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BeMag Plus#2 - Gennaio 2012

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secondo numero del bemagplus

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Gennaio 2012 - n.2- anno 2DIRETTORE RESPONSABILE

STEFANO [email protected]

-ART DIRECTOR

SILVIA [email protected]

-RESPONSABILE REDAZIONE WEB

SERENA [email protected]

-UFFICIO GRAFICO

MATTEO [email protected]

ADVERTISING030 2305175

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HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMEROALICE J. MINELLI - MASSIMO GHIDINI - SILVIA ZORZETTI - STEFANO DANESI

DAVIDE DI MARIA - ANDREA BASTIANI - PROF. LAYTON - NINTENDOMAIN ROBERTA BESCHI - SOPHIE - ROBERTA SCOTUZZI - NICKY LAZZARI

FRANCESCA DIONI - L’OMINO - VERY & CINZIA - ALESSANDRO PIANTONILAURA TONIN - EXPRESSIVE 87

EDITOREKitchen snc

via Taglietti 11 - 25037, Pontoglio (Bs)

Autorizzazione del Presidente del Tribunale di Brescian. 23/2011 del 14/11/2011

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Anche l’hairstyle strizza l’occhio al passato.Ritornano prepotentemente le onde stile anni ’50,

che danno una piega naturale e morbida.Sui corti la tendenza è invece anni ’30, con onde piatte riviste però in chiave frizzante e moderna.

Solitamente chi azzarda questo tipo di pettinatura è una donna dal carattere molto

grintoso, in contrasto con lo stile retrò del capello, per sdrammatizzare

l’indesiderato effetto invecchiamento.Per il colore vengono proposte nuove

nuance “terra”: il rame si spegne e i capelli tornano a schiarirsi, già in

attesa di una primavera che si spera non tardi ad arrivare.

HAIR STYLE - HAIR STYLE - Very & Cinzia TeamVery & Cinzia Team

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MODA - La moda dei fashion blogger non si placa - MODA - La moda dei fashion blogger non si placa - Alice J. MinelliAlice J. Minelli

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Troppi cloni in questa città ed una corsa sfrenata ad ottenere “l’effetto uguale a quello di”. Poca personalità, poca originalità, pochissima unicità. Greggi di adolescenti con scarsi obiettivi estetici, esibiscono abiti spesso creati in serie e di scarsissima qualità. Gruppetti di persone dove anche la bellezza e la particolarità �sica non emergono per via della monotonia. Monotonia nella forma e nel colore… e così bye bye all’ amore per l’unicità del capo. Nell’era in cui tutto si omologa al commercio facile di capi simili, per fortuna, c’è ancora chi, la moda la vive in una dimensione stramba e del

tutto personale. La produzione di abiti confezionati prende il via dall’America, dal New York Dress degli anni ’20 del 1800, chiaramente incrementata dall’ottimizzazione dei processi dovuta all’introduzione di macchine professionali sartoriali degli anni ’50. Da qui, la de�nitiva affermazione dell’abito “fatto su misura” e di tutto il fantastico mondo che attorno ad esso gira. Un mondo ancora parzialmente inesplorato quello della sartoria e dell’artigianato, un po’ dovuto allo scetticismo disseminato ed un po’ per il fattore economico che (come ben sappiamo) comporta spese ben più importanti rispetto ad un capo standard ‘da centro commerciale’.E’ però un mondo nel quale vale la pena di buttarsi E’ però un mondo nel quale vale la pena di buttarsi (garantisco…) pagando solo il biglietto d’ingresso. (garantisco…) pagando solo il biglietto d’ingresso. Le motivazioni sono tante: dalla fantastica avventura del disegno-modello, dalla ricerca del tessuto alla sua composizione, dalle prime prove-abito alle modi�che �nali. Chiaro che anche qui, il mondo dello spettacolo e del cinema gioca le sue carte…ma quelle migliori, le più osate, le più chic ma anche le più kitch. Prendere spunti e variarne i dettagli in base al proprio modo d’essere. Aggiungere accessori per strafare, toglierne per rimanere minimal.Di professionisti in grado di soddisfare queste esigenze ce ne sono, basta cercare. Ci sono in città ed in campagna… e ci sono persino qui nel paesello, dove la moda sembra non arrivare mai. Se sono nascosti o se faticano ad ottenere un ragionevole stipendio, la colpa è solo nostra. Noi che preferiamo il ‘tutto e subito’, noi che preferiamo la maglietta di, il cappello di ed i blue jeans di. Noi che crediamo che un’etichetta sia necessariamente sinonimo di status elevato.Esistono donne giovani e dinamiche pronte ad accantonare l’invidia da sabato sera per gioire della propria personale creazione vista su di una cliente. Esistono ultrasessantenni sarte straordinariamente aggiornate in grado (passo dopo passo) di seguire le esigenze di giovani modaiole accanite o di ragazze/i semplicemente interessate/i a tutto ciò che non è propriamente convenzionale. Sprono, da creativa quale sono, a creare in continuazione: vestiario compreso.

