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MAGGIO 2012 - anno 6 - numero Economia, attualità, costume e stile Rivista mensile - Ogni primo venerdì del mese in edicola al prezzo di 4,00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente. 53 Stefano Paleari, Rettore dell'Università di Bergamo: «Prendiamo gli stessi sussidi di quando avevamo metà degli studenti, perché vengono calcolati su base storica Ma non abbiamo rinunciato alle strategie d'internazionalizzazione» «SEI MENO MENO» Il voto degli imprenditori bergamaschi sulla riforma del mercato del lavoro PASSAGGIO GENERAZIONALE Bergamo è tra le 22 università mondiali che partecipa allo STEP Un progetto sul fenomeno imprenditoriale nelle PMI familiari ASTA EX-RIUNITI: E' LA VOLTA BUONA? Il futuro di Largo Barozzi tra valorizzazione e rischio svendita Il punto di vista di Giuliano Olivati, Paolo Belloni e Francesco Macario «I finanziamenti statali? Penalizzano la nostra dinamicità»

Bergamo Economia Maggio 2012

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Bergamo Economia Maggio 2012

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MAGGIO 2012 - anno 6 - numeroEconomia, attualità, costume e stile

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Stefano Paleari, Rettore dell'Università di Bergamo:«Prendiamo gli stessi sussidi di quando avevamo metà degli studenti, perché vengono calcolati su base storicaMa non abbiamo rinunciato alle strategie d'internazionalizzazione»

««SSEEII MMEENNOO MMEENNOO»»

Il voto degli imprenditori bergamaschi sulla riforma del mercato del lavoro

PPAASSSSAAGGGGIIOO GGEENNEERRAAZZIIOONNAALLEE

Bergamo è tra le 22 università mondiali che partecipa allo STEPUn progetto sul fenomeno imprenditoriale nelle PMI familiari

AASSTTAA EEXX-RRIIUUNNIITTII:: EE'' LLAA VVOOLLTTAA BBUUOONNAA??

Il futuro di Largo Barozzi tra valorizzazione e rischio svendita Il punto di vista di Giuliano Olivati, Paolo Belloni e Francesco Macario

«I finanziamenti statali? Penalizzano la nostra dinamicità»

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18 «The family»L'ascesa del guerriero Umberto e la parabola del figlio «Trota»

24 Leggere la leggeRiflessioni sulla riforma del lavoro

26 «Welfare»«Sei meno meno»: il voto degli imprenditori alla riforma del lavoro

ECONOMIA

SOMMARIOMaggio 2012

PAGINA 20Lumbard

Bonassoli, il militante tra la rabbia e l'orgoglio

28 Mercato del lavoroIchino: «Alle imprese servono ingegneri. Non poeti»

32 Largo Belotti«Lombardiapoint»: lo sportello di chi vuol far affari con l'estero

36 Imprese&SocietàSTEP, un passaggio generazionale «a cavallo»della crisi

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12 In copertina«I finanziamenti statali? Penalizzano la nostra dinamicità»

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SOMMARIOMaggio 2012

BUSINESS

40 Il decennaleFausto il capitano d'industria che precorse i tempi

44 The hearth of innovationi.lab una bussola per l'innovazione

48 Parola all’associazioneCarrara (Aab): «Senza sostenibilitànon c'è nessun futuro»

52 «Wild»I diritti della natura sono anche i nostri

56 Natura&Economia«La natura siamo noi,per Costituzione»

60 Legge al verdeL’omessa comunicazione? Non è un reato penale

62 Botta&RispostaBergamo+, la replica: «Il vero problema è l'ospedale»

66 Con...TributoIl cittadino sempre più tassato:arriva l’IMU

68 ImmobiliareLaura Feltri: «IMU? Un erroretoccare la prima casa»

70 Nel cuore della cittàIl futuro di Largo Barozzi tra valorizzazione e rischio svendita

78 Il gusto della storiaHosteria del Vapore, la tradizionerisplende in cucina

82 Nuova eraAuto Ranghetti Unocambiare per sfidare la crisi

86 Arte&CulturaMaurizio Donadoni«Vi racconto il mio teatro»

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SOMMARIOAprile 2012

BERGAMO ECONOMIA

Rivista mensile di economia, attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale

di Bergamo nr. 22 del 02/08/2007)

Società editrice: Speb S.r.l.Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo

Presidente: Marino Lazzarini

REDAZIONE:

Direttore responsabile: Paolo Agnelli

Curatori del progetto: Cristiano Agnelli e Luigi Berlusconi

Caporedattore: Luca T. BilottaMail: [email protected]

Redattore: Livio CasanovaMail: [email protected]

Fotoreporter: Giorgio ChiesaMail: [email protected]

Consulenti: Marco Amorese, Federica Ferrari,Claudio Rossi, Barbara e Cristina Putortì

Art: Francesco LegramantiMail: [email protected]

PUBBLICITA’:

Tel. 035 678812

Agenti: Antonio Milanesi, Sergio Saresini, Jarno Sambinelli e Antonio Mandato

Mail: [email protected]

Concessionaria pubblicità nazionale:A. Manzoni & C. S.p.A., via Nervesa, 21 Milano.

Tel. 02 57494211

Concessionaria pubblicità locale: Speb S.r.l., Via San Giorgio, 6/n 24122 Bergamo

INFO:

Stampatore: Quadrifolio S.p.a.24052 Azzano San Paolo (Bg) - Via Emilia, 17

Tel. 035 330100

Abbonamenti: 035 678808Costo abbonamento: 40 euro per 11 mesi

www.bergamoeconomia.it

106 Chi, dove e perchèFoto e curiositàRUBRICHE

& EVENTI90 Maratona

BMW Perfect Drive,Olimpia-Londra passa da Bergamo

94 Beneficenza«54 Buche per la Solidarietà», terza edizione in trionfo

102 Provata per voiBMW 316d,il fascino del risparmio

98 AssistenzaIperauto Bergamo,la filosofia del «Service»

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L’editorialeMaggio 2012

Il criticato risanamento dell'Italia made in Monti? Può essere una manna

per l'industria, ma nel 2014

I talia sì, Europa no. Non siamo impazziti, diamosolo dei giudizi. Stiamo solo rappresentandogli scenari di questo periodo economico. Da

una parte il lavoro di Monti per salvare l'Italia dauna fase economica di recessione, dall'altral'Europa che non gira come dovrebbe fare e che,ovviamente, penalizza le aziende. Quest'anno,infatti, il Pil dell'Europa decrescerà dello 0,5%,quello di Stati Uniti (+1,8%) e Cina (+8,2%) cre-scerà. È uno scenario che potrebbe compromet-tere la stabilità europea e dei Paesi che ne fannoparte. Serve un programma per la ripresa degliinvestimenti e dello sviluppo in modo da contra-stare la crisi finanziaria; servono misure orientatea rafforzare l'economia reale, modernizzare leinfrastrutture, migliorare la competitività e incre-mentare il valore aggiunto del sistema produttivo.Ma non a carattere locale o nazionale, bensì euro-peo. Non è un caso, infatti, che il settore manifat-turiero, negli ultimi dieci anni, abbia perso peso inquasi tutti i Paesi europei. La quota d'industria nelPil è caduta mediamente di 7 punti (dal 23% al16%) in Europa. Tutti in ribasso tranne la Polonia,che investe, e la Germania, in cui le riforme delmercato del lavoro avviate negli ultimi dieci annihanno aumentato la competitività nel lungo ter-mine. Esempi virtuosi, una giovane nazione in cre-scita che incentiva l'investimento industriale e lacorazzata Kaiser che continua la sua corsa. Manon basta: oggi è assolutamente necessario svi-luppare programmi di crescita coordinati a livelloeuropeo. Ma la Germania, a quanto pare, nicchia

felice dei suoi record: bacchetta tutti sperandonella ripresa, ma fondamentalmente le convienerestare leader fra i poveri. Per fortuna, a dispettodelle polemiche sulle vicende "Articolo 18" esull'"IMU", il governo Monti sta viaggiando a gon-

fie vele. E grazie a lui, forse, riusciremo a dareslancio all'industria europea. Come? Semplice, velo spieghiamo in pochi secondi. Ma prima dob-biamo partire dai dati positivi sul lavoro di"SuperMario". A quanto pare gli enormi sacrificiche stiamo facendo soprattutto sul piano delletasse (anche se qualche taglio della spesa pub-blica non guasterebbe) almeno stanno producen-do e produrranno dei risultati concreti sui contipubblici italiani. L'Italia produrrà, infatti, nel trien-nio 2011-2013 il più grande bilancio primario sta-tale cumulato dalle economie avanzate censitestatisticamente dall'Fmi. Nessun'altra economia

"normale" al mondo, nel 2011-2013, riuscirà agenerare neanche lontanamente un avanzo pri-mario cumulato pari al 7,8% del Pil come faràl'Italia. Nemmeno la Germania (al primo posto,però, sul piano industriale), che si fermerà al 3per cento. Tutto questo lo affermano le statisti-che dell'Fmi (Fondo Monetario Internazionale).Ma perché gli italiani dovrebbero fare tutti isacrifici che stanno facendo? Va bene aiutare letasche dello Stato, ma le nostre stanno lenta-mente esaurendosi. Semplice, perché i mercatici tengono nel mirino e gli italiani fino a cinque-sei mesi fa stavano per precipitare in un auten-tico baratro, con il conseguente rischio di unadrammatica crisi di liquidità. E dato l'elevatolivello storico del nostro debito pubblico, sareb-be stato fatale. Proprio qui, si può apprezzare illavoro di Monti soprattutto - come detto - per-ché rilancerà l'industria europea. Perché, quan-do apparirà sempre più chiaro dai numeri chel'Italia sarà l'unica ad aver rispettato gli impegnieuropei e non era il cancro dell'Europa, avremofinalmente recuperato non solo la credibilità maanche l'autorità necessaria per chiedere allaGermania, finalmente, di fare di più per la cre-scita e di avviare un progetto continentale per lastessa, magari attraverso proprio il potenzia-mento dell'industria con un piano di sviluppoglobale e non nazionale. Detto questo, quindi, èfacile intuire l'anno della ripresa economica pernoi italiani: non prima del 2014. Questo e il pros-simo anno, saranno solo lacrime e sangue.

IL CAPOREDATTORE

DI LUCA T. BILOTTA

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Italcementi dimezza l'utile netto e il risultato operativo, ma mantiene invariata la cedola per i pro-pri azionisti: un dividendo stabile per le ordinarie a 0,12 euro, e in crescita a 0,1864 euro per lerisparmio (era a 0,12). Come riporta "Il Sole 24 ore" per la società guidata da Carlo Pesenti il 2011è stato un anno caratterizzato da una situazione congiunturale difficile per il settore delle costru-zioni e, di conseguenza, la crisi economica ha influito anche sui risultati. Nell'esercizio appena tra-scorso l'utile netto è sceso a 91,2 milioni di euro da 197,1 di un anno fa, mentre il risultato opera-tivo é stato di 129 milioni contro i 370,2 dell'anno precedente: calo influenzato da 134 milioni direttifiche di valore sulle attività in Spagna, Grecia e a Calcestruzzi in Italia. In leggera crescita, inve-ce, il fatturato consolidato: in aumento dell'1,3% a 4,7 miliardi rispetto ai 4,66 miliardi del 2010:valori, questi ultimi, riclassificati in base ai principi contabili Ifrs per tenere conto delle attività cedu-te in Turchia nel 2011. Per il prossimo anno sono attesi risultati operativi in miglioramento: meritodelle azioni di razionalizzazione degli ultimi anni. Le azioni di efficienza per 45 milioni realizzate nel2011 hanno portato ad un contenimento dei costi, negli ultimi 5 anni, di oltre un miliardo. Inoltrele cessioni di asset ritenuti non piu strategici hanno generato nel 2011 positivi impatti sulla posi-zione finanziaria. L'indebitamento finanziario netto è sceso a 2,093 miliardi nel 2011 da 2,23 miliar-di a fine 2010. Inoltre, da inizio 2007 alla fine dello scorso esercizio, l'indebitamento netto delgruppo si è abbassato di circa 120 milioni dopo investimenti totali superiori a 3,2 miliardi.

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Cedola

Brembo: utili 2011 +33%, dividendo da 0.30 euro

Notizie in breve0.38 dollari E' la cedola Tenaris. Nel 2011 le vendite del gruppo a cui fa capola Dalmine sono salite del 29% verso i 10 miliardi di dollari e l'utile netto è balzato del 25% passando da 1,14 a 1,42 miliardi

0.030 euroE' il dividendo proposto da Tesmec. L'azienda guidata da CacciaDominioni ha incrementato il fatturato, dai 40,2 milioni di euro del2010 ai 46,5 del 2011. Quello dello scorso anno è stato 0.028 euro

Italcementi: utile di 91,2 milioniDividendo stabile a quota 0.12

Cedola/1

Alberto Bombassei ha fallito nella corsa alla presidenza di Confindustria, ma si consola con i numeri della sua azienda.Il gruppo Brembo ha chiuso il bilancio relativo all'esercizio 2011 con utili in crescita e un giro d'affari a livelli record, distri-buendo un dividendo pari a 0.30 euro per azione, ossia invariato rispetto alla cedola distribuita lo scorso anno. Bremboè riuscito a fare bene, nonostante le difficoltà del mercato di riferimento a causa del rallentamento della doman-da dovuta alla frenata della crescita economica su scala globale. Il gruppo bergamasco ha puntato sui mercatipiù dinamici e ha beneficiato dell'acquisizione di nuove commesse. I ricavi consolidati sono aumentati del 16,7%a 1.245,5 milioni di euro, grazie soprattutto allo sviluppo di tutti i settori di attività e in particolare delle applica-zioni per veicoli commerciali (+24,4%). Bene anche il segmento auto (+14,6%) e moto (+18,8%). Il primo mer-cato del gruppo si conferma la Germania (+15,6%), dove Brembo ha generato il 21,8% del giro d'affari. Poiseguono il Nord America (+15,5%) e l'Italia (+12,7%). Secondo il vicepresidente Matteo Tiraboschi il 2012deve essere considerato come un anno che andrà scoperto giorno dopo giorno, con una partenza che può giàessere valutata come positiva, tanto che le attese principali parlano di una chiusura in crescita significativaper quel che concerne il primo trimestre. Gli investimenti del 2011 sono stati ingenti e pari a ben 165 milio-ni di euro, mentre l'anno attualmente in corso dovrà essere improntato a cifre superiori ai cento milioni.

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ECONOMIA&BUSINESS

"Se il Ministro FrancescoProfumo potesse esaudi-re un mio desiderio, chie-derei che tutte le univer-

sità italiane venissero messe nelle con-dizioni di competere partendo da regolecomuni. Perché "competere" vuol dire

tendere ad un obiettivo comune, cioèche l'Istituzione universitaria venga vistadal paese come un elemento di stimolo enon come un freno allo sviluppo". E' que-sta una delle richieste di StefanoPaleari, Rettore dell'Università degliStudi di Bergamo, che ha deciso di con-

cederci un'intervista esclusiva su diversetematiche: istruzione, economia, societàe rapporto col territorio. Perché propriol'università bergamasca, sotto la suaguida lungimirante, ha saputo proporrestrategie a dir poco innovative, d'interna-zionalizzazione e d'investimento, facendo

A CURA DI GIORGIO CHIESA

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«I finanziamenti?Penalizzano la nostra dinamicità»IN COPERTINA

Stefano Paleari, Rettore dell'Università di Bergamo. «Prendiamo gli stessi sussidi statali di quando avevamo metà degli studenti, perché vengono calcolati su base storicaMa non abbiamo rinunciato alle strategie d'internazionalizzazione»

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di necessità virtù. "Essendo quello berga-masco un Ateneo che ha raddoppiatorapidamente il numero di studenti (da 8mila a 16 mila), la logica avrebbe sugge-rito che raddoppiassero anche i finanzia-menti statali. Invece non è stato così, adoggi possiamo dire di essere una delle

università meno finanziate d'Italia: rice-viamo 2400 euro per studente dalloStato, mentre la media nazionale è 4000.In termini pratici, sono 20 milioni di euroall'anno non incassati. La spiegazione èsemplice, l'Ateneo è cresciuto rapida-mente, mentre i finanziamenti sono con-

cessi su base storica. E' un meccanismoche penalizza la dinamicità. Nonostantequesto, abbiamo deciso di costruire unmodello low-cost, senza rinunciare allamessa in atto delle strategie d'internazio-nalizzazione che riteniamo oggi fonda-mentali per i nostri studenti".

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Cosa significa internazionalizzare?"Significa apertura. Non solo di relazioni conragazzi che parlano una lingua diversa, maapertura dell'Ateneo al resto del mondo.Quindi anche scambio, comprensione dell'al-tro e delle altre culture. I corsi di laurea ininglese - per fare un esempio - sono solo unodegli elementi positivi. Non dobbiamo con-fondere lo strumento con il fine, oggi l'inter-nazionalizzazione è un fattore fondamentalenell'educazione alla vita. Anche nelle univer-sità medioevali si parlava di questo, ma seprima si trattava di una élite, oggi ci si con-fronta con una grande quantità di giovani".

Come riesce un ateneo a investire sul-l'internazionalizzazione, considerandola crisi economica in atto?"Abbiamo chiesto al sistema territoriale pri-vato di sostenerci attraverso un'iniziativadenominata "adotta il talento". Un vero eproprio "fund raising" che ci ha permesso indue anni di raccogliere 2 milioni di euro.Inoltre, abbiamo fatto un accordo con gli stu-denti: ci siamo posti l'obiettivo comune dimigliorare l'offerta formativa e le infrastrut-ture. Così, a fronte di un aumento delle tassescolastiche, in accordo con loro siamo riusci-ti a inaugurare il nuovo campus d'ingegneriaa Dalmine. Inoltre, sempre grazie a questopatto, stiamo lavorando per completare ilcampus umanistico attraverso una ristruttu-razione tra via Pignolo e via Masone, per unvalore di 14 milioni di euro".

Internazionalizzando, non c'è un ulte-riore rischio di "allontanamento" o"scollamento" dell'istituzione universi-taria dal suo territorio d'appartenenza?"Internazionalizzare non vuol dire essere

in antitesi con il territorio, tutt'altro. I tassidi occupazione della nostra universitàsono al primo o al secondo posto in Italia.Una statistica molto interessante perchéabbiamo un'offerta formativa che com-prende anche le discipline umanistiche(che notoriamente hanno tassi d'occupa-zione più bassi rispetto alle facoltà scien-tifiche). Stiamo cercando d'innovare per-ché il ruolo dell'università nella nuova eraè profondamente diverso rispetto ad unsecolo fa: oggi siamo un punto di riferi-mento, anche in senso istituzionale. I per-corsi non si concludono con la laurea edanche i professori sono chiamati ad un'at-tività di relazione sia con l'estero, sia conil territorio".

Qual è la situazione dell'economiareale del territorio e in che modo s'in-terseca con l'Ateneo?"Se soffre il territorio soffre anchel'Università. E' un connubio indispensabileperché i sistemi sono connessi, non esistonoisole felici. Nei momenti di difficoltà qualcu-no deve esercitare un ruolo diverso dal pas-sato: noi, oltre a formare i giovani, dobbiamoanche mandare segnali positivi, dare fiduciaper intraprendere percorsi di sviluppo. Ecco ilmotivo per il quale ci vorrebbe un distrettodella ricerca e non solo uno della formazione,un'industria di maggiore qualità deve averevicino una ricerca di maggiore qualità".

In che modo la decadenza economicaodierna sta influenzando la società esoprattutto la nuova generazione dilaureati?"Oggi i giovani sembrano quasi aver meta-bolizzato il fatto che vivranno in un mondo

più indefinito e incerto. La nuova generazio-ne sta cambiato rapidamente la propria inte-razione con la società. Se dovessi fare unavalutazione complessiva, ciò che mi preoccu-pa, più della tremenda crisi economica, è lacrisi morale. Bisogna valorizzare il sudoreindividuando percorsi che non premino - maanzi denigrino -, la spregiudicatezza, l'azzar-do morale e la via breve".

Come s'inserisce in questo contestol'innovazione?"Marcel Proust diceva: "Il vero atto della sco-perta non consiste nel trovare nuovi territori,ma nel vedere con occhi nuovi". Io, per esem-

«Ci vorrebbe un distretto della ricerca

e non solo uno della formazione,

un'industria di maggiorequalità deve avere vicinouna ricerca di maggiore

qualità»

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«Bisogna valorizzare il sudore

individuando percorsiche non premino

- ma anzi denigrino -,la spregiudicatezza,

l'azzardo morale e la via breve»

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pio, non condivido l'idea che la nuovagenerazione starà peggio della vecchia, èun luogo comune. Avranno il portafogliopiù sgonfio? Questo si. Staranno peggio?Dipende. Secondo me staranno meglio,se solo riusciranno a vedere qualcosa chenessuno ha mai visto prima".

Quali strategie suggerisce di adot-tare alle PMI bergamasche in que-sto momento?"Innovare, ma non nel senso tradizionale.Devono rimettere in discussione un approc-cio, non investire solamente in una tecnolo-gia per cui potrebbero diventare più compe-

titive; ma investire anche sulle persone, suiprogetti, sulle idee dei giovani. Innovare vuoldire anche cambiare il modo con cui ci sirelaziona con l'università, e viceversa".

Qual è l'attuale stato di salute del siste-ma universitario italiano?"L'università italiana è l'unico comparto pubbli-co che ha accettato una riforma in un contestodi tagli, che nominalmente si aggira attorno al15%. I dati sono precisi: 7,5 miliardi era il finan-ziamento nel 2009, meno di 7 miliardi è nel2012. Nel 2009 c'erano 64 mila docenti ricerca-tori in tutta Italia, oggi sono 10 mila in meno. Setutta la pubblica amministrazione avesse fatto

questa cura, oggi non avremmo bisogno di giu-stificare alcunché al mercato".

Le classifiche mondiali mortificano ilsistema universitario italiano. Dacosa deriva una graduatoria tantoingenerosa?"Le classifiche non le fa l'Europa, ma socie-tà private oltreoceano. Rischiamo di finirecome le agenzie di rating, facendoci delmale gratuitamente. Il ranking internazio-nale è basato su alcuni parametri: il 50%del punteggio è dato dalla presenza o menodi un Premio Nobel, il restante è il rapportostudenti/docenti. Volendo, potrei assumere

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un Nobel con uno stipendio da 500 mila eurol'anno e altri 1000 docenti, e così facendoposizionarmi tra le prime dieci del mondo. Ilgiorno dopo, però, dovrei chiudere per falli-mento. Noi ci riconosciamo solo nelle classi-

fiche dove possiamo dare un contributo".

Il fenomeno della "fuga dei cervelli" èperò innegabile.

"Quando crei un prodotto a Bergamo e lovendi all'estero sei un grande imprendi-tore. Quando un nostro laureato si faapprezzare all'estero è colpa del siste-ma. Ma è proprio "quel" sistema univer-

sitario che ha saputo ben prepararlo. Lafuga dei cervelli è anche sinonimo di unabontà degli atenei. Se davvero fossimoall'ultimo posto delle università mondia-

li nessuno cercherebbe i nostri giovani".

Dopo la laurea in ingegneria nuclea-re è passato all'analisi finanziaria.Cosa l'ha portata a questo cambia-mento nel suo percorso e, conclu-dendo, cosa vorrebbe consigliare aisuoi studenti?"Le circostanze e l'attitudine a viveregiorno per giorno. Perché c'è sempre l'im-ponderabile, l'opportunità, il treno chepassa. Mi sono iscritto a ingegneria

nucleare per curiosità scientifica e misono ritrovato alla fine della mia espe-rienza universitaria con l'incidente diChernobyl e il referendum italiano, chesancì l'abbandono dell'industria nucleareper il nostro Paese. Con una laurea moltotecnica e settoriale come ingegnerianucleare in mano mi sono trovato impre-parato nei confronti di altre tematicheche mi sono reso conto necessarie per lavita di tutti i giorni. Per esempio, non eroin grado di leggere un giornale o di capi-re una pagina economica. Così, duranteun breve periodo di leva (era il periododella Guerra nel Golfo), ho studiato eco-nomia e nel frattempo mi sono avvicinatoal corso d'ingegneria gestionale delPolitecnico di Milano, università nellaquale mi ero laureato. Dopo qualchetempo ecco arrivare la chiamata nellaquale mi si prospettava un lavoro comedocente, il caso ha voluto che la stessafacoltà fosse stata aperta a Bergamo, emi sono ritrovato professore ordinario a35 anni. Ai miei studenti, quindi, suggeri-sco di non pianificare tutto, di andaredove li porta la curiosità e l'intuito".

