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96407335 Storia Dell Architettura Arabo Normanna

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Storia dell'architetturaL'architettura arabo-normanna

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ContentsArticles

Architettura arabo-normanna 1Architettura normanna in Sicilia 4Cattedrale di Palermo 6Palazzo dei Normanni 12La Zisa 16Cuba Sottana 20Chiesa di San Cataldo (Palermo) 23Chiesa di San Giovanni degli Eremiti 24Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi 26Castello di Maredolce 27Duomo di Monreale 28Duomo di Cefalù 33Arco normanno (Mazara del Vallo) 40

ReferencesArticle Sources and Contributors 42Image Sources, Licenses and Contributors 43

Article LicensesLicenza 45

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Architettura arabo-normanna 1

Architettura arabo-normannaL'architettura arabo-normanna è lo stile del costruire proprio dell'epoca normanna, che si diffuse principalmentein Sicilia e nell'Italia meridionale nel XII secolo. L'aggettivo "arabo" deriva dalla forte influenza degli architettiarabi, mentre quello "normanno" dalla stirpe reale dominante. Dopo la conquista normanna della Sicilia avvenuta nel1171, i nuovi reali cercarono di creare un proprio stile architettonico che racchiudesse le varie culture presentisull'isola. Il nuovo stile racchiudeva tre diversi stili; lo stile romanico, lo stile bizantino e quello arabo.

Influenze architettoniche

La Chiesa di San Giovanni degli Eremiti a Palermo

L'architettura arabo-normanna deriva da unamescolanza di stili che ne hanno fortementesegnato lo stile.

Influenza bizantina

Si cerca inizialmente di emulare lo sfarzodella città di Bisanzio, e i primi edifici cheseguono questo nuovo stile architettonicovengono eretti a partire dalla fine del XIsecolo. Forte è l'influenza bizantina nellascelta della pianta centrata quadrata, nel cuiinterno è inserita una croce greca con volta abotte. Altri elementi distintivi dell'influenzabizantina sono i mosaici che ricoprono gli

interni degli edifici, i capitelli e all'esterno delle chiese si trovano le cupole siculo-bizantine.

Influenza musulmanaLa forte presenza di architetti arabi nella Sicilia conquistata introduce anche molti stilemi arabi nella nuova nascentearchitettura. Tra gli elementi distintivi troviamo gli archi a sesto acuto (possibili grazie all'introduzione di nuovetecniche costruttive portate da architetti e operai arabi), decorazioni a stalattiti, alveoli dipinti, pennacchi, capitelli ela cornice di merloni dentellati. In alcuni casi gli archi a sesto acuto acquistano una forma particolare, infratti le dueestremità basse rientrano fino a creare una forma che ricorda una foglia.

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Architettura arabo-normanna 2

Influenza romanica

Tipico arco a sesto acuto normanno presente presso le mura civichedi Mazara del Vallo

Dell'architettura romanica troviamo la pianta a crocelatina, le facciate con torri massicce, le figure dianimali e in di vegetali stilizzati, rappresentate dasemplici palmette o da piante sottili e piatte.

Esempi di architetturaarabo-normanna

Il più antico esempio di architettura arabo-normanna siha a Salerno, importante principato longobardo e tra iprimi territori ad essere conquistato dai normanni diRoberto il Guiscardo che ivi fece erigere il duomo e lasua residenza, il Castel Terracena. I principali esempidi questa architettura si trovano, però, in Sicilia aMazara del Vallo e nella provincia di Palermo ed inparticolare tra i comuni di Palermo, Monreale e Cefalù.[1] In particolare gli edifici più rappresentanti sono:

•• Palermo• Cattedrale,• Palazzo dei Normanni (con la Cappella Palatina)•• La Zisa•• Cuba Sottana•• Cuba Soprana•• Chiesa di San Cataldo•• Chiesa di San Giovanni degli Eremiti•• Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi•• Castello di Maredolce

•• Monreale•• Duomo di Monreale

•• Cefalù•• Duomo di Cefalù

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Architettura arabo-normanna 3

UNESCO

Il Palazzo dei Normanni a Palermo

Dal 2010 è in corso la valutazione da parte dell'Unescoper salvaguardare l'architettura arabo-normanna ecreare un itinerario nei centri storici di Palermo,Monreale e Cefalù.[2][3]

Note[1] Architettura arabo-normanna in provincia di Palermo (http:/ /

www. siciliaoggi. it/ it/ in-provincia-di-palermo. html)siciliaoggi.it

[2] Palermo and Monreale Cathedral (http:/ / whc. unesco. org/ en/tentativelists/ 363/ ) unesco.org

[3] UNESCO: Palermo-Monreale-Cefalù nella world heritage list(http:/ / www. patrimoniosos. it/ rsol. php?op=getarticle&id=67610) patrimoniosos.it

Bibliografia

• AAVV, Federico e la Sicilia - architettura e archeologia , Palermo, Arnaldo Lombardi Editore, 2000. ISBN88-7260-065-0

Voci correlate•• Architettura normanna in Sicilia•• Normanni

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Architettura normanna in Sicilia 4

Architettura normanna in Sicilia

Palazzo dei Normanni, Palermo

L'architettura normanna in Sicilia si sviluppònell'isola durante periodo della dominazione deiNormanni, i quali ne avevano scacciato gli Arabi apartire dal 1060 e ne fecero un regno (dal 1130),passato quindi alla dinastia sveva nel 1194.

L'architettura normanna si ispirò a diversi apporti:• all'architettura romanica, che si era sviluppata a

partire dal X secolo nelle terre di provenienza deiconquistatori e che caratterizza pianta e aspettogenerale di chiese e monasteri di nuova fondazione;

• all'arte bizantina, in particolare per le decorazioni amosaico e gli edifici a pianta centrale;

• all'architettura araba presente nelle costruzioni dellaprecedente dominazione, spesso trasformate dall'intervento normanno e di cui restano scarsissime tracce, maanche per le influenze provenienti dall'Egitto fatimide e dall'Africa settentrionale, direttamente o tramite il mondobizantino, per gli elementi decorativi e i palazzi regali.

Questi diversi influssi vennero tuttavia fusi in un linguaggio originale e crearono uno stile riconoscibile, che proseguìnel successivo periodo svevo.L'architettura normanna in Sicilia viene distinta in tre periodi:1. il periodo della contea (1061-1130)2. il periodo del regno (1130-1154)3. l'età guglielmina (1154-1195).

Gli edificiLe chiese, per lo più derivanti dal prototipo dell'abbazia di Cluny, presentavano pianta a croce latina e facciataaffiancata da torri. I primi esempi, non ben conservati, sono rappresentati dalla prima fase della Cattedrale delSantissimo Salvatore di Mazara del Vallo (1086-1093), da quella della cattedrale di Sant'Agata a Catania(1086-1090, distrutta da un terremoto nel 1169), e da quella del duomo di Messina (ricostruito e consacrato nel1197), mentre sono più riconoscibili le caratteristiche del duomo di Cefalù (edificato tra il 1131 e il 1267) e delduomo di Monreale (iniziato nel 1174).Il rapporto con i precedenti arabi è maggiormente evidente nell'impianto e nella decorazione di edifici minori: aPalermo le chiese di San Giovanni dei Lebbrosi (1072), di San Giovanni degli Eremiti (1142-1148) e di San Cataldo(1154), mentre la chiesa della Martorana ("Santa Maria dell'Ammiraglio", del 1143) e la Cappella Palatina(1130-1140) riprendono modelli bizantini, in particolare per la ricca decorazione a mosaico su fondo d'oro degliinterni.Le residenze regali rielaborano modelli arabi e li fondono con altri apporti. Il Palazzo dei Normanni di Palermo, chefu centro di potere e amministrativo, coniuga le funzioni di rappresentanza e di difesa e l'alta sala centrale della"Torre Pisana" richiama sia gli ambienti (halls) delle tradizionali residenze signorili normanne (donjons), sia ladisposizione di residenze arabe come il Qasr al Manâr (residenza degli Ziridi dell'XI secolo).Il palazzo extraurbano di Maredolce (Parco della Favara), dovuto al re Ruggero II, con stanze coperte a volta apertesui tre lati di un cortile, venne costruito su una residenza dell'emiro risalente a circa l'anno 1000 (Qasr Ja'far), conuna disposizione che gli arabi avevano ripreso dalle ville a peristilio romane.

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Architettura normanna in Sicilia 5

La residenza ugualmente extraurbana della Zisa, costruita dal re Guglielmo I, presenta una nuova commistione dielementi arabi e normanni: gli ambienti dei tre piani si articolano intorno a quello più alto centrale, come nelleresidenze normanne, e il canale che raccoglie le acque della fontana dalla parte posteriore della sala centrale verso lavasca del giardino, con padiglione centrale, sottolinea il rapporto con l'esterno.Simili caratteristiche presenta il padiglione di caccia del castello della Cuba, nella serie dei sollatia, luoghi dipiacere, costruito nel 1180 dal re Guglielmo II, un padiglione collocato in un parco che presentava anche altripadiglioni più piccoli ("Cubula" e "Cuba Soprana", all'interno di Villa Napoli).La struttura geometrica dell'insieme, di forme cubiche e massicce, con la sua raffinata decorazione arabeggiante e ledecorazioni a mosaico di gusto bizantino, sono una delle migliori rappresentazioni della fusione dei diversi apporti inun nuovo stile.

Gli esempi odierniTra gli edifici principali in Sicilia, che non hanno subito trasformazioni in epoche successive:• A Palermo:

• la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti (1142-1148)• la Chiesa di San Cataldo (1154)• la Chiesa della Martorana ("Santa Maria dell'Ammiraglio", del 1143)• la Cappella Palatina (1130-1140) di Palazzo dei Normanni• la residenza di Maredolce•• La Zisa• il castello della Cuba

•• A Cefalù:• il duomo di Cefalù (1131 - 1267)

•• A Monreale:• il duomo di Monreale (iniziato nel 1174)

• A Mazara del Vallo:•• Chiesa di San Nicolò Regale•• Chiesa della Madonna delle Giummare•• Arco Normanno

Voci correlate•• Storia della Sicilia normanna•• Arte della Sicilia normanna•• Architettura romanica in Italia

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Cattedrale di Palermo 6

Cattedrale di PalermoCoordinate geografiche: 38°06′52″N 13°21′22″E38.11444°N 13.35611°E [1]

Cattedrale Metropolitana della Santa Vergine Maria Assunta

Il prospettoPaese Italia

Regione Sicilia

Località Palermo

Religione Cristiana cattolica di rito romano

Diocesi Arcidiocesi di Palermo

Stile architettonico romanico normanno, barocco

Inizio costruzione 1185

Completamento XVIII secolo

Sito web www.cattedrale.palermo.it [2]

La Cattedrale di Palermo, dedicata alla Vergine Maria Santissima Assunta in cielo, è un complesso architettonicocomposto in diversi stili, dovuti alle varie fasi di costruzione.Eretta nel 1184 dall'arcivescovo Gualtiero Offamilio sull'area della prima basilica che i Saraceni avevano trasformatoin moschea, ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti; l'ultimo è stato alla fine del Settecento, quando, inoccasione del consolidamento strutturale, si rifece radicalmente l'interno su progetto di Ferdinando Fuga.Nel 1767 infatti, l'arcivescovo Filangieri aveva commissionato a Ferdinando Fuga un restauro conservativodell'edificio, teso solamente a consolidarne la struttura. I lavori ebbero inizio solo dal 1781, eseguiti non dal Fuga madal palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia e durarono fino al XIX secolo inoltrato. I rifacimenti del Marvugliafurono in realtà molto più invasivi e radicali dei progetti dell'architetto fiorentino, che pensava invece di conservare,almeno in parte, il complesso longitudinale delle navate e l'originario soffitto ligneo. Il restauro intervenne acambiare l'aspetto originario del complesso, dotando la chiesa della caratteristica ma discordante cupola, eseguitasecondo i disegni del Fuga. Fu in quest'occasione che si distrusse la preziosa tribuna che Antonello Gagini avevainnalzato all'inizio del XVI secolo e che era ornata di statue, fregi e rilievi. Anche le pittoresche cupolette maiolicatedestinate alla copertura delle navate laterali risalgono al rifacimento del 1781.In questa cattedrale, sintesi di storia e di arte dell'ultimo millennio, oltre ai sovrani normanni, furono ancheincoronati Vittorio Amedeo II di Savoia e Carlo III di Borbone, figure importanti della storia siciliana.

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Cattedrale di Palermo 7

Descrizione

L'abside esterna

Dettaglio della facciata

Esterno

La cattedrale è fiancheggiata da quattro torri d'epoca normanna ed èsovrastata da una cupola. A sud è collegata al Palazzo Arcivescovilecon due grandi arcate ogivali si cui s'innalza la torre campanaria conl’orologio.