I DON’T WANT THE GAG - Largo all’unicità del capo- I DON’T WANT THE GAG - Largo all’unicità del capo- Roberta ScotuzziRoberta Scotuzzi

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In questa generazione videoludica non possiamo certo dirci insoddisfatti dell’assurda mole, quantitativa e qualitativa, costituita da titoli di spessore. Non parliamo solo di “bei giochi”, ma di veri e propri prodotti dedicati all’intrattenimento: a volte dispongono di trame elaborate e intricatissime (vedi i vari Uncharted o Assassin’s Creed, non a caso tanto vociferati di adattamenti cinematogra�ci!), altre di innovazioni nel gameplay o di comparti tecnici ormai alle soglie del fotorealismo… fa quindi ancora più rumore l’arrivo sugli scaffali nostrani del nuovo capitolo della pluripremiata serie “The Legend of Zelda”, succosa esclusiva per Nintendo Wii.

Perché? Beh, tanto per cominciare perché in questo nuovo Zelda non vedrete gra�ca HD o textures di qualità fotogra�ca, né trama farcita da iperrealismo, violenza o lussuria smodata (nota dolente, riconosciuta anche dai fans più sfegatati, dell’ultimo Saint’s Row 3);

non vi imbatterete in un sistema di controllo da rivoluzione videoludica e non vi ritroverete a fare cose, visitare posti, affrontare nemici che non vi sareste mai aspettati… semplicemente, avrete invece a che fare con un esemplare del genere-avventura che, siate �duciosi, farà parlare di sé per gli anni a venire come nuova pietra miliare.

Se non avete Wii, allora è il momento di prenderlo; se non avete mai giocato uno Zelda prima d’ora, questo è il momento buono per cominciare; se siete videogiocatori stanchi, un po’ svogliati, magari depauperati della magia che anni fa vi inchiodava a uno schermo, pad alla mano, a giocare ore ed ore immersi in un universo tanto �abesco quanto magico… allora preparatevi a ringiovanire, a ritornare un po’ bambini. Preparatevi, insomma, a Zelda Skyward Sword.

Leggi la recensione completa su Leggi la recensione completa su www.nintendomain.itwww.nintendomain.it

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“La fama è la cosa più importante della cultura odierna, l’anonimato è peggio della povertà” , afferma Rachel Berry, seguita a ruota dalla ex capo Cheerleader Quinn Fabray: “Una cattiva reputazione è meglio che non averne nessuna”. L’importante è non cantare fuori dal coro, uscendo dai ruoli previsti.I ragazzi del Glee Club lo hanno capito �n troppo bene, a suon di granitate alla frutta che li marchiano irrimediabilmente come dei Losers, dei perdenti ai margini di tutte le classi sociali del liceo. Poco importa se siano cheerleaders, giocatori di football o su una sedia a rotelle: il liceo ha un sistema di caste e chi fa parte del Glee Club �nisce nel seminterrato di tale sistema.Con uno humour dissacrante, dal sapore così deliziosamente politically uncorrect, Glee prende le distanze dagli ambienti edulcorati di High School Musical per sferrare una pesante critica alla società moderna, tentando di demolire, come non mai, il luogo degli stereotipi per eccellenza della società americana: il liceo. Così, tra canti e coreogra�e, i membri del Glee si trovano a dover difendere ripetutamente la propria

