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  Enciclopedia Vocabolario Si nonimi Di zi onario Bi ografi co de gl i It al iani   ENCICLOPEDIA  SCUOLA REPETI TA WEB TV MAGAZI NE COMMUNI TY I STI TUTO CATALOGO alonso chacon Login  Home Dizionario Biografi co  Alonso Chacon  (0) Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980) CHACÓN, Alonso di Silvia Grassi Fiorentino CHACÓN (Ciaconius), Alonso (Alfonso). - Nacque a Baeza nella provincia di Jaén (Andalusia). L'atto di battesimo, conservato nell'archivio della parrocchia di El Salvador di Baeza e datato 15 dic. 1530, consente di smentire l'ipotesi avanzata da Thou e poi largamente seguita che lo vuole nato nel 1540. I suoi genitori, Alonso Quemado e Maria Sánchez Chacón, appartenevano a quel gruppo sociale andaluso definito da Gongora di "cr istianos viejos ... y caballeros" (  Historia, II, p. 107), le cui origini furono studiate da A. de Montesinos e G. Argote de Molina, storici del regno di Granada. Nei loro st udi, trattando della fami glia Chacón, la fecero discendere da Pedro Chacón, uno  dei trecento cavalieri ch e ripopolarono Baeza dopo la reconquista, ne ricostruirono le armi, la hidalguia e la limpieza de sangre (Montesinos, Commentario, pp. 22 s., 148 cit. in Recio,  La "  Historica descriptio...", pp. 49 ss.; G. Argote de Molina, La nobleza, pp. 253 s.). La prima formazione culturale del C. è legata alla fondazione nella su a città del convento di S. Domenico (1529-31), che, con l'annesso collegio, fu il germe di quella università baecianens e alla quale il C. si immatricolò precocemente nel 1544 (Gongora,  H istoria, II, pp. 107 s.). Nello stesso conv ento dei predicatori l'11 nov. del 1548 professò i voti prima di recarsi al collegio universitario di S. Catalina di Jaén per studiare teologia. Qui rimase fino al 1553 quando, ricevuta una prebenda di collegiale per un decennio nel collegio di S. Tomás, si trasferì a Siviglia. In questa città si fermò quattordici anni: nel 1556 aveva ottenuto la nomina a collegiale perpetuo e nel 1566 si addottorò in teologia nella categoria di "maestro en Artes". Furono questi gli anni in cui meglio si precisarono gli interessi culturali del Chacón. L'attività espletata all'interno del collegio è da lui stesso così riassunta: "bis illud rexi, et quadriennium ingenuas disciplinas, quadriennium aliud Sacram Teologiam publice professus sum"(  Bibliotheca, col. 682). Inoltre, egli comincia a tessere una rete di rapporti e di scambi con storici ed antiquari spagnoli del cui ricordo si ritroverà il segno in alcuni degli schizzi biografici da lui tracciati nella  Bibliotheca. Chi più di tutti contribuì allo sviluppo della sua attività di ricerca sul terreno dell'antiquari a e dell'archeologia fu certamente Ambrosio de Morales. A lui il C. inviò relazioni e memorie su reperti epigrafici ed archeologici andalusi che Morales utilizzò poi per la stesura de Las antigüedades de las ciudades de España. Ciò si deduce dalla menzione che lo stesso Morales fa, in inizio dell'opera, mettendo in evidenza la competenza del C. in materia archeologica, nonostante la sua formazione di teologo, e sottolineando il contributo precipuo dato al proprio lavoro. Le relazioni per Morales del C. non ci sono pervenute, ma come segno della CONDIVIDI CATEGORIE BIOGRAFIE in Religioni BIOGRAFIE in Strumenti Del Sapere Vedi tutte le categorie le lettere melchor cano  francesco pegna liber pontificalis el salvador  jean mabillon wunderkammer TAG

Alonso Chacon in Dizionario Biografico – Treccani

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Biografía sobre el padre Chacón

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    Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)

    CHACN, Alonso

    di Silvia Grassi Fiorentino

    CHACN (Ciaconius), Alonso (Alfonso). - Nacque a Baeza nella provincia di Jan(Andalusia). L'atto di battesimo, conservato nell'archivio della parrocchia di ElSalvador di Baeza e datato 15 dic. 1530, consente di smentire l'ipotesi avanzata daThou e poi largamente seguita che lo vuole nato nel 1540.

