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JAY R. HOFFMAN è professore in Sport and Exercise Science program presso lUniversità della Florida centrale. È attualmente Capo dipartimento dellEducation and Human Sciences e direttore dellInstitute of Exercise Physiology and Wellness, oltre che membro della American College of Sports Medicine e della National Strength and Conditioning Association (NSCA). Il Dr. Hoffman ha pubblicato oltre 200 articoli e ha partecipato a più di 380 conferenze e convegni nazionali ed internazionali. asi scienti che per l’allenamento della potenza B Jay R. Hoffman, Ph.D., FNSCA, FACSM o m o u l l e d o t n e m i v o m l e d a z n e i c s a n u r e P . G N I N O I T I D N O C & H T G N E R T S Anno IV - Numero 14 / Ottobre-Dicembre 2015 2 3 - 7 2 p p , 5 1 0 2 e r b m e c i D - e r b o t t O , 4 1 . n ) a t I ( C & S 27 In genere, i soggetti che non hanno una precedente esperienza dell’allenamento con sovraccarichi andran- no incontro a notevoli aumenti della forza nelle fasi iniziali di un programma di allenamento. Via via che i livelli di forza migliorano, il soggetto potrebbe anche vedere migliorare altre componenti della prestazione atletica relative alla potenza, come l’altezza del salto e la velocità. Ciò è principalmente dovuto alla capacità dell’atleta di produrre una maggiore quantità di forza. Quando l’atleta diventa più forte e più esperto, il tas- so di sviluppo della forza diminuisce e alla fine raggiun- ge un plateau (Hoffman et al., 2014). A questo pun- to, non solo i miglioramenti della forza diventano più difficili da raggiungere, ma il miglioramento della forza massimale potrebbe non offrire lo stesso stimolo per potenziare la prestazione di potenza come avveniva durante le fasi iniziali dell’allenamento. Un fattore importante per massimizzare la produzio- ne di potenza è esercitare quanta più forza possibi- le in un breve lasso di tempo. Allenarsi per la forza massimale mediante l’allenamento con sovraccarichi pesanti può essere efficace per migliorare la potenza nell’atleta inesperto, ma non offre lo stesso stimolo agli atleti che hanno già esperienza nell’allenamento contro resistenza. Per questi atleti, se al programma di allenamento vengono aggiunti esercizi pliometrici o una combinazione di allenamento pliometrico e allena- mento contro resistenza (che fa uso di sovraccarichi leggeri come quelli che potrebbero essere usati nell’al- lenamento balistico) la capacità dell’atleta di aumen- tare il tasso di sviluppo della forza può risultare mag- giore. Tuttavia, è anche importante capire che non si tratta di eseguire una modalità di allenamento invece di un’altra, quanto piuttosto di aggiungere qualcosa al programma di allenamento esistente. Al fine di mante- nere la prestazione di forza, l’atleta deve continuare a fornire lo stimolo che mantiene la prestazione di forza C & S PU B B LIC A T O PUBBLICATO PUB BLIC A T O PRIM A V O L T A PRIM A V O L T A PRIMAVOL T A LAVORO ORIGINALE PER S&C Articolo tratto da: STRENGTH & CONDITIONING Per una scienza del movimento dell’uomo Anno IV - N° 14 © Roberto Calzetti Editore www.calzetti-mariucci.it

asi scientifi che per l’allenamento della potenza · se la forza massimale resta un aspetto importante, è la velo-cità con cui l’atleta la raggiun-ge a rappresentare l’elemento

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JAY R. HOFFMANè professore in Sport and Exercise Science program presso l’Università della Florida centrale. È attualmente Capo dipartimento dell’Education and Human Sciences e direttore dell’Institute of Exercise Physiology and Wellness, oltre che membro della American College of Sports Medicine e della National Strength and Conditioning Association (NSCA). Il Dr. Hoffman ha pubblicato oltre 200 articoli e ha partecipato a più di 380 conferenze e convegni nazionali ed internazionali.