individualità e libertà di espressione personale, messi a dura prova proprio da quel rigido sistema che tanto li decanta ma che, a conti fatti, predilige ancora le etichette e gli schematismi: l’omosessuale dai comportamenti eccentrici messo in ridicolo, lo s�gato sulla sedia a rotelle che non può permettersi nulla, la ragazza del club della purezza, incinta, che perde i suoi privilegi...sono solo alcune delle questioni che vengono messe in discussione. Ma tutti i membri del Glee accettano di buon grado questa s�da e i risultati sono talvolta esilaranti: dalla squadra di football maschile che si improvvisa Beyoncé in Single Ladies alla settimana dedicata a comprendere i disagi di chi non può camminare, con tanto di coreogra�a in sedia a rotelle sulle note di Proud Mary. Ogni volta è un trionfo, una vittoria momentanea per ognuno di loro che viene poi travolto nuovamente dagli ordini prestabiliti. Eppure quante piacevoli “banalità” comunicano al pubblico televisivo, che sempre più si lascia trascinare da questo concentrato di energia e creatività, di humour tagliente e commovente sensibilità! Ancora una volta, nel panorama seriale moderno, i perdenti diventano vincenti, perfettamente consapevoli di se stessi. Trascorrono infatti due intere stagioni ed ecco che la presa di coscienza esplode in un brano inedito dal titolo, guarda caso, “Loser like me”. Il testo vuole essere proprio una risposta di petto a tutti gli atti di bullismo perpetrati contro di loro, strizzando l’occhio ad alcune recenti canzoni di certe star della musica internazionale: “sì, penserai che valgo zero. Ma forse tutti i tuoi idoli hanno cominciato come me...So che un giorno tu urlerai il mio nome e io guarderò dall’altra parte!”. Già, una bella rivincita da NERD!

TV & LIFESTYLE - Loser Like Me! - TV & LIFESTYLE - Loser Like Me! - Massimo GhidiniMassimo Ghidini

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Tell me more, tell me more Who's the king of your satellite castle?

Remember Two Things , 1993

MUSICA - A Song For - MUSICA - A Song For - Andrea BastianiAndrea Bastiani

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No ragazzi, non preoccupatevi, non mi sono rincitrullito questo mese, e nemme-no mi è venuto un attacco di moralismo facendo la guerra alle droghe.Il titolo evoca soltanto il regalo personale che Stoccolma mi ha fatto Si avete capito bene, Stoccolma, che non è il nome di una bella gnocca, ma esattamente la capitale della Svezia!A metà novembre mi sono concesso una mini vacanza nella capitale svedese, giusto per vedere come si vive in quella parte, neanche troppo a nord, del mondo.Ed è proprio lì che il mio regalo ha cominciato a prendere forma.Il curiosare nei negozi di dischi che incontro durante i miei viaggi è ormai da anni un rito, come quando arrivi al mare e la prima cosa che vuoi fare è mettere i piedi nella sabbia!Dopo solo quattro ore dal mio arrivo in città, i miei occhi avevano già incrociato le sue vetrine..e io ho cominciato sognare ad occhi aperti.Per prima cosa ho cominciato a nuotare tra i vinili, vecchi originali, ristampe di capolavori, stampe di album contempo-ranei come “The Suburbs” degli Arcade Fire e altre perle, dai Radiohead a Bon Iver, Franz Ferdinand ecc..E proprio mentre per le mani ho quei gioielli le mie orecchie captano qualcosa di celestiale, qualcosa di mai sentito prima..la tradizione del rock americano dei migliori Bruce Springsteen e Bob Dylan frullata con la psichedelica new wave degli ’80, con in aggiunta un po’ di indie dei giorni nostri... Il risultato è qualcosa di davvero armonioso, omoge-neo, con dei passaggi strumentali che legano tra di loro i pezzi, talmente

