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Avvenire 01/08/2012 Page : A20

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lla fine sarà il Logos. Stairrobustendosi, nella culturacontemporanea, una tendenzascientifico-filosofica, di matrice

dichiaratamente non-cristiana, che nonesita a parlare di Dio. Una visione dai

tratti panteisti o, piùpropriamente, panenteisti(Dio non coincide conl’Universo, ma l’Universo èparte di Dio), che si collocain un’ampia riflessione nontanto sull’origine del cosmo,quanto sul suo immanentesviluppo e destino. Ed èquasi come se quel Dio«cacciato» dal ruolo diOrigine, che l’umanità gliaveva tradizionalmente

attribuito («In principio Dio creò il Cielo ela Terra»), «rientrasse» con il nuovo ruolodi Compimento. Un Dio più omega chealfa, dunque, più ricapitolatore che fonte,più reditus che exitus. Le attestazioni sono molteplici, anche inopere recentemente tradotte in Italia.

Spesso si parte da tutt’altrogenere di considerazioni epoi, inaspettatamente,sfogliando le ultime pagine,ecco che l’idea ritorna. InLa Singolarità è vicina(Apogeo, 2008), RayKurzweil, uno dei maggioriteorici delle scienzeapplicate, dopo ungrandioso affresco sullostato e le tendenze digenetica, informatica e

nanotecnologie, prosegue idealmente ilsuo grafico oltre le coordinate del tempopresente: «L’evoluzione va nella direzionedi una maggior complessità, di maggioreleganza, conoscenza, intelligenza,bellezza, creatività e livelli più alti diattributi fini come l’amore. In ogni

tradizione monoteista, Dioviene analogamentedescritto con tutte questequalità tese all’infinito…L’evoluzione procedeinesorabilmente versoquesta concezione di Dio,anche se non raggiunge maiesattamente questo ideale.Dunque, possiamo pensareche il liberarsi del nostropensiero dalle gravilimitazioni della sua forma

biologica sia sostanzialmente un’impresaspirituale». Un percorso assai simile ètratteggiato da Kevin Kelly, una dellefirme prestigiose della divulgazionescientifica americana, in Quello che vuolela tecnologia (Codice, 2011). Kelly usa iltermine «tecnologia» nell’accezione larga

Adi «schiudere agli umanisti laici lalegittimità della loro spiritualità».L’inaspettato accorciarsi del tempo trauna scoperta notevole e l’altra ed unarinnovata consapevolezza intorno allepotenzialità dell’essere umano neldestino del mondo - che non sono più,fortunatamente, solo potenzialità

distruttive -alimentano, così,riflessioni intensesul senso dellastoria. E per itineraridi simile guisa,l’approdo èfrequentementecostituito dallanozione di Dio. Unanozione di Diocertamente suigeneris, che evitaquasi totalmente i

concetti di «persona» e di «sostanza» erimarca soprattutto l’aspetto di spintainterna al cosmo, razionale e diretta auno scopo. «Quasi Dio» o «abbastanzaDio», si potrebbe dire, mutuando il titolo(God Enough) che Steve Paulson ha datoalla sua conversazione tra scienza e fedecon Kauffman comparsa su Atom & Eden.Il dato forse più interessante di questaconvergenza di idee sta nel nuovorapporto concettuale che si viene adinstaurare tra fede e frecciadell’evoluzione. Il plurisecolare dibattitosullo «scoccare» di tale freccia hasollevato interminabili contese - talvoltaanche inappropriate, come la pseudo-opposizione tra i concetti di «creazione»ed «evoluzione», in linea teorica del tuttocompatibili -, mentre l’attuale disquisiresulla «direzione» della freccia medesimasembra inclinare verso una ricomposizione.Con molte differenze, certo, ma, almeno,con un nucleo condiviso.

uasi a confermare quanto ilteologo Ian Barbour della UnityChurch ebbe a dichiarare almomento di ricevere il premio

Templeton: «L’evoluzione è l’idea piùimportante introdotta dalla scienza nelmondo moderno e i teologi non hannoancora colto tutte le implicazioni diquest’idea, soprattutto a riguardo dellanatura umana, della creazione e dellarelazione Dio-mondo». E a segnare ilrinnovato clima tra scienza e fede,all’apertura del teologo fa da pendant lasuggestione dello scienziato. Nellafattispecie il fisico teorico Freeman Dysonche, muovendo dall’alveo delleconsiderazioni dei colleghi sopratratteggiate, può consequenzialmenteaffermare come «sia giunto ormai il tempodi fare della escatologia una disciplinascientifica rispettabile».