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In genere, i soggetti che non hanno una precedente esperienza dell’allenamento con sovraccarichi andran-no incontro a notevoli aumenti della forza nelle fasi iniziali di un programma di allenamento. Via via che i livelli di forza migliorano, il soggetto potrebbe anche vedere migliorare altre componenti della prestazione atletica relative alla potenza, come l’altezza del salto e la velocità. Ciò è principalmente dovuto alla capacità dell’atleta di produrre una maggiore quantità di forza. Quando l’atleta diventa più forte e più esperto, il tas-so di sviluppo della forza diminuisce e alla fine raggiun-ge un plateau (Hoffman et al., 2014). A questo pun-to, non solo i miglioramenti della forza diventano più difficili da raggiungere, ma il miglioramento della forza massimale potrebbe non offrire lo stesso stimolo per potenziare la prestazione di potenza come avveniva durante le fasi iniziali dell’allenamento.

Un fattore importante per massimizzare la produzio-ne di potenza è esercitare quanta più forza possibi-le in un breve lasso di tempo. Allenarsi per la forza massimale mediante l’allenamento con sovraccarichi pesanti può essere efficace per migliorare la potenza nell’atleta inesperto, ma non offre lo stesso stimolo agli atleti che hanno già esperienza nell’allenamento contro resistenza. Per questi atleti, se al programma di allenamento vengono aggiunti esercizi pliometrici o una combinazione di allenamento pliometrico e allena-mento contro resistenza (che fa uso di sovraccarichi leggeri come quelli che potrebbero essere usati nell’al-lenamento balistico) la capacità dell’atleta di aumen-tare il tasso di sviluppo della forza può risultare mag-giore. Tuttavia, è anche importante capire che non si tratta di eseguire una modalità di allenamento invece di un’altra, quanto piuttosto di aggiungere qualcosa al programma di allenamento esistente. Al fine di mante-nere la prestazione di forza, l’atleta deve continuare a fornire lo stimolo che mantiene la prestazione di forza

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a livelli massimi. Tuttavia, anche l’inserimento di esercizi speci-fici che si concentrano su mo-vimenti molto veloci massimiz-zerà la prestazione di potenza. Ciò è stato anche dimostrato da diverse ricerche che hanno evidenziato come l’inserimento di esercizi balistici (ad es. squat con salto) possa aumentare lo sviluppo di potenza negli atleti che seguono l’allenamento con sovraccarichi, quando gli eserci-zi balistici in questione vengano inseriti in un regolare program-ma di allenamento contro resi-stenza tradizionale (Hoffman et al., 2005; Newton et al. 1999). L’uso dell’allenamento balisti-co sembra produrre una nuova opportunità di adattamento, stimolando miglioramenti della prestazione negli atleti di élite molto allenati.Come descritto, la prestazione di potenza aumenterà il tasso di sviluppo della forza, che è defi-nito dalla velocità con cui viene raggiunta la forza massima-le (si veda la Figura 1). Anche se la forza massimale resta un aspetto importante, è la velo-cità con cui l’atleta la raggiun-ge a rappresentare l’elemento fondamentale per il successo. Idealmente, gli atleti e gli alle-natori vorrebbero incrementare la forza massimale e il tasso di

sviluppo della forza. Programmi di allenamento specifici o la ge-stione delle variabili all’interno del programma di allenamento contro resistenza possono in-fluire particolarmente su uno o entrambi gli obiettivi dell’allena-mento. Negli sport, la maggior parte dei movimenti di potenza implica un contromovimento in cui i muscoli interessati vengono prima allungati e poi accorciati rapidamente [nella contrazio-ne concentrica]. Un esempio è dato dalla flessione delle ginoc-chia prima di eseguire un salto verticale. Questo movimento viene denominato ciclo di allun-gamento-accorciamento. La dif-ferenza nell’altezza del salto e l’espressione di potenza tra uno squat con salto verso l’alto e un balzo verso l’alto con contromo-vimento (in cui l’atleta si abbas-sa in una posizione di squat e fa una pausa prima di eseguire il balzo) è correlata alla maggiore espressione di forza all’inizio del movimento verso l’alto (concen-trico). Il salto con contromovi-mento consente di esercitare forze notevoli contro il suolo e di aumentare l’accelerazione del corpo quando si stacca da esso (Newton et al. 2012). Altri possibili motivi delle differenze nella espressione di potenza tra i due tipi di salto sono rappre-

sentati dal recupero di energia elastica immagazzinata, l’atti-vazione del riflesso di stiramen-to e le interazioni muscolo-ten-dinee (Hoffman, 2014).