azzeccati che è dif�cile credere alle proprie orecchie!E’ chiaro che ci si trova davanti ad un opera d'arte, non c’è dubbio..quando poi ho scoperto che i War on Drugs arrivano dal Canada alcune domande hanno trovato automaticamente risposta. Ascoltandoli percepivo echi di Arcade Fire con la ricerca melodica dei Broken Social Scene... ci deve essere davvero un’aria buona lassù. D’altronde una nazione come quella, composta da una disparata varietà di culture e razze, non può che portare ad un sound �glio di un insieme di generi con radici ed estrazioni culturali diverse. Nel caso dei W.O.D. trattasi della migliore lega musicale possibile.“I was There”, “Your Love is Calling My Name”, “It’s Your Destiny” e la strepitosa “Baby Missiles” sono senz’altro tra gli episodi migliori di “Slave Ambient”, anche se è davvero dif�cile, e forse inadeguato, parlare di episodi in un album del genere, che possiede un suo senso e una sua storia così com’è. È come una corda che unisce due punti: nel momento in cui viene a mancare un pezzo questi non si possono più unire: ascoltando solo una traccia di questo capolavoro non si può cogliere l’essenza e il signi�cato dell’album stesso..Come avrete capito sono un pazzo maniaco, lo so..ma rimango sempre affascinato da come la musica ti può entrare dentro, stravolgere tutto.. per poi lasciarti in quel limbo dove immagini solo i momenti in cui quel determinato artista ha dato vita alla sua ispirazione.Mi piace pensare che gli W.O.D. abbiano scritto le partiture nelle fredde serate canadesi, scandite dal ticchettio della pioggia sui tetti legnosi… forse la stessa pioggia che mi ha fatto compagnia durante il mio soggiorno.Amen.

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Quando ho scoperto che Leeroy Thornhill sarebbe tornato a Brescia per uno dei suoi meravigliosi djset, ho subito cercato di ottenere un’intervista per BeMag+. Andrea Biffarino, art director dell’ormai lanciatissimo SpazioMad, ha accolto subito, e volentieri, la mia proposta e per questo lo ringrazio anche qui, pubblicamente, nero su bianco.<Grazie Biffa!!!>Oltre ad Andrea, un grazie anche a Fabrizio Perdomi (il manager booking italiano di diverse star, tra le quali, appunto, Leeroy Thornhill) per l’interesse voltomi sia durante che dopo lo show.

Leeroy Thornhill nasce a Barking (Inghilterra) l’8 ottobre 1969.Durante un rave tra la nebbia dell’ Essex, accompagnato dall’amico storico Keith Flint, conosce Liam Howlett impegnato in un djset devastante che li folgora entrambi.Basta un live collaborativo e la presenza del Mc reggae Maxim Reality per far

nascere il fenomeno Prodigy e fare il botto.Nel 1993 Leeroy debutta come solista con un vinile limited- edition sotto lo pseudonimo di Lowrise.Si dedica al djing, apre concerti di artisti del calibro di Public Enemy e collabora con molti musicisti come, giusto per citarne un paio, i Chemical Brothers e i Beastie Boys.Veste i panni di producer e diventa uno dei performer più conteso dai migliori club in circolazione.Leeroy si presenta un’oretta prima del suo show. Altissimo, e io, che di statura pecco non poco, mi felicito del fatto che gentilmente lui si siede sulla poltrona, mentre inizio, in piedi, ad intervistarlo. Per lo meno riusciamo a guardarci negli occhi senza torcicollo.Prima di tutto mi scuso per il mio accento, più bresciano che oxfordiano, e lui con un sorrisone mi dice di star tranquilla e di non preoccuparmi.