    I suoi genitori, Alonso Quemado e Maria Snchez Chacn, appartenevano a quelgruppo sociale andaluso definito da Gongora di "cristianos viejos ... y caballeros"(Historia, II, p. 107), le cui origini furono studiate da A. de Montesinos e G. Argotede Molina, storici del regno di Granada. Nei loro studi, trattando della famigliaChacn, la fecero discendere da Pedro Chacn, uno dei trecento cavalieri cheripopolarono Baeza dopo la reconquista, ne ricostruirono le armi, la hidalguia e lalimpieza de sangre (Montesinos, Commentario, pp. 22 s., 148 cit. in Recio, La"Historica descriptio...", pp. 49 ss.; G. Argote de Molina, La nobleza, pp. 253 s.).

    La prima formazione culturale del C. legata alla fondazione nella sua citt delconvento di S. Domenico (1529-31), che, con l'annesso collegio, fu il germe diquella universit baecianense alla quale il C. si immatricol precocemente nel 1544(Gongora, Historia, II, pp. 107 s.). Nello stesso convento dei predicatori l'11 nov.del 1548 profess i voti prima di recarsi al collegio universitario di S. Catalina diJan per studiare teologia. Qui rimase fino al 1553 quando, ricevuta una prebendadi collegiale per un decennio nel collegio di S. Toms, si trasfer a Siviglia.

    In questa citt si ferm quattordici anni: nel 1556 aveva ottenuto la nomina acollegiale perpetuo e nel 1566 si addottor in teologia nella categoria di "maestroen Artes". Furono questi gli anni in cui meglio si precisarono gli interessi culturalidel Chacn. L'attivit espletata all'interno del collegio da lui stesso cos riassunta:"bis illud rexi, et quadriennium ingenuas disciplinas, quadriennium aliud SacramTeologiam publice professus sum"(Bibliotheca, col. 682). Inoltre, egli comincia atessere una rete di rapporti e di scambi con storici ed antiquari spagnoli del cuiricordo si ritrover il segno in alcuni degli schizzi biografici da lui tracciati nellaBibliotheca.

    Chi pi di tutti contribu allo sviluppo della sua attivit di ricerca sul terrenodell'antiquaria e dell'archeologia fu certamente Ambrosio de Morales. A lui il C.invi relazioni e memorie su reperti epigrafici ed archeologici andalusi che Moralesutilizz poi per la stesura de Las antigedades de las ciudades de Espaa. Ci sideduce dalla menzione che lo stesso Morales fa, in inizio dell'opera, mettendo inevidenza la competenza del C. in materia archeologica, nonostante la suaformazione di teologo, e sottolineando il contributo precipuo dato al propriolavoro. Le relazioni per Morales del C. non ci sono pervenute, ma come segno della

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  • ricchezza e vivacit della loro corrispondenza ci restano le lettere del secondopubblicate negli Opsculos castellanos de Morales, Madrid 1793, pp. 290-299, dinatura prevalentemente antiquario-archeologica. Dal periodo sivigliano del C. datal'inizio della sua prima raccolta di reperti archeologici, iscrizioni, monete, sigilli epietre. A questa si affianca un lavoro di raccolta di materiale bibliografico e dimanoscritti che destin in parte ad arricchire la biblioteca del collegio, in parte allacostituzione di una biblioteca personale integrata da una collezione di antichitsecondo quel modello che sar poi delle Wunderkammer. Quanto alla produzioneletteraria di questi quattordici anni resta solo la menzione, da lui stesso fatta nellaBibliotheca (col. 99), di due commentari "quae in publica Collegi S. ThomaeHispalensis Academia prelegi" uno in priora vigintiquinque Geneseos capita,l'altro in septem priores Davidicos Psalmos.

    Chiamato a Roma da Pio V nell'ottobre del 1566 come penitenziere minore dellabasilica di S. Pietro per la lingua spagnola, lasci la Spagna nell'aprile dell'annoseguente, compiendo un lungo viaggio culturale prima di raggiungere l'urbe.

    Poco dopo il suo arrivo i penitenzieri minori venivano riformati dal pontefice, conuna completa ristrutturazione di questo ufficio destinando i tre collegi dellebasiliche maggiori a tre Ordini religiosi: la Laterana ai francescani, la Vaticana aigesuiti e la Liberiana ai domenicani. A questa riforma seguiva il motu proprio del1570 con cui il C. e gli altri tre penitenzieri "qui de veteri Collegi reliqui erant"venivano collocati in pensione continuando a godere del beneficio che con la caricaera stato loro assegnato. Proprio questo atto, che nomina il C. tra i quattropenitenzieri vaticani rimasti a S. Pietro, smentisce la tesi a lungo sostenuta dai suoibiografi che egli appartenesse al collegio di S. Maria Maggiore, e spiega il motivodella residenza fuori dalla "casa" assegnata ed imposta a quel collegio (Sacchini).

    L'esperienza e l'itinerario culturale del viaggio da Siviglia a Roma fu oggetto di unItineraria varia ab Hispali Olyssiponem ab eadem in Urbem Romam,ab UrbeRoma Neapolim et Lauretanam Deiparae Virginis Aedem, da lui stesso inclusonel catalogo delle proprie opere (Bibliotheca, col. 99) e di cui ci sono pervenutecinque carte conservate nella Biblioteca nazionale di Madrid. Tuttavia da altre fontisappiamo che fece tappa ad Evora, Lisbona, Madrid, Alcal (dove visit Morales),Monserrat e Barcellona. Ignoriamo la data precisa del suo arrivo a Roma, ma si puipotizzare che ci avvenne alla fine del 1567.

    Da questo momento, mentre la sua produzione diviene assai pi consistente, leinformazioni biografiche divengono assai pi rare. Nel 1569 ottenne ufficialmentedal capitolo generale dell'Ordine dei predicatori il titolo di maestro (Acta cap.gener. Ord. praed., V, p. 107) mentre appare priva di fondamento l'informazionedata dai suoi primi biografi sulla sua presunta nomina a patriarca di Alessandria.

    Nei primi anni di soggiorno romano, grazie anche alle incitazioni del cardinalFrancesco Pacheco, nel cui palazzo egli abitava, il C. fu - come scrive egli stesso -"in revisendis et examinandis scriptis aliquorum, qui in carceribus sanctaeInquisitionis detinentur, fructuenter occupatur" (Martne-Durand, coll. 1325-26).Egli si riferisce alle prime due censure, perdute, che dovettero essere gi pronte nel1572, indicate anche nel suo catalogo con il titolo: Castigationes etanimadversiones in sententias aliquot partim erroneas partim suspectasHieronymi Cardani medici Mediolanensis in libris De subtilitate et varietatererum contestas,et in locos aliquot Hieronymi Osorii eps. Sylventis Lusitani inlibris de Iustitia,non omnino pietati et doctrinae coherentes (Bibliotheca, col. 98).Risale ai primi anni Settanta ed originariamente dedicato al suo ospite ilTractatus quod divus Hieronimus,Stridonensis S. R. E. presbiter fuerit cardinalis,nel quale, basandosi essenzialmente sulla iconografia, il C. sostiene la tesi del

  • cardinalato di Gerolamo. L'opera fu stampata a Roma alcuni anni dopo, nel 1581,ed alle due ristampe veneziane segu una nuova edizione romana nel 1591. Di pocoposteriore la Historia seu verissima a calumniis multorum vindicata,quae refertM. Ulpii Traiani Augusti animam precibus Divi Gregorii pontificis Romani aTartareis cruciatibus ereptam, edita sempre a Roma nel 1576 e dedicata anch'essa,come la precedente, al papa Gregorio XIII.

    Entrambe le opere ricevettero dure critiche di Melchor Cano, di Baronio, chegiudic le tesi del C. prive di prove documentarie, e di Bellarmino che defin laseconda addirittura "fabulosa".

    Sempre del 1576, e per certi versi legata alla precedente, la Historia utriusquebelli Dacici a Traiano Caesare gesti ex simulacris,quae in eiusdem columnaRomae visuntur collecta, edita da Zanetti e Tosi e dedicata a Filippo II. Le tavoleillustrative erano di G. Muziano da cui, come si legge nel proemio, era partital'iniziativa. Questo lavoro ebbe tra i secc. XVI e XVII cinque edizioni di cui una intraduzione italiana a cura di G. P. Bellori. Ma l'ambito di studio certamente pifertile che lo situa nel clima della riforma cattolica dell'Oratorio, della archeologiadi Panvinio, del Borromeo e dello stesso Baronio fu quella dell'antiquaria edell'archeologia, cristiana, praticate non solo come fonti per la ricerca storico-ecclesiastica e agiografica, ma anche come autonoma disciplina storico-artistica.Inserito in un ambiente ancora assai vitale - Panvinio era morto nel 1568 - fu inquesto campo che il C. produsse le sue cose migliori, anche se nonostante lepressioni presso pontefici e re di Spagna non riusc a pubblicarle.

