big killer, e inparticolare le neoplasie del polmo-ne, della prostata, del colon-retto edello stomaco, cominciano a faremeno paura.

popolazione rappresenta uno deiprincipali motivi dell’aumentodei casi di malattia. Partiamo dai dati raccolti nel 2012:in quell’anno oltre 14 milioni dipersone hanno ricevuto una dia-gnosi di cancro e 8,2 milioni dipersone sono morte per la malattia. Nel mondo si stima che, a partiredal 2012, i nuovi casi di cancro siaggireranno attorno ai 14 milioniin più all’anno per aumentare fi-no a 22 milioni, sempre all’anno,nelle prossime due decadi. E diconseguenza aumenteranno an-che le morti (non entriamo indettagli numerici più precisi). Nel2012 il cancro più frequente è ri-sultato essere quello al polmone,seguito da quello alla mammellae da quello all’intestino.E veniamo all’Europa (compresi iPaesi non appartenenti all’UnioneEuropea): sempre secondo il rap-porto Iarc, in Europa si sono se-gnalati 3,4 milioni di nuovi casinel 2012, e il più frequente è risul-tato essere quello al seno.

Una babele dinumeri da cui sipossono ricavaredue o treosservazioni. La prima: il cancro non arretra,ma avanza. Sia nei Paesi ad altoreddito che in quelli più poveri,l’incidenza della malattia sta au-mentando.Seconda: i principali fattori di ri-schio sembrano quelli legati aglistili di vita (ed ecco perché anco-ra oggi il Codice Europeo contro ilcancro è di estrema attualità e oc-correrebbe implementarlo)

Nel 2015 nei Paesi a basso reddito solo ¼dei pazienti candidati alla chirurgia è stato operato

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ti (al momento, sono soprattuttopazienti con tumori del sistemanervoso centrale, della testa-colloe delle ossa).

E altre due sfide cheriguardano glianziani e i bambini.Per gli anziani. Oggi il trattamen-to del cancro al seno nelle perso-ne anziane varia moltissimo neidiversi stati europei per quantoriguarda l’accesso alla chirurgia,all’ormonoterapia e alla chemio-terapia. Ci sono tantissimi datiche si possono ricavaredall’European Registration ofCancer Care (Eurecca) che hacomparato i diversi trattamentiin Paesi come l ’Olanda, ilPortogallo, la Polonia, l’Irlanda e laGran Bretagna. Senza entrare in troppi dettagli, siscopre che in alcuni di questi Paesinon sempre le pazienti anziane

hanno accesso alla chirurgia (so-prattutto in Irlanda, meno inOlanda e ancora meno in Belgio),che l’ormonoterapia e la chemio-terapia non sono offerte a tutte main dipendenza dello stadio dellamalattia (in Olanda meno che inaltri Paesi), e che, in ogni caso,esiste una grandedisparità di tratta-menti da zona azona. E per i bambini.Ogni anno inEuropa, 6.000bambini e adole-scenti muoionoper tumore e dueterzi di quelli chesopravvivono soffrono degli ef-fetti collaterali legati ai farmaci. Nonostante siano stati fatti note-voli progressi nelle terapie, riman-gono numerosi problemi, comequello dell’accesso ai farmaci, chel’European Society for Paediatric

Oncology, in collaborazione anchedel progetto “European Networkfor Cancer Research in childrenand adolescents” dell’UnioneEuropea sta cercando di analizza-re e di risolvere. Oggi il cancro, se diagnosticatoin tempo e curato adeguatamen-

te, può diventareuna malattia cro-nica con la qualesi può convivereper anni.Ma veniamo alnostro Paese: am-malarsi in Italia,nonostante tutto,offre ottime pos-sibilità di cura,

certificano le statistiche.L’Italia, secondo i dati dell’Aiom,spende meno per gli antitumora-li rispetto alla Germania e allaFrancia, ma ottiene guarigioni su-periori in neoplasie come quelledel seno, polmone, colon-retto estomaco. In particolare, nel no-stro Paese, la spesa per queste te-rapie, nel 2014, è stata di 2,9 mi-liardi, mentre in Germania haraggiunto quota 6,2 e in Francia4,2 miliardi. Oggi il 55 per cento degli uominiitaliani e il 63 per cento delle don-ne è in vita a cinque anni dalladiagnosi di un tumore.E c’è un ultimo dato interessante,pubblicato sulla rivista Lancet: lacrisi economica del 2008-2010,associata a un incremento dei tas-si di disoccupazione e a una ridu-zione delle spese per la sanità hacomportato un aumento dellamortalità per cancro nei Paesi adalto e medio reddito un po’ in tut-to il mondo. Ma l’impatto negati-vo della crisi è stato “tamponato”nei Paesi dove esiste un sistema sa-nitario pubblico che, comunque,garantisce accesso agli screening,alla diagnosi e alla cura. Come, ap-punto, succede in Italia. ■

Ammalarsi inItalia offre

ottime possibilità di

cura

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Ritorniamo indietro all’Europa e al futuro di“Europa contro il cancro”.

Oltre all’Expert Group on cancercontrol e a CanCon , ci sono alme-no altri tre progetti dellaCommissione Europea: il Crossborder health care che riguardal’assistenza ai malati, quello suitumori rari e alcuni programmidi ricerca. Svolti spesso in collabo-razione con le associazioni dei pa-zienti.

L’assistenzatransfrontaliera Nel 2011 è stata emanata una diret-tiva sui diritti dei pazienti, la “Cross

Border Health Care”, relativa al-l’assistenza sanitaria transfrontalie-ra. È una direttiva speciale che toc-ca i diritti dei pazienti e non i siste-mi sanitari. E chiedeva ai singoliPaesi una ratifica e l’indicazione dicentri nazionali dove trovare cureparticolari sui siti web. In Italia ilsito è “Dove e come mi curo”.L’iniziativa ha implicazioni econo-miche per i rimborsi, ma offre aipazienti l’opportunità di accederea cure specifiche in altri Paesi quan-do non sono disponibili nel proprio.

Tumori rari La famiglia dei tumori rari è costi-tuita da un gruppo estremamente

L’impegno nella lotta contro

il cancro continua con vari

progetti dellaCommissione

Europea

Una finestrasul futuro

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eterogeneo di patologie che posso-no colpire praticamente tutti gliorgani e i tessuti dell’organismo. Ilprogetto europeo sui tumori rari,RARECAREnet (Information net-work on rare cancers), finanziatodalla Comunità Europea, ha defini-to i tumori rari come “entità” conun tasso di incidenza inferiore a seiogni 100 mila persone ogni anno.Nell’ambito del progetto è statastilata una lista di 198 “entità” clas-sificate come rare (www.rarecare-net.eu). Indipendentemente da tut-to, quello che risulta è che il nume-ro delle persone affette da tumoreraro è molto elevato proprio perchèesistono diverse forme di cancro(ben 198) e in totale rendono con-to di un terzo di tutti i tumori. Nelloro insieme, quindi, non sono pro-prio rari. In Italia questi tumori colpiscono89 mila persone ogni anno e questonumero rappresenta circa il 25 percento di tutti i tumori diagnostica-ti, sempre ogni anno. Cioè uno suquattro. Esempi di tumori rari? Linfoma acellule B, carcinoma a cellule squa-mose della laringe, mieloma mul-tiplo, carcinomadel fegato, tumo-re della laringe,retinoblastoma.Che, in generale,colpiscono perso-ne giovani. Quello chel’Europa si pro-pone è di inter-cettare questi tu-mori nei vari stati europei, perchéquello che è raro in Lituania, peresempio, associato a quello che è ra-ro in altri Paesi, può creare unasorta di “massa critica”, in termini

numerici, che può permettere distudiare nuovi approcci terapeuti-ci o nuove strategie di diagnosi.

La ricerca Soltanto un flash: esiste un pro-

gramma europeochiamato Horizon2020 (la durata vadal 2014 al 2020)che finanzia unaserie di ricerche,compreso il settoredella medicina, cuisi aggiunge unHealth Programche fa capo al

Direttorato Generale della salute(che ha messo in piedi l’ExpertGroup on cancer control).L’importante è orientarsi nelle va-rie applicazioni e formulari e pre-

sentare progetti. Il sito di riferi-mento è www.ec.europa.eu) Negli ultimi sette anni l’UnioneEuropea ha investito 1,4 milioninella ricerca sul cancro anche asupporto delle associazioni dei pa-zienti. I finanziamenti sono a pro-getto e occorrono applicazioni perottenere fondi che non è facile pro-durre. È indispensabile conoscere leprocedure e avere tempo per com-pilare tutte le applicazioni e spes-so i nostri clinici e ricercatori nonce l’hanno! Carmine Pinto, presidentedell’Aiom, l’Associazione italianadegli oncologi medici commenta:«Spesso mancano le infrastruttureper partecipare a questi progetti espesso manca un’adeguata comu-nicazione fra loro e noi e tutte leagenzie europee. Sui tumori rari, in-vece, stiamo andando avanti». ■

Negli ultimi 7 anni l’UE ha

investito 1,4 milioni

nella ricerca

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In Italia ogni anno i tumori rari colpiscono 89000 persone, cioè un tumore su quattro

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C’è una piccola storia cheAlessandra Graziottin, direttore delCentro di Ginecologia e SessuologiaMedica dell’Ospedale San Raffaele diMilano, non manca mai di riportareai convegni ai quali partecipa. InItalia e in tutto il Mondo. A volte la

sua relazione inizia proprio da lì, e so-lo dopo che lo stupore si è disegna-to sul volto dei colleghi, volta pagi-na e snocciola dati, terapie e proce-dure. Non c’è mai enfasi nel rac-conto, che lei non commenta nep-pure. «Il messaggio è chiarissimo,non c’è bisogno di aggiungere nul-la - dice - riporto solo le parole di unapaziente». Parole semplici che con-tengono una verità scomoda. Paroledi una donna operata per un tumo-re a utero e ovaie.Asportazione totale. Alla dottoressaGraziottin la donna ha confessato,ancora prima di parlarle dei disturbifisici, il dolore di non essere stata ac-compagnata. Un commento moltolucido: «Mi sembra impossibile cheil chirurgo che mi ha tolto gli orga-ni che sono il simbolo della femmi-nilità non abbia avvertito il deside-rio di soffermarsi su aspetti nonmedici, ma altrettanto fondamen-tali». Sono queste le parole cheGraziottin riporta ai consessiscientifici. Perché oggi che dia-gnosi precoci, chirurgie mirate, edefficaci strategie terapeutichegarantiscono la vita, bisogna al-largare l’orizzonte e spingerelo sguardo anche oltre. Sul cor-po ferito e sulla sessualità.

