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ANALISI DELLE DINAMICHE DELLE COPERTURE DEL SUOLO IN ALCUNI SISTEMI AGROFORESTALI DELLA PROVINCIA DI NUORO. IL CASO DELLE SUGHERETE. di Luigi Sedda Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei dell’Università di Sassari Via Enrico De Nicola 9, 07100 Sassari. [email protected] Abstract Analysis of digitized aerial photographs taken in 1954, 1977 and 1998, using image processing and geographical information system technology, enabled the quantification of change in the coverage of three different cork oak forest type and others land use patches that occur within three agroforestry areas of Nuoro Province in Sardinia. Orune, Orgosolo and Bitti were chosen as representative areas for the research. In the 44-year period, humans modified around 30 % of the total study area. More than 65 % of the study area in Bitti and Orune was covered by cork oak forests in 1954 then reduced of 10 % in 1998. However, over the same period, the sown land, urban areas and pasture increased while the coverage of other forests decreased. The aerial photography also showed that cork oak tree density decreased. The land use change occurred more intensely during the first period (1954 to 1977) than the second (1977 to 1998). In the latter the rate of land use change is lower the 15 %. The land use change not varied significantly among the areas and the periods. Transition matrices for land use change among the three areas demonstrated that cork oak forest with medium cover (crown cover between 20 and 40 %) and the others forests had a low probability of remaining unchanged during the study period. The main cause of the overall increase of grassland and reduction of cork oak forests is due to fires. Key words Aerial photography, Cork oak forests, GIS, grassland, pasture, sown land, landscape change, fire, Nuoro, Sardinia, vegetation dynamics, agroforestry.

ANALISI DELLE DINAMICHE DELLE COPERTURE DEL SUOLO IN … · 2015. 5. 19. · ANALISI DELLE DINAMICHE DELLE COPERTURE DEL SUOLO IN ALCUNI SISTEMI AGROFORESTALI DELLA PROVINCIA DI NUORO

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ANALISI DELLE DINAMICHE DELLE COPERTURE DEL SUOLO IN

ALCUNI SISTEMI AGROFORESTALI DELLA PROVINCIA DI NUORO. IL

CASO DELLE SUGHERETE. di Luigi Sedda

Dipartimento di Economia e Sistemi Arborei dell’Università di Sassari

Via Enrico De Nicola 9, 07100 Sassari.

[email protected]

Abstract

Analysis of digitized aerial photographs taken in 1954, 1977 and 1998, using image

processing and geographical information system technology, enabled the quantification of

change in the coverage of three different cork oak forest type and others land use patches that

occur within three agroforestry areas of Nuoro Province in Sardinia. Orune, Orgosolo and

Bitti were chosen as representative areas for the research.

In the 44-year period, humans modified around 30 % of the total study area. More than 65

% of the study area in Bitti and Orune was covered by cork oak forests in 1954 then reduced

of 10 % in 1998. However, over the same period, the sown land, urban areas and pasture

increased while the coverage of other forests decreased. The aerial photography also showed

that cork oak tree density decreased.

The land use change occurred more intensely during the first period (1954 to 1977) than the

second (1977 to 1998). In the latter the rate of land use change is lower the 15 %.

The land use change not varied significantly among the areas and the periods. Transition

matrices for land use change among the three areas demonstrated that cork oak forest with

medium cover (crown cover between 20 and 40 %) and the others forests had a low

probability of remaining unchanged during the study period.

The main cause of the overall increase of grassland and reduction of cork oak forests is due

to fires.

Key words Aerial photography, Cork oak forests, GIS, grassland, pasture, sown land,

landscape change, fire, Nuoro, Sardinia, vegetation dynamics, agroforestry.

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Riassunto

La comprensione dei processi determinanti la modifica degli habitat è elemento preliminare

alla gestione del territorio. In questa ricerca è stata analizzata la variazione delle superfici

sughericole di alcune aree campione della Provincia di Nuoro attraverso il confronto di foto

aeree ortorettificate e digitalizzate relative agli anni 1954, 1977 e 1998. Lo studio è

multitemporale con la necessità di considerare due annate limite (1954 e 1998) ed una

intermedia (1977) che consenta di identificare con maggiore accuratezza i trend accorsi.

La perdita totale delle sugherete è di circa il 20 % considerando il loro valore totale all’anno

1954. Oltre alla contrazione si registra anche un logorio ovvero una perdita di densità delle

stesse strutture. Durante i 44 anni in studio al decremento delle sugherete è corrisposto un

incremento in macchia mediterranea, pascoli naturali e più limitatamente del coltivo.

L’urbano è l’uso del suolo caratterizzato da una crescita costante in tutto il periodo in analisi.

Il territorio complessivamente modificato è stato circa il 30 %, e non costante nell’arco

temporale analizzato. Infatti, è tra il 1954 ed il 1977 che si è verificata la più violenta

trasformazione del territorio in termini sia di superficie sia di intensità (con conversioni ad

esempio tra sugherete e pascoli).

Da un punto di vista statistico non si sono riscontrate particolari differenze nelle variazioni

di uso del suolo tra i periodi in studio e rispetto alle tre aree campionate (Bitti, Orgosolo e

Orune). In altre parole, non sembra esistano comportamenti diversi e relativi alla località.

Le matrici di transizione tra gli usi del suolo del 1954 e quelle più recenti mostrano una

sostanziale instabilità delle sugherete rade (ovvero le superfici con quercia da sughero il cui

grado di copertura varia tra il 20 ed il 40 %) e degli altri boschi (dove la quercia da sughero è

presente in genere al di sotto del 10%).

La ricerca, infine, ha dimostrato come per queste aree siano gli incendi il fattore di degrado

più forte per intensità ed effetto a lungo e corto raggio.

Parole chiave: Fotografie aeree, sugherete, GIS, macchia mediterranea, pascoli, seminativi,

cambiamenti del paesaggio, incendi, Nuoro, Sardegna, dinamiche vegetazionali, strutture

agroforestali.

Introduzione

La conoscenza delle diverse modalità di trasformazione dei soprassuoli forestali e dei

processi che le determinano è essenziale per la gestione e conservazione delle porzioni di

bosco esistenti su territori frammentati dall’attività umana (Zipperer 1993, Forman 1995,

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Turner & Corlett 1996, Ranta et al. 1998, Pan et al. 2001). La perdita di soprassuolo forestale

è generalmente accompagnata da cambiamenti nel grado di frammentazione dell’habitat

complessivo (Saunders et al. 1991, Laurence et al. 2002). Il risultato in genere è

un’alterazione dei processi biotici e abiotici che generano e conservano la biodiversità (Turner

1996).

L’esame delle sequenze storiche di immagini aeree per una stessa area è un metodo valido

per la determinazione delle dinamiche della vegetazione e delle altre coperture del suolo in

analisi a media scala. Questa tecnica trova largo impiego in tutto il mondo, grazie alla

possibilità, un po’ ovunque, di disporre sia di immagini aeree degli ultimi sessant’anni che di

una tecnologia GIS (Geographic Information System) adeguata (Callaway & Davis 1993,

Bakker et al. 1994, Johnson 1994, Archer 1995, Hester et al. 1996, Mast et al. 1997, Eckhardt

et al. 2000, Gao et al. 2001, Comber et al 2003, Bergen et al. 2005, Briggs et al. 2007).

Per la Sardegna, esistono pochi studi riguardanti i cambiamenti di uso del suolo rispetto al

tempo (si veda ad esempio i lavori di Madrau 1993, Dettori et al. 2005, Dettori et al. 2006,

Sedda & Delogu 2007, Sedda et al. 2007) e alcune tesi di laurea presso la biblioteca delle

Facoltà di Agraria e di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Sassari

gemmata a Nuoro).

Gli studi più vecchi ricorrevano alla fotointerpretazione visiva direttamente sulla copia

cartacea della foto. Questa tecnica richiedeva una grossa quantità di lavoro e di tempo per un

risultato poco accurato a causa delle variazioni in scala, camera, pellicola e delle distorsioni

originate dalle irregolarità di volo dell’aeromobile (Carmel & Kadmon 1998, Kadmon &

Harari-Kremer 1999).

I recenti sviluppi nella tecnologia software e hardware consentono la produzione di versioni

digitali di immagini aeree, importabili e manipolabili in ambiente GIS. L’ortorettifica delle

fotografie aeree consente (con una precisione nota) di produrre immagini utilizzabili per

l’analisi delle dinamiche di uso del suolo di una data regione (Abdullah 2007).

In teoria, le diverse coperture del suolo o gli oggetti presenti in fotografie aeree in bianco e

nero digitali possono essere delimitate attraverso l’utilizzo di opportuni classificatori e nelle

stesso modo in cui vengono processate le immagini satellitari (LaMonaca 2006). In pratica, e

soprattutto nel caso di immagini in bianco e nero, la classificazione automatica è

particolarmente complicata a causa della singola banda spettrale (la scala di grigi) e della

variazione di intensità luminosa all’interno delle foto aeree e tra i fotogrammi di una stessa

strisciata (Hudak & Wessman, 1998).

In questo lavoro si presenta uno studio sulle trasformazioni delle superfici coperte da

quercia da sughero (Quercus suber L.) in alcune aree campione della Provincia di Nuoro,

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classificabili come agroforestali (Dettori et al. 2001) per la presenza di attività agro-pastorali

associate o contemporanee alle colture arboree. Purtroppo, la carenza di informazioni

pregresse e su micro-scala hanno reso particolarmente complessa l’analisi degli impatti

derivanti dall’agricoltura e urbanizzazione sui sistemi a sughera. Alcuni fattori come gli

incendi periodici, gestione inadeguata e deperimenti per patologie forestali, non sono

documentati per l’intero periodo di studio, determinando un certo grado di incertezza nei

risultati.

Sulla base di studi condotti su diverse aree sughericole della Provincia di Nuoro e dei

risultati delle ricerche correlate è ormai accertata l’esistenza di un deperimento dei querceti

per un assommarsi di cause che vanno oltre dal semplice intervento diretto dell’uomo (Ruiu et

al. 2005).

Fig. 1. Localizzazione delle aree di studio e limiti amministrativi. (1) Funtana’e Murru (Bitti),

(2) Pedra ‘e Sa Rucche (Orune), (3) Sos Alineddos (Orgosolo), (4) Sa Serra (Nuoro, Orani,

Orune, Oniferi)

La presente ricerca considera un arco temporale di 44 anni, ed in particolare gli anni 1954,

1977 e 1998. La comprensione delle dinamiche nel medio periodo degli usi del suolo in

ambienti dominati dalla quercia da sughero, non ha solo un interesse scientifico o accademico,

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ma soprattutto economico e sociale, in un momento storico in cui il dibattito sulla gestione

delle risorse naturali si svolge a livello locale, nazionale ed internazionale (si pensi ad

esempio all’importanza delle foreste come sistemi di stoccaggio di anidride carbonica e per

questo riconosciute nelle misure di gestione forestale del Protocollo di Kyoto per i paesi

dell’allegato 1).

La definizione del tasso, della forza e della direzione dei cambiamenti nel paesaggio

costituiscono un utile livello conoscitivo alla base della programmazione di una gestione

razionale del territorio e delle sue risorse, e della definizione delle priorità in relazione alle

emergenze attuali.

Area di studio: scelta e descrizione generale

Le prime tre aree campione (Fig. 1) ricadono nei comuni presentanti le maggiori superfici

delle tre tipologie di sugherete riconosciute dalla carta di uso del suolo della Regione

Autonoma della Sardegna (RDM Progetti 2003) denominata UDS RAS. In particolare, Bitti

per le sugherete pure, ossia con copertura superiore al 20 % (tipologia 31122 dell’UDS RAS),

Orune per quelle miste (copertura tra il 5 ed il 25%, tipologia 2413) e Orgosolo per le

sugherete protettive (sugherete con copertura superiore o uguale al 20% e associate ad altre

latifoglie e macchia con funzione più protettiva che produttiva, tipologia 3111). In pratica,

secondo l’uso del suolo ufficiale, a Bitti si rivengono più sugherete pure che ad Orune (3.849

ha rispetto a 2.135 ha), viceversa ad Orune la quantità di sugherete miste è superiore a quella

di Bitti (1.641 ha rispetto a 1.557 ha). Per quanto riguarda la terza tipologia, ovvero le

sugherete protettive, queste prevalgono nel comune di Orgosolo (7.290 ha) mentre negli altri

due comuni risultano largamente sotto i 4.000 ha.

Il dato di Orgosolo è, a parere dell’autore, di gran lunga superiore all’effettiva presenza

della quercia da sughero, avendo accertato che la tipologia 3111 dell’UDS RAS è presente

anche in ambienti ostacolanti la presenza della sughera per il substrato calcareo (il

Supramonte ad esempio).

Tabella 1. Aree campione Plot Località Comune/i Coordinate centro Quota Area

n. nome X Y Min (m) Max (m) (ha)

1 Funtana'e Murru Bitti 531.661 4.486.435 537 635 1.047

2 Pedra'e sa Rucche Orune 523.392 4.474.058 406 911 538

3 Sos Alineddos Orgosolo 530.451 4.452.716 254 857 747

4 Sa Serra Nuoro, Orani, 520.331 4.468.255 300 800 10.050

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Orune, Oniferi

La quarta area campione, Sa Serra, è un area che ricade in una zona sughericola tra i comuni

di Nuoro, Oniferi, Orani, e Orune. Su quest’area è stata svolta una ricerca analoga, che si

arresta allo studio dei cambiamenti accorsi tra il 1954 ed il 1998 senza nessuna data

intermedia. In questa sede vengono riportati i principali risultati ottenuti dagli autori (Sedda &

Delogu 2007).

In tabella 1 sono riassunte alcune caratteristiche sommarie delle aree in studio. Come si può

osservare dalla tabella la dimensione delle aree campione non sono uguali. A parte Sa Serra

che costituiva uno studio a parte, le altre aree variano tra i 538 ha di Orune ed i 1.047 di

Orgosolo. Il valore di superficie scelto è relazionata al grado di frammentazione delle tre

tipologie di sughera presenti e definito secondo un parametro F calcolato per ciascun comune

(Fc):

3,2,1100 =∗=∑

iA

PA

Fc

ii

i

c

dove Ai rappresenta la superficie della tipologia di sughereta i (1=sugherete pure;

2=sugherete miste; 3= sugherete protettive), Pi il numero di poligoni della tipologia i, e Ac la

superficie comunale. In altre parole, Fc rappresenta il frammento medio comunale delle tre

tipologie sughericole. Questa formula è stata preferita a quella proposta da Abdullah &

Nakagoshi (2007), perché consente di pesare diversamente le tipologie considerate e di

standardizzare rispetto alla superficie comunale. Il valore più alto è misurato ad Orune, quello

più basso a Bitti (Tab. 2). In relazione a questo risultato, si è deciso di adottare un’area

campione di circa 1.000 ha per Bitti, 700 ha per Orgosolo e 500 ha per Orune.

Gli F per le aree campione sono coerenti alla gerarchia dei rispettivi valori comunali.

Le aree sono caratterizzate da strutture vegetazionali differenti. In “Sa Serra” gran parte

della superficie è coperta da sughera, da suoli cespugliati a vocazione forestale e da porzioni

frammentate di terreni boscati con grado di copertura più o meno elevato. Fanno eccezione le

porzioni a Nord dei comunali di Oniferi e Orani dove le foreste hanno un grado di copertura

superiore. In misura largamente minore sono presenti dei pascoli arborati misti.

Una lucida descrizione della vegetazione ricadente tra i territori di Nuoro, Oniferi, Orani ed

Orune è presente nelle relazioni predisposte in vista dell’espansione del vincolo idrogeologico

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dall’ispettore forestale dott. Antonello Mele negli anni ottanta e rinvenibili nella sede del

Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale di Nuoro: “Le formazioni forestali più diffuse ed

estese sono le sugherete, la cui massima concentrazione si ha nella località “Sa Serra”. Sono

boschi puri e, più raramente, misti con roverella sempre in posizione subalterna (…) Il bosco

di quercia da sughero manifesta una preoccupante e progressiva riduzione della superficie a

causa dei tagli, ma soprattutto degli incendi che, anno dopo anno, percorrono queste

contrade. Per altro, la presenza continua di un massiccio carico di bestiame, impedisce la

rinnovazione dei soprassuoli sia dopo l’incendio quando occorre provvedere alla

ricostituzione boschiva, sia nella fase di utilizzazione, quando è necessario procedere al

taglio dei soggetti senescenti e ormai improduttivi (…)”.

Il sistema di utilizzo del territorio rurale si basa sulla foraggicoltura e il silvopastoralismo in

aree boscate. L’area è quindi interessata da una diffusa attività agricola e pastorale, con forti

fenomeni di degrado favoriti dai frequenti incendi. I sistemi di gestione aziendale privata, in

genere, non prevedono un’ottimizzazione della produzione sughericola, ma sono incentrati

verso la massimizzazione del reddito zootecnico (pecora da latte).

Tabella 2. Uso del Suolo RAS: valori percentuali di superficie a sugherete pure (31122), miste

(2413) e protettive (3111) e delle superfici accorpate degli usi de suolo ricadenti nell’agricolo

(tematismo 2x, 2xx, 2xxx e 2xxxx) e urbano (1x, 1xx, 1xxx, 1xxxx). Nell’ultima colonna il

fattore di frammentazione F proposto in questo studio. Territorio Sugherete Altri usi del suolo F

Pure Miste Protettive Agricolo Urbano

(%) (%) (%) (%) (%)

Bitti Comune 18,1 7,3 11,9 25,1 0,4 0,46

Area Campione 55,5 14,7 0,6 5,8 0,0 2,22

Orune Comune 16,8 12,9 27,8 7,0 0,4 0,85

Area Campione 39,0 44,6 0,3 1,0 0,0 17,02

Orgosolo Comune 1,5 0,8 32,9 12,2 0,5 0,48

Area Campione 0,0 0,0 20,7 39,2 0,0 4,17

A Bitti, dove si colloca la prima area campione, le sugherete sono prevalentemente pure in

formazioni specializzate per la produzione del sughero. Laddove domina il pascolo e il

seminativo, si rifugia verso le zone cacuminali (Chiappini 1968). In linea generale possono

essere distinte tre tipologie di sugherete: (1) formazioni pure con specie della macchia

mediterranea bassa; (2) formazioni rade o miste a roverella (Quercus pubescens L.); (3)

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alberate sparse su coltivi o pascoli. L’area di studio si trova a Nord di Bitti, con un limite

superiore che si può far coincidere con la strada per Mamone.

Simili paesaggi si rivengono ad Orune, comune della seconda area campione. Secondo

Fadda et al. (1999) sono riconoscibili quattro tipologie vegetazionali: (1) boschi di leccio

(Quercus ilex L.) con sottobosco tipico del lauretum; (2) boschi di sughera a differente densità

e copertura, consociati o meno ad attività agro-silvo-pastorali; (3) boschi di pini (Pinus spp.),

dove alla conifera sono spesso associati leccio e specie della macchia mediterranea; (4)

macchia mediterranea in formazioni pure. La superficie analizzata è stata scelta a Sud-Ovest

del comune di Orune e delimitata inferiormente dalla strada per Benetutti.

Rispetto alle precedenti, Orgosolo, sede della terza area test, presenta una vegetazione più

variegata, con ridotta componente a sughera ed estese porzioni a coltivo. L’area di studio è

delimitata dalla strada Orgosolo-Mamoiada ad Ovest e Orgosolo-Oliena ad Est. Colomo &

Ticca nel 1987, descrivono le aree forestali della zona pedemontana in questo modo: “è una

zona a grande estensione di macchia più o meno evoluta e della macchia foresta a leccio,

lentisco, corbezzolo ed erica: decisamente un luogo da pernici, volpi e cinghiali. Il pascolo

caprino ed ovino è intenso ma non eccessivo; varie zone (fundales) sono interessate da

rimboschimenti di conifere, alcuni recenti ed altri ben affermati, ma nel complesso la zona è

integra... .”

Una descrizione più dettagliata è data da Camarda nel 1997: “ ...la strada bianca che da

Oliena porta ai Fundales e che si snoda attraverso vigneti, mandorleti e piccoli orti, coltivati

lungo i rigagnoli dove sono presenti accumuli di terra fertile. Cisti, lavande, calicotome sono

le specie più frequenti... Orgosolo può essere raggiunto più agevolmente da Oliena per la

strada asfaltata che costeggia il fiume Cedrino il quale qui prende anche il nome di Riu

Locoe. In queste zone il paesaggio appare segnato dall’uomo soprattutto con la presenza di

estesi vigneti. Nelle aree più rocciose ed impervie è sempre la macchia con prevalenza di

lentisco, oleastro e calicotome, a costituire il tipo di vegetazione dominante. Quest’ampia

vallata, ricca di testimonianze protostoriche è tagliata dal fiume Cedrino, che presenta lungo

il suo corso l’ontano nero e il salice bianco, a cui si aggiungono anche il pioppo bianco e il

pioppo canadese. Sono frequenti lecci sparsi, ma anche sugherete e nelle quote più elevate le

roverelle. Dopo il ponte sul rio Ghirtauro, la strada si inerpica sui graniti tra i quali si

inserisce la vegetazione forestale naturale a leccio, corbezzolo e fillirea.” E prosegue con

qualche dettaglio per la strada che da Orgosolo porta a Mamoiada: “... presenta graniti spesso

arenizzati in cui si alternano pascoli e boschi misti di roverella, leccio e sughera.”