    La sua vicenda testimonia alcuni aspetti della politica culturale pontificia,interessata ormai prevalentemente a imprese editoriali che ne legittimasserostoricamente le scelte dogmatiche e, sul piano artistico, tesa al compimento diesempi che ne testimoniassero la nuova, moderna religiosit (si pensi allacostruzione della chiesa del Ges) in un contesto in cui, come scrive A. Caracciolo,"modernit significava richiamo a stili o a composizioni o a materiali della Romaclassica" mentre "antichit significava spesso ritrovamento delle rovinepaleocristiane e non pagane" (M. Caravale-A. Caracciolo, Lo Stato pontificio daMartino V a Pio IX, Torino 1978, p. 406). Gi in una lettera di supplica a Pio V il C.dice di aver preparato un libro che "res sacras huius Urbis trecentorum templorumorigines, progressus et res notatu digniores complictitur ad exercitandum omniumfidelium Orbis affectum et desiderium haec sacriora loca visendi et frequentandi"(Roma, Arch. di S. Isidoro degli Irlandesi, ms. 2/49). E ancora, nel 1576, nelladedicatoria a Gregorio XIII, dopo aver lamentato il tragico stato di abbandono deimonumenti paleocristiani ed averne ascritto le responsabilit anche al disinteressedegli eruditi, quasi interamente dediti allo studio dei reperti pagani, ripropone lasua opera sulle trecento chiese precisandone ulteriormente il contenuto ed ilmetodo di indagine. Ma l'opera non fu mai stampata.

    Il lungo lavoro di spoglio fatto per la preparazione di questa Historica descriptioUrbis Romae costitu sicuramente il materiale di base per la preparazione della pinota delle opere del C., ovvero le Vitae et gesta summorum Pontificum a ChristoDomino usque ad Clementem VIII,nec non S. R. E. Cardinalium cum eorumdeminsignibus, stampatepostume dal nipote a Roma presso S. Paolino nel 1601.

    F. Morales Cabrera aveva terminato (da Alessandro VI a Clemente VIII) e limatol'incompiuto manoscritto ciaconiano. Quest'opera, la cui fonte principale era ilLiber pontificalis allora ancora inedito, riscosse, nonostante il carattereprevalentemente compilativo e lo scarso apparato critico; un notevole successo. Furistampata, nel 1630 per i tipi vaticani, aggiornata fino a Urbano VIII con lecorrezioni ed addizioni di A. Vittorello, G. Aleandro, F. Ughelli e L. Wadding; nel

  • 1677 presso F. e S. de Rubeis, in quattro tomi a cura di A. Oldoini, che oltre acontinuare l'opera fino a Clemente IX innov completamente la parte dedicata aicardinali; M. Guarnacci nel 1751 la prolung fino a Clemente XII.

    N riusc il C. a stampare l'altro suo lavoro sicuramente gi pronto alla fine deglianni '70 e di cui aveva dato notizia nella dedicatoria a Filippo II. Si tratta dellaBibliotheca libros et scriptores fere cunctos,ab initio mundi ad annum1583,ordine alphabetico complectens, pubblicata nel 1731 a Parigi da F. D.Camusat.

    Le difficolt furono in questo caso di natura differente: ci vengono spiegate in unalettera al cardinal Sirleto, dell'aprile 1581, in cui il C. narra che gli era stato negatoil permesso di stampare la Bibliotheca perch si supponeva che egli si fosse servito,nella stesura del lavoro, dell'opera di Gesner e dei suoi prosecutori posti all'Indiceda Pio IV. Egli afferma di aver soltanto consultato il sommario di Simler, essendosuo intendimento sostituire nell'uso cattolico il lavoro di Gesner. La Bibliotheca,giunta fino alla voce "Epimeride", includeva tra gli autori ecclesiastici i rabbini(altro motivo di difficolt all'ottenimento dell'imprimatur). La prima edizionedell'opera, mutilata delle prime pagine, con un nuovo frontespizio e con unaprefazione di Kappius fu fatta circolare da Arkste e Merkus come nuova edizione.