Relazione tra forza, velocità e potenzaI programmi di allenamento con-tro resistenza tradizionali sono efficaci nel migliorare la forza nei movimenti di forza elevata e scarsa velocità. Tuttavia, questi miglioramenti della forza non si riflettono nella stessa misura durante movimenti più veloci. Esercizi che utilizzano carichi ridotti eseguiti a una maggiore velocità determinano espres-sioni maggiori di forza a range di velocità più elevata e miglio-rano il tasso di sviluppo della forza (Newton et al. 2012). È la combinazione di forza elevata e scarsa velocità con bassa forza e velocità elevata che dovrebbe essere inserita nei programmi di allenamento per gli atleti. Se l’atleta allenato si concentras-se su un solo aspetto del mo-dello di allenamento di sviluppo della forza, si potrebbe verifi-care una riduzione della forza o della velocità senza lo stimolo appropriato.

Una delle problematiche princi-pali che sono state identificate con l’allenamento contro resi-stenza tradizionale è la dece-lerazione del bilanciere verso la fine della fase concentrica di un sollevamento. È stato riportato che la decelerazione avviene nel 25% circa del tempo passato nella fase concentrica, ma può aumentare al 52% quando il ca-rico viene ridotto (~80% della 1-RM) (Elliot et al. 1989). Per-tanto, anche quando si usano carichi più leggeri, l’atleta ha bisogno di passare più tempo nell’azione di decelerazione del bilanciere. Tuttavia, se l’atleta è stato in grado di accelerare il bilanciere attraverso l’intera escursione articolare, lancian-do in realtà il bilanciere come in un bench press throw o sal-tando con il peso come in uno squat con salto, la possibilità di sviluppare la potenza può esse-re anche maggiore. Questo tipo di movimento viene denominato allenamento contro resisten-za balistico. Quando un atleta muove un bilanciere attraverso la sua completa escursione arti-colare durante un sollevamento, la velocità maggiore di movimen-

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to in un gesto che consente un’accelerazione con-tinua offre un vantaggio nello stimolare lo sviluppo di potenza rispetto a un esercizio tradizionale, in cui il bilanciere subisce una decelerazione verso la fine dell’escursione articolare. Newton e colleghi (1996) mettendo a confronto il bench press throw con il tradizionale movimento di distensione su panca hanno riferito che l’attivazione muscolare è stata del 19-44% più alta nel throw rispetto ai movimenti alla bench press e che la decelerazione si è verificata per il 40% del movimento concen-trico durante la bench press.

È riconosciuto che il bench press throw può non essere un esercizio pratico, considerando che una volta che il bilanciere lascia le mani non è racco-mandato cercare di afferrarlo; vi sono diversi altri tipi di esercizi che possono essere molto efficaci. Ad esempio, squat con salti, lanci di palle zavor-rate ed esercizi pliometrici sono tutti movimenti contro resistenza che non richiedono la decelera-zione durante la fase concentrica dell’esercizio. Sono stati anche fatti progressi tecnologici [nella costruzione delle attrezzature, NdC] che hanno consentito di sfruttare appieno i principi idrauli-ci per permettere agli atleti di utilizzare il bench press throw come un valido esercizio balistico.

Metodi di allenamento per lo sviluppo della potenzaL’allenamento per la potenza si realizza miglioran-do la capacità di forza massimale e potenziando il tasso a cui può essere esercitata una forza sub-massimale. Tuttavia, dove dovrebbe essere posta l’enfasi e come essa viene modulata è in gran par-te determinato dall’esperienza e dal livello di for-za dell’atleta. Atleti principianti o deboli traggono beneficio principalmente da programmi di allena-mento progettati per potenziare la forza massi-male. Ciò può costituire uno stimolo sufficiente a incrementare la prestazione di potenza (Cormie et al, 2010). Tuttavia, per l’atleta esperto, l’in-serimento di esercizi pliometrici, dell’allenamento balistico e dell’allenamento contro resistenza con sollevamento olimpico può fornire lo stimolo ne-cessario per migliorare la prestazione di potenza.