Sessualità e tumore. Un argo-mento di cui si inizia, non a caso, aparlare solo ora. Con timidezza.Anche se le statistiche, come ricor-da Ketti Mazzocco, ricercatrice inpsico-oncologia del Dipartimento diOncologia ed Emo-oncologiadell’Università Statale di Milano, in-dicano «che oltre il 50% dei pa-zienti con tumori dell’apparato ripro-duttivo presentano disfunzioni ses-suali, più o meno importanti».Mazzocco non si nasconde dietroinutili discorsi e ammette: «Non sia-mo ancora pronti». Le viene in men-te una conversazione, a cui ha assi-stito, fra una signora coraggiosacon i capelli grigi e il suo medico cu-rante. Il ricordo è vivo. «È un esem-pio illuminante - sostiene - la pazien-te cercava di entrare in argomento,voleva sapere, capire, ricevere con-sigli per lei e il marito. Ha trovato unmuro». E aggiunge: «La sessualitànon viene ancora considerata unapriorità e per questo non trova rispo-ste. Se poi si somma lo stereotipodell’età, la comunicazione può bloc-carsi del tutto». Nel corso del 2016, per la primavolta in oltre quaranta anni di storia,la Onlus Attive Come Prima ha tenu-to un progetto pilota, per pazienti edex pazienti oncologiche, interamen-te dedicato alla sessualità dopol’esperienza del cancro. «La richiestaera nell’aria da tempo, una doman-

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Guardare il corpoCON OCCHI NUOVI

L’impatto del tumore al seno o all’apparato riproduttivo è una ferita alla femminilità che fatica a rimarginarsi

di Marta Ghezzi

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■ Sono finite le cure. L’enorme stress biolo-gico e fisico legato alla paura della malattiae dei trattamenti per la guarigione è allespalle. Si guarda alla vita e di conseguenza alproprio corpo, con occhi nuovi. Dietro l’an-golo c’è la modificazione del sé corporeo,avvertita da tutte le donne colpite da tumo-ri a seno o apparato riproduttivo. La perditadi stima e l’ansia di non sentirsi più piacen-ti bloccano, a volte, più delle reali difficoltàfisiologiche. “La percezione degli uomini ècomunque molto diversa da quella dellecompagne e il sentimento di limitazione èspesso solo femminile”, spiega BernardinaStefanon, ginecologa-oncologa che ha lavora-to per anni all’Istituto Nazionale dei Tumoridi Milano e ad Attive Come Prima ha con-dotto il progetto pilota sulla sessualità rivol-to a pazienti ed ex pazienti oncologiche.Stefanon sa quanto sia importante risolvere iproblemi fisici per superare il trauma.Durante gli incontri ha quindi incoraggiatole donne ad esplicitarli: il prenderne coscien-za è il primo step per andare avanti. Le dif-ficoltà maggiori sono legate all’arrivo della

menopausa (che potrebbe avere caratteretemporaneo), indotta da un’operazione odalle cure. La dottoressa fornisce consiglipratici. “Fitoterapia per le vampate, la sudo-razione eccessiva e il tono dell’umore.Ottima anche per alleviare i fastidi allavescica e le eventuali cistiti ricorrenti. Curelocali, gel o ovuli a base di molecole vegeta-li, per la perdita di elasticità dei tessuti, lasecchezza vaginale e le infiammazioni chepossono seguire dopo radio e chemio. Inoltredetergenti intimi privi di tensioattivi, megliose a base di oli essenziali, per non irritare oseccare ulteriormente le mucose”. Per ildolore durante i rapporti, che può minarel’intimità, possono aiutare le tecniche dirilassamento. Particolare attenzione, infine,anche all’alimentazione. “Per contrastare l’in-voluzione del tessuto muscolare e l’insorgen-za di massa adiposa, è necessario curare ladieta. Deve essere ricca di verdura, frutta,legumi e pesce, e carente di grassi, formaggi,carne. E vanno aggiunti probiotici per favo-rire la depurazione, non dimenticando dibere moltissima acqua”. ■

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da molto precisa da parte delle don-ne che già frequentavano il nostrocentro, non potevamo più riman-dare», confessa lo psicologo StefanoGastaldi, presidente del comitatoscientifico dell’associazione. Il pro-getto, che verrà ripreso il prossimoanno e con il tempo diventerà pro-babilmente parte integrante delleofferte della Onlus, aveva un ap-proccio psicologico e medico e pre-vedeva un percorso con una gineco-loga-oncologa oltre che con il tera-peuta. «La doppia visione è fonda-mentale - spiega Gastaldi - da un la-to ci sono i problemi fisici, a volte an-che molto seri, che vanno trattatidallo specialista. Chemio e cure or-monali con antiestrogeni inducono

una menopausa precoce, che nonarriva in modo graduale come avvie-ne normalmente, ma irrompe al-l’improvviso, con sintomi più rapidie violenti. Dall’altro ci sono le diffi-coltà emotive e relazionali, che nonvanno nascoste o silenziate».Gastaldi racconta la metodologia.«Un gruppo allargato per le temati-che mediche, uno più ristretto per ilracconto della sfera intima, che ne-cessità di riservatezza». L’impatto del tumore sull’immaginecorporea è sempre forte, come unacicatrice interna che fatica a rimar-ginarsi. È soprattutto la ferita allafemminilità a bloccare. La donna siavverte meno bella, non più deside-rabile. Prevalgono sentimenti di ina-

deguatezza, ansia, paura. E cosìmolte pazienti si chiudono in se stes-se, in una bolla densa di rabbia, ri-nunce, protezione. «Il trauma va ra-zionalizzato, poterlo condividere condei pari aiuta ad abbandonare laposizione di chiusura e a recupera-re più velocemente la voglia di rimet-tersi in gioco», dice ancora lo psico-logo che pone l’accento anche sul-le diverse posizioni delle donne, a se-conda che siano in coppia o single.«Il calo o l’assenza totale di deside-rio, l’atrofia dei tessuti, la secchezzavaginale, la perdita di sensibilità al se-no operato, sono disagi comuni atutte - specifica - ma chi è ancora al-la ricerca di un compagno deve fa-re i conti anche con il problema dipresentare il proprio corpo, cam-biato o comunque avvertito diverso,per la prima volta».

Partner: quale è il loro ruolo?Diversi studi indicano che se il tumo-re colpisce la donna, la separazioneè sette volte più probabile. Gastaldiha un osservatorio privilegiato e purnon negando l’evidenza del dato,conferma di aver visto negli annitanti uomini diventare preziosi allea-ti, in grado di sostenere, capire, aiu-tare senza forzare i tempi. Non è un caso se una ricerca nazio-nale riporta che tra le donne opera-te al seno solo il 15% riesce a parla-re dei problemi sessuali con il propriomedico, mentre il 62% lo fa abi-tualmente con il compagno. Con lafine delle cure, però, il fantasmadella malattia, se non c’è stata ela-borazione, può interferire sul proces-so di riavvicinamento. E rendere dif-ficile il recupero dell’intimità. «Eccoperché è così importante parlare,tirare fuori emozioni e frustrazioni,dare voce alle paure».

Ripresa della sessualità dopoil tumore. Incide anche l’età. «Il25% delle donne affette da cancromammario, il tumore femminile piùfrequente dopo quelli cutanei, non

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Molti studi indicano che se il tumore colpisce la donna la separazione

è 7 volte più probabile

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è ancora in menopausa al momen-to della diagnosi e molte si trovanoad affrontarlo quando una parteimportante del loro ciclo vitale è an-cora in divenire», evidenziaAlessandra Graziottin. Donne, comeabbiamo già rilevato, che stannoancora cercando un partner, chenon hanno ancora avuto figli o che,se li hanno, sono piccoli di età.«Il ca-rico della diagnosi - sottolinea laprofessionista - si inserisce quindiin una situazione esistenziale impe-gnativa e apre una serie di doman-de sulla qualità di vita». Qualità di vita: la letteratura ripor-ta che a livello globale c’è soddisfa-zione nel 70-80% dei casi, con l’ec-cezione della funzione sessuale edella soddisfazione fisica sessuale.Parola d’ordine? Azione. Graziottincita uno studio prospettico di PatriciaGanz, oncologa della UCLA,

University of California, che dimostrache il momento di massimo recupe-ro per le donne coincide con il primoanno dopo il termine delle cure. «Ledifficoltà diventano in seguito piùmarcate per il peggioramento deisintomi che dipendono dalla caren-za di ormoni femminili causata dal-la menopausa provocata anticipata-mente, sintomi presenti nel 62%delle donne che erano ancora ferti-li prima dell’intervento». Soluzioni. La ginecologa va dritta alpunto. «Per recuperare il benesserebisogna innanzitutto ridurre i sin-tomi menopausali - dice. - A volte èpossibile intervenire con terapie far-macologiche adeguate, quasi perso-nalizzate, sempre nel rispetto dellelinee guida italiane, in altri casi ci siorienta verso sostanze naturali, co-me i fito-estrogeni di origine vegeta-le». Il nuovo equilibrio di coppia si ri-

costruisce anche con esercizi finaliz-zati al rilassamento della muscolatu-ra interna della vagina, stretchingpelvico, massaggi locali con gel.«Consiglio sempre uno stile di vitaattivo: non c’è bisogno di pensare asport o palestra, può bastare cammi-nare, procedendo per gradi fino adarrivare a un’ora di camminata velo-ce al giorno. È un esercizio fisicoimportante che aiuta anche a scari-care le emozioni negative».Graziottin è stata, per molto tempo,una pioniera del settore. «Lo dico daanni: la terapia sessuale non è un lus-so, dovrebbe essere inserita nel pia-no del servizio sanitario nazionale –conclude - e ogni paziente dovreb-be poter trovare negli ambulatoripubblici ostetriche e ginecologhepreparate sul tema e psicologi conuna vocazione anche per gli aspet-ti più intimi». ■

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56 La terapia sessuale non è un lusso,dovrebbe essere prevista dal SSN

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L’idea è semplice. Si identificanel carcinoma l’alterazione molecola-re responsabile della sua crescita. Sitrova un farmaco capace di bloccarla.Lo si somministra ai soli pazienti chehanno la neoplasia con quella muta-zione genetica. E il tumore sparisce. Èuna frontiera dell’oncologia di preci-sione, che da un decennio, grazie al-la rivoluzione genomica, sta portandogli istituti di ricerca e cura a studiare esomministrare terapie bersaglio sem-pre più sicure ed efficaci per determi-nati tumori. Insieme all’immunotera-pia, che punta a curare il cancro au-mentando le difese immunitarie. Èun tassello in più nel mosaico della lot-

ta al cancro. Negli Stati Uniti conta sulfinanziamento record di oltre 200 mi-lioni di dollari, grazie alla PrecisionMedicine Initiative voluta nel 2015da Barack Obama. Tra i suoi obiettivi,da prendere a modello, ci sonol’espansione di studi clinici basati sul-le caratteristiche genetiche del tumo-re e la costruzione di una rete di cono-scenze capace di migliorare la sceltaterapeutica. Sulla lunghezza d’onda lacomunità scientifica nel mondo pro-duce ogni giorno nuovi risultati cherimbalzano sui media facendo spera-re in nuove e risolutive cure. Peccatoche i problemi da risolvere siano tan-ti. Qualche esempio? Servono enormi

investimenti. L’efficacia delle terapie ètemporanea. Senza standard di cono-scenze e tecniche non si va da nessu-na parte.