«Le aziende devono rimettere in discussione un

approccio, non investiresolamente in una tecnologia per cui

potrebbero diventare più competitive»

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L'ascesa del guerriero Umbertoe la parabola del figlio «Trota»«THE FAMILY»

Dall'esordio come cantante alla svolta con Berlusconi, passando attraver-so la gavetta con Maroni, le riunioni carbonare, la nascita della Lega Nordal primo raduno di Pontida, la solitaria vittoria elettorale del '96 e la malat-tia. Le mille vite del “Senatur” caduto nella logica del «tengo famiglia»

Alla fine per il"guerriero" UmbertoBossi è venuto il giorno dellaresa. Il fondatore della LegaNord, il celodurista della prima

ora che non ha ceduto di fronte alla malat-tia che lo ha colpito l'11 marzo 2004 ha get-tato la spugna a causa della bufera giudi-ziaria che sta mettendo in luce, attraversole intercettazioni telefoniche che vedonocoinvolti i familiari, una sorta di lega "paral-lela". Come in una nemesi molti hannoricordato quel cappio che Luca LeoniOrsenigo, in una foto passata alla storia,sventolava in aula contro tangentopoli e ipartiti della prima repubblica. La frase

"Padroni a casa nostra", che da tempo cam-peggia su un muro di Pontida è stata tra-sformata beffardamente in "Ladroni a casanostra". Una "L" al posto della "P", tantobasta per cambiare il senso della frase. E idetrattori hanno ironizzato anche su quel"celodurismo", summa del Senatur-style:"la Lega non ce l'ha duro, ce l'ha d'oro". Poi,nella memoria collettiva, rimane quel ditomedio sfoggiato dal leader leghista in tuttele occasioni ufficiali all'indirizzo dei giorna-listi e il corollario di qualche "vaffanculo", oanche "stronzo" rivolto pure alle più altecariche dello Stato con cui il rapporto èsempre stato pessimo. Quattro figli maschi,

due mogli, una nipote e tanti guai: la cartel-la "The family" custodita nella cassaforte equella logica meridionale del "tengo fami-glia" salita su fino al Nord. E' di un quarto disecolo fa (era l'87) il primo vagito inParlamento della Lega: dal cuore del Nordarriva Umberto Bossi spinto dall'onda di unmovimento, fino ad allora sconosciuto, indi-pendentista che dell'Italia mal sopportavala sbandierata retorica unitaria. Nato aCassano Magnano, il 19 settembre del1941, il Senatur con un diploma di peritotecnico elettronico alla scuola per corri-spondenza Radio Elettra si è adoperato inmille lavori prima di approdare, alla soglia

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dei 40 anni, alla politica mostrando la suavena federalista. Cambia molti mestieri:"Ho fatto l'operaio, il perito tecnico, ho lavo-rato nell'informatica, ho studiato medicinaa Pavia, ho insegnato matematica e fisica".Con lo pseudonimo di Donato negli anni 60tenta di sfondare nel mondo della canzonee incide un 45 giri (brani "Ebbro" e"Sconforto"). Nel '61 partecipa al festival diCastrocaro. Una foto che lo ritrae con unachitarra ricorda Don Backy. Nel 1979, all'e-tà di 38 anni, viene folgorato dalle ideeautonomiste e federaliste. Anno che coinci-de con l'aut-aut (o un lavoro stabile o tilascio) della prima moglie Gigliola Guidali econ l'incontro di Bruno Salvatori, leaderdell'Union Valdotaine. Ne imbraccia la

causa e inizia il lungo sodalizio politico conRoberto Maroni. La morte prematura diSalvatori nel 1980, in un incidente automo-bilistico, non manda in frantumi il sognoautonomista di Bossi che, anzi, ne prendein mano le redini. Dà vita, con Maroni eGiuseppe Leoni, alla Lega AutonomistaLombarda che nell'84 diventa LegaLombarda e conta tra le sue file la nuovacompagna Manuela Marrone che mette adisposizione la sua casa per le riunioni "car-bonare". La moglie Gigliola, nel frattempo,chiede la separazione raccontando di averscoperto che Umberto "usciva tutte le mat-tine con la valigetta del dottore dicendo che

andava in ospedale e invece non si era mailaureato". Il primo raduno di Pontida lo inco-rona segretario federale e il 4 dicembredell'89 nasce ufficialmente la Lega Nord.Corre l'anno 1992: scoppia Tangentopoli e ilfenomeno Lega, il partito contro tutto e con-tro tutti che urla all'Italia (del nord) la propriaindignazione verso le truffe e gli inganni deipoliticanti di quegli anni, prende oltre l'8%.Ma vi rimane impigliata due anni dopo, nel'94, con la tangente Enimont. Forza Italia,intanto, prende il posto della Dc e della Psie Bossi inizia il lungo sodalizio con SilvioBerlusconi. Nel dicembre del 1994 si apreuna crisi di governo per il profondo dissidiofra Forza Italia e la Lega che accusa, inParlamento, un incredulo Berlusconi di nonaver tenuto fede alla promessa di realizzareil Federalismo. Bossi stacca la spina, loaveva già fatto con il "luciferino" ideologoGianfranco Miglio: non solo il suo progettodi riforma federale a base di macroregioniera stato riadattato dal Senatur ma perl'ambito incarico di ministro delle Riforme alprofessore era stata preferito lo "stewart"

Francesco Speroni. La lista di rotture èlunga: con l'ex sindaco di Milano MarcoFormentini e così pure con GiancarloPagliarini e Domenico Comino. La corsasolitaria nel '96 paga perché la Lega a livel-lo nazionale incassa il 10.8 %. Fino al 2000,

forte del successo elettorale e forse penti-to per la sbandata con il Cavaliere, Bossi lomassacra verbalmente. Una campagna didenigrazione a suon di "mafioso di Arcore"e "Berluskaiser". Di nuovo insieme nel2001, vincono le elezioni e Bossi diventaministro delle riforme e della devoluzione.Poi la malattia, un ictus che lo colpisce a63 anni e lo costringe a una lunga assenzadalla politica. Ma lui resta il capo, nessu-na delega a nessuno e quando rientradalla convalescenza in Svizzera, nell'au-tunno del 2004, è Renzo il primo dei trefigli di Umberto Bossi e Manuela Marrone,ad aprire la porta di casa agli ospiti. Lastampa, dopo averlo visto affacciato sullascena dalla finestra della casa di CarloCattaneo a Castagnola, in Svizzera, lo indi-ca come il delfino di papà Umberto, ilquale tre anni dopo sul Monviso, prima diriempire l'ampolla, lo declassa a "trota"nel tentativo di proteggerlo dalle pressio-ni. Oggi, la commistione tra la famiglia e ilpartito, e addirittura il sospetto di averneampiamente approfittato, dai militanti

leghisti non è stata perdonata a Renzo e lasua ascesa nella Lega è arrivata al capoli-nea. Un'ascesa controversa che nell'im-maginario di chi ha sempre osteggiato"l'ingresso in politica dei figli" è diventatail simbolo di una Lega poco leghista.

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Bonassoli, il militante tra la rabbia e l'orgoglio

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«LUMBARD»

L'assessore provinciale al Turismo Giorgio Bonassoli per un giorno si togliegiacca e cravatta e indossa la maglietta dell'orgoglio padano con lo slogan

«l'è ura de netà fó ol polér», letteralmente «è ora di pulire il pollaio»

ARTICOLO DI LIVIO CASANOVAPHOTO DI GIORGIO CHIESA

PULIZIA. «Espulsione o dimis-sioni di chi ha messo il movi-mento in queste condizioni»

L E G A : U N V O C A B O L A R I O P E R R I C O M I N C I A R E

Sulla bufera che ha investito ilCarroccio abbiamo intervistatoGiorgio Bonassoli che per un gior-no ha svestito i panni di assessore

alle Attività Produttive e Turismo della Provinciadi Bergamo per indossare quelli del militante.

Come hanno vissuto gli esponenti ber-gamaschi questo mese? Quali sono gliumori e i pensieri dei militanti?"Delusione ma anche tanta, tanta rabbia neiconfronti di chi ha infangato il lavoro, il sacrifi-cio e l'impegno dei tantissimi militanti che sispendono gratuitamente per il movimento erabbia nei confronti di chi ha costretto UmbertoBossi a doversi scusare davanti al suo popolo".

Qual è il suo personale stato d'animo?"Voglia di giustizia. Chi ha sbagliato devepagare e deve essere cacciato. Da questopunto di vista credo che la Lega stia dimo-strando un sistema di auto-pulizia sconosciu-to ad altre forze politiche. Parlo delle espul-sioni, delle dimissioni e al fatto di aver con-segnato i propri bilanci ad una società ester-na per le opportune verifiche".

Troppo tardi. Non pensa?"Noi, però, l'abbiamo fatto. Provo un grandeorgoglio nel vedere che la Lega, quella vera, èfatta da militanti che all'improvviso, in giornatelavorative, vengono a Bergamo da tutta laPadania - scritta con la P maiuscola - per mani-

festare l'orgoglio di essere leghista. Abbiamovoltato pagina e guardiamo avanti".

Da una parte lo sperpero dei soldi pub-blici e dall'altra l'incubo di infiltrazionimafiose. Cosa fa più male?"I soldi dei rimborsi elettorali dovevano esse-re utilizzati per sostenere il movimento, noncerto sperperati per scopi personali e sequalcuno l'ha fatto deve essere allontanato.In un momento di crisi generale come quelloattuale sono convinto che questi rimborsi aipartiti siano davvero eccessivi. Andrebberocancellati. L'incubo di infiltrazioni mafioseper il momento resta un incubo. Pauroso mairreale e speriamo rimanga tale".

MERITOCRAZIA. «Vanno pre-miati impegno e idee vincenti»

SPAZIO AI GIOVANI. «I giova-ni della Lega sono una risorsa

importantissima»

ALLONTANARE CHI REMACONTRO LA LEGA. «Senza

guardare in faccia a nessuno»

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Cosa può dire ai "delusi", a coloro chepensavano che la Lega fosse immune dacerte vicende e che fosse una sorta di"ultimo baluardo"?"Non si può ridurre un movimento fatto damigliaia di militanti, ispirato ad ideali concreti,con politici e bravi amministratori agli interessipersonali di quattro faccendieri. La Lega hasaputo sempre ripulirsi, sia a livello nazionaleche locale".

Il fatto che sia esploso tutto con la Legaall'opposizione è un caso?"Non credo in un complotto ma non si puònegare che in questo momento la Lega è l'uni-ca forza politica veramente all'opposizione,dalla parte dei lavoratori e della gente del nord.Così come sono impostate le nuove tasseintrodotte dal governo Monti incideranno,come al solito, sul nord. Le nostre impresehanno bisogno di altro: di tornare ad esserecompetitive attraverso politiche di defiscalizza-zione e di messa in rete, di formazione e inter-nazionalizzazione".

Suona tanto come un ritornello. "L'unica strada è tagliare i costi fissi dell'appa-rato centralista. Uno Stato affogato dalla buro-crazia, dagli sprechi e da centinaia di migliaiadi esuberi, al sud, nel pubblico impiego. Perquale motivo la Regione Lombardia, con 10milioni di abitanti, ha 2.900 dipendenti e laRegione Sicilia 23.000? Ci sono comuni del sudcon le stesse dimensioni di Torre Boldone macon 80-90 dipendenti anziché 30 come da noi.

Io, a Torre Boldone, non saprei cosa far fare a90 dipendenti. E' inutile buttare secchi d'acquain una vasca che perde senza prima tappare ibuchi, sopratutto se quell'acqua arriva da cit-tadini che rischiano di morire di sete".

Che fine ha fatto il federalismo?"Il progetto di federalismo fiscale avviato con ilgoverno Berlusconi aveva nei suoi primi decre-ti proprio l'obiettivo di tagliare gli sprechi, attra-verso l'inserimento dei costi standard, in modoche una fornitura o un servizio sanitario costas-sero allo Stato la stessa cifra a Bergamo comea Napoli. Perché al sud la sanità costa più deldoppio che al nord? Perché questo governo hacancellato una riforma così necessaria e con-divisa da tutti? Perché questo governo rispon-de al Presidente Napolitano nella volontà diazzerare ogni iniziativa federalista, vedasi l'in-dispensabile - si fa per dire - ministero dellacoesione nazionale. Ma soprattutto perchèquesto governo risponde a chi la crisi l'ha crea-ta, al mondo bancario e finanziario".

Una bufera sulla Lega a ridosso delleelezioni amministrative. Pensa che potràinfluire sul voto degli elettori?"Le elezioni nei comuni sono soggette a logi-che diverse che derivano dalla conoscenzapersonale e diretta dei candidati con gli elet-tori. Fisiologicamente sono diverse rispettoal voto nazionale. Non credo che incida per-ché, nonostante quello che è successo, laLega Nord è l'unica forza politica con pro-grammi e idee chiare".

Aspettando che la magistratura faccia ilsuo corso, ma alla luce delle intercetta-zioni viene da chiedersi se Bossi davve-ro non si rendesse conto di quanto stavaaccadendo intorno a lui. Ad esempio:possibile che non sapesse dei contipagati ai figli?"Credo di no. Se si chiama cerchio magico cisarà un motivo. Non sarebbe il primo padre anon sapere tutto sui suoi figli. Sono sicuro chea Umberto Bossi il denaro non ha mai interes-sato. Lui vive per la Lega, per il suo popolo eper il progetto autonomista per il quale hasacrificato tutto".

Nel mezzo della lotta "Cerchio magico"-"Barbari sognanti", il Senatur avevadichiarato: "mi fido solo di Renzo".Ingenuo Umberto o furbo Renzo? "Ingenuo Umberto Bossi ? Credo che abbiadimostrato in 30 anni di Lega di essere l'esattoopposto".

Visto quello è successo adesso non sicorre il rischio che al "cerchio magico" sisostituisca una "confraternita maronita"?"Ricordo che la Lega ha in programma i con-gressi e i militanti eleggeranno chi riterrannoadeguato".

Quale futuro per la Lega e chi potrà pren-dere il posto del "vecchio leone"?"C'è bisogno di Lega. E' l'unica forza che con-cretamente difende ed affronta le problemati-che che i cittadini vivono giornalmente. Pensoal grande lavoro dei nostri Sindaci, presenti sulterritorio anche la sera e la domenica e all'im-pegno dei nostri parlamentari. Ne abbiamomolti capaci ed onesti. Maroni ha dimostratodi essere un grande Ministro dell'interno edha costruito la Lega insieme a Umberto Bossi.Per me il futuro è lui".

Se Maroni succederà a Bossi, cosa cam-bierà nello stile di leadership e comecambierà la Lega?"Roberto Maroni, proprio da Bergamo duran-te la serata dell'orgoglio leghista, ha già trac-ciato i quattro punti sui quali fondare il rinno-vamento: pulizia, meritocrazia, spazio ai gio-vani e allontanamento di chi rema contro ilbene della Lega. Tematiche pienamente con-divise dai militanti presenti quella sera".

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Giorgio Bonassolicon Enzo Galizzi

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ECONOMIA&BUSINESS

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Riflessioni sulla riforma del lavoro

LEGGERE LA LEGGE - Rubrica a cura dell’avvocato Marco Amorese

Alla ricerca di un mercato del lavoro efficiente e di un difficile punto di equilibrio

Dopo intense discussioni con le parti socia-li, il governo Monti ha approvato il dise-gno di legge per la riforma del mercatodel lavoro e ha dichiarato che la questio-

ne dovesse, per il governo, ritenersi chiusa. Pochigiorni dopo, il governo ha cambiato rotta, rimaneg-giando il testo della riforma. Con un entusiasmo, inrealtà, ingiustificato, la stampa nazionale ha parlatodi una riforma decisiva, radicale e fondamentale perla crescita del paese. Tuttavia, il disegno di leggemostra come il governo si sia mosso con circospe-zione senza stravolgere l'attuale assetto e cercandodi ottenere una normalizzazione delle forme contrat-tuali che negli ultimi anni si sono moltiplicate. Il governo, infatti, ha introdotto norme che dovreb-bero tendere a scoraggiare forme di elusione delladisciplina del lavoro dipendente. Mi riferisco, in par-ticolare, alla presunzione relativa alle partite Iva cheverranno considerate lavoro dipendente laddovepercepiscano la maggior parte del proprio reddito daun'unica fonte per più di sei mesi, ovvero alla possi-bilità di utilizzare solo per un periodo limitato (36mesi) i contratti a tempo determinato. Dette forme ditutela sono presenti anche nell'assetto vigente e iltentativo è quello di rendere più forti i rimedi controeventuali abusi (con il rischio tuttavia di scoraggiareforme virtuose di utilizzo di detti strumenti).Il dibattito politico, com'era ovvio, si è incentra-to sulla riforma dell'articolo 18; infatti l'attualenorma che tutela i lavoratori nelle aziende di piùgrande dimensioni verrebbe modificata per con-sentire una maggiore libertà di licenziamentoper motivi economici. Vediamo, pertanto, qualeè il modello proposto dal governo.

Rimane invariata la disciplina relativa ai licenzia-menti discriminatori, cioè quei licenziamenti che siverificano ogni qualvolta un lavoratore viene allonta-nato dall'azienda a causa delle sue idee, della suaattività svolta all'interno o al di fuori del luogo di lavo-ro, dell'appartenenza a un determinato sesso, razza,religione, posizione politica o minoranza linguistica.Con riferimento a queste ipotesi di licenziamento,

l'attuale disciplina rimarrà immutata e il lavoratore sipotrà valere delle facilitazioni probatorie esistentiper ottenere il reintegro nel posto di lavoro. Più articolato è l'impianto normativo dedicato ailicenziamenti disciplinari, cioè quei licenziamenti chesono dovuti alla violazione di obblighi contrattuali odi regole di comportamento che devono essereseguite nell'azienda. Con riferimento a queste tipo-logie di licenziamento, la norma proposta dal gover-no prevede che ove il giudice accerti la mancanza diuna giusta causa e che il motivo di licenziamento èinesistente perché viene contestato un fatto noncommesso o non riconducibile alle ipotesi punibilicon il licenziamento ai sensi dei contratti collettivi dilavoro, è disposto il reintegro. Negli altri casi, il magi-

strato può disporre che il lavoratore licenziato siaindennizzato con un numero di di mensilità com-preso tra 12 e 24. Infine, si prevede il caso del licenziamento pergiustificato motivo oggettivo (o licenziamento permotivi economici). In questo caso, nei testi uffi-ciosi che circolavano prima della presentazionedel disegno di legge, ove il giudice avesse accer-tato che un licenziamento di un dipendente fossestato stabilito senza giusta causa oggettiva e chei motivi economici addotti fossero inesistenti eraprevisto unicamente un indennizzo economicocompreso tra 15 e 27 mensilità. Nel disegno dilegge all'esame delle camere, si torna alla possi-bilità di reintegrare il lavoratore in caso di mani-festa insussistenza delle ragioni poste a base dellicenziamento per motivi economici con una for-mulazione che dovrebbe comunque lasciare spa-zio ad una ampia flessibilità in uscita. L'articolato normativo appare scritto in modo con-fuso; tuttavia, può prevedersi "una corsa" da partedei datori di lavoro nell'inquadrare i licenziamentinell'ambito dei motivi economici e, da parte deilavoratori, di configurare gli stessi come discrimina-tori. Appare, tuttavia, segno di un mutamento diparadigma la scelta di rendere meno costosi i licen-ziamenti (non c'è bisogno di ricordare che i casi incui il lavoratore sceglie il reintegro effettivo sonotrascurabili) che, per ragioni di equità, dovrebbeessere accompagnata da un sistema convincentedi ammortizzatori sociali.Il punto è: sarà l'ultima versione? E soprattutto, unariforma si farà? Mentre andiamo in stampa già siparla di ulteriori cambiamenti...

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ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA

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«Sei meno meno»: il voto degli imprenditori alla riforma del lavoro

«SUFFICENTE»Secondo Davide Carrara, responsabile marketing della Lamiflex Group di Ponte Nossa "è un primo importante passo in avanti per avvi-cinarsi a quello che è il sistema in altri paesi. Ancora una volta, però, abbiamo visto quanto sia difficile dialogare con le rappresentan-ze sindacali e quanto in Italia sia complicato scardinare certe ideologie. Come un'azienda per stare sul mercato deve innovare continua-mente, così un lavoratore per affrontare il mercato del lavoro e coglierne le opportunità deve costantemente aggiornarsi. Sono due facce

della stessa realtà". Sono un centinaio i collaboratori tra ingegneri, man-ager, impiegati e lavoratori dipendenti impiegati in Lamiflex e LamiflexComposites. L'azienda tessile, fondata nel 1976 e guidata da LuiginaBernini, è attiva nella produzione di nastri per macchinari meccanotessilie si è qualificata nella produzione di materiali compositi, in particolare incarbonio, come rulli, tubi e componenti per macchine industriali. Oltre almeccanotessile, si è specializzata in diversi contesti industriali e applicati-vi tra i quali spiccano i settori arredo ed illuminotecnica, aeronautico,medicale, tessile e sportivo. "I lavoratori dipendenti animano un'azienda -spiega Carrara - e danno forma alle idee dell'imprenditore. In questimomenti di contrazione economica e finanziaria le imprese dispongono diun portafoglio ordini che non consente una pianificazione a medio e lungotermine e, dovendo gestire picchi di lavoro che si alternano a momenti diflessione, devono obbligatoriamente essere più flessibili. La modifica del-l'art.18 deve essere in quest'ottica. La flessibilità sarà una costante nelnostro futuro e le istituzioni devono mettere mano a certe leggi che rendo-no il sistema paese lento e poco incline alla flessibilità". La Lamiflex hachiuso il 2011 con un fatturato attorno ai 20 milioni di euro e una quota di

export che supera il 50%. L'andamento altalenante del comparto meccanotessile è stato compensato puntando sulla produzione di mate-riali innovativi. Grazie all'inserimento, al lancio di nuovi prodotti e alla conferma delle vendite di "Ciclotte", un prodotto lanciato nel 2011,si prevede per il 2012 un fatturato in linea con gli anni precedenti.

«WELFARE»

Il punto di vista di tre aziende bergamasche sul disegno di legge di riforma del mercato del lavoro. «Un passo in avanti» secondo DavideCarrara della Lamiflex e Lucio Mistri di Scorpion Bay. «Insufficente» per Agostino Piccinali della Scame Parre perchè «non c'è nessuna riduzione del costo del lavoro»

Davide Carrara

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«SUFFICENTE»"Rispetto al passato - sostiene Lucio Mistri, patron della "Scorpion Bay" di Albino - è stato fatto un passo in avanti ma la battaglia sull'art. 18,la norma dello Statuto dei Lavoratori del 1970 che regola il licenziamento per giusta causa e giustificato motivo nelle aziende con più di 15 dipen-denti che sembra essere divenuta lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo mondo, ha tutto il sapore di una guerra di religione. Dimostra la distan-za della politica dalla realtà e dal mondo produttivo a cui servono misure per la crescita e lo sviluppo. Una politica che sia al servizio dei cittadi-

ni e delle imprese e non il contrario. La riforma del mercato del lavoro hasenso solo se serve a migliorare le prospettive di occupazione delle perso-ne, la competitività delle imprese e la crescita dell'economia". Gipsy S.p.A.,proprietaria del marchio Scorpion Bay, nasce negli anni '50 come laborato-rio sartoriale. Dopo anni di lavoro come produttori di t-shirt e felpe pergrandi marchi nel mondo sportswear, i due Fratelli Lucio ed Emanuela Mistridecidono agli inizi degli anni 90 di trasformare la propria realtà da produtti-va a commerciale. Nel 1992 inizia la distribuzione sul mercato europeo diScorpion Bay, marchio americano dedicato al mondo del surf, che si concre-tizza nel 2007 nell'acquisto del brand con i relativi diritti a livello mondiale:un passo importante che apre le porte all'azienda orobica al mercato inter-nazionale. "In questo momento economico - continua Mistri - trovare la for-mula giusta per competere non è cosa semplice. Gipsy ha adottato da qual-che anno la strategia del franchising e oggi, grazie all'accreditamento aInvitalia, la perfeziona offrendo una grande opportunità ai suoi potenzialipartner". Invitalia, agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e losviluppo d'impresa, ha la funzione di "facilitatore d'impresa" offrendo ainuovi imprenditori agevolazioni finanziarie (un contributo a fondo perduto e

un mutuo a tasso agevolato) che possono arrivare a coprire il 100% dell'investimento richiesto dall'apertura del punto vendita. Curiosità: diver-samente dagli altri franchising che propongono un format uguale per ciascun potenziale franchisee, quelli di Scorpion Bay mettono a disposizio-ne del franchisee un artista e una squadra di persone che creano il punto vendita su misura secondo la creatività del candidato.

«INSUFFICENTE»"Dal mondo industriale questa riforma non è ritenuta sufficiente per stimolare crescita e sviluppo. Non c'è nessuna concreta riduzione del costodel lavoro. In alcuni casi si assiste, addirittura, ad un incremento del costo della manodopera con la previsione di maggiori oneri a carico delleimprese". A sostenerlo è Agostino Piccinali, responsabile amministrativo della Scame Parre. Fondata nel 1963, oggi il gruppo presieduto daGiovanni Scainelli è leader nella produzione di componenti e sistemi per impianti elettrici, conta nel mondo circa 800 collaboratori con 18società partecipate e collegate alla capogruppo. Tre i siti produttivi: Slovacchia, Cina eSud America. Con un fatturato 2011 che ha toccato i 47 milioni di euro il gruppo Scameesporta i suoi prodotti in oltre 80 paesi distribuiti nei 5 continenti. Sempre sulla riformadel mercato del lavoro, "per citare solo i casi più rilevanti - continua Piccinali -, nei con-tratti a termine viene incrementato notevolmente il periodo di interruzione tra due con-tratti a tempo determinato e si assiste ad un aggravio contributivo a carico dell'aziendain caso di utilizzo di tali contratti. Viene incrementata la contribuzione a carico azienda peril finanziamento dell'attuale indennità di disoccupazione per tutti i contratti di lavoro sub-ordinato e viene maggiorato il "contributo di licenziamento" di 0,5 mensilità per le risolu-zioni dei rapporti dei lavoratori a tempo indeterminato. Secondo il responsabile ammini-strativo della Scame Parre vi sono addirittura alcuni interventi che peggiorano le discipli-ne attualmente in vigore. E li elenca: "l'eliminazione della causale "cessazione di attività"tra i casi di applicazione della Cig straordinaria; lo slittamento del recesso "ad nutum" peri pensionati di vecchiaia fino a 70 anni di età, incrementabili ulteriormente in base allavariazione delle prospettive di vita; l'introduzione del reintegro del lavoratore licenziato incaso di "manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento" che, in assen-za di criteri identificativi, lascia ampia discrezionalità al giudice nell'individuazione di talicasi; il rischio di utilizzo strumentale della malattia da parte del lavoratore al fine di pro-lungare gli effetti del licenziamento, con aggravio per le imprese". In sintesi: "hanno pesato più le resistenze sindacali e meno i segnali che dove-vano essere forniti a chi dovrebbe investire nel nostro Paese. Si chiede ripetutamente alle imprese di investire ma si danno pochi motivi per farlo.La pressione fiscale sul lavoro rimane altissima e negativa sia per la competitività delle imprese italiane che per l'appetibilità del sistema Italia".

Agostino Piccinali

Lucio Mistri

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Ichino: «Alle imprese servono ingegneri Non poeti»

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"Un popolo di poeti, di artisti, dieroi, di santi, di pensatori, discienziati, di navigatori, di tra-smigatori". Così recita l'epi-

grafe incisa a Roma sui quattro lati del Palazzodella Civiltà Italiana, fatto erigere da Mussoliniper ricordare al popolo le sue virtù. Ma sarebbemeglio se l'Italia di oggi fosse un paese di con-tabili, giuristi d'impresa, ingegneri ed esperti disocial media. Queste, infatti, sono le figure piùrichieste dalle imprese mentre le università ita-liane continuano a sfornare laureati in materieumanistiche in cerca di occupazione con unritmo, si passi il termine, quasi industriale."Abbiamo frotte di giovani laureati che non tro-vano lavoro - sostiene il giuslavorista e senatoredel Pd Pietro Ichino, ospite alla Casa delGiovane del corso di formazione promosso dalPd di Bergamo - ma allo stesso tempo aziendeche cercano laureati pressoché introvabili. E'questo uno dei tanti paradossi italiani. C'è unosquilibrio tra domanda e offerta di laureati, conun esubero nel settore politico sociale, psicolo-gico, letterario e linguistico. Resta insoddisfattala domanda nei settori economico-statistico eingegneristico che, nonostante la crisi, promet-tono ancora sbocchi". E che il disallineamentotra la domanda delle imprese e offerta universi-taria sia un problema lo testimoniano i numeri.Secondo Confindustria Education sui datiEurostat le imprese italiane, nel 2010, hanno cer-cato senza trovare 20 mila ingegneri, 15 milacontabili e 9 mila medici mentre non hanno tro-vato occupazione rispetto alla propria carrieraformativa 15 mila ragazzi impegnati in percorsiuniversitari politico-sociali, 10 mila in quello let-

terario, 7 mila in quello linguistico. Per un'effetti-va svolta nel mercato del lavoro il senatore delPd, oltre all'orientamento scolastico e professio-nale mirato, individua altre due direttrici: unaprotezione meno rigida del rapporto di lavoro atempo indeterminato e un aumento delladomanda di lavoro. Sulla riforma del mercato dellavoro "la logica originaria del progetto dovevaessere questa: si rende il rapporto di lavoro sub-ordinato regolare a tempo indeterminato moltopiù flessibile, quindi più appetibile per le impre-se, per poter chiedere loro di rinunciare allasimulazione diffusa della collaborazione autono-ma".Rispetto alle ambizioni e alle intenzioni ori-ginarie "penso che esso abbia subito una ridu-zione bilanciata di incisività perché la ridotta fles-sibilità in uscita porta ad una minore incisivitàdella norma sulle collaborazioni autonome". Ilrischio concreto è non riuscire a superare il dua-lismo fra protetti e non protetti che caratterizza iltessuto produttivo italiano perchè "se la rigiditàdel rapporto regolare si riduce in misura ridotta,il giro di vite drastico contro la simulazione dellecollaborazioni autonome simulate rischia di pro-durre la perdita di centinaia di migliaia di posti dilavoro". In materia di licenziamenti "il disegno dilegge - sostiene il giuslavorista - segna comun-que un passo avanti importante nella direzionegiusta, riducendo notevolmente l'anomalia delnostro ordinamento del lavoro rispetto al resto. Èla prima volta in quarant'anni che viene apporta-ta una correzione in questo senso all'articolo 18".Il Governo Monti si è anche proposto di orienta-re la giurisprudenza italiana sul modello tedesco.In Germania spetta al giudice decidere se equando disporre la reintegrazione del lavoratore

MERCATO DEL LAVORO

A Bergamo, ospite del corso di formazione promosso dal Pd, il giuslavorista sottolinea il paradosso tra le necessità delle aziende e l'offerta universitaria: «Ci sono laureati in materie umanistiche che non trovano lavoroe aziende che non trovano contabili, giuristi d'impresa e altre figure professionali»

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e "solo nel 5% dei casi si chiude con una sen-tenza favorevole al lavoratore. In pratica solo neicasi di discriminazione". A proposito di modelli,Ichino ha pubblicato sul proprio blog un grafico(riportato nella pagina), per dimostrare quantofosse urgente la necessità di riformare il merca-to del lavoro in Italia. In base a come sono distri-buiti i vari Paesi, sembrerebbe che si sia una pro-porzionalità diretta: più è facile perdere il lavoro,più è facile trovarne uno nuovo, come negli StatiUniti. Mentre in Italia ci troviamo all'estremo

opposto: il posto di lavoro è più sicuro, ma èmolto difficile trovare un nuovo lavoro. Perciò chiesce, o non è mai entrato ("outsiders"), tende arimanere fuori. Secondo Ichino, la riforma delgoverno, quella voluta da Fornero, va nella dire-zione di togliere gli "outsiders" del mercato dellavoro italiano dalla loro condizione disperata,spostando l'Italia verso la parte mediana delladiagonale. In Italia "il rischio di restare per moltotempo senza lavoro si accompagna all'idea cheil lavoro non ci sia. Ma i lavoratori ignorano total-

mente la grande quantità di domanda di lavoroche esiste, pur in un periodo di grave crisi comequesto". E porta due esempi: "Nella RegioneVeneto, con 5 milioni di residenti, i nuovi con-tratti stipulati in un anno sono stati 850 mila, nelsolo Comune di Milano con 1.336.000 residen-ti, nel 2011 i contratti sono stati 108 mila".Eppure, si interroga il senatore del Pd: "Perchéchi perde il posto ha la sensazione di un'enor-me difficoltà a trovarlo?".La risposta: "Perché cisono due giacimenti di domanda di lavoro total-mente ignorati e sono gli skill shortages e gliinvestimenti esteri". Gli skill shortages sonoquei posti di lavoro che restano permanentescoperti per mancanza di manodopera dotatadella qualificazione necessaria per occuparla.Nel 2011 risultano 117 mila posizioni di lavorodisponibili, sparse in tutte le regioni italiane, dis-tribuite in tutti i settori e tra tanti livelli profes-sionali. "Allo stesso modo ci sono gli imprendi-tori scoraggiati: cioè quelli che avrebbero biso-gno di personale qualificato, ma consideranotalmente improbabile trovarlo che non fannoneppure l'inserzione sul giornale o la richiestaall'agenzia di collocamento. Il senatore del Pdparla di una complessa ed ipertrofica legisla-zione sul lavoro, tanto da essere estremamen-te difficile da tradurre in inglese, scoraggiandocosì chi dall'estero avrebbe intenzione di inve-stire in Italia. Si, perché la difficoltà di fareimpresa in Italia si riflette anche in una scarsis-sima capacità di attrarre capitali stranieri. "Unaltro giacimento da cui potremmo trarre flussidi centinaia di migliaia di nuove assunzioni ognianno è costituito dagli investimenti stranieri,che l'Italia è stata fin qui drammaticamenteincapace di attirare: per questo aspetto, inEuropa solo la Grecia ha fatto peggio di noi nel-l'ultimo ventennio. Se soltanto fossimo staticapaci di allinearci ad un Paese mediano nellagraduatoria europea, come l'Olanda, nell'ultimoquinquennio prima dello scoppio della crisi(2004-2008) questo avrebbe significato unmaggiore afflusso di investimenti nel nostroPaese pari a 57.6 miliardi all'anno". Rimanesullo sfondo l'interrogativo sollevato dagli eco-nomisti bocconiani Alberto Alesina e FrancescoGiavazzi sulle pagine del Corriere della Sera"Immaginatevi cosa sceglierà di fare un impren-ditore estero che stesse valutando l'apertura diun'azienda in Italia sapendo che potrebbe esse-re non lui, ma un giudice a decidere in chemodo gestire i suoi dipendenti".

ITALIA: la cittadella inaccessibile del lavoro

Nel grafico, sull'asse verticale è rappresentata la percentuale media mensile di passaggi dallo stato dioccupazione a quello di disoccupazione sul totale degli occupati, cioè la facilità con la quale si perde ilproprio lavoro; sull'asse orizzontale c'è invece la percentuale media mensile di passaggi dallo stato di dis-occupazione a quello di occupazione, sul totale dei disoccupati, cioè la facilità con la quale si trova unnuovo lavoro. In alto a destra ci sono gli Usa, dove più di tre occupati e mezzo su cento ogni mese spe-rimentano la disoccupazione ma dove dalla disoccupazione si esce con grande facilità: ogni mese seidisoccupati su dieci trovano una occupazione. Questo spiega perché la durata media dei periodi di dis-occupazione negli Usa sia relativamente breve, a confronto con il resto del mondo. In fondo troviamol'Italia. Qui ogni mese meno di 0,5 lavoratori attivi su cento sperimentano il passaggio alla disoccupazio-ne, ma per converso nello stesso mese meno di 5 disoccupati su cento trovano lavoro. Ne risulta l'im-magine di un Paese nel quale il tessuto produttivo è come una cittadella fortificata, da cui chi è dentro dif-ficilmente esce, ma in cui chi è fuori difficilmente riesce a entrare.

Quanti lavorano

In Italia il tasso di occupazione femminile è pari al 46.6%. Ci rende ultimi in Europa, prima di Malta. Lagenerazione degli Under 30 del Bel paese che lavorano è pari al 20.5% mentre i dati europei parlano del34%. Il dato complessivo degli occupati si attesta al 56.9% e significa che ogni 100 persone compresenella fascia d’età 15 -64 anni ne sono al lavoro praticamente 57.

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LARGO BELOTTI

Con il supporto dell'ufficio Internazionalizzazione dell'Ente Camerale, lo sportello bergamasco si occupa dei servizi

di cui l'impresa ha bisogno per essere vincente sui mercati esteri: informazione, assistenza e promozione, attività di assicurazione

e certificazione nonché l'accesso ai finanziamenti

«Lombardiapoint»: lo sportello di chi vuolfar affari con l'estero

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Idati congiunturali mostrano un'Italia chesta lottando contro una crisi economicache sta colpendo soprattutto l'area euro-pea ma, nonostante la perdita di piccole

quote di mercato, è altrettanto evidente chela capacità competitiva del nostro tessutoimprenditoriale rimane la chiave di volta peruscire da questa situazione. Nel 2011, non-ostante tutto, il sofferente "Made in Italy"ha eguagliato i positivi livelli del 2008,quando la crisi non era neppure all'orizzon-te. Per superare il difficile momento con-giunturale, gli imprenditori, consapevoli cheormai il mercato domestico è saturo, punta-no a strutturarsi e ad orientarsi verso i pro-mettenti mercati internazionali. Il sistemaimprenditoriale lombardo chiede ad altavoce al mondo delle istituzioni di appronta-re gli strumenti necessari: formazione - perdivenire più innovativi, innovazione - perfronteggiare la competizione con i vari con-correnti dei diversi mercati esteri e interna-

zionalizzazione - in un contesto performanteglobale.

Formazione, innovazione e internazio-nalizzazione: il programma strategicodella Camera di Commercio. Ecco quiesplicitati i bisogni del mondo imprenditoria-le; bisogni che da tempo la Camera diCommercio aveva intuito inserendo nel pro-prio programma strategico pluriennale azioniconcrete per rispondere a queste tre esigen-ze. La funzione di sostegno alle imprese nelraggiungimento dei tre obiettivi appena citatisi attua con la condivisione col mondo asso-ciativo attraverso l'adozione di azioni ed ini-ziative concrete per formare ed accompagna-re le imprese verso i mercati esteri in espan-sione. Strumenti diversi per le grandi e le pic-cole imprese, che tengano conto anche dellaloro diversa forza/struttura aziendale nonchédella diversa esperienza commerciale peroperare in sicurezza nel contesto internazio-

nale. L'approccio ai mercati esteri non puòpertanto essere lasciato al caso, all'improvvi-sazione se non si vuole correre il rischio difarsi veramente molto ma molto male.

Azioni formative e informative, accogli-mento e accompagnamento: le offertedello sportello Lombardiapoint. Le primedomande che un'azienda, anche piccola,deve porsi sono: qual è il piano commercia-le? E'stata individuata una strategia di mar-keting? I servizi di internazionalizzazione residallo Sportello Lombardiapoint (PuntoOperativo per l'internazionalizzazione) si con-cretizzano in azioni formative (organizzazionedi corsi, workshop, seminari tecnici, ecc.) oinformative nelle varie tematiche di interna-zionalizzazione (contrattualistica e fiscalitàinternazionale, normativa doganale, tuteladei marchi, dei brevetti, marcatura CE, anali-si di mercato, finanziamenti, ecc.) o ancoranell'accoglimento di delegazioni istituzionali

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e/o imprenditoriali straniere, eventi ed incon-tri di partenariato o meeting con buyer di set-tore nonché nell'accompagnare le pmi, inparticolare nei mercati esteri emergenti(dove con il termine "emergente" non si fariferimento ai soli Paesi BRIC). Nella sceltadei mercati obiettivo delle azioni camerali,oltre ai bisogni delle aziende, si tiene contoprincipalmente di due fattori: buona crescitadell'economia supportata da un quadro posi-tivo della domanda e il contenimento delrischio Paese, valutato in relazione a fattoripolitici, economici, finanziari.

Seminari di approfondimento, GiornatePaese, ricerche di mercato, fiere inter-nazionali e missioni imprenditoriali peraffrontare i mercati esteri. Nel program-ma delle iniziative camerali rientrano quindi iPaesi dell'area africana come il Marocco edil Sudafrica, e quella mediorientale quali gliEmirati Arabi Uniti (che funge da hub deimercati limitrofi) ed il Qatar, caratterizzato daun'economia in forte crescita, diversificata etrainata dal settore energetico nonché valo-rizzata in quanto piazza di importanti eventiinternazionali (si pensi all'aggiudicazione deicampionati mondiali di calcio del 2022) oltrea godere di un quadro politico solido e stabi-le. Nell'altro emisfero planetario l'Americalatina, in particolare Brasile, Cile, Perù,Colombia e Messico, sono Paesi dal fortee positivo trend congiunturale; economievivaci estremamente interessanti per lenostre aziende. Basti citare il Cile che nel2010, dopo un ventennio di riforme, è diven-tato membro ufficiale dell'Ocse ed ha un'eco-nomia estremamente interessante soprat-tutto nei settori dell'alta tecnologia e bio-tecnologia, della tutela ambientale, delsettore energetico e delle infrastrutture,delle tecnologie informatiche e del turi-smo. Dall'America Latina all'Australia, "ilPaese lontano", il miraggio ed il sogno di tantiimprenditori e dell'uomo comune. Qui lapaura della distanza è stata vinta dal fortetrend positivo che ha lasciato praticamenteindenne l'Australia dalla crisi congiunturalemondiale. Se si aggiunge poi il forte legamecon la numerosa e dinamica comunità italia-na abbiamo già due forti motivi che possonospingere le aziende a muoversi in quella dire-zione. Dall'Australia ai Paesi asiatici il passo

è breve. Qui si affrontano i mercati dellaMalesia, di Singapore (vero hub per tutto ilsud est asiatico) e dell'Indonesia, quest'ulti-ma vera e nuova tigre asiatica; dotata dibuone infrastrutture e di vantaggi fiscali,infatti, l'Indonesia si è rivelata essere, in quel-l'area geografica, il Paese dalla performanceeconomica migliore, e questo grazie anchealla sua vicinanza geografica ai tre diversimondi quali il Giappone, l'Australia e la Cina.Last but not least: le dinamiche economie delSud Est asiatico quali la Tailandia, ilVietnam e la Cina. La Cina che sta muoven-dosi con successo su tutti i mercati delmondo, il Paese temuto ma anche moltorichiesto dagli operatori sul quale l'entecamerale ha già organizzato nel febbraioscorso un Workshop avente lo scopo di forni-re alle imprese le informazione e gli strumen-ti per operare in sicurezza in questo ampio,agguerrito mercato che offre molte opportu-nità se si è in grado di coglierle.Come nonmenzionare la Turchia, mercato approcciato

nella recente missione economica tenutasiad Istanbul dal 2 al 4 aprile: Paese dalle gran-di potenzialità che corre ai ritmi cinesi, politi-camente stabile, geograficamente vicino, chesi configura naturalmente come un ponteeuropeo per l'accesso all'Asia centrale edal Medio Oriente. Con queste iniziative:Seminari di approfondimento in tematichespecifiche (es. normativa doganale, Made in,Fiscalità internazionale, Incoterms, ecc.),Giornate Paese, ricerche di mercato, fiereinternazionali, missioni imprenditoriali si get-teranno le basi per instaurare o consolidarerelazioni commerciali o di partenariato.

"Bando voucher per l'internazionalizza-zione delle micro, piccole e medieimprese lombarde". In linea con quantoappena evidenziato, la Camera di Commercioha destinato per il 2012 altrettante significa-tive risorse del proprio bilancio per affiancaree sostenere le imprese nel loro approccio aimercati esteri. Lo sforzo è stato particolar-mente diretto al supporto delle micro, piccolee medie imprese, in considerazione del mag-gior peso per tali aziende delle problematichedi natura commerciale, finanziaria, burocrati-ca, legale - e talvolta anche culturale - corre-late ai processi di globalizzazione. E' in que-sto contesto economico ed istituzionale chesi inquadra l'edizione 2012 del "Bando vou-cher per l'internazionalizzazione delle micro,piccole e medie imprese lombarde" emanatocon decreto regionale n. 705 del 2 febbraio2012 e pubblicato sul B.U.R.L. n. 6/2012. Contale strumento si intendono sostenere le azio-ni aziendali di approccio e consolidamento aimercati esteri, attraverso l'acquisto di servizidi consulenza e assistenza per l'estero, la par-tecipazione a missioni economiche e la par-tecipazioni a fiere internazionali all'estero, siain forma collettiva che individuale. In partico-lare, si tratta di contributi a fondo perduto ero-gati sotto forma di voucher. una sorta di"buoni spesa" per acquistare servizi da alcunisoggetti in possesso di determinati requisiti,a parziale rimborso delle spese sostenute. Atal fine, la Camera di Commercio di Bergamoha stanziato 500 mila euro per la partecipa-zione a missioni commerciali e fiere all'este-ro da destinare alle imprese bergamasche,cui si aggiunge uno stanziamento regionale di700 mila euro - da ripartirsi tra tutte le provin-ce lombarde - per l'acquisto di servizi di sup-porto all'internazionalizzazione. Le domandesi possono presentare dal 1° marzo 2012sino al 31 gennaio 2013, secondo le sca-denze indicate (Il testo integrale del bando ela documentazione di supporto sono scari-cabili dal sito della Camera di Commerciowww.bg.camcom.it/esteronews). Il bandovuol essere un meccanismo funzionale allestrategie operative di internazionalizzazionedelle imprese, una risposta concreta ad unbisogno concreto così da favorirne l'apertu-ra al commercio con l'estero e supportarlenel quotidiano confronto con la concorrenzaglobalizzata.

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STEP, un passaggio generazionale«a cavallo»della crisiIMPRESE&SOCIETÀ

Bergamo è tra le 22 università mondiali (unica italiana in partnership con la Bocconi) a partecipare al progetto di ricerca - che analizza i fenomeni imprenditoriali nelle imprese familiari -, supportando il piano d'internazionalizzazione dell'Ateneo varato dal rettore Stefano Paleari

Alfredo De Massis

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L'imprenditoria bergamasca è dinanzi ad una svol-ta epocale. O meglio, generazionale. Perché delletantissime piccole e medie imprese che com-pongono il tessuto aziendale di città e provincia,

un numero sempre crescente sta effettuando il cosiddetto"passaggio di consegne": alla vecchia generazione di fami-glia - generalmente la seconda - si sta affiancando la suc-cessiva, quella che dovrà guidare la realtà in un difficilemomento di crisi congiunturale che dal 2008 attanaglial'Italia e l'Europa nel suo complesso. Una svolta epocaledicevamo, perché proprio di epoche si sta trattando: lanuova classe dirigente possiede infatti profonde differenzerispetto a quella dei padri, tanto nel modo di concepire illavoro, quanto nel modo di avvicinare l'imprenditorialità nelsuo complesso. Per non parlare poi del mutato "asset eco-nomico" mondiale, che dalla globalizzazione ha visto tra-sformare il mercato ad un ritmo a dir poco vertiginoso. Inquesto quadro s'inserisce il progetto STEP - acronimo di"Successful Transgenerational Entrepreneurship Practices" -, che studia i processi imprenditoriali all'interno delle impre-se familiari, generando soluzioni che hanno applicazioniimmediate per i loro leader. Ne abbiamo parlato con i duegiovani professori dell'Università degli Studi di Bergamo chestanno operando attivamente sul territorio, Alfredo DeMassis - direttore vicario e co-fondatore del Center forYoung & Family Enterprise (CYFE) dell'ateneo bergamasco

TESTO&PHOTO DI GIORGIO CHIESA

TommasoMinola

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e docente di Management delle ImpreseMultinazionali e Sistemi di Controllo di Gestionepresso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale -e Tommaso Minola, docente di Economia delCambiamento Tecnologico e Entrepreneurship

and new venture creation presso il Dipartimentodi Ingegneria Gestionale e co-fondatore delCYFE. "Da un punto di vista scientifico -afferma-no - è un progetto estremamente prestigioso,che coinvolge università di 22 paesi nel mondo.In ognuno di questi, è stata garantita la possibili-tà di partecipare solo ad un polo accademico,quello che in materia di "family business" van-

tasse la miglior reputazione. L'Italia è stato l'uni-co caso eccezionale, nel quale l'Università diBergamo, attraverso il CYFE, partecipa assiemealla Luigi Bocconi".

Quali sono i vostri ruoli all'interno del pro-getto?"Il 15 novembre scorso - ha continuato DeMassis - sono stato eletto membro del GlobalBoard e presidente dello European LeadershipCouncil del progetto di ricerca globale STEP, di cuisono oggi l'unico membro italiano. Il progetto èstato fondato dal Babson College degli StatiUniti, università numero uno al mondo per i pro-grammi sull'imprenditorialità. Tommaso Minolaed io ci occupiamo dello sviluppo e analisi di casipratici. Il CYFE, grazie anche al prezioso contribu-to del direttore Lucio Cassia e dei giovani dotto-randi di ricerca Giovanna Campopiano e JosipKotlar, è impegnato in prima linea nel progettoSTEP e ha realizzato il primo caso concreto di stu-dio sulle pratiche di "imprenditorialità transgene-razionale" in una famiglia bergamasca alla guidadi una grande azienda, la Persico S.p.a.".

Lo STEP, quindi, ha ricadute sul territorio enon si limita alle aule accademiche."La partecipazione esclusiva a questo progetto diricerca globale ed il mio impegno con un ruolo

direttivo in questo prestigioso network interna-zionale di esperti di "family business" rappresen-ta un supporto tangibile e concreto al processod'internazionalizzazione dell'Università degliStudi di Bergamo, la cui reputazione scientificainternazionale è notevolmente cresciuta negliultimi anni grazie all'importante percorso di inter-nazionalizzazione avviato dall'ateneo sotto laguida del Rettore Stefano Paleari. Lo STEP con-siste in un lavoro congiunto tra imprenditori edesperti accademici di diversi paesi, che assiemeportano avanti il know-how vero e proprio sul tra-sferimento delle pratiche imprenditoriali attra-verso le generazioni. Ed i risultati prodotti sonostati già notevoli: tornando sul caso Persico, que-st'ultimo è stato presentato in un summit adAnversa riscuotendo notevole interesse. Anchegrazie a questo tipo di conferenze stiamo facen-do conoscere Bergamo nel mondo, nell'ottica distimolare il contatto tra imprenditori locali e inter-nazionali, valore fondamentale in uno scenariosempre più globale".

Da un punto di vista accademico, qualisono le materie più coinvolte?"Certamente - continua Tommaso Minola - ilCorso d'Imprenditorialità. Bergamo, infatti, èstata pioniera su queste tematiche, inserendo -unica in Italia - un corso riconosciuto a livello cur-ricolare. Inoltre, sempre l'università, ha avviatouna laurea in Ingegneria Gestionale totalmentein inglese, per incentivare quel processo d'inter-nazionalizzazione a cui facevamo prima riferi-mento. Altri corsi coinvolti sono senz'altroManagement delle Imprese Internazionali eStrategic Management".

Come hanno recepito gli imprenditori ber-gamaschi questa spinta all'innovazionerappresentata dallo STEP?"Diciamo che il problema del passaggio genera-zionale si sta manifestando solo adesso che èconcreto e ineludibile. Probabilmente non è statadata l'adeguata priorità sin dall'inizio a tale pro-blema e il quadro si è aggravato con la crisi eco-nomica. Più dell'80% degli imprenditori italiani,infatti, ha più di sessant'anni, specialmente aBergamo, una delle patrie delle piccole e medieaziende. Fino ad ora, comunque, stiamo riceven-do numerose richieste, tanto da dover seleziona-re quali realtà seguire".

L'attaccamento dell'imprenditore all'a-

PERSICO S.P.A.Un estratto della relazione: "Le intervi-ste ai membri della famiglia hannomostrato come il processo di succes-sione stia realmente "professionaliz-zando" l'azienda. In particolare, quan-do è stato chiesto di descrivere il con-tributo principale dato dalla secondagenerazione, i figli hanno immediata-mente menzionato il termine "manage-rializzazione". È stato possibile, dalleapprofondite analisi condotte, identifi-care all'interno dell'azienda il passag-gio sorprendente da "dominio impren-ditoriale" a "dominio manageriale" (...).Tutti gli intervistati riconoscono i tratti ele capacità individuali davvero differen-ti nelle due generazioni, con il padrepiù creativo e in un qualche modo"rivoluzionario" (spesso definito"imprenditoriale") e i figli più "metodicie razionali" (spesso definiti "manage-riali"). I fratelli sostengono questatransizione dell'azienda come il princi-pale potenziale della seconda genera-zione. Il fondatore stesso incoraggiaquesta prospettiva, quando afferma:"Io capisco veramente che abbiamobisogno di ingegneri e di manager peraggiungere valore: noi dobbiamonecessariamente fare leva su di essiper competere", e ancora, "abbiamobisogno di crescere con un manage-ment forte, non c'è altra soluzione";anche se sottolinea che queste figurepossiedono tratti personali completa-mente divergenti (e talvolta opposti) aipropri, che sono tipicamente imprendi-toriali. Di conseguenza, la professiona-lizzazione rappresenta realmente laprincipale sfida per il potenziale inter-generazionale della famiglia e per ilmutamento in atto nell'impresa".

Alfredo De Massis: «Lo STEP consiste

in un lavoro congiuntotra imprenditori

ed esperti accademici,che portano avanti

il know-how sul trasferi-mento delle pratiche

generazionali»

PierinoPersico

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zienda, specialmente a Bergamo, è quasiviscerale. Vi siete imbattuti in questo pro-blema?"Sicuramente c'è una certa riluttanza da partedell'imprenditore a "staccarsi" dall'azienda perlasciarla in mano ai figli. Spesso il padre, non-ostante le deleghe concesse, continua ad esse-re il vero decisore. Tuttavia, ci si inizia ad accor-gere del potenziale delle nuove generazioni, e inun momento in cui occorre lanciare l'internazio-nalizzazione o dove occorre innovare, i figli pos-sono rappresentare il motore del cambiamento.C'è una sfida che si sta tramutando in opportu-nità: la globalizzazione ha abbattuto i margini diprofitto, bisogna dunque attrezzarsi per compe-tere in un campo dove saranno i giovani a farlada padrone, seppur sotto la supervisione deipadri più esperti".

Può però capitare che il "nuovo" non siaancora pronto."Talvolta può anche essere suggerita l'assun-zione di un manager pro tempore, che duranteil tempo necessario alla formazione del giova-ne imprenditore traghetti l'impresa. Può capi-tare di fare coaching al ragazzo che non haancora maturato le adeguate skills per lagestione dell'azienda. Importante, in questosenso, è citare il progetto "Figli d'Impresa" svol-to lo scorso anno da Confindustria Bergamo incollaborazione con il CYFE, il cui obiettivo eraerogare attività di supporto, coaching, mento-ring e formazione a figli d'imprenditori nonancora avvicinatisi al mondo del lavoro".

Avete in programma altre attività collate-rali e contigue allo STEP?"Parte il 4 maggio - continua Alfredo DeMassis - un corso di alta formazione per gio-vani imprenditori "già in sella", che riprende la

logica di "Figli d'Impresa". Sarà interamentefinanziato da Bergamo Sviluppo, ma coinvolgele associazioni d'impresa, e farà da supportoai programmi strategici d'internazionalizzazio-ne dell'Università di Bergamo".

Tornando allo STEP, qual è il modus ope-randi?"Ogni caso ha diverse dimensioni e gradi di pro-fondità. Generalmente in azienda si effettuanointerviste approfondite con tutti i referenti del-l'impresa, mentre lo studio vero e proprio dura

diversi mesi. Noi non proponiamo pillole magi-che, ma portiamo alla luce quelle che sono leproblematiche o le zone di forza che, talvolta,possono rimanere nascoste".

Bergamo inizia dunque ad aprirsi e adavere una dimensione più internazionale?"Senz'altro stiamo andando in questa direzione.A conferma di ciò - conclude Alfredo De Massis- dal 20 di agosto all'inizio di ottobre mi recheròin Svezia presso il CeFEO della JonkopingInternational Business School - un centro di

ricerca sulle imprese familiari e giovanili tra i piùimportanti d'Europa -, mi è stato offerto unperiodo di visiting professor durante il qualeinsegnerò e farò ricerca in tema di gestionedelle imprese familiari".

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Tommaso Minola: «Ci si inizia ad accorgere

del potenziale dellenuove generazioni,

in un momento in cuioccorre lanciare l'inter-nazionalizzazione i figlipossono rappresentare

il cambiamento»

NUOVATERMOSTAMPI S.P.A.Le tappe storiche analizzate:• 1958, fondazione dell'azienda, attivi-tà di costruzione stampi per materieplastiche;• 1974, inizio stampaggio termoindu-rente a compressione, Gianrenzoacquisisce il 25% dell'azienda;• 1976, morte di Alessandro Manzoni esuccessione del figlio Gianrenzo;• 1980, ampliamento dell'officina e tra-sferimento a Dalmine;• 1982, integrazione con attività distampaggio termoplastico;• 1990, avvio stampaggio ad iniezionedi materiali termoindurenti;• 1993, unità produttiva a Treviolo;• 1996, morte di Gianrenzo e succes-sione di Marinella Manzoni;• 1997, ampliamento della sede diDalmine;• 2005, trasferimento degli stabilimentinella nuova sede a Lallio e aperturadell'unità produttiva in Romania;• 2009, ingresso in azienda di MarcoManzoni, figlio di Gianrenzo e nipotedi Marinella, attualmente commercialee business development dell'azienda:"Abbiamo diverse sfaccettature.Avvenimenti improvvisi e drammaticidella nostra storia famigliare insegna-no non poco. La nostra, più che unasuccessione, è un vero e propriosinergismo generazionale: mia ziaMarinella con enorme bagaglio diesperienza e competenza, io conocchi e orecchie spalancati per cerca-re di apprendere il meglio e coglierenuove opportunità di business. Con ilCYFE e con il professore Lucio Cassiac'è un rapporto particolare di collabo-razione che va oltre il lato professiona-le. Il goal è quello di affiancareMarinella nel corso degli anni, suppor-tarla a sgravarla di alcune funzioni eruoli che attualmente la impegnano".

MarcoManzoni

CENTER FOR YOUNG AND FAMILY ENTERPRISE(CYFE)Il CYFE è il centro di ricerca dell'Università degli Studi di Bergamo che promuove lo studiodell'imprenditorialità giovanile e familiare. Fondato grazie al supporto di alcuni imprenditoribergamaschi illuminati, il centro raccoglie i più importanti studiosi d'imprenditorialità e familybusiness a livello internazionale, per offrire supporto a imprese familiari e giovani imprendito-ri del territorio. Il Centro, guidato da Lucio Cassia (direttore), è supportato da una giuntadirettiva costituita da Alfredo De Massis (direttore vicario), Tommaso Minola, Silvana Signorie Stefano Tomelleri, e si basa sull'importante contributo di due giovani dottorandi di ricercadell'Università di Bergamo, Giovanna Campopiano e Josip Kotlar, che attualmente stannosvolgendo un periodo di ricerca di sei mesi, rispettivamente, presso la Jönköping University(Svezia) e la Mississippi State University (USA).

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Faustoil capitano d'industria che precorse i tempi

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IL DECENNALE

Il ricordo dell'imprenditore Fausto Radici, a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa,attraverso i pensieri dei colleghi e amiciUna figura imprenditoriale che ha segnato il nostro presente industriale comprendendofra i primi l'importanza del sistema «glocal»

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Il presente industriale di Bergamo lo dobbiamo anche a lui. Sembrerà retorico, forse trop-po estremista come riflessione, ma provate a smentire che Fausto Radici sia stato unvero precursore per molti suoi colleghi imprenditori bergamaschi. Una guida illuminata suconcetti base come la necessità della formazione sia in azienda sia come lavoro su se stes-

si, la globalizzazione, la ricerca e l'innovazione tecnologica per garantire il futuro all'industria.Vogliamo ricordarlo proprio in questo modo, come vero e puro imprenditore capace d'indirizza-re gli scenari dell'industria oltre l'orizzonte esistente negli anni che l'hanno visto protagonista."Fin dall'inizio della sua esperienza professionale Fausto si è dedicato alle idee nuove: comediversificare l'attività del gruppo di famiglia, come integrare a monte e a valle i processi nellevarie filiere produttive, come riutilizzare gli scarti di produzione. Una frenetica capacità di pro-porre soluzioni, d'interpretare le cose in modo assolutamente unico che stupiva i suoi interlo-cutori". Così lo ricorda Andrea Moltrasio, amico imprenditore e insieme a lui vice-presiden-te dell'Unione industriali di Bergamo all'epoca in cui Mario Ratti ne era presidente. "La sfidache ha caratterizzato la sua vita imprenditoriale era creare nelle nostre imprese un clima favo-revole all'innovazione sul piano intellettuale e morale", continua la lettera che venne pubblica-ta da L'Eco di Bergamo ad un anno di distanza dalla tragica scomparsa. Era davvero "avanti"Fausto. A tal punto che già nei primi anni Novanta era sbarcato in Cina per affari, quando anco-ra tutti non avevano compreso l'importanza e la futura centralità del mercato orientale per l'in-dustria europea. Oppure in Argentina, dove tutt'ora la moglie Elena Matous Radici continua atessere gli affari di famiglia in campo agricolo con un piglio decisamente innovativo e tecnolo-gicamente avanzato. Ma non solo, proprio a lui si deve la crescita universitaria di Bergamo.Quando si parla di formazione, infatti, non possiamo dimenticarci che fu proprio Fausto Radicia capire le potenzialità della sede in via Dei Caniana. All'epoca era il centro servizi della bancaImi San Paolo e Fausto s'innamorò all'idea di portarci gli studenti. E così fu. Perché le nuovegenerazioni dovevano avere i loro spazi, le loro opportunità nel crescere con la convinzione dipoter ottenere grandi successi. La nostra città non poteva avere un piccolo Ateneo, conside-rando la capacità industriale del territorio: tutto doveva essere consequenziale. Pure il passag-gio generazionale in azienda, problema spinoso anche per le realtà industriali bergamasche,era un tema a cui dedicava parecchie risorse di pensiero. Porre le necessarie basi - sia interneall'azienda di famiglia, sia esterne, intese anche come corsi di studio universitari e post uni-versitari - per forgiare nuove generazioni d'imprenditori competenti e caratterizzati da un pro-positivo slancio verso il futuro industriale. "L'attenzione ai processi formativi - continuaMoltrasio nella sua lettera - e alla progettazione dei percorsi scolastici era un interesse conti-nuo nei pensieri di Fausto... Education come strumento di sviluppo non come rifugio. Capitale

«Il passaggio generazionale in azienda,connotazione tipica anche

delle realtà industriali bergamasche, dovevaessere formato: fu lui,

il primo ad intuirlo»

ARTICOLO DI LUCA T. BILOTTA

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sociale basato sull'emancipazione dall'igno-ranza: formazione continua come opportunitàper una migliore qualità della vita".Sfogliando il libro pubblicato dalla moglie peril decennale dalla scomparsa (titolo: "Fausto2002-2012"), si possono trovare spunti inte-ressanti per ricordare e soprattutto compren-dere l'imprenditore Radici. "Ho voluto ricor-darlo così - afferma la moglie Elena MatousRadici - con un libro in cui sono raccolti i pen-sieri e i ricordi delle persone che gli sonostate vicine, tutte menzionate solo per nome

(il cognome non è stato aggiunto per rende-re ancora più affettuoso e personale il singo-lo ricordo, n.d.r.). E' stato un crescendo diemozioni, ho inviato una mail alle personeche gli volevano bene e con mia grande gioiahanno aderito tutti: oltre 120 commenti".Dagli industriali ai politici, dai collaboratoriagli amici d'infanzia, passando per i figli e inipoti o i compagni di squadra della ValangaAzzurra. Ben 130 pagine in cui si raccontacome lui vedeva il mondo, anche attraversole fotografie che ha scattato nei suoi viaggi

di lavoro e piacere. "L'idea nasce da una bat-tuta che gli facevo spesso: per i tuoi cin-quant'anni ti regalerò un libro con una rac-colta di tue fotografie". E proprio aprendo questa raccolta dalla coper-tina blu, si può capire quanto Fausto era illu-minato. Si trovano spunti celebrativi ovvia-mente, ma soprattutto pillole di saggezza e divisione industriale notevole per l'epoca. Lestesse che ripercorriamo senza citare la fonteper questioni di riservatezza: "Era unAristotele del terzo millennio, una persona

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illuminata che emanava una sensibilità rara-mente riscontrabile in altri". Oppure: "Le sueimprese erano già globali in epoca di un'Italiaancora chiusa tra province e comuni, tra Norde Sud". E ancora: "Illuminato e preveggente...Il suo commento che mi ha colpito di più èstato quando, al mio matrimonio, disse: "Mascusa, con tutto questo volume e questa umi-dità perché non ti fai mettere un impiantofotovoltaico?". Non capivo e conoscevo solo iltermine foto all'epoca. Mi ci sono voluti unpaio di anni per capire". Già, l'ambiente: altrotema focale nella sua vita. Sempre Moltrasioricorda: "La sfida non è solo tecnologica: nonc'è innovazione senza sviluppo sostenibile erispetto per l'ambiente. Ecco allora crescerenegli anni Novanta la sua sensibilità al temaenergetico, alla cogenerazione all'internodelle sue fabbriche fino all'ammodernamentodi centrali idroelettriche. Ottimizzare le risor-se: produrre di più con meno, come dicevaspesso". Proprio così: circa vent'anni fa,Fausto Radici parlava già di cogenerazione, diidrogeno oltre che di energie rinnovabili, con-cetti e termini attuali, ma decisamente avve-niristici per l'epoca. "Ricordo -afferma semprela moglie Elena Matous Radici - non solo cheFausto era molto attento e sensibile nei con-fronti dell'ambiente. Ma anche che già neglianni '80 aveva personalmente curato nelleaziende del Gruppo Radici la comunicazioneesterna su queste tematiche". Non solo, inun'epoca in cui nessuno parlava di saluteambientale ed energie rinnovabili, Radici eragià avanti sia nelle parole sia nei fatti concre-ti: su questo argomento, lo studio e la ricercadi ogni miglioramento di processo e d'innova-zione - ma soprattutto di tecnologie atte amigliorare l'impatto ambientale delle nostreazioni - erano una sua prerogativa. Non a casoa metà degli anni '80 nacque la RadiciNovacips, all'epoca prima ed unica azienda inEuropa che, recuperando gli scarti di poliam-mide provenienti sia dalla polemierizzazionesia dalla filatura (attività tipica del Gruppo) neproduceva chips per tecnopolimeri, materiaprima per stampaggi utilizzata in innumerevo-li campi (dall'arredo all'automotive, ad esem-pio). "Migliorare l'impatto dei processi produt-tivi è stato sempre stato per lui un filo con-duttore - continua la moglie -. Già il Gruppo,nella persona del suo fondatore Gianni, avevapreso la direzione della produzione energetica

per autoconsumo da fonti rinnovabili (essen-zialmente idroelettrica, n.d.r.) e Fausto prose-guì con convinzione nello sviluppo di quel set-tore, studiando ed applicando tecniche direcupero calore, cogenerazione e, in genera-le, produzione da fonti rinnovabili". Dulcis in

fundo, come dicevano i nostri antenati, lagrande idea: "Fausto -prosegue Moltrasio nelsuo testo - immaginò il termovalorizzatore diDalmine (oggi la Rea, n.d.r.). Un impianto pro-gettato e costruito all'interno di quel sistematerritoriale che ne avrebbe beneficiato perrisolvere il problema dei rifiuti e per un impor-tante recupero energetico". Fu il primo adintuire che i rifiuti erano un valore, una mate-ria prima e non uno scarto. Potevano essereriutilizzati ai fini del recupero dell'energia inessi contenuta, con tanti ringraziamenti ancheda parte dell'ambiente. Anche perché, biso-gna considerare che in quel periodo la città diBergamo mandava i rifiuti in Svizzera, viatreno. "La costruzione del termovalorizzatore- prosegue la moglie - fu un'impresa titanica,considerando che, quello dei rifiuti, è ancoraoggi un campo tabù e molto politicizzato.Non a caso molti gli remarono contro, ma luifu tenace e terminò l'impianto, ritenendolouna grande impresa industriale. Pensava chefosse soprattutto un'opportunità scientifica etecnologica per la città e se oggi Bergamonon vive il problema dei rifiuti, forse si puòdire grazie anche al coraggio e alla perseve-ranza di Fausto".Concentrandoci su queste ultime riflessioni,

cogliamo due concetti base: amore per lapropria terra (e alla sua preservazioneambientale) e soprattutto aziende globali."Un imprenditore glocal" si potrebbe definire,ma con un'idea tutta sua d'internazionalizza-zione. "Il modello d'impresa che aveva in

mente - cita Moltrasio - era quello dell'im-presa glocal: straordinario attaccamento allasua valle e alle qualità delle persone chelavoravano con lui, ma forte spinta a far rim-balzare dal locale al globale le attività pro-duttive". Ed ancora: "Fausto amava distin-guere le diverse forme d'internazionalizzazio-ne: un conto è esportare un altro delocalizza-re, un altro ancora diventare globali". Anchequi aveva precorso i tempi: concetti e affer-mazioni che, sfogliando le pagine dei quoti-diani - in primis Sole24Ore - si trovano ainostri giorni.Come detto, questo articolo non voleva esse-re un semplice e mero ricordo nei riguardi diFausto Radici. Di lui, soprattutto nello scorsomese di aprile, se ne è parlato molto. Fiumi diparole su periodici e web, tv e quotidiani.Tante le possibili sfaccettature da mettere inrisalto per ricordarlo: l'uomo, lo sportivo, ilpadre o l'amante dell'arte in senso globale.Noi abbiamo scelto l'imprenditore: raccontar-lo con le parole di chi l'ha conosciuto bene.Narrarne non tanto le gesta, fra successi esconfitte, bensì tessere la lode della suavisuale acuta e sensibile capace di sviluppa-re con anni di anticipo tematiche focali dellanostra attuale economia ed industria.

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Da sinistra Fausto con il padreGianni Radici

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Adisposizione di ingegneri e ricer-catori, impegnati per l'innovazio-ne dei materiali e delle tecnologieper la green construction ci sono

23 mila metri quadrati, di cui 7.500 adibitiesclusivamente a laboratori di ricerca. Sono inumeri di i.lab, il nuovo centro ricerca e inno-vazione inaugurato dal presidente del gruppoItalcementi, Giampiero Pesenti e dal consiglie-

re delegato Carlo Pesenti alla presenza delMinistro dell'ambiente Corrado Clini. Con oltre60 brevetti negli ultimi 10 anni, che spazianodal cemento fotovoltaico a quello trasparente,per approdare a tecniche costruttive in grado diridurre l'impatto di Co2, il quinto gruppocementiero mondiale dimostra il suo impegnonell'innovazione al servizio dell'ambiente edella sostenibilità. "Le imprese, non solamen-

te in Italia ma anche nel mondo, stanno cam-biando rotta verso la sostenibilità: è il fenome-no della green economy, che ormai è di fatto"economy" poiché le produzioni che non hannodentro di sé la componente ambientale e diinnovazione sono destinate ad uscire dal mer-cato. Per questo motivo - ha osservato ilMinistro dell'Ambientenel corso dell'inau-gurazione - il Governo è attento a incentivare

i.lab una bussola per l'innovazioneTHE HEARTH OF INNOVATION

All'interno del parco scientifico tecnologico Kilometro Rosso il nuovocentro di ricerca e innovazione del gruppo Italcementi, sintesi dellapiù avanzata tecnologia in termini di qualità dei materiali e di tecno-logie per la green construction. Costo: 40 milioni di euro

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le iniziative, come il progetto del gruppoItalcementi, che confermano la vivacità delmondo imprenditoriale nella ricerca e nell'innova-zione". La società controllata dalla famigliaPesenti (proprietaria del 60% circa di Italcementiattraverso Italmobiliare) ha investito 40 milioni perla realizzazione del centro di ricerca che rappre-senta un modello per l'architettura sostenibile ditutta Europa ed esprime la volontà di Italcementidi puntare ad una ricerca industriale che garanti-sca una qualità migliore di vita ed un maggiorerispetto per l'ambiente. "E' la realizzazione di unsogno - ha affermato il consigliere delegato diItalcementi, Carlo Pesenti - e come dicevaOscar Wilde, è importante avere sogni abbastan-za grandi da non perderli di vista. Il futuro saràdelle imprese che avranno saputo coniugare conefficacia interesse economico con il rispetto perl'ambiente, per i diritti umani e per le condizioni deilavoratori". Disegnato come una grande frecciabianca di vetro e cemento, il centro di ricerca ospi-ta ingegneri, tecnici e ricercatori della DirezioneRicerca e Sviluppo, della Direzione Laboratori delCentro Tecnico di Gruppo (CTG) e della DirezioneInnovazione impegnati nello studio e nello svilup-po di innovazioni tecnologiche, funzionali ed este-tiche dei nuovi materiali per le costruzioni. Comeuna "freccia" bianca, un vero landmark riconosci-bile sul territorio, l'edificio si inserisce ad unaestremità del parco scientifico tecnologicoKilometro Rosso, ben visbile dall'autostrada.Realizzato su progetto dell'architetto americanoRichard Meier si contraddistingue per un lavorominuzioso sul dettaglio di ogni componente, conuna grande attenzione alla qualità degli ampispazi, che mettono in comunicazione persone efunzioni. Per la realizzazione di i.lab, Meier haimmaginato una struttura articolata su due pianifuori terra e tre piani interrati. Il centro di ricercaripropone e sottolinea la configurazione a "V" del-l'area quasi ad accentuare - nella sua disposizio-ne in due ali affacciate su un cortile centrale - la

sua apertura verso il campo agricolo ornamenta-le i.land, realizzato appositamente nello spazioesterno. La grande punta sospesa che copre eprotegge l'ingresso crea un'ampia piazza esternacoperta, a doppia altezza, che prosegue natural-mente nell'atrio di accesso vetrato il quale, a suavolta, distribuisce le due ali dell'edificio. La primaala della "V", parallela all'autostrada, ospita labo-ratori e uffici. La seconda ala accoglie al pianoterra una grande sala conferenze che può conte-nere fino a 240 posti a sedere, mentre al livellosuperiore sono collocate aree di rappresentanza.Oltre a voler essere un punto di riferimento perinnovazione e tecnologia, i.lab lo è anche nelcampo architettonico. Infatti, l'edificio ha ricevutola certificazione Leed Platinum, il più alto standarddi valutazione in materia energetica e ambienta-le per le costruzioni. Il centro di ricerca rispondeinfatti a severi requisiti di efficienza energetica,che consentono di ottenere un risparmio di ener-gia fino al 60% in più rispetto a un edificio tradi-zionale di pari dimensioni e destinazione d'uso,grazie alle modalità di costruzione adottate, aimateriali utilizzati nell'involucro e all'impiego dienergie rinnovabili con l'installazione di pannellifotovoltaici, solari e di un impianto geotermico.Nel 2010, inoltre, la Commissione Europea haassegnato a i.lab il premio European Green

Building Award come miglior edificio in Italia perl'efficienza energetica nella categoria "Best NewBuilding" e nel 2009 ha ricevuto il Green GoodDesign Award dal Chicago Athenaeum edall'European Centre for Architecture Art Designand Urban Studies. Molte le innovazioni tecnichee industriali come il sistema di vetrate che carat-terizza la struttura e che crea un effetto di contra-sto tra la solidità del cemento e la leggerezza tra-sparente del vetro. Cinque i temi strategici studiatie approfonditi nel centro di ricerca: nuovi clinker,cementi o leganti alternativi ai più tradizionalicementi Portland, prodotti speciali come ilcemento fotocatalitico TX Active, il cemento tra-sparente i.light e altri, calcestruzzi e malte perripristini e rinforzi strutturali, soluzioni tecnichefinalizzate alla riduzione dell'impatto di CO2 nelsettore industriale dei materiali da costruzione enetworking con architetti e progettisti a livellomondiale per definire e diffondere una cultura delcostruire attenta all'ambiente e all'uomo.Italcementi spende ogni anno 13 milioni nellaricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti (nel 2011il gruppo ha fatturato 4,72 miliardi e raggiunto unutile netto di 91,2 milioni) e l'attività di 170 chimi-ci, geologi e ingegneri sta dando i suoi frutti, vistoche la quota di ricavi generati da prodotti innova-tivi è salita negli ultimi esercizi al 4% del totale.

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Da sinistra Giampiero Pesenti,Corrado Clinie Carlo Pesenti

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PAROLA ALL'ASSOCIAZIONE

«Lo sviluppo sostenibile non è una moda, ma una necessità»E' l'indicazione di Angelo Carrara, presidente dell'Associazione artigianidi Bergamo, in occasione della 67ª assemblea generale. Nel parco vicino alla sede tornerà la festa «Artigianinsieme» e verrà celebrato il 25esimo di fondazione del gruppo Giovani

Per l'Associazione artigiani diBergamo il 2011 si è chiuso con unacrescita delle aziende associate chesfiora l'1% rispetto all'anno prece-

dente. Guardando singolarmente ai titolari esoci d'impresa che hanno rinnovato la lorofiducia all'associazione di categoria guidatadal presidente Angelo Carrara, con un incre-mento del 9%, il totale complessivo di tes-sere registrate in Via Torretta è vicino a quota15 mila. Un numero di tutto rispetto, a rap-presentare il riconoscimento più che positivodelle imprese all'impegno dell'Associazione,nonostante il periodo difficile. Ogni volta chesi deve tirare un bilancio si parte proprio dainumeri e in vista della 67esima assembleaannuale della Associazione artigiani chequest'anno ha come slogan: "Guardiamooltre: nuove prospettive per una crescitasostenibile" ne abbiamo parlato con il presi-dente Angelo Carrara.