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Quando si pronuncia la parola "pop", tra i nomi che vengono subito in mente c’è Quando si pronuncia la parola "pop", tra i nomi che vengono subito in mente c’è Britney Spears. Nel lontano 1998, quando esplose con …Baby One More Time, ben Britney Spears. Nel lontano 1998, quando esplose con …Baby One More Time, ben pochi avrebbero immaginato che una semplice ragazza di sedici anni avrebbe, di lì a pochi avrebbero immaginato che una semplice ragazza di sedici anni avrebbe, di lì a poco, tenuto il mondo in pugno, perso nelle pieghe delle sua gonna da scolaretta e poco, tenuto il mondo in pugno, perso nelle pieghe delle sua gonna da scolaretta e vinto dalle sue irresistibili melodie. Melodie che in tredici anni di carriera hanno vinto dalle sue irresistibili melodie. Melodie che in tredici anni di carriera hanno acquistato sempre più spessore e conquistato l’apprezzamento della critica, oltre ad acquistato sempre più spessore e conquistato l’apprezzamento della critica, oltre ad innumerevoli premi tra cui un Grammy Award, e che ispirano i lavori delle sue più innumerevoli premi tra cui un Grammy Award, e che ispirano i lavori delle sue più anziane colleghe. È successo con l'album che forse è, �no ad oggi, il più acclamato anziane colleghe. È successo con l'album che forse è, �no ad oggi, il più acclamato dalla critica e dai fan, Blackout, uscito nell'ottobre del 2007, che ha ispirato la sua dalla critica e dai fan, Blackout, uscito nell'ottobre del 2007, che ha ispirato la sua musa, Madonna, con la quale ha creato uno dei momenti più memorabili della storia musa, Madonna, con la quale ha creato uno dei momenti più memorabili della storia di MTV con il bacio saf�co ai Video Music Awards del 2003. di MTV con il bacio saf�co ai Video Music Awards del 2003. Blackout non è soltanto uno degli album migliori dello scorso decennio (il prestigioso Blackout non è soltanto uno degli album migliori dello scorso decennio (il prestigioso quotidiano The Times lo ha posto addirittura alla quinta posizione nella classi�ca dei quotidiano The Times lo ha posto addirittura alla quinta posizione nella classi�ca dei

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migliori album degli ultimi dieci anni) ma è anche il tanto discusso periodo nero della vita personale di Britney, che ha portato, per una sorta di contrappasso artistico, al capolavoro che vede la sua �rma come produttrice esecutiva. In tutto il mondo quei mesi dif�cili appartengono ormai alla storia passata e sono solo il memento della forza di questa ragazza e della sua capacità di tornare sulla giusta rotta. In tutti i paesi tranne il nostro. Se il "blackout" ha coinciso con un’innegabile evoluzione e ricercatezza nella carriera artistica di Britney e ad un maggiore apprezzamento anche da parte delle orecchie più esigenti, così non lo è stato in Italia. Una volta abbandonata l'immagine pura e candida di teenager ingenua e sempre col sorriso stampato in faccia - immagine che male si sarebbe effettivamente addetta ad una donna e madre qual’era diventata Britney - le radio italiane hanno cominciato a non passare più le sue canzoni, anche quando queste sono risultate essere delle vere e proprie hit nel resto del mondo. Aggiungiamo poi una sempre più negativa ed errata pubblicità dei nostri media negli ultimi anni, che non perdono mai occasione – come accaduto lo scorso dicembre in occasione del suo trentesimo compleanno - di riportare in luce quel periodo “nero” nella vita di Britney (cosa che nel resto del mondo è ormai storia vecchia). Il risultato ottenuto è che gli ultimi due tour mondiali, il Circus Tour, terminato nel novembre del 2009, e l'esplosivo Femme Fatale Tour di quest'anno, non hanno fatto tappa in Italia, nonostante abbiano visitato quasi tutta l'Europa e riscuotendo in tutto il mondo un enorme successo. L'ultima volta che il bel paese ha avuto il piacere di ospitarla è stato nel 2004, quando ha fatto entrare i fan nel suo magico Onyx Hotel. Così era infatti chiamato il tour di supporto al suo quarto album In The Zone (album che contiene il duetto con Madonna Me Against The Music ed una delle canzoni più memorabili del decennio, Toxic). La reazione dei fan fu calorosissima e lo spettacolo fu un gran successo. Adesso quegli stessi fan sono cresciuti, e a loro se ne sono aggiunti di nuovi, a molti dei quali è stata dunque preclusa la possibilità di vivere un'esperienza straordinaria quale è quella di assistere ad un concerto di Britney Spears.