Farmaci bersaglio. «Eravamo abi-tuati a curare i tumori con la chemio-terapia e la radioterapia, nel tentativodi distruggere le cellule tumorali indi-pendentemente dalle loro caratteristi-che genetiche» spiega ArmandoSantoro, direttore del Cancer Centerdi Humanitas. «Oggi le conoscenzederivanti dalla ricerca biologica ci per-mettono di studiare in laboratorio lemutazioni genetiche delle neoplasie eidentificare le proteine che sono alla

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Quel gene mutatoCHE FA CRESCERE IL TUMOREL’attenzione è più sulla genetica del carcinoma

che sull’organo del corpo dove si manifestadi Nunzia Bonifati

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base della loro crescita. Tanto per fa-re un esempio, il tumore al polmonedei non fumatori ha spesso la muta-zione dell’Egfr, il recettore del fattoredi crescita dell’epidermide. I pazientioncologici con questa mutazione pos-sono essere trattati con farmaci biolo-gici anti Egfr, somministrabili per boc-ca e più efficaci della chemioterapia»continua Santoro. I farmaci a bersagliomolecolare sono già in uso in molteforme tumorali. Ma spesso si riesco-no a trattare pochi pazienti, perché lemutazioni sono tante e le percentua-li di positività per una determinatamutazione sono spesso presenti inun numero limitato di pazienti conquella patologia. Per esempio «la mu-tazione del gene di Alk (Anaplasticlymphoma kinase) del tumore al pol-mone interessa solo l’1 per cento del-le neoplasie» precisa Santoro.

Una rivoluzione. L’attenzione èpiù sulla genetica del carcinoma chesull’organo del corpo dove esso sisviluppa. Ed ecco che l’idea del cancrocome malattia dell’organo è supera-

ta. E a cambiare è anche il modo diconcepire la diagnosi e la cura.«Stiamo cominciando sia a suddivide-re i pazienti in gruppi che hanno tu-mori con alterazioni molecolari simi-li, sia a classificare i tumori in base al-le loro caratteristiche molecolari» spie-ga Maurizio D’Incalci, capo del di-partimento Oncologia dell’Istituto“Mario Negri” di Milano. Ciò signifi-ca, per esempio, che «possiamo distin-guere i 50mila nuovi casi l’anno di tu-more alla mammella in base alle pe-culiarità del paziente (sesso, età, me-nopausa, familiarità, ecc.), all’istologiadel carcinoma e alle sue caratteristichegenetico molecolari» dice GiovanniApolone, direttore scientificodell’Istituto Nazionale dei Tumori diMilano. «L’obiettivo è individualizza-re sempre più la terapia, associando alpaziente con un preciso profilo perso-nale e tumorale la più mirata strategiadiagnostica e terapeutica» prosegueApolone. Detto in poche parole, se unfarmaco bersaglio si dimostra sicuroed efficace è inutile e dannoso prescri-vere la chemio o la radioterapia. «A

meno che la combinazione di questifarmaci biologici con la chemioterapianon si dimostri ancor più vantaggio-sa, come in alcuni tumori del colon,dello stomaco e della mammella»precisa Santoro.

Più studi di precisione.«Molti pa-zienti arrivano da noi con il refertodel sequenziamento genetico del lorotumore, ma spesso il farmaco non è di-sponibile o è ancora in sperimentazio-ne in studi clinici dove i criteri di inclu-sione sono molto selettivi» si ramma-rica Giuseppe Curigliano, cheall’Istituto Europeo di Oncologia diMilano dirige un protocollo clinico “dioncologia di precisione” sul tumore al-la mammella. «Il nostro protocolloprevede biopsie alle pazienti oncologi-che, l’identificazione delle alterazionimolecolari dei loro tumori e la sommi-nistrazione di un farmaco attivo solo suquelle specifiche alterazioni» conti-nua Curigliano. Come funziona?«Arruoliamo pazienti con tumoremammario metastatico, sequenzia-mo il genoma, identifichiamo le alte-

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L’obiettivo è individualizzare sempre di più la terapiacon strategie diagnostiche e terapeutiche mirate

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razioni molecolari contro le quali ilnostro farmaco è attivo, e randomiz-ziamo le pazienti a questa terapia ver-sus quella standard» precisaCurigliano. Il “master protocol” pre-vede studi multipli in parallelo.L’obiettivo è capire se trattare un pa-ziente sulla base delle alterazioni mo-lecolari del tumore con agenti mirati siapiù di beneficio della chemioterapia.

A braccetto con Big pharma.Per condurre questo genere di studi icentri di ricerca hanno bisogno dimolte cose. Una piattaforma di geno-mica che permetta di sequenziare ilDna dei tumori. Strumenti adatti a ge-

stire un’enorme quantità di dati.Professionalità bioinformatiche.Supporto di un centro di calcolo. Aconti fatti serve una montagna di sol-di. «Un trial clinico “di precisione” perun numero limitato di pazienti costacirca 4 milioni di euro; noi ne spendia-mo circa 4 mila per sequenziare il ge-noma del tumore di ogni singolo»precisa Curigliano. In pochi se lo pos-sono permettere, tanto più che le te-rapie sperimentali sono destinate a unnumero limitatissimo di pazienti, co-me nelle malattie rare. «I finanzia-menti pubblici sono limitati e non re-sta che collaborare con le case farma-ceutiche, fornendo loro i nostri proto-

colli di ricerca in cambio dello svilup-po del farmaco» spiega Apolone. Lasimbiosi è proficua perché l’aziendaproduttrice si assicura le vendite el’istituto di ricerca abbatte i costi di svi-luppo del farmaco. Ma la generositàdi Big pharma non è intrinseca.Dipende dal mercato globale, cheamplificando i volumi garantisce gua-dagni anche su piccoli numeri.

Superare la resistenza.Purtroppo l’efficacia dei medicinaliattivi solo su precise mutazioni gene-tiche è limitata nel tempo. Il punto èche i tumori hanno la straordinaria ca-pacità di modificarsi, invalidando l’ef-

UN TEST DEL SANGUE ci salverà

■ La diagnosi precoce del cancro si farà conl’analisi del sangue o delle urine. Tutto sta a in-dividuare nei fluidi corporei le molecole indica-tive della malattia, in circolo anche quando il tu-more è minuscolo. «Si cercano biomarcatori,cellule tumorali circolanti, microRna prodotti dalcarcinoma stesso o dall’organismo quando c’è lamalattia tumorale» dice Giovanni Apolone, di-rettore scientifico dell’Istituto Nazionale deiTumori di Milano. Oggi lo strumento d’elezione nella diagnosi eprofilazione del cancro è la biopsia. Ma è inva-siva, costosa, talvolta difficile o impossibile dapraticare, come nel cervello. «Questo nuovo esa-me, che non a caso chiamiamo biopsia liqui-da, potrebbe sostituire o integrare la classicabiopsia» afferma Armando Santoro, direttoredel Cancer Center di Humanitas di Milano.Non si tratta del test genetico per la ricerca del-le mutazioni germinali, che sono ereditarie epredispongono a particolari tumori. Ne sono unesempio le mutazioni di BRCA 1-2 per il car-cinoma ovarico e mammario, popolari daquando Angelina Jolie si è fatta operare al se-no a scopo preventivo. Qui stiamo parlando diun test per la ricerca di cellule prodotte dal tes-suto tumorale o dal suo ambiente. «La biopsialiquida si basa sulla presenza di Dna tumora-le nel circolo sanguigno e tramite essa s’inten-de misurare le mutazioni somatiche, cioè quel-

le specifiche del carcinoma» spiega MaurizioD’Incalci, capo del dipartimento Oncologiadell’Istituto “Mario Negri” di Milano. Per ora lapratica è sperimentale, ma già dà buoni risul-tati negli istituti di ricerca e cura. Non appe-na sarà standardizzata, soprattutto nel mododi refertare, il Servizio sanitario nazionaleavrà interesse a rimborsarla, perché costeràmolto meno della classica biopsia. I vantaggiper la salute sono straordinari. Prima di tuttoil test garantirebbe una diagnosi precocissimadel cancro. «I pazienti potrebbero ricevere unaterapia mirata alle caratteristiche del loro tu-more, fare una chemio-prevenzione personaliz-zata che azzeri il rischio del tumore e convin-cersi a condurre uno stile di vita sano, che aiu-ta a difendersi dal cancro e altre patologie» ipo-tizza Apolone. La biopsia liquida si prestainoltre al controllo e monitoraggio della malat-tia. «Quando un tumore va in progressione oc-corre fare ulteriori biopsie per verificare chenon abbia sviluppato nuove mutazioni – pre-cisa Santoro - ma è impossibile e non etico sot-toporre il paziente a continui interventi diquesto tipo». Infine ci sono vantaggi straordi-nari nel monitoraggio degli effetti dei medici-nali: «con la biopsia liquida potremo valutaredi volta in volta l’efficacia dei farmaci antitu-morali, in diversi momenti della terapia» con-clude Apolone. ■

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ficacia terapeutica. Per esempio «con-tro il melanoma con il gene mutatoRAF è efficace un certo tipo di farma-co, ma il tumore si ripresenta pochimesi dopo con altre mutazioni che lorendono resistente» chiarisce D’Incalci.«I meccanismi di resistenza sono fre-quentissimi nei tumori solidi, moltomeno in quelli del sangue. Tuttavia -continua D’Incalci - l’accumulazione dimutazioni può rendere il tumore piùsensibile all’immunoterapia, poichémaggiore è il numero di mutazioni piùil sistema immunitario riconosce leproteine delle cellule tumorali (i neo-

antigeni) che vengono riconosciutecome estranee». L’abbinamento dipiù terapie fa dunque sperare al me-glio. «Per esempio, alcuni tumori delcolon hanno un difetto di riparazionedel Dna che fa sì che ci sia molta mu-tabilità dei geni: ebbene questi tumo-ri sono più sensibili all’immunotera-pia» conclude D’Incalci. Del resto il no-stro sistema immunitario gioca unruolo centrale nella prevenzione delcancro, perché cattura e uccide lecellule tumorali al loro nascere.Qualcuna sfugge all’attacco e pro-duce sostanze che lo ingannano, di-sattivandolo o mettendolo in condizio-ne di lavorare meno. «I nuovi farma-ci immunoterapici, già dimostratisimolto efficaci nel melanoma ed inalcune tipologie di tumore al polmo-ne, rimettono in funzione le cellule delsistema immunologico corrotte o de-viate da quelle neoplastiche» spiegaApolone.

Standardizzare. Senza metterein comune le piattaforme per la ricer-ca e fissare i criteri di qualità e unifor-

mità dei test non si va da nessunaparte. «È prioritario standardizzarel’utilizzo delle tecniche diagnostichee sperimentali di tipo genetico e mo-lecolare degli istituti oncologici nazio-nali, in modo che tutti usino la stes-sa tecnologia e la stessa metodolo-gia. Ciò serve ad avere risultati sem-pre più affidabili» dice Apolone. Aquesto compito sta assolvendo ilgruppo di lavoro Genomics di“Alleanza contro il cancro” (www.al-leanzacontroilcancro.it), la rete rico-nosciuta dal ministero della Saluteche aggrega gli Irccs oncologici e al-cuni dei migliori centri italiani di ricer-ca e assistenza per i tumori.