I dati ufficiali dicono che siamo a quota15 mila tesserati. E' sorpreso?"Sono gratificato e lo spiego con un altro

numero: 67, ovvero gli anni dell'AssociazioneArtigiani passati a fianco delle imprese.Significa che, come organizzazione e comepersone, siamo credibili e coerenti rispettoalle aspettative delle aziende che rappresen-tiamo e che anche in questo momento diestrema incertezza siamo in grado di darerisposte concrete. Non è frutto del caso o ilrisultato di qualche sporadico intervento madi una scelta maturata 67 anni fa, il 17 mag-gio del 1945, quando un gruppo di artigiani siriunì per dare vita ad una libera associazioneper difendere e tutelare i diritti delle impreseartigiane bergamasche. Oggi i singoliimprenditori si iscrivono a un'associazioneperché capiscono di ottenere un adeguatotornaconto, cioè una difesa dei loro interessispecifici, accompagnata da servizi e relazio-ni che possono risultare utili alla loro compe-titività".

In tema di competizione e mercati,quali sono le iniziative promossedall'Associazione artigiani?"Formazione continua, per maturare nuove

competenze e conoscenze, e internazionaliz-zazione. In tema di formazione, sono molti eapprezzati i corsi che organizziamo per leimprese e i loro dipendenti, sia specifici per idifferenti mestieri artigiani, sia trasversali inmateria di sicurezza e gestione aziendale emolto altro. Da segnalare anche il ciclo diseminari gratuiti "La tua impresa punta inalto", distribuiti su tutti gli otto poli territoria-li per essere più vicini ai luoghi dove le impre-se operano. L'iniziativa, riproposta per ilsecondo anno, ha richiamato centinaia dipartecipanti in tutta la provincia. ".

E in materia di internazionalizzazione,come riuscite ad avvicinare le piccoleimprese ai nuovi mercati?"Il nostro ufficio Internazionalizzazione realiz-za numerose attività, progetti e iniziative perfavorire l'internazionalizzazione delle impre-se, anche attraverso l'utilizzo di contributimessi a disposizione da Enti e Istituzioni.Parlo ad esempio del bando T.E.M.(Temporary Export Manager), col quale laCamera di Commercio di Bergamo, insieme

«Senza sostenibilità non c'è alcun futuro»

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a Bergamo Sviluppo, ha potuto dare un'im-portante supporto economico alle piccoleimprese per realizzare la loro avventura all'e-stero. Con l'ultimo bando l'AssociazioneArtigiani ha supportato 11 aziende alle quali,dopo un check up realizzato dai propri esper-ti, ha fornito un totale complessivo di 350 oredi consulenza attraverso la figura del

Temporary Export Manager, un manager "inaffitto" che opera "a tempo" per supportareanche le aziende più piccole. Visto l'interes-se raccolto, il Bando camerale è stato ripro-posto anche per il 2012. A breve, infine, conl'Università di Bergamo, partirà un progettopilota di alta internazionalizzazione ".

Assistiamo a un persistente calo del-l'occupazione, anche se nella nostraprovincia la disoccupazione è inferiorealla media nazionale. Ritiene che oggil'imprenditorialità possa essere unarisposta alla crisi? "La scelta imprenditoriale, nel momento chestiamo attraversando, può rappresentareun'alternativa al lavoro precario o ad unposto fisso che non c'è più e non ci potrà piùessere. Il mondo è molto cambiato da quan-do negli anni 80, appena ventenne ho apertola mia impresa. Quello era il tempo delle cer-tezze: noi eravamo sicuri che avremmo vis-suto meglio dei nostri padri e la generazionesuccessiva meglio di noi. Mettersi in proprio

significava incamminarsi su un percorso pia-nificato a tappe regolari. Oggi non è più così.Non basta più possedere un mestiere, ilsaper fare si deve aprire ai nuovi saperi tec-nologici e alla globalizzazione che va caval-cata e non subita. Ma, anche se sembraparadossale, invidio i ragazzi del XXI secoloperché oggi la sfida è molto più stimolante,

occorre mettersi in gioco e ci sono molteopportunità da cogliere, rappresentate adesempio dai servizi e dai progetti che aiuta-no l'aspirante imprenditore ad approcciarsi aimercati e all'innovazione ".

Come giudica la riforma del lavoro indiscussione e il fenomeno delle "fintepartite iva"?"Per risollevare in modo strutturale le sortidell'economia italiana è necessario metterein atto politiche per la crescita. Si è utilizzatol'art.18 come paravento ma quello che serveveramente sono provvedimenti per la cresci-ta e lo sviluppo che non sono ancora arrivati.Sul tanto chiacchierato argomento delle col-laborazioni, contenuto nella riforma del lavo-ro, credo che, almeno per la provincia diBergamo, si debba parlare di maturazioneprofessionale più che di finte partite IVA.Cresciuto accanto ad un artigiano e forte diun dna imprenditoriale, tipicamente berga-masco, un ragazzo decide ad un certomomento di scommettere su se stesso, di

staccarsi dal suo datore di lavoro, conti-nuando però a collaborare, per diventare asua volta, col tempo, un imprenditore. Unasorta di evoluzione naturale da dipendentead artigiano".

Quali sono i problemi maggiori delleimprese artigiane bergamasche? "Sono necessarie riforme strutturali artico-late: accesso al credito, semplificazione eriduzione della pressione fiscale. Bisognasnellire i passaggi che le piccole aziendesono costrette a sostenere, rendendo piùefficiente l'apparato pubblico, anche sottoil profilo dei mancati pagamenti di lavori eforniture da parte dello Stato alle imprese.C'è il problema dell'accesso al credito, sem-pre più pressante. Le garanzie che vengonorichieste alle piccole imprese sono moltoalte. Serve una riforma del welfare pergarantire tutti e non solo chi è già nelmondo del lavoro, una riforma del fisco peraiutare le imprese che producono ricchezzae favorire l'ingresso dei giovani nelle impre-se attraverso l'apprendistato".

Il prossimo 26 maggio ci sarà l'as-semblea annuale. La parte pubblicasarà incentrata sul tema "Guardiamooltre: nuove prospettive per una cre-scita sostenibile". Cosa significa? "Non può esserci sviluppo se non è soste-nibile. Meglio, solo dalla sostenibilitàpossiamo aspettarci la crescita economi-ca e sociale. E' venuto il momento di guar-dare oltre. Oltre gli stereotipi ed i pregiu-dizi, oltre la paura del presente e oltre lanostalgia del passato perchè quello cheabbiamo visto e vissuto negli ultimi 50anni non tornerà più".

Per le famiglie ci sarà ancora"Artigianinsieme"?"Ripeteremo "Artigianinsieme" che lo scorsoanno ha raccolto apprezzamenti e consensidagli associati. Aspettiamo i nostri impren-ditori a questa festa nel parco vicino allanostra sede. Vuole essere un forte segnaled'aggregazione e di concordia tra le perso-ne, le imprese, le istituzioni e il territorio.Una festa doppia perché quest'anno cele-breremo anche il 25 di fondazione del grup-po Giovani dell'Associazione artigiani".

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Nel 1948 fu dichiarata la carta deiDiritti Umani: tanti non volevanocapire e non capirono. Ma non-ostante l'assenza di TV, Internet e

social network, la "parola d'ordine" fu rivoluzio-naria: un'assemblea di nazioni unite del mondo,aveva deciso di difendere i diritti dell'Uomo a

ogni costo e ogni dove, superando le barrieregiuridiche nazionali. L'Olocausto aveva impostoqueste misure drastiche per evitare un altronazismo. Non tutto è stato risolto: ma oggi se sipuò intervenire con gli aiuti umanitari, dobbia-mo ringraziare il 1948. Oggi il discorso vale peri diritti della Natura, la nuova giurisprudenzadella Terra proposta dall'avvocatessa MariMargil e dall'avvocato sudafricano CormacCullinan, autore del libro "I diritti della Natura.Wild Law" (Piano B Edizioni, 2012) presentato inanteprima nazionale alla Fiera dei Librai diBergamo, che Inntea, organizzando la storicaconferenza "I diritti della Natura" (ideata e coor-dinata dallo scrittore che in Italia lavora su que-sto tema, Davide Sapienza) prende comepietra angolare dei valori ecologici. Le trecentopersone (e i duecento studenti delle scuole)intervenute alla conferenza presso FaSE Italia il30 marzo hanno dimostrato che i tempi sono

pronti per recepire già adesso questo messag-gio: la crisi fa capire, a livello inconscio, che nonè più pensabile fondare l'economia sullo sfrut-tamento intensivo e i trucchi legislativi che ucci-dono il pianeta. Con Mari Margil, la procuratri-ce legale Francesca Mancini e, a sorpresa, lapresenza del fondatore del CELDF (CommunityEnvironmental Legal Defense Fund) ThomasLinzey, la "conversazione" condotta dallo scrit-tore lombardo ha chiarito che non possono esi-stere i diritti dell'Uomo se non esistono i dirittidella Terra. Come non possono esistere i diritti

I diritti della natura sono anche i nostri«WILD»

L'avvocato e ambientalista statunitense Mari Margil, ospite al FaSE di Alzano Lombardo,spiega come ha aiutato l'Ecuador a introdurrenella Costituzione i «diritti della Madre Terra»Raccolta di firme di Inntea, l'azienda bergamascaspecializzata nelle energie rinnovabili, per fare lo stesso anche in Italia

AmedeoScandella

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di un figlio, se non esistono quelli dellamadre che lo ha messo al mondo e lo ha cre-sciuto. É esattamente ciò che accade tra noie la Terra. L'uomo fa parte della ComunitàTerra, insieme a tutte le altre creature. E nonsi può proseguire sulla strada della distruzio-ne del capitale di base della Terra. Dobbiamoimparare a essere come i contadini di untempo, sapere restituire tanto quanto siprende, ricreare un equilibrio. Non è difficilecapirlo ma, come spiega Margil, gli psicologievidenziano che le società delle civiltà indu-

strializzate soffrono di malattie collettivequali autismo e schizofrenia nel rapportarsialla Natura. Mali profondamente radicatinegli usi quotidiani. Come cambiare direzio-ne? Cullinan nel suo volume ripercorre letappe del pensiero ecologico dal grande suc-cesso del 2008. Quattro anni Mari Margil èstata protagonista di un evento che per laprima volta nella storia dell'uomo ha vistouno stato sovrano, l'Ecuador, votare per refe-rendum popolare l'inserimento dei dirittidella Madre Terra nella Costituzione. Questo

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Davide Sapienza e Mari Magril

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movimento internazionale, in cui spicca lascienziata indiana Vandana Shiva nel 2010ha presentato la Dichiarazione Universale

dei Diritti della Terra all'Assemblea Generaledell'ONU. Ovunque, nel mondo, il movimen-to per i diritti della Natura sta lavorando per

tutti noi. Proprio come ha fatto in Ecuador,primo Paese al mondo a dotarsi di articolicostituzionali specifici che prevedono dirittidella Pachamama, la Madre Terra, Inntea halanciato una raccolta firme da presentare inParlamento per chiedere l'adozione di nuoviarticoli costituzionali che poi diano origine aleggi adatte alla tutela dei diritti della natura,come già fatto in Ecuador, Bolivia e USA.

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VILCABAMBA: IL PRIMO FIUME CHE HA VINTO UNA CAUSA IN UN'AULA DI TRIBUNALE

Siamo in Ecuador, nel 2008. Alberto Acosta, già presidente dell'assembleacostituente e ministro dell'energia, è preoccupato per il continuo sfruttamentodel suolo del suo Paese. "Paradossale - dice - che le potenti multinazionali chedanneggiano l'ambiente non siano perseguibili penalmente e che la Natura chesubisce questi danni - e noi con essa - non possa vedere tutelati i propri dirittiin sede legale". Nello stesso anno un referendum popolare impone l'inserimen-to dei Diritti della Terra nella costituzione dell'Ecuador. Della stesura della modi-fica della costituzione ecuadoriana vengono incaricati gli avvocati Mari Margil eThomas Linzey. Acosta li accoglie nel suo ufficio pronunciando queste parole:"La Natura è una schiava". Nel 2011 il fiume Vilcabamba vince una causa con-tro il governo, che aveva appunto calpestato la stessa costituzione sulla qualeaveva giurato, violando i diritti della Natura. Una vera rivoluzione.

ElisabettaLanfranchi

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ECONOMIA&BUSINESS

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«La natura siamo noi,per Costituzione»NATURA&ECONOMIA

Intervista a Davide Sapienza, scrittore, giornalista e divulgatore del gruppo di lavoro «I Diritti della Natura Italia». «Trattare la terra come proprietà - secondo il diritto vigente - è l'opposto di ciò che dovremmo fare»

"Per molte persone la frase"Diritti della Natura" può fareapparire questo concettocome una forma di "feticismo"

ecologico, ma non è così: al contrario, chi èconsapevole di appartenere a una specie,quella umana, che è inserita in un contesto piùgrande e importante, sa che il feticismo vero èdi chi considera l'uomo come specie domi-nante dunque autorizzata a fare di tutto, inclu-so ciò in cui riesce meglio dai tempi della rivo-luzione industriale: distruggere le risorse natu-rali senza comprendere, a livello di scelte glo-bali (politiche) che questa è una strada che cista conducendo verso l'estinzione di massa".E' solo una pillola del pensiero di DavideSapienza - scrittore, traduttore, giornalista eviaggiatore italiano -, vero e proprio divulgato-re della filosofia dell'associazione "I Dirittidella Natura Italia".

Cosa si intende con i Diritti della MadreTerra?"Significa riconoscere e mantenere fede all'i-dea che la Natura ha i suoi diritti. Norme chedevono creare strutture di governance in

grado di equilibrare ciò che è bene per gliesseri umani con quello che è bene per lealtre specie, dunque garantire ciò che è beneper il pianeta. É il riconoscimento olistico chela vita e gli ecosistemi del nostro pianetasono profondamente connessi tra loro e intermini pratici. Significa che trattare la natu-ra come proprietà, come dice il diritto vigen-te, è l'opposto dei diritti della natura che rico-noscono come la stessa, in tutte le sue formedi vita, ha il diritto di esistere, durare, mante-nersi e rigenerare i propri cicli vitali. E che noi- il popolo - abbiamo l'autorità legale e laresponsabilità di fare rispettare questi dirittinel nome degli ecosistemi, rappresentandolinei tribunali. E' l'ecosistema stesso che puòessere nominato come colui che è chiamatoin giudizio, ma sono io, come cittadino, chemi presento a nome di un fiume o di una pia-nura o di una foresta davanti al giudice per-ché parlo la sua stessa lingua".

A Lallio il Morletta è stato trovato inqui-nato da nafta e oli. Recentemente c'èstata una moria di pesci nel Morla aBergamo. Se i Diritti della Natura fosse-

ro stati nella nostra Costituzione, cosasarebbe potuto succedere?"Questi inquinanti sono "fuori legge", fuori dauna cornice giuridica vigente: la percezionedella popolazione - ma non di tutta - è che siacomunque sbagliato che essi siano presentinei corsi d'acqua: ma il problema è che sequalcuno non denuncia alle autorità la cosae se le autorità non decidono di agire, oltre aqualche sanzione amministrativa non siotterrà nulla. Peggio ancora, se a inquinare èun'azienda, magari una multinazionale, nes-sun essere umano pagherà per il danno, per-ché l'azienda (e questa è un'aberrazione giu-ridica) è una "persona giuridica" come noi:dunque la sanzione la "paga l'impresa" manessun essere umano sarà ritenuto respon-sabile, a meno di casi clamorosi come quel-lo di Eternit in Piemonte".

Può illustrarci invece il caso del fiumeVilcambamba?"Nel 2011 c'è stato il primo caso ad arriva-re in un tribunale: il fiume Vilcabamba hafatto causa ad una regione e si è difeso con-tro lo Stato che aveva un progetto di inter-

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Davide Sapienza

vento ma che in base a quanto stabilito dallaCostituzione, dunque dalle leggi da essaderivate, avrebbe infranto i diritti stabilitiaffinché questo fiume, che ora è una perso-na giuridica, potesse continuare a viveresecondo un diritto di esistenza, un diritto disviluppo, un diritto di evoluzione, un diritto di

vivere nel suo ciclo. Il fiume era l'attore delcaso legale e ha vinto la causa. Il Morla diBergamo non entra neanche in tribunale,purtroppo. Come ha fatto il Vilcabamba?Molti cittadini ecuadoregni si sono presenta-ti nei panni del fiume davanti al tribunale e lacorte ha dato ragione al fiume e ha stabilito

che il governo, che la corte rappresentava,stava infrangendo quei diritti che il governostesso aveva stabilito con la propria costitu-zione nel 2008".

Come siete riusciti ad introdurre i Dirittidella Madre Terra in Ecuador e Bolivia?

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"Il riconoscimento dei diritti della natura nellaCostituzione dell'Ecuador, come in un numerocrescente di comunità negli USA, capovolgecompletamente l'idea dominante di diritto.Infatti, in questi casi si è stabilito che i sistemidi protezione ambientale si fondano sulla pre-messa che la natura gode di diritti inalienabi-li, proprio come gli esseri umani".

Cosa dovrebbe fare l'Italia per seguireesempi tanto virtuosi?"L'Italia e molti altri paesi dovrebbero cambia-re la propria Costituzione. Senza diritti della

natura, possono esistere i diritti umani? Larisposta è no. Questo è ciò che hanno scritto "ipopoli del mondo" all'ONU da Cochambamba,nel 2010, quando hanno preparato la CartaUniversale dei Diritti della Madre Terra.Dunque, in Italia, c'è tantissimo da fare, a par-tire da un'azione culturale: la discussione sullacrisi, la crescita e tutto il resto, è impostata inmaniera obsoleta ed errata".

La crisi esplosa nel 2008 è forse la fine diun'era - quella industriale - e l'inizio diun'epoca di recupero del rapporto con ilterritorio?"Faccio notare che la "crisi" esplosa nel 2008mi è sembrata pilotata: quando hai 200 mul-tinazionali che detengono il 25% della ric-chezza mondiale ma danno lavoro solo ameno dell'1%, si capisce come in questi 24punti percentuali di differenza stanno tanterisposte".

Il gruppo Diritti della Natura Italia a cosasi ispira e su cosa è attualmente attivo?"Io mi occupo della questione dal 2007come giornalista e come scrittore. Le confe-renze di Bergamo Scienza dell'ottobre 2011(per la quale ringrazierò sempre il SistemaBibliotecario Valle Seriana) e quella di AlzanoLombardo - pubblicata su questo numero,n.d.r. - del 30 marzo 2012 (grazie al finanzia-mento di un'azienda bergamasca comeInntea, veramente interessata alla rivoluzioneculturale ecologica, visto che si occupa dienergie rinnovabili e lo vuole fare in manierasostenibile) sono il primo segnale. Con PaoloLocatelli si parlava di fare questo da tempo,mentre Francesca Mancini è stata un "segno":era in Australia a seguire corsi sui diritti dellanatura quando, cercando chi se ne occupavain Italia a titolo generale, mi ha "scoperto" esiamo entrati in contatto e ora lavoriamo insie-

me. La nostra prossima mossa è promuovere"Il libro di testo" di tutto questo discorso l'1maggio 2012 alla Fiera dei Librai di Bergamocon l'anteprima nazionale del libro di CormacCullinan (I Diritti della Natura. Wild Law)".

Il Nord Italia, in particolare la Lombardia,è uno dei luoghi più inquinati, ma anchevera e propria locomotiva del Paese. E'possibile recuperare un rapporto più pro-fondo con la natura senza però perdere laspinta al progresso e all'innovazione?"Ironia della sorte, proprio dalla Lombardiapotrebbe partire qualcosa di significativo,sebbene attualmente il "luogo" più adattodove provare a lavorare sui diritti della natu-

ra potrebbe essere la Val di Susa. Se cifossero "diritti della natura" negli ordina-menti dei comuni coinvolti, della ComunitàMontana e della Regione, sarebbe piùsemplice capire come sviluppare qualcosache salvaguardi questi diritti che includonoquelli degli esseri umani. Ma i primi dirittiumani che vanno salvaguardati, sono quel-li di chi vive in un certo territorio, solo diconseguenza tutti noi altri potremo davve-ro beneficiarne".

Non può esistere sviluppo illimitatocon un limitato numero di risorse, ma ilmodello consumistico dell'Occidentenon se ne ricorda mai. Può esistere unmodello alternativo?"Non sono un economista né un filosofo. Maho appreso tutto quello che ho detto da tantepersone di altissimo livello, anche scienziati

(Lovelock, Vanada, Shiva) e persino avvocati(Cullinan, Margil, Linzey), ma soprattutto hoappreso tutto ciò semplicemente vivendodavvero la natura. Mi sono trasferito a vive-re in montagna. La montagna per me è il veroindicatore del mio benessere e di quello dellamia famiglia e per questo cerco di darlequalcosa: nel mio caso, essere una dellesue voci. Umilmente, nel mio piccolo, macon fermezza: dalla natura, dalla montagna,ho avuto tantissimo. Ad esempio uno stilecon cui esprimere la mia narrativa, dunque,un modo per sostentarmi economicamente.Ricordiamoci che economia viene dal greco"casa dell'uomo", ma possiamo dirlo dellanostra epoca?".

Il fiumeMorla

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L’articolo 257, comma 1, del DecretoLegislativo n. 152 del 2006 (Codicedell’Ambiente), in materia di bonificadei siti contaminati, prevede che “chiun-

que cagiona l'inquinamento del suolo, del sotto-suolo, delle acque superficiali o delle acque sot-terranee con il superamento delle concentrazionisoglia di rischio è punito con la pena dell'arrestoda sei mesi a un anno o con l'ammenda da due-milaseicento euro a ventiseimila euro, se nonprovvede alla bonifica in conformità al progettoapprovato dall'autorità competente nell'ambitodel procedimento di cui agli articoli 242 e seguen-ti. In caso di mancata effettuazione della comuni-cazione di cui all'articolo 242, il trasgressore èpunito con la pena dell'arresto da tre mesi a unanno o con l'ammenda da mille euro a ventisei-mila euro”.Uno dei numerosi ostacoli che si incontranonell’interpretazione di questa norma riguardal’applicabilità o meno della sanzione per omes-sa comunicazione di cui all’art. 242 anche aiproprietari del sito contaminato incolpevolidell’inquinamento.L’orientamento dominante, confermato dallaCassazione penale con sentenza n. 18503 dell’11maggio 2011, afferma che unico destinatariodella sanzione penale è il soggetto che cagional’inquinamento non applicandosi, quindi, alcunaestensione al proprietario incolpevole.La sentenza in commento, attraverso una sempli-ce interpretazione letterale, osserva, infatti, chela norma non menziona altri soggetti se non il col-pevole dell’inquinamento benché l’art. 242 pre-veda che la comunicazione debba essere esegui-ta anche in caso di individuazione di contamina-

zioni storiche che possano ancora comportarerischi di aggravamento dell’ inquinamento.Se con l’articolo 257 il legislatore avesse volutofar riferimento anche ai proprietari incolpevoli,avrebbe dovuto indicare specificatamente talisoggetti come destinatari del precetto e richia-mare come norma di riferimento l’art. 245 delCodice dell’Ambiente, invece dell’art. 242.

L’obbligo di comunicazione per gli interessati nonresponsabili è, infatti, contemplato nell’art. 245che al secondo comma stabilisce che “fatti salvigli obblighi del responsabile della potenziale con-taminazione di cui all'articolo 242, il proprietarioo il gestore dell'area che rilevi il superamento o ilpericolo concreto e attuale del superamentodelle concentrazione soglia di contaminazione(CSC) deve darne comunicazione alla regione,

alla provincia ed al comune territorialmente com-petenti e attuare le misure di prevenzione secon-do la procedura di cui all'articolo 242.”Il fatto che la normativa abbia previsto anche peril proprietario incolpevole l’obbligo di dare comu-nicazione dell’avvenuto inquinamento alle autori-tà competenti, non comporta quindi automatica-mente l’applicazione delle sanzioni penali previ-ste dall’art. 257.Sanzionare in egual modo il soggetto colpevoledell’inquinamento, sul quale ricade in prima per-sona l’obbligo di intervenire per rimuovere le con-seguenze del proprio operato, ed il proprietarioincolpevole, che si trova invece a “subire” l’inqui-namento, andrebbe totalmente in contrasto con ilprincipio “qui inquina paga”, cardine del dirittoambientale.Ciò non toglie che il proprietario del terreno nonresponsabile dell’inquinamento, che abbia omes-so le dovute comunicazioni, sia comunque sog-getto ad un’eventuale azione risarcitoria ex art.311, comma 2, in virtù del quale: “chiunque rea-lizzando un fatto illecito, o omettendo attività ocomportamenti doverosi, con violazione di legge,di regolamento, o di provvedimento amministra-tivo, con negligenza, imperizia, imprudenza o vio-lazione di norme tecniche, arrechi danno all'am-biente, alterandolo, deteriorandolo o distruggen-dolo in tutto o in parte, è obbligato al ripristinodella precedente situazione e, in mancanza, alrisarcimento per equivalente patrimoniale neiconfronti dello Stato.”Sono, quindi, applicabili altre forme di tutelaambientale previste in sede civile ed amministra-tiva indipendenti dall’applicazione delle disposi-zioni penali.