    Nell'ultimo decennio della sua vita il C. diede alle stampe due trattati: De signissanctissimae Crucis quae diversis olim orbis regionibus et nuper hoc anno 1591 inGallia et Anglia divinitus ostenta sunt et eorum explicatione, Roma, A. e G.Donangelo, 1591; e De ieiunis et varia eorum apud antiquos observantia, ibid., S.Paolino 1599, ed un commentario dal titolo De martirio ducentorum monachorumS. Petri a Cardegna, ibid., B. Bonfandini, 1594.

    Questi lavori hanno un carattere prevalentemente compilativo ed appaiono, percerti aspetti, frutto di una operazione di recupero di vecchio materiale ormai quasicompletamente estraneo agli interessi archeologici che il C. perseguiva in queglianni. Data al 1578, infatti, la scoperta della rete di gallerie cimiteriali dei Giordani,allora credute di Priscilla, in una cava di pozzolana sulla Salaria. A dieci annidall'opera di Panvinio sui cimiteri, il ritrovamento dest una enorme impressionesoprattutto per la ricchezza di reperti pittorici, scultorei ed epigrafici di questecatacombe enfaticamente vissute come una "subterranea civitas". Il lungo lavoro dirilevazione e trascrizione delle iscrizioni e dei dipinti di queste e di altre catacombeche il C. intraprese in quegli anni non solo contribu a precisare meglio i suoiinteressi archeologico-cristiani, aprendo anche la questione del metodo, macostitu il materiale di base per i successivi lavori in questo campo. Valga adesempio il fatto che a cinquanta anni di distanza Bosio, nella Roma sotterranea,parlando del cimitero dei Giordani, che si riteneva andato distrutto, dichiarava suefonti le copie "all'hora copiate da Filippo Vinghio Fiammengo e dal Ciaconioancora, da' quali noi l'habbiamo havute". Questo importante materiale, sia puresegnato da errori e, talvolta, da una limitata fedelt delle copie, divenuto essostesso fonte di documentazione iconografica, rimasto tuttavia inedito nella suaforma originale, nonostante il suo valore di testimonianza dell'interpretazionecinquecentesca di dipinti paleocristiani.

    Il C. mor a Roma il 14 febbr. 1599. La data (in Thou) appare la pi verosimile(Mercati, La data...) se si considera che l'inventario dei suoi beni datato maggio1599 (Bibl. Apost. Vaticana, Vat. lat. 8185, ff. 379 ss.). Inoltre un esame deifrontespizi e delle dedicatorie delle due opere (Raccolta di devotioni varie..., Roma1601, e Elegantiarum ex M. Tullii Ciceronis epistolis..., ibid. 1601) che farebberopostdatare di due anni la sua morte (Antonio e Qutif-Echard) ne assegnainequivocabilmente la paternit all'omonimo nipote.

  • Il destino delle opere inedite del C. legato alle vicende del suo lascitotestamentario. Per disposizione pontificia tutti i beni del C., poich egli viveva fuoridalla religione, sarebbero dovuti passare alla S. Sede, mentre egli stesso avevaprevisto la donazione a Filippo II di Spagna della sua biblioteca e della collezione diantichit raccolte nella sua casa "ad radices Pincii". Alla morte del C. l'omonimonipote, anch'egli trasferitosi a Roma, ottenne per da Clemente VIII l'atto dinomina ad erede universale dei beni dello zio (Lanciani, Storia degli scavi, IV, p.367). Subito dopo la biblioteca ciaconiana venne smembrata. Degli inediti ereditatiil nipote del C. si apprest a pubblicare quegli editorialmente meno complessi ecedette gli altri. Acquirente di una buona parte di libri e manoscritti ciaconiani fu ilgiurista aragonese, uditore della Rota a Roma, Francesco Pegna, nei cui fondi,lasciati nel 1612 alla Biblioteca Vaticana, vanno ora cercati alcuni manoscritti delChacn. Nasce da qui una incertezza di attribuzione: per tutto il Seicento opere delC. furono attribuite a Pegna (Ciampini). La consistenza reale dell'opera del C., giin parte intuita da Mabillon, fu definitivamente accertata dalla pubblicazione dellaBibliotheca, in cui contenuto il catalogo autobiografico delle opere edite edinedite. Da allora prima Fontanini, poi De Rossi ed infine A. Recio hanno tentato diricostruire il corpus dell'opera manoscritta.