Non solo terapia. Cureremo ilcancro anche con una pastiglia? C’èda sperarlo con tutto il cuore a fron-te dei mille diagnosticati al giornocontati dall’Airtum, l’Associazioneitaliana Registri Tumori. Certo è cheuna buona oncologia di precisionenon si limita alle sole terapie far-macologiche. Alla base c’è la raccol-ta di informazioni sempre più preci-

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Il nostro sistema immunitario gioca un ruolo centrale nella

prevenzione del cancro

UN PROIETTILE PER OGNI MUTAZIONE

❙ Sono già in uso alcuni farma-ci bersaglio capaci di far regre-dire i tumori con particolari al-terazioni molecolari. Eccoqualche esempio, carcinomaper carcinoma.❙ Melanoma metastatico conmutazione del gene BRAF, unatirosina chinasi Vemurafenib(inibitore del gene Braf)❙ Carcinoma del polmone deinon fumatori, con mutazionidel gene che codifica per ilrecettore del fattore di cresci-ta Egf (Egfr) Afatinib,Erlotinib, Gefitinib (Inibitori) ❙ Carcinomi del polmone conmutazioni di Alk+ Crizotinib (inibitore) ❙ Carcinomi dell’ovaio con mu-tazioni germinali o somati-che di Brca1/2 Olaparib(inibitore di Parp 1-2) ❙ Carcinoma della mammel-la quando è causato dall’am-plificazione di Her-2, un recet-tore troncato di un fattore dicrescita Trastuzumab (an-ticorpo)

Fonte: Dipartimento di oncologiadell’Istituto di Ricerche Farmacologiche“Mario Negri” di Milano

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se sul profilo anche genetico e mo-lecolare del paziente e dei loro tumo-ri. Poi c’è la prevenzione, mirata so-prattutto ai fattori di rischio persona-le, trascurati purtroppo dal 76,5 percento degli italiani adulti (fonteAiom, Associazione italiana di onco-logia medica, XVIII Congresso).Prendiamo per esempio la categoriadei fumatori: «il primo obiettivo èconvincerli a perdere la cattiva abi-tudine, dato che uno dei principalifattori di rischio di tumore, soprattut-to al polmone, è proprio il fumo.Inoltre, cerchiamo di diagnosticareloro il cancro ai primissimi stadi del-la malattia, quando è maggiore lapossibilità di guarire» concludeApolone. Infine ci sono le terapie on-cologiche, cui oggi si aggiungono ifarmaci bersaglio profilati sul tumo-re del paziente. Ed è evidente che aogni passetto in più della ricercascientifica c’è da tirare un sospiro disollievo. ■

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LA DOPPIA FACCIA DEL GENE MET❙ Se lesionati, alcuni geni stimolano la crescita incontrollata delle cel-lule causando il cancro. Sono gli oncogèni e tra questi c’è Met. Ne par-liamo con il Prof. Paolo Comoglio, direttore scientifico dell’Istituto perla ricerca e la cura del cancro di CandioloChe ruolo ha Met? È il gene che codifica il recettore per un fattore di crescita. Circola nelsangue e svolge un ruolo fisiologico importante nella riparazione deitessuti. Per esempio, dopo una ferita alla pelle Met si attiva, fa cresce-re le cellule in modo che si formi la cicatrice, e poi si spegne. La stes-sa funzione, quando incontrollata, scatena il cancro. In tal caso Met sitrasforma in un oncogène. Com’è possibile?Quando Met ‘si rompe’ scatena una cascata di eventi che coinvolge i1250 geni da lui controllati, 125 dei quali in maniera selettiva. Per esem-pio, quando una cellula va in anossia, cioè le manca l’ossigeno, Met at-tiva un meccanismo di crescita invasiva. La cellula migra alla ricer-ca d’ossigeno, si divide e cresce. Quali sono i tumori causati da Met? È la causa del 2-3 per cento dei tumori di qualunque organo epitelia-le (dal cervello all’intestino crasso, passando per lo stomaco, la vesci-ca, ecc.). Ciò vuol dire che nel mondo occidentale più di 280mila nuo-vi casi di tumore ogni anno sono provocati da Met. Ma ciò avviene so-lo quando il gene è alterato da una mutazione o un’amplificazione.La sua pericolosità si ferma qui? No. Per fenomeni molto complessi, il recettore Met può essere egual-mente coinvolto in tumori causati da altri geni mutati. L’attivazionedi Met è un espediente che molte cellule tumorali usano per andarein circolo, disseminando le metastasi. Non esistono medicinali capaci di spegnere Met?Si tratta di farmaci ancora in via di sperimentazione clinica, funzio-nano, e sono ‘mirati’ a quel 3 per cento di casi in cui Met è il gene ‘dri-ver’ responsabile del tumore. E per i restanti tumori?Una terapia farmacologica anti-Met è coadiuvante della radioterapiae forse utile a prevenire le metastasi. Non siamo lontani dall’applica-zione clinica. Al momento stiamo studiando la terapia mirata a Metnegli xenopazienti, un modello murino sviluppato a Candiolo e poiusato in tutto il mondo. Di che cosa si tratta? Preleviamo con la biopsia o la chirurgia i tumori dai pazienti e li tra-piantiamo in altrettanti topi geneticamente modificati. Così iniettia-mo nel topo i farmaci sperimentali, ma studiamo l’effetto su tumoriumani.

La buona oncologia di precisionenon si limita alle sole terapie farmacologiche

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Cure complementariACCANTO ALLA MEDICINA

Un approccio centrato sulla persona con terapie farmacologiche e non

di Franca Porciani«Il ritmo della giornata è in-tenso, devo dipingere in maniera stra-na unendo colori che per il mio animostonano, bagni, massaggi, cibo pocoappetitoso, niente carne, niente pesce,ho fame e la sera alle diciannove tut-to è finito. I malati si ritirano nelle lo-ro camere … ». Racconta così i suoiprimi giorni di degenza alla LukasKlinik di Basilea, la prima in Europa acurare i tumori con la medicina antro-posofica, Giulia Maria Crespi (miticaproprietaria del Corriere della Sera efondatrice del FAI) nella sua autobio-grafia, Il mio filo rosso, pubblicata daEinaudi. Correvano gli anni Settanta

ispirazione steineriana che all’epocaaveva trovato realizzazione solo nelNord Europa, principalmente inGermania. Da allora le cose sono andate avanti:le cliniche “antroposofiche” per la cu-ra dei tumori sono più d’una: allaLukas Klinik, oggi fusa con la ItaWegman Kilink (si chiama KlinikArlesheim), centro di riferimento per glioperatori in questo settore, se ne so-no aggiunte altre, le più importanti inGermania: la Filderklinik a Stoccarda,la GemeinschaftkrankenhausHavelhoehe a Berl ino, laGemeinschaf t krankenhaus Herdecke(che ha anche un’università) aHerdecke nella Renania Settentrionale,

e una scelta del genere era da pionie-ri: non a caso la signora Crespi, oggipiù che novantenne e in buona salu-te, dopo qualche giorno di ricovero,chiede all’insegnante che la segue:«Chi diavolo è questo Steiner invisibi-le e onnipresente, che nessuno spie-ga?». «Poi leggo la storia di Steiner -scrive ancora - professore, figlio diun ex ferroviere che per vent’anni hastudiato l’archivio di Goethe a Weimar,e scopro indizi, proposte nuove, im-provvisi lanci di suggestione, riferi-menti a spiegazioni del lontano pas-sato in cui la terra è descritta come unessere vivente, spunti verso un mon-do spirituale…». Tornata a Milano,una volta ristabilita Giulia Maria avvianella storica tenuta della famigliaCrespi alla Zelata, nei pressi di Pavia,quella coltivazione biodinamica di

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la ParacelsuskrankenhausUnterlengenhardt a Bad Liebenzell,un paese nel Land del Baden-Württemberg. D’altro canto, la medi-cina antroposofica in questi anni hatrovato grande diffusione in Europa,non solo per i tumori: la praticano 24ospedali e cliniche, in Austria, Svizzera,Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassie Svezia ed è insegnata in sette univer-sità e scuole mediche tedesche, in-glesi e svizzere (è presente anche inAmerica Latina, soprattutto in Brasilee in Perù). «In effetti anche i malati italiani si ri-volgono a queste cliniche - confermaArmando Santoro, oncologo, diretto-re del Cancer Center, l’Unità operati-va di Oncologia Medica dell’IstitutoHumanitas di Rozzano (Milano) - at-tratti dalla speranza/possibilità di sta-re meglio. E spesso tornano più sere-ni. Mi capita di vedere i pazienti al lo-ro rientro e constato che sotto il pro-filo psicologico gli effetti sono buoni,la qualità di vita migliora».Ma che cosa si fa di diverso in questecliniche per la cura del tumori?«L’idea di fondo è un approccio cen-trato sulla persona nella sua interez-za con terapie farmacologiche e non

farmacologiche - risponde EmanuelaPortalupi, oncologa milanese, unodei protagonisti della medicina an-troposofica nel nostro Paese -.Rappresenta un ampliamento del-l’oncologia convenzionale: noi oggipreferiamo usare il termine di oncolo-gia integrata, che unisce diversi ap-procci, convenzionale e non». Nella presentazione delle cure onco-logiche sul sito web della KlinikArlesheim troviamo queste frasi: «Alcentro della terapia antroposofica delcancro vi sono calore e ritmo. Le cel-lule tumorali sono sensibili al calore epossono subire variazioni già a tempe-rature simili alla febbre. Ritmi ciclici(giorno-notte, inspirazione-espirazio-ne, tensione-riposo) favoriscono laguarigione dell’organismo. Pertanto,l’obiettivo della nostra terapia è la ri-nascita di questi ritmi». La medicina antroposofica nasce intor-no al 1920, dal pensiero di RudolfSteiner (1861-1925), filosofo austria-co estremamente versatile - si è occu-pato di filosofia, di agricoltura, di eco-nomia, di pedagogia, di sociologia -,padre dell’antroposofia (letteralmen-te dal greco, “la conoscenza dell’uo-mo”). L’applicazione delle sue idee in

campo medico si deve, in particolare,a Ita Wegman, una dottoressa a lui vi-cina che nel 1921 fondò la prima cli-nica di medicina antroposofica neipressi di Basilea, in Svizzera.