LEGGE AL VERDE - a cura dell’avvocato Cristina Putortì

L’omessa comunicazione? Non è un reato penale

Il proprietario incolpevole che non comunica l’inquinamento ambientalenon è per forza soggetto alla applicazione delle sanzioni

previste dall’art. 257 del codice penale

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Bergamo+, la replica: «Il vero problema è l'ospedale»BOTTA E RISPOSTA

Pierangelo Lumina - amministratore di «Immobiliare di Parco LocatelliS.r.l.» -, spiega le perplessità sorte dal Comitato Santa Lucia, illustrandole numerose virtù del nuovo progetto che sorgerà nell'area Ex Enel

A CURA DI GIORGIO CHIESA

Lo abbiamo presentato solo qualchemese fa, attraverso le parole dell'av-vocato Claudia Lenzini, come unadelle costruzioni tra le più a "rischio

congestione" della Bergamasca. Le accuse

furono precise: eccesso di cubatura e ricadu-ta devastante sul traffico le più importanti.Ma abbiamo voluto ascoltare anche l'altracampana, come si suole dire, quella diPierangelo Lumina, amministratore di

Immobiliare di Parco Locatelli S.r.l. - il Gruppoche si sta occupando dei lavori - e responsa-bile del progetto Bergamo+, da molti ricono-sciuto come il "cantiere Ex Enel". "Il ComitatoSanta Lucia si sta dimostrando molto attento

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Secondo punto: l'impatto sul traffico."Anche qui, entriamo in un discorso moltotecnico, che dipende dai vari orari in cuisono state fatte le misurazioni. Ma l'edifi-cio, prima della trasformazione, era di circa

12 mila metri quadrati con destinazioneuffici. Questo vuol dire che se facessimo unrapporto di 14 o 15 metri quadrati a perso-na, avremmo circa 800 dipendenti. Unamassa di automobili nemmeno lontana-

mente paragonabile a quella generata da118 appartamenti. Certo, se prendiamocome esempio le misurazioni effettuatequando l'area era dismessa, tutto cambia.Ma è una pratica scorretta, perché lo svi-

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agli sviluppi futuri del quartiere, ma ritengo che l'impatto di un progetto di riqualificazione così importante non possa essere ristretto al sempliceparametro della cubatura. Il grande valore aggiunto apportato dallo studio di architettura "Antonio Citterio Patricia Viel and partners" è stato di pro-gettare una serie di edifici che potessero portare a nuova luce un contesto urbano per troppo tempo trascurato, inserendosi nello stesso tempo inmodo decisamente armonioso. Già oggi ci si può rendere conto dell'ottimo lavoro svolto, le proporzioni e il posizionamento degli edifici sono oltre-modo equilibrati, così come il valore architettonico inizia a dare mostra di sé. Il vero problema del quartiere è, o meglio sarà, l'ospedale. Nel momen-to in cui i Riuniti si trasferiranno, la situazione diventerà di difficilissima gestione, a rischio ci sono i problemi che lo stesso Comitato conosce benis-simo, vale a dire quelli legati all'ordine pubblico di un'area immensa e di difficile sorveglianza". Dati alla mano, quindi, l'imprenditore ci ha spie-gato passo dopo passo le virtù dei nuovi cinque complessi che sorgeranno tra via Nullo, via Mazzini e via Diaz, aggiungendo anche come alcunecomprensibili preoccupazioni siano sostanzialmente infondate.

Partiamo dalle perplessità evidenziate dal Comitato. In primis i parcheggi, gli abitanti del quartiere dovrebbero essere preoccu-pati per l'arrivo di queste cinque palazzine?"Per questo punto in particolare mi sembra ci sia stata qualche imprecisione. I parcheggi, tra posti auto coperti e box interrati, saranno circa 320,mentre gli appartamenti 118. In questo momento sono dedicati in esclusiva ai proprietari delle case, che hanno diritto di prelazione. Inoltre, abbia-mo previsto un certo numero di posti auto che daremo in affitto o in acquisto alle cliniche, per uso dei dipendenti. Infine, realizzeremo un par-cheggio pubblico di circa 30 posti"

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luppo di quest'area sanerà una ferita impor-tante del centro della città"

Come mai avete deciso di fornire ancheun passaggio pedonale pubblico?"E' una scelta che non ha precedenti nellaBergamasca, perché questo non è un com-plesso comunemente inteso. Non è isolato,bensì strutturato come un piccolo borgod'eccellenza".

Perché non avete fatto qualche propostaper migliorare la viabilità?"In realtà la disponibilità da parte nostra c'èstata, ma non esiste nulla di reale e concre-to che si possa mettere in atto per migliora-re il traffico. Ne abbiamo parlato anche conl'amministrazione comunale, ma la rotato-ria (una delle ipotesi più accreditate) è statavalutata irrealizzabile per via della confor-mazione stradale in discesa. Il problema èuno solo: in alcune ore della giornata il flus-so è notevole, ma calerà di certo quandoverrà trasferito l'ospedale".

Ci potete illustrare la vostra esperienzain campo immobiliare?"Prima di tutto credo sia interessante puntua-

lizzare che la nostra attività nel mondo immo-biliare si poggia su basi solide, comprovate daoltre quarant'anni d'esperienza. Questodovrebbe rassicurare tutti, anche i nostri clien-ti. Abbiamo lavorato per multinazionali e perfondi d'investimento, facendo partnership conle banche per quanto riguarda lo sviluppo".

Di cosa vi state occupando oltre allacostruzione del complesso Bergamo+?

"Negli ultimi 5 anni abbiamo gestito la costru-zione di circa 250 mila metri quadrati fra resi-

denze e uffici e stiamo sviluppando oltre 500appartamenti di altissima qualità tra Bergamo

e Milano. Stiamo infatti fornendo servizi per losviluppo e la costruzione di un altro grandeprogetto: Milano Porta Nuova. La nostra atti-vità ci permette di essere costantementeall'interno di un sistema internazionale che èin grado di metterci a conoscenza di tutte leinnovazioni, le tendenze e le qualità del setto-re edile nel mondo".

Quali ricadute avrà il progetto Bergamo+

sul lavoro nella Bergamasca?"All'interno del cantiere lavorano circa 60 per-sone, ma avremo picchi di 150 operai e spe-cialisti. L'investimento complessivo è di oltre80 milioni di euro, e di questi possiamo stima-re che circa il 50% avrà una ricaduta diretta oindiretta sul territorio. Proprio perché nel pro-getto ci siamo affidati a professionisti dellacittà, dato da non trascurare in un momento dicrisi internazionale, specialmente del settore".

Come sta rispondendo la clientela?"Molto bene. Chiaramente, il momento gene-rale non aiuta, ma le risposte sono positive,generalmente chi viene a visitare il progetto etocca con mano la struttura se ne innamora etorna per acquistare".

Per la questione parcheggi c'è stata

qualche imprecisioneTra posti auto coperti

e box interrati, sarannocirca 320, mentre gli

appartamenti 120

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Come mai avete deciso di non affidar-vi ad agenzie immobiliari per la com-mercializzazione? "E' stata una scelta controcorrente, abbia-mo preferito creare una zona all'internodella struttura (dove si è svolta l'intervista,n.d.r.) che permettesse alla clientela di sen-

tirsi a casa. La vendita, infatti, è seguitasempre dalla stessa persona, quindi si halo stesso riferimento dal principio".

Cosa vuol dire per voi Classe A?"Per noi non esiste semplicemente laClasse A come risparmio energetico, maanche il grado A: utilizzato per delimitarealcune tipologie di materiali e la validitàdello studio nel suo complesso. La ClasseA comunemente intesa mi dice quantoandrò a spendere all'anno per il riscalda-mento, ma non aggiunge nulla, ad esem-pio, sull'acustica o sulla domotica. Qui ogniparticolare, ogni materiale, è scelto perraggiungere l'eccellenza del vivere e dellasostenibilità utilizzando, il più possibile,materiali locali".

Quando certificherete la struttura?"E' già pre-certificata in classe A, ad ecce-zione dell'edificio storico, che per le suecaratteristiche storiche rientrerà in ClasseB o C. Saremo poi ufficialmente certificati

da una società d'ingegneria che sta giàverificando ogni fase della costruzione".

Possiamo parlare di assoluta avan-guardia dell'edilizia?"Sicuramente è un progetto immobiliareinusuale, che racchiude in sé tutta la quali-

tà e la tecnologia che ad oggi rappresentail top di gamma. Nella Bergamasca, che ioconosca, non c'è nulla di simile".

A Bergamo+ si accompagna spessola parola innovazione. Potrebbe darciqualche informazione che giustificaquesto accostamento?"L'innovazione è nella luce, o più in genera-le nella luminosità mantenuta in tutto l'edi-ficio. Non abbiamo finestre, ma solo porte-finestre fino a terra, che garantiscono un'il-luminazione incredibile. Poi spendereiqualche parola sul comfort e sullo spazio.Abbiamo appartamenti per tutti i gusti eper tutte le esigenze, i soffitti vanno da unminimo di 2,8 metri fino ai 5 metri per i lofte gli attici. Riteniamo, infatti, che il cosid-detto metro quadro sia solamente unaparte, attorno ci sono una serie di valoriche fanno la differenza. Ad esempio le ter-razze sono generose, profonde 2,7 metri econ lunghezze da 10 a 15 metri per ogniappartamento. La zona giorno e la cucina siaffacciano su esse, il tutto è studiato pergarantire una qualità della vita elevata".

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Con il decreto "salva Italia" abbiamosubito ufficialmente: l'aumento delbollo bancario, l'imposta sul lusso,l'aumento delle rendite catastali, oltre

all'aumento della benzina e del gasolio, delletariffe elettriche, del gas, dei trasporti degli ali-mentari, insomma il "salva Italia" uccide gliItaliani! Soprattutto in un momento come que-

sto in cui un lavoratore su cinque è alle presecon la crisi delle proprie aziende e/o con la dis-occupazione.D'altro canto Monti aveva avvisato tutti " i sacri-fici sono arrivati…" ma da quanto si continuaad apprendere negli ultimi tempi purtroppo nonsono ancora finiti, quello che Monti ancora nonha detto è quanto bisognerà attendere ancoraper vedere la ripresa del nostro paese.

Ecco ora la nuova arrivata nella famiglia Monti:la così tanta temuta IMU, imposta patrimonia-le, figlia dell'ICI che a sua volta fu figlia dell'ISI,imposta straordinaria introdotta nel 1992, dalGoverno Amato, in una fase storica-economicaper molti versi simile a quella attuale. In parti-colare l'IMU è un'imposta patrimoniale chesostituisce l'ici, con la quale vengono applicate

aliquote differenti, e soprattutto, col la qualevengono tassate le prime case dei cittadini ita-liani, precedentemente esentate dall'ICI.Quello che ancora i nostri politici non hanno benchiaro è che l'IMU rischia di generare una fortedepressione, la casa, infatti, è un nervo scoper-to, chi ha un'abitazione non dovrebbe esserecostretto, da pur nobili politiche di risanamento,a sopportare il peso della crisi in maniera così

pressante, fino a qualche anno fa il governoincentivava con tassi molto favorevoli mutuifino al 70/80% del valore degli immobili, oracon la variazione dell'IMU ne incentiva la ven-dita, così da costringere il cittadino a deprez-zare il proprio immobile e venderlo, pur di nonessere gravato da ulteriore pressione fiscale.La cura rischia di diventare peggiore dellamalattia, l'IMU sulla prima casa e le revisionedegli estremi catastali effettuano una pressio-ne sul mattone che potrebbe fermare l'ediliziae far perdere i colpi ad un settore trainante l'e-conomia del paese.L'IMU rappresenta ormai una spada sospesasulla testa degli Italiani che già si sbraccianoper chiedere a destra e a manca quantodovranno pagare, in quante rate, con qualeconguaglio a dicembre e via discorrendo, inostri politici dovrebbero capire che la capaci-tà contributiva degli Italiani è esaurita e che,così facendo, la casa, che rappresenta ilnucleo primario del nostro risparmio, si statrasformando in una fonte di disagio e dipovertà. E' ora che il Governo, e coloro che ne fannoparte, mettano mano ai tagli della spesa pub-blica, farla finita con le promesse che non ven-gono mai mantenute, con i finanziamenti aipartiti, con le macchine blu acquistate per ipolitici, e agire per il bene del paese sempresenza dover sempre e solo chiedere sacrificieconomici ai cittadini Italiani.Bisognerebbe dire al governo Monti di prendepiù spunti dai modelli europei, dove ormaisiamo diventati una barzelletta, che, purtrop-po, fa piangere.

CON... TRIBUTO - a cura della Dott.ssa Barbara Putortì

Il cittadino sempre più tassato:arriva l’IMU

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L'andamento del mercato immo-biliare può essere consideratoun indicatore per l'economia ein che misura? "L'economia ita-

liana si regge su 2 grandi pilastri: l'edilizia e la

moda. Il mercato immobiliare è il volano dell'e-conomia, perché per indotto fornisce lavoro adun'ingente numero di persone. Quindi, il suorallentamento inevitabilmente frena i numero-si settori che gravitano attorno ad esso (penso

agli architetti, arredatori, aziende produttrici dimobili ed i loro rappresentanti)".

Com'è l'attuale situazione a livellonazionale?

IMMOBILIARE

Laura Feltri - titolare di Casafeltri e vicepresidente F.I.M.A.A. -, a 360 gradi sulle novità degli ultimi mesi: la politica di Monti, il mercatoin flessione e le speranze d'investitori e privati

Laura Feltri: «IMU? Un errore toccare la prima casa»

PHOTO DI GIORGIO CHIESA

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"Critica, purtroppo. La classe politica, che cirappresenta, ha mal gestito il denaro che gliabbiamo affidato per avere strade, ospedali,scuole efficienti e una pensione decorosa perla vecchiaia. Benedetto Croce sosteneva che"un politico non deve essere onesto ma sapergovernare", in Italia non c'è nulla di tutto ciò.

Lei parla con i costruttori, cosa le dico-no?"Ultimamente abbiamo smesso di parlare delmomento di mercato per non deprimerci reci-procamente. Guardiamo insieme i progetti e ciconfrontiamo su quello che i clienti ci chiedonoagli appuntamenti vendita, per realizzare pro-getti più corrispondenti alle reali esigenze degliacquirenti".

E i clienti cosa desiderano?"Comprare casa, le motivazioni sono diversema con fondamento di buon criterio: paura diperdere i risparmi in borsa, far girare l'econo-mia della propria azienda, esigenze personali,investimento concreto".

C'è qualcosa che li frena dall'acquisto,visto che il mercato è fermo?"Se desiderate facciamo una telefonata aMonti e ci facciamo spiegare da lui cosa haprodotto il mitico "Salva Italia", che ha rinforza-to solo le tasche di qualcuno. Gioca la paura diimposte aggiuntive sulla casa, la paura di nonarrivare alla fine del mese, la paura di nonavere più liquidi per pagare gli stipendi aidipendenti, la paura dello spesometro. Nondimentichiamo le banche, che negli anniaddietro, ben consapevoli di ciò che facevano,hanno concesso il mutuo a chiunque si pre-sentasse da loro e quando si sono accorte chequalcuno non pagava le rate hanno sospesol'erogazione dei mutui ed anche dei prestiti atutti, indiscriminatamente. Ma le banche nonsono mai in deficit, si sono fatte i loro conti".

L'introduzione dell'IMU avrà delle riper-cussioni sul mercato?"Spero che ogni comune applichi in manieradiversa l'aliquota a seconda dei bisogni interni.Può anche darsi che il mercato immobiliare sisposti da un comune ad un altro dove la tas-sazione è minore, con uno stile di vita buono.Gli scenari possono cambiare da un giornoall'altro. Ricordiamoci che in Italia qualsiasi

investimento si faccia (deposito bancario, assi-curazione, azioni) è tassato, bisogna trovare inquesto momento ciò che quanto meno salva-guardi i nostri risparmi. Ma la prima casa credoche non si debba toccare".

Il mercato delle seconde case (mare,montagna, campagna, rustici) come simuove?"Parto dicendole che fortunatamente l'Italiapiace agli stranieri: tanta Toscana, Sicilia, laghi,Venezia. Credo che, più che la tipologia del-l'immobile, vinca chi offre l'investimentoimmobiliare abbinato a golf, Spa, cibo e vinitipici. Vince la preferenza per le case bellesenza difetti, con un sapore italiano, finite epronte all'uso, meglio se arredate e magarigestite da terzi. Ad attrarre oggi è l'immagina-rio di "bella vita" che offre il paese e credo chenemmeno l'instabilità politica abbia scalfitoquesto pensiero legato al'Italia".

Quali caratteristiche hanno gli immobiliacquistati in questo momento?"Le tendenze sono residenze di qualità a prezziaccessibili. Sono apprezzate le architettureiper-trasparenti e robuste; logge e terrazzi perportare il verde dentro casa; l'abbattimento edil controllo dei consumi, quindi parliamo difotovoltaico, geotermia, e di domotica. Ma non

troppo sofisticata sia nella manutenzione sianell'utilizzo. Per vendere non bisogna proporremodelli banali, ma seguire un'armonia tra bellaarchitettura e ottima funzionalità, un buonequilibrio tra spazi interni che abbisognano diforti innovazioni e spazi comuni più curati".

Quali saranno le tendenze dei prossimianni nel mercato immobiliare?"Bisogna realizzare opere moderne senza repli-care modelli retro, i modelli abitativi devonoessere unici e rispettare il luogo dove sonoinseriti. Non si può pensare che lo stesso pro-getto vada bene per il centro di Milano comeper il centro di Bergamo, sono città vissute inmodo diverso. Si continuerà con una culturadel rispetto verso l'ambiente, optando percostruzioni in bioedilizia e scegliendo materialia secco anche per le ristrutturazioni".

Si preferisce la periferia o il centro città?"I centri urbani tornano ad avere attrattiva poi-ché, a differenza di qualche anno fa, quando inun momento di grande espansione economicala casa status symbol era rappresentata dellavilla in periferia immersa nel verde, ora l'ap-partamento in palazzina può in taluni casi aiu-tare a contenere le spese di manutenzione del-l'immobile".

Ci illustrerebbe alcuni possibili scenarifuturi?"Fortunatamente siamo sopravvissuti amomenti ben peggiori, che forse noi non ciricordiamo perché troppo giovani. Gli scenariapocalittici che si temono non si avvereranno,non perché i politici siano dei geni, ma perchél'economia non può fermarsi, e gli italianivanno avanti nonostante la politica, di qualsia-si colore".

A proposto di colori, quale è il suo pare-re sul "piano del colore" presentato dal-l'assessore Tommaso D'Aloia?"Iniziative come questa fanno onore allanostra città, per essere mantenuta con deco-ro, non solo avendo un'attenzione per le cro-mie consone al contesto in cui sono inserite,ma anche ai materiali utilizzati, e agli affre-schi che troviamo in numerose borghi storici.Gli immobili saranno valutati sicuramentecon parametri migliorativi, la città appariràpiù omogenea e ordinata".

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ECONOMIA&BUSINESS

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Non c'è uno senza due. Più che unproverbio rivisitato è un pronosticosull'esito della prossima asta perla vendita dell'area degli attuali

Ospedali Riuniti. Deserta la prima che risale al2009, con una base di 95 milioni di euro, a giu-gno ci sarà la seconda con una base di parten-za vicina ai 70 milioni di euro e nonostante ilribasso rispetto alla cifra iniziale l'impressione èche si concluderà anche questa volta con unnulla di fatto. Se provassimo a spingerci oltre,

nel caso fosse indetta una terza asta e semprein tema di pronostici, il prezzo di vendita potreb-be scendere a 50 milioni di euro. Ecco, allora, ilnon c'è due senza tre. Le sorti dei "vecchi" ospe-dali Riuniti si intrecciano inevitabilmente con ilnuovo ospedale "Beato Giovanni XXIII" per unaserie di motivi: i 70 milioni della prossima astasono i soldi che Regione Lombardia ha già anti-cipato all'azienda ospedaliera come alienazio-ne delle vecchie strutture di Largo Barozzi; l'in-casso dell'asta che andrà a Infrastrutture

Lombarde e quindi alla Regione Lombardiarientra tra i fondi già spesi per realizzare il nuovoospedale di Bergamo. Quest'anno ci dovrebbeessere sia la vendita del "vecchio" ospedale cheil trasloco nel nuovo. Ad ottobre alla Trucca.Salvo scongiuri e imprevisti del caso. Nella fat-tispecie che l'asta vada deserta e che l'inaugu-razione della nuova struttura, dopo che la primapietra era stata posta il 26 luglio del 2005 e chel'impresa appaltatrice aveva previsto di ultima-re l'opera entro il 31 dicembre 2008, venga ulte-

Il futuro di Largo Barozzi tra valorizzazione e rischio svenditaNEL CUORE DELLA CITTÀ

Bergamo si interroga: Come finirà la prossima asta per la vendita dell'attualearea degli Ospedali Riuniti? Lo abbiamo chiesto a Giuliano Olivati - presidente FIAIP, a Paolo Belloni - presidente dell'Ordine degliArchitetti e a Francesco Macario, assessore all'edilizia nella giunta Bruni

ARTICOLO DI LIVIO CASANOVAPHOTO DI GIORGIO CHIESA

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riormente posticipata per le indagini giudiziariein corso, per i lavori ancora da ultimare o per icontenziosi economici- legali ancora da dipana-re. In comune ci sarebbe dovuto essere ancheuna visione lungimirante. Tradotto: che laTrucca fosse un'area paludosa lo sapevano tuttimolto tempo prima che si ipotizzasse di trasfe-rire in quella zona l'ospedale di Bergamo e pro-babilmente costruire l'ospedale alla Martinella,la zona individuata inizialmente per il colloca-mento della grande opera, avrebbe fatto rispar-

miare tempo e denaro. Tradotto: si è deciso dicancellare l'ipotesi del Campus Universitariosulla stessa area perchè il traslocodell'Università Bergamasca era consideratauna soluzione non idonea. Significava rinuncia-re alla vendita del terreno a favore di società pri-vate, i cui apporti avrebbero garantito frescherisorse finanziarie per far fronte agli ingentioneri per la costruzione del nuovo ospedale.Oggi il corrispettivo ipotizzato si è molto ridottorispetto al presunto importo iniziale e l'area non

è ancora stata venduta. Dopo l'ultimo accordodi programma, la nuova ipotesi di assetto perl'area di largo Barozzi stabilisce che l'Universitàavrà impianti sportivi e alloggi per studenti edocenti, che il Comune avrà un centro di aggre-gazione giovanile, oltre ad altri servizi per ilquartiere e la Casa Rossa resterà ai "Riuniti". Ilvincitore dell'asta avrà un'area utilizzabile inmodo più elastico, rispetto alle ipotesi prece-denti, per una realizzazione urbanistica com-plessiva di 130 mila metri quadrati di strutture

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e 100 mila di giardini e piazze a uso pubblico.L'incognita sul destino di quest'area e ilrischio che il suo utilizzo segua solo logichedi cassa si legano all'incertezza sull'esitodella stessa asta. "Nessuno ha la sfera di cri-stallo per poter dire come andrà a finire l'a-sta - sottolinea Giuliano Olivati, presiden-te FIAIP Bergamo (Federazione Italiana Agenti

Immobiliari Professionali) -,ma ho qualche dub-bio dovuto all'incerta situazione di mercato.Secondo un rumor riportato dalla stampa, laRegione starebbe addirittura valutando, attra-verso la sua holding finanziaria Finlombardia, lacreazione di un fondo immobiliare per venderei vecchi ospedali di Monza, Legnano,Vimercate, Riuniti di Bergamo e Sant'Anna diComo". Come per i Riuniti di Bergamo, desertaè andata anche l'asta per il Sant'Anna di Comoe per il vecchio ospedale di Vimercate e ades-so i successivi bandi, al ribasso, rischiano difavorire operazioni speculative, finanziarie."Spesso - continua Olivati - le vendite all'asta

seguono questa falsa riga. Uno scettico e pes-simista del passato scrisse che non esiste astasenza turbativa d'asta e accordo di cartello. Masi sa che i moralisti di un tempo oggi non sonomolto in auge. D'altro canto va detto che glioperatori immobiliari, oggi più che mai, devonosaper far di conto e volare basso con le previ-sioni dei ricavi, altrimenti rischiano il fallimen-to". Rimanendo a Bergamo, quella degliOspedali Riuniti è sicuramente una delle zoneresidenziali più ambite e uno dei quartierimeglio urbanizzati, con molti negozi di vicinatoe, a portata di mano, supermercati e centri com-merciali. E' vicina sia al centro che a Città Alta,

facilmente raggiungibili a piedi. "La fasciaPiscine - Conca d'Oro (da Via Statuto in su) dasempre costituisce l'alternativa alla zonaVittorio Emanuele, ai vertici della residenzialità.Per quanto riguarda i valori, con molto realismol'Osservatorio immobiliare Fiaip rileva un mas-simo di 3.500 euro al mq nella parte bassa(Ospedale) e di 4.200 euro al mq nella parte alta(Piscine). La tipologia gli appartamenti è varia a

partire dal trilocale. Non sono frequenti taglipiccoli".Di per sé la zona non è mai stata molto"popolare", spiega Olivati. E' un insediamentoanni Sessanta, che si innesta sulla lottizzazionedei "Villini" liberty della milanese SocietàIngegnoli (1905 - 1915). Il quartiere è stato dasempre popolato dalla media e alta borghesiacittadina e "se il futuro di Largo Barozzi fossequello di alloggi di lusso a cinque o sei mila euroal metro quadrato non mi scandalizzerei. E' ilmercato che stabilisce il prezzo e all'operatorela responsabilità della scommessa". Prima diparlare del destino dell'area ospedaliera diBergamo Paolo Belloni, presidente

dell'Ordine degli Architetti di Bergamo premet-te che "l'Ordine degli Architetti non è mai statone coinvolto e neppure informato in merito alledecisioni e alle scelte che riguardano questaimportante scelta per la città. Le informazioniche riceviamo sono quelle che emergono dallastampa locale o che in modo un po' furtivo siriescono a recuperare nella rete. Tale coin-volgimento non è dovuto e non possiamo