La facciata principale sulla via Bonello presenta decorazioni dovute amaestri lapicidi trecenteschi e quattrocenteschi. L'aspettogoticheggiante deriva dalla presenza delle torri a bifore e colonnine edalle merlature ad archetti che corrono lungo tutto il fianco destro dellacostruzione.Il fianco destro della costruzione, con le caratteristiche torretteavanzate e l'ampio portico in stile gotico-catalano (l'attuale accesso),eretto intorno al 1465, si affaccia sulla piazza. Il portale di questoingresso è opera di Antonio Gambara, eseguita nel 1426, mentre ibattenti lignei sono del Miranda (1432). La Madonna a mosaico è delXIII secolo; i due monumenti alle pareti, opere del primo Settecento,rappresentano Carlo III di Borbone a destra e Vittorio Amedeo II diSavoia a sinistra.

La parte absidale stretta fra le torricelle è quella più originale del XIIsecolo, mentre la parte più manomessa è il fianco sinistro. La facciatasud-occidentale, che guarda l'arcivescovado, va riferita ai secoli XIV-XV.

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Cattedrale di Palermo 8

Interno

L'interno dopo il rifacimento del 1781

Il sarcofago di Federico II nella Cattedrale diPalermo. Dietro si intravede il sarcofago di

Ruggero II

L'interno, che ha subito profonde trasformazioni tra la fine delSettecento e i primi dell’Ottocento, è a croce latina con tre navatedivise da pilastri (gruppi tetrastili con 4 colonne incastonateprovenienti dalla antica costruzione rogeriana) con statue di santi chefacevano parte della decorazione della tribuna del Gagini.

Nella navata destra, la prima e la seconda cappella, comunicanti fra diloro, custodiscono le tombe imperiali e reali dei normanni, intorno allequali ruota una storia romanzesca e ricca d'interesse. Ruggero II, re dal1130, aveva stabilito già nel 1145 che il Duomo di Cefalù da luifondato diventasse il mausoleo della famiglia reale. In tal senso avevapredisposto la sistemazione di due sarcofagi in porfido, un granitomolto prezioso e di notevole durezza, originario dell'Egitto, dal colorerosso cupo che, nell'antichità, era usato esclusivamente per lecommissioni imperiali. Alla sua morte nel 1154, però, egli vennesepolto nella cattedrale di Palermo in un avello di porfido dalla formamolto più semplice. Nel 1215 Federico II fece trasportare i duesarcofagi da Cefalù alla cattedrale di Palermo destinandoli a sé e alpadre Enrico VI. Il sarcofago di Federico II è sormontato da unbaldacchino con colonne in porfido e l'urna è sorretta da due coppie dileoni; insieme a quelli di Federico II sono stati conservati anche i restidi Pietro II d’Aragona. Le altre tombe sono quelle di Costanzad'Aragona (1183-1222), sorella del re d'Aragona e moglie di FedericoII, di Gugliemo, duca d'Atene figlio di Federico III d'Aragona, edell’imperatrice Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II e madre diFederico II.

Sul pavimento della navata centrale è stata realizzata, durante irifacimenti moderni, una meridiana in marmo con tarsie colorate cherappresentano i segni zodiacali, (opera di Giovan Battista Piazziastronono qui collocata nell'anno 1801). Il ricco altare del Sacramento,in bronzo, lapislazzulo e marmi colorati, è stato realizzata su disegno diCosimo Fanzago(XVII secolo). Nel presbiterio si dispone il bellissimocoro ligneo tardo-quattrocentesco in stile gotico-catalano e il trono episcopale, ricomposto in parte con frammentid'antichi mosaici del XII secolo. Durante la fase dei restauri della fine del XVIII secolo, fu incaricato il pittore diSciacca Mariano Rossi di decorare la Cattedrale. Gli affreschi, secondo il disegno originale, dovevano ricoprire ilcatino dell'abside, la volta del coro, la cupola e la navata centrale, e dovevamo rappresentare idealmente ilristabilimento della religione cristiana in Sicilia ad opera dei Normanni. Mariano Rossi iniziò nel 1802 e non terminòtutto il lavoro, ma ancora oggi si possono ammirare gli affreschi nel catino dell'abside, dove sono rappresentatiRoberto il Guiscardo e il conte Ruggero che restituiscono la chiesa al vescovo Nicodemo e nella volta del coro, doveè dipinta l'Assunzione di Maria Vergine.

A destra del presbiterio si trova la cappella di Santa Rosalia, patrona di Palermo, con le reliquie e l'urna d'argento, opera seicentesca di Matteo Lo Castro, Francesco Ruvolo e Giancola Viviano, portata in processione durante la festa patronale il 15 luglio. I due altorilievi di Valerio Villareale, rappresentano: Santa Rosalia invoca Cristo per la liberazione della peste e l'Ingresso delle gloriose reliquie di Santa Rosalia a Palermo. Oltre al coro ligneo in stile gotico-catalano del 1466 e ai resti marmorei della tribuna gaginiana riadattati, di alto interesse artistico sono la statua

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Cattedrale di Palermo 9

marmorea della Madonna con Bambino di Francesco Laurana, eseguita insieme ad altri aiuti nel 1469, la pregiataacquasantiera (posta al quarto pilastro) opera incerta di Domenico Gagini e la Madonna della Scala eseguita nel 1503da Antonello Gagini e posta sull'altare della sacrestia nuova.

Organo

L'organo a canne della cattedrale è stato costruito negli anni '50 del XX secolo dalla ditta Tamburini. Si tratta di unostrumento a trasmissione elettrica che ha quattro tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera concavo-radiale di 32.La sua disposizione fonica è la seguente:

Prima tastiera - Positivo Espressivo

Bordone 16'

Principalino 8'

Bordone 8'

Salicionale 8'

Flauto ottavinante 4'

Flauto in XII 2.2/3'

Terza di Nazardo 1.3/5'

Ottavino 2'

Cornetto combinato

Tromba armonica 8'

Tremolo

Seconda tastiera - Grand'Organo

Principale 16'

Principale 8'

Principale Forte 8'

Flauto armonico 8'

Dulciana 8'

Ottava 4'

Principalino 4'

Duodecima 2.2/3'

Decimaquinta 2'

Ripieno 3 file

Ripieno 6 file

Tromba 16'

Tromba 8'

Chiarina 4'

Unda maris 8'

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Cattedrale di Palermo 10

Terza tastiera - Espressivo

Controgamba 16'

Viola 8'

Eufonio 8'

Corno di camoscio 8'

Fugara 4'

Sesquialtera 2 file

Coro Viole 4 file

Oboe 8'

Corno francese 8'

Campane

Tremolo

Quarta tastiera - Eco Espressivo

Eolina 8'

Corno di notte 8'

Flauto orchestrale 8'

Flauto a Camino 4'

Eolina 4'

Armonia Eterea 4 file

Voce celeste 8'

Voci corali 8'

Cromorno 8'

Campane

Tremolo

Pedale

Acustico 32'

Contrabbasso 16'

Subbasso 16'

Violone 16'

Basso 8'

Bordone 8'

Violoncello 8'

Ottava 4'

Flauto 4'

Bombarda 16'

Trombone 8'

Campane

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Cattedrale di Palermo 11

Tremolo

Campane

Le campane medioevali sulle torri del complesso erano sei. Nel 1893 la ditta Cavadini di Verona fornì un complessodi cinque bronzi in scala di Re3 con il maggiore del peso di 12 q.li. Furono montati per essere suonati a concertosecondo la tecnica delle Campane alla Veronese. Nel 1942 vennero requisite ed in seguito la ditta De Poli fornìl'attuale complesso ad otto elementi in Sib2.

Il TesoroIn alcuni ambienti è esposto il Tesoro della Cattedrale: paramenti sacri dal XVI al XVIII secolo, paliotti, ostensori,calici, un breviario miniato del Quattrocento, la tiara d'oro di Costanza d'Aragona (prelevata dal suo sepolcro),splendido esempio di gioielleria medievale con smalti, ricami, gemme e perle. Altri oggetti preziosi, smalti, ricami egioielli, sono esposti nelle bacheche centrali come per esempio il breviario membranaceo del 1452 con lo stemmadell'Arcivescovo Simone da Bologna, miniato dal pittore Guglielmo da Pesaro e da altri miniatori; il calice ditipologia madonita della seconda metà del XV secolo; il reliquiario architettonico del XV secolo caratterizzato daguglie e pinnacoli che rinviano allo stile gotico-catalano dell'epoca oppure il calice seicentesco ornato da smaltipolicroni e gemme, opera dell'orafo palermitano Don Camillo Barbavara.

La criptaDal lato sinistro della cattedrale s'accede alla cripta con le volte a crociera sostenute da colonne di granito: questoluogo di grande suggestione contiene le tombe e i sarcofagi d'età romana. Tra i personaggi famosi racchiusi in questacripta, va ricordato l'arcivescovo Giovanni Paternò, morto nel 1511, che fu il mecenate di Antonello Gagini il qualene scolpì la commovente immagine giacente.

Altri progetti

• Wikimedia Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Cathedral(Palermo)

Collegamenti esterni• sito ufficiale [2]

• su palermoweb [3]

• La Tribuna di Antonello Gagini [4]

• L'organo [5]

References[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Cattedrale_di_Palermo& language=it&

params=38_06_52_N_13_21_22_E_region:IT-PA_type:landmark[2] http:/ / www. cattedrale. palermo. it/[3] http:/ / www. palermoweb. com/ cittadelsole/ monumenti/ cattedrale_palermo. htm[4] http:/ / www. salvatorerizzuti. com/ pdf/ tribuna_Antonello_Gagini_RIZZUTI. pdf[5] http:/ / organarius83. wordpress. com/ 2006/ 06/ 08/ chiesa-cattedrale-pa/

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Palazzo dei Normanni 12

Palazzo dei NormanniCoordinate geografiche: 38°06′39″N 13°21′13″E38.11083°N 13.35361°E [1]

Parte normanna

Il Palazzo Reale di Palermo, oggiconosciuto come Palazzo dei Normanni è lasede dell'Assemblea regionale siciliana. Alprimo piano sorge la Cappella Palatina. Èuno dei monumenti più visitati nell'isola[2]. Iservizi aggiuntivi turistici sono curati dallaFondazione Federico II.

Storia

Il Palazzo reale dei Normanni sorge nellaposizione più elevata dell'antico nucleocittadino, proprio sopra i primi insediamentipunici, le cui tracce sono tuttora visibili neisotterranei.

La prima costruzione, il Qasr, ossia ilPalazzo o Castello, è attribuita al periodo della dominazione araba della Sicilia (IX secolo). I sovrani Normannitrasformarono il precedente edificio arabo in un centro complesso e polifunzionale che doveva esprimere tutta lapotenza della monarchia. Venne così realizzata una struttura di edifici turriformi collegati tra di loro con un sistemadi portici alternati a giardini, che ospitava anche laboratori di oreficeria e di produzione di tessuti (il kiraz). Ilcomplesso era inoltre collegato direttamente alla cattedrale tramite una via coperta.

Nel 1132 sotto il regno di Ruggero II venne costruita la Cappella Palatina, che divenne il baricentro delle variestrutture in cui il palazzo era articolato.In seguito, gli Svevi mantennero nel palazzo le attività amministrative, di cancelleria e letterarie, ospitandovi lascuola poetica siciliana. Tuttavia, il re Federico II vi risiedette solo in gioventù.Gli Angioini prima e gli Aragonesi poi privilegiarono altre sedi a scapito del castello. Il palazzo tornò a occupare unruolo importante nella secondà metà del XVI secolo quando i viceré spagnoli lo elessero a propria residenza,procedendo di pari passo a importanti ristrutturazioni finalizzate sia alle esigenze di rappresentanza che a quellemilitari di tipo difensivo, con la creazione di un sistema di bastioni.I Borbone realizzarono ulteriori sale di rappresentanza (la Sala Rossa, la Sala Gialla e la Sala Verde) e feceroristrutturare la Sala d'Ercole, così denominata per gli affreschi dedicati alle imprese dell'eroe mitologico.A partire dal 1947, il Palazzo dei Normanni divenne la sede dell'Assemblea Regionale Siciliana. L'ala ovest (con laPorta Nuova) è stata assegnata all'Esercito Italiano, ed è sede del distretto militare.Durante gli anni sessanta fu sottoposto a profondi lavori di restauro curati da Rosario La Duca.Il Palazzo è anche la sede dell'Osservatorio astronomico di Palermo "Giuseppe S. Vaiana".