È un'occasione unica non solo di sentire delle eccelse produzioni musicali, ma è anche un’opportunità per rimanere incantati dallo spettacolo in sé, dai suoi giochi di luce, dai suoi fuochi d'arti�cio e dalle sue scenogra�e mozza�ato. Perché Britney Spears non è solo musica. I suoi video e le sue esibizioni hanno lasciato un marchio indelebile nell'immaginario collettivo di chi è cresciuto a cavallo tra i due millenni, sia che balli in una aderente tuta rossa su Marte, sia che si muova come un'odalisca con un serpente al collo, tanto da farle ricevere a soli 29 anni il premio MTV alla carriera (il Michael Jackson Vanguard Award). L'ultimo suo album, che a marzo 2011 ha debuttato alla prima posizione negli Stati Uniti D'America, ce la presenta come una Femme Fatale, una donna inarrestabile che dopo tutti questi anni è ancora in grado di sfornare impareggiabili hit, come Hold It Against Me, Till The World Ends, I Wanna Go, e l’ultima ballad up-tempo Criminal, tutte entrate in top ten, non solo in America ma anche nel resto del mondo. A trent'anni il suo lascito è già notevole e fa invidia ad artisti ben più navigati. Quello a cui però i suoi innumerevoli fan guardano è il futuro, futuro che sono sicuri continuerà a risplendere per quella che è, intramontabilmente, la Popstar per eccellenza.

Quando si pronuncia la parola "pop", tra i nomi che vengono subito in mente c’è Britney Spears. Nel lontano 1998, quando esplose con …Baby One More Time, ben pochi avrebbero immaginato che una semplice ragazza di sedici anni avrebbe, di lì a poco, tenuto il mondo in pugno, perso nelle pieghe delle sua gonna da scolaretta e vinto dalle sue irresistibili melodie. Melodie che in tredici anni di carriera hanno acquistato sempre più spessore e conquistato l’apprezzamento della critica, oltre ad innumerevoli premi tra cui un Grammy Award, e che ispirano i lavori delle sue più anziane colleghe. È successo con l'album che forse è, �no ad oggi, il più acclamato dalla critica e dai fan, Blackout, uscito nell'ottobre del 2007, che ha ispirato la sua musa, Madonna, con la quale ha creato uno dei momenti più memorabili della storia di MTV con il bacio saf�co ai Video Music Awards del 2003. Blackout non è soltanto uno degli album migliori dello scorso decennio (il prestigioso quotidiano The Times lo ha posto addirittura alla quinta posizione nella classi�ca dei

MUSICA - Britney Spears - MUSICA - Britney Spears - Davide Di MariaDavide Di Maria

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È giunto il momento anche per È giunto il momento anche per me.

quello che ogni donna quello che ogni donna desidera possa non capitare desidera possa non capitare

mai, mai, nella vita.mai, mai, nella vita.ennesimo ragazzo (nuovo ennesimo ragazzo (nuovo

collega di lavoro)collega di lavoro)ennesimo feeling reciproco a ennesimo feeling reciproco a

pelleennesimo amante della ennesimo amante della musica, la mia musicamusica, la mia musica

ci piacciamoci guardiamoci guardiamo

e ci guardiamo tanto, spesso.e ci guardiamo tanto, spesso.non succede nulla non succede nulla

troppo poco tempotroppo poco tempotroppo poco spaziotroppo poco spazio

e in ogni casoe in ogni casonon deve succedere nulla, non deve succedere nulla,

è gay.