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Le trasformazioni agrarie su terreno acclive hanno spesso richiesto la sistemazione del

terreno a terrazze. I pascoli cespugliati e più o meno alberati vengono sfruttati non solo a

vantaggio degli ovini, ma anche dei bovini. Nel periodo invernale le aree di Olai e del

Supramonte sono difficilmente utilizzabili per il pascolo brado.

Metodi

Le più antiche immagini aeree disponibili, a vasta copertura, sono quelle dell’Istituto

Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma. Si tratta del Volo GAI effettuato tra il

1954 ed il 1955 a cura del consorzio Gruppo Aereo Italiano e dell’Istituto Geografico Militare

utilizzando pellicole in bianco e nero ad una scala di ripresa di 1:33.000. Queste foto avevano

lo scopo di costituire il supporto fotografico alla realizzazione delle carte IGMI del 1957.

Fig. 2. Confronto tra le diverse foto aeree per la medesima area del comune di Bitti (porzione

area 1, scala di visualizzazione originale 1:10.000). In questo esempio e in quelli successivi,

la foto a colori del 1977 è stata convertita in bianco e nero per rendere più omogeneo il

raffronto.

Tra le foto più recenti si sono utilizzate le ortofoto in bianco e nero AIMA del 1997-1998 in

scala 1:10.000. Il volo è stato realizzato a cura della CGR di Parma. Sempre quest’ultima ha

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effettuato il volo ERSAT-REGIONE SARDEGNA del 1976-1977 su pellicola a colori ad una

scala di ripresa di 1:10.000, e che costituisce la nostra data intermedia di studio. Di questo

volo esistono solo due copie cartacee rispettivamente presso ERSAT e Presidenza della

Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Sassari, e le diapositive originali, conservate

presso la CGR di Parma.

Tutte le immagini si riferiscono allo stesso momento dell’anno (primavera) e in particolare

al periodo marzo-maggio (Fig. 2). Questo elemento è di grande importanza per il

riconoscimento dei differenti tipi vegetazionali, anche se purtroppo non sufficiente. E’ infatti

richiesta una lunga validazione delle classi prodotte con dati raccolti al suolo.

L’elenco dei fotogrammi utilizzati in questo lavoro per le diverse annate è allegato in

annesso 1.

Solo le foto del 1998 sono in formato digitale, e quindi direttamente utilizzabili in un

sistema GIS. La conversione da formato cartaceo a ortofoto digitale dei fotogrammi del 1954

e 1977 è stata realizzata attraverso le operazioni di scansione, ortorettifica e mosaicatura. La

scansione è stata eseguita con scanner A3 a 600 d.p.i. e 8 bit. Questo valore garantisce un

prodotto con buona qualità nel colore, alta definizione geometrica e buona gestibilità del file

(il file finale in formato TIF ha dimensioni medie di 50 mb), permettendo di restituire una

risoluzione al suolo di 0,4 m, per la scala 1:10.000, e di 1,3 m per quella al 1:33.000.

L’ortorettifica è una procedura necessaria per la correzione ottica e geometrica di una foto

aerea. Esistono diversi software in grado di realizzarla. In questa ricerca è stato utilizzato il

software PCI Geomatics 9.0 - modulo Orthoengine. Mancando dettagliate informazioni sulla

focale e i parametri di ripresa per entrambi i voli, si è scelto il metodo lineare del Thin Plate

Spline Math Model, un interpolatore a media pesata in cui vengono considerate

simultaneamente sia le coordinate che la quota di tutti i punti identificati come Ground

Control Points (GCPs). L’elevazione è stata incorporata nell’algoritmo in forma di strato

informativo (layer) costruito a partire dal Modello Digitale di Elevazione del terreno (DEM)

prodotto della Regione Autonoma della Sardegna e fornito con risoluzione spaziale di 10 m.

In altre parole, per ogni fotogramma sono stati identificati circa 40 GCPs (valore al quale

corrisponde un basso errore come descritto in seguito) ai quali sono state attribuite le

coordinate dei medesimi punti rilevate dal foglio in formato digitale della Carta Tecnica

Regionale (scala 1:10.000). Il software assegna automaticamente la quota “leggendola”

direttamente dal layer che è stato importato in precedenza.

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L’aggiunta dei punti di controllo (GCPs) consente di assestare l’errore verso il valore

prescelto. Solo successivamente l’immagine viene corretta e ricampionata (Rossiter & Hengl

2004).

L’errore misurato (RMS) per le immagini ortorettificate in questo studio è sempre inferiore

ai 2 m.

Il metodo di ricampionamento scelto è stato il Nearest Neighbor Interpolation, che permette

un tempo-macchina basso e l’introduzione di piccoli errori nell’immagine finale. Le ortofoto

così create hanno una dimensione scelta del pixel di 0.5 m, e un sistema di riferimento con

sferoide WGS84, e un datum UTM European Datum 1954, zona 32 Nord.

Per ciascuna area campione (tranne la 4) è stata necessaria l’ortorettifica di 3 immagini

aeree del 1977 e di 1 o 2 del 1954. Le foto del 1977 e quelle del 1954 per Bitti, sono state

quindi mosaicate, ovvero affiancate ed unite in una sola per rendere più agevole la successiva

fotointerpretazione.

Fig. 3. Esempio di risultato da fotointerpretazione a video. Particolare dell’area 3 (Orgosolo)

nel 1998, in cui si riconoscono i limiti di ciascuna classe (in blu) e la sua denominazione (in

rosso, es. 3110: altri boschi; 2111: seminativi; 3322 boschi con sughera tra il 20 ed il 40%).

Scala di visualizzazione in origine 1:5.000.

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La fotointerpretazione è stata realizzata in due fasi: (1) pre-classificazione automatica e (2)

classificazione manuale; con lo scopo di ridurre i tempi di lavoro.

La pre-classificazione automatica in macroclassi è stata svolta con il software eCognitio 3.0

(Baatz et al. 2004), che consente una classificazione quasi automatica, attraverso la

definizione di alcuni parametri e l’addestramento (training) delle classi (Chirici 2004, Zhang

et al. 2005). Il processo viene definito “di segmentazione”, per la capacità di ottenere dei

poligoni discriminanti i diversi elementi del suolo (fabbricati, coperture vegetali, strade,

ecc…): i pixel dell’immagine originaria vengono aggregati in una serie di passaggi successivi

fino a quando i poligoni creati non hanno caratteristiche corrispondenti a quelle definite

dall’operatore (Chirici, 2004). La procedura tende alla minimizzazione dell’eterogeneità

attraverso la riduzione della varianza spettrale tra i valori di digital number dei pixel di uno

stesso poligono (caratteristica intrinseca), e della varianza geometrica tra le forme di oggetti

classificati allo stesso modo (Woodcock et al., 1994). Il software richiede tre parametri di

partenza: il fattore di scala (che guida la dimensione degli oggetti finali), fattore peso colore e

fattore peso forma, dove gli ultimi due sono costretti a sommare all’unità. Dopo vari tentativi i

valori più consoni alle nostre esigenze sono stati: un fattore di scala pari a 100, un fattore peso

forma di 0,6 (con frattale pari a 0,7 e compatezza 0,3), e un fattore peso colore di 0,4,

preferendo in questo modo la forma al colore trattandosi di immagini in bianco e nero

(Halounovà 2003).

Con la pre-classificazione si sono distinte quattro macroclassi: (1) foresta, alberature sparse

e macchia; (2) strade, edifici e rocciai; (3) seminativi e pascoli; (4) fiumi.

Il riconoscimento di sub-classi, come ad esempio i seminativi, la macchia, le sugherete,

ecc..., non è possibile in via semi-automatica a causa della scarsa quantità di informazione

spettrale di un immagine in bianco e nero. Per questo la successiva classificazione è stata

effettuata attraverso fotointerpretazione visiva in ambiente software ArcInfo-ArgGis 9.1

(Shaker & Wrightsell 2000) con una scala di visualizzazione di 1:2.000 per le classi

dell’urbano (strade, edifici ecc...) e 1:5.000 per tutti gli altri usi del suolo. L’unità minima

cartografabile è di 2.000 mq (Tab. 3).

In questo lavoro sono state riconosciute 14 differenti classi di uso del suolo (Tab. 3). Per le

sugherete sono state definite tre classi (Fig. 4): sugherete con grado di copertura tra il 10 ed il

20% (e che d’ora in avanti chiameremo alberate a sughera), o tra il 5 ed il 20 % nell’area

campione di Orgosolo; sugherete con grado di copertura tra il 20 e il 40% (e che d’ora in

avanti chiameremo sugherete rade); e infine, sugherete con grado di copertura superiore al

40% (e che d’ora in avanti chiameremo sugherete specializzate). Questi valori sono stati

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decisi in modo da soddisfare la definizione di sughereta data dalla Legge Regionale n. 4 del

1994 e quella di bosco data dal Decreto Legislativo n. 227 del 2001. Le altre superfici boscate

(e che d’ora in avanti chiameremo altri boschi) sono state classificate prendendo in

considerazione la definizione del D.L. 227/2001 che recita: “Sono considerati bosco i terreni

coperti da vegetazione forestale arborea associata o meno a quella arbustiva di origine

naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, i castagneti, le sugherete, la macchia

mediterranea, ed esclusi i giardini pubblici e privati, le alberature stradali, i castagneti da

frutto in attualità di coltura e gli impianti di frutticoltura e arboricoltura da legno. Le

soggette formazioni vegetali e i terreni su cui essi sorgono devono avere estensione non

inferiore a 2000 mq, larghezza media non inferiore a 20 m e copertura non inferiore al 20 %,

con misurazione effettuata dalla base esterna dei fusti. Sono altresì assimilati a bosco i fondi

gravati dall’obbligo di rimboschimento per le finalità di difesa idrogeologica del territorio,

qualità dell’aria, salvaguardia del patrimonio idrico, conservazione della biodiversità,

protezione del paesaggio e dell’ambiente in generale, nonché le radure e tutte le altre

superfici d’estensione inferiore a 2.000 mq che interrompono la continuità del bosco.”