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Palazzo dei Normanni 13

Struttura del palazzoL'ingresso principale si trova in Piazza Parlamento, quello carraio e quello turistico su piazza Indipendenza, di frontePalazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana.Oltre alla Cappella Palatina, le parti di costruzione attribuita ai normanni sono la Torre Pisana, sede della stanza delTesoro, e la Torre della Gioaria, che ospita al piano inferiore la sala degli Armigeri e al piano superiore, il cosiddetto"Piano parlamentare", la sala di re Ruggero decorata a mosaico e la sala dei Venti.Al secondo piano del palazzo si trovano inoltre la Sala d'Ercole, attuale luogo di riunione dell'Assemblea regionalesiciliana, la Sala Gialla e la Sala dei Viceré.Le sale sono collegate alla cosiddetta cripta da due scale laterali. La cripta è in realtà una chiesa di ispirazionebizantina costituita da un vano a pianta quadrata sottostante al presbiterio, suddiviso da due colonne di pietra ecaratterizzato da un'ampia abside centrale e da due absidi laterali di dimensioni più contenute.

Cappella Palatina, interno con il Cristo Pantocratore

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Palazzo dei Normanni 14

Cappella Palatina

La Palatina in una illustrazione inglese del 1918

La Cappella Palatina è una basilica a tre navate dedicata ai santiPietro e Paolo. Fu fatta costruire per volere di Ruggero II e venneconsacrata il 28 aprile 1140 come chiesa della famiglia reale.

Le tre navate sono separate da colonne in granito e marmocipollino a capitelli compositi che sorreggono una struttura di archiad ogiva. Completa la costruzione la cupola, eretta sopra le treabsidi del santuario. La cupola e il campanile originariamenteerano visibili dall'esterno prima di venire inglobate nel PalazzoReale in seguito alle costruzioni successive.

La cupola, il transetto e le absidi sono interamente decorate nellaparte superiore da mosaici bizantini, tra i più importanti dellaSicilia, raffiguranti il Cristo Pantocratore benedicente, glievangelisti e scene bibliche varie. I mosaici di datazione più anticasono quelli della cupola, risalenti alla costruzione originaria del1143.

Il soffitto in legno della navata centrale e le travature delle altrenavate sono decorate con intagli e dipinti di stile arabo. In ognispicchio sono presenti stelle lignee con rappresentazioni dianimali, danzatori e scene di vita della corte islamica.

Danneggiata dal terremoto del settembre 2002 fu sottoposta arestauri, conclusi nel luglio 2008.

La Torre Pisana di Palazzo dei Normanni

Il progetto dei restauri redatto dall'architetto Guido Meli dirigentedel centro regionale per il restauro della Regione Siciliana vennefinanziato dal mecenate tedesco Reinold Wurth per oltre tremilioni di euro.I lavori vennero eseguiti sotto la direzione dell'architetto Mario LiCastri da un gruppo di restauratori di opere d'arte romani tra cuiCarla Tomasi, Marina Furci, Michela Gottardo e Paolo Pastorello.La chiesa è dedicata a S. Pietro Apostolo e la messa vienecelebrata ogni domenica alle 10:00[3].

Stanza di re Ruggero

La stanza di re Ruggero, che si trova all'interno della TorrePisana, è anch'essa caratterizzata da una decorazione a mosaicorisalente al XII secolo.

Le decorazioni dei mosaici rappresentano scene di carattere aulicoe venatorio con grande dedizione nell'esecuzione degli animali tracui, oltre i mitilogici centauri appaiono - leopardi, pavoni, cervi,cigni - sullo sfondo di una vegetazione di alberi e palme. Lerappresentazioni dai canoni sontuosi ma con accenti di rigidità, delineano la chiarissima matrice greco-bizantinadell'opera. La volta della sala risale invece al periodo successivo di Federico II, come testimoniato dallarappresentazione dell'aquila sveva.

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Palazzo dei Normanni 15

Galleria

Ingresso principale(rinascimentale)

La PortaNuova

La cripta Sala d'Ercole

La Sala Gialla Il CristoPantocratore nellaCappella Palatina

Il cortile internocon la facciataesterna della

Cappella palatina

Note[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Palazzo_dei_Normanni& language=it&

params=38_06_39_N_13_21_13_E_region:IT-PA_type:landmark_source:dewiki[2] Dati 2010 Legambiente (http:/ / www. tempostretto. it/ 8/ index. php?location=articolo& id_articolo=50361)[3] S. Pietro Apostolo (Cappella Palatina) | Museo Diocesano di Palermo (http:/ / www. museodiocesanopa. it/ chiese/

s-pietro-apostolo-cappella-palatina)

Voci correlate•• Assemblea Regionale Siciliana•• Sicilia•• Osservatorio astronomico di Palermo

Bibliografia• AAVV, Palazzo dei Normanni, 1997, Palermo, Novecento editore (ultima ed. 2006)• Rosario La Duca, Il Palazzo dei Normanni, 1998, Palermo, Flaccovio editore• Beat Brenk, La Cappella Palatina a Palermo, (3 voll.), 2010, Franco Cosimo Panini

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La Zisa 16

La ZisaCoordinate geografiche: 38°07′00″N 13°20′28″E38.11667°N 13.34111°E [1]

Vista generale

Il palazzo della Zisa (dall’arabo al-ʿAzīza,ovvero "la splendida") sorgeva fuori le muradella città di Palermo, all’interno del parcoreale normanno, il Genoardo (dall’araboJannat al-arḍ ovvero "giardino o paradisodella terra"), che si estendeva con splendidipadiglioni, rigogliosi giardini e bacinid’acqua da Altofonte fino alle mura delpalazzo reale. L'etimologia della Zisa civiene spiegata dal grande Michele Amariche, nella sua Storia dei musulmani diSicilia[2] così scriveva:

« Guglielmo … rivaleggiando col padre … si mosse a fabbricare tal palagio che fosse più splendido e sontuoso di que'lasciatigli da Ruggiero. Il nuovo edifizio fu murato in brevissimo tempo con grande spesa e postogli il nome di al-ʿAzîz, chein bocche italiane diventò «la Zisa» e così diciamo fin oggi[3] »

StoriaLe prime notizie indicanti il 1165 come data d’inizio della costruzione della Zisa, sotto il regno di Guglielmo I (detto"Il Malo"), ci sono state tramandate da Ugo Falcando nel Liber de Regno Siciliae. Sappiamo da questa fonte che nel1166, anno della morte di Guglielmo I, la maggior parte del palazzo era stata costruita “mira celeritate, non sinemagnis sumptibus” (lett. "con straordinaria velocità, non senza ingenti spese) e che l’opera fu portata a termine dalsuo successore Guglielmo II (detto "Il Buono") (1172-1184), subito dopo la sua maggiore età.

Facciata

L'appellativo Mustaʿizz è riferito, secondoMichele Amari, a Guglielmo II anche inun'iscrizione in caratteri naskhīnell'intradosso dell'arcata d'accesso alla Saladella Fontana.

Un'altra iscrizione, invece, ben più famosa –in caratteri cufici – è a tutt'oggi conservatanel muretto d’attico del palazzo, tagliata adintervalli regolari nel tardo medioevo,quando la struttura fu trasformata infortezza. Alla luce di queste fonti, lamaggior parte degli studiosi sono concordinel fissare al 1175 la data di completamentodei lavori del solarium reale.

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La Zisa 17

Fino al XVII secolo il palatium non venne sostanzialmente modificato, come ci testimonia la descrizione del 1526fatta dal monaco bolognese Leandro Alberti, che visitò la Zisa in quell’anno. Significativi interventi di restauro siebbero negli anni 1635-36, quando Giovanni de Sandoval e Platamone, cavaliere dell’Alcantara, marchese di SanGiovanni la Mendola, príncipe di Castelreale, signore della Mezzagrana e della Zisa, acquistò la Zisa, adattandolaalle nuove esigenze abitative. In occasione di questi lavori fu aggiunto un altro piano chiudendo il terrazzo e sicostruì, nell’ala destra del palazzo, secondo la moda dei tempi, un grande scalone, resecando i muri portanti edistruggendo le originarie scale d’accesso.Successivamente, nel 1806, la Zisa pervenne ai Principi Notarbartolo, rappresentanti della più antica nobiltà sicilianaed eredi della Casa Ducale dei Sandoval de Leon, che ne fecero propria residenza effettuando diverse opere diconsolidamento, quali il risarcimento di lesioni sui muri e l’incatenamento degli stessi per contenere le spinte dellevolte. Venne trasformata la distribuzione degli ambienti mediante la costruzione di tramezzi, soppalchi, scaletteinterne e nel 1860 fu ricoperta la volta del secondo piano per costruire il pavimento del padiglione ricavato sullaterrazza.Nel 1955 il palazzo fu espropriato dallo Stato, ed i lavori di restauro, iniziati immediatamente, vennero poco doposospesi. Dopo un quindicennio d’incuria ed abbandono nel 1971 l’ala destra, compromessa strutturalmente dai lavoridel Sandoval e dagli interventi di restauro, crollò.Il progetto per la ricostruzione strutturale, il restauro filologico e la fruizione, venne affidato al Prof. GiuseppeCaronia, il quale, dopo circa vent'anni di appassionato lavoro e rilettura integrale, nel Giugno del 1991, restituì allastoria, uno dei monumenti più belli e suggestivi della civiltà siculo normanna. Durante l'opera di restauro il Prof.Caronia invitò più volte a visitare il cantiere il direttore editoriale della casa editrice Laterza, Enrico Mistretta, che altermine dei lavori fece raccogliere un ampio materiale illustrativo a documentazione delle varie fasi del restauro,materiale adeguatamente commentato dallo stesso Caronia, pubblicando quindi nel 1982 uno splendido volume digrande formato.Attualmente la Zisa ospita il Museo d'arte islamica.Il titolo nobiliare di Principe della Zisa fu creato dai Re di Spagna per i proprietari del castello: fu concessoinizialmente ai Sandoval con apposito privilegio del 1672, e in seguito passò con titoli e beni ai Notarbartolo diSciara, eredi dei Sandoval.

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La Zisa 18

Descrizione

Un lato del palazzo

Nicchia della sala principale con fontana eMuqarnas

Il palazzo della zisa, concepito come dimora estiva dei re, nasce da unprogetto unitario, realizzato da un architetto di matrice culturaleislamica ben consapevole di tutta una serie di espedienti per renderepiù confortevole questa struttura durante i mesi più caldi dell’anno. Sitratta, infatti, di un edificio rivolto a nord-est, cioè verso il mare permeglio godere delle brezze più temperate, specialmente notturne, chevenivano captate dentro il palazzo attraverso i tre grandi fornici dellafacciata e la grande finestra belvedere del piano alto. Questi venti,inoltre, venivano inumiditi dal passaggio sopra la grande peschieraantistante il palazzo e la presenza di acqua corrente all’interno dellaSala della Fontana dava una grande sensazione di frescura.L'ubicazione del bacino davanti al fornice d'accesso, infatti, è tutt'altroche casuale: esso costituiva una fonte d’umidità al servizio del palazzoe le sue dimensioni erano perfettamente calibrate rispetto a quelle dellaZisa. Anche la dislocazione interna degli ambienti era statacondizionata da un sistema abbastanza complesso di circolazionedell’aria che attraverso canne di ventilazione, finestre esterne ed altriposti in riscontro stabilivano un flusso continuo di aria.

La stereometria e la simmetria del palazzo sono assolute. Esso èorizzontalmente distribuito in tre ordini, il primo dei quali al pianoterra è completamente chiuso all’esterno, fatta eccezione per i tregrandi fornici d’accesso. Il secondo ordine è segnato da una cornicemarcapiano che delinea anche i vani delle finestre, mentre il terzo,quello più alto, presenta una serie continua di arcate cieche. Unacornice con l’iscrizione dedicatoria chiudeva in alto la costruzione conuna linea continua. Si tratta di un’iscrizione in caratteri cufici, moltolacunosa e priva del nome del re e della data, che è tuttora visibile nelmuretto d’attico del palazzo. Questa iscrizione venne, infatti, tagliataad intervalli regolari per ricavarne merli nel momento in cui il palazzofu trasformato in fortezza.

Il piano terra del palazzo è costituito da un lungo vestibolo interno checorre per tutta la lunghezza della facciata principale sul quale si apronoal centro la grande Sala della Fontana, nella quale il sovrano ricevevala corte, e ai lati una serie di ambienti di servizio con le due scaled’accesso ai piani superiori. La Sala della Fontana, di gran lungal’elemento architettonico più caratterizzante dell’intero edificio, ha unapianta quadrata sormontata da una volta a crociera ogivale, con tregrandi nicchie su ciascuno dei lati della stanza, occupate in alto dasemicupole decorate da muqarnas (decorazioni ad alveare). Nella nicchia sull’asse dell’ingresso principale si trova lafontana sormontata da un pannello a mosaico su fondo oro, sotto il quale scaturisce l’acqua che, scivolando su unalastra marmorea decorata a chevrons posta in posizione obliqua, viene canalizzata in una canaletta che taglia alcentro il pavimento della stanza e che arriva alla peschiera antistante. In questo ambiente sono ancora visibili i restidi affreschi parietali realizzati nel 1600 dai Sandoval.

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La Zisa 19

Il primo piano si presenta di dimensioni più piccole, poiché buona parte della sua superficie è occupata dalla Saladella Fontana e dal vestibolo d’ingresso, che con la loro altezza raggiungono il livello del piano superiore. Esso ècostituito a destra e a sinistra della Sala della Fontana dalle due scale d’accesso che si aprono su due vestiboli.Questi si affacciano con delle piccole finestre sulla parte alta della Sala, affinché, anche dal piano superiore, sipotesse osservare quanto accadeva nel salone di ricevimento. Questo piano costituiva una delle zone residenziali delpalazzo ed era destinato molto probabilmente alle donne.Il secondo piano constava originariamente di un grande atrio centrale delle stesse dimensioni della sottostante Saladella Fontana, di una contigua sala belvedere che si affaccia sul prospetto principale e di due unità residenziali postesimmetricamente ai lati dell’atrio. Questo piano dovette certamente assolvere alla funzione di luogo di soggiornoestivo privato, dal momento che l’atrio centrale scoperto apriva questo luogo all’aria ed alla luce.Facevano parte del complesso monumentale normanno anche un edificio termale, i cui resti furono scoperti ad ovestdella residenza principale durante i lavori di restauro del palazzo, ed una cappella palatina posta poco più ad ovest,lungo la via oggi nominata dei Normanni.

Note[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=La_Zisa& language=it&

params=38_07_00_N_13_20_28_E_region:IT_type:landmark[2] II ediz. modificata e accresciuta dall'autore, pubblicata con note a cura di Carlo Alfonso Nallino, Catania, Romeo Prampolini, 1938, III/2, p.

500 e segg.[3] Nella nota leggiamo: "Falcando non dà il nome del palagio. Il testo di Romualdo ha Lisam, nelle edizioni antiche: ma quella di Pertz.

Scriptores, XIX, 434, dà più correttamente Sisam, con l'avvertenza in nota «Hodie Cisa», la quale lezione rende forse la pronuncia all'orecchiodi qualche straniero, ma io non l'ho mai vista in alcuna scrittura nostrale. Al contrario i diplomi latini del XIII e XIV secolo ed una cronacaanch'essa del XIV, hanno Zisa, e Asisia, ed un diploma del 1238, presso Mongitore, Sacrae domus Mansionis... Monumenta, contien laconcessione d'un terreno in regione Assisii, al mascolino. Finalmente avverto che l'aggettivo al-ʿAzîz, anche al mascolino, poiché s'intendeal-Qaṣr (il palagio), occorre in fin dell'iscrizione arabica della sala terrena, pubblicata dal Morso, Palermo antico, 2ª edizione, pag. 184. [...]Notisi intanto che la lezione Sisa, risponde precisamente alla trascrizione del nome ʿAbd al-ʿAzîz, il quale in un diploma del 1239, nel registrodell'imperator Federigo II, ediz. del Carcani, pag. 398, è scritto Abdellasis; e anche nel diploma del 17 aprile 1240 nel Huillard-Bréholles,Hist. diplomatica Friderici II, t. V, p. 907.

Bibliografia• Giuseppe Caronia, La Zisa di Palermo, storia e restauro, Laterza, Roma-Bari 1982.• U. Staacke, Un palazzo normanno a Palermo: la Zisa, la cultura musulmana negli edifici del Re, Palermo 1991• Giuseppe Bellafiore, La Zisa di Palermo, Palermo 1994• Ugo Rosa, Attraverso la Zisa, Biblioteca del Cenide, 2007• Micaela Sposito, La Zisa e Palermo, Dario Flaccovio Editore, Palermo 2003• Vittorio Noto, Les palais et les jardins siciliens des rois normands, Caen(1995).

Voci correlate•• Castello della Cuba•• Parco della Favara•• Storia della Sicilia araba•• Museo d'arte islamica (Palermo)•• Giardino della Zisa

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La Zisa 20

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Collegamenti esterni• Castello della Zisa (http:/ / www. regione. sicilia. it/ beniculturali/ dirbenicult/ database/ page_musei/

pagina_musei. asp?ID=11& IdSito=56) sul sito dell'Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana.

Cuba SottanaCoordinate geografiche: 38°06′28″N 13°20′33″E38.10778°N 13.3425°E [1]

Muquarnas all'interno della Cuba

La Cuba Sottana, Castello della Cuba, o più semplicemente Cuba, èun padiglione di delizie, in origine all'interno di uno dei Sollazzi Regidei re normanni di Sicilia, e si trova a Palermo all'interno dell'omonimoquartiere.

Si chiama "sottana" per distinguerla dalla Cuba Soprana, oggiinglobata nella settecentesca Villa Napoli.

Lo stile arabo-normanno

La dinastia degli Altavilla, aveva definitivamente conquistato la Sicilianel 1070 con la presa di Palermo da parte di Roberto il Guiscardo. La Sicilia era fin dal 948 un Emirato Fatimita.

Gli Emiri, portatori di una cultura evolutissima resero la loro capitale Palermo, una delle più belle città delMediterraneo, arricchendola di palazzi, giardini e moschee. Resero floridi i commerci, crearono un apparato statalemolto efficiente, e si circondarono di poeti, architetti, filosofi, e matematici. I re normanni, provenendo da unaregione sino ad allora culturalmente ai margini dell'Europa, ebbero l'apertura e l'intelligenza di assorbire, quanto piùpossibile da cristiani, i costumi ed il sapere della civiltà araba di Sicilia, depositaria del sapere delle civiltà delmediterraneo orientale, inclusa quella greca. Nasce allora uno splendido stile architettonico, l'Arabo-Normanno, checoniuga elementi del romanico nord-europeo, con elementi bizantini, e la tradizione costruttiva ed ornamentale diuna civiltà, quella araba, insuperata per le costruzioni nei paesi caldi.

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Cuba Sottana 21

Storia

La Cuba (dall'arabo Qubba, "cupola") fu costruita nel 1180 per ilre Guglielmo II, al centro di un ampio parco che si chiamavaJannat al-ard ("il Giardino - o Paradiso - in terra"), il Genoardo. IlGenoardo comprendeva anche la Cuba Soprana e la Cubula, efaceva parte dei Sollazzi Regi, un circuito di splendidi palazzidella corte normanna situati intorno a Palermo.

L'uso originale della Cuba era di padiglione di delizie, ossia di unluogo in cui il Re e la sua Corte potevano trascorrere ore piacevolial fresco delle fontane e dei giardini di agrumi, riposandosi nelleore diurne o assistendo a feste e cerimonie alla sera. La CubaSottana, appare oggi di proporzioni turriformi abbastanzasgraziate. La spiegazione è semplice. Era circondata da un bacinoartificiale profondo quasi due metri e mezzo. L'apertura piùgrande, sul fronte settentrionale, si affacciava sull'acqua adun'altezza oggi inspiegabile.Le notizie sul committente e sulla data sono esatte grazieall'epigrafe posta sul muretto d'attico dell'edificio. La parte piùimportante, quella sul committente, era dispersa e fu ritrovata nelXIX secolo, scavando ai piedi della Cuba, da Michele Amarimassimo studioso della Sicilia Araba e Normanna. La parte dell'epigrafe ritrovata dall'Amari, esposta in una sala alato, dice cosi: "[Nel] nome di Dio clemente e misericordioso. Bada qui, fermati e mira! Vedrai l'egregia stanzadell'egregio tra i re di tutta la terra Guglielmo II re cristiano. Non v'ha castello che sia degno di lui. ... Sia lodeperenne a Dio. Lo mantenga ricolmo e gli dia benefici per tutta la vita".

Il fatto straordinario per oggi di questa epigrafe, che dimostra la tolleranza e l'apertura della corte normanna, è lalingua: arabo fatimita in caratteri cufici. Dunque pur riferendosi ad un Re cristiano, fondatore del Duomo diMonreale e vassallo del Pontefice, l'iscrizione è in arabo. È noto che molti componenti delle varie corti normanne inSicilia fossero arabi, celeberrimo è il caso di Edrisi, massimo geografo del suo tempo, arabo alla corte cristiana diRuggero II re di Sicilia.Nei secoli successivi, la Cuba fu destinata agli usi più vari. Il lago fu prosciugato e sulle rive furono costruiti deipadiglioni, usati come lazzaretto dalla peste del 1576 al 1621. Poi fu alloggio per una compagnia di mercenariborgognoni ed infine proprietà dello Stato nel 1921. Negli anni '80 comincia il restauro che riporta alla luce lestrutture del XII secolo.

StrutturaDall'esterno, l’edificio si presenta in forma rettangolare, lungo 31,15 metri e largo 16,80. Al centro di ogni latosporgono quattro corpi a forma di torre. Il corpo più sporgente costituiva l'unico accesso al palazzo dalla terraferma.I muri esterni sono ornati con arcate ogivali. Nella parte inferiore si aprono alcune finestre separate da pilastrini inmuratura.I muri spessi e le poche finestre erano dovuti ad esigenze climatiche, offrendo maggiore resistenza al calore del sole.Inoltre, la maggior superficie di finestre aperte era sul lato nord-orientale, perché meglio disposta a ricevere i ventifreschi provenienti dal mare, temperati ed anche umidificati dalle acque del bacino circostante.L'interno della Cuba era divisa in tre ambienti allineati e comunicanti tra loro. Al centro dell'ambiente interno si vedono i resti di una splendida fontana in marmo, tipico elemento delle costruzioni arabe necessario per rinfrescare l'aria. La sala centrale era abbellita da muqarnas, soluzione architettonica ed ornamentale simile ad una mezza

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Cuba Sottana 22

cupola.

CuriositàProprio alla Cuba, tra le acque e gli alberi che la circondavano, Boccaccio ambientò una delle novelle del suoDecameron. La sesta della quinta giornata. È la vicenda d'amore tra Gian di Procida - nipote del omonimo grandeeroe del Vespero Siciliano - e Restituta, una ragazza bellissima di Ischia rapita da «giovani ciciliani» per offrirla indono al allora re di Sicilia: Federico II d'Aragona.Quando Giovanni Boccaccio scrisse il Decameron, era già cominciato il declino dei parchi reali che erano l'orgogliodella città ormai in mani angioine. Era finita l'epoca di Palermo "felicissima" che secondo Edrisi era allora «la piùgrande e la più bella metropoli del mondo» con la sua vasta verdeggiante pianura e con i suoi luoghi di delizie(mustanaza ). Ma la traccia che aveva lasciato quel periodo di splendore era cosi luminosa da impressionareBoccaccio ancora diversi secoli dopo.

Bibliografia• Michele Amari, Storia dei musulmani di Sicilia, Catania, R. Prampolini,. 1933-9, 3 voll in 5 tomi.• A. Aziz, A History of Islamic Sicily, Edinburgh, 1975.• F. Gabrieli - U. Scerrato, Gli Arabi in Italia, Milano, Scheiwiller, 1979.• A. De Simone, "Palermo nei geografi e viaggiatori arabi del Medioevo", in: Studi Magrebini, II (1968), pp.

129-189.• G. Caronia - V. Noto, La Cuba di Palermo, Arabi e Normanni nel XII secolo, Palermo 1989.• V. Noto, Les palais et les jardins siciliens des rois normands, in: Trésors romans d'Italie du Sud et de Sicile,

(1995), pp.97-108

Voci correlate•• Palermo•• Guglielmo II di Sicilia•• Storia della Sicilia islamica•• Storia della Sicilia normanna•• Cuba bizantina•• Architettura normanna in Sicilia

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Collegamenti esterni• La Cuba su palermoweb [2]

References[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Cuba_Sottana& language=it&

params=38_06_28_N_13_20_33_E_region:IT_type:landmark[2] http:/ / www. palermoweb. com/ cittadelsole/ monumenti/ castello_della_cuba. htm

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Chiesa di San Cataldo (Palermo) 23

Chiesa di San Cataldo (Palermo)Coordinate geografiche: 38°06′53″N 13°21′45″E38.11472°N 13.3625°E [1]

San Cataldo

Particolare veduta lateralePaese Italia

Regione Sicilia

Località Palermo

Religione cattolica

Diocesi Arcidiocesi di Palermo

Inizio costruzione 1154

Completamento 1160

La chiesa di San Cataldo è un tempio eretto nell'XII secolo e situato in piazza Bellini a Palermo.

StoriaFondato da Maione di Bari, negli anni in cui era grande ammiraglio di Guglielmo I, e cioè fra il 1154 e il 1160,l'edificio venne successivamente affidato ai Benedettini di Monreale, che lo custodirono fino al 1787.Nel 1882, dopo varie vicissitudini che videro la chiesa trasformata persino in ufficio postale, venne interamenterestaurata da Giuseppe Patricolo e restituita alla rigorosa struttura architettonica originaria.

ArchitetturaL'esterno presenta un compatto paramento murario in arenaria addolcito da intagli di arcate cieche e ghiere traforate.In alto s'impongono i profili solenni di tre cupole rosse poste in felice contrasto cromatico con la severa monocromiadelle pareti.L'interno presenta tre corte navate - di cui quella centrale è scandita dalla sequenza ritmica delle tre cupolette -separate da colonne.

Immagini

facciata veduta laterale cupola interno

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Chiesa di San Cataldo (Palermo) 24

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References[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Chiesa_di_San_Cataldo_%28Palermo%29& language=it&

params=38_06_53_N_13_21_45_E_region:IT-PA_type:landmark_source:dewiki

Chiesa di San Giovanni degli Eremiti

San Giovanni degli Eremiti

Il campanile della chiesaPaese Italia

Regione Sicilia

Località Palermo

Religione Cristiana cattolica di rito romano

Diocesi Arcidiocesi di Palermo

Inizio costruzione VI secolo

Completamento 1136

La chiesa di San Giovanni degli Eremiti è un Monumento nazionale situato nel centro storico di Palermo, neipressi del Palazzo dei Normanni.

StoriaGiulio Carlo Argan scrive: «I Normanni che instaurarono la loro dinastia in Sicilia nel 1072, distruggono imonumenti, non la tradizione dell’architettura bizantina e araba. San Giovanni degli Eremiti a Palermo (1132) èaraba nel nitido rapporto tra i corpi cubici e le cupole emisferiche».Certamente, più che a quella di una chiesa cristiana, quest'edificio rimanda alla concezione spaziale delle moscheeislamiche e tale richiamo all’Oriente viene ancor più enfatizzato dalle cupole di colore rosso acceso.La chiesa, le cui origini risalgono al VI secolo, durante la dominazione araba fu trasformata in moschea per esserepoi nuovamente consacrata all’antico culto da Ruggero II che, intorno al 1136, affidò la costruzione ai discepoli diSan Guglielmo da Vercelli.Pesantemente manomessa nel corso dei secoli è stata ripristinata intorno al 1880, dall’architetto Giuseppe Patricolo.

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Chiesa di San Giovanni degli Eremiti 25

Descrizione

San Giovanni degli Eremiti

La chiesa, a tutti nota per le suecaratteristiche cupole di colore rosso,appoggiata con un fianco ad un corpoquadrato anteriore (forse una moschea), èrealizzata a croce latina divisa in campatequadrate su ciascuna delle quali poggia unasemisfera. Il presbiterio, terminante innicchia, è sormontato da una cupola, comequella dei due corpi quadrangolari che lafiancheggiano e di cui quello di sinistra sieleva a campanile. Il chiostro, abbellito daun lussureggiante giardino, è la parte meglioconservata del convento antico; spiccano perbellezza e leggerezza le colonnine binatecon capitelli a foglie d'acanto che reggono

archi ogivali a doppia ghiera. Vi si trova inoltre una cisterna araba.

F. Elliot – in Diary of an Idle Woman in Sicily (1881) – descrive San Giovanni degli Eremiti come “una chiesanormanna vicino al palazzo reale e alla Porta di Castro… riparata in un incavo, è del tutto orientale, e con le suecinque cupole starebbe benissimo a Baghdad o a Damasco. Accanto, il campanile gotico a quattro ordini di logge èsormontato da un’altra cupola, singolare adattamento di costruzione araba ad un costume cristiano. La pianta dellachiesa è a croce latina con tre absidi, la navata è divisa in tre campate ognuna delle quali è sormontata da unacupola con pennacchi, necessari perché la torre su cui poggiano è quadrata, le pareti sono in pietra intagliata comespesso se ne vedono nei monumenti arabi senza decorazione alcuna e l’insieme è illuminato da finestre ad arcoacuto”.Oggi l’edificio presenta, invece, una nuda cortina muraria fatta con conci di tufo squadrati; l’interno ha tre absidisemicircolari ed è suddiviso in cinque campate quadrate coperte da cupolette che si raccordano alle pareti tramitenicchie.

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Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi 26

Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi

Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi

La chiesa di San Giovanni dei LebbrosiPaese Italia

Regione Sicilia

Località Palermo

Religione cattolica

Diocesi Arcidiocesi di Palermo

Completamento 1071

La chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi è una chiesa in stile arabo-normanno di Palermo.

StoriaSecondo la leggenda fu costruita nel 1071, mentre i Normanni tenevano sotto assedio la città. Dopo aver conquistatoil castello Yahia (di cui restano solo poche tracce nel pavimento della chiesa) - i Normanni avrebbero edificato sullesue basi la chiesa stessa, dedicandola a S. Giovanni una volta avvenuta la conquista.La piccola chiesa è considerata uno degli edifici in stile normanno più antichi sul suolo palermitano e negli anni ebbesvariate funzioni. Essa fu infatti adibita dapprima ad ospedale militare e in seguito a lebbrosario (da qui il nome).

ArchitetturaIn epoca barocca il suo interno fu quasi interamente decorato con stucchi, tanto da fargli perdere l'aspetto originale,che però fu recuperato grazie ad un restauro effettuato all'inizio del secolo scorso e durante il quale fu costruito ilcampanile con una cupola simile allo stile di quelle della chiesa di San Giovanni degli Eremiti. L'esterno dell'edificiosi presenta spoglio perché privo di decorazioni, tranne quelle alle finestre che sembrano intarsiate. L'ingresso èpiuttosto semplice ed è preceduto da un piccolo porticato, che consiste in un'unica colonna, su cui si regge ilcampanile. L'interno ha forma basilicale tripartita da pilastri con copertura lignea e presbiterio cupolato. La lucefiltra attraverso le finestre ai lati, monofore, di forma leggermente ogivale come anche gli archi interni. Vi si puòammirare un bel crocifisso ligneo dipinto, risalente al Quattrocento.

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Castello di Maredolce 27

Castello di Maredolce

Il Castello di Maredolce nel Parco della Favara

Il Castello di Maredolce o Castello dellaFavara è un edificio palermitano in stileislamico, la cui architettura non sembramostrare influenze normanne; esso risale alXII secolo, e si trovava all'interno dellaFawwarah ("fonte che ribolle" in linguaaraba), il Parco della Favara, nel quartiere diBrancaccio.

Storia

Il palazzo, impropriamente detto "castello",fu edificato nel 1071[1], e faceva parte di un"qasr", ovvero una cittadella fortificatasituata alle falde di monte Grifone,probabilmente racchiusa entro una cinta dimura, che oltre al palazzo comprendeva un hammam e una peschiera. L'edificio fu una delle residenze del renormanno Ruggero II, che secondo il primo riferimento testuale sull'esistenza dell'edificio, il Chronicon sive Annalesdi Romualdo Salernitano avrebbe riadattato ai suoi scopi un palazzo preesistente, appartenuto all'emiro Giafar nel Xsecolo.[2][3]

Nell'arco dei secoli il castello divenne fortezza e nel 1328 fu ceduto ai frati teutonici della Magione, che lotrasformarono in un ospedale. Nel 1460 la struttura fu concessa in enfiteusi alla famiglia dei Bologna e nel XVIIsecolo diventò di proprietà di Francesco Agraz, duca di Castelluccio: la trasformazione in azienda agricola era ormaicompleta. Nel 1992 la Regione Siciliana ha acquisito per esproprio l'edificio.[4]

StrutturaIl castello, per volere di Ruggero II, venne circondato da un lago artificiale esteso poco più di 17 ettari , che locingeva su tre lati, ed era immerso in un grande parco, dove Ruggero II si dilettava nella caccia. Il bacino, che avevaal centro un'isola di circa due ettari di estensione, venne ottenuto grazie a una diga composta da blocchi di tufo, cheinterrompeva il corso della sorgente del monte Grifone. Nel XVI secolo la sorgente si prosciugò, e la peschieradivenne una fertile area agricola [1], ancora oggi esistente.[5]

L'edificio ha pianta quadrangolare, e possiede al centro un cortile molto spazioso, dotato in origine di un portico convolte a crociera, del quale rimane solo qualche traccia. L'esterno è formato da blocchi di tufo con arcate a sestoacuto. Nel lato non bagnato dal lago artificiale si aprono quattro entrate, due delle quali portano alla grande AulaRegia e alla cappella palatina, di forma rettangolare ad una sola navata coperta da due volte a crociera, con transettosormontato da una cupola semisferica e dedicata ai santi Filippo e Giacomo già dal XIII secolo.La struttura dell'adiacente hammam è dal XIX secolo inglobata in una palazzina, ed è riconoscibile con difficoltà.

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Castello di Maredolce 28

Il giardinoIl parco intorno al palazzo ed alla peschiera era un giardino caratterizzato da numerose specie arboree (in particolareagrumi ed altri alberi da frutto) corsi d'acqua ed animali esotici, secondo il modello dei giardini islamici africani espagnoli dell'epoca, ed in particolare simili all'agdal del Maghreb, caratterizzati da frutteti ed acqua. L'acqua, vitaleper le piante e simbolo di purificazione e rinascita, costituiva l'elemento centrale in un giardino concepito come unariproduzione del paradiso coranico.[4]

Note[1] Palermo (http:/ / www. byitaly. org/ it/ Sicilia/ Palermo/ Palermo/ Castello_di_Maredolce_alla_Favara)[2] Il castello dell'emiro Giafar apre le porte per un weekend - Repubblica.it » Ricerca (http:/ / ricerca. repubblica. it/ repubblica/ archivio/

repubblica/ 2011/ 03/ 26/ il-castello-dellemiro-giafar-apre-le-porte. html)[3] Castello di Maredolce e cappella dei Santi Filippo e Giacomo (http:/ / www. mondimedievali. net/ Castelli/ Sicilia/ palermo/ palermo. htm)[4] Il castello di Maredolce (http:/ / www. palermotourism. com/ datas/ Operatori/ Download/ opuscoli/ file/ maredolce. pdf)[5] Castello Maredolce alla Favara (http:/ / www. ipalazzi. it/ palazzo/ p_1586. html)

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Duomo di MonrealeCoordinate geografiche: 38°4′54.69″N 13°17′31.44″E38.0818583°N 13.2920667°E [1]

Basilica Cattedrale di Santa Maria Nuova

La facciata.Paese  Italia

Regione Sicilia

Località Monreale

Religione Cristiana cattolica di rito romano

Diocesi Arcidiocesi di Monreale

Stile architettonico bizantino

Inizio costruzione 1147

Completamento 1267

Sito web Sito ufficiale della parrocchia [2]

Il Duomo di Monreale, dedicato a Santa Maria Nuova, è stato costruito nel 1174 per volere di Guglielmo IId'Altavilla. Sede Arcivescovile, è annessa ad un grande ex-monastero di benedettini provenienti dalla Badia di Cavade' Tirreni.

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Duomo di Monreale 29

Visita

Interno del duomo di Monreale

Adagiata sulle pendici del monte Caputo, La facciata sipresenta con un portico a trifora, due massicce torrifortificate (quella di sinistra trasformata in campanile) epregevoli porte bronzee, una delle quali è opera diBonanno Pisano e risale al 1185, 1186 secondo ilcomputo degli anni in uso a Pisa.Il portico sul fianco sinistro è di Giovanni DomenicoGagini e Fazio Gagini, eseguito tra il 1547 e il 1569,mentre i battenti bronzei del portale musivoarchitravato sono opere del 1185 circa di Barisano daTrani. L'esterno, quantunque modificato, nella parteposteriore conserva intatta l'impronta normanna ed èornato a vari disegni formanti una serie di archi dipietre bianche e nere con cerchi al di sotto, assai ben

combinati e disposti tra loro. Le absidi, col fitto intreccio d’archi acuti, evocano atmosfere arabeggianti esaltate dalladecorazione policroma creata dall’alternanza di tarsie di calcare e di pietra lavica.

