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1 - N. Grandi, Fondamenti di tipologia linguistica, Carocci. - M. Christiansen – N. Chater, Language as shaped by the brain, in “Behavioral and Brain Sciences” 31, 2008, pp. 489-509 (cioè senza gli interventi di discussione di altri autori). - E. Lombardi Vallauri, The Relation between Mind and Language. The Innateness Hypothesis and the Poverty of the Stimulus, in The Linguistic Review 21, 2004, pp. 345- 387. - F. Di Vincenzo – G. Manzi, Alla ricerca delle origini. In (a cura di N. Grandi), Nuovi dialoghi sulle lingue e il linguaggio, Pàtron, pp. 71-88.

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� - N. Grandi, Fondamenti di tipologia linguistica, Carocci.

� - M. Christiansen – N. Chater, Language as shaped by the brain, in “Behavioral and Brain Sciences” 31, 2008, pp. 489-509 (cioè senza gli interventi di discussione di altri autori).

� - E. Lombardi Vallauri, The Relation between Mind and Language. The Innateness Hypothesis and the Poverty of the Stimulus, in The Linguistic Review 21, 2004, pp. 345-387.

� - F. Di Vincenzo – G. Manzi, Alla ricerca delle origini. In (a cura di N. Grandi), Nuovi dialoghi sulle lingue e il linguaggio, Pàtron, pp. 71-88.

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Si può fare neuroimaging del cervello (brain imaging)

durante l’esecuzione di precisi compiti linguistici

(cfr. ad es. Musso et al 2003.pdf)

Le scienze cognitive

� la psicologia

� le neuroscienze(cioè quelle che studiano direttamente il sistema nervoso)

� la filosofia (della mente e non)

� l’antropologia

� l’informatica

� la linguistica

E' piu' facile confrontare i pensieri o i sentimenti,

o perfino le sensazioni, di uno scimpanze' e di un uomo, o le loro capacita' linguistiche?

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Gli universali linguistici- “dipendenza dalla struttura” - "doppia articolazione"- Tutte le lingue si servono sia di fonemi vocalici che di fonemi consonantici.- In tutte le lingue, se l'illocutività assertiva e quella interrogativa sono distinte da diverse

intonazioni, le caratteristiche che differenziano i due contorni intonativi si trovano verso la fine e non verso l'inizio dell'enunciato.

- Tutte le lingue distinguono in qualche modo le categorie morfologiche di Nome e Verbo.- Tutte le lingue hanno mezzi per codificare le funzioni sintattiche di Soggetto e Oggetto. - Tutte le lingue hanno categorie pronominali che esprimono almeno tre persone e due

numeri. - Non ci sono lingue che non dispongano di strumenti per esprimere la categoria del

tempo.- In tutte le lingue esistono espressioni deittiche, cioè il cui referente dipende dal contesto - In tutte le lingue la posizione non marcata delle frasi condizionali è prima, e non dopo la

principale.- In ogni lingua gli elementi che esprimono concetti mentalmente collegati risultano

collegati sintatticamente: obbedendo a questo universale, detto Legge di Behagel, in tutte le lingue l'articolo si trova normalmente accanto al nome che determina (secondo il modello: il gatto ha mangiato alcune lucertole), e non lontano da esso (*gatto alcune ha mangiato lucertole il).

Gli universali (linguistici) implicazionali- Se una lingua ha distinzione di genere nella prima persona, ha sempre distinzioni di

genere nella seconda o nella terza persona, o in entrambe; ma non viceversa.

- In modo simile, la distinzione fra pronome riflessivo e non riflessivo nella prima persona (es: ingl. me/myself) e nella seconda (you/yourself), implica la stessa distinzione nella terza persona (him/himself); e non viceversa.

- Se in una lingua l'aggettivo descrittivo precede il nome, questo implica che il dimostrativo e il numerale faranno altrettanto; ma se l'aggettivo descrittivo segue il nome, il dimostrativo e il numerale possono benissimo non imitarlo.

- Se l'oggetto segue il nome quando è pronominale, lo segue anche quando è espresso da un nome pieno; ma non necessariamente viceversa.

- In una lingua la presenza di affissi discontinui implica quella di prefissi, o di suffissi, o di entrambi.

- Se una lingua presenta flessione, presenta sempre anche derivazione.

- Se una lingua esprime la categoria di genere, esprime sempre anche quella di numero.

- Se in una lingua il verbo esprime le categorie di persona/numero o di genere, esprime sempre anche quelle di tempo-modo.

- Nessuna lingua ha la categoria morfologica del triale se non ha il duale, e nessuna ha il duale se non ha il plurale.

In che modoil linguaggio è nel cervello

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"Lessigrammi": due o tre per volta, e sempre richieste, mai descrizioni svincolate dal contesto.

Ph. Lieberman, anni '70: la laringe abbassata. Problema della comunicaz. fra trachea ed esofago attraverso l'epiglottide: rischio di soffocare; no deglutire e respirare contemporaneamente. Perchéquesto svantaggio adattativo? Per poter albergare tutte le formanti necessarie al linguaggio! (Altri: no, è solo la bipedia...)

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Movimento e percezione del movimento sono serviti da gli stessi neuroni. Questo è l'embrione di una "rappresentazione": Simulazione incarnata. Pr emessa per una comunicazione intersoggettiva. Basta associargli gesti o vocalizzazi oni, di cui pure ci sia simulazione incarnata, e l'associazione fra realtà (simulata, ri specchiata) e segno (simulato, rispecchiato mettendosi dal punto di vista dell'altro) può avven ire...

Rizzolatti e soci, a Parma (macachi):

NEURONI SPECCHIO

Area F5 dei primati corri-sponde alla parte posteriore del giro frontale inferiore (emi-sfero sinistro), cioè:

Area di Broca!

Boiled down, the simulation theory says the brain process for attributing an intention to another person involves three steps:

(1) the observed movement is matched with activation in my own motor system;

(2) the intention that goes with that particular movement, in my own case will then automatically be represented and so made known to me;

(3) I attribute that same intention to the observed person.

(Churchland 2011)

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Se il linguaggio umano non è un'attività di categorizzazione

esclusivamente "alta" e sganciata dalla percezione,

allora c'è continuità con gli animali.

Il linguaggio è già nel cervello?

“Doubting that there are language-specific, innate computational capacities today is a bit like being still dubious about the very existence of molecules, in spite of the awesome progress of molecular biology”

(Piattelli Palmarini 1994)

A universally (or more likely, widely) displayed behavior may be innate, but it may also just be a common solution to a very common problem. For contrasting examples, note that blinking in reaction to a puff of air directed at the eye is a reflex. It appears to be a direct outcome of known brainstem circuitry, and is minimally affected by the environment, and minimally affected by training. If one feels compelled to use the concept of “hard-wired” in human behavior, this case may be as good as it gets. By contrast, making boats out of wood is common in cultures that have access to wood and a desire to move about on water. Apparently, boat-making with wood is universal, and probably was used by earlier hominins to get themselves to Indonesia. But is it innate? Do we have a genetic basis for making boats? Do we have an innate “boat-making organ”?