Fig 4. Esempio delle diverse tipologie a sughera analizzate. I codici fanno riferimento alla

classificazione adottata in questa ricerca, in particolare, 3311 sugherete specializzate; 3322

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sugherete rade; 3333 alberate a sughera. Le immagini sono del 1977 e si riferiscono ad Orune

(area campione 2). La scala di visualizzazione all’origine è di 1:5.000.

La densità è stata misurata sovrapponendo al poligono della tipologia bosco o sughereta un

quadrato di 100 x 100 m con 100 nodi di griglia, e contando quanti punti ricadevano sulle

chiome.

Questo tipo di ricerche hanno l’inconveniente della difficoltà di una rigorosa validazione,

soprattutto per quanto riguarda gli usi del suolo del passato (nel nostro caso il 1954 e il 1977).

E’ possibile quindi definire con precisione l’incertezza dell’uso del suolo attuale attraverso

visite in campo, ma non quello precedente, che può essere solo stimato con interviste ai

proprietari terrieri e la valutazione di precedenti – resti uso del suolo nelle aree riconosciute

come cambiamento.

Fig. 5. Sughereta post-incendio (area campione 2, Orune).

Per l’uso del suolo del 1998, partendo dal presupposto che si sia mantenuto tale e quale ad

oggi (almeno per la composizione dei boschi), si è deciso di esplorare attraverso visite in

campo il 40% della superficie di ciascuna area campione e di confrontarlo con la mappa

prodotta. A Bitti l’errore è stato pari all’1% della superficie, in cui sugherete specializzate

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erano state classificate come altri boschi e alberature sparse come sugherete specializzate per

effetto di una ricca macchia alta. Ad Orune l’errore registrato è stato del 6%, per la

classificazione erronea di altri boschi in macchia, sugherete specializzate in altri boschi e

pascoli naturali in seminativi. Ad Orgosolo, infine, l’errore è attorno al 2%, in cui alberate

sparse di sughera sono state confuse con macchia o altri boschi.

La validazione degli usi del suolo più antichi non può essere distinta tra 1977 e 1954. Sul

20% delle aree da noi riconosciute come cambiamento è stata svolta un’indagine a terra,

spesso con interviste a persone del luogo. Particolarmente semplice è stato il riconoscimento

del degrado del bosco per effetto del passaggio del fuoco, che giustifica la presenza di una

folta macchia (Fig. 5), o la presenza di patologie forestali (segni su piante in vita e ceppaie

morte), o della sua estensione per abbandono delle terre. L’estensione o degrado del bosco è

stato appurato secondo il rapporto tra le classi diametriche. Più difficile è risultato in alcuni

casi il riconoscimento di cambiamenti di densità o di composizione del bosco, per mancanza

assoluta di segni (ceppaie, rigenerazione, ecc...), o ricordi da parte dei proprietari. L’errore in

questa fase è stato del 3 % a Bitti, 7% ad Orune e 11% ad Orgosolo.

Non è stata effettuata una validazione delle strutture inalterate per concentrare le risorse

sulle aree riconosciute come trasformazione. E’ comunque inteso che nella programmazione

di un’estensione della validazione questa debba per forza considerare anche le strutture

inalterate.

La validazione dell’uso del suolo ha permesso di giungere ad alcune considerazioni utili nel

proseguo dell’indagine:

1. nei cambiamenti da sugherete a urbano raramente si osserva una distruzione del

bosco, ma vengono più spesso sfruttate chiarie o nel caso della rete viaria il terreno

tra le piante;

2. nell’area campione di Orgosolo non esistono sugherete specializzate, ma è più

comune la presenza di strutture con quercia da sughero al di sotto del 10% nel valore

del grado di copertura ed in genere in formazioni miste o tra la macchia. In alcune

località è presente come rimboschimento (Osposidda);

3. nell’area campione di Orune, ad ovest, le sugherete sono più dense e consociate con

roverella, mentre ad est sono prevalentemente miste a leccio.

Le carte di uso del suolo per ogni anno e per ogni area sono state intersecate in ambiente

GIS per la produzione delle mappe dei cambiamenti di ciascuna area tra gli anni 1954, 1977 e

1998 con evidenza dei pattern relativi alle sugherete.

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Tab. 3. Usi del suolo e schema di classificazione. Tes = tessitura (f, fine; g, grossolana; m, variabile); For = forma (r, regolare; ir, irregolare). La

copertura arborea è al netto di quella determinata dalla sughera, di cui si da la specifica. (*Orgosolo)

Macroclasse Cod Nome classe Coperturaarborea

Copertura a sughera Parametri qualitativi per la fotointerpretazione manuale

(%) (%) Colore Tes. For. Aspetto Pattern1110

Abitazioni 0 0 uniforme f r struttura artificiale di grandi dimensioni oggetti sparsi e collegati attraverso una rete viaria

1111 Strade campestri 0 0 uniforme molto chiaro f r-ir struttura lineare irregolare Urbano

1112 Strade asfaltate 0 0 uniforme più scuro del 1111 f r struttura lineare di maggior spessore

rispetto al 1111 irregolare

2111Seminativi ≤5 ≤5 uniforme grigio-grigio

scuro f r aree omogenee con presenza sporadica di alberi

segni di lavorazione nella medesima direzione Agricolo

2112 Sistemi agricoli complessi variabile ≤5 variabile m r scacchiera con seminativi alternati ad

arboreti da frutto e altre colture mosaico

3231 Macchia ≤20 ≤10 variabile m ir vegetazione bassa ad alto grado di copertura con alberate rade irregolare

3111 Aree percorse da incendio ≤20 ≤10 uniforme nero-grigio

scuro m ir vegetazione bassa e alberate con chioma ridotta

irregolare o lungo il versante

3211 Pascolo ≤10 ≤5 colore più chiaro rispetto al 3231 g ir simile al 2111 con maggiore vegetazione

arbustiva irregolare Pascoli e arbustati

3411 Rocciosità ≥ 2000 m2 0 0 chiaro con chiazze scure g ir aree localizzate e prive di vegetazione,

in genere tendenti al circolare

casuale e più frequente in prossimità di cime

3311 Sugherete pure ≥20 ≥40 colore scuro, più scuro del 3110 g ir strutture alternate da chiarie e altri usi

del suolo irregolare o formazioni in gruppi

3322 Sugherete rade ≥20 20-40 colore scuro, più scuro del 3110 g ir strutture alternate da ampie chiarie, altri

usi del suolo e vegetazione arbustiva irregolare o formazioni in gruppi Sugherete

3333 Alberature sparse a sughera ≤20 10-20

5-20* colore scuro, più scuro del 3110 m ir spesso singole piante in ampie zone a

coltivo o pascolo irregolare o formazioni in piccoli gruppi

3110 Altri boschi ≥20 10-20 colore grigio, più chiaro delle 3311, 3322 e 3333 g ir strutture ad alto fusto con intersezione

delle chiome e suolo poco visibile casuale in formazioni ampie

3500Fascia parafuoco 0 0 colore chiaro f r

strutture lineari di grande spessore e che interrompono la continuità della foresta o macchia mediterranea

direzione simile e coincidente con quella dei versanti Altri boschi

3600Rimboschimenti variabile variabile variabile m r

superfici con piante disposte su file ed in territori montani accompagnate da strutture di servizio

regolare

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Per una maggiore semplicità di lettura del territorio e dei cambiamenti accorsi le classi di

uso del suolo sono state raggruppate in 4 tipologie principali: urbano, agricolo, sugherete ed

altri boschi (Tab. 3). Saranno queste quattro macroclassi ad essere considerate nella

discussione dei risultati e per la creazione di una matrice di transizione tra i differenti usi del

suolo (Buse 1992), salvo, alla fine, citare i principali cambiamenti avvenuti tra le singole

classi per ciascuna area di studio. Queste informazioni numeriche e quelle statistiche sono il

risultato di elaborazioni puntuali attraverso un grigliato di 200 m di lato per cella sovrapposto

alle aree di studio, e dove a ciascun punto è stato attribuito l’uso del suolo (nell’ambito delle 4

macroclassi) per ciascuna annata considerata. Questo ha permesso calcoli che valutassero

differenze sostanziali nei cambiamenti tra un’area e l’altra e all’interno della stessa area.

Fig. 6. Cambiamenti in un porzione rappresentativa a nord-ovest dell’area campione n.1

(Bitti). Raffrontando le immagini si osserva come ci siano state rilevanti variazioni di

copertura forestale. Nella zona evidenziata dal cerchio è rappresentata una superficie che era

boscata nel 1954 e che risulta essere prevalentemente sostituita da usi a seminativo e pascolo

nel 1998; mentre nell’area segnata dal quadrato è possibile distinguere l’infittimento di un

soprassuolo forestale. Scala di visualizzazione in origine 1:7.000.

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Risultati

Come accennato nell’introduzione di questo lavoro nella provincia di Nuoro è presente una

quarta area campione (“Sa Serra”), sulla quale è stato già svolto un lavoro di valutazione dei

cambiamenti di uso del suolo accorsi tra il 1954 ed il 1998 senza data intermedia (Sedda &

Delogu 2007). Le conclusioni di questa ricerca saranno ora sintetizzati a premessa dei risultati

ottenuti dal lavoro svolto nelle successive tre aree di studio.

I cambiamenti accorsi nella regione di “Sa Serra” hanno interessato una superficie pari al

36,5 % dei 10.050 ha dell’area di studio, e dove il 60 % dell’area modificata presentava

foreste o alberate a quercia da sughero. In termini di superficie, l’area possedeva nel 1954

5.207 ha di sugherete (considerando la somma delle tre tipologie), ridotti successivamente ai

3.684 ha del 1998. Le trasformazioni più importanti sono avvenute nelle sugherete

specializzate, per una riduzione del 29,2 %, e nella macchia, per un aumento del 66,6 %. Le

principali transizioni sono state da sugherete specializzate a sugherete rade e da sugherete

rade ad alberate a sughera.