    Fonti e Bibl.: La Bibl. Apost. Vaticana conserva alcuni mss. ciaconiani, in qualcheparte autografi; vedi: nel fondo Vat. lat. il ms. 5409 (contiene prevalentementecopie di pitture e lapidi catacombali e disegni di sarcofagi paleocristiani; ai ff. 67-71lettera del C. a F. Borromeo con descrizione del carcere Tulliano: vedi il ms. il 71inf. n. 7 e i nn. F 227-8-9 inf. della Bibl. Ambrosiana di Milano che contengonocopie del ms. vaticano fatte eseguire da F. Borromeo); i mss. 5407 e 5408 (che, conil Chigi I. V. 167, il ms. n. 1564 della Bibl. Angelica di Roma e i mss. 2007-2005della Bibl. naz. di Madrid, contengono la Historica descriptio); inoltre i Vat. lat.5511, 5515, 5681, 6168, 7398, 9063; ancora nella Bibl. Apost. Vat., Chigi R. II. 62(tra l'altro lettere del C. edite da Martne-Durand, Veterum scriptorum); Roma,Arch. franc. di S. Isidoro degli Irlandesi, ms. 2/49 (usato, forse, da Wadding,contiene vari inediti ciaconiani); Napoli, Bibl. naz., ms. IX. G. 33 (Bibliotheca);Pesaro, Bibl. Oliveriana, ms. 59 e ms. 429, fasc. XXI (Mazzatinti, XXIX, pp. 24 s.;XXXIX, p. 49); Fano, Bibl. Federiciana, codd. 80-81 (Mazzatinti, LI, pp. 59-64). Ilpi recente ed informato studioso del C. A. Recio Veganzones a cui si deve, oltreche una compiuta raccolta di notizie biografiche, anche una accurata ricerca deimss. ciaconiani. Di lui segnaliamo: La "Historica descriptio Urbis Romae", obramanuscrita de Fr. Alonso Chacn O. P. (1530-1566), in Antholgica Annua, XVI(1968), pp. 44-102; Los primeros diseos de sarcofagos cristianos de Roma y elnuevo "Repertorium" de los mismos, in Antonianum, XLIV (1969), pp. 485-511; A.Ch., primer estudioso del mosaico cristiano de Roma y algunos diseoschaconianos poco conocidos, in Rivista di archeologia cristiana, LI (1974), pp.295-329. Per le notizie bio-bibliografiche vedi inoltre: G. Argote, La nobleza delAndaluzia, Sevilla 1588, cc. 32v-33r, 254r, 273v, 276rv, 278rv; J. Thou,Historiarum sui temporis, V, Parisiis 1604, p. 866; G. Ghilini, Teatro d'huominiletterati, II, Venezia 1647, p. 12; A. Teissier, Les eloges des hommes savans, II,Utrecht 1672, pp. 359-361; N. Antonio, Bibliotheca Hispana sive Hispanorum, II,Romae 1672, pp. 13 s.; L.-E. Du Pin, Bibliothque des auteurs eccls., XIV, Paris1703, pp. 568-570; J. Qutif-J. Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum, II,Lutetiae Parisiorum 1721, pp. 344-346; J. Mabillon, Museum Italicum, I, LutetiaeParisiorum 1724, p. 94; E. Martne-U. Durand, Veterum scriptorumhistoricorum,dogmatorum,moralium amplissima collectio, III, Parisiis 1724, coll.1311-1329; Bullarium Ordinis Praedicatorum, VI, Romae 1733, pp. 199-202; J.Niceron, Mmoires pour servir l'histoire des hommes illustres, XXXIV, Paris