Probably not. Wood is just a good solution to the problem of makinga boat, because it floats, is available in lots of places, and is moderatelyeasy to work with. Logs can be lashed together, a large tree can be hollowed out with stone axes, and so forth. Making boats of wood is a reasonable solution to a problem; that is all it is. (Churchland 2011)

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L'idea chomskyana che il cervello umano contenga alla nascita una Grammatica Universale, che serve anche come Dispositivo per l'Acquisizione del Linguaggio, ha convinto "metà" dei linguisti del mondo per alcuni decenni, e ancor più ha dominato il modo in cui i non linguistipreferivano vedere i risultati della linguistica.Recentemente è oggetto di un serio riesame. Non allontanandosi troppo dalla linguistica, questo si può fare da varie prospettive.

Il linguaggio potrebbe essere innato, cioè il cervello potrebbe

(A) contenere un modulo specificamente linguistico (grammaticale), oppure no.

Nel primo caso,

(B) questo modulo potrebbe essersi sviluppato per selezione naturale, oppure no.

A: modulo linguistico, o no? B: sviluppato per selezione, o no?

L’alternativa A logicamente precede la B, perché se la risposta ad A è negativa, allora la B è priva di senso.

Ma euristicamenteB può essere trattata come precedente, perché una eventuale dimostrazione che nel cervello non può essersi evoluta una grammatica seguendo le leggi della selezione naturale, finirebbe per escludere tout courtche una grammatica possa essersi evoluta nel cervello (almeno se si accetta che ciò che si evolve lo fa secondo la selezione).

A: modulo linguistico, o no? B: sviluppato per selezione, o no?

Christiansen e Chater 2008 (BBS), problema logico dell’evoluzione del linguaggio: il cervello non può essersi adattato al linguaggio (contra adaptionists come Pinker e Bloom, Jackendoff, Hurford).

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Christiansen e Chater 2008, il cervello non può essersi adattato al linguaggio, perché:

A. - Ex analogia (proposta da Pinker e Bloom per spiegare la diversità delle lingue) con il rapido divergere dei protocolli di trasmissione dei dati, in cui non è importante quali protocolli, ma che siano condivisi: arma a doppio taglio, perché i protocolli divergono senza limiti!!

Ebbene, poiché le popolazioni si sono disperse, se avessero evoluto una grammatica cerebrale, avrebbero dovuto evolvere grammatiche cerebrali diverse, facilitanti lingue diverse, perché il tratto genetico che facilita l'uso della lingua con il tratto L inibisce l'uso della lingua con il tratto non-L. Ad esempio i sistemi immunitari evoluti da popolazioni diverse sono diversi. Ma i sistemi immunitari possono accumulare tratti diversi, le lingue no, perché un tratto contraddice l'altro.

B.- Il mutamento linguistico è troppo veloce (fast moving target, nei decenni/secoli) perché quello genetico (nelle decine di migliaia di anni) gli stia dietro, perciò ogni specificità del cervello basata su uno stadio linguistico si rivelerebbe subito antiadattativa per lo stadio linguistico successivo.

C.- Che cosaè genetico? (Baldwin [1896] effect: un tratto originariamente acquisito influenza la selezione, tipo comportamento atto a salvare da predatori ---> selezionati quelli più bravi a imparare comportamento. Oppure tolleranza al lattosio selezionata negli umani a valle di allevamento bestiame.)

Se il cervello si adattasse al linguaggio, ad essere innate dovrebbero essere (almeno anche) proprietà evidenti e concrete, e non solo princípi astratti. Perché la selezione dovrebbe selezionare solo caratteri "invisibili" e generali, uguali per tutte le lingue, e non caratteristiche cerebrali strettamente connesse alla processabilità dei tratti delle concrete lingue a cui il cervello si deve adattare?

(L'esempio di Pinker e Bloom è che i sistemi di visione si adattano all'ambiente circostante: uomo no, ma pesce che mangia insetti che volano "corregge" la diversità di rifrazione fra acqua e aria.)

Insomma: animale nel deserto evolverebbe mai tratti buoni anche per le paludi??

Conscio di queste e altre difficoltà, Chomsky (e con lui Bickerton, Jenkins, e altri) dichiara che il linguaggio non si deve essere evoluto per selezione progressiva, ma sarebbe il frutto di una felice, più o meno unica mutazione.

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Ch&Ch, Contra non-adaptionists(come Chomsky, Bickerton, Jenkins):

Se la GU è descrivibile con 2.500 bit, in caso di mutazioni random non guidate adattivamente le sue probabilità sono 2-2500, e quindi sarebbe un'ipotesi plausibile se gli umani fossero stati nell'ordine dei 22500. Ma gli umani finora sono stati nettamente meno di 235.

Quindi NON brain shaped by language, MA language shaped by brain, oltre che da vincoli fisi(ologi)ci, cognitivi, pragmatici.

Esempi:- serialità del segnale- (ex Bybee ecc.)incroci frequenza/regolarità [go-wentapprendibile perché difficile

ma frequente, vs. sleep/weep/keep-kept difficile e meno frequente ma il fascio paradigmatico aiuta]

- metafore da spaziale a temporale- discourse anaphora che diventa binding:

1a. John arrived. He began to sing 1b. John arrived. The man began to sing.2a. John arrived and he began to sing 2b. John arrived and the man began to sing.3. John arrived and began to sing

(per la massima di quantità sulle anafore (Chr. & Ch, p. 502))1a. Johni likes himselfi 1b. Johni likes himj.

Givón: Yesterday's discourse is today's syntax

Problema forse risolvibile in questa chiave (ma non risolto!):

Coreferenza tra nome e pronome. Lasnik (1976): coreference is excluded when the NP is in the c-domain of the pronoun.

(1) John thinks that he [will win the race](2)* He [thinks that John will win the race](3) John's opinion on his [father] is surprising(4)* His [opinion on John's father] is surprising(5) When he [wins], John is very happy(6) All the people who know him [well] say that John can win the race(7) His [father] thinks that John can win the race

Multiple constraints (di cui alcuni solo umani) spiegano che è uniquely human. Quindi basta una combinazione di differenze quantitative per spiegare la differenza fra umani e animali. S'intende, in un evolversialla "ricerca" di sempre migliore efficienza comunicativa. Insomma, selezione per adattezza all'acquisizione e processazione. Secondo loro, a partire da una lingua originaria isolante, fatta di spezzoni brevissimi e irrelati...

(esercizio: trovare tratti easy to learn ma hard to process, e viceversa)

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Velocità dei bambini a diventare capaci di interpretare frasi transitive (Slobin e Beaver):

Turchi: (marche di caso)2 anni

Inglesi e italiani: (ordine dei costituenti)3 anni

Serbo-croati: (caso con m. e f., ordine col n.)più di tre anni

Deacon (2003) (ma dietro c’è la semiotica di Ch.S. Peirce): Gli universali dipendono anche da vicoli semiotici.