Questi dati allarmanti hanno richiesto una nuova indagine, in cui venisse considerata una

data intermedia che potesse permettere la definizione del trend dei cambiamenti. Lo scopo

dell’attuale analisi è valutare se la perdita di sugherete sia un fenomeno attuale oppure un

fatto del passato o, ancora, un fenomeno costante; e con quale grado sia avvenuto o stia

avvenendo. Per raggiungere questi obiettivi abbiamo considerato le principali aree

rappresentative delle tre tipologie di sughereta e tre annate all’incirca equidistanti (23 anni il

primo periodo, 1954-1977, e 21 anni il secondo, 1977-1998).

La figura 6 dimostra come sia possibile anche con l’utilizzo di immagini aeree a differente

scala e pellicola produrre delle ortofoto digitali di qualità comparabile. Queste immagini

presentano un dettaglio sufficiente per la definizione delle diverse tipologie di vegetazione e

di uso del suolo.

Come osservabile in tabella 4, le aree campione scelte per i comuni di Bitti, Orgosolo e

Orune (e che d’ora in avanti identificheremo con il nome del comune di appartenenza),

presentano al loro interno vaste superfici coperte dalle tre tipologie di sughera (intorno al 60%

Bitti ed Orune, superiore al 25% nell’area di studio di Orgosolo).

In generale mancano sugherete specializzate nell’area scelta per il comune di Orgosolo e gli

altri boschi per l’area scelta nel comune di Orune.

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Tab. 4. Percentuale degli usi del suolo rispetto al totale della superficie dell’area campione per

i tre anni in studio.

Uso del suolo Bitti Orgosolo Orune 1954 1977 1998 1954 1977 1998 1954 1977 1998 Urbano 0,8 1,0 1,0 1,5 1,6 2,0 0,4 0,6 1,4Agricolo 12,1 14,0 14,6 32,6 29,2 40,3 21,2 26,7 26,4Pascoli e arbustati 2,5 15,8 12,7 15,0 26,1 19,9 12,5 15,5 15,3Sugherete 75,1 61,1 63,0 34,3 31,5 27,0 65,7 57,1 56,7Altri boschi 9,3 7,9 8,5 16,4 11,4 10,6 Sugherete specializzate 52,5 46,7 47,4 19,9 14,4 14,3Sugherete rade 9,8 5,8 6,2 9,0 7,5 7,1 23,2 16,9 16,8Alberature a sughera 12,7 8,6 9,3 25,3 23,9 19,8 22,5 25,7 25,5 Sugherete D.L. 227/2001 62,4 52,5 53,7 9,0 7,5 7,1 43,2 31,4 31,2

Nella tabella il dato relativo alle sugherete si trova come totale (Sugherete) e scorporato

nelle tre tipologie (Sugherete specializzate, Sugherete rade e Alberate a sughera). E’ stata

aggiunta la voce “sugherete D.L. 227/2001” per sottolineare le differenze tra bosco a sughera

riconosciuta da questo decreto (tutte le superfici dove la quercia da sughero ha una copertura

superiore al 20 % e con i limiti dimensionali dei boschi) e le sugherete riconosciute in

maniera più limitante dalla Legge Regionale n. 4 del 1994. Quest’ultima infatti, definisce la

sughereta una superficie in cui la specie ha un grado di copertura del suolo superiore al 40 %.

Dai dati in tabella risulta che nelle aree a maggiore valenza sughericola, come Bitti o Orune,

le sugherete definite dalla L.R. 4/94 sottostimano le superfici a sughera che in realtà,

basandosi sulla definizione della 227/2001, sono di circa il 10-20 % in misura maggiore.

La perdita di sugherete è mediamente del 10 % rispetto all’area esplorata, e con un

decremento più vistoso nel periodo 1954-1977 rispetto a quello 1977-1998.

Trend simili si registrano a Orune e Bitti per quanto riguarda la perdita in sugherete (Fig.

7d) e l’espansione di seminativi e coltivi (Fig. 7b); a Orgosolo e Bitti per l’incremento in

pascoli e arbustati (Fig. 7c) e il decremento in altri boschi (Fig. 7e); ed infine a Orgosolo e

Orune per l’aumento delle superfici urbanizzate (Fig. 7a). I territori con maggiore valenza

sughericola denunciano una perdita delle sugherete ed un espansione dell’urbano,

dell’agricolo e dei pascoli e arbustati.

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Urbano

0.00

0.75

1.50

2.25

1954 1977 1998

Anno

%

Bitti Orgosolo Orune

a

Agricolo

0.00

15.00

30.00

45.00

1954 1977 1998

Anno

%

Bitti Orgosolo Orune

b

Pascoli e arbustati

0.00

10.00

20.00

30.00

1954 1977 1998

Anno

%

Bitti Orgosolo Orune

c

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Sugherete

0.00

20.00

40.00

60.00

80.00

1954 1977 1998

Anno

%

Bitti Orgosolo Orune

d

Altri boschi

0.00

5.00

10.00

15.00

20.00

1954 1977 1998

Anno

%

Bitti Orgosolo

e

Fig. 7. (e pagina precedente) Variazioni percentuali negli usi del suolo: urbano (a), agricolo

(b), pascoli e arbustati (c), sugherete (d) e altri boschi (e).

Più eloquente è l’analisi dei dati riportati in tabella 5 dove le principali variazioni

percentuali relative ai due periodi e quella totale (1954-1977, 1977-1998, e 1954-1998), non

sono riferite alla superficie totale dell’aree campione, ma rispetto al valore iniziale del singolo

uso del suolo (1954 per il periodo 1954-1977 e 1954-1998, e 1977 per il periodo 1977-1998).

In altre parole, ci da il tasso di crescita (segno positivo) o decrescita (segno negativo) di un

uso del suolo rispetto al suo valore iniziale.

Si osserva immediatamente che rispetto ai dati di “Sa Serra”, il degrado delle sugherete è

inferiore e di medio grado, essendo dell’ordine del -17 % (massimo a Orgosolo e minimo a

Orune). In due aree su tre le trasformazioni hanno riguardato soprattutto il periodo 1954-1977,

tranne Orgosolo il cui massimo degrado delle strutture forestali con quercia da sughero è

avvenuto tra il 1977-1998. Particolarmente grave è la situazione di Bitti e Orune, che

presentano simili trend negativi (Fig. 8a e Fig. 8b), ovvero un forte degrado di tutte le

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tipologie a quercia da sughero tra il 1954 ed il 1977, minimamente recuperato tra il 1977 ed il

1998, per effetto di un’apparente ricolonizzazione delle sugherete. Ad Orune il trend negativo

è presente in tutto l’arco temporale considerato, tranne che per le alberate a sughera (Fig. 8c),

il cui incremento è essenzialmente prodotto dalla riduzione delle altre due tipologie. E’

comunque vero che nel secondo periodo le superfici interessate dai cambiamenti sono

veramente esigue.

In ultima analisi, i risultati dimostrano come a soffrire di un maggiore degrado siano state le

sugherete rade e le alberate a sughera a Bitti e Orgosolo, mentre le sugherete specializzate e le

sugherete rade a Orune. In tutti questi casi il valore di perdita è superiore al 20%.

In generale a Bitti e Orgosolo tutte le tipologie di sugherete presentano un trend con segno

negativo, espressivo di una vera perdita di superfici sughericole che solo in alcuni casi

degradano semplicemente a tipologie a più bassa densità.

Tab. 5. Variazione percentuale nell’uso del suolo rispetto al valore di partenza dell’uso del

suolo, nelle tre aree campione dei comuni di Bitti, Orgosolo e Orune e per i tre anni di studio.

Uso del suolo Bitti Orgosolo Orune

1954 al ‘77

1977 al ‘98

1954 al ‘98

1954al ‘77

1977 al ‘98

1954 al ‘98

1954 al ‘77

1977 al ‘98

1954 al ‘98

Urbano +19,3 +4,3 +24,4 +9,2 +23,8 +35,2 +30,6 +134,3 +206,0Agricolo +15,8 +4,4 +20,9 -10,2 +37,9 +23,8 +25,9 -1,1 +24,5Pascoli e arbustati +527,6 -19,3 +406,8 +73,5 -23,7 +32,4 +23,7 -1,0 +22,5Sugherete -18,6 +3,0 -16,1 -8,3 -14,2 -21,4 -13,1 -0,6 -13,7Altri boschi -15,0 +6,7 -9,3 -30,5 -7,1 -35,4 Sugherete specializzate -11,2 +1,5 -9,8 -27,7 -0,3 -27,9Sugherete rade -40,8 +8,2 -35,9 -16,6 -4,9 -20,7 -27,0 -0,6 -27,4Alberature a sughera -32,2 +7,8 -26,9 -5,4 -17,2 -21,6 +14,1 -0,9 +13,1 Sugherete D.L. 227/2001 -15,8 +2,2 -13,9 -16,6 -4,9 -20,7 -27,3 -0,4 -27,6

Per quanto riguarda gli altri usi del suolo, è generalizzato il loro maggiore incremento tra il

1954 d il 1977. Si evidenzia la crescita dell’urbano, che ad Orune è stata di 200 volte quella

iniziale (soprattutto per l’apertura di nuovi sentieri e strade); dei pascoli e arbustati, che a Bitti

tra il 1954 e 1977 è pari a 500 volte il suo valore iniziale (a causa dei passaggi del fuoco); e

infine dell’agricolo tra il 20 ed il 25 %.

Oltre al trend negativo delle sugherete, anche gli altri boschi hanno subito una riduzione che

ad Orgosolo è stata pari al 35,4 %.

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Sugherete specializzate

0

25

50

75

100

1954 1977 1998

Anno

%

Bitti Orune

a

Sugherete rade

0

25

50

75

100

1954 1977 1998

Anno

%

Bitti Orgosolo Orune

b

Alberature a sughera

0

30

60

90

120

1954 1977 1998

Anno

%

Bitti Orgosolo Orune

c

Fig. 8. Variazione percentuale rispetto alle superfici iniziali delle tipologie a sughera:

sugherete specializzate (a), sugherete rade (b) e alberate a sughera (c)

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Le trasformazioni hanno riguardato il 36,1 % dell’area indagata di Bitti (670,1 ha su 1047,7

sono rimasti invariati), il 32,3 % di quella di Orgosolo (505,8 ha su 747,1 sono rimasti

invariati) e il 25,5 % di quella di Orune (401,8 ha su 538,89 sono rimasti invariati). In tutti e

tre i casi i cambiamenti sono stati più forti tra il 1954 ed il 1977:

1. a Bitti, 327,34 ha rispetto ai 129,2 del periodo 1977-1998;

2. a Orgosolo, 161,9 ha rispetto ai 147,0 del periodo 1977-1998;

3. a Orune, 131,9 ha rispetto ai 4,9 del periodo 1977-1998.

A Bitti ed Orune c’è un sostanziale decremento delle trasformazioni del territorio, con il

valore eclatante di quest’ultimo in cui nel secondo periodo temporale considerato solo 4,9 ha

dell’area hanno subito delle modificazioni. Orgosolo, sembra mantenere un suo regime

costante di alterazione del territorio.

La statistica di Kolmogorov-Smirnov (Siegel 1956) è un test non-parametrico che consente

di affermare se ci sono delle differenze significative tra le distribuzioni di due set di dati. In

questo contesto lo scopo era quello di osservare se tra i tre periodi considerati (1954 su 1977,

1977 su 1998 e 1954 su 1998) e per ciascuna area ci sia una differenza nella distribuzione dei

diversi usi del suolo. Considerato il valore critico di 0,34 per un livello di significatività di

0,05, nessun confronto (Bitti 1954 vs Bitti 1977, Bitti 1977 vs Bitti 1998, Bitti 1954 vs Bitti

1998, e stessi confronti per Orune e Orgosolo), è risultato presentare differenze significative,

traducibile quindi, con trasformazioni del territorio non sufficienti a modificare la

distribuzione generale degli usi del suolo, tenendo anche conto che, le porzioni modificate del

territorio sono tutte inferiori al 40 % della superficie totale.

Il test del chi quadro applicato al numero di punti classificati urbano, agricolo, pascolo e

arbustati, sugherete e altri boschi, nei seguenti confronti accoppiati Bitti vs Orgosolo, Bitti vs

Orune e Orune vs Orgosolo e per i periodi 1954-1977, 1977-1998 e 1954-1998, ha mostrato

un assenza di differenze significative per tutte tre le aree x periodo (p > 0,05).

Nella tabella 6 viene presentata la matrice di transizione degli usi del suolo dal 1954 al

1998, con particolare riferimento alle tipologie a sughera. Le matrici di transizione dei periodi

1954 versus 1977 e 1977 versus 1998, non saranno trattate in questa sede, ma sono comunque

riportate nell’annesso 2.

A Bitti, la perdita di densità delle sugherete è decisamente superiore agli incrementi di

densità delle stesse strutture. Infatti, come si può notare dalla tabella 6 solo il 3,3 % delle

sugherete rade nel 1954 diventerà sughereta specializzate, o il 36,7 % delle alberate a sughera

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si convertirà a sugherete rade. Mentre decisamente superiore è il degrado: il 39,9 % delle

sugherete rade erano specializzate e quasi il 10 % delle alberate a sughera erano sugherete

specializzate. Rispetto agli altri usi del suolo, si registra un forte degrado delle sugherete

verso pascoli e arbustati: un 36,1 % degli attuali pascoli e arbustati erano sugherete

specializzate, un 24,7 % alberate a sughera e 21,0 % sugherete rade. Una parte delle sugherete

hanno perso la loro valenza agroforestale, per mescolarsi al bosco (il 22,5 % del bosco attuale

era nel 1954 sughereta specializzata). La perdita di agricolo per urbanizzazione (36,9 %

dell’attuale urbano era uso agricolo), è determinato essenzialmente dalla realizzazione di una

rete viaria più capillare, anche solo dal punto di vista della viabilità di servizio.

Tabella 6. Matrice di transizione per il periodo 1998 vs 1954 (i valori sono espressi in

percentuale, i campi vuoti rappresentano variazioni inferiori allo 0,01%). I valori più

significativi sono evidenziati in grassetto, mentre quelli invariati in corsivo. Uso del suolo

1998 Uso del suolo 1954

S. special. S. rade Alberate a s. Agricolo Altri boschi Pascolo e ar. Urbano (Bitti) S. special. 96,7 3,3 S. rade 39,9 18,5 36,7 5,0 Alberate a s. 9,7 5,6 81,3 3,5 Agricolo 0,3 7,1 6,7 76,7 7,7 1,5 Altri boschi 22,5 6,0 0,0 11,4 46,8 13,4 Pascolo e ar. 36,1 21,0 24,7 0,4 7,7 10,1 Urbano 7,1 1,4 1,9 36,9 0,6 1,2 50,8 (Orgosolo) S. special. S. rade 99,9 Alberate a s. 1,0 Agricolo 1,7 74,6 11,0 12,8 Altri boschi 7,6 7,1 41,7 0,0 43,7 Pascolo e ar. 18,4 2,3 8,6 18,5 52,2 Urbano 0,3 1,3 58,5 10,1 0,7 29,2 (Orune) S. special. 99,9 S. rade 32,6 67,4 Alberate a s. 31,9 68,0 Agricolo 9,8 19,1 71,0 Altri boschi Pascolo e ar. 5,8 13,2 80,9Urbano 4,4 16,1 8,9 30,1 7,6 32,6

Più grave è il caso di Orune, in cui oltre ad esserci una forte riduzione delle sugherete

specializzate (Tab. 5), non si verifica nessun aumento in densità delle diverse tipologie a

sughera (Tab. 6): il 32,6% delle sugherete rade del 1998 era sughereta specializzata nel 1954,

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e il 31,9 % delle alberate a sughera nel recente, erano sugherete rade nel passato. Sempre su

Orune, si nota una certa influenza negativa dell’urbano, che comunque ha in genere occupato

territori privi di sughereta (sentieri tra le piante, o edifici in piccole radure) almeno per quanto

visibile dal 1954 (Fig. 9). Le superfici tolte all’agricolo per effetto dell’urbanizzazione sono

riferibili in gran parte all’incremento della densità viaria.

Fig. 9. Area campione n. 2, Orune: incremento di urbano (rete viaria e fabbricati) in sughereta

rada. Si consideri come punto di riferimento comune la parte segnata da un cerchio. Scala di

visualizzazione in origine di 1:3.000.

Ad Orgosolo, e a differenza delle due precedenti località, non si sono verificati

complessivamente delle variazioni in densità tra le due tipologie di sughera presenti

(sugherete rade e alberate a sughera). Infatti in tabella 6 si osserva che quasi il 100% delle

tipologie a sughera nel 1998 erano le stesse nel 1954.

Qui l’uso del suolo che ha subito una fortissima pressione antropica sono gli altri boschi.

Nel tempo hanno subito una totale distruzione (questo spiega lo 0,0 % tra gli altri boschi nel

1998 e le stesse strutture nel 1954) per comunque comparire in altre aree per effetto della

conversione di pascoli e arbustati (43,7 % di “altri boschi” nel 1998 erano pascoli e arbustati),

ex coltivi (il 41,7 %) e circa per il 14 % delle sugherete rade ed alberate a sughera. Il dato è

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influenzato dall’area scelta per l’analisi, con grosse aree coperte a macchia, riforestazioni

(soprattutto tra il 1977 ed il 1998) ed un sistema di particelle agronomiche molto vasto e

parzialmente abbandonato negli ultimi anni (e che quindi ha contribuito all’espansione-

evoluzione del bosco in aree non boscate).

Fig. 10. Principali cambiamenti di uso del suolo nell’area sperimentale di Bitti. In alto:

passaggio da sugherete rade (1954) a sugherete specializzate (1977 e 1998). In basso:

passaggio da sugherete specializzate (1954) a macchia (1977 e 1998). La scala di

visualizzazione in origine è di 1:8.000.

Nello specifico delle trasformazioni tra le singole classi di uso del suolo, a Bitti il 20 %

della superficie modificata ha riguardato l’infittimento naturale delle sugherete rade a

sugherete specializzate avvenuto tra il 1954 ed il 1977 (Fig. 10, parte superiore). Sempre nello

stesso periodo, tuttavia, circa il 10 % dei cambiamenti ha riguardato il processo inverso (Fig.

6), e un altro 10 % la degradazione da sugherete specializzate a macchia (Fig. 10, parte

inferiore), e un 5 % la degradazione da sugherete specializzate a pascolo. Si segnalano infine

alcune trasformazioni minori tutte avvenute tra il 1954 ed il 1977 per poi restare invariate:

l’incremento in densità di superfici ad alberate a sughera per sugherete rade (3 %), la

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distruzione di sugherete rade per seminativi (2,5 %) e di alberate a sughera per seminativi (2,4

%).

Ad Orgosolo la carenza di sugherete si rispecchia nelle poche trasformazioni che le hanno

coinvolte. Il principale cambiamento in assoluto è la conversione da seminativi a pascoli

naturali (1954-1977) accompagnata dalla riconversione delle stesse a seminativi (1977-1998)

(Fig. 11, parte superiore). La superficie interessata da queste variazioni è pari al 15 %

dell’intera superficie modificata. Mentre quasi il 10 % ha interessato superfici che fino al

1977 presentavano alberate a sughera, avvolte miste a bosco e che successivamente sono

degradate a macchia (Fig. 11, parte inferiore). Si registrano inoltre: il passaggio da altri boschi

a macchia (7,8 %) tra il 1954 ed il 1977, per poi non mutare; e l’utilizzo di territori che

presentavano macchia fino al 1977 per la realizzazione di particellari agronomici (7,7 %).

Fig. 11. Principali cambiamenti di uso del suolo nell’area sperimentale di Orgosolo. In alto:

passaggio da seminativi (1954) a pascolo naturale (1977) e nuovamente a seminativi (1998).

In basso: passaggio da alberate a sughera (1954 e 1977) a macchia (1998). La scala di

visualizzazione in origine è di 1:7.000.

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In ultimo trattiamo Orune, i cui processi di trasformazione più forti hanno riguardato il

degrado delle sugherete con i cambiamenti: da sugherete rade ad alberate a sughera (Fig. 12,

parte inferiore); da sugherete specializzate a sugherete rade; da alberate a sughera a

seminativo (Fig. 12, parte superiore); e da sugherete rade a seminativo. Queste quattro

trasformazioni, avvenute tutte tra il 1954 ed il 1977, per poi restare invariate, hanno

riguardato rispettivamente il 31,9, il 21,6, il 19,8 e il 10,2 % dell’aria modificata. Ovvero, più

dell’ottanta per cento della superficie totale modificata.

Fig. 12. Principali cambiamenti di uso del suolo nell’area sperimentale di Orune. In alto e

porzione dei tre fotogrammi a sud-ovest: passaggio da alberate a sughera (1954) a seminativo

(1977 e 1998). In basso: passaggio da sugherete rade (1954) ad alberate a sughera (1977 e

1998). La scala di visualizzazione in origine è di 1:6.000.