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Il valore: «Se alla fine, per l'area

dei Riuniti, fossero disponibili alloggi

di lusso a 5 mila euro al mq non mi scandaliz-zerei. E' il mercato che

stabilisce il prezzo» La proposta: «Un area di 140 mila mq per 70 milioni di euro signi-fica 500 euro al mq, ma vale molto di più. Apriamo

questa opportunità alle imprese della città»

Paolo Belloni

Giuliano Olivati

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certo pretenderlo. E' giusto che la politica el'Amministrazione operino le scelte che riten-gono opportune ma mi piace pensare che unmaggiore coinvolgimento possa essere vistocome una risorsa ed un'opportunità più che undovere istituzionale. Evidentemente non ècosì". Per quanto riguarda la prossima asta digiugno, invece, "il fallimento della prima asta ciinduce a pensare che dovremmo tutti augurar-ci che sia la volta buona. In realtà l'impressioneè che comunque vada non sarà un grande affa-re per il Comune e per la città. E' del tutto evi-dente che questo è il momento peggiore pervendere il patrimonio immobiliare. Credo cheanche in queste grandi operazioni immobiliaripossano applicarsi alcuni dei principi di buonsenso che ognuno di noi applica nella gestionedel proprio patrimonio. In questo momento ogniproprietario si terrebbe ben saldi i propri immo-bili in attesa che il mercato riporti quegli immo-bili al loro valore reale". In euro significa che"rispetto all'aspettativa di 70 milioni di euro per140 mila mq di slp disponibile (parcheggi e postiauto a parte) vuol dire un valore di vendita di500 euro al mq. Qualsiasi immobile in quell'a-

rea a questo valore verrebbe venduto senzagrosse difficoltà. Chi non acquisterebbe 100 mqa quel prezzo? Quindi "se proprio deve esseresvenduto offriamo almeno questa possibilità aicittadini e alle imprese bergamasche" e lanciauna provocazione: "Con una sottoscrizione cit-tadina credo che a quel prezzo verrebbe vendu-to tutto con una certa velocità. E' sulla base dimeccanismi di questo tipo che si può forse atti-vare una reale valorizzazione e partecipazionecittadina ad un progetto così importante. Seinvece ci affidiamo alla speranza che qualcheimportante realtà immobiliare si lasci convince-re a prendersi carico di tutto il rischio imprendi-toriale di quell'operazione in un momento cosìdifficile allora non possiamo che trovarci nellanecessità di accettare condizioni di vendita chepotranno essere ancor più penalizzanti. I 70milioni di euro non sono pochi ma pensiamoche sono meno della metà del valore dellevarianti non previste necessarie per il comple-tamento del nuovo ospedale". Proprio la realiz-zazione del "Beato Giovanni XXIII" ha reso indi-spensabili i soldi provenienti dalla cosiddetta"valorizzazione" dei vecchi Riuniti. L'ultima inte-

grazione, varata da tutti (ministero della Salute,Regione Lombardia, Azienda ospedaliera deiRiuniti, Comune e Provincia), riguarda la propo-sta urbanistica e richiama per vendita la "valo-rizzazione" della sede di largo Barozzi. Ma cosasignifica valorizzare 130 mila mq? Secondo ilpresidente dell'Ordine degli Architetti "vuol direcapire quali sono le proposte e le idee che pos-sono essere messe in campo per ottenere ilmigliore vantaggio per chi deve vendere. In pro-spettiva valorizzare vuol dire, però, anche incre-mentare il valore urbano di quella porzione dicittà".Rimane il problema sollevato dal comita-to Santa Lucia, un gruppo di cittadini che abita-no in quel quartiere, di come possano coniu-garsi le aspettative in un ritorno economico efinanziario di un privato con gli interessi dellacittà e dei cittadini. "Probabilmente una qual-siasi agenzia immobiliare - ipotizza PaoloBelloni - per collocare sul mercato tutto quelpatrimonio immobiliare inizierebbe a suddivi-derlo in lotti di intervento allargando il bacino diinterlocutori ai quali può essere accessibile l'o-perazione, aumentando la concorrenza perambire ad un miglior prezzo di vendita. In ogni

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caso difficilmente sarebbe costretta ad abbas-sare il prezzo di vendita fino a 500 euro al metroquadrato. Avrebbe poi bisogno di un progettoattrattivo e di qualità in grado di convincere e difare capire i pregi della proposta e dell'area, e

non solo la quantità, degli spazi ai quali deveessere ricondotto tutto il progetto".Un'altra ipo-tesi potrebbero essere la divisione in pezzi delpatrimonio immobiliare perché "sarebbe sicu-ramente più semplice mettere sul mercato icirca 25 corpi di fabbrica che costituiscono quelcomparto che non cercare un acquirente unico.Ciò permetterebbe di vendere ad un valore piùelevato, con l'enorme vantaggio di un maggio-re coinvolgimento del tessuto imprenditoriale,professionale e del mondo delle costruzionidella città. Il limite di questa ricetta è la fram-

mentazione dell'intervento, però facilmentesuperabile con la realizzazione di un master-plan generale al quale possano essere ricon-dotti interventi di minore scala ed una gestio-ne di tipo "consortile" affidata ad una publiccompany che operi nell'interesse della città.Non si tratta di delegittimare l'importantelavoro svolto sino ad ora ma di prendere attoche non è sufficiente per evitare una pro-spettiva che si configura più come una sven-dita che come una vendita". Rimane poi,alzando lo sguardo, il profilo di Città Alta bal-zato all'attenzione dell'opinione pubblica perl'edificio costruito in via Autostrada (ribattez-zato ecomostro) che toglie, a quanti esconodal casello dell'autostrada per raggiungere ilcentro città, proprio la visuale di Città Alta."La relazione visiva verso e da Città Altacostituisce un elemento di grande valore edun tema fondamentale. Da qui l'importanzadi una pluralità di proposte per permettere divalutare gli effetti di diverse strategie proget-tuali. In questo senso non posso che sotto-scrivere senza riserve la proposta lanciatadall'avvocato Cesare Zonca sulle paginedella stampa locale in merito alla necessitàdi organizzare un concorso internazionale".Un concorso internazionale anche alla luce diquello che è successo sessant'anni fa, quan-do abbiamo assistito alla demolizione delrinascimentale ospedale di San Marco sosti-tuito da un isolato anonimo compreso tra levie Locatelli e Zelasco. "Con l'area dei Riunitisi corre lo stesso rischio - ammette il presi-dente dell'Ordine degli Architetti -. Per questoil progetto deve tornare ad essere al centrodelle attenzioni nelle dinamiche che guidanole scelte di trasformazione della città.Lasciamo da parte i numeri, le convenzioni el'appiattimento sulle argomentazioni relativealle quantità che fanno comodo solo laddovenon vi sia la capacità di parlare d'altro e rico-minciamo a confrontarci sui progetti". Ancheper Francesco Macario, assessore all'edi-lizia privata, alle politiche della casa e patri-monio del Comune di Bergamo della giuntaBruni è forte il rischio che nessuno partecipiall'asta per due ordine di motivi: "Primo: per-ché la fase economica negativa ha avutogravi conseguenze sul settore edilizio inLombardia. Secondo: perché mi sembra evi-dente che i pochi imprenditori locali in gradodi competere non siano in concorrenza tra

di loro, e se non interverranno operatoriesterni, ci sono tutte le premesse perché sicontinui con questo atteggiamento interes-satamente attendista". Contrario allo spez-zatino e all'ipotesi di "andare alla venditacon trattativa privata su limitati lotti a diver-si operatori. Magari legati al mondo dellasanità privata, oggi così tanto discussa", ilrischio è "perdere il senso unitario dell'in-tervento e svendere l'area per cifre ben al disotto di quelle oggi previste per realizzarestrutture che "sfuggono" alla volontà piani-ficatoria pubblica". Anche Macario lanciauna proposta, diversa rispetto a quella delpresidente dell'Ordine degli Architetti, percui "non si potrebbe considerare, che alposto di alienare l'area per cifre irrisorie, si

La provocazione: «Invece di svendere

l'area per cifre irrisorie e realizzare strutture

che «sfuggono» ad una pianificazione

collettiva non si potreb-be, con un sacrificio,tenerla pubblica?»

FrancescoMacario

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potrebbe, con un sacrificio, strategicamentetenerla pubblica?". Pubblico, in effetti, potevaessere l'insediamento in Largo Barozzi delcampus universitario tramontato per "unamancanza di una chiara visione delle proble-matiche strategiche della città che ha carat-terizzato il periodo della giunta Veneziani. Unperiodo dove il decisionismo sulla singolaopera trascendeva ogni considerazione dicarattere programmatorio, dove alla pianifi-cazione urbanistica d'inquadramento si erasostituita acriticamente la centralità, tuttaideologica, del singolo "buon" progettoedilizio. Ne è conseguito lo schiacciamen-to del pubblico sui desiderata della stessaUniversità e in generale dei singoli interessi dinatura privatistica". Il futuro di Largo Barozzi è

anche un' occasione per interrogarsi sul ruoloche deve giocare un amministrazione pubbli-ca: partecipare attivamente alla costruzionedella città o pura e semplice sponsorizzazionedell'area? Due le proposte che l'assessoredella giunta Bruni avanza: "L'avvio di un tavo-lo di pianificazione partecipata in cui i cittadi-ni, gli operatori e i tecnici si confrontino.L'esperienza della progettazione partecipatafatta relativamente all'area ex Reggiani dallagiunta Bruni potrebbe essere un utile esem-pio, anche se l'amministrazione Tentorio si èaffrettata a cancellarne ogni traccia. Laseconda proposta potrebbe essere quella diaprire un bando internazionale, che sulla basedei risultati della pianificazione partecipata,porti a definire soluzioni tecniche e formali

(che certo non sono delegabili ne spettanoai tavoli di partecipazione). Un bando inter-nazionale che tolga la città da un certoatteggiamento provinciale che ancora sem-bra caratterizzarla (e che purtroppo in qual-che caso diventa anche motivo, aimè, divanto)". Infine, oltre ai dubbi sull'esito del-l'asta "non nutro molte speranze sugli esitiche si avranno anche per il riutilizzo dellearee degli ex ospedali riuniti in largoBarozzi. Per capirlo basta osservare il livellodi trasparenza e di informazione nei con-fronti dei cittadini che ha caratterizzato l'in-tera vicenda della dismissione del vecchioospedale e della edificazione del nuovo,compresa la devastante e onerosa sceltadell'area stessa della Trucca".

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RUBRICHE

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Hosteria del Vapore, la tradizione risplende in cucina

IL GUSTO DELLA STORIA

Nasce nel lontano 1860 a Carobbio degli Angeli. Oltre 150 anni distoria che vale la pena rivivere, con la mente, con i sapori e congli odori della cucina dell'Hosteria del Vapore. E se qualcunostesse pensando che proprio il vapore sia il prodotto - per cin-

que generazioni - delle pentole e dei "pentoloni" della famiglia Berzi, dob-

biamo spiegare che non si tratta esclusiva-mente di quello. Perché con una storia simile èbello ricordare che proprio da via Manzoni pas-sava una delle stazioni intermedie della lineadel tram che collegava Bergamo a Sarnico,costruita all'inizio del XIX secolo e dismessacirca vent'anni dopo. In quegli anni, dicevamo,proprio i fumi della cucina si mescolavano conquelli della locomotiva che percorreva il verdespettacolare della Valcalepio.

GENERAZIONI - Ad oggi sono cinque le gene-razioni che si sono succedute ai fornelli dellamitica osteria. Ce lo ha raccontato GiampaoloBerzi - che oggi guida il locale con il figlio

A Cicola (Carobbio degli Angeli), i fornelli della quinta generazione dellafamiglia Berzi continuano a sprigionarei sapori di un tempo, intrecciando passione, qualità e servizio

TESTO&PHOTO DI GIORGIO CHIESA

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Stefano e la moglie Monica -, fierodella tradizione di famiglia che l'ha pre-ceduto. Dal bisnonno al nonno, che hagestito la struttura fino al 1960. Poi lozio, la madre e oggi la sua famiglia, laquinta generazione. Un'osteria che nonè sempre stata il gioiello che tutti pos-sono ammirare oggi, ma che è passataanche da alcune divisioni che il bisnon-no, per amore dei figli, aveva imposto.E' stata la lungimiranza della famiglia avoler continuare la tradizione della cuci-na e, uno alla volta, a rimettere insiemele parti del tutto. Per creare quell'ar-monia che oggi è rappresentata dalla

bontà di una cucina "fatta in casa" e daiprofumi che solo un'antica e autenticaosteria sa regalare.

FILOSOFIA - Manie di grandezza?Nessuna per la famiglia Berzi, che siguarda bene dal diventare un ristorantecon un numero eccessivo di coperti,perché la qualità sta nei piccoli numerie la cura per il piatto risiede nella dedi-zione e nella passione verso il propriolavoro. Ecco perché i prodotti presenta-ti attingono a piene mani dal territorioche la circonda, ma non solo. Dove c'èqualità, c'è benessere e allegria. E dove

questi valori s'intrecciano, arriva anchela buona tavola. Antipasti misti, pastafatta in casa, una selezione di carni chevede nella punta di vitello ripiena ilpezzo forte, per arrivare poi ai piatti diun tempo, dimenticati solo da chi nonha saputo scoprirli: brasati, bolliti eminestre, alla ricerca del puro piaceredella tavola.

PASSIONE - Tra le tante passioni chela famiglia Berzi infonde in ogni angolodell'osteria, non poteva mancare ilvino. Un capitolo a parte a cui padre efiglio dedicano una spazio rilevante tra

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i muri del locale e nel cuore. Perchésolo così si può spiegare la selezione di

oltre 300 etichette - circa 15 della solaValcalepio -, con 60 bottiglie provenien-

te dalle lande lombarde, ma senza dis-degnare anche i buoni prodotti esteri.

Se l'offerta potrebbe già completarsicon serate a tema organizzate periodi-

camente, c'era spazio tra le pareti anti-che per la costruzione di una vera epropria cigar room, l'ennesima passio-ne concretizzata e l'ennesimo serviziofornito alla già soddisfatta clientela.Tutto mentre il focus è rimasto sul rap-porto qualità-prezzo, che in un momen-to di crisi diviene a dir poco fondamen-tale. Per dovere di cronaca, con 35euro l'Hosteria del Vapore offre unacena completa, di altissimo livello, acui accompagnare i migliori vini delmondo.

«Una selezioni di oltre 300 etichette di vino, una cigar-room e l'organizzazione di serate a tema

periodiche: ecco alcune passioni cullate tra le mura dell'osteria»

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Auto Ranghetti Uno, cambiare per sfidare la crisiNUOVA ERA

L'impresa familiare di Treviglio - con una tradizione quarantennale - muta pelle, ma non anima: da semplice officina a concessionaria del marchio Mazda

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Sono ormai più di quarant'anniche il nome Ranghetti, aTreviglio, è associato al mondodell'automobile. Oggi, però, si

festeggia un grande cambiamento,che come spesso capita è associato adun'altrettanto grande sfida imprendi-toriale. Ed il momento, come tuttisanno e si sentono ripetere, non è dicerto dei più facili, tanto per l'econo-mia in generale, quanto, soprattutto,per il settore automotive.

NUOVA ERA - Possiamo dunque par-lare di una vera e propria nuova erache si apre per Auto Ranghetti Uno.Una mutazione, da semplice officina eautosalone a concessionaria di uno deimarchi automobilistici e tecnologici piùall'avanguardia: Mazda. A questo,come in tutte le migliori tradizioni, èseguito un netto incremento dei servi-zi, dell'assistenza e anche della strut-tura. Questa modernità, però, è accom-pagnata dall'attenzione che compete

solo ad un'azienda famigliare, perché ilvalore aggiunto - come la sua storiainsegna - è data dalla creazione di unrapporto duraturo col cliente, basatosulla reciproca fiducia e sulla massimatrasparenza.

ASSISTENZA - Tutto ciò è stato resopossibile perché negli anni che coro-nano la tradizione della famigliaRanghetti, l'assistenza ha sempre ecomunque avuto un ruolo di primaria

PHOTO DI GIORGIO CHIESA

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importanza, creando delle basi solidedove crescere ed accogliere i clientisempre più esigenti e attenti al detta-glio. A questo, come detto, si sonoandati ad affiancare nel tempo alcunitra i migliori prodotti automobilisticipresenti attualmente sul mercato.

SERVIZI - Nella concessionaria AutoRanghetti Uno oggi si possono trova-re servizi assolutamente vantaggiosi,tra i quali spiccano la revisione deiveicoli, un parco di vetture sostituti-ve, il servizio navetta, wifi gratuito e,perché no, anche il servizio espresso,

sempre molto gradito. Tutto garantitoda uno dei migliori enti di certifica-zione europea, il TUV, che già dal feb-braio del 2011 ha posto il sigillo sul-l'assistenza MAZDA dell'autosalone.

GARANZIE - Un parterre di servizisenz'altro solido e ben strutturato,che garantisce a tutti i clienti ilrispetto della filosofia che sta allabase della storia Ranghetti: disponi-bilità, trasparenza ed affidabilità.Punti saldi che muovono da più diquarant'anni ogni cambiamento inter-no all'azienda. Tutto è chiaramente

reso possibile da una squadra di tec-nici ed impiegati sempre aggiornato eformato verso ogni nuova tecnologia,e sempre a disposizione per qualsiasiesigenza.

ANTI CRISI - La realtà trevigliese sidistingue dunque per il coraggio diosare e di azzardare, in un momentodifficile. Un'impresa che, seppur pic-cola, ha deciso di lottare contro lacrisi e i grandi gruppi, sfidando il mer-cato e le convenzioni. Una scelta che,di certo, i clienti sapranno apprezzaree ripagare con la fiducia.

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Dalle Ghiaie di Bonate al gotha delteatro italiano. Il trait d'union potreb-be tranquillamente raffigurare latrama di un film, il racconto di un gio-

vane chierichetto dalle grandi doti recitative chedal paesello in provincia di Bergamo parte con lasua borsa carica di speranze e buoni propositialla volta del successo. Un giovane che abita infondo al paese nell'ultima cascina, denominata" del francese", adiacente alla cappella eretta inoccasione dell'apparizione mariana del 13 mag-gio 1944, alle Ghiaie di Bonate Sopra. Un ragaz-zo conosciuto e amato da tutti, diviso dallavolontà di farsi missionario e la recitazione, che

percorre tutti i giorni in bicicletta, intonando adalta voce le litanie liturgiche in latino, quel lembodi terra ancora primitivo, che separa la sua casadalla chiesa. La stessa nella quale serve la primamessa alle 6 del mattino tutti i giorni, a fianco diDon Italo Duci. Un "ragazzone" di quasi duemetri d'altezza che alla fine si lancerà nel mondodella recitazione. Il tutto, corredato dal magicoscenario degli anni '70 italiani. Strano che, pro-prio lui, all'anagrafe Maurizio Donadoni, nonabbia ancora pensato di raccontare le sue espe-rienze in un libro o in un film, la sua gavetta dalleorigini ai giorni nostri. Proprio l'attore bergama-sco, in scena ora con l'Otello di William

Shakespeare nel ruolo di Iago, antagonista diMassimo Dapporto,prima a Bologna e poi aBolzano, ne avrebbe di cose da raccontare. Unlungo percorso artistico e professionale correda-to da grandi esperienze fino all'ultima parentesida scrittore di testi teatrali, fra cui una comme-dia ironica e divertente purtroppo di questi tempiattualissima: "Precarie Età". Un gioco di parole,il racconto di due donne accomunate dalla per-dita del lavoro e del marito, con un crescendo dicolpi di scena che alla fine troveranno il proprioriscatto sociale, dando un messaggio di speran-za alla società odierna in piena crisi economico-esistenziale. Una crescita artistica importante,

«Vi racconto il mio teatro»

ARTE&CULTURA

Incontro vis-à-vis con il Maestro bergama-sco, l’attore Maurizio Donadoni, protago-nista con Massimo Dapporto nel ruolo diIago in Otello a Bologna e Bolzano: «Lanostra professione? E' difficile dare unfuturo ai nostri giovani attori»

ARTICOLO DI LUCA T. BILOTTAPHOTO DI RAFFAELLA CAVALIERI

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quella del nostro Maestro bergamasco. Un cre-scendo che l'ha visto al cinema o in tv duettan-do con attori quali Gigi Proietti, Michele Placido,Remo Girone, Luca Zingaretti, Sergio Castellitto,Alessio Boni e per i più giovani anche RiccardoScamarcio. Insomma, Maurizio Donadoni non siè fatto mancare nulla in carriera. "Mi dividovolentieri - racconta nel camerino dell'Arena delSole di Bologna, con indosso i vestiti di scena daIago - fra cinema e teatro. Non ho una vera epropria predilezione, anche se il contatto con ilpubblico è sempre il lato più bello di questa pro-fessione. Sono due mondi e modi di recitare dif-ferenti". Un artista a tutto tondo, come si suol

dire, che seppur di matrice teatrale, al cinema hapreso parte ad una serie di pellicole che sono trail meglio che il grande cinema italiano abbiasaputo offrire dagli anni Ottanta a oggi.Appassionato di musica fin dall'adolescenza,compie degli studi musicali al conservatorio,anche se nel 1982 sceglie la carriera teatraleesordendo come interprete dell'opera diShakespeare "Come vi piace", accanto a OttaviaPiccolo. Del resto, fisicamente, è imponente.Alto e possente, si adatta ai ruoli più disparatima quelli "da combattente" sono i migliori:memorabile il ruolo di "Aiace" a Siracusa, nell'a-rena che fu fulcro dell'arte recitativa ai tempi

della Magna Grecia. Complice anche la loca-tion, fu un grande successo soprattutto per l'in-terpretazione magistrale del "nostro" attore ber-gamasco. Senza dimenticare il "Riccardo Terzo",anche qui prova magistrale. Aldilà delle cele-brazioni, doverose ci mancherebbe, sul suoruolo primario nel mondo artistico italiano, ènecessario raccontarne anche le difficoltà nelraggiungere simili traguardi e soprattutto gli sce-nari futuri in previsione di un nuovo progetto pro-fessionale. "Sono nato a Bergamo e sono moltolegato alla mia terra d'origine. Ho gli affetti, lafamiglia, i ricordi d'infanzia e mi piacerebbe ritor-narci più spesso rispetto a quanto riesco a fareoggi. Purtroppo il nostro lavoro è zingaro, ci portaa girare il mondo in continuazione ed è difficileessere stanziali accanto alle persone che ciamano e che ci vogliono bene, come può farechi lavora in ufficio". E a proposito di lavoro, eccoil primo affondo: "Il nostro è un settore non sem-pre considerato nella giusta misura, conoscovalidissimi attori che devono mantenersi conaltre attività per andare avanti. Sono giovani,hanno grande voglia di fare e resistono strin-gendo i denti e vivendo praticamente alla gior-nata. Ma come puoi pensare di costruire unfuturo così? Ai miei tempi non c'era nulla discontato, per carità, ma adesso è molto più dura.Sono stato fortunato ad avere una carriera sta-bile, anche se non è stato assolutamente facile.Ma per i giovani che volessero intraprenderequesta carriera cosa possiamo garantire? E' ilsistema che non va bene, stiamo lentamente edinesorabilmente distruggendo quanto di buonofatto in passato".A tal proposito, è doveroso unaccenno a Bergamo e alla sua storia teatrale."Un mio rammarico? E' non avere mai trovatodelle persone che avessero la lungimiranza e lacapacità imprenditoriale per capire quanto sisarebbe potuto creare nella nostra città. Con ilprofessore di storia dell'arte dell'Università diBergamo, il grande Benvenuto Cuminetti, si erainiziato a valutare alcune iniziative volte a valo-rizzare il nostro teatro. Purtroppo ci ha lasciatiprematuramente e nessuno ha mai ritenuto diraccoglierne l'eredità". Gli obiettivi erano moltoalti: "Mi sarebbe piaciuto creare qualcosa d'im-portante, una compagnia teatrale nazionale delDonizetti, facendo diventare il nostro teatro unafucina di talenti e dando una mano anche aitanti giovani che vogliono intraprendere questacarriera. Del resto io sono partito da zero,dall'Oratorio delle Grazie di Bergamo in cui c'era

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un fantastico corso sperimentale di recitazione. Ma per fare il passo definitivo ho dovuto spostarmi e questo è dav-vero un peccato per la nostra città. Anche perché, come molti ben sanno, il teatro Donizetti è un'eccellenza nel pano-rama nazionale, ma piano piano sta perdendo terreno. Servirebbe più fiducia in noi stessi (bergamaschi, n.d.r.),piùpassione ed entusiasmo. E' un errore pensare che la cultura in genere, ma nello specifico il nostro teatro, non pos-sano essere anche un'opportunità di profitto come una qualsiasi impresa che si rispetti". Ad un certo punto,Maurizio Donadoni s'interrompe, sistemandosi la cintura da Iago e risedendosi sulla poltrona del camerino. Forsesta riflettendo che "Nemo propheta in patria (sua)", ovvero che nessuno (purtroppo, aggiungiamo noi) è profetanella propria patria. Invece aggiunge: "Nessuno sa, forse pochi, che Bergamo ai primi del Novecento era famo-sissima nel mondo per un premio internazionale di prestigiatori e magia. Merito soprattutto di Enrico Rastelli.Venivano da tutto il mondo, questo per me è rendere grande la propria città. L'amore per la propria terra e leradici innanzitutto: proprio per questo ritengo il Teatro Donizetti un gioiello che tutti ci invidiano e che potreb-be ambire a molto di più, creare per esempio un progetto teatrale di respiro internazionale che sappia richia-mare grandi artisti. E credetemi che non esagero per troppo amore della mia terra, di teatri così ce ne sonodavvero pochi in Italia e nel mondo". La piacevole chiacchierata procede spedita, fra ricordi di giovinezza e l'e-steso elenco delle opere a cui ha preso parte Donadoni. Fino ad arrivare ai progetti futuri in cantiere: "Ho acqui-stato una chiesetta sconsacrata a Viterbo, con un bellissimo noccioleto. E' il mio piccolo sogno nel cassetto:mi piacerebbe renderla una scuola artistica sperimentale. Magari con un piccolo ristorante in cui si mangiae si dà spazio ai giovani per imparare le arti a tutto tondo sul palco allestito sull'ex altare". Intanto, MaurizioDonadoni la utilizza come sua personale "valvola di sfogo": "Per adesso ci vado da solo, suono la mia trom-ba nella mia chiesetta e mi rilasso. Coltivo qualche cosa nei terreni e riesco a rigenerarmi. Ma chissà cosam'inventerò per il futuro, la recitazione è il mio passato e il mio presente. Ma non disdegno la scrittura diopere teatrali, attività che già svolgo, e l'insegnamento. Vedremo. Ovviamente, se ci fosse qualche proget-to interessante e la mia città mi chiamasse al suo cospetto, sarei pronto a mettere a disposizione la mia per-sona e la mia esperienza". Parola di Maurizio Donadoni, colui che - osservandolo dalla platea del teatro diBologna (non avendone mai avuto l'occasione di ammirarlo così da vicino come la seconda fila) -, dimostragrande padronanza del palcoscenico, capacità e serenità dialettica e figurativa. Insomma, un attore cosìavrebbe molto da insegnare ai suoi concittadini. Non a caso i colleghi sul palco, durantele prove e non solo, lo chiamano "Maestro". Sarà un caso? Ai posteri l'ardua sentenza.