Deacon (2003) (ma dietro c’è la semiotica di Ch.S. Peirce): Gli universali dipendono anche da vincoli semiotici.

Cioè, alcuni non sono né da naturené da nurture. Ma derivano dalle esigenze del sistema. Come molti “fatti” della matematica. (ad esempio, la primenessè un concetto universale. Eppure non esiste se non viene pensata/rappresentata; e al tempo stesso è vincolantenel senso che non si può pensarla diversamente, o non pensarla, una volta che si è in un sistema in cui c'è la divisione, e gli interi, ecc.)

Enormi guasti sono venuti dall'aver pensato la sintassi come indipendente dai vincoli della semantica. Conviene invece rendersi conto che la sintassi riflette la semantica.

Le icone sono facili da interpretare, e possono essere costose da produrre. I simboli arbitrari, l'inverso.(e gli indessicali?)La loro natura spiega la specificità umana dei simboli.Ora, la ricorsività è possibile solo con la referenza simbolica, non con quella iconica o indessicale, che deve necessariamente essere singola, in-una-sola-soluzione. (ricorsività che è uno strumento potentissimo, grazie al quale "words can be expanded into complex descriptive phrases" e "phrases can be replaced by words". "Without recursion, the expressive power and flexibility of modern language would be very severely limited".)

E gli animali sostanzialmente non ce l'hanno (come non hanno la struttura Predicato-Argomento): per motivi neurologici?

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Ebbene, la struttura predicato-argomenti è necessaria perché i simboli possano funzionare in maniera referenziale. “it is a requirement that every symbolic operation must be complemented with an indexical operation, in order to ground the symbolic reference.” La parola designa un nodo nello spazio semantico, l’enunciato radicato indessicalmente indica un referente.E allo stesso tempo, (universale semiotico) solo segni interpretabili convenzionalmente e non indessicalmente possono funzionare in modo ricorsivo ("the necessary singularity of indexical reference").

- Per questi motivi (semiotici e non neurologici) gli animali non hanno ricorsività e Pred-Arg.

Ma: non c’è bisogno di un chip cerebrale apposta per la ricorsività: può essere processata “in modo non ricorsivo”: infatti non va mai oltre il III livello…

- Il ritorno come traccedi costituenti che però sono presentati per esteso in altri punti della frase e del testo deriva da questa inevitabile indessicalità della referenza: serve a permettere di trasferire l'idessicalità a tutti i livelli della struttura, e a distinguere fra quando il riferimento è indessicale e quando non lo è. Le regole che determinano tali meccanismi di coreferenza sono shaped da queste necessità; cioè, fanno in modo che questi meccanismi semantico-funzionali siano il più possibile ergonomici.

Insomma, la GU esiste ma non è innata, bensì posta dalla natura della referenza mediante simboli (anche degli alieni diversissimi da noi, per comunicare dovrebbero in gran parte adottare la stessa grammatica). E questo la rende efficiente come LAD perché incontra le necessità reali che ha il bambino nel cercare di fare buona referenza.

(Brain Organization sequitur, cioè: si è evoluto sotto tale pressione)

(Ch & Ch 2008) Il mutamento linguistico quindi è solo una fase (“micro”) dell’Evoluzione del Linguaggio.

(Es: la ricorsività potrebbe essere arrivata tardi. In Pirahã (Amazzonia) non c’è. V. anche Evans & Levinson 2009)

Le pressioni vanno verso facilità di acquisizione e facilità di processazione. Non sempre convergenti: es, regolarità è più facile da imparare, brevità è più facile da processare. Ma anche sì: es. correlazioni dell’Ordine Basico, diff. (v. supra) fra bambini parlanti di ll. diverse nell’acquisire processazione frasi transitive).

La selezione/evoluzione opera per migliorare l’efficienza:

- Evoluzione delle specie (Darwin, sintesi moderna) avviene per selezione delle caratteristiche più adatte a: sopravvivenza e riproduzione.

- Evoluzione del linguaggio avviene per selezione delle caratteristiche più adatte a: acquisizione e processazione.

(Comunque, è sempre un blind watchmaker, perché il linguaggio muta non- intenzionalmente. Diverso da moda, religione, scienza, istituzioni, che mutano per atti volontari: sighted watchmakers)

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The ability to develop complex linguistic abilities from what appears to be such poor input has led many to speak of the “logical” problem of language acquisition (e.g., Baker & McCarthy 1981; Hornstein & Lightfoot 1981). One solution to the problem is to assume that learners have some sort of biological “head start” in language acquisition – that their learning apparatus is precisely meshed with the structure of natural language. This viewpoint is, of course, consistent with theories according to which there is a genetically specified language organ, module, or instinct (e.g., Chomsky 1986; 1993; Crain 1991; Piattelli-Palmarini 1989; 1994; Pinker 1994; Pinker & Bloom 1990). But it is also consistent with the present view that languages have evolved to be learnable. According to this view, the mesh between language learning and language structure has occurred not because specialized biological machinery embodies the principles that govern natural languages (UG), but rather that the structure of language has evolved to fit with pre-linguistic learning and processing constraints. (Ch & Ch)

Se il L si è evoluto per essere ergonomico, il problema di indurre le generalizzazioni necessarie al linguaggio è molto facile, perché appunto ciò che c’è da indurre è il più facile e “popolare” che si può. Altre generalizzazioni (ad es. di fisica naïve, ecc) sono più difficili perché devono scoprire regole esterneal sistema cognitivo. Invece il linguaggio è esso stesso plasmato dal sistema cognitivo:

“the first wild guesses that the learner makes about how some linguistic structure works are likely to be the right guesses. More generally, in language acquisition, the learner’s biases, if shared by other learners, are likely to be helpful in acquiring the language –because the language has been shaped by processes of selection to conform with those biases. This also means that the problem of the poverty of the stimulus (e.g., Chomsky 1980; Crain 1991; Crain & Pietroski 2001) is reduced, because language has been shaped to be learnable from the kind of noisy and partial input available to young children. Thus, language acquisition is constrained by substantial biological constraints – but these constraints emerge from cognitive machinery that is not language-specific.” (Ch & Ch)

Dipendenza dalla struttura: la domanda in inglese

Crain e Nakayama (1987), "adottati" da Cook e Newson:

- poiché (2) è derivato da (1)...

(1) the man is tall

(2) is the man tall?

... da (3) si dovrebbe poter derivare (4):

(3) The man who is tall is in the room

(4) *Is the man who tall is in the room?

(3) The man who is tall is in the room (4) *Is the man who tall is in the room?