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LogosE alla fine sarà il

di Andrea Vaccaro dell’etimo «techne», per cui i suoi confinivengono a coincidere con tutto ciò che èintrodotto nel mondo dall’essere umano:«la cultura, l’arte, le istituzioni sociali e lecreazioni intellettuali di ogni genere».Tale cosmo di artefatti a firma umana -osserva Kelly - è come se adessoassumesse autonomia e tendesse per«inevitabilità strutturale» verso unadirezione precisa, dove la casualitàdell’ortodossia darwiniana è sostituitadai meccanismi dell’auto-organizzazione,imperativi di sviluppo checomparirebbero di nuovo, anche «se ilnastro della vita venisse riavvolto».Ebbene, conclude Kelly, «se esiste unDio, è precisamente il traguardo a cuipunta tale traiettoria». Pur prendendoespressamente le distanze dal panteismo,Kelly finisce per parlare di «una forzaimpressa nel tessuto della materia edell’energia» e, nelle pagine conclusive,chiama in gioco quella teologia delprocesso di J.B. Cobb jr. e D.R. Griffinnei cui confronti, complessivamente,sembra ben disposto. Un approcciofrontale al tema è poi proposto da StuartKauffman, membro dello storico Istitutodi Santa Fe, con il suo Reinventare ilsacro (Codice, 2010), introdotto da unadichiarazione d’intenti senzainfingimenti: «Presenterò una nuova

Arriva dall’America una nuovatendenza del pensiero. Di matricenon cristiana, tende a riconoscere

l’universo come parte di Dio. Se l’evoluzione va nella direzione diuna maggiore complessità, filosofi

e scienziati vedono alla fine di tuttola presenza di una Trascendenza. «Un Dio più omega che alfa»

concezione di Dio - un Dio calatoprofondamente nella natura - e del sensodel sacro, che fonderò su una nuova edemergente visione scientifica delmondo». La nuova visione scientifica èbasata sul riconoscimento della«inadeguatezza del riduzionismo» esull’affermarsi della «concezioneemergentista»,secondo cui labiologia el’evoluzione nonpossono esserespiegateesaurientementedalle sole leggi dellafisica. Al loro posto,o meglio accanto adesse, sta «unameravigliosacreatività naturale…e Dio è il nome danoi scelto per questa incessantecreatività dell’universo naturale, dellabiosfera e delle culture umane».Kauffman rafforza la propria posizionecon un elenco di nomi eccellenti dellascienza della complessità che gli sonocompagni lungo questo viaggiointellettuale - Phil Anderson, RobertLaughlin, Leonard Susskind… - e osservacome tale prospettiva offra il vantaggio

I PROTAGONISTIRAY KURZWEIL è uno dei fondatori dellaSingularity University, l’accademia dove sidiffondono le più innovative acquisizioni tecno-scientifiche e si tenta di «progettare il futuro».Kurzweil appartiene al ristretto noverodella National Inventor Hall of Famestatunitense. In La Singolarità è vicina,egli prospetta l’idea di una nuovareligione che unisca il principio delrispetto della coscienza umana conl’importanza della conoscenza scientifica.In uno dei dialoghi contenuti nel testo,Bill Gates chiede: «C’è un Dio in questareligione?», e Kurzweil risponde: «Nonancora, ma ci sarà. Quando satureremo lamateria e l’energia dell’universo conl’intelligenza, si "sveglierà", saràcosciente e sublimemente intelligente. Questa è lacosa più vicina a Dio che possa immaginare».

KEVIN KELLY è uno dei fondatori della rivistaWired. Collabora con Science, Time e New YorkTimes, con note che uniscono suggestivamentescienza, tecnica, filosofia ed antropologia. Nel suosito www.kk.org, rimanda all’intervistadove narra la sua conversione religiosa.Nell’ultima pagina di Quello che vuole latecnologia, dopo aver sottolineato lacontinuità natura-cultura, si proietta inun futuro remoto, dove le operedell’uomo saranno riconosciute come unsegno di Dio, ancor più manifestamentedelle meraviglie naturali: «Le intricate,insondabili stratificazioni di logicacostruite in un secolo, prese a prestitodagli ecosistemi della foresta pluviale, eintessute della bellezza di milioni dimenti artificiali attive, ci diranno la stessa cosache ci dicono le sequoie, solo più ad alta voce e inmodo più convincente: "Molto prima che tu fossiqui, io c’ero"».

STUART KAUFFMAN è un biologo dellacomplessità insignito del Mac Arthur "Genius"Award. Dirige l’Istituto per la biocomplessità el’informatica dell’Università di Calgary, inCanada. At Home in the Universe è l’operadel 1995 (Editori Riuniti, 2001) che loha imposto all’attenzione internazionale.Nell’intervista citata in occasionedell’uscita di Reinventare il sacrosintetizza il suo pensiero su Dio: «Nellatradizione abramitica, il nostro senso diDio si è evoluto. Per esempio, gliIsraeliti, 4.500 anni fa, avevano Jahve,che era un feroce guerriero e un Dio chedettava le leggi. Questo è un Dio moltodifferente da quello di cui parlò Gesù, un Diod’Amore. La questione è se noi adesso vogliamoprendere il simbