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4/12/2015 Globalist.it | Il digitale parla al femminile http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=82113&typeb=0 1/3 Le ultime 10: Barack Obama 13,4% François Hollande 7% David Cameron 1,2% Vladimir Putin 45,3% Angela Merkel 7% Matteo Renzi 4,9% Benjamin Netanyahu 1,2% Recep Tayyip Erdoğan 1,7% Narendra Modi 11% Dilma Rousseff 7,3% Vota [Risultati] IN QUESTA FASE STORICA DI TERRORISMO E GUERRE QUAL È IL LEADER MONDIALE PIÙ CONVINCENTE? Un consulente personale tutto per te e la convenienza di un'assicurazione auto e moto a un Morta Saturna Englaro, la mamma di Eluana [ About | Contatti | Login ] cerca nel sito Cerca World News Politics Economy Intelligence Media Green Culture Life Sport Scienza Media Il digitale parla al femminile I dati preoccupanti sulla cultura digitale in Italia con un pesante ritardo nei digital soft skills. Ma le manager donne sono le più propositive. Il digitale parla al femminile Vincenzo Vita Nel convegno di "Quadrifor" (istituto bilaterale per lo sviluppo della formazione dei quadri del terziario), tenutosi qualche giorno fa a Roma, sono emersi dati preoccupanti sulle culture digitali. Il rapporto sull'Italia dell'eLeadership Scoreboard segnala un ritardo pesante nei riguardi dei cosiddetti digital soft skills, vale a dire nelle aree di informazione e comunicazione, di creazione di contenuti, di sicurezza e di risoluzione di problemi. E su 12 delle 16 competenze proposte ai "valutatori" dei manager le donne sono state considerate in maniera più positiva dei colleghi. Tutto ciò non stupisce. Se al termine digitale si toglie quel tanto di immaginifico che spesso lo circonda, se ne possono cogliere le opportunità. Siano queste ultime tecnologiche o, più ancora, sociali e organizzative. L'era analogica si è basata su un sistema complesso di gerarchie, facile preda delle logiche maschili, mentre la stagione digitale rompe con un passato bloccato ed ingombrante. Si dischiudono maggiori possibilità per l'universo femminile, colto e di maggiore versatilità. Tuttavia, attenzione ai rischi, ben descritti da Marie Bénilde su Le Monde diplomatique di novembre. La "Gioiosa colonizzazione digitale" porta con enormi rischi di intrusione nella vita privata delle persone oggi al massimo per il dramma del terrorismo fondamentalista e di vittoria della versione tecnoliberista del capitalismo contemporaneo. Antidoti non ne Argomenti simili Censis: tutti guardano la tv. Sale il web, scende la carta I "volti dolenti" di Rai Tre e lo stereotipo di Aldo Grasso Erdogan assomiglia a Gollum: medico turco rischia il carcere Le balle di Rozzano e gli ignorantoni che difendono la cultura xenofoba In Rai, conto alla rovescia per la riforma: Signore e signori, si cambia Concerto di Natale negato a Rozzano? Non era vero niente Elisabetta Sgarbi dice addio alla Bompiani Viva Fiorella Mannoia, abbasso il Grasso conformismo Disturba le frequenze di Malta: la scusa per tappare la bocca a Telejato La tv va alla guerra e si scopre impreparata 1 VINCENZO VITA Commenta giovedì 3 dicembre 2015 13:18

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4/12/2015 Globalist.it | Il digitale parla al femminile

http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=82113&typeb=0 1/3

Le ultime 10:

Barack Obama 13,4%

François Hollande 7%

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Il digitale parla al femminile

I dati preoccupanti sulla cultura digitale in Italia con unpesante ritardo nei digital soft skills. Ma le manager donnesono le più propositive.

Il digitale parla al femminile

Vincenzo Vita 

Nel  convegno di  "Quadrifor"  (istituto bilaterale per  lo  sviluppo dellaformazione  dei  quadri  del  terziario),  tenutosi  qualche  giorno  fa  aRoma,  sono  emersi  dati  preoccupanti  sulle  culture  digitali.  Ilrapporto  sull'Italia  dell'eLeadership  Scoreboard  segnala  un  ritardopesante nei riguardi dei cosiddetti digital soft skills, vale a dire nellearee  di  informazione  e  comunicazione,  di  creazione  di  contenuti,  disicurezza e di risoluzione di problemi. E su 12 delle 16 competenze proposte ai "valutatori" dei manager ledonne  sono  state  considerate  in  maniera  più  positiva  dei  colleghi.Tutto ciò non stupisce. Se al termine digitale si toglie quel tanto diimmaginifico  che  spesso  lo  circonda,  se  ne  possono  cogliere  leopportunità. Siano queste ultime tecnologiche o, più ancora, sociali eorganizzative. L'era analogica si è basata su un sistema complesso digerarchie,  facile  preda  delle  logiche  maschili,  mentre  la  stagionedigitale  rompe  con  un  passato  bloccato  ed  ingombrante.  Sidischiudono maggiori possibilità per  l'universo  femminile,  colto e dimaggiore  versatilità.  Tuttavia,  attenzione  ai  rischi,  ben  descritti  daMarie Bénilde su Le Monde diplomatique di novembre. La  "Gioiosa  colonizzazione  digitale"  porta  con  sé  enormi  rischi  diintrusione  nella  vita  privata  delle  persone  oggi  al  massimo  per  ildramma del  terrorismo  fondamentalista e di vittoria della versionetecnoliberista  del  capitalismo  contemporaneo.  Antidoti  non  ne

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La tv va alla guerra esi scopre impreparata

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VINCENZO VITA

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giovedì 3 dicembre 2015 13:18

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4/12/2015 Globalist.it | Il digitale parla al femminile

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mancano,  come  la  sentenza  pronunciata  il  6  ottobre  dalla  corte  digiustizia  dell'Unione  europea  in  merito  al  trasferimento  dei  datisvolto  dai  grandi  aggregatori  come  Google.  Ma  è  una  questionepolitica, come dice il noto brano di Antonello Venditti. E sì, perché latransizione  tra  i  due  mondi  si  colora  ben  diversamente  a  secondadelle strategie di chi governa. Gli Osservatori Digital  Innovation delPolitecnico di Milano hanno sentenziato: "Agenda digitale: niente piùalibi". Il  2016  dovrebbe  essere  l'anno  del  decollo.  Però.  Gli  obiettivi  dellacompagine  di  Renzi  assomigliano  pericolosamente  alla  piattaformacon  cui  si  presentò  l'esecutivo  italiano  alla  conferenza  sula  societàdella  conoscenza  di  Lisbona  nel  2000:  anagrafe  unica,  fascicolosanitario  elettronico,  e  così  via.  Insomma,  persi  quindici  anni,  conl'eventualità non remota di farsene scappare pure altri. Se è vero chefinora l'Agenzia per l'Italia digitale ha passato il tempo soprattutto inun  lungo  atto  di  nascita,  e  che  sulla  banda  larga  e  ultralarga  è  incorso un "Risiko". A suggello e sintesi dello stato delle cose è arrivato nel nobile scenario della Reggia di Veneria sabato 21 novembre ilmeeting  "Italian  digital  day".  Una  sorta  di  prima  della  Scala  sulversante  tecnologico.  Purtroppo,  secondo  la  grande  parte  degliosservatori,  sotto  il  maquillage  si  è  visto  ben  poco.  Il  digitalenell'epoca  berlusconiana  fu  ridotto  ad  un  aggettivo  di  televisione.Sotto  il  segno  dell'attuale  presidente  del  consiglio  è  una  retoricanuovista buona a strappare qualche applauso, mentre nella legge distabilità si tagliano gli  investimenti per  l'informatica. Persino la Rai,per bocca del  direttore generale,  avrà una direzione digitale. Comese  fosse  un'aggiunta  e  non  una  rivoluzione  possibile  del  serviziopubblico. Mentre l'arretratezza si coglie immediatamente dai risultatidelle  inchieste  sull'utilizzo  non  gratificante  di  Internet:  scuole,aziende, pubblica amministrazione. Con i Digital Champions, cantoridi qualcosa che non c'é. "We are not the champions", per parafrasareil compianto Freddy Mercury.

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