Ma il pron. rel. non è MAI seguito da un agg. e sempre da un verbo, se non è oggetto diretto; e ci sono “test di commutazione” che delimitano le relative:

(5) - Beware of the man with the gun- Which man? The tall one?- The one who has a gun

...e il verbo da anteporre o ausiliarizzare per renderlo interrogativo è sempre (molto ragionevolmente) quello della principale:

(6) The man who owns a dog sleeps in the room(7) *does the man who own a dog sleeps in the room?(8) does the man who owns a dog sleep in the room?

(9) The man who is in the room owns a dog(10) *is the man who in the room owns a dog?(11) The man who won the battle is old(12) Is the man who won the battle old?

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Pre-adattamenti (GENERICI!):

the ability to represent discrete symbols (Deacon 1997; Tomasello 2003), to reason about other minds (Malle 2002), to understand and share intentions (Tomasello 2003; Tomasello et al. 2005), and to perform pragmatic reasoning (Levinson 2000). The emergence of an exceptionally prolonged childhood (Locke & Bogin 2006). Increased working memory capacity (Gruber 2002), complex hierarchical sequential learning abilities (Calvin 1994; Conway & Christiansen 2001; Greenfield 1991; Hauser et al. 2002).

Oppure specificam. linguistici, ma non “grammaticali”: evoluzione del tratto vocale (Lieberman).

Arbib (2005): (5M anni di ominidi) e 200.000 anni di sapiens, fin dall’inizio

biologicamente già pronti per il linguaggio, ma senza linguaggio. Poi, mirror � gesti (scaffolding) con significato � accompagnati da vocalizzazioni � sostituiti, da vocalizzazioni in messaggi olistici � fractioningdei messaggi olistici in elementi di senso più unitario � possibilità di una combinatoria interna � sintassi.

NB – Le vocalizzazioni sono insufficienti per ottenere la imitazionedella realtà. Ma che la sede del motorio e del linguistico sia la stessa, è alla base del fonosimbolismo (v. lavori di L. Nobile). Contra, Fitch (2010): origine musicale per contatto tra madre e figlio-non-trasportabile-per-bipedia.

IMITATION �PROTOSIGN�PROTOSPEECH�LANGUAGE(Tutto sempre graduale, nessuna mutazione drastica)

Contra, Bickerton: mai olistico, ma subito unità discrete con proprietà “word-like”.

Alison Wray: l’esistenza dell’irregolarità è più compatibile con un corredo fisico adatto all’olistico, su cui si appoggi la grammatica solo culturalmente.

(1) Rome my brothers has gone(2) tempo è eu partir(3) Komme zu dich schnell(4) Mange et arrive

Chiunque se vuole può produrre enunciati del genere, e anche decodificarli, cioè attribuire loro, pur riconoscendone la non grammaticalità, un probabile significato. Il nostro cervello non ha nessuna difficoltà a farlo. Lo stesso vale di enunciati come (5), che è citato da Chomsky quale esempio di violazione di uno dei principi cardine della GU, cioè il Principio della Dipendenza dalla Struttura; e di (6), che viola lo stesso Principio:

(5) *Is the man who tall is in the room?(6) *does the man who own a dog sleeps in the room?

1. Descrivere l'acquisizione del linguaggio.

Lavori sperimentali ormai molto noti (Tomasello, Braine, Brooks, Diessel) consistenti soprattutto in studi longitudinali sull'acquisizione da parte di bambini: la competenza linguistica procede secondo schemi non facilmente compatibili con l'ipotesi di una grammatica preesistente nel cervello. I bambini all'inizio gestiscono espressioni semplici prese direttamente dallo stimolo, e poi le estendono in varietà e lunghezza per analogia, senza ricorrere a pattern grammaticali. Le generalizzazioni grammaticali appaiono in un momento successivo.

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2. Situare il linguaggio nel cervello

La posizione innatista è stata seriamente messa in crisi, a cominciare da alcune interpretazioni dei risultati sui neuroni specchio (Rizzolatti & Arbib, Gallese & Lakoff, Gallese), e da altri studi sperimentali sul cervello. In particolare, la comune localizzazione di linguaggio e sistema sensorimotorio, e l'esistenza di neuroni che permettono una "simulazione incarnata" degli atti di altri individui, hanno suggerito una possibile origine del linguaggio dalle rappresentazioni interne condivisedi eventi sensori-motori, compresi i movimenti con cui articoliamo e accompagniamo i suoni linguistici. Quindi, che il linguaggio potrebbe essere meno specifico e meno per serispetto all'ipotesi di un modulo specificamente linguistico (una grammatica) preesistente nel cervello.

3. Interpretare gli universali linguistici

La "necessità" di postulare una singola Grammatica Universale alla base di tutte le lingue viene giustificata dalla presenza di universali del linguaggio, cioè tratti comuni a tutte le lingue: il responsabile di questo fatto dovrebbe essere un modulo uguale per tutti nel cervello.

Questo argomento è stato discusso soprattutto da due direzioni:

3.1. Negare gli universali linguistici

3.2. Spiegare gli universali linguistici

3.1. Negare gli universali linguistici

Non è (più) così pacifico che esistano veri universali linguistici. Interventi recenti (Evans & Levinson (2009), Cristofaro 2010) argomentano con forza contro l'esistenza di qualsiasi pattern linguistico che possa essere chiamato davvero universale, compresi tratti tradizionalmente considerati universali bona fide, ad es. l'esistenza di categorie come "Soggetto" e "Verbo". In questa prospettiva gli "universali" linguistici sono solo tratti prevalenti o forti tendenze, che si realizzano in modi diversi lingua per lingua; e se i linguisti li classificano con lo stesso nome devono essere consapevoli che questo avviene per motivi essenzialmente pratici.

3.2. Spiegare gli universali linguistici

Si possono spiegare i (residui?) universali linguistici con cause diverse dalla GU (Hawkins, Lombardi Vallauri, Lombardi Vallauri &

Simone); tipicamente, mostrando che obbediscono a pressioni che si esercitano sul funzionamento del linguaggio: limiti delle parti del corpo che partecipano alla comunicazione, capacità di elaborazione e memoria del cervello e di sue parti, schemi sociali delle interazioni umane, tratti semiotici richiesti per l'efficienza di qualsiasi codice simbolico. Quando un "universale linguistico" si spiega così, non occorre postulare una causa in termini di GU.

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3.2. Spiegare gli universali linguistici: esempi

- Doppia articolazione: scarto numerico concetti/fonemi- Nomi e Verbi: entità permanenti e stati/processi- Deittici: economia di inventario per limiti memoria- Struttura in costituenti: iconicità, facilità di

processazione- Triale implica duale implica plurale: scala di utilità

pratica- Pron. riflessivo ≠ pron. personale alla I e II persona

implica lo stesso alla III: crescente utilità pragmatica - Ecc.

4. Adeguatezza dello stimoloRestando nell'argomentazione meramente linguistica, è possibile contribuire alla rappresentazione di ciò che abbiamo nel cervello (come dispositivo per acquisire il linguaggio) discutendo il problema della Povertà dello Stimolo (Sampson, Pullum & Scholz, Lombardi Vallauri).