giuro amore.l'ha con�dato ad una nostra l'ha con�dato ad una nostra collega, mia amica, che è collega, mia amica, che è

portoghese come lui, e gli ha portoghese come lui, e gli ha detto allo stesso tempo che è detto allo stesso tempo che è molto molto attratto da me, molto molto attratto da me,

che è la sua prima storia omo, che è la sua prima storia omo, prima ha avuto solo ragazzE e prima ha avuto solo ragazzE e che si sente molto vicino a me che si sente molto vicino a me

in questo momento.in questo momento.devo preoccuparmi della mia devo preoccuparmi della mia

celata mascolinità?celata mascolinità?probabilmente è solo un'altra probabilmente è solo un'altra

puntata del copione puntata del copione "roby, saresti perfetta per me, "roby, saresti perfetta per me,

però."però."

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Il nostro esordio, su questo Be-Mag, è con un romanzo americano che parla degli adolescenti agli adolescenti ma parla anche a chi rimpiange la propria adolescenza ormai passata. Insomma un romanzo da leggere a qualsiasi età.Il salto all’indietro nel tempo è all’anno 1978, che forse a chi è adolescente sembra il medio evo. Il tempo non conta.Il romanzo rispecchia una straordinaria attualità, l’attualità di essere un adolescente gay. E’ l’essere se stessi vivendo proprie emozioni e sentimenti aldilà dell’ottusità di chi vive attorno.Noi della redazione di Shortbus abbiamo letto questo appassionante romanzo che ci ha coinvolto emotivamente, abbiamo fatto un passo indietro senza nessun rimpianto ma con la consapevolezza che alle nuove generazioni dobbiamo garantire un presente ed un futuro migliore.Vi riportiamo un breve sunto del libro tratto dalla quarta di copertina: “Robin MacKenzie è un ragazzino tredicenne del New Jersey che proviene da una tipica famiglia della middle-class americana. Ma i suoi interessi non rispecchiano affatto quelli dei suoi coetanei: mentre gli altri, i “ragazzi normali”, si appassionano per lo sport, le macchine e le zuffe tra amici,

lui preferisce passare il tempo chiacchierando con la sua migliore amica o visitando musei a New York con sua madre. Il classico bravo ragazzo, anche se il ruolo comincia a stargli stretto. E proprio mentre Robin arriva ad avvertire i primi turbamenti adolescenziali, a fare i conti con la propria omosessualità, un'improvvisa tragedia investe i MacKenzie, facendo crollare di colpo le tenui convenzioni sulle quali si basava l'equilibrio famigliare. Una storia di ribellione e di silenzi, di scelte dif�cili e irrevocabili. Uno stupefacente e toccante racconto sul crescere diversi, sullo sfondo della periferia suburbana degli anni Settanta”Accattivante, appassionante, è un libro che si legge tutto d’un �ato. La magia adolescenziale di Robin sa appassionare, emozionare, sognare. La speranza che domani sia non solo un altro giorno, ma migliore di quello appenatrascorso, ci lascia sognare a occhi aperti come attenti osservatori discreti e riservati entusiasmandoci alle avventure di Robin e dei suoi amici con un �lo di quasi invidia, perché in fondo le belle storie appassionano anche se qualcosa a volte va storto.Così è la vita, ma agli eterni sognatori ed a Robin la vita riserva entusiasmanti avventure e noi siamo certi che chi leggerà questo libro non potrà che convenire con noi.Buona lettura. La redazione di Shortbus: Davide Puppa, Marialuisa Rovetta,Sergio Rozzi.