Esercizi pliometriciGli esercizi pliometrici sono esercizi che allunga-no e poi accorciano il muscolo per accelerare il corpo o un arto. In un esercizio pliometrico, il mo-vimento iniziale consiste nell’allungare rapidamen-te il muscolo (contrazione eccentrica), come nel salto con contromovimento, e poi accorciarlo per accelerare il corpo verso l’alto (contrazione con-centrica). L’uso del movimento eccentrico sembra potenziare la quantità di energia elastica imma-gazzinata acquisita durante la fase eccentrica che può essere reclutata durante il movimento verso l’alto del salto (Bosco e Komi 1979). Inoltre, il pre-allungamento durante la parte di movimento verso il basso precedente il salto determina una maggiore stimolazione nervosa (Schmidtbleicher et al. 1988), così come la forza torcente che de-termina il gesto specifico all’inizio del movimento verso l’alto (Kraemer e Newton 2000). La forza torcente maggiore all’avvio del salto inizia con una forza maggiore esercitata contro il suolo, con un aumento successivo dell’impulso (forza applicata

nel tempo) che determina un’accelerazione più ra-pida del corpo verso l’alto.

L’allenamento pliometrico è un metodo di allena-mento utilizzato per migliorare la prestazione di potenza. La domanda principale è se gli esercizi pliometrici debbano essere considerati un supple-mento al normale regime di allenamento oppure un metodo di allenamento alternativo. Durante la fase di allenamento cosiddetta di potenza, nel programma di allenamento annuale dell’atleta di forza/potenza, è spesso utilizzata la combinazione di allenamento contro resistenza tradizionale ed esercizi pliometrici. Il peso corporeo degli atleti è spesso utilizzato come sovraccarico, ma anche l’uso di oggetti esterni, come palloni zavorrati, può fornire un valido stimolo allenante per alcu-ni esercizi pliometrici. Per aumentare l’intensità dello sforzo o la difficoltà, gli atleti esperti pos-sono eseguire gli esercizi pliometrici indossando giubbotti appesantiti da carichi o tenendo in mano dei manubri quando eseguono alcuni dei salti.

Numerosi studi diversi hanno dimostrato l’effica-cia dell’allenamento pliometrico per migliorare la potenza, in genere descritto come miglioramento nell’altezza del salto verticale (Hoffman, 2014). Benché l’allenamento contro resistenza tradizio-nale abbia mostrato di migliorare anche la pre-stazione del salto verticale, questi miglioramenti possono essere limitati negli atleti esperti, alle-nati contro resistenza (Hakkinen et al. 1985), o in atleti già in possesso di una grande abilità nel salto verticale (Hoffman 2014).

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Quando gli esercizi pliometrici sono associati a un programma di allenamento contro resisten-za tradizionale, il salto verticale appare essere potenziato mag-giormente rispetto a quando si esegue l’allenamento contro re-sistenza o l’allenamento pliome-trico da soli (Hoffman, 2014).

Progettazione di un programma di allenamento pliometricoUna preoccupazione importan-te quando si inizia un program-ma di allenamento pliometrico è l’aumentata possibilità di subire una lesione, poiché gli esercizi pongono forze elevate sull’appa-rato muscolo scheletrico. Tut-tavia, nessuno studio epidemio-logico ha affrontato il problema relativo al fatto che l’allenamen-to pliometrico esponga o meno l’atleta a un rischio maggiore di lesioni rispetto ad altre forme di allenamento. Tuttavia, una per-sona [di buon senso, NdC] do-vrebbe tenere a mente che gli esercizi pliometrici usati dagli atleti sono gli stessi esercizi che sono comunemente utilizzati dai bambini nel cortile scolastico. Balzi, saltelli e salti sono in ge-nere movimenti che fanno parte del programma di educazione fi-sica della scuola elementare e si sono dimostrati efficaci e sicuri per migliorare l’efficienza fisica nei giovani (Hoffman, 2014).

Ciò che è interessante è che vi sono evidenze che sostengono che l’uso dell’allenamento plio-metrico come parte del pro-gramma di allenamento della forza nelle atlete professioniste possa in realtà ridurre il rischio di lesioni a carico del legamen-to crociato anteriore. Come con qualunque programma di allena-mento, devono essere poste in essere alcune precauzioni per garantire la sicurezza dell’am-biente in cui vengono eseguiti questi esercizi. Qui di seguito sono elencate al-cune raccomandazioni utili per deve svolgere l’allenamento plio-metrico:

• Utilizzare calzature e su-perfici di atterraggio con una buona qualità di ammor-tizzazione.

• Permettere un corretto ri-scaldamento prima di inizia-re la sessione di esercizi.

• Utilizzare una corretta pro-gressione di esercizi; arriva-re a padroneggiare esercizi a bassa intensità prima di iniziare esercizi pliometrici più complessi.

• Tutti i plinti utilizzati per gli esercizi devono essere sta-bili e avere una superficie antiscivolo.

• Assicurarsi che vi sia spazio sufficiente per l’esercizio desiderato. Per la maggior parte degli esercizi di sal-to e corsa è richiesto un terreno lungo 30-40 me-tri, mentre per alcuni dei salti verticali e dei salti in basso, sono necessari solo 3-4 metri di spazio. Per gli esercizi di salto, l’altezza del soffitto dovrebbe essere di circa 4 metri.

• Scegliere esercizi che hanno un elevato grado di specifi-cità per lo sport praticato dall’atleta al fine di miglio-rare realmente la specifica prestazione.

• Assicurarsi che tutti gli esercizi siano eseguiti con la tecnica corretta.

• Concedere un recupero suf-ficiente tra le sessioni di esercizi e non eseguire gli esercizi pliometrici se affa-ticati.

Intensità dell’allenamentoL’intensità dell’allenamento è controllata dal tipo di esercizio eseguito. Considerando che la maggior parte degli esercizi plio-metrici usa la massa corporea dell’atleta, la complessità dell’e-sercizio detta il livello dell’inten-sità (per esempio, saltelli su una gamba rispetto a saltelli a gam-be unite). In alcune situazioni, anche aumentare o aggiungere pesi (ad es. il peso di un pallo-ne zavorrato), può incrementare l’intensità dell’allenamento.

Volume dell’allenamentoIl volume di allenamento è il lavo-ro totale eseguito in una sessio-ne di allenamento. Durante l’al-lenamento pliometrico, il volume spesso si riferisce al numero di contatti del piede durante cia-scuna sessione. I contatti del piede forniscono un mezzo per

Con l’aumentare del livello di esperienza dell’atleta e con l’inserimento di un numero cre-scente di esercizi ad elevata intensità nel programma di al-lenamento, il tempo necessario per completare la sessione può aumentare.

Frequenza dell’allenamentoLa frequenza è il numero di ses-sioni di allenamento pliometrico eseguite a settimana. Sinora, la ricerca non si è focalizzata sul numero ottimale di sessio-ni di allenamento a settimana. Come base per stabilire la fre-quenza di allenamento è stato suggerito il bisogno dell’atleta di recuperare. Esercizi a bassa intensità come l’esecuzione di skip o di saltelli su coni posti in diagonale o in linea retta posso-no essere eseguiti tutti i giorni, mentre esercizi più complessi e ad intensità più elevata come balzi o salti in basso possono ri-chiedere un periodo di recupero più lungo (48-72 ore) prima del-la successiva sessione (Hoffman 2014). Le squadre di atletica possono eseguire da due a tre sessioni pliometriche a setti-mana. Tuttavia, questo dipende dal periodo dell’anno. Durante il fuori stagione, la frequenza del-le sedute pliometriche può es-sere relativamente alta, poiché esse sono inserite nel program-ma della forza e del condiziona-mento fisico del fuori stagione. Tuttavia, durante la stagione, gli allenatori e i giocatori si con-centrano soprattutto sulla pra-tica. Le sessioni pliometriche,

prescrivere e monitorare il volu-me di allenamento, soprattutto per gli esercizi che implicano sal-ti. Negli esercizi che prevedono l’attività di corsa ampia con balzi e saltelli, il volume di allenamen-to può essere misurato dalla distanza. Il tempo necessario a completare una seduta di alle-namento pliometrico non deve superare 20-30 minuti per un principiante. Ciò non comprende il tempo necessario per il ri-scaldamento e il successivo defaticamento.

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anche se non necessariamente eliminate, sono sostanzialmente ridotte di numero. Nondimeno, il buon senso dovrebbe prevalere quando si uti-lizzano gli esercizi pliometrici durante la stagio-ne competitiva. Per i giocatori di pallacanestro e pallavolo che giocano diverse partite a settimana e che si contendono continuamente la palla du-rante le partite, l’aggiunta di esercizi pliometrici può rappresentare un motivo in più per subire un infortunio piuttosto che migliorare la potenza. Al contrario, gli atleti che praticano l’atletica leg-gera e competono in un tempo limitato spesso si allenano a lungo per dare il massimo nelle compe-tizioni più importanti. Mantenere una frequenza e un volume di sessioni pliometriche elevati durante la stagione può essere vantaggioso per tali atleti.

Riposo e recuperoL’allenamento pliometrico non è usato come eser-cizio di condizionamento fisico. Stando così le cose, un recupero adeguato dopo ciascuna ripeti-zione e tra le serie è auspicabile per massimizzare la prestazione. La qualità di ciascuna ripetizione deve avere la precedenza sulla quantità. Come nell’allenamento contro resistenza, un periodo di recupero di 2-3 minuti deve separare ciascuna serie per permettere il rifornimento di fosfageno. Benché siano disponibili meno informazioni per in-tervalli di riposo corretti tra le ripetizioni, l’obiet-tivo è di eseguire una ripetizione di alta qualità: in questo caso l’atleta deve avere una pausa di 5-10 s tra le ripetizioni, soprattutto negli esercizi plio-metrici più intensi.

ALLENAMENTO BALISTICOGli esercizi balistici, come squat con balzo, ben-ch throw o lanci con palla zavorrata, consentono all’atleta di esprimere forza in accelerazione per tutta l’escursione articolare. Diversi studi hanno dimostrato i benefici dei movimenti balistici. Una ricerca ha messo a confronto l’allenamento con-tro resistenza tradizionale, l’allenamento contro resistenza balistico e l’allenamento pliometrico in atleti amatoriali con almeno 1 anno di esperien-za di allenamento con sovraccarichi (Wilson et al., 1993). Dopo 10 settimane di allenamento, il grup-po dell’allenamento contro resistenza balistico ha mostrato miglioramenti in un numero maggiore di

variabili testate (altezza del salto sia nel salto con contromovimento che nello squat con balzo, esten-sioni isocinetiche delle gambe, tempo di sprint su 30 metri e potenza di picco al test di 6 secondi al cicloergometro), rispetto al gruppo dell’allenamen-to contro resistenza tradizionale (miglioramenti nel salto con contromovimento e nel salto con squat e al test dei 6 secondi al cicloergometro) o al gruppo dell’allenamento pliometrico (migliora-menti solo nel salto con contromovimento). Tutti e tre i programmi di allenamento hanno dato luogo a miglioramenti significativi del salto con contro-movimento. Tuttavia, i soggetti che hanno svolto l’allenamento balistico hanno presentato migliora-menti maggiormente significativi dei soggetti che hanno svolto l’allenamento contro resistenza tra-dizionale, ma non l’allenamento pliometrico. Altri hanno dimostrato che, quando gli esercizi balistici (squat con salto) sono aggiunti a un programma di allenamento contro resistenza tradizionale per 5 settimane, si sono potuti osservare miglioramenti significativi nello squat massimale e nel power cle-an (girata in semiaccosciata), indicando i benefici aggiuntivi dell’esercizio balistico (Hoffman et al., 2005). Un altro studio ha messo a confronto 8 settimane di allenamento contro resistenza tradi-zionale con una combinazione di allenamento con-tro resistenza tradizionale e allenamento balistico (squat con salti, bench press throw e piegamenti sulle braccia balistici) (Mangine et al., 2008). Tut-ti i soggetti hanno eseguito una split routine 4 giorni a settimana (due giorni per la parte supe-riore del corpo e due giorni per la parte inferiore). Alla fine delle 8 settimane di allenamento, il grup-po dell’allenamento combinato ha mostrato un miglioramento del 13,6% nella potenza del salto, mentre il gruppo dell’allenamento contro resisten-za tradizionale ha in realtà riscontrato una ridu-zione del 9,6%. Il gruppo dell’allenamento combi-nato ha presentato un incremento del 6,2% della potenza della parte superiore del corpo (misurata con i piegamenti sulle braccia balistici eseguiti su una pedana di forza), mentre il gruppo dell’allena-mento contro resistenza tradizionale è migliorato dell’1,4%. Tuttavia, gli esercizi balistici non pos-sono offrire alcun vantaggio aggiuntivo rispetto all’allenamento contro resistenza tradizionale nei soggetti deboli o principianti (Cormie et al. 2010).