Widespread current acceptance of the poverty-of-stimulus idea has apparently come about not because linguists have found the contrary view empirically unsatisfactory, but merely because poverty of the stimulus is for one reason or another treated as an unquestioned axiom.(Sampson 2002)

Secondo gli innatisti, i parlanti adoperano strutture linguistiche che non sono estraibili dallo stimolo, ergodevono essere nella GU innata. Ma gli esempi che portano non lo provano davvero.

Ne mostreremo alcuni fra i più (autorevolmente) ripetuti, per evidenziare due fallacie ragionative che sottostanno a molti altri, impedendo agli studiosi di vedere che quei fatti di lingua si possono spiegare come effetti dell'ambiente.

4.1. Trascurare semantica e contesto. Es: l'ordine basico

Spesso il linguaggio è visto come se fosse fatto della sola sintassi. Per esempio, secondo Morgan (1986, "adottato" da Cook e Newson 1988) frasi come

(1) the dog bites the cat

non aiuterebbero il bambino a sapere se la lingua è SVO o OVS. Questa informazione sarebbe a disposizione del bambino solo qualora enunciati del genere gli venissero presentati con una qualche forma di "parentesizzazione" del SV, come in:

(2) the dog [bites the cat]

Per questo M. sottolinea l'importanza che hanno pause e accenti, con la funzione di indicare i confini sintattici.

Questo modo di ragionare è coerente con una concezione del linguaggio puramente formale, dove il significato non ha un ruolo (contra, Chafe 2002). Ma la realtà è che i bambini ascoltano enunciati che contengono anche informazione non sintattica utilissima per capire chi è Subj e chi è Obj: The ball has broken the window, Jenny stole my GameBoy. E in ciascun contestoanche (1) non è ambigua.

Primato della sintassi

Trascurare semantica e contesto

Concepire l'acquisizione come guidata dalla sola sintassi

Credere che dallo stimolo manchi informazione necessaria

Postulare che sia nella GU innata

La sintassi è "promossa" a modulo nel cervello

(Insomma, ignorare tutto salvo la sintassi porta...

... a credere che la sintassi sia la sola cosa importante ,-)

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4.2. Sottovalutare l'informazione negativa implicita. Es: il parametro pro-drop.

Informazione "positiva" = enunciati prodottiInformazione "negativa" = avvisi di inaccettabilità, correzioni:

davvero solo questo?

La posiz. innatista si fonda sull'idea che se il bambino non riceve informazione negativa esplicita su una struttura, non può escludere che appartenga alla lingua:

" If the learner hears a sentence, he can assume that it is in his language. But if he does not hear a sentence, it does not imply that the sentence is ungrammatical. Possibly he has simply not yet heard the sentence." (Wexler & Culicover)

L'info negativa esplicita è rarissima, quasi assente, nello stimolo (Pinker). Ergo, quando i parlanti sanno che una struttura è esclusa, questa informazione deve essere innata...

Così si trascura che la sistematica assenza di un pattern in migliaia di sue potenziali occorrenze dove invece se ne manifestano altri, può essere informazione negativa valida (benché implicita) sulla non appartenenza di quel pattern al sistema.

Esempio: il "parametro del soggetto nullo" ("pro-drop").Secondo la posizione innatista, i bambini possono capire se la loro lingua ha il soggetto obbligatorio o no, soltanto grazie a un interruttore preimpostato che circoscrive la scelta. Questa predisposizione parametrica nel cervello permette al bambino di desumere dallo stimolo che l'inglese o il francese non sono pro-drop, o che il giapponese e lo spagnolo sono pro-drop:

" Children must be learning either from positive evidence alone or from indirect negative evidence, such as the lack of null-subject sentences in English. This is possible only if their choice is circumscribed; if they know there are a few possibilities, say pro-drop and non-pro-drop, they only require evidence to tell them which one they have encountered." (Cook & Newson)

Ecco allora N. Hyams: i bambini capiscono che l'inglese è pro-drop solo grazie al fatto che ci sono soggetti espletivi: it’s time for bed/ once upon a time there were three bears. La sistematica assenza di frasi con soggetto semantico ma senza soggetto esplicito non basterebbe.

Ma i bambini non sono dei pc su cui gira un modesto software: anche se nessuno glielo dice esplicitamente, sanno che gli oggetti cadono verso il basso, e per questo si interessano molto ai palloncini pieni di elio. Il fatto che qualcosa succeda sempre e qualcosa mai, consente generalizzazioni.

Pensare che i bambini non hanno elementi per escludere strutture sbagliate (che non occorrono mai) solo perché non ricevono stimoli negativi espliciti (censura delle frasi sbagliate), li equipara all'algoritmo di Gold, che confronta i dati dell'input con le grammatiche, e accetta tuttee solo le grammatiche che sono completamente coerenti con l'input. Ma si può supporre che i bambini vedano una differenza fra una grammatica che (pur non violando nessuna proibizione) produce innumerevoli enunciati di un tipo assente dall'input, e una che produce tutte frasi del tipo che si trova nell'input.

A differenza dell'algoritmo di Gold, i bambini sanno che se qualcosa non succede in migliaia di occasioni in cui potrebbe succedere, quella cosa è esclusa.

Che abbiano questa capacità si evince anche, a fortiori , dal fatto che ne hanno una incomparabilmente superiore, e non supportabile da nessun parametro (perché varia liberamente da lingua a lingua): quella di capire, se parlanti di una lingua pro-drop, quando ci vuole il soggetto e quando no!

5. Osservazioni epistemologiche

D'accordo, abbiamo avvalorato che non necessariamente la competenza del bambino (e del parlante in generale) presuppone una GU innata. Ma non abbiamo dimostrato che essa non c'è. E se dopo tutto ci fosse, e fosse alla base della facile acquisizione di ciò che sarebbe acquisibile anche (un po' meno facilmente) dallo stimolo?

Fra due spiegazioni alternative entrambe possibili, può esserci una differenza di dignità epistemologica, che consigli di scartare una delle due.

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"Why subjective experience emerges from appropriate neuronal activities may be no more answerable than similar questions about other fundamental phenomena. That is, why does mass have inertia? Why do masses exhibit gravitational attraction? Why does matter behave both in wave-like and quantal fashions? [...] The emergence of conscious subjective experience from nerve cell activities is still a mystery." (Libet 2005)

Quel che sappiamo (da indagini come PET e fMRI, o dalla misurazione di potenziali "Event Related" come (E)LAN, MMN, P600 e simili) è quantitativo, non qualitativo: dove e quanto. Non sappiamo come cose immateriali (coscienza, significato) sorgano da cose materiali (attività biochimica).

Questo significa che quando postuliamo una struttura nel cervello responsabile di un fatto linguistico possiamo solo fare una congettura.

Invece sul piano fenomenologico abbiamo una conoscenza diretta ed estesa di come funziona il linguaggio. E' chiaro che induzioni come quelle che abbiamo attribuito ai bambini su Soggetto e Oggetto o sul "parametro" pro-drop sono possibili e anche non difficili per una mente umana, anche in campi diversi dal linguaggio; e si può mostrare che induzioni del genere sono alla base di moltissime altre strutture linguistiche.

Inoltre i vincoli materiali, pragmatici, socio-interazionali e strutturali cui abbiamo accennato (Lombardi Vallauri - Simone)consentono di spiegare moltissimi design featurese fatti più microscopici del linguaggio.

Quindi:

Atteggiamento "cerebro-computazionale"

Un fatto linguistico U universale (o almeno molto diffuso) pone la necessità

di una spiegazione

Atteggiamento "funzionale-transazionale"

la spiegazione si fa mediante una congettura C

su come funziona il modulo computazionale nel cervello

la spiegazione si fa mediante un (insieme di) fatto(-i) F,

di natura pragmatico-interazionale

C è uno stato di cose NON conosciuto o osservabile

indipendentemente dalla sua capacità di spiegare U

F è uno stato di cose

CONOSCIUTO e osservabile indipendentemente dalla sua

capacità di spiegare U

abbiamo una "spiegazione"

AD HOC

abbiamo una spiegazione PROPRIAMENTE

DETTA

Rasoio di Occam...

Ha senso supporre una regola linguistica nel cervello per spiegare la competenza sull'obbligatorietà del Soggetto, o sull'Ordine dei Costituenti, se e solo senon si trovano spiegazioni nello stimolo (che include la semantica, le situazioni comunicative, ecc.) e fra le capacità di generalizzazione documentate in altri settori dell'attività mentale.

Altrimenti, no.

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In che modo il linguaggio

non è nel cervello

Povertà dello stimolo:

� Chomsky (1987), the “Problem of Plato” (citando Bertrand Russell): "How do we come to have such rich and specific knowledge, or such intricate systems of belief and understanding, when the evidence available to us is so meagre?"

� Insomma, il tempo e il materiale linguistico a disposizione dei bambini durante l'acquisizione del linguaggio sono considerati insufficienti a spiegare il loro rapido impadronirsi di uno strumento così complesso.

Povertà dello stimolo:

� Cecchetto e Rizzi (2000: 119):

Gli umani acquisiscono un linguaggio naturale presto nella vita, senza un’istruzione

specifica, a quanto pare in modo non intenzionale, con limitata variazione da

individuo a individuo nonostante l’andamento frammentario e variabile da individuo

a individuo su cui si fonda la conoscenza del linguaggio. Più importante, la

comprensione precisa di frammenti della conoscenza del linguaggio da parte degli

adulti rivela la presenza massiccia di situazioni di “povertà dello stimolo”: la nostra

conoscenza adulta del linguaggio è largamente sottodeterminata dai dati disponibili

nell’infanzia, che sarebbero compatibili con innumerevoli generalizzazioni oltre

quelle su cui i parlanti sembrano infallibilmente convergere. Questa osservazione

empirica è della massima importanza, perché fonda la necessità di postulare un

sistema strutturato di principi linguistici predetermin ati che guidino l’acquisizione

del linguaggio; inoltre conduce ad attendersi una uniformità di fondo fra le lingue

umane.

Povertà dello stimolo:

� Su questo Argomento della Povertà dello Stimolo si fonda l'opinione che il linguaggio sia innato in quanto tale, cioè che il cervello non contenga solo generiche capacità di memoria, di elaborazione logica e simbolica e di soluzione di problemi (Piaget, Lieberman, Putnam...), ma un vero e proprio Language Acquisition Device sotto forma di una vera e propria grammatica, che naturalmente deve essere universale (UG).

� Il suo peso è immenso, soprattutto nell'idea che le altre scienze si fanno oggi dei risultati della linguistica. Ma è wishful thinking...

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(Pars construens)

� Studi sull’acquisizione (Tomasello 2003, et alia).

� Neuroni specchio: quel che succede nella parte posteriore del giro frontale inferiore dell’emisfero sinistro dell’uomo (area di Broca), omologo evolutivo dell’area F5 dei primati (Rizzolatti e Arbib 1998, Gallese e Lakoff 2005, Arbib 2002 e 2005, Christiansen e Chater 2008…)

Argomenti "intuitivi"

UGUALE:

� la Grammatica Generativa

� gli Universali Linguistici (Ma... cfr. Cristofaro, Evans e Levinson.)

DIVERSO:

� le particolarità grammaticali di ogni lingua

� il lessico !!!

� le costruzioni idiomatiche (vedi Construction

Grammar)

Interlinguisticamente, il diverso eccede di molto l'uguale

Argomenti "evoluzionistici"

1. � Siamo tutti figli di un'unico Adamo/Eva che ha avuto la

felice mutazione. La discendenza di tutti gli altri protoumani si è estinta.

� Ma allora, se accettiamo che ci possa essere stata monogenesi di tutte le lingue, gli Universali che non hanno già spiegazione pragmatica possono essere messi in conto a questo, e non è più necessario che siano dovuti a una GU cerebrale: potrebbero essere semplicemente residui della prima lingua.

Argomenti "evoluzionistici"

2. (Stessa struttura logica di 1.) V. anche F. Newmeyer (1998), Language Form and Language Function.

� A.- Che cosa ha fatto affermare selettivamente i principi della GU invece di altri teoricamente possibili? Il caso, o la loro maggiore efficacia per gli scopi della comunicazione?

� B.- E' stata la presenza di vincoli pragmatici che stabiliscono che cosa è preferibile che ci sia in una lingua (per es: coerenza del Parametro Testa, mezzi per esprimere Soggetto e Oggetto, Enti e Processi, Topic e Comment, ecc.)

� C.- Ma allora, quei vincoli possono spiegare direttamente il fatto che le lingue si uniformano ad essi, senza chiamare in causa una GU innata ontogeneticamente. (v. Lombardi Vallauri – Simone 2009, 2011)

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Argomenti "genetici"

� - Specific impairment: a partire da Lieberman (1991), a che punto siamo? Perché non ci sono molti casi conclamati di individui con difetti specifici del Principio della Dipendenza dalla Struttura, o del Parametro Testa, così come i daltonici hanno problemi a distinguere i colori? Questo si spiega bene se il linguaggio è gestito da moduli generici e multifunzionali del cervello, cosicché se uno è danneggiato un altro può rimpiazzarlo; ma non se si immagina che ciascuna funzione abbia un suo modulo dedicato in maniera esclusiva. Se il modulo destinato al Parametro Testa si guasta, niente dovrebbe poterlo sostituire...

Argomenti "genetici"� - Mutazioni: perché non ci sono diverse versioni della GU? Medawar (1983),

citato anche da Moro (2002):

Una delle aberrazioni più gravi e diffuse del geneticismo è incorporata nella

credenza che se una caratteristica è posseduta da tutti gli individui della comunità, allora deve essere inscritta geneticamente. Quindi, se si scoprisse che una certa forma linguistica di base come la coppia aristotelica

soggetto/predicato è un elemento comune a tutte le lingue del mondo, il suo uso dovrebbe essere programmato geneticamente. (…) Può essere utile

ripetere qui la ragione per cui questo supremo canone del geneticismo non è soddisfacente: perché un tratto sia giudicato “innato” o programmato geneticamente, ci deve essere qualcuno a cui manca. Per esempio, si sa che la

capacità di percepire il sapore della feniltiocarbammide è programmata geneticamente, proprio perché ci sono quelli che non ce l’hanno.

Argomenti "genetici"

� Moro (2002): per considerare il linguaggio come fenomeno programmato geneticamente, bisogna che fra le grammatiche degli individui esistano delle differenze dicotomiche e sistematiche, e che mostrino una distribuzione statistica su base familiare uguale a quella dei fenomeni bona fidegenetici.

Argomenti "scolastici"

studente del liceo (LS in 5 anni) bambino (L1 in 3 anni)

fonologia difettosa (ma: interferenza...) perfetta

lessico ampio con falle ristretto

morfologia errori "mnemonici" e "analogici" pochi errori, "analogici"

sintassi elaborata, con errori "mnemonici" e "analogici"

semplice, con pochi errori, "analogici"

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Argomenti "scolastici"

studente del liceo (LS in 5 anni)

tempo 2h x 30 settimane x 5 anni = 300 h

qualità della fonte modesta

motivazione debole

Argomenti "scolastici"

studente del liceo (LS in 5 anni) bambino (L1 in 3 anni)

tempo 2h x 30 settimane x 5 anni = 300 h 12 h x 365 gg x 3 anni = 13.000 h

qualità della fonte modesta perfetta

motivazione debole fortissima

Argomenti "scolastici"

studente del liceo (LS in 5 anni) bambino (L1 in 3 anni)

tempo 2h x 30 settimane x 5 anni = 300 h

12 h x 365 gg x 3 anni = 13.000 h

qualità della fonte modesta perfetta

motivazione debole fortissima

Equivalenze 5 anni di liceo = 25 giorni di infanzia

3 anni di infanzia = 220 anni di liceo

Argomenti "giuridico-sportivi" (1) Roma miei fratelli è andato (2) Lui mangiando gelato(3) Come to your place as soon as I can(4) Mange et arrive

� Le regole della grammatica sono facilissime da violare sia in codifica che in decodifica. Chiunque può produrre e comprendere enunciati che le violano. Il cervello non ha nessuna difficoltà a farlo. Invece avrebbe difficoltà a non invertire l'immagine sulla retina, o a non secernere adrenalina in caso di pericolo.

� Le regole della grammatica somigliano alle leggi dello Stato, o alle regole del basket, assai più che al fatto che per giocare a basket si adotta la stazione eretta e si usano i cinque sensi.

� Vincolano delle collettività che vogliono interagire, ma non gli individui in quanto tali. Ciò che è genetico, invece, dovrebbe riflettersi direttamente sull'individuo. Se la grammatica è altrettanto inviolabile come l'inversione dell'immagine sulla retina, lo è (semmai) per la collettività che la adotta, ma non per l'individuo.

� L'innatismo confonde il piano individuale con quello collettivo.

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Argomenti "linguistici"Tutti gli esempi in letteratura di comportamenti che non sarebbero inducibili dallo

stimolo sono inducibili dallo stimolo. Vediamone alcuni tipici

Ordine basico� Il ragionare come se la lingua venisse appresa in isolamento dalla realtà è frequentissimo e

sta alla base delle opinioni sulla GU innata. Per esempio, secondo Morgan (1986, "adottato" da Cook e Newson 1988) frasi come

(1) il cane morde il gatto

� non aiuterebbero il bambino a sapere se la lingua è SVO o OVS. Questa informazione sarebbe a disposizione del bambino solo qualora enunciati del genere gli venissero presentati con una qualche forma di "parentesizzazione" del SV, come in:

(2) il cane [morde il gatto]

� Per questo M. sottolinea l'importanza che hanno pause e accenti, con la funzione di indicare i confini sintattici. Il tutto come se l’esperienza del bambino non fosse costantemente accompagnata da enunciati del tipo di il maestro punisce lo scolaro o la mamma prepara la minestra!

Argomenti "linguistici"

Ambiguità sintatticaHoekstra e Kooij in Hawkins (1988), qui con esempi italiani analoghi.

(27) Dove ha detto Carlo che dovevamo scendere dall'autobus?(28) Dove ha chiesto Carlo se dovevamo scendere dall'autobus?

� Ogni parlante si rende conto che (27) è ambigua, mentre (28) non lo è, nel senso che in (27) l’avverbio interrogativo dovepuò appartenere alla principale o alla subordinata, mentre in (28) esso può appartenere solo alla principale. Di conseguenza, in (27) la domanda può vertere sul luogo dove Carlo ha parlato per dire che bisognava scendere, oppure sul luogo dove, a parere di Carlo, si doveva scendere. Invece in (28) la domanda verte solo sul luogo dove Carlo ha parlato. Secondo i nostri autori la nozione di questi fatti non è accessibile ai parlanti per induzione, e quindi deve dipendere da qualche istruzione innata.

Argomenti "linguistici" segue: Ambiguità sintattica

(27) Dove ha detto Carlo che dovevamo scendere dall'autobus?(28) Dove ha chiesto Carlo se dovevamo scendere dall'autobus?

� Se si considerano gli enunciati in questione da un punto di vista meramente sintattico, si potrebbe anche essere d’accordo, ma appena si tiene un po’ conto della semantica e della realtà extralinguistica a cui la semantica degli enunciati fa riferimento, si vede che in esse c’è la ragione per cui al parlante/apprendente appare chiaro che (27) può essere ambigua, e (28) no. La differenza sta nei diversi significati dei verbi dire e chiedere, e quindi nel loro adattarsi a diversi stati di cose. Le due interpretazioni di (27) si potrebbero parafrasare così:

(27a) Dove ha parlato Carlo, per dire che dobbiamo scendere?(27b) Secondo quanto ha detto Carlo, dove dobbiamo scendere?

� Entrambe le alternative hanno senso. Non si può dire lo stesso delle due corrispondenti interpretazioni di (28):

(28a) Dove ha parlato Carlo, per chiedere se dobbiamo scendere?(28b) *Secondo quanto ha chiesto Carlo, dove dobbiamo scendere?

Argomenti "linguistici" segue: Ambiguità sintattica

(27) Dove ha detto Carlo che dovevamo scendere dall'autobus?(28) Dove ha chiesto Carlo se dovevamo scendere dall'autobus?