A concludere, riportiamo nuovamente la matrice di transizione, questa volta in termini

probabilistici, e che a differenza della tabella 6 prende in considerazione tutte e tre le annate

in studio (Tab. 7).

La tabella 7 riporta la probabilità di cambiamento di una tipologia verso un altra. Maggiore

è il valore associato, maggiore sarà la probabilità che quella struttura si ritrovasse anche in

passato. Per quanto riguarda il valore riportato per la stessa tipologia di uso del suolo, più

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questo è vicino o prossimo al 100 % maggiore sarà stata la sua stabilità nel tempo (si veda ad

esempio le alberate a sughera ad Orgosolo o l’urbano in tutte le aree).

Ricordiamo che per stabilità intendiamo la capacità di un uso del suolo a mantenersi

inalterato e non convertirsi ad altri usi del suolo.

Rispetto alla tabella 6, si osserva un maggior dinamismo tra le diverse tipologie di uso del

suolo, che risultava mascherato dai rispettivi valori complessivi. Inoltre, si osserva una più

accentuata distinzione nei processi delle tre aree in studio.

La probabilità di non-cambiamento è alta nelle sugherete specializzate di Bitti, nelle

alberate a sughera e nell’agricolo di Orgosolo, nelle alberate a sughera, pascoli e arbustati e

agricolo di Orune. Ovviamente si ha un valore del 99,99 % per l’urbano in tutte e tre le zone

indagate, il che denota l’assenza di cambiamenti da urbano ad altre tipologie (ad esempio non

si sono mai verificati passaggi da urbano a sugherete).

Tabella 7. Matrice di transizione della percentuale di probabilità di disgregazione di un uso

del suolo rispetto alle altre sei tipologie. La più alta percentuale di probabilità di cambiamento

per ciascun uso del suolo è evidenziata in grassetto. Uso del suolo

1998 Probabilità di transizione

S. special. S. rade Alberate a s. Agricolo Altri boschi Pascolo e ar. Urbano (Bitti) S. special. 88,4 4,3 0,9 < 0,01 1,8 4,5 0,1S. rade 12,4 42,3 12,0 8,1 4,0 21,1 0,1Alberate a s. < 0,01 10,2 70,5 4,4 < 0,01 14,8 0,1Agricolo < 0,01 1,2 1,2 91,2 3,6 0,2 2,7Altri boschi < 0,01 < 0,01 < 0,01 20,5 70,3 9,1 0,1Pascolo e ar. < 0,01 < 0,01 < 0,01 1,1 30,2 68,6 0,1Urbano < 0,01 < 0,01 < 0,01 < 0,01 < 0,01 < 0,01 99,9 (Orgosolo) S. special. S. rade 63,8 < 0,01 < 0,01 3,6 32,6 < 0,01Alberate a s. 0,1 94,7 1,7 1,8 1,6 0,1Agricolo < 0,01 < 0,01 88,0 6,3 2,4 3,3Altri boschi < 0,01 < 0,01 67,6 < 0,01 30,7 1,7Pascolo e ar. < 0,01 < 0,01 19,4 29,5 51,1 < 0,01Urbano < 0,01 < 0,01 < 0,01 < 0,01 < 0,01 99,9 (Orune) S. special. 83,7 16,0 < 0,01 < 0,01 < 0,01 0,3S. rade < 0,01 70,3 20,2 6,5 2,2 0,8Alberate a s. < 0,01 < 0,01 88,8 10,5 < 0,01 0,7Agricolo < 0,01 < 0,01 < 0,01 94,2 4,2 1,5Altri boschi Pascolo e ar. < 0,01 < 0,01 < 0,01 < 0,01 99,1 0,9Urbano < 0,01 < 0,01 < 0,01 < 0,01 < 0,01 99,9

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Le alberate a sughera è la tipologia con presenza di quercia da sughero complessivamente

più resistente ai cambiamenti, seguita dalle sugherete specializzate. Le sugherete rade sono le

strutture che hanno subito una maggiore disintegrazione nel territorio, come ad esempio si

evince dai rispettivi valori di probabilità a Bitti in cui si hanno le più alte probabilità di

cambiamento in pascolo e arbustati, sugherete specializzate e alberate a sughera.

Anche l’agricolo presenta basse probabilità di transizione (ovvero alta stabilità), in genere

verso altri boschi o pascoli e arbustati, entrambi determinati dall’abbandono dei coltivi o

seminativi. Gli altri boschi di Orgosolo sono frutto di quest’ultimo fenomeno: terre

abbandonate o evoluzione a bosco della macchia. La probabilità prossima allo zero degli altri

boschi ad Orgosolo, indica l’estremo dinamismo di queste strutture, in grado di degradare ed

evolversi allo stesso tempo. Si ricorda che zero non significa assenza di altri boschi in passato,

ma la bassa probabilità di questo uso del suolo a rimanere stabile nel tempo. Riguardo questo

valore, potrebbe apparire strano al lettore una carenza così evidente di altri boschi, ma si

ricorda che la definizione di altri boschi è relativa alle caratteristiche descritte in tabella 3, e

che lo scopo della nostra ricerca era di considerare per lo più solo boschi associati a sughera.

Molto bassa è la probabilità (< 0,01 %) delle sugherete specializzate di essere convertite in

agricolo o in urbano (e viceversa); delle alberate a sughera in altri boschi (e viceversa); delle

sugherete rade in altri boschi o in pascolo e arbustati. Esiste una moderata possibilità di

cambiamento (tra il 20 ed il 50 %) dei pascoli e arbustati in sugherete rade e degli altri boschi

in pascolo e arbustati. Probabilità superiori al 50 % si riscontrano nel mantenimento della

tipologia di partenza in tutte le aree, tranne negli altri boschi in Orgosolo e nelle sugherete

rade a Bitti, i due usi del suolo meno stabili in assoluto.

Discussioni

La ricerca ha considerato tre aree campione in tre comuni della Provincia di Nuoro in cui

dal 1954 al 1998, ovvero in 44 anni, è avvenuta una trasformazione del territorio che ha

interessato circa il 30 % della superficie totale delle aree indagate.

Lo studio ha dimostrato un generale degrado delle sugherete, meno forte per la tipologia

relativa alle alberate a sughera (superfici con copertura tra il 10 e il 20 %) in recente ripresa, o

in crescita continua se si considera Orune. In tutte le aree si sono verificate variazioni di

densità delle superfici ricoperte da sughera, che in generale hanno coinciso con una riduzione

complessiva della densità delle sugherete.

I processi spaziali relativi alla modifica degli habitat a quercia da sughero sono gli stessi di

quelli riconosciuti in generale per le formazioni forestali: perforazione, dissezione,

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frammentazione, contrazione e logorio (Zipper 1993, Forman 1995). Nella realtà due o più di

questi processi avvengono allo stesso momento, rendendo difficile una loro distinzione.

Forman (1995) consiglia di utilizzare come processo prevalente quello più importante, e gli

ordina ponendo in primo piano le perforazioni e dissezioni, seguite dalle frammentazioni e

contrazioni, per poi chiudere con il logorio.

I processi prevalenti nelle nostre aree di studio sono stati le dissezioni e il logorio. Nella

figura 13 sono raffigurati alcuni esempi delle cinque tipologie spaziali di variazione degli

habitat. La figura fa riferimento a modifiche concrete nelle tre aree di studio ed in particolare:

(1) esempio di perforazione a Orune, costruzione di fabbricati su suolo classificato

alberate a sughera (grigio);

(2) esempio di dissezione a Orune, rottura di soprassuolo a sugherete rade (grigio) per la

realizzazione di seminativi;

(3) esempio di frammentazione a Orune, rottura di soprassuolo a sugherete rade (grigio)

per realizzazione di strade, seminativi e pascoli naturali;

(4) esempio di contrazione a Orgosolo, riduzione della superficie ad alberate a sughera

(grigio) per degradazione a macchia;

(5) esempio di logorio a Bitti, degrado delle sugherete specializzate (grigio) verso

alberate a sughera (grigio-scuro).

Le trasformazioni delle sugherete hanno riguardato la loro conversione a macchia, pascoli

naturali, ed altri boschi. I casi di espansione delle sugherete, più rari rispetto alla contrazione,

sono avvenuti prevalentemente su aree classificate come pascoli e arbustati.

Se consideriamo le singole aree, possiamo affermare che dai risultati ottenuti la maggior

contrazione delle sugherete specializzate è avvenuta in territorio di Orune, mentre per le

sugherete rade a Bitti e Orgosolo. E’ anche vero che a Orune il degrado delle sugherete

specializzate, ed in generale le trasformazioni del soprassuolo, si è quasi arrestato negli ultimi

21 anni considerati (1977-1998). Si ricorda che per sugherete specializzate si intendono quelle

superfici rivestite a quercia da sughero con copertura superiore al 40 %. L’alto degrado

rinvenuto a Orune non è espressione solo della gestione ma anche della densità di partenza

delle sue sugherete specializzate. In genere le densità registrate a Orune sono inferiori a quelle

di Bitti, per cui più difficile sarà il loro declassamento.

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Fig. 13. Tipologie di variazione degli habitat riscontrate nelle aree campione considerate: (1)

perforazione; (2) dissezione; (3) frammentazione; (4) contrazione; (5) logorio. Il raffronto è

tra medesime porzioni di territorio in cui sono rappresentate le sugherete (grigio e grigio

scuro) rispetto agli altri usi del suolo (bianco). Nella sinistra il 1954 e sulla destra il 1998.

La scala di visualizzazione all’origine è di 1:5.000 per ciascun riquadro.

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Gli effetti quindi della gestione o degli interventi nelle sugherete specializzate potranno

definirsi completamente solo dopo uno studio che inserisca tutte le possibili densità delle

strutture di partenza. A Orune difatti si è registrato sia il maggior degrado di sugherete

specializzate che la maggiore stabilità delle sugherete rade e delle alberate a sughera. Il basso

valore di densità di partenza delle sugherete specializzate (intorno al 40-50 %) ha sicuramente

influenzato questo risultato.

Parallelamente al degrado delle sugherete e a quello degli altri boschi, si è registrata la

crescita dell’urbano e con minore intensità dell’agricolo. La macchia mediterranea e i pascoli

naturali hanno subito una notevole crescita tra il 1954 e 1977 per poi ridursi nel periodo 1977-

1998.

Le strutture meno stabili in assoluto sono risultate le sugherete rade e gli altri boschi.