Il vastissimo interno basilicale a tre navate, lungo 90 metri, al quale si accede attraverso il portico sul fianco sinistro,misura 102x40 m; il soffitto è a capriate, e dietro l'altare l'edificio termina con tre absidi.Le navate sono divise da colonne antiche con pulvino e capitelli anch’essi antichi con clipei di divinità chesostengono archi a sesto acuto di tipo arabo.I soffitti sono a travature scoperte dipinti nelle navate e a stalattiti di tipo arabo nella crociera, quest’ultimi rifatti nel1811 dopo un incendio che aveva distrutto parte del tetto.Il pavimento, completato nel XVI secolo è musivo, con dischi di porfido e granito e con fasce marmoree intrecciate alinee spezzate.Le transenne che recintano anteriormente la crociera sono decorate da mosaici ottocenteschi.

L'interno in una vecchia foto

Le pareti delle absidi del santuario e delle navate sono,superiormente, rivestiti da mosaici a fondo oro, eseguititra il XII e la metà del XIII secolo da maestranze inparte locali e in parte veneziane, formatesi alla scuolabizantina.Questi mosaici raffigurano storie cicliche dell'Antico edel Nuovo Testamento; nel catino absidale mediano èla colossale figura del Cristo Pantocratore(Onnipotente). Sul fianco destro è il sarcofago inporfido di Guglielmo I, morto nel 1166, e quellomarmoreo di Guglielmo II il Buono. Sul lato sinistro,dentro tombe ottocentesche, si trovano le spoglie diMargherita di Navarra e di Sicilia, moglie di GuglielmoI, e dei figli Ruggero ed Enrico.

Le cappelle del Crocifisso e di San Benedetto sono due notevoli esempi del barocco siciliano.L'altare maggiore è una raffinata opera del XVIII secolo, eseguita dall'argentiere romano Luigi Valadier.Il grande organo, dotato di ben sei tastiere e posto accanto l'altar maggiore, è opera del XX secolo dei FratelliRuffatti di Padova, loro maggiore realizzazione sul territorio italiano.

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Duomo di Monreale 30

Il tesoro della cattedrale conserva, fra le altre cose, arredi sacri (anche di fattura francese), una cassettina di ramesmaltato del XIII secolo ed un reliquario della Sacra Spina (della corona di Cristo), risalente al periodo gotico. Lacappella del tesoro è di epoca barocca.

Il chiostro

Il chiostro di Monreale

Il Duomo è affiancato dal chiostro dell’antico conventobenedettino, eseguito sul finire del XII secolo edesempio stupendo di architettura bizantina.Si tratta di una costruzione prettamente romanica, apianta quadrata di 47 metri di lato, con portico ad archiogivali a doppia ghiera e con singolarissimo “toro”nell’intradosso. Gli archi sono sostenuti da colonnebinate, di ornamentazioni alterne, talune intagliate adarabeschi ed altri con intarsi a mosaico.I capitelli sono istoriati con scene bibliche.Nell’angolo meridionale vi è un recinto quadrangolaredelimitato da tre arcate per lato. Al centro è una fontanala cui acqua scaturisce da una colonna riccamenteintagliata a forma di fusto di palma stilizzato, configure in piedi, teste foglie a rilievo. L'acqua fuoriesce in sottili getti da bocche umane e leonine. Le basi dellecolonne del chiostro raffigurano un'amplissima varietà di motivi: foglie stilizzate, rosette, zampe di leone, teste difiere, gruppi di uomini e animali, rane e lucertole. La loro esecuzione presenta grandi differenze con quella deicapitelli, tanto da far supporre che sia stata affidata ad artigiani subordinati. I capitelli dei gruppi di quattro colonned'angolo sono particolarmente curati.

Guglielmo II il Buono e il Duomo di Monreale

L'abside

Numerose sono le leggende del periodo normanno, ma forse la piùsuggestiva, corrispondente al fervore religioso che si diffuse nell’isolain seguito alla cacciata degli Arabi e al tema delle apparizionisoprannaturali, è quella che esalta l’opera di Guglielmo II di Siciliadetto "il Buono", soprattutto per la sua politica fiscale legata allacostruzione del Duomo di Monreale.

Si narra che Guglielmo, succeduto al padre sul trono di Sicilia, si fosseaddormentato sotto un carrubo, colto da stanchezza, mentre era acaccia nei boschi di Monreale. In sogno gli apparve la Madonna, a cuiera molto devoto, che gli rivelò il segreto di una “truvatura” con questeparole: “Nel luogo dove stai dormendo è nascosto il più grande tesorodel mondo: dissotterralo e costruiscici un tempio in mio onore”. Dettequeste parole, la Vergine scomparve e Guglielmo, fiducioso dellarivelazione in sogno, ordinò che si sradicasse il carrubo e gli siscavasse intorno. Con grande stupore venne scoperto un tesoro inmonete d’oro che furono subito destinate alla costruzione del Duomo diMonreale (1176), per il quale furono chiamate maestranze arabe specie

per i mosaici (“i mastri di l’oru”), che adornano non solo l’abside col Cristo Pantocratore ma anche le pareti e lecolonne.

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Duomo di Monreale 31

L’opera eccezionale e la leggenda sono celebrati da un canto popolare raccolto da Salvatore Salomone Marino,folclorista della scuola di Pitrè, che così recita tradotta in italiano:Benedetto il maestro che la fece Il Sovrano che la fece costruire Non si conta e non si può dire quanto sia splendido ericco Non c’è oro, né argento, né moneta che basti Maria che è imperatrice del cielo Disse: “Il mio Trono mi vogliocostruire”. Invia dunque gli Angeli a costruire la Matrice Ed essi fermeranno il volo a Monreale e così mostrano alpopolo le loro sembianze umane...

Visitatori illustri

Il fianco visto dal chiostro

Il transetto

• Ecco come Jean Houel descrive il chiostro di Monreale in Viaggiopittoresco nelle isole di Sicilia, di Lipari e di Malta (1787): “Lecolonne sono tutte scanalate, alcune sono tortili, altre diritte. Sonotutte incrostate di mosaici colorati e dorati, di granito, di porfido, diogni tipo di marmo che forma piccoli disegni di incantevoleesattezza. I capitelli sono una mescolanza di fiori, frutta, di figure dianimali di ogni specie… Questo chiostro è il monumento piùcompleto, più ricercato che sia possibile costruire nel suo genere. Èin questo luogo sublime che i più reclusi riammirano al mondo ealle sue pompe”.

• Invece Guy de Maupassant scrive in La via errante (1885): "Ilmeraviglioso chiostro di Monreale suggerisce alla mente una talesensazione di grazia che ci vorrebbe restare quasi per sempre. Èmolto grande, perfettamente quadrato, di un’eleganza delicata efine; e chi non l’ha visto non può immaginare cosa sia l’armonia diun colonnato. La squisita proporzione, l’incredibile snellezza ditutte queste leggere colonnine, che vanno a due a due, a fianco afianco, tutte differenti, alcune rivestite di mosaici, altre nude;alcune ricoperte da sculture d’incomparabile bellezza, altre adornedi un semplice disegno di pietra che vi sale attorno, avvolgendosicome una pianta rampicante, meravigliano lo sguardo, e poi loaffascinano, lo incantano, vi generano quella gioia artistica che lecose di un gusto assoluto fanno penetrare nell’anima attraverso gliocchi. Come tutte queste coppie di colonnine, anche tutti i capitellidi fattura incantevole, sono differenti. E ci si meravigliacontemporaneamente, cosa molto rara, dell’effetto mirabiledell’insieme, e della perfezione del particolare. Non si puòosservare questo autentico capolavoro di fine bellezza senza pensare ai versi di Victor Hugo sull’artista grecoche seppe mettere “qualcosa di bello come un sorriso umano sul profilo dei Propilei. Questa divina passeggiata èracchiusa tra alte mura molto antiche, ad arcate ogivali; ed è tutto ciò che oggi rimane del monasterobenedettino. La Sicilia è la patria, la vera, l’unica patria dei colonnati. Tutti i cortili interni dei vecchi palazzi edelle vecchie case di Palermo ne contengono di stupendi, che sarebbero famosi altrove da quest’isola così riccadi monumenti. Il chiostrino della chiesa di San Giovanni degli Eremiti, una delle più antiche chiese normanne acarattere orientale, sarebbe meno notevole di quello di Monreale, è ancora molto superiore a tutto ciò che ioconosco di paragonabile”.

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Il chiostro visto dalle terrazze Cristo Pantocratore La creazione di Adamo

Mosaici della navata nord

Mosaici della navata sud

Bibliografia• Touring Club Italiano-La Biblioteca di Repubblica, L'Italia: Sicilia, Touring editore, 2004.

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References[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Duomo_di_Monreale& language=it& params=38_4_54. 69_N_13_17_31.

44_E_type:landmark_region:IT[2] http:/ / www. cattedraledimonreale. it/

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Duomo di Cefalù 33

Duomo di Cefalù

Duomo di Cefalù

La facciata del DuomoPaese  Italia

Regione Sicilia

Località Cefalù

Religione Cattolica

Diocesi Diocesi di Cefalù

Il Duomo di Cefalù, secondo la leggenda, sarebbe sorto in seguito al voto fatto al Santissimo Salvatore da RuggeroII, scampato ad una tempesta e approdato sulle spiagge della cittadina. La vera motivazione sembra piuttosto dinatura politico-militare, dato il suo carattere di fortezza.Le vicende costruttive furono complesse, con notevoli variazioni rispetto al progetto iniziale, e l’edificio non fu maicompletato definitivamente. Un ambulacro ricavato nello spessore del muro e la medesima copertura, costituita datre tetti, di epoca e tecnica costruttiva diversi, testimoniano dei cambiamenti intervenuti nel progetto.

Storia

Particolare del duomo

L'edificazione ebbe inizio nel 1131 e furono realizzati i mosaicinell'abside e sistemati i sarcofagi porfiretici che Ruggero II avevadestinato alla sepoltura sua e della moglie.

Federico II trasferì a Palermo i due sarcofagi reali. Infine tra le duetorri fu inserito un portico, opera di Ambrogio da Como.

Il mosaico paleobizantino

Le esplorazioni condotte nel duomo hanno portato alla luce unlacerto di mosaico policromo assegnabile al VI secolo: un campocentrale di cui si conservano alcune figure, incorniciato da unamotivo di ogive e squame nei colori rosso, bianco e nero e, almenosu un lato, da una fila di quadrati in diagonale con rosetta centrale.Il repertorio decorativo trova confronti in Sicilia. Il mosaico è daporre in relazione con una struttura muraria e con tre sepolture edera verosimilmente pertinente ad una basilica bizantina, dellaquale non è però possibile ricostruire la planimetria a causa dellapresenza delle sovrastanti strutture del duomo. I materiali rinvenutinei sondaggi attestano una frequentazione nell’area almeno finoall’VIII secolo, epoca in cui Cefalù divenne sede episcopale.

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Duomo di Cefalù 34

Architettura

Il duomo visto dalla Rocca di Cefalù

L’edificio è preceduto da un ampio sagrato a terrazzo che svolgevala funzione di cimitero. Era stato realizzato con terra portataappositamente da Gerusalemme, sia per motivi religiosi, sia per lasua particolare composizione che le dava la caratteristica dimummificare rapidamente i corpi che vi erano sepolti.

La facciata è inquadrata da due possenti torri, alleggerite daeleganti bifore e monofore e sormontate da cuspidi piramidaliaggiunte nel Quattrocento e diverse l'una dall'altra: una a piantaquadrata e con merli a forma di fiammelle, che simboleggerebbe lamitria papale e il potere della Chiesa, mentre l'altra, a piantaottagonale e con merli ghibellini, la corona reale e il poteretemporale. Il portico quattrocentesco precede la facciata, con tre archi (due ogivali ed uno a tutto sesto) sorretti daquattro colonne e con volte a costoloni. Sotto il portico rimane la “Porta Regum”, impreziosita da un portalemarmoreo finemente decorato, e con pitture ai lati.

Le absidi, in particolare quella centrale, dovevano avere in origine uno slancio ancora maggiore. Le due laterali sonodecorate superiormente da archetti incrociati e da mensoloni scolpiti: databili fra il 1215 e il 1223, raffiguranomaschere, teste d’animali e figure umane in posizioni contorte. Più recenti i mensoloni dell'abside centrale, dispostiinoltre in modo casuale sia sopra che sotto il cornicione. L'abside centrale aveva in origine tre grandi finestre, chevennero sbarrate per la realizzazione del mosaico absidale, ed una più grande ad arco ogivale. Altre due coppie difinestre circolari sono all’estremità del transetto. Altre merlature si trovano anche su uno dei fianchi.L’interno è "a croce latina", diviso in tre navate da due file di colonne antiche riutilizzate: quattordici fusti di granitorosa e due di cipollino, con basi e i capitelli del II secolo d.C. Due grandi capitelli figurati reggono l’arco trionfale esono probabilmente prodotti di una bottega pugliese e risalgono alla metà del XII secolo.Il transetto ha un’altezza maggiore rispetto alle navate ed uno slancio ancora maggiore era previsto nel progettooriginario.