Il presupposto teorico è chel’organismo umano si articoli in uncorpo fisico, in un corpo eterico, in uncorpo astrale (o anima) e spirito (o au-tocoscienza), o “io”. Il primo è acces-sibile alla percezione degli strumentidiagnostici della medicina tradizio-nale. Il secondo, l’insieme delle forzevitali, è, al contrario, difficilmenteanalizzabile con i metodi scientifici.Esiste inoltre una sfera animica (il cor-po astrale) fatta di emozioni e di pen-sieri, e una spirituale, grazie alla qua-le siamo dotati di coscienza e dellaconsapevolezza di averla. Il modo concui i tre elementi immateriali dell’uo-mo (corpo eterico, astrale e spirito)agiscono sul corpo fisico genera dei si-stemi: il neuro-sensoriale, che com-prende le attività dei nervi, del cervel-lo, del midollo spinale e degli organidi senso; il metabolico-motorio che in-clude l’assorbimento e la digestionedegli alimenti, il metabolismo e l’atti-vità degli arti; infine, il sistema ritmi-

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Padre dell’antroposofia (dal greco conoscenza dell’uomo)fu il filosofo austriaco Rudolf Steiner

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co cardio-respiratorio. Se tra i primidue vi è equilibrio, la salute è preser-vata, se questo viene meno, compa-re la malattia (il sistema cardio-respi-ratorio è di per sé interessato a conser-varlo, da qui il suo ruolo fondamenta-le nei processi di guarigione). La curasi prefigge di ricreare il giusto equili-brio, sempre “tarata” sul singolo pa-ziente. «Il principio che ispira la medi-cina antroposofica è stimolare i mec-canismi di autoguarigione - precisaEmma Borrelli, dirigente medico uni-versitario di Fisiopatologia Respiratoriaal Policlinico Le Scotte di Siena, medi-co antroposofico -. Per raggiungerequesto scopo ci si avvale di farmaci,nel caso dei tumori principalmentedella cura col vischio, ma anche dimolto altro, rimedi di vario genereche puntano a ricostruire il ritmo del-l’organismo perso nella malattia».

Spiega Michael Evans, noto me-dico antroposofico inglese, uno deifondatori del primo ospedale dedica-to in Gran Bretagna, in MedicinaAntroposofica (Red Edizioni), scritto in-sieme al giornalista della Bbc, IainRodger: «Da un punto di vista antro-posofico, nel cancro si può riconosce-re l’autonomia dei corpi fisico e eteri-co che si svincolano dal controllo del-l’io. Lo scopo della terapia sarà quin-di quello di stimolare l’attività forma-tiva dell’io, per fargli riacquistare ilcontrollo sui processi di crescita. Lapianta del vischio (Viscum album) mo-stra alcune caratteristiche che la ren-dono indicata questo scopo. A diffe-renza della maggior parte delle pian-te, comincia a sviluppare gli organi delfiore contemporaneamente alle fogliee i suoi cicli di attività sono così rallen-tati che il ritmo delle stagioni la in-fluenza pochissimo. Queste qualità,piuttosto primitive, suggeriscono ilsuo utilizzo per rafforzare il principioformativo umano nella terapia delcancro». In effetti questa pianta semiparassita-ria che vive su numerose specie di al-beri, querce, pioppi, abeti, meli, per la

medicina antroposofica svolge unruolo centrale nella cura dei tumori:dalla pianta intera si ricava un estrat-to che viene lasciato fermentare conil Lactobacillus plantarum, poi filtrato,diluito e veicolato in fiale iniettabili, uti-lizzate soprattutto per via sottocuta-nea. Impiegato fin dagli Venti del se-colo scorso, da solo o insieme allachemioterapia per ridurne i danni col-laterali, è da molti anni oggetto di stu-di (un migliaio quelli pubblicati) chesembrano dimostrare un’azione dirinforzo del sistema immunitario. Mache cosa evidenziano le ricerche sulpaziente? «Effetti significativi - rispon-de la dottoressa Portalupi -. Uno stu-dio realizzato a Belgrado e pubblica-to nel 2013 sull’European Journal ofCancer, dimostra un allungamentodella sopravvivenza. Gli autori, WilfriedTröger e Danijel Galun hanno messoa confronto due gruppi di pazienti (per

un totale di 220), con tumore delpancreas in stadio molto avanzato:uno non ha fatto chemioterapia (inquesta fase della malattia è più noci-va che altro, ndr), l’altro è stato cura-to col vischio in fiale per via sottocu-tanea. Ebbene, i malati di quest’ulti-mo gruppo, sono vissuti più a lungo.Ma già nel 2009 una revisione deglistudi fatti fino allora sul vischio (49quelli presi in considerazione) realizza-ta da Thomas Ostermann dell’uni-versità di Witten-Herdecke e pubbli-cata su BMC Cancer metteva in risal-to una maggiore sopravvivenza neipazienti curati col vischio. Dalle revisio-ni sistematiche, infine, compresa unaCochrane, (che raccoglie e sintetizzale migliori evidenze scientifiche, ndr),emerge che il suo impiego si accom-pagna a una riduzione degli effetti col-laterali delle terapie convenzionali e auna migliore qualità di vita». Scettico,

Per la medicina antroposofica il vischio svolge un ruolo

centrale nella cura dei tumori

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li, quali l’immaginazione, l’ispirazionee l’intuizione». «Oltre ai medicinali che agiscono su-gli aspetti fisici e biologici - aggiungela dottoressa Portalupi - per influire sul-la parte animico spirituale della perso-na che abbiamo in cura e per restituir-le integrità, si ricorre a varie disciplineartistiche, come la pittura terapeutica,la musicoterapia, l’arte della parola,l’euritmia (vedi box). E mediante ilcolloquio e il lavoro sulla biografia, cer-chiamo di fornire al paziente punti divista inediti sulla sua vita e sul signifi-cato della sua malattia». La pittura terapeutica viene spiegatain modo efficace da Michael Evans:«Nella pittura terapeutica le qualità diluce e di colore trovano espressione at-traverso un mezzo liquido. Se l’aria èportatrice della luce, nella pittura ada acquerello gli elementi naturali del-l’aria e dell’acqua si fondono insieme.Aria e acqua sono correlate rispettiva-

Armando Santoro: «Se si vuole affer-mare una qualche efficacia del vi-schio nell’allungare la sopravvivenzadai tumori, il discorso diventa delica-to; qualche studio sembrerebbe anda-re in quella direzione, ma si tratta di la-vori pubblicati su riviste poco signifi-cative sotto il profilo scientifico. Nonc’è niente di dimostrato, fino adesso,neppure su un presunto migliora-mento degli effetti collaterali dei che-mioterapici grazie alla terapia col vi-schio. Comunque ben vengano nuo-vi lavori condotti in maniera rigoro-sa; non ho alcun pregiudizio».Medicina tradizionale e antroposo-fica sembrano due mondi lontani, unconfronto complicato. Uno dei pro-blemi che rende difficile realizzarestudi clinici controllati sulla medici-na antroposofica nei tumori (e nonsolo) è che non si tratta mai di untrattamento standard, ma “calibra-to” sul singolo paziente.

La cura, comunque, non si basa solosul vischio, ma su molti altri rimedi eaccorgimenti. Il sito della KlinikArlesheim elenca: «la terapia dellapittura, la musicoterapia, l’arte dellaparola terapeutica, l’euritmia curativa,la fisioterapia e il massaggio ritmico,il lavoro sulla biografia e la psico-on-cologia». Che cosa significa tuttoquesto? Spiega la dottoressa Borrelli:«Si ricorre a quanto può essere diaiuto all’organismo per ripristinare ledifese immunitarie, stimolando i pro-cessi di “modulazione biologica endo-gena”, espressione un po’ astrusama che io preferisco alla troppo abu-sata autoguarigione. A tal scopo lamedicina antroposofica impiega me-todi e strumenti della medicina con-venzionale nella misura in cui consen-tono una corretta analisi della cor-poreità fisica dell’uomo. Accanto, pe-rò, propone metodi che le sono pro-pri e con cui risveglia le facoltà spiritua-

Accanto alle cure per aiutare i pazienti a ritrovareil proprio ritmo si ricorre a varie discipline

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mente al corpo astrale e al corpo ete-rico e l’interazione di questi due ele-menti è fondamentale per il manteni-mento di un buon equilibrio fra tuttee quattro le parti costitutive del nostroorganismo». In sostanza, dipingereaiuterebbe il paziente a ritrovare ilproprio ritmo.Esistono poi i medicamenti che utiliz-zano sostanze di origine minerale,vegetale e animale, preparati secon-do principi omeopatici e principi ori-ginali antroposofici, sia in forma liqui-da che solida (granuli). Ve ne sono peruso esterno (emulsioni, gel, essenze,oli, unguenti, polveri, tinture, poma-te), interno (gocce, polveri triturate,compresse, globuli, capsule, infusi,supposte) e per inalazione (spray na-sali). L’uso di unguenti, essenze e po-mate da spalmare sulla cute ha lafunzione di stimolare il sistema nervo-so mentre i processi rigenerativi e me-tabolici vengono attivati dall’assunzio-ne di gocce e sciroppi per bocca. Un

ruolo importante viene attribuito, in-fine, all’alimentazione, prestando at-tenzione alla qualità dei cibi e alla lo-ro genuinità secondo i dettami steine-riani dell’agricoltura biodinamica.Un bagaglio complesso, perciò, quel-lo della medicina antroposofica nellacura dei tumori, dove sembra gioca-

re un ruolo chiave una particolare at-tenzione al vissuto del malato, al suodisagio psichico. Tornano in mente al-cuni studi condotti, e frettolosamen-te abbandonati, negli anni Ottanta sudonne operate di tumore della mam-mella (tutte nello stesso modo e in uncerto stadio della malattia), trattatecon un identico regime chemioterapi-co, dove in quelle seguite nell’annosuccessivo da uno psicoterapeutacomparivano meno metastasi. Quasiche il sostegno psicologico “basti” acontenere la malattia. Il fatto che i ma-lati si rivolgano a queste cliniche oltral-pe, stimola, inevitabilmente, qualcheriflessione. ■

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■ Fra le terapie artistiche di cui si avvale la me-dicina antroposofica, una svolge un ruolo chia-ve: l’euritmia, l’arte del movimento. Messa apunto da Rudolf Steiner nel 1912, con il contri-buto della seconda moglie, l’attrice Marie Steinervon Sievers, trovò in seguito inserimento inambito pedagogico come una delle disciplinefondamentali; tuttora accompagna, nel piano distudi delle scuole steineriane, lo sviluppo delbambino dall’asilo al liceo. La sua applicazioneterapeutica in medicina (iniziò nel 1921), partedal concetto che i disturbi del paziente sianofrutto di una relazione alterata fra corpo fisico,corpo eterico, corpo astrale e spirito (i quattroelementi che compongono l’organismo umanosecondo l’idea di Steiner). Come si esprimonoquesti elementi nel movimento? Il corpo fisicoè riconoscibile nella postura, nel portamento enell’orientamento nello spazio, l’eterico nella pie-nezza, nel fluire del movimento, nella stazioneeretta, nelle caratteristiche di pesantezza o leg-gerezza, l’astrale è osservabile nel tono musco-

lare, nella dinamica del movimento, nell’agili-tà, lo spirito negli impulsi direzionali del movi-mento e nel dinamismo interiore. L’euritmiaterapeutica mira a correggere i vari disturbi delmovimento, puntando alla riunificazione tra lesfere del pensiero, del sentire e del volere. A que-sto scopo utilizza movimenti e gesti che corri-spondono ai suoni delle vocali e delle consonan-ti prodotti durante l’articolazione della parola.Il gesto euritmico possiede la stessa qualità deimovimenti fonatori e nell’eseguirlo il pazienteviene incoraggiato a prendere coscienza del-l’espressione interiore associata ad ogni suono.Per esempio, la vocale A, dove la bocca si allar-ga, contiene un senso di apertura che si cerca didestare nel paziente; il contrario accade con laU dove la bocca si stringe e lo stato d’animo èl’opposto. Secondo il pensiero di Steiner ogni vo-cale, ogni consonante, ha la propria forma eu-ritmica di movimento connessa con specificiprocessi organici: così si attivano forze stimola-trici e rilassanti. ■

Ndr: ControCancro da sempre lasciaspazio a diversi aspetti, a volte contro-versi, che riguardano l’oncologia. Inquest’ottica l’articolo sulla medicinaantroposofica.