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In uomini relativamente deboli, i miglioramenti del-la prestazione atletica (potenza di salto, velocità di sprint) sono stati simili tra i soggetti che han-no eseguito un programma di allenamento contro resistenza tradizionale rispetto a quelli che hanno eseguito un programma di allenamento della po-tenza (Cormie et al., 2010). I ricercatori hanno suggerito che l’inserimento dell’allenamento ba-listico probabilmente dovrebbe avvenire nei pro-grammi di allenamento di atleti che hanno svilup-pato solide fondamenta di forza (rapporto squat 1-RM/massa corporea > 1,60). Per gli atleti più deboli, concentrarsi sul miglioramento della forza di base aumenta sia la forza che la potenza. Come descritto in precedenza, l’atleta allenato alla for-za con molta esperienza alle spalle avrà bisogno di un maggiore stimolo per ottenere ulteriori mi-glioramenti della potenza.

Gli esercizi balistici sono incorporati nel program-ma di allenamento contro resistenza tradizionale dell’atleta. Questi esercizi sono spesso inseriti nelle fasi della forza, della potenza e di picco del programma di allenamento periodizzato annuale. I movimenti balistici ad elevata velocità recluta-no in modo selettivo unità motorie a contrazio-ne rapida a soglia più elevata, che sono anche importanti per lo sviluppo della forza massimale (Kawamori e Haff, 2004). È stato osservato che le espressioni della potenza di picco sono raggiun-te usando un’ampia gamma di carichi, tra il 15 e il 60% della 1 RM dell’atleta, per esercizi balistici come lo squat con salto e le distensioni su panca balistiche (Hoffman, 2014). L’ampia gamma di in-tensità usate in questi esercizi è probabilmente correlata alle differenze nel reclutamento della massa muscolare, di singole articolazioni o molte-plici articolazioni, all’esperienza di allenamento, ai metodi usati per misurare lo sviluppo di potenza e al livello di forza dei soggetti.

SOLLEVAMENTO OLIMPICOLo strappo, lo slancio e strappo e le loro varianti (high pull [trazioni al mento], power clean [gira-te in semiaccosciata], power snatch [strappo in semiaccosciata], hang clean [girata al petto dal-la sospensione] e hang snatch [strappo dalla so-spensione]) sono in genere denominati movimen-ti del sollevamento olimpico. Come negli esercizi balistici, l’atleta accelera il bilanciere attraverso varie tirate che spesso inducono il bilanciere e/o il corpo ad essere proiettato in aria. In questi eser-cizi, il carico usato per suscitare l’espressione di potenza più elevata è tra il 70 e l’80% della 1 RM (Hoffman 2014). Un importante beneficio derivan-te dall’inserire i movimenti olimpici nel programma di allenamento degli atleti di forza e potenza è la somiglianza di questi esercizi con movimenti atle-tici tipici quali il salto e lo sprint.Uno studio che ha confrontato il sollevamento pesi olimpico con il tradizionale allenamento del powerlifting in atleti professionisti di forza/po-tenza ha dimostrato i vantaggi del sollevamento olimpico (Hoffman et al., 2004). Durante lo studio sull’allenamento di 15 settimane, i partecipanti di entrambi i gruppi hanno migliorato in modo si-gnificativo la forza dello squat, tuttavia i miglio-ramenti della forza nel gruppo del sollevamento olimpico sono stati maggiori del 18% dei gruppi del powerlifting. Inoltre, quegli atleti che si sono

allenati con gli esercizi del sollevamento olimpico hanno sperimentato un miglioramento doppio dei risultati nello sprint di 40 yard rispetto al gruppo del powerlifting (0,07± 0,14 s rispetto a 0,04± 0,11 s, rispettivamente). Benché questi risultati non fossero statisticamente diversi, la differen-za pratica per un gruppo di atleti professionisti è stata impressionante. Anche un miglioramento significativamente maggiore nell’altezza del salto verticale è stato osservato nel gruppo del solleva-mento olimpico rispetto al gruppo del powerlifting.

ALLENAMENTOBASI SCIENTIFICHE PER L’ALLENAMENTO DELLA POTENZA

Articolo tratto da:STRENGTH & CONDITIONINGPer una scienza del movimento dell’uomoAnno IV - N° 14© Roberto Calzetti Editorewww.calzetti-mariucci.it