Il mosaico del presbiterio

I mosaici dell'abside centrale

La decorazione musiva, forse prevista per tutto l’interno, furealizzata solamente nel presbiterio e ricopre attualmente l’abside ecirca la metà delle pareti laterali.

Per la sua realizzazione, Ruggero II chiamò maestri bizantini, diCostantinopoli, che adattarono ad uno spazio architettonico perloro anomalo, di tradizione nordica, cicli decorativi di matriceorientale.

La figura dominante è quella del Cristo Pantocratore che, dall’altodell’abside, mostra i suoi attributi cristologici con la destra alzata,indicanti le due nature del Cristo, divina e umana, unite insieme eil mistero della Trinità, mentre con la sinistra regge il Vangeloaperto sulle cui pagine si legge, in greco e latino: “Io sono la lucedel mondo, chi segue me non vagherà nelle tenebre ma avrà la lucedella vita” (Giovanni 8, 12).

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Duomo di Cefalù 35

Al centro, nel registro inferiore, è la Vergine orante elegantemente panneggiata e scortata dai quattro arcangeli. Nelsecondo e terzo registro, ai lati del finestrone centrale, sono figure di apostoli ed evangelisti, distribuite secondo unpreciso programma teologico. Nelle pareti laterali sono invece figure di profeti e santi. Nella decorazione dellacrociera sono raffigurati quattro cherubini e quattro serafini.Sui due lati si contrappongono figure regali (parete destra, opposta al trono reale) e figure sacerdotali (parete sinistra,opposta al seggio episcopale. Tutte le figure sono accompagnate da scritte, in greco o in latino, che indicano il nomedel personaggio.La decorazione musiva fu realizzata entro il 1170, ma nella parte inferiore e sulla metà anteriore delle pareti delpresbiterio venne completata nel Seicento, al di sopra di precedenti decorazioni pittoriche di cui restano scarsetracce.

Opere conservate

L'interno del duomo

Della decorazione pittorica rimangono una figura di "Urbano V",della fine del XIV secolo, dipinta su una colonna della navata disinistra, ed una "Madonna in trono" del XV secolo nel bracciosinistro del transetto. All'interno il duomo ospita alcunimonumenti funerari, tra cui un sarcofago tardo antico, un altromedievale e il pregevole sepolcro del vescovo Castelli, opera delloscultore Leonardo Pennino (XVIII secolo).

Il fonte battesimale, ricavato da un unico grande blocco di calcarea lumachelle, è decorato da quattro leoncini scolpiti (XII secolo).Si conserva inoltre un dipinto con "Madonna" della bottega diAntonello Gagini (XVI secolo).

Si conservano ancora due organi dipinti, settecenteschi, chechiudono le navate verso il transetto, e una croce lignea dipinta,opera di Guglielmo da Pesaro (1468 circa).

La cappella del Santissimo Sacramento (protesi) conserva ladecorazione a stucco neoclassica, realizzata per tutto l'interno esuccessivamente asportata altrove. La cappella conserva inoltre unaltare d'argento del XVIII secolo, opera di artigiani palermitani.

Il soffitto della navata centrale presenta una decorazione dipinta con busti, animali fantastici e motivi decorativi,opera di maestranze arabe.

ChiostroIl chiostro annesso alla cattedrale normanna, rappresenta una delle più considerevoli testimonianze artistiche delmedioevo siciliano. Si sottolinea l'eccezionale pregio del ciclo di capitelli figurati che sormontano le colonninebinate, uno dei più considerevoli nel panorama dell'arte medievale europea. Di pianta rettangolare, il chiostro èubicato a ridosso del fianco settentrionale della cattedrale ad una quota più bassa di m 3,40 dal piano del calpestiodel transetto. Dell'originaria struttura si sono conservate solo le corsie sud ed ovest. Tuttavia, in quest'ultimo lato leeleganti archeggiature in muratura sono frutto di un'evidente ricostruzione stilistica degli inizi del novecento. Finitodi restaurare nel 2003 dalla Provincia regionale di Palermo, è oggi fruibile ai visitatori.

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I Mosaici

Il Cristo Pantocratore

I mosaici riguardanti Cefalù interessano esclusivamente quelli checampiscono la superficie absidale. Distinti in quattro zoneorizzontali, rappresentano il sublime Pantocratore nel catino, laVergine orante fiancheggiata dai quattro arcangeli Raffaele,Michele, Gabriele e Uriele nella zona sottostante, i santi Pietro ePaolo, gli evangelisti Marco, Matteo, Giovanni e Luca nella terzafascia e, infine, nella quarta gli apostoli Filippo, Giacomo, Andrea,Simone, Bartolomeo e Tommaso. Ciascuna figura è accompagnatadal proprio titulus in greco che ne permette l’esatta identificazione.Cristo, con la mano sinistra, tiene il Vangelo aperto al versetto8,12 di Giovanni: «Io sono la luce del mondo; chi segue me noncamminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita», nella dupliceiscrizione greca e latina.

Le quattro fasce sono delimitate orizzontalmente e verticalmente da cornici e motivi geometrici o vegetali stilizzatitranne quella che separa il catino dal resto dell’abside che si distingue dalle altre perché aggettante – campita com'èsu una cornice a rilievo –, più larga e con una decorazione diversa: presenta infatti un tralcio di fiori e foglie.Altri mosaici ornamentali, dai motivi vegetali stilizzati entro alveoli, rivestono il profondo intradosso della finestraoccupante la parte mediana delle due fasce inferiori.Introduce all’abside un doppio ordine di colonne le quali presentano la peculiarità di essere mosaicate, totalmente oin parte. Più precisamente, le colonne dell’ordine superiore hanno tanto i fusti che i capitelli a mosaico mentre inquelle dell'ordine inferiore, di granito rosso e verde, sono rivestiti a mosaico unicamente i capitelli. Il colore usatonon è casuale. La porpora e il verde antico sono infatti colori imperiali bizantini, mediate, come altre figure ricorrentinelle insegne regali normanne, da Costantinopoli.In particolare, il loro impiego nella cattedrale di Cefalù risponde certamente alla peculiare ed eccezionale funzionealla quale essa fu destinata da Ruggero II di Sicilia che la scelse quale luogo della sua sepoltura nel 1145. Dueiscrizioni concludono in maniera assai solenne il complesso figurativo absidale. La prima (factus homo factorhominis factique redemptor – iudico corporeus corpora corda deus) corre sull’arco delimitante il catino ed è inesclusiva relazione con la figura del Pantocratore della quale costituisce una chiosa teologica, assai utile anche perintravedere l’originario piano iconografico risalente a Ruggero. La seconda, aulicamente campita su campo d’argentoche chiude in basso la decorazione absidale (Rogerius Rex egregius plenis (sic) pietatis / hoc statuit templum motuszelo deitatis / hoc opibus ditat variis varioque decore / ornat magnificat in salvatoris honore / ergo structori tantosalvator adesto / ut sibi submissos conservet corde modesto: anno ab incarnatione dni millesimo centesimo XLVIII /indctione XI anno V regni ejius XVIII / hoc opus musei factum est) ci informa su alcuni dati essenziali riguardanti imosaici.Contrariamente a quelli contigui delle pareti e della crociera del presbiterio, irti di problemi tuttora aperti, quali laloro datazione con conseguente definizione stilistica, i mosaici absidali non presentano invece da parte loro grossiaspetti storico-critici. Certa risulta infatti la cronologia e concorde il giudizio sulla loro identità stilistica.Archiviata la cervellotica e del tutto infondata tesi, sostenuta dal Bottari e dal Samonà (Bottari S., I mosaici della Sicilia in «Emporium», 91, 1940 pp. 53-62; Samonà G., Il duomo di Cefalù, Monumenti italiani, Roma, 1940, pp. 39-40), secondo la quale gli attuali mosaici absidali della Cattedrale di Cefalù non sarebbero quelli ai quali si fa preciso riferimento nell’iscrizione riportata, ma successivi e del XIII secolo, va ribadito invece che il complesso musivo, eseguito per espressa volontà di Ruggero II, è databile con certezza fra il 1132, anno della fondazione della cattedrale (per i documenti essenziali riguardanti la fondazione e l’erezione della cattedrale di Cefalù cfr. Demus O., The Mosaics of Norman Siciliy, Londra,1945, pp. 4-5), e il 1148, secondo l’inoppugnabile testimonianza fornita

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dall’iscrizione. È probabile però che i mosaici furono iniziati intorno al 1145, in relazione cioè alla già ricordatadecisione di Ruggero di destinare la cattedrale di Cefalù alla sua sepoltura, o meglio alla sua doppia sepoltura. Conogni probabilità, com'è stato notato, l’originario programma iconografico della decorazione musiva dovevariallacciarsi all’ideologia imperiale di Ruggero tanto presente nelle manifestazioni artistiche e nei documenti legati alsuo regno. Sennonché tal piano dovette subire variazioni sostanziali nella fase successiva al grande interventoruggeriano. Come si sa, alla sua morte (1154) i lavori architettonici e musivi del cantiere cefaludese s’interrupperoper essere ripresi ad una data che è tuttora oggetto di vivace dibattito fra gli studiosi, i quali indicano o il decennio1160-1170 o il 1215 circa.

I mosaici della volta

Dopo la lettura del Lazarev, è convincente riportare il significatodell’attuale programma iconografico, comprendente la decorazionedell’abside e soprattutto del presbiterio, all’esaltazionedell’Eucaristia. Lo testimoniano in maniera particolare le figure diAbramo e Melchisedech che sono in stretto riferimento con ilsacrificio di Cristo e con l’ultima cena, avvertendo però che èalquanto plausibile pensare che nella seconda fase dei lavori siebbe forse un cambiamento nel piano iconografico che daimperiale, ruggeriano, divenne ecclesiastico. In questo secondopiano venne a confluire anche quella pagina, costituita dai mosaicidell’abside, che originariamente doveva essere il nucleo del pianoiconografico imperiale voluto da Ruggero a degna cornice per ilsuo “doppio” sarcofago. Come gli imperatori bizantini, ancheRuggero II amava investire la doppia natura di Cristo delleispirazioni legate al proporsi come Rex e Sacerdos. Nell’abside diCefalù le allusioni alla doppia natura di Cristo come Dio e comeUomo sono solennemente affermate tanto nell’iscrizione factushomo factor…, sopra riportata, quanto nella rappresentazione dellacorte celeste (gli arcangeli) e umana (Madonna, evangelisti, apostoli), alludente al potere di Cristo celeste e insiemeterrestre. In armonia con questo programma, risultante affine a quello ruggeriano della Cappella Palatina a Palermo,è stato supposto che la decorazione della probabile volta a botte, precedente a quella dell’attuale crociera, poteva benrappresentare schiere angeliche, e giustamente si è insistito sul loro puro carattere bizantino-constantinopolitano.