I processi più intensi si sono avuti tra il 1954 ed il 1977, con degrado delle sugherete e

crescita dell’agricolo e dei pascoli naturali e arbustati. Il trend negativo nel corto periodo è in

genere caratterizzato da gravi fattori di disturbo quali possono essere gli incendi (degrado

delle sugherete e crescita dei pascoli e arbustati). L’agricolo si espande per effetto di fattori

politici ed economici sino agli anni settanta (fase post-guerra), per poi contrarsi a causa

dell’industrializzazione (vedi capitolo primo).

In alcuni territori si è registrata la ricolonizzazione da parte delle sugherete, in genere su

terreni a macchia mediterranea o pascoli naturali, o ancora, aree caratterizzate da alta

rocciosità. Questo evento rimarca l’alta valenza sughericola di parte delle aree indagate e può

essere letta come un possibile incitamento alla tutela delle sugherete ed alla conversione degli

usi del suolo verso queste tipologie forestali.

Da un punto di vista statistico non si hanno differenze particolari nel comportamento nei

diversi anni tra le tre aree considerando le quattro macro-classi riconosciute.

Conclusioni

L’analisi dei cambiamenti degli usi del suolo in tre aree agroforestali della Provincia di

Nuoro ha dimostrato l’effetto degradante di alcuni fattori di disturbo di origine antropica

(incendi soprattutto) sulle tre tipologie di sughereta considerate. Lo studio non è in grado, per

quanto riguarda le sugherete specializzate, di correlare il loro degrado secondo la località per

l’alta variabilità della densità di base di queste strutture e che con la presente ricerca si è

fermata al 40 %.

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Rispetto alla ricerca precedente e qui documentata come “Sa Serra”, si osserva che nelle

aree campione considerate l’effetto dell’agricoltura come fattore degradante delle sugherete è

meno accentuato. Più comune è la perdita di sugherete pure per deriva verso boschi misti

(abbandono) o strutture arbustive (incendi). Questi trend sono propri di territori a maggior

carattere forestale che agricolo, e quindi ben giustificati dalle tre aree campione considerate

(Bitti, Orune e Orgosolo), che differiscono rispetto a “Sa Serra” per la minore valenza

agricola.

Riassumendo:

1. La ricerca ha dimostrato un’intensa modificazione del territorio tra gli anni 1954 e

1977, e di grado più sostenuto riguardo al secondo periodo in studio (1977-1998).

2. Rispetto ai valori iniziali le sugherete hanno subito una decrescita tra il 15 ed il 20 %

in 44 anni. Il degrado è quindi di medio grado e richiede un intervento.

3. Il degrado più forte è avvenuto in passato e si è assestato intorno valori medio-bassi.

In alcune aree si è registrata la ricolonizzazione delle sugherete.

Ci sono diverse domande a cui la ricerca non può rispondere, ovvero, la definizione del

grado di correlazione esistente tra le attività umane e il degrado delle sugherete (a parte gli

incendi); dell’effetto delle patologie; del peso della gestione locale delle sugherete (seppur

statisticamente non si sono riscontrate particolari differenze, questo potrebbe essere attribuito

semplicemente alla scala della ricerca); del trend reale all’interno delle sugherete specializzate

(che potrebbero potenzialmente avere una densità variabile tra il 40 ed il 100 %, un range

troppo ampio per poter essere considerato come unica classe).

E’ invece certo che le sugherete dal 1954 al 1998 si sono ridotte e che questa riduzione è

stata maggiore nel passato che nel recente presente. Questi risultati potranno essere utili al

fine della pianificazione futura del patrimonio sughericolo ed in particolare nella:

1. attività in difesa degli incendi (pulitura del sottobosco e interventi immediati post-

evento);

2. modifica della Legge n. 4 del 1994 con estensione al riconoscimento di sughereta

anche per le strutture con copertura tra il 20 ed il 40 % (fondamentale per la loro

tutela);

3. realizzazione di una mappa ufficiale delle sugherete del territorio regionale

(fondamentale per la loro tutela);

4. appropriata gestione delle specie forestali consociate;

5. campagne di informazione per la tutela della quercia da sughero.

Page 36: ANALISI DELLE DINAMICHE DELLE COPERTURE DEL SUOLO IN … · 2015. 5. 19. · ANALISI DELLE DINAMICHE DELLE COPERTURE DEL SUOLO IN ALCUNI SISTEMI AGROFORESTALI DELLA PROVINCIA DI NUORO

Per quanto riguarda il punto due, si ricorda che considerando solo le sughereta con

copertura superiore al 40 % nei territori a maggiore valenza sughericola si potrebbe arrivare

ad una sottostima delle sugherete pari al 20 %, o addirittura superiore per i territori a minore

presenza di sugherete, e dove quindi, difficilmente viene raggiunto il limite del 40 %.

Ancora, come dimostrato in questo lavoro le strutture che hanno subito la maggiore

pressione antropica sono le sugherete rade che avendo una copertura tra il 20 ed il 40 % non

beneficiano della possibile tutela presente nella Legge Regionale 4/94.

In conclusione, le sugherete della Provincia di Nuoro richiedono un sistema di monitoraggio

a larga scala e di intervento localizzato per le aree a maggiore degrado. Le carte tematiche

digitali, come quelle realizzate in questo progetto, costituiscono un ottimo punto di partenza

per questi sistemi di controllo. Un analisi storica allargata e migliorata in termini di

validazione potrà definire i trend a larga scala e un maggior dettaglio nel riconoscimento del

peso delle diverse componenti incidenti sul degrado delle sugherete.

Mappe

All’articolo sono allegate 4 mappe che rappresentano gli usi del suolo ed i principali

cambiamenti accorsi nelle sugherete per le quattro aree considerate in questo lavoro: Sa Serra

di Nuoro, Oniferi, Orani ed Orune (carta semplificata rispetto all’ufficiale del 2004);

Funtana’e Murru di Bitti; Pedra’e sa Rucche di Orune; e infine, Sos Alineddos di Orgosolo.

Le mappe sono ad una scala di 1:10.000, tranne Sa Serra che per le sue dimensione (10.050

ha) ha richiesto una scala di visualizzazione più bassa (1:35.000). Ulteriori dettagli sono

riportati nella mappa. Questo studio costituisce anche la relazione tecnica delle mappe. Per il

lavoro di Sa Serra il documento ufficiale può essere richiesto al DESA, Università di Sassari.

Ringraziamenti

Il lavoro è stato svolto nell’ambito di una borsa di studio finanziata dalla Provincia di Nuoro

concernente “L’analisi del consumo delle foreste di sughera in un’area test della provincia di

Nuoro”, progetto Europeo Interreg III A-Suberex.

Si ringraziano prof. Sandro Dettori e la dott.sa Maria Rosario Filigheddu del Dipartimento

di Economia e Sistemi Arborei, e il dott. Andrea Deiana del GEOINFOLAB per l’opera di

supervisione al presente lavoro; Giampiero Cotzia per la realizzazione dei sopralluoghi;

Giovanni Deplano per il supporto nel trattamento delle foto aeree; Giampietro Carta del

Miticoselvaggio.com per il supporto logistico; Nino Porcu dell’Assessorato all’Ambiente

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della Provincia di Nuoro per il supporto amministrativo; e Orazio Ruju per la gentilezza e il

supporto informativo sul patrimonio sughericolo di Orune.

Page 38: ANALISI DELLE DINAMICHE DELLE COPERTURE DEL SUOLO IN … · 2015. 5. 19. · ANALISI DELLE DINAMICHE DELLE COPERTURE DEL SUOLO IN ALCUNI SISTEMI AGROFORESTALI DELLA PROVINCIA DI NUORO

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Annesso 1

Elenco fotogrammi utilizzati nella ricerca.

Area 1954 1977 1998

Strisciata 18 51Bitti

Fotogrammi 12956, 12958 30, 32, 34482050

Strisciata 31 69Orgosolo

Fotogrammi 13016 50, 52, 54, 56500130

Strisciata 27 58Orune

Fotogrammi 13050 20, 22, 24481160

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Annesso 2

Matrice di transizione per il periodo 1998 vs 1977 (i valori sono espressi in percentuale, i

campi vuoti rappresentano variazioni inferiori allo 0,01%). I valori più significativi sono

evidenziati in grassetto, mentre quelli invariati in corsivo.

Uso del suolo

1998 Uso del suolo 1977

S. special. S. rade Alberate a s. Agricolo Altri boschi Pascolo e ar. Urbano (Bitti) S. special. 99,9 S. rade 32,6 67,4 Alberate a s. 10,9 89,1 Agricolo 92,6 7,4 Altri boschi 42,2 57,8 Pascolo e ar. 1,1 1,4 97,5 Urbano 33,7 66,3 (Orgosolo) S. special. S. rade 99,1 0,9 Alberate a s. 99,9 Agricolo 78,6 9,2 12,2 Altri boschi 0,0 99,9 Pascolo e ar. 18,3 1,1 80,6 Urbano 52,4 47,6 (Orune) S. special. 99,9 S. rade 99,9 Alberate a s. 99,9 Agricolo 99,9 Altri boschi Pascolo e ar. 99,9 Urbano 2,7 6,8 16,2 21,0 10,5 42,7

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Matrice di transizione per il periodo 1977 vs 1954 (i valori sono espressi in percentuale, i

campi vuoti rappresentano variazioni inferiori allo 0,01%). I valori più significativi sono

evidenziati in grassetto, mentre quelli invariati in corsivo.

Uso del suolo

1977 Uso del suolo 1954

S. special. S. rade Alberate a s. Agricolo Altri boschi Pascolo e ar. Urbano (Bitti) S. special. 92,6 3,6 3,8 0,1 S. rade 47,7 18,6 27,7 6,0 Alberate a s. 10,6 6,1 79,4 3,8 Agricolo 0,3 7,5 7,1 83,3 0,3 1,6 Altri boschi 99,9 Pascolo e ar. 37,1 18,4 17,1 5,6 7,9 14,0 Urbano 10,8 2,1 2,9 4,9 0,8 1,9 76,7 (Orgosolo) S. special. S. rade 99,9 Alberate a s. 0,3 99,7 Agricolo 2,1 90,0 3,1 4,8 Altri boschi 14,5 83,4 2,1 Pascolo e ar. 2,5 3,2 23,0 12,6 58,7 Urbano 0,5 2,7 12,9 21,1 1,5 61,2 (Orune) S. special. 99,9 S. rade 32,4 67,5 32,1Alberate a s. 31,9 67,9 Agricolo 9,7 18,9 71,3 Altri boschi Pascolo e ar. 5,7 13,4 80,8 Urbano 9,0 14,4 76,5