K.M. SoehnleinIl mondo dei ragazzi normaliTraduzione di Matteo ColomboBaldini Castoldi Dalai Editore, 2004€ 7,90

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Dante Alighieri. Ovunque. Dappertutto. Insindacabilmente, inderogabilmente, inappuntabilmente Dante Alighieri. Dante è il padre della nostra poesia, è studiato in tutto il mondo, ce lo invidiano apertamente un po’ qua e un po’ là… cosicché a detestarlo son rimasti solo gli studenti italiani. E mai una volta che per loro valga il caro vecchio detto “chi disprezza compra”…

Perché Dante ai nostri studenti fa così inoppugnabilmente schifo? É mai venuto a

nessuno, dico, il dubbio che Dante si sbagli a insegnarlo nei modi e nei tempi che la didattica sembra imporci? Che poi, cara grazia, i nostri bravissimi professori che insegnano Dante da una vita nel 90% dei casi non sanno che Dante non si chiamava davvero Dante (colpo di scena!!!); gli stessi non si

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preoccupano di far capire che il pover’uomo non aveva tresche con altre donne (capitato agli ultimi Esami di Stato… cito liberamente dall’esposizione orale di una candidata: “Dante, da vero stilnovista [argh…], stava con sua moglie Fiammetta [ri-argh…] ma amava appassionatamente un’altra, ovvero Beatrice [ri-ri-argh…] e non si vergognava di ammetterlo”), né danno abbastanza peso alla sua carriera di politico (in pochi sarebbero disposti ad ammettere che Dante stesso fu prima politico e poi letterato)…...possibile che proprio noi, seme letterario del suo seme letterario, non si riesca a rendere giustizia all’oltraggiato Dante? Perché deve risultare a tutti così antipatico, saccente, quasi bacchettone???

Dante era �glio del suo tempo, ragazzi. Quando gli proposero la seconda amnistia (nella prima, poveretto, l’avevano dimenticato) con il perdono delle colpe politiche (gli avevano dato del corrotto, mica pizza e �chi, e pure del bugiardo, che dal suo punto di

vista era anche peggio!), la contropartita era quella di ammettere le proprie colpe… e lui disse no. Disse di no perché lui sapeva di aver ragione. Quel “no” gli costava tantissimo, ma il suo cuore gli diceva che non sarebbe riuscito a sopravvivere col peso del compromesso, per giunta scorretto e menzognero. Pur di non darla vinta ai suoi delatori, Dante ha rinunciato a tutto; come Socrate quando bevve la cicuta, come Jim Morrison che preferiva “bruciare in un istante piuttosto che spegnersi lentamente”, come Orazio, Lucano, Publilio Siro o chiunque altro al quale possa essere attribuito il motto “frangar, non �ectar” (e anche lì, traducetelo bene! Vuol dire “Mi spezzerò, ma non mi piegherò”, e non “mi piego ma non mi spezzo”!!!), o come la mitica Aung San Suu Kyi, che invece c’è ancora e non è (ancora) un classico della letteratura.Hanno tanto da insegnarci queste persone… e anche Dante. Ad esempio? Ad esempio che le cose giuste vanno fatte anche se costano tanto o tutto; che se si è convinti di una propria idea, per quanto sembri sbagliata o sconveniente a chi ci sta intorno, vale sempre e comunque la pena di portarla avanti con i mezzi che si hanno a disposizione; che si possono amare tante cose allo stesso tempo, e amarle tutte in modo unico, distinto, sacrale. E in�ne, cosa che andrebbe con�ccata nella testolina di tanti docenti più medievali di Dante stesso, che non è poi così irrinunciabile la lettura in poesia della Commedia. Far apprezzare qualcosa che non si capisce, cari colleghi, non è dif�cile… è impossibile. La Commedia la studiano dappertutto, a tutti i livelli, solo in prosa (giuro: la mia collega M.D., che insegna letteratura medievale a Tokyo, la Commedia la fa leggere in prosa eh…)… ho la netta sensazione che, da questo punto di vista, il medioevo siamo noi.

ZOOM- Dante Alighieri Chi? - ZOOM- Dante Alighieri Chi? - Prof. LaytonProf. Layton

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