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CONCERTO TEATRO ALLA SCALA8 APRILE

Anche quest’anno il consueto evento scaligero ha riscosso un grande successo. Il tradizionale spettacolo, giunto allasua ventiseiesima edizione è andato in scena con l’anteprima del balletto “Il giardino degli amanti”, musiche di

Wolfgang Amadeus Mozart e coreografia di Massimiliano Volpini. L’evento, come sempre, è stato finalizzato amantenere e migliorare il Servizio Assistenza Lilt, dedicato sia ai bambini sia agli adulti malati di tumore, supportandoli intutte le loro necessità, cercando in tal modo di alleggerire la loro difficile quotidianità.

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Un impegno solidaleche continua

Anche nel 2016, grazie ai sostenitori della nostra Associazione, abbiamo po-tuto continuare a mantenere attivi sul territorio i nostri servizi nell’ambi-

to della prevenzione primaria, della diagnosi precoce e dell’informazione oltreche la continua ricerca e formazione dei volontari. Qui di seguito ritrovate tut-te le iniziative attraverso le quali abbiamo potuto raccogliere i fondi per miglio-rare la qualità di vita e la salute di tante persone. A tutti coloro che ci hannoaiutato: “Grazie di cuore”.

Marco Alloisio Presidente Lilt Milanocon Carla Fracci e Gabriella Golia

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Tu t e l a d e l l a s a l u t ei n a z i e n d a

Tutela della salutein provincia

■ Molte Aziende si sono rivolte aLILT per portare al loro interno inostri servizi di diagnosi precoceattraverso visite effettuate da me-dici oncologi.Alcuni nomi al nostro fianco3M Italia, Air Liquide Italia,Alcon, Amazon, Arkema,Aviva, Autogrill, Bayer, BancaNazionale del Lavoro, BancaPopolare di Milano, BancaMediolanum, Boehringer,Bolton Services, BoltonManitoba, Citibank, ComputerAssociates, Corriere della Sera,Credem, De Lage Landen,Deutsche Bank, EMC, Eni,Estée Lauder, FondazioneWelfare Ambrosiano, Gemalto,S.C. Johnson Italy, InsiemeSalute, Lottomatica, HotelPrincipe di Savoia, JohnsonControls, Michelin, RasAllianz, Sandvik, Saras, SIASPA, Snam, Subito, Zucchetti,Zurich.

■ Molti Comuni ed Enti dell’-hinterland milanese si sono ri-volti a noi per effettuare campa-gne di diagnosi precoce per lacittadinanza:Avis di Seregno, Besate, Bub-biano, Calvignasco, Carugate,Casorezzo, Fondazione La Pe-lucca, Gudo Visconti, Mediglia,Mezzago, Ornago, Rosate, SanZenone al Lambro, Sulbiate, S.Donato Milanese, S. VittoreOlona, Vernate, Vignate.

MILANO MARATHON3 APRILE

La Milano Marathon si colloca tra i più grandi eventi sportivi di raccoltafondi. Ben 63 atleti e 624 staffettisti per un totale di 687 persone hanno

scelto di correre per sostenere la Lilt. Il 3 aprile, 5000 maratoneti e 2500staffette - ciascuna di 4 persone - hanno partecipato a questa giornatadedicata alla solidarietà. Per il secondo anno consecutivo la Lilt ha scelto didiventare Platinum Charity Partner della maratona, dando vita aun’importante raccolta fondi a sostegno del Servizio Assistenza Bambini edelle Case Alloggio che Lilt mette a disposizione di bimbi e adolescenti chearrivano a Milano per curarsi, accompagnati dalle famiglie.

SETTIMANA NAZIONALE DELLA PREVENZIONE ONCOLOGICA13-21 MARZO

Sono ormai 15 anni che Lilt ha scelto di dedicare il mese di marzo a questaCampagna. Scopo prioritario di questa settimana è la sensibilizzazione

della popolazione sull’importanza di adottare uno stile di vita sano e corretto,al fine di prevenire alcune patologie tumorali e non solo. Protagonistaindiscusso della Settimana è, da sempre, l’olio extravergine d’oliva, noto per lesue qualità benefiche. Stili di vita salutari uniti alle attività di diagnosi precocegiocano un ruolo strategico nella prevenzione dei tumori. Così per tutta laSettimana sono state diverse le iniziative organizzate in favore dellapopolazione, in particolare con la campagna “La salute in movimento”,promossa insieme a BikeMi, il servizio di Bike Sharing del Comune di Milanogestito da Clear Channel. Inoltre, la nostra Unità Mobile ha garantito aicittadini di Milano e provincia la possibilità di sottoporsi gratuitamente “sottocasa” a visite di diagnosi precoce oncologica (al seno, alla cute, al cavo oralee alla prostata); inoltre, consulenze alimentari e counseling sul fumo. Anchequest’anno si è fatto tappa nelle Università, continuando a sensibilizzareanche le nuove generazioni.

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FORMULA 15 GIUGNO - AUTODROMONAZIONALE MONZA

Una giornata bellissima eimperdibile quella della prima

domenica di giugno. La marcianon competitiva, giunta alla suatrentasettesima edizione, ha vistola partecipazione di 7000 runnered è stata animata da giochi per ipiù piccoli, intrattenimento e lapartecipazione di numerosi streetfood che hanno offerto lapossibilità di pranzare all’internodel paddock dopo la marcia.Anche quest’anno l’intero ricavatodella manifestazione è statofinalizzato al sostegno delle attivitàdegli Spazi Prevenzione, presentisul territorio, e alcune borse distudio per il reparto di OncologiaMedica dell’Azienda OspedalieraSan Gerardo di Monza.

GIORNATA MONDIALE SENZA TABACCO31 MAGGIO

IIn occasione della Giornata Mondiale Senza Tabaccoindetta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono

state numerose le attività che Lilt ha realizzato persensibilizzare la cittadinanza sui danni del tabagismo. Unaparticolare attenzione è sempre dedicata ai giovani, ne è un esempio ilprogetto Agenti 00sigarette, per divulgare nelle scuole la pericolosità deidanni prodotti dal consumo di tabacco. L’iniziativa, rivolta ai bambini diquarta elementare, nasce con l’intento di preparare le generazioni future adessere più consapevoli e più sane, al fine di formare cittadini che sappiano,attraverso l’informazione ed un corretto stile di vita, essere protagonisti delfuturo, un futuro senza tabacco. Il percorso comincia con un incontro direttocon i nostri educatori che, attraverso tecniche interattive di teatro sociale,affrontano insieme ai ragazzi l’argomento “tabacco e stili di vita salutari”. Ilprogetto ha coinvolto circa ventimila alunni per un totale di 500 scuole. Perincoraggiare e ringraziare i piccoli agenti per il loro impegno contro il fumo ea favore della promozione degli stili di vita salutari, martedì 24 maggio alle10, presso l’Auditorium San Fedele è stata organizzata una grande festa incui sono stati premiati gli elaborati più belli ed originali, realizzati daipartecipanti al progetto.

ROBINSON CRUSOE2 MAGGIO

Un’anteprima cinematograficadedicata ai piccoli spettatori.

L’evento, finalizzato al sostegno delServizio Assistenza Bambini e allaReperibilità telefonica, si è svolto alThe Space Cinema Odeon -Milano.

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■ Numerosi Enti e aziende si sonorivolte alla nostra associazione perportare al loro interno i servizi diprevenzione primaria oppure soste-nendoci nella diffusione delle no-stre campagne di sensibilizzazione.La Scuola de la Cucina Italia-na; Acli; Aquaneva; WelfareAmbrosiano; Avis di Seregno;Aviva; Bambini in cucina; Bot-teghe in Villa; BPM; CAM Mu-nicipio 7; Casa delle Associa-zioni; Cascina Guzzafame;Centro Islamico di Monza; Ci-tibank; CNR; Comune di Ab-biategrasso; Comune di Cernu-sco sul Naviglio; Comune diCisliano; Comune di Milano;Comune di Monza; Comune diSesto San Giovanni; Comunedi Vignate; Coop Novate; Coo-perativa Farsi Prossimo; Cor-te della salute; Diocesi di Mi-lano; Dow; Eataly; EMC; Fon-dazione Comunitaria NordMilano; Fondazione Comuni-taria Ticino Olona; Fondazio-ne Sodalitas; Fondazione Joh-nson & Johnson; Formula Uno;Fun&Fun; Gemalto; JPMor-gan; Le voci della città; Lions;Mondo a Colori; MONDO DI-SABILE; MUBA; Parco Avven-tura Bergamo; Parker; ReteScuole Senza Permesso; Sai-pem; SNAM; UISP Lombardia;Unes; Unione Donne Suda-mericane; Viacom; Volkswagen.

P r e v e n z i o n ep r i m a r i a

CAMPAGNA NASTRO ROSAOTTOBRE

Il mese di ottobre anche quest’anno è coinciso con la XXIV edizione dellaCampagna Nastro Rosa, nata per divulgare l’importanza della prevenzione e

della diagnosi precoce del tumore al seno. Come da tradizione, la Campagna ha preso il via a Palazzo Marino con unaconferenza di sensibilizzazione aperta al pubblico. Durante l’incontro, è statoconferito il premio “Lilt for Women Nastro Rosa” alla dott.ssa LiviaPomodoro, già presidente del Tribunale di Milano, attualmente presidentedel Milan Center for Food Law and Policy e dello Spazio Teatro No’hmaTeresa Pomodoro. Una donna che si è contraddistinta per impegno esensibilità di fronte a importanti tematiche sociali. Anche Tiziana Triulzi,giovane ricercatrice dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha ottenutoun riconoscimento per il suo impegno: l’assegno Premio Campagna NastroRosa. Anche quest’anno è stata vestita con il fiocco rosa la famosa opera diMaurizio Cattelan L.O.V.E., comunemente chiamata “Il Dito”, per dire “no”al tumore al seno. Da piazza del Cannone ha preso il via il tour dell’UnitàMobile su cui sono state effettuate circa 1000 visite di controllo gratuite alseno. Inoltre, visto il progressivo abbassamento dell’età in cui questaneoplasia si manifesta, anche quest’anno Lilt è entrata nelle infermerieuniversitarie per consentire alle studentesse di avvicinarsi alla diagnosiprecoce. Anche gli Spazi Prevenzione sono stati a disposizione dellapopolazione pergarantire visitesenologiche gratuite.Tutte le iniziativesono stateaccompagnate dalsimbolico hashtag#Fatelevedere, uninvito a sottoporsisenza timore a visitesenologiche.