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    1736, pp. 171-180; A. Touron, Histoire des hommes illustres de l'Ordre de S.Dominique, IV, Paris 1747-49, pp. 745-749; F. Sacchini, De poenitentiariisminoribus apostolicis Basilicae Vaticanae, Romae 1873, p. 8; I. Gongora, Historiadel colegio mayor de Sto. Toms de Sevilla, II, Sevilla 1890, pp. 107-109; A.Fruehwirth, Acta capitulorum generalium Ordinis praedicatorum, Romae 1907,V, p. 107; VI, p. 55; G. Mercati, La data della morte di P. Ciaconio, in Studiromani, II (1914), pp. 354-356; L. Serrano, Archivo de la embajada de Espaacerca de la S. Sede, I, Roma 1915, p. 122; A. Videma, Un inmortal baezano,A. C., inDon Lope de Sosa, IV (1918), 16, pp. 21-25; E. Toda-Gell, Bibliografia Espanyolad'Italia, I, Escornalbou 1927, pp. 392-394; A. Zucchi, Roma domenicana,notehistoriche, IV, Firenze 1938, pp. 66 s., 103, 130, 195-199. Per i problemi connessiall'attivit erudita ed antiquaria del C.: I. Lipsius, Epistolae, III, Antverpiae 1601,pp. 5 s.; D. Magro, Latino Latinii Viterbiensis epist., II, Viterbii 1667, pp. 194 s.; J.L'Heureux Macarius, Hagioglypta sive picturae et sculpturae sacrae antiquiores,a cura di R. Garrucci, Parisiis 1856, p. 1-4; A. Bosio, Roma sotterranea, Roma1632, pp. 512 s.; I. Ciampini, Vetera monumenta,in quibus praecipue musivaopera... illustrantur, Romae 1691, I, p. 271; II, pp. 118, 140; R. Fabretti,Iscriptionum antiq. quae in aedibus paternisasservantur explicatio et addit.,Romae 1702, pp. 162 s.; G. B. De Rossi, La Roma sotterr. cristiana, I, Roma1857, pp. 14-26; Id., L'autografo delCiacconio, in Bull. di arch. cristiana, II (1864),p. 88; L. Duchesne, Le "Liber Pontificalis", Paris 1955-1957, I, p. 126 n. 4; II, pp.451-457, 466, 478 n. 1; P. Tonini, La Roma sotterranea cristiana descritta e illustr.dal comm. G. B. De Rossi, in Arch. stor. ital., s. 4, II (1879), pp. 35-62, 216-250; G.Wilpert, Die Katakombengemlde undihre alten Copien, Freiburg 1891, pp. 4-45,tavv. I-XX; A. Valeri, Cenni biogr. di A. Bosio condocumenti inediti, Roma 1900,pp. 21-30; R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie intornoalle collezioniromane di antichit, IV, Roma 1912, pp. 85 s., 197, 206, 211; Ch. Hlsen, Le chiesedi Roma nel Medioevo. Catal. ed appunti, Firenze 1927, pp. 106-114, 527-543; E.Josi, Le pitture rinvenute nel cimitero de Giordani, in Riv. di arch. cristiana, V(1928), pp. 167-227; L. von Pastor, Storia dei papi, Roma 1925-29, IX, p. 194; XI,pp. 645, 685, 701; P. Paschini, Letterati ed Indicenella Controriforma, in Arch.della R. Dep. distoria patria, LXI (1936), pp. 37-62; C. Cecchelli, Il cenacolofilippino e l'archeologia cristiana, in Quaderni di studi romani, 1938, pp. 1-26; E.Tormo, El padre A. C. el indiscutible iniciador de la arquelogia de la artecristiana, in Boletn de la Real Academia de la Historia, CXI (1942), pp. 151-199;G. Ferretto, Note storico-bibliogr. di archeol. cristiana, Citt del Vaticano 1942,pp. 104-119; H. Leclercq, Copies des peintures des catacombes, in Dictionn.d'archeol. chrtienne et de liturgie, III, 2, Paris 1948, coll. 2801-2819; A. Ferru, Ilcardinal F. Borromeo e le pitture delle catacombe, in La Civilt cattolica, CXIII(1962), pp. 244-250; G. Marcora, Il cardinal F. Borromeo e l'archeol. cristiana, inMlanges Eugne Tisserant, V, Citt del Vaticano 1964, pp. 115-154; G. Previtali,La fortuna dei primitivi, Torino 1964, pp. 23, 30, 33 s., 47; E. Ruiz, Losaosromanos de P. Chacn..., in Quad. de filol. cls. (Madrid), X (1976), pp. 189-247.

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