DA REMO GIRONE A MARCELLO MASTROIANNI: UNA VITA D'ARTISTA VERO

La carriera di Maurizio Donadoni è un continuo crescendo di successi e grandi progetti, sia teatrali sia cinematografici e televisivi. Ma vediamo neldettaglio qual è stato il suo vero percorso artistico nei tre filoni di appartenenza: teatro, cinema e televisione. Dopo l'esordio sul palcoscenico accan-to ad Ottavia Piccolo, come già detto, nello stesso anno viene contattato da Gabriele Lavia che lo vuole al suo fianco in una rappresentazione tea-trale de "Amleto", passando poi vicino a Remo Girone e Paolo Graziosi ne "Troilo e Cressida", mentre l'anno successivo è ne "I masnadieri", per laregia di Lavia, nel ruolo di Schweiter. Insomma, il teatro è il suo primo grande amore da "Bestia da stile" (1986, che gli ha permesso di vincere il pre-mio Ubu) con Marisa Fabbri a "Ritratto di Dorian Gray", fino a Ronconi che lo imporrà nel 1988 ne "I dialoghi delle Carmelitane" e ne "Rosamunda"(1989), senza contare "La vita è sogno" (1991). L'esordio cinematografico è invece segnato dalla pellicola Storia di Piera (1983) di Marco Ferreri,accanto a Isabelle Huppert, Marcello Mastroianni, Hanna Schygulla e Loredana Berté e la sua performance sarà così soddisfacente da spingere ilgrande e dimenticato Ferreri a imporlo anche ne Il futuro è donna (1984) e I love you (1986). Altro importante regista nella sua carriera è Marco TullioGiordana che lo dirige nel film tv Notti e nebbie (1984), poi nella pellicola Sanguepazzo (2008). La sua filmografia si completa con titoli come: Primadel futuro (1985), Anche lei fumava il sigaro(1985), Il caso Moro (1986), La coda del diavolo (1986) e i film tv La sonata a Kreutzer (1985), Un bam-bino di nome Gesù (1987) per la regia di Franco Rossi. Dopo aver recitato nel thriller Caramelle da uno sconosciuto (1987), è accanto a JeanneMoreau in Remake (1987), entrando poi nei cast de: Il volpone (1988), Qualcuno in ascolto (1988), della fiction La bugiarda (1989) diretto da FrancoGiraldi - che lo vorrà anche per la miniserie Isabella la ladra (1986) - e del telefilm Requiem per voce e pianoforte (1991). All'inizio degli Anni Novanta,recita con Stefania Sandrelli ne Evelina e i suoi figli (1990) e con Max von Sydow in Una vita scellerata (1990), ma anche ne Riflessi in un cielo scuro(1991). Si reinventa persino autore di drammi come "Fosse piaciuto al cielo" (1991) e "Memoria di classe" (1994, sulla tragedia del Vajont) che hannovinto diversi premi teatrali. Alternativamente passa da televisione a cinema: Tutti gli uomini di Sara (1992), Portagli i miei saluti - Avanzi di galera(1993), le miniserie L'ispettore anticrimine (1992) e Scoop (1992) e i film tv Processo di famiglia (1992) e Doris una diva del regime (1993). Interpretespesso usato da Antonello Grimaldi, dal 1994, torna a teatro con "Line", "Notti di Picasso" e "Check-point Papa", ma continua a presenziare il gran-de schermo ne Testimone a rischio (1996) e Gialloparma (1999), mentre nel tubo catodico impersona il Colonnello Valente della fiction cult La pio-vra 9 - Il patto (1998). Spesso attore per Marco Bellocchio, recita per lui ne L'ora di religione (Il sorriso di mia madre) (2002) con Sergio Castellitto,Chiara Conti, Gigio Alberti, Donato Placido e Piera Degli Esposti e ne Il regista di matrimoni (2006) ancora con Castellitto, ma anche con DonatellaFinocchiaro e Gianni Cavina. A concludere la sua lunga carriera, le pellicole Il bacio dell'orso (2002), Chi si ferma più (2004), Signora (2004), Fuocosu di me (2006) e Mare nero (2006), nonché qualche episodio de Diritto di difesa (2004), le fiction Imperium - Nerone (2004), La freccia nera (2006),Caravaggio (2007) e Pinocchio (2008), nell'azzeccato ruolo di Mangiafuoco.

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AUTORANGHETTI

UNO

Auto Ranghetti Uno S.r.l.Viale Manzoni 17/a - 24047 Treviglio (BG)Tel. 0363 44948 - E-mail: [email protected]

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BMW Perfect Drive,Olimpia-Londrapassa da Bergamo

Lo spettacolare tour organizzato dalla casa tedesca ha fatto tappa, lo scorso giovedì 12 aprile, dalla città dei Mille, grazie alla concessionaria ufficiale Lario Bergauto

MARATONA

Se qualcuno si stesse chiedendocosa fosse quella spettacolarecarovana di vetture BMW che loscorso giovedì 12 aprile ha attraver-

sato Bergamo arrivando da Lecco, rispondia-mo che si trattava di una maratona. Propriocosì, perché il nuovo tour firmato dalla casatedesca è frutto dell'ispirazione ai GiochiOlimpici del 2012: una speciale corsa daOlimpia (in Grecia) a Londra, a cui anche ilsottoscritto ha avuto l'onore di prendereparte grazie alla generosità della concessio-naria per Bergamo, Lecco e Sondrio LarioBergauto.

PARTNERSHIP OLIMPICA - Il Gruppotedesco, infatti, è partner ufficiale di Londra2012 ed ha già consegnato i primi 40 veicoliche saranno utilizzati per l'Olimpiade e laParalimpiade in calendario per la prossima

PHOTO: GIORGIO CHIESA

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estate (rispettivamente dal 27 luglioal 12 agosto e dal 29 agosto al 9 set-tembre). Le vetture fanno parte diuna flotta che sarà utilizzata dalcomitato organizzatore del grandeevento sportivo. Si tratta, in partico-lare, di veicoli elettrici, diesel e ibri-di che sfruttano la tecnologiaEfficient Dynamics e consentono dirimanere entro i limiti di emissioni diCO2 dei 120 grammi al km fissati dalcomitato organizzatore dei GiochiOlimpici. La casa di Monaco, inoltre,fornirà anche una gamma di motoci-clette e biciclette.

LA MARATONA - Ma tornandoall'evento, il percorso ha attraversa-to l'Italia per un tragitto totale di

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circa 6 mila chilometri. In particolare, lacarovana formata - tra le altre - dalle treBMW Serie 3 (una per ciascuna delle nuoveLines), ha visto lo start proprio in Grecia perraggiungere Londra, percorrendo il suolo ita-liano per 150 tappe, posizionate ognuna a42 chilometri di distanza. Personalmente, èstata un'emozione unica alla guida dellanuovissima BMW Serie 3 Luxury, ma ancheper gli altri "tedofori" - tutti clienti della con-cessionaria - è stata un'occasione specialeper effettuare un vero e proprio test drive.

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PERFECT MOVEMENT - Facendo unparagone sportivo, per essere il miglioreogni atleta deve cercare i movimentiperfetti, dei movimenti di precisionemillimetrica. Questo richiede un impe-gno costante e ossessivo per migliorarsicontinuamente. E solo quando si ottienequel movimento si dà completa espres-sione ad un'azione che combina armoni-camente bellezza e potenza. Così è laNuova BMW Serie 3. Come gli atletiolimpici, quest'auto rappresenta il movi-mento perfetto, grazie alla combinazio-ne delle sue doti dinamiche con la pre-cisione del suo progetto. Il "PerfectDrive" - da cui ha preso il nome l'evento- ha dunque unito Olimpia a Londrasotto il segno di BMW, rendendo i par-tecipanti dei protagonisti.

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«54 Buche per la Solidarietà», terzaedizione in trionfo

La manifestazione, organizzata dall'Accademia del Tennis di Cividino, si affianca al famoso «Tennis Vip» e per tre anni di fila si rivela un grande successo

BENEFICENZA

PHOTO: SAN MARCO

Come tutti ormai sanno, la celebreAccademia del Tennis di Cividino orga-nizza manifestazioni sportive con ilsolo scopo di raccogliere fondi da

destinare ad associazioni di volontariato del ter-ritorio bergamasco. Solo per citare alcuni nume-ri incredibili, negli ultimi otto anni sono stati dis-tribuiti ben 700 mila euro, e per il 2012 l'obbiet-tivo è quello di beneficiare altre associazioni chepotranno realizzare importanti progetti di assi-stenza.

DAL TENNIS AL GOLF - Ma se abbiamo impa-rato a conoscere e ad amare l'ormai mitico"Tennis Vip", ha fatto capolino per il terzo annoconsecutivo anche l'ormai rodato "Golf Vip", chenell'edizione 2012 - "52 Buche per la Solidarietà"- è stato ospitato da tre circoli tra i più prestigio-si della Bergamasca: Golf Club Parco dei Colli,Golf Club Franciacorta e Golf Club L'Albenza. Tre

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oasi di pace che fanno sentire sereni, come ben sanno inumerosi cultori della disciplina, specialmente se assie-me al colpo si unisce anche l'obbiettivo solidale chel'Accademia del Tennis da sempre si prefigge.

TORNEO - Parliamo dunque di tre giornate (1, 13 e 20aprile), nelle quali le condizioni meteo non sempre favo-revoli non sono riuscite a fermare la grande anima soli-dale dell'organizzazione. In cabina di regia, come sem-pre, c'era Giovanni Licini (deus ex machina del "TennisVip" e sempre in prima fila), con Dario Colloi e GiancarloOngis, quest'ultimo tra i principali trascinatori dellamanifestazione, che si è conclusa in grande stile allaCantalupa di Brusaporto, con la serata dedicata alle pre-miazioni. I partecipanti? Ben 330, tutti fieri d'indossare

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la casacca "Vip" onorando il torneo con gran-de sportività, passione e con quella voglia difare del bene che è semplicemente difficile,se non impossibile, da raccontare.

SOLIDARIETA' - "L'Accademia del TennisVip - ha affermato Giovanni Licini - si èormai avvicinata in modo continuativo almondo del golf. Eravamo inesperti ma conl'aiuto di persone che si sono rese disponi-bili grazie alla loro professionalità, siamoriusciti a consolidare questo evento.Abbiamo allestito un circuito di tre gare, neicircoli che sono punti di riferimento per igolfisti del nostro territorio. I veri vincitorisono stati tutti coloro che hanno dato l'ade-sione a questa nostra sfida, perché è con laloro presenza se siamo riusciti a fare anco-ra una volta la differenza".

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Iperauto Bergamo,la filosofia del «Service»

RUBRICHE

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ASSISTENZA

E' il know-how acquisito ciò che sta alla basedel successo della concessionaria di BorgoPalazzo: post vendita, cortesia e un serviziodedicato

Qual è il segreto di IperautoBergamo? A dire la veritànon possiamo parlare solodi un fattore, ma di un mix

di qualità e know-how che la pro-prietà ha saputo infondere alla suasede bergamasca. La prosecuzionedella fortunata attività imprendito-riale - nata alla fine degli anni '80

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e che prima di approdare in viaBorgo Palazzo ha toccato con altrimarchi Sondrio, Pian Camuno,Lecco, Como, Cantù ed Erba - è ladimostrazione lampante di comeun'oculata gestione e uno spiritosempre più intraprendente nelmondo automobilistico possano allalunga ripagare gli sforzi fatti, anchein un periodo difficile come questo.Iperauto Bergamo nella Città dei

Mille è sinonimo di Jaguar, Volvo eLand Rover. E proprio quest'ultimoprestigioso marchio di cui IperautoBergamo rappresenta l'unica con-cessionaria ufficiale per la città e laprovincia è l'ultimo tassello delpuzzle di una trentennale storiaimprenditoriale.

POST VENDITA - I maggiori puntidi forza della concessionaria di Via

Borgo Palazzo sono assistenza, curaper il cliente e Service dedicatoLand Rover. Iperauto Bergamo ècapace di rispondere alle esigenzedella clientela, puntando sulla cor-tesia non solo nella vendita, maanche e soprattutto nel post vendi-ta.

SERVICE - Il Service Land Rover ècapace di rispondere ad ogni esigen-

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za e di coccolare tutte le vetturedella gamma, dalla insormontabileDefender, alla nuova arrivata RangeRover Evoque. La squadra è compo-sta da 10 persone dedicate al mar-chio con una lunga esperienza matu-rata sia sul campo che attraverso icorsi tecnici Land Rover: non ci sor-prende quindi sapere che molticlienti arrivano dalle province limi-

trofe per rivolgersi all'assistenza diIperauto Bergamo.

SUL CAMPO - La proprietà ha deci-so di compiere investimenti decisiper l'assistenza e il post-vendita,mettendo a disposizione dei clientiveicoli sostitutivi, e qualora il clientelo richiedesse, consegnando l'auto adomicilio. Per gli interventi spot sono

state allestite due sale d'attesa com-plete di tutto l'occorrente (riviste,quotidiani, wifi gratuito, solo per farealcuni esempi) per rendere più grade-vole l'attesa. La tempestività dellecomunicazioni? Anche questa incre-dibilmente celere grazie alle telefoni-ste dedicate e ad un servizio di smscapace di avvisare immediatamenteil cliente quando l'auto è pronta.

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Design:l'ultima versione F30, si rinnova completamente, senza tuttavia perdere il suo DNA da atleta e quel family feelingche piace tanto agli italiani

ARTICOLO DI LUCA T. BILOTTAPHOTO: GIORGIO CHIESA

MOTORI

La Serie 3 non rappresenta solo il modellocardine dell'intera gamma BMW, suo èinfatti il 32% dell'intero immatricolatoauto, ma anche gran parte della storia evo-

lutiva del marchio dell'elica. La nuova generazionedella celebre vettura tedesca si distingue per unfrontale più basso e sportivo, caratterizzato daglielementi stilistici tipici di casa BMW. Il caratteri-stico temperamento sportivo della 3 viene nuova-mente confermato: il vero asso nella manica rima-ne quindi il binomio fra dinamica e piacere diguida, entrambe superiori rispetto a quanto assi-

curato dalla diretta concorrenza. Ovviamente unaltro fulcro in casa BMW - mai stato così "caro"agli italiani visto l'attuale prezzo di un pieno (ben-zina o diesel che sia) - è che il modello provato pervoi lettori di Bergamo Economia rappresentaun'auto "forte" nell'estetica e nei contenuti - fratecnica e tecnologia, ovviamente -, ma assoluta-mente "debole" nei costi di gestione. Ovvero? Laversione da 116 cavalli da 2.0 litri è assolutamen-te parca nei consumi, ma a prestazioni non hanulla da invidiare alle sorelle. Entriamo nel detta-glio di questa bellissima berlina.

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PROVATA PER VOI

Parca nei consumi, non si limita nelle prestazioniAbbiamo provato per voi lettori, in Valcalepio

fin su nei vigneti dell’azienda agricola «Le Mojole» la versione da 116 cavalli con un motore 2.0 litri diesel

sovralimentato capace di toccare i 200 km/h

Interni:tre i livelli

di allestimentoOvvero Sport Line,

Luxury Line e Modern Line,

in modo da interpretare

nel migliore dei modi i vari gusti

della clientela

BMW 316d,il fascino

del risparmio

DESIGN - Parlando in linee generali dell'ultimaversione, la F30, si rinnova completamente, senzatuttavia perdere il suo DNA da atleta e quel familyfeeling che ancora oggi l'accomuna con le vecchiegenerazioni del modello: il filo conduttore passaattraverso una qualità costruttiva da segmentosuperiore, accompagnata da una cura esteticache non lascia nulla al caso e dalla capacità disaper garantire al suo "pilota" una guidabilità daauto sportiva. Interessante la capacità della Serie3 di aumentare le sue dimensioni esterne nelcorso della sua ultima evoluzione senza compro-mettere il peso, che resta allineato al modello pre-cedente, risultando addirittura più contenuto sualcune versioni come la nostra in mano, declina-

zione berlina, grazie alla complicità della conces-sionaria ufficiale BMW Lario Bergauto. Il frontalesi caratterizza per la presenza delle due prese d'a-ria laterali che sostituiscono la presa d'aria cen-trale; prese laterali che presentano anche le aper-ture verticali denominate Air Curtain, che incre-mentano la circolazione dei flussi d'aria con posi-tive ricadute in termini di aerodinamicità e, quindi,di consumi e prestazioni.

INTERNI - Anche qui l'impatto estetico è all'inse-gna della continuità, con il giusto connubio tra ele-ganza e sportività che è ormai la consuetudine per leauto della casa bavarese. In particolare, la plancia èora più curata e pratica, con le vaschette portaog-

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Tecnica:con questa motorizzazione

è abbinata la trazioneposteriore ed il cambiomanuale a sei marce

o il cambio automaticosequenziale ad otto marce

LARIO BERGAUTOVia Campagnola, 50

Tel. 035 4212211 - Bergamowww.lariobergauto.bmw.it

www.mobility.it

getti posti nella consolle centrale. Sono tre i livelli di allestimento per gli interni: Sport Line,Luxury Line e Modern Line, in modo da interpretare nel migliore dei modi i vari gusti della clien-tela. L'abitacolo è più spazioso, in particolare per quanto riguarda la parte posteriore, doveaumenta lo spazio per le ginocchia e per la testa. Il bagagliaio ha una capacità di 480 litri.

MOTORE - La vera novità di questo bellissimo mezzo, però, è senza ombra di dubbioil propulsore. Questa volta non parliamo di un bolide supersonico, bensì di un'autocomoda e performante, capace di regalare comunque una brillante ripresa ai propriguidatori e di sfondare quota 200 km orari di picco massimo di velocità. Entrando neidettagli tecnici, la nuova BMW 316d, viene equipaggiata con un motore 2.0 litri dieselsovralimentato, nella versione depotenziata da 116 cavalli e 260 Nm di coppia massi-ma tra 1.750 e 2.500 giri/minuto, abbinato alla trazione posteriore ed al cambiomanuale a sei marce o al cambio automatico sequenziale ad otto marce. La vettura, inquesta configurazione, tocca i 202 chilometri orari di velocità massima, passa da zeroa cento chilometri orari in 10,9 secondi (11,3 se la trasmissione è automatica), emette115 grammi di CO2 per chilometro (116 se la trasmissione è automatica) e consuma4,4 litri di carburante ogni cento chilometri (4,5 se la trasmissione è automatica). Comepotete constatare il cuore pulsante è molto vivo e capace di regalare grandi soddisfa-zioni, ma non richiede un mutuo per fare il pieno al distributore.

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Lo scorso giovedì 19 aprile era tutto pronto peril lancio bergamasco della nuova PorscheBoxster, già presentata in anteprima all'ultimosalone di Ginevra. Il Centro Porsche Bergamo

Bonaldi ha organizzato una "Festa di Primavera", tra-sformando il celebre show-room in un elegante giar-dino. In collaborazione con "Vivai Rota", l'allestimen-to ha sposato appieno la filosofia solare, primaverilee carismatica dell'ultima nata della casa. "UnaPorsche autentica - ha sottolineato l'ad SimonaBonaldi -, oggi ancora più sportiva e tecnologica, cheriuscirà a soddisfare i desideri del pubblico femmini-le e dei giovani, che da sempre apprezzano la road-ster". Nel definire lo stile della terza generazione, ilgioiello tedesco sembra aver tratto ispirazione dadue modelli entrati nel cuore degli appassionati: laCarrera GT del 2003 e la 918 Spyder, che ancora deveentrare in produzione. Carrozzeria alleggerita, passoallungato, carreggiate allargate, assetto ribassato emotori più efficienti sotto il profilo di consumi e pre-stazioni: la Boxster è stata riprogettata seguendo laricetta adottata con successo dalla 911.

Solare e carismatica,ecco la nuovaBoxster

CHI, DOVE E PERCHÈPHOTO: LORIS SAMBINELLI

EVENTI

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Un evento a dir poco insolito è andato in scena loscorso venerdì 30 marzo ad Alzano Lombardo,all'interno delle Cartiere Paolo Pigna. Stiamoparlando della finale italiana del "Red Bull

Paper Wings", il campionato del mondo di aeroplani dicarta riservato esclusivamente alle giovani menti deglistudenti universitari. Parliamo di una kermesse giuntaalla sua terza edizione, che si svolge ogni tre anni e chesta ottenendo consensi sempre maggiori: dei 48 paesipartecipanti nel 2006 si è passati agli 83 del 2009, addi-rittura 85 nel 2012, con ben 37 mila piloti in gara. In Italial'evento ha toccato 18 atenei in altrettante tappe di qua-lificazione. Nel "Red Bull Paper Wings" vengono premia-te come da tradizione tre categorie: Longest Distance(ovvero il volo più lungo), Airtime (la maggiore perma-nenza in aria) e Aerobatics (il volo più acrobatico). Nellacategoria Longest Distance ha vinto Walter Vitale(Università di Catania) con un volo di 30,80 metri, in quel-la Airtime lo spagnolo Josè Manuel Barea (Università diSalerno) con 7,37 secondi, mentre nell'Aerobatics l'indo-nesiano Ricky Raymon (Università di Cosenza) con 23punti assegnati dai giudici.

Red Bull PaperWings, le finali alle CartierePigna

CHI, DOVE E PERCHÈPHOTO: GIORGIO CHIESA

EVENTI

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Con il porte aperte dello scorso sabato 21 edomenica 22 aprile Lario Bergauto ha volutocelebrare la nuova BMW Serie 3. Cosa dire diquesta ennesima meraviglia della casa tede-

sca? Le abbiamo dedicato una prova su strada propriosu questo numero, mentre la concessionaria di viaCampagnola ha deciso di stare vicino ai propri clientimostrandone le sue nuove e accattivanti linee e conce-dendo dei test drive in giro per la Bergamasca. Oltrealla 316d di cui abbiamo trattato, i diesel di chiudonocon la 320d, sempre due litri di cilindrata, che sviluppa184 CV di potenza (4,4 litri per 100 km e 117 grammi diCO2). Mentre per i due benzina, il 4 cilindri 328i (sem-pre 2 litri) ha una potenza da 245 cavalli e consuma 6,3litri/100 km, mentre l'esplosivo 335i offre una cavalleriache arriva a quota 306. E ciò nonostante non è troppo"esoso" nei consumi (13,9 chilometri con un litro).Infine, grazie alla tecnologia tedesca, le percorrenzenon sono solo teoriche, perché un sistema suggerisce achi sta al volante cosa fare per aumentare la percorren-za. Tanto che, al rifornimento, informa a quanto ammon-ta il "bonus" di carburante risparmiato.

Porte aperte Lario Bergauto,in scena la nuovaBMW Serie 3

CHI, DOVE E PERCHÈPHOTO: LORIS SAMBINELLI

EVENTI

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E'partito lo scorso mercoledì 18 aprile e nonpoteva scegliere occasione e location miglio-re. Stiamo parlando del "Lario Bergauto MINITour", che con le sfavillanti creature della

casa tedesca attraverserà numerosi locali nellaBergamasca. Si è partiti, dicevamo, con uno dei localipiù di moda degli ultimi anni, il "Primo Livello" di Curno,dove un numero sempre crescente di giovani si daappuntamento per consumare la notte in compagnia.Ma il mercoledì è stato un giorno speciale anche perchési è tenuto l'ormai mitico Face2Face - soprannominatodagli organizzatori "il mercoledì che ti cambia la vita" -,un evento che raduna il popolo di Facebook a suon dimusica e divertimento. Come da tradizione, la conces-sionaria MINI ufficiale per Bergamo e provincia LarioBergauto ha portato un piccolo dono da ammiraredurante la festa: ci riferiamo al modello di punta di tuttala linea, la MINI Countryman Cooper S da 184 cavalli.Ma la vera notizia è stata l'annuncio che nelle giornatedi sabato 5 e domenica 6 maggio sarà possibile tocca-re con mano, all'interno dello show-room di viaCampagnola, la nuova versione MINI Ray Line.

Face2Face alPrimo Livello, con«MINI Ray Line»è un'altra musica

CHI, DOVE E PERCHÈPHOTO: LORIS SAMBINELLI

EVENTI

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Concessionario ufficiale Jeep - Filiale di CURNO (BG)Via Bergamo, 66 - 24035 Curno - S.S. Briantea - Tel. [email protected] - www.autotorino.it

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