Marco Alloisio Presidente Lilt Milano con Livia Pomodoro e l’assessore Maiorino

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DIAMO VITA AL ROSA OTTOBRE - SESTO SAN GIOVANNI

Quest’anno, il Comune di Sesto San Giovanni si è colorato di rosa. Moltele iniziative dedicate alla Campagna Nastro Rosa; dal Municipio “vestito”

dell’ormai tradizionale fiocco, al percorso in rosa che è stato allestito dapiazza Resistenza fino al nostro Spazio Prevenzione in via Fratelli Cairoli,proprio per accompagnare le donne verso la prevenzione. Un intero weekendè stato, inoltre, dedicato alla raccolta fondi a sostegno delle attività didiagnosi precoce del tumore al seno. Mercoledì 5 ottobre, presso la SalaConsigliare del Comune di Sesto San Giovanni, alle ore 21, si è tenuto unincontro di sensibilizzazione a cui hanno partecipato il nostro Presidente, prof.Marco Alloisio, il Sindaco, Monica Chittò, il dott. Gianfranco Scaperrotta eTatiana Gnocchi, membro fondatore del Gruppo Vivi la Città di Sesto SanGiovanni.

T-SHIRT NASTRO ROSAOTTOBRE

Quest’anno Lilt ha realizzatouna t-shirt tecnica, prodotta

gratuitamente da Amazon ed invendita sul loro sito, per tutte ledonne che hanno scelto didiffondere l’importanza dellaprevenzione. La t-shirt è stataindossata anche dalla schermitriceitaliana, Elisa Di Francisca,campionessa olimpica.

IL BOUQUET CHE LEGA26 OTTOBRE

Corso di composizione floreale asostegno della Campagna

Nastro Rosa. Una mattinata tra ifiori nelle sale dell’Oratorio diSant’Ambrogio.

A OTTOBRE LO SHOPPING SIFA ROSA1 OTTOBRE

Per il sesto anno consecutivol’Associazione

MonteNapoleone, presieduta daGuglielmo Miani, si è schierata alfianco della Lilt. Le vieMontenapoleone, Verri,Sant’Andrea, Santo Spirito,Borgospesso e Bagutta si sonoilluminate di rosa in occasione dellagiornata di shopping solidale. IBrand che hanno aderitoall’iniziativa hanno devoluto il 10%degli incassi dell’intera giornata asostegno della Campagna NastroRosa, permettendoci così dicontinuare a sostenere le attività diprevenzione e diagnosi precoce deltumore al seno. Quest’anno ancheGiorgia Surina, attrice e conduttricetelevisiva e radiofonica, è stata connoi per la tradizionale giornata dishopping solidale.

Marco Alloisio Presidente Lilt Milano con Giorgia Surina, attrice e conduttrice televisiva e radiofonica

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T-SHIRT MOVEMBERNOVEMBRE

Per il mese di Novembre, incollaborazione con Europa

Uomo, è stata realizzata una t-shirtper permettere a tutti i Mo-Brothere le Mo-Sisters di diffondere esostenere la Campagna diMovember.

MILANO LOVES YOU RUN7 OTTOBRE

L’vento di chi AMA Milano. Correre all’alba lungo i Navigli per sostenere ilprogetto delle Case di Accoglienza Lilt che assicura ospitalità ai bambini

malati di tumore e alle loro famiglie. Anche quest’anno l’iniziativa ha riscossoun grande successo e sono state tantissime le persone che hanno scelto dicorrere e camminare al nostro fianco.

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Le Banchec h e c i a i u t a n o■ Alcuni importanti Istituti diCredito si adoperano per sostenerele nostre attività e ogni anno civersano quote permanenti e an-nuali destinateci dai propri clienti

❙ Banca Monte dei Paschi diSiena❙ Banca Popolare di Milano❙ Cariparma Crédit Agricole❙ Credito Valtellinese❙ Credito Emiliano - CredemIntesa San Paolo❙ UBI - Banca PopolareCommercio & Industria ❙ UBI - Banco di Brescia

■ Un vivo ringraziamento alleAziende e Banche che ci hannoversato i contributi destinati daipropri dipendenti alla nostraAssociazione, trattenendoli diretta-mente sugli stipendi: Aler Milano,Assicurazione Generali, AllianzAssicurazioni, Banca Popolaredi Milano, Ferrovie NordMilano.

Tr a t t e n u t e alla

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MOVEMBER NOVEMBRE

Movember è una campagna internazionale lanciata inAustralia circa 10 anni fa con l’obiettivo di diffondere

la prevenzione del tumore alla prostata. Il nome “Movember”deriva dalla fusione di “moustache” (baffi) e Novembre (mese della

prevenzione). Per il terzo anno consecutivo Lilt Milano ha aderito a questainiziativa, organizzando gratuitamente seminari per sensibilizzare lapopolazione maschile sull’importanza di sottoporsi a controlliperiodici. Gli Spazi Prevenzione, durante novembre, sono stati adisposizione della popolazione per effettuare visite urologiche.Durante tutto il mese, gli uomini che scelgono di aderire allaCampagna, i Mo Bro (Movember brother) si fanno crescere ibaffi, o ne indossano di finti, diventando delle vere e proprieicone ambulanti, per dare visibilità al tema. Anche EICMA,l’esposizione internazionale ciclo e motociclo, ha scelto la Liltcome Charity Partner a sostegno della prevenzione al maschile.Per una Campagna con i baffi non poteva mancare il sostegno daparte del mondo dei Barbershop e la collaborazione con EuropaUomo, grazie al quale è stata realizzata una t-shirt distribuita intutti gli eventi. Il 30 novembre un aperitivo presso la Triennale di Milano haconcluso la campagna. Una serata di musica, arte e design. Ilricavato è stato devoluto a sostegno delle attività di prevenzione e diagnosiprecoce dei tumori maschili.

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Altri eventi a sostegno della nostraAssociazione

Cesano Maderno organizzata daiVolontari di Cesano Maderno asostegno delle attività di prevenzionee diagnosi precoce della LILT.❙ Siamo stati ospiti del mercatinonatalizio Fondaco organizzato dallaFondazione Floriani e al mercatino“Botteghe in villa” presso laResidenza Vignale. ❙ Ivana Maconi, nostra sostenitrice,ha organizzato nel corso dell’annodiversi eventi di zumba, danzalatina e grande passione personale, ilcui ricavato è andato a sostegnodella Campagna Nastro Rosa per laprevenzione del tumore al seno.❙ Cristiano Vandone, farmacista efotografo per passione, haorganizzato una mostra fotograficapresso il Castello di Vigevano,esponendo una quarantina di scatti, ilcui ricavato ha finanziato laCampagna Nastro Rosa. Altri quindiciscatti fotografici sono stati esposti,nel corso del mese di Novembre,presso il Friends Pub di ViaMontesanto, a Milano, a sostegno diMovember, la Campagna per laprevenzione del tumore alla prostata.❙ Debora Galvano ha organizzato adOssona il 16 Ottobre la primaedizione della “Marcia in Rosa”.Debora ha saputo coinvolgere più di400 runner e trasformare il propriovissuto personale in un’occasione disensibilizzazione per tutte le donne afavore della prevenzione del tumoreal seno.❙ Il 20 Novembre ha avuto luogo aPaderno Dugnano la prima edizionedella Enrico Run. Ricordando Enrico,famiglia ed amici hanno organizzatola marcia in sua memoria; il ricavatoè stato destinato a Movember ed alsostegno dell’ambulatorio diodontoiatria pediatrica per i piccolipazienti in cura presso L’Istituto deiTumori di Milano.❙ Il 6 Novembre la Giornata dellosport è stata dedicata al movimentocon una corsa non competitiva persostenere la prevenzione dei tumorimaschili.

❙ La Federazione Manageritalia ciha dedicato, con generositàrinnovata ogni anno, lo SpettacoloBenefico di Natale, “FOOTLOOSE -il Musical”, che si è tenuto al TeatroNazionale il 15 dicembre scorso.

UN NATALE DUE VOLTEPIÙ BUONOCome tradizione, il mese didicembre ha visto la nostraAssociazione impegnata in unaserie di iniziative benefiche per unNatale solidale. Cesti gastronomici,biglietti di auguri e confezioninatalizie sono solo alcune delleproposte che abbiamo rivolto adaziende e privati.

LE ALTRE ATTIVITÀ❙ Corner di solidarietà organizzatigrazie all’ospitalità di aziendesensibili alle nostre attività.❙ Cura del “Corner Lilt” pressol’atrio dell’Istituto Nazionale deiTumori, gestito con lacollaborazione di volontari, dovevengono fornite informazioni suinostri servizi e proposti articoli utilie idee regalo ai visitatori e degenti.❙ Gare di golf a sostegno delprogetto Strada della Guarigione.❙ Campagna ricorrenze: proposta dibomboniere solidali e pergameneadatte a festeggiare battesimi,cresime, matrimoni, compleanni,lauree e pensionamenti.❙ Campagne mailing per chiedere,attraverso invii postali, sostegnoeconomico e quote associative.❙ Ricerca di prodotti, attrezzature ecollaborazioni professionali a titologratuito rivolta a privati, aziende eprofessionisti, per ottenere premiper le nostre lotterie e prodotti per imalati in condizioni economichedisagiate.

❙ Sono stati numerosi gli eventi rea-lizzati nel 2016. Molti sono divenu-ti ormai appuntamenti tradiziona-li, non possiamo citarli tutti, ma vo-gliamo ringraziare aziende e vo-lontari, delegazioni e privati citta-dini, tutti coloro che hanno volutodedicare il loro impegno alle attivi-tà della nostra Associazione.

❙ Floralia, il mercatino benefico aSan Marco, a Milano, in marzo e insettembre ha ospitato il nostro standche offre gli alimenti della dietamediterranea indicata per unaalimentazione corretta, calibrata egustosa.❙ Triangolare di rugby MemorialMario Siepi a sostegno delle attivitàdi prevenzione e diagnosi precocedella LILT.❙ Siamo stati ospiti al Tennis ClubAmbrosiano e allo Sporting ClubMalaspina con un torneo di Burracoe uno stand di raccolta fondi durantelo svolgimento del Torneo Avvenire.❙ In occasione della festa dellaMamma, ogni anno la nostradelegazione di Legnano offre rosellinein vendita alla popolazione; anche ivolontari di Albiate Brianzapropongono fiori al pubblico con ilsostegno del gruppo Avis.❙ Una Corsa per la Vita incollaborazione con il gruppopodistico I Gamber de Cuncuress, sisvolge tradizionalmente perdiffondere la cultura dellaprevenzione oncologica e delladiagnosi precoce.❙ “Nella più sana allegria” adAbbiategrasso manifestazione conpesca di beneficenza a sostegnodelle attività di prevenzione ediagnosi precoce della LILT.❙ Cena Benefica presso il Ristorante“Il Fauno” nel Parco Borromeo di