� Infatti il verbo chiedere, non avendo il senso di “asserire”, non puòsignificare un atto di parola da cui scaturisca informazione (inmodalità assertiva) sul dove occorre scendere. E’ possibile, dunque,chiedersi dove Carlo abbia fatto una domanda, ma non quali fosserole istruzioni su dove scendere contenute nella domanda di Carlo,proprio perché una domanda, per la definizione stessa della suaillocutività, non contiene istruzioni. E’ questo stato di cose a far sìche (28) abbia una sola interpretazione; è poi la conoscenza delmondo, e in particolare della differenza fra una domanda eun’asserzione, a far sì che i parlanti non prendano in considerazionel’altro senso “sintatticamente possibile” di (28). Davvero non c’èbisogno di immaginare che invece il cervello alberghi un modulogrammaticale precedente ogni esperienza, per escluderel’interpretazione (b).

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Argomenti "linguistici"

Pro drop (e l'informazione negativa)

� Hyams (1986) si spinge a suggerire che il bambino capisca che in inglese il soggetto è obbligatorio grazie alla presenza di frasi con espletivi, come once upon a time there were three bears, oppure it’s time for bed. Questi esempi farebbero scattare il parametro innato.

Argomenti "pragmatici"� Per spiegare l'esistenza di una grammatica, con molti tratti

inevitabili, bastano forze "esterne". Qui presentiamo a titolo di esempio una decina di vincoli (molto di più in Lombardi Vallauri – Simone 2009):

(Vincolo 1: Monogenesi⇒ tutte le lingue portano ancora i segni della prima, ciò che ha impedito loro di variare in maniera del tutto libera.)

Vincolo 2: Struttura della realtà e dell’interazione sociale⇒ è più pratico un linguaggio verbale di uno manuale o prossemico, o altro. Questo sia per la varietà di distinzioni che permette di gestire, sia perché consente di comunicare in ambienti discontinui, e mantenendo sia gli occhi che le mani liberi per altri scopi. <E!>

Vincolo 3a: Struttura del canale articolatorio e dell’apparato uditivo, che consentono di tenere in piedi un numero non infinito di distinzioni, e 3b: Cognizione della realtà come composta di molti enti⇒ per produrre tante parole quanti sono gli elementi della nostra concettualizzazione del reale, i fonemi non bastano e occorre la doppia articolazione. <E!>

Argomenti "pragmatici"

Vincolo 4: Cognizione della realtà come fatta di enti, stati e processi ⇒ necessità che ogni lingua, se non proprio di nomi e verbi, si doti comunque di strumenti per la designazione e la predicazione.

Vincolo 5: Cognizione della realtà come composta di enti che interagiscono fra loro in relazioni e accadimenti ⇒ sono necessari strumenti per esprimere le relazioni fra gli enti, quindi occorrono strumenti per esprimere le relazioni fra parole. La natura di questi strumenti è determinata dal vincolo 6.

Vincolo 6: Svolgimento del segnale nel tempo e sua linearità⇒ le relazioni fra parole possono esprimersi solo nella linearità, quindi o morfologicamente (morfemi relazionali agglutinati a quelli lessicali) oppure sintatticamente (morfemi relazionali liberi, e funzione grammaticale dell’ordine dei costituenti, o “configurazionalità”).

Vincolo 7. Esistenza, nel tempo, del cambiamento, e quindi della distinzione fra ciò che essendosi già presentato è noto, e ciò che arriva per la prima volta e dunque è nuovo ⇒ necessità, in ogni lingua, di mezzi per esprimere dato e nuovo, tema e rema, presupposto e asserto. <E!>

Argomenti "pragmatici"

Vincolo 8: Limitatezza della memoria a breve termine e della potenza dielaborazione⇒ serve un insieme di regole. Non conviene, ogni volta che si vuoletradurre un pensiero in un enunciato, doversi inventare lì per lì il modo. Convieneavere delle routines a cui appoggiarsi, per funzionare “in automatico”.

L’esigenza della grammatica sorge già in ordine alla semplice funzioneespressiva e solo interiore del linguaggio. La grammatica serve in quanto strutturaautomatizzata a cui affidarsi per non dover inventare ogni volta, come fa il pittorequando sceglie linee e colori per un quadro, i mezzi con cui esprimere il pensiero.

Le ragioni dell’istituirsi della regolarità, quale che essa sia, sono dunque inprimo luogo di natura pragmatica. Evidentemente essa servea risparmiare caricomentaledurante la programmazione e durante la ricezione. Se il parlante dovessecontinuamente, ad ogni enunciato, decidereex novodove mettere ogni elementodella frase e come segnalarne le funzioni, consumerebbe molta più energia e forsedovrebbe parlare molto più lentamente di quanto non faccia affidandosiall’abitudine di rispettare le regole della sua lingua. Nonparliamo dell’energia edel tempo che sarebbero necessari al ricevente per interpretare.<E!>

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Argomenti "pragmatici"

� Vincolo 9: Funzione comunicativa ⇒ serve un sistema di regole. Non bastabuttare lì davanti al nostro interlocutore un mucchio di parole-concetti di cui noisentiamo quali sono le reciproche relazioni: bisogna farloin modoconvenzionalizzato, che permetta di riconoscere intersoggettivamente qualirelazioni uno intende. Dunque, per comunicare, deve esserci accordo non solo sulsenso degli items lessicali, ma anche sull’interpretazione da dare alle relazioni fraquesti, quindi a un insieme di segnali grammaticali. Insomma, la presenza diregole della grammatica (morfologia e sintassi) è richiesta dalla funzione dicondividereil linguaggio.

Esso è un'attivitàintersoggettiva, che presuppone, per funzionare, l’accordodi più soggetti sulle modalità del suo funzionamento. Se questo accordo mancasse,il linguaggio non funzionerebbe più, esattamente come un sistema giuridico, siaesso l’insieme delle leggi dello stato o quello delle regoledel baseball: bisognache tutti siano d’accordo su come funziona. Questo pone la necessità che illinguaggio sia appunto unsistema, e non una serie di comportamenti spontanei,variabili del tutto liberamente a iniziativa del singolo e perciò imprevedibili eingestibili dagli altri singoli.

Dunque, una buona ragione per cui nel linguaggio più che in altre condotteumane è necessaria la presenza diregolarità, sta nella sua natura di strumentointersoggettivo e condiviso. Non occorre dunque postulareragioni genetiche. Laconformazione del cervello certamentepermettedi gestire regolarità e ricorsività,ma di per sé stessa non necessita il linguaggio a servirsene.Questa necessità ècomunque posta con certezza dall’esterno.<E!>

Argomenti "pragmatici"

� (Qualcosa del genere sottende Searle (1972) quando afferma che “functional phenomena ... function the way they do because we assign them a certain status”, e questo status richiede “a system of rules”, che egli kantianamente chiama “constitutive rules” perché “such rules do not merely regulate existing activities, ... but they create the very possibility of such activities”.)