Dopo i recenti restauri quei giudizi critici trovano ulteriore conferma. Una serie di osservazioni di carattere tecnico,raccolte dai restauratori durante le varie fasi d’intervento, permette di chiarire che anche sotto il profilo dellemodalità tecnico-formali i mosaici absidali di Cefalù si ricollegano strettamente ai complessi bizantini dell’orbitacostantinopolitana mentre si differenziano alquanto altri mosaici della Sicilia Normanna.L'analisi dei mosaici a distanza ravvicinata ha permesso di rilevare che la trama musiva è minuta e curata, compattaal punto da ridurre al minimo gli interstizi fra tessera e tessera, che le tessere sono regolari, di forma tendente alquadrangolare e piuttosto piccole. Persino nella colossale ma elegante figura del Pantocratore le tessere non superanoche raramente i dieci millimetri per lato. Da sottolineare poi l’uso di tessere di madreperla, probabilmente raro anchenel mondo orientale dove il caso più noto dopo il VI secolo è rappresentato dai mosaici degli Omayyadi, e il coloreambrato invece del più usuale colore verdastro del vetrino sul quale è depositata la foglia d’oro o d’argento. Inoltre,dopo le varie operazioni di pulitura e d’integrazione, i mosaici possono essere apprezzati meglio in tutti i loro delicativalori ed equilibri formali, soprattutto in quelli di carattere cromatico e luminoso, cosicché appaiono ancora piùidonei, qualora fosse sussistito qualche dubbio, ad essere definiti il complesso bizantino più greco della Sicilia.A confronto, infatti, dei contemporanei mosaici di Santa Maria dell'Ammiraglio (1143-1151) e di quelli ruggeriani della Cappella Palatina a Palermo (1143-1154), i mosaici absidali di Cefalù incarnano più intimamente e strutturalmente l’ideale di sublime decantazione formale propria della più alta e maggiore pittura comnena: da Dafni

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(seconda metà dell’XI secolo) a Gelati in Georgia (circa 1130), da Kiev (San Michele, circa 1108) alla Deesis dellatribuna meridionale di Santa Sofia a Costantinopoli, dalla tormentatissima cronologia ma certamente paradigmaticaper gli ideali formali del periodo comneno.A Cefalù i ritmi lineari sono puri e organici, raffinata la gamma cromatica che ama accostamenti ed esitiricercatissimi e preziosi, assenti i colori violenti e netti (prediletti invece nei mosaici di Santa Mariadell’Ammiraglio), nobile l’imposto delle figure ieraticamente rappresentate sul fondo aureo.Tutti questi valori – è opportuno ricordarlo – erano largamente appannati, ma già speditamente leggibili prima degliattuali restauri. Mentre infatti tutti gli altri complessi della Sicilia normanna sono stati rivisitati e deturpati a piùriprese da pesanti interventi di restauro, i mosaici absidali di Cefalù sono gli unici di quel complesso, unitamente aquelli della crociera, ad aver mantenuto pressoché intatto il loro assetto originario. Situazione eccezionale se siconsidera quanto invece pesi la mano di Vincenzo Riolo nei contigui mosaici del presbiterio. Il successivo interventosubito dal complesso cefaludese risale al 1919 circa e riguardò principalmente il consolidamento dell’edificio. Èprobabile che si devono a questi restauri del secondo decennio del secolo i ritocchi, alcuni dei quali risultanoveramente inspiegabili, soprattutto che, dopo la pulitura, sono emersi particolari che la polvere e i ritocchi cui siaccennava avevano spento, imbrattato e accecato.Due risultati sono degni, in particolare, di essere resi noti. Con la pulitura è emerso il fondo argenteo della crocegemmata del nimbo di Cristo cosicché si è ripristinato il giusto rapporto fra il volto del Pantocratore e il fondo d’orograzie, appunto, alla trama leggera ed argentea della croce. L’altro brano che ha ritrovato il suo originario equilibrioriguarda la tunica del Cristo. Precisamente nella parte destra si era provveduto non solo ad offuscare le tessereripassandole con vernici colorate, ma si era giunti ad alterare la morfologia dell’abbigliamento inventando unastriscia scura a mo’ di laticlavio. Rimossi le vernici e i colori inspiegabilmente sovrapposti, sono rispuntate le tessereverdi e argento che conferiscono nella zona interessata il loro originario, raffinatissimo tessuto linearistico-luminoso.Per il resto i vari e diffusi interventi di restauro non hanno sortito effetti macroscopici.

Croce dipinta nel recto e nel versoTempera su tavola (cm. 512 x 404), la croce dipinta della cattedrale di Cefalù è stata realizzata da Guglielmo daPesaro. Le iscrizioni nel recto, nel libro tenuto dal Padre Eterno nel capocroce in alto dicono: “Ego sum lux mundi.Qui sequitur me non ambulat in tenebris set habebis lumen” (Giovanni 8, 12) e “Ego sum via veritas e(t) vita”(Giovanni 14, 6). Invece, nel verso della croce, nel cartiglio retto dal Leone, capocroce di destra dice: “Ecce egomitto angelum meum ante” (Marco 1, 2); nel cartiglio retto dall’angelo, braccio di destra: “Surrexit sicut dixit”(Matteo 28, 6); nel cartiglio retto dal toro, capocroce di sinistra: “(Fuit in dieb)us Herodis regis (Iudaeae) (Luca 1,5); nel cartiglio retto da un angelo, braccio di sinistra: “Jesum queritis cruci(fi)xum” (Marco 16, 6); nel cartiglio rettodall’aquila, nel capocroce in alto: “In principio erat verbum et v(erbum)” (Giovanni 1, 1); nel cartiglio retto dall’uomoalato, capocroce in basso: “Liber generacionis (I)esu” (Matteo 1, 1).La più antica citazione della croce viene fatta dal Carandino [1] che la ricorda pendente dall’arco trionfale dellachiesa. Tuttavia segni lasciati nella parte inferiore fanno pensare ad un momento in cui fu retta dal basso, forse comeritiene Crispino Valenziano [2], durante i lavori che si ebbero per l’adattamento al ito romano della Cattedrale iniziatoda D’Aragona nel 1556 e ultimato da Gonsaga nel 1596. Doveva comunque esser issata nell’arco trionfale prima del1592 quando lì venne vista da Carandino. Maria Andaloro[3] ritiene che nella sistemazione pregonsaghescadell’altare e del coro la croce potesse retta dal basso. Viste le grandi dimensioni della croce, già notate da Carandino,sembra comunque probabile che anticamente fosse destinata, com'era peraltro in uso per le croci analoghe, a penderedall’arco trionfale e che, scesa durante i lavori della seconda metà del Cinquecento, venisse risistemata in alto già indata precedente al 1592, quasi a lavori ultimati; diversamente il pittore avrebbe dovuto prevedere il posto per gliagganci in basso piuttosto che permettere che si rovinasse l’opera appena consegnata.Doveva avere analoghe grandi dimensioni una croce pendente destinata ad un altro insigne Duomo, quello di Monreale, secondo quanto riportato in un documento ritrovato da G. Bresc Bautier [4], da cui risulta che la croce,

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commissionata il 27 agosto 1468 a Guglielmo da Pesaro, doveva ripetere l’ampiezza di quella di Cefalù, a cui sidoveva attenere il maestro intagliatore Johannes Palumba. La data del 1468 si pone dunque come termine ante quemper l’esecuzione della croce di Cefalù, realizzata, dunque, al tempo del Vescovo Luca di Sarzana (1445-1471).La croce già attribuita a Tommaso De Vigilia da Raffaello Delogu ([5], da D. Bernini [6] da V. Scuderi [7] e da M.Stella [8], viene riferita a Guglielmo da Pesaro in base alle stringenti argomentazioni di G. Bresc Bautier(“Guglielmo…”, 1974, p. 213) che si fondano sulle sue ricerche documentarie. La studiosa, infatti, rileva nel 1471viene allogata a Guglielmo da Pesaro una cona proprio per la cattedrale di Cefalù e che già nel 1468 riceveva lacommissione per la ricordata croce di Monreale da esemplarsi sull’altra. È ormai generalmente accettata la paternitàdella croce di Cefalù a Guglielmo d Pesaro, già espunta dal catalogo delle opere di Tommaso De Vigilia [9]. Nonsembra condivisibile invece l’opinione di P. Santucci [10] che anticipa al XIV secolo la datazione della croce,supponendo che potesse essere stata iniziata relativamente al recto da Bartolomeo da Camogli pervenuta da Genovain Sicilia, dove potrebbe essere stata completata nelle altre figure da Tommaso De Vigilia. Tale opinione è pureseguita da P. Leone de Castris [11]. L’unità stilistica dell’opera sembra piuttosto rimandare alla mano di un soloartista, verosimilmente Guglielmo da Pesaro, intorno agli anni 1460-65.Quest’ultimo pittore si mostra attento oltre che ai modi spagnoli catalaneggianti anche a quelli provenzali e genovesi,tanto da giustificare da un lato l’opinione di Paola Santucci [12] e dall’altro quella di E. Brunelli [13] che ritiene operadi Giacomo Durandi il politico dell’Incoronazione già a Corleone, oggi esposto a Palazzo Abatellis, anch’essoattribuito a Guglielmo da Pesaro [14].Altro componente culturale di Guglielmo è quella antonellesca. Non a caso Maurizio Calvesi [15] nota dellesomiglianze fra gli angeli della croce di Cefalù e quelli reggicorona del polittico di San Gregorio di Antonello daMessina. Tipologicamente la croce presenta lo schema più diffuso nell’isola caratterizzato dai capicroce polilobati,ivi inseriti oltre i bracci terminanti con smussature centinate, come nella chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi diPalermo.Iconograficamente la croce di Cefalù mostra nel recto Cristo Crocifisso con al di sopra il serpente e il pellicano e neicapicroce, in basso San Pietro, in alto il Dio Padre benedicente con frasi evangeliche riferite al Figlio, come nellacroce di San Giovanni dei Lebbrosi. Nel verso è il Risorto sull’avello scoperchiato con ai lati angeli reggicartigli e aicapicroce i simboli degli evangelisti. Tale iconografia presenta, dunque, due particolarità nei capicroce del recto, unarelativa a Dio Padre e l’altra a San Pietro dove sogliono essere solitamente il teschio o la Maddalena. L’opera sipresenta oggi fortemente lacunosa particolarmente nel recto, malgrado il lungo restauro operato da E. Geraci [16].

Note[1] (“Descriptio…”, 1592, p. 34)[2] in M.C. Di Natale, “Tommaso…”, 1977, parte II, p. 27[3] “La Croce…”, in Catalogo della “Mostra Documenti…”, 1982, p. 152 e nota 2 p. 127[4] “Guglielmo…”, 1974, p. 241[5] “La Galleria…”, 1962, p. 33)[6] (“Catalogo…”, 1966, p. 9)[7] (Catalogo “VIII Mostra…”, 1972, p. 7)[8] (scheda n. 5 in Catalogo “VIII Mostra…”, 1972, p. 22)[9] (M.C. Di Natale, “Tommaso…”, 1977 cit.)[10] (“La produzione…”, 1981, p. 174)[11] (“Pittura…”, 1986 t. II, p. 502)[12][12] (cit.)[13] (“Un polittico…”, 1923, p. 3)[14][14] (G. Bresc Bautier, cit.)[15] (“Musei…”, 1972)[16][16] (cfr. M. Stella, cit.)

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Bibliografia• M. Giulia Aurigemma, Il cielo stellato di Ruggero II: Il soffitto dipinto della cattedrale di Cefalù (Silvana

Editoriale, Milano, 2004), ISBN 8882154335• Vincenzo Consolo, Giuseppe Leone, Cefalù (Bruno Leopardi Editore, Palermo, 1999), ISBN 88 87135037• Matteo Collura, Giuseppe Leone, Melo Minnella, Palermo (Bruno Leopardi Editore, Palermo, 1999), ISBN

8887135096• G. Agnello di Ramata, Cefalù (Edizioni Flaccovio, Palermo, 1962)

Voci correlate•• Cefalù•• Cattedrale di Mogadiscio•• Diocesi di Cefalù

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Arco normanno (Mazara del Vallo)Coordinate geografiche: 37°39′01″N 12°35′28″E37.650364°N 12.59117°E [1]

Arco Normanno

L'Arco normanno di Mazara del Vallo, era la porta di accesso a formadi arco ogivale del castello fatto costruire da Ruggero I d'Altavilla,dopo la liberazione nel 1072 della città dalla dominazione araba, edemolito nel 1880 per la costruzione di un giardino pubblico, l'attualevilla Jolanda.

L'Arco normanno domina l'antistante piazza Mokarta (così chiamata inonore del guerriero musulmano Mokarta, nipote del re di Tunisi chenel 1075 tentò la riconquista della città) ed è considerato il simbolo piùsignificativo di Mazara.

Nel castello soggiornarono oltre al Gran Conte Ruggero, ancheFederico III di Aragona e la regina Eleonora d'Angiò nel 1318, nonché Pietro II di Sicilia, il re Martino I di Sicilia eper ultimo il re Alfonso II di Napoli nel 1495. Nel XVI secolo le sale e i sotterranei del castello vennero adibite acarcere.

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Cattedrale di Palermo  Source: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=49720865  Contributors: Airon90, Archenzo, Attilios, Avemundi, Christianpppp, Croberto68, Cruccone, Dedda71,Eumolpo, Fpittui, Franco aq, Giova81, Gregorovius, IlSistemone, Io', K92, Kalibos, Kiban, Laurentius, Lingtft, LucianoRizzuti, LuckyLisp, Luisa, MM, MapiVanPelt, Mappo, Marco Plassio,Massic80, Mauro742, Moloch981, Morgan Sand, Nico86roma, Olando, P tasso, PacoSoares, Panz Panz, Pufui Pc Pifpef I, Riccardo de conciliis, Roberto sernicola, Rosario da Palermo, Sailko,Sannita, Shivanarayana, Sicilarch, Snowdog, Squattaturi, Taueres, Tenebroso, Vvirgola, Ylebru, 55 anonymous edits

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