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❙ Nokia❙ Novartis❙ Novaterra Zeelandia❙ NSA ITALIA SRL❙ NTT DATA Italia❙ Officine Omega❙ Offside Sport❙ Olmatic ❙ Omega IFS❙ Oops GottaRUN❙ Orchidea Viaggi❙ Page Group❙ Panasonic❙ Panem❙ Party Rental❙ Pepsico Beverages Italia❙ Plastiblow❙ Power Ventures❙ PPG❙ Prada❙ Principe di Savoia❙ Prysmian Group❙ Rancilio❙ Rehau❙ Rigoni di Asiago❙ Rubolini❙ SC Johnson❙ Senzabicinonsostare❙ Serim❙ SIA❙ Snam❙ Sorma❙ Sportika❙ Studio Casera❙ Studio Cattaneo❙ Studio Cuccio&Co❙ Studio Esposito❙ Studio Oliva❙ Studio Re & Associati❙ Studio Sironi❙ Studio Tresoldi Federico❙ Studio Vanzetti❙ Synergy Consulting Agency❙ Takeda❙ Terashop❙ Tessitura Oreste Mariani❙ Teva❙ Transwaggon❙ Treesse❙ Triennale di Milano❙ Twenty ❙ U2 Supermercato❙ UBI Banca❙ Unify❙ Unione farmacie Legnano❙ Unit4 Business Software❙ UNIT4 BUSINESS SOFTWARE SRL❙ Vimar❙ Virgin Active❙ Vitavigor❙ Vodafone❙ Volkswagen❙ WHERE MILAN❙ Where Milano❙ ZenithOptimedia❙ Zurich

❙ Doc Generici❙ Dompè❙ Dow Italia❙ Dual Italia❙ Ecommerce Outsourcing Srl❙ Editrice Quadratum❙ EICMA❙ Elesa❙ EMC Computer System❙ EMPORION MILANO PARTY RENTAL❙ Etica SGR❙ Euronics❙ Excellence Consulting❙ Facchinetti Srl❙ Farmaceutici Ciccarelli❙ Fastweb❙ Federdistribuzione❙ Ferrari Pubblicità❙ Fiat Chrysler❙ Finanza & Futuro❙ Flexilog ❙ Flint Group Italia❙ Fondazione LHS❙ Gallerie Commerciali Auchan❙ Gallo❙ GAMCO International❙ Game Stop❙ Garavaglia Srl❙ Gazzetta dello Sport❙ GE Health Care❙ GESTIONE IMMOBILI BRIANZA❙ Giornalisti❙ Grafiche Porpora❙ Gruppo Assimoco❙ Gruppo Proedi❙ H3G❙ Henry Schein Krugg❙ Hogan Lovells❙ Hotel Principe di Savoia❙ HPE❙ INFRACOM❙ Intesa San Paolo❙ IPSEN❙ Jannsen❙ JVC Kenwood❙ Kusmi Tea❙ LabVantage Solutions Europe❙ LACTALIS NESTLE’ ❙ Lainate❙ Lazard❙ Lete❙ LG❙ LML ASSOCIATI❙ Magazzeno Raccolta❙ Manager Italia❙ Marelli❙ Marinoni❙ Mattel❙ Medie industrie❙ Mondadori❙ Mondo Convenienza❙ Motta Sas❙ Nestlè Fitness❙ Nexive❙ NMK❙ NOISEA

❙ A.P.I. Associazione Piccole e MedieIndustrie❙ Affinion International❙ Agos Ducato❙ Air Liquide❙ ALG Associazione Lombarda❙ Almaviva❙ Almostthere❙ Amazon❙ AMBROSIANO GROUP SPA❙ Amec Foster Wheeler❙ AON❙ Ares BPM❙ Arxivar❙ AS Rugby Milano❙ Ass.Lombarda Giornalisti❙ Assi One Srl❙ Assopensionati BPM❙ AstraZeneca❙ Athlon❙ Avène❙ Aviation & Tourism❙ Aviva❙ AXA Cuori in Azione❙ Azienda Speciale Farmaceutica Di❙ Banca Esperia❙ Banca Generali❙ Banfi❙ BASF❙ BCC Busto Garolfo❙ Bennet❙ Beta Trans❙ BikeMi❙ Boehringer Ingelheim❙ Bouty - IBSA❙ BPM Banca Popolare Di Milano❙ Bravo Solution❙ Briantea❙ Bridgestone❙ Bullfrog❙ Caffe' Ottolina❙ Capsol❙ Caraceni❙ Cargeas❙ Carrstudio❙ Casari❙ Casio Italia❙ Centro Commerciale Metropoli❙ Certiquality ❙ Ceva❙ Cinzia Rocca❙ Citi❙ Citierre Srl❙ Clonwerk❙ Cpp❙ Craem❙ Cribis D&B❙ De Lage Landen❙ De' Longhi❙ Decathlon❙ Defendenti❙ Dental❙ Deutsche Bank❙ Digital Events❙ Digital Solution

Aziendeche sostengono la nostra attivitàUn grazie caloroso a tutti coloro che ci hanno sostenuto nel corso del 2016. Senza il vostro prezioso supporto lanostra Associazione non potrebbe continuare ad essere un punto di riferimento per il territorio.

SUL SITOVisitate il nostro sito internet www.legatumori.mi.it, potrete versare direttamente le vostre quote associa-tive e iscrivervi alla newsletter per essere sempre aggiornati sulle nostre iniziative. Per partecipare ai nostrieventi, conoscere e sostenere le nostre attività visitate il sito dedicato: donazioni.legatumorimilano.it

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Quando la tua salute o quella dei tuoi cariti porta a curarti lontano da casa,

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In viaggio per la salute?Milano ti accoglie.

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Nel nostro dirti “grazie” c’è molto di più, come nella tua donazione.

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GRAZIEPERCHÉ

Informativa sulla Privacy per la tutela dei dati. I suoi dati saranno trattati nel rispetto di quanto disposto dal “Codice in materia di protezione dei dati personali” (d.lgs. 196/03) e utilizzati dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - Milano esclusivamente ai fini istituzionali della stessa e non saranno comunicati né diffusi. I suoi dati personali saranno trattati in archivi cartacei ed elettronici, a cura degli incaricati a ciò, istituzionalmente preposti, che li tratteranno adottando tutte le misure di sicurezza previste dalla legge. In particolare, i dati raccolti saranno trattati al fine di aggiornarla sulle iniziative della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - Milano. La informiamo che in qualsiasi momento Lei potrà far valere i diritti che la legge Le riconosce (tra cui il diritto di aggiornare i dati, di chiederne la cancellazione o la rettifica) rivolgendosi al Titolare del trattamento dei dati Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – Sezione Provinciale di Milano, via Venezian 1 - 20133 Milano, nella persona del legale rappresentante pro tempore o scrivendo a [email protected]

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EDUCAZIONE SANITARIA NELLE POPOLAZIONI DI ORIGINE STRANIERAContinuerà ancora nel 2016 il percorso iniziato da LILT per sensibilizzare le comunità straniere, sempre più numerose, alla cultura della prevenzione e diagnosi precoce in favore di una reale integrazione sociale. Le attività vedranno la promozione dei corretti stili di vita, della sana alimentazione e prevenzione delle malattie oncologiche nei migranti anche attraverso il nuovo progetto La salute si fa in rete che sarà sviluppato nello Spazio Prevenzione di Monza, offrendo alle donne migranti la possibilitàdi effettuare prestazioni sanitarie gratuite preventive con medici appartenenti alle diverse comunità straniere.

MANTENIMENTO DEI SERVIZI DI ASSISTENZA Mettere al centro dell’attenzione i bisogni delle persone colpite dalla malattia, dando sostegno anche economico alle fasce più disagiate e prevenendone le esigenze sia a livello individuale sia famigliare, rimane tra gli obiettivi primari della mission di LILT sul territorio. Accoglienza, Accompagnamento alle terapie, Assistenza alle persone sole: mantenerein essere tutti questi servizi è l’impegno del 2016 con particolare attenzione ai bambini/adolescenti ricoverati presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e ai nuovi bisogni emergenti.Infatti, attualmente il 50% dei piccoli assistiti è costituito da stranieri con la conseguente necessitàdi realizzare un servizio telefonico di mediazione culturale attivo 24 ore che andrà ad integrare quellogià esistente di reperibilità continuativa di un pediatra oncologo sempre a disposizione delle famigliecon figli soggetti a cure per patologie tumorali e medici di base.

GRAZIE A TEFAREMO ANCHE P R O G E T T I 2 0 1 6

Quote a sostegno delle attività di prevenzione, diagnosi precoce, assistenza, volontariato e ricerca svolte dalla nostra Associazione a partire da€ 10, € 25, € 30, € 50, € 55, € 100, € 150, € 300.Con i primi 10 euro erogati nell’anno solaresi acquisisce la qualifica di socio ordinario.

VERSAMENTO SUL CONTO CORRENTE POSTALEn° 2279 intestato a Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – via Venezian, 1 - 20133 Milano.

VERSAMENTO SUL CONTO CORRENTE BANCARIO IBANIT 83V0311101622000000018213 - UBI Banca S.p.A.

DOMICILIAZIONE BANCARIA (RID)prelievo automatico e continuativo dal conto corrente senza recarsi in posta o in banca.

CARTA DI CREDITO

02.49521).

DONAZIONE ONLINEcollegandoti ai nostri siti: www.legatumori.mi.itdonazioni.legatumorimilano.it

DONAZIONIpresso le nostre sedi di Milano e provincia.

5x1000 DELL’IRPEF DESTINATO ALLA LILTbasta la tua firma sui modelli CUD, 730-1bis o UNICOcon l’indicazione del codice fiscale LILT di Milano n° 80107930150 nella casella riservata a: “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazionidi promozione sociale [...]”

DISPOSIZIONI TESTAMENTARIEdesignando la LILT Sezione Provinciale di Milano erede di tutto il patrimonio o disponendolasciti/legati.Per informazioni: [email protected]

PASSAPAROLA TRA PARENTI E AMICI

DIVENTANDO NOSTRO VOLONTARIO

Con il tuo contributo offrirai sostegno economico a tutti i servizi che la LILT Sezione Provinciale di Milano mette a disposizione del pubblico in campo oncologico.Inoltre sarai periodicamente aggiornato sulle nostre iniziative e sulle tematiche più attuali dell’oncologia attraverso la nostra rivista “Prevenire è Vivere”.

COMEAIUTARCI

GRAZIE A TE I N U M E R I D E L 2 0 1 5

4.520>ore di formazione e di aggiornamento ai nostri 717 volontari

6.700>pernottamenti offerti a pazientidi altre province e ai loro familiari

12.360>accompagnamenti alle terapie per circa 300.000 chilometri percorsi dai volontari

1.500>pacchi alimenti distribuiti

15.000>interventi assistenziali rivoltia persone malate

20>di studio per la ricerca clinica ed epidemiologica a: Fondazione IRCSS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza e Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri

112.000>visite di diagnosi precoce,

e ginecologiche, Pap-test e test di funzionalità respiratoria effettuati presso gli Spazi Prevenzione,i comuni dell’hinterland e le aziende

2.030>presidi sanitari consegnatial domicilio del malato

5 milioni>di euro investiti in tutte queste nostre attività istituzionali

incontri di sensibilizzazionepresso aziende, scuole ed enti

>1.000

200.000>materiali di sensibilizzazione distribuiti alla cittadinanza

30.000>alunni delle scuole primarie sensibilizzati alle attività di prevenzione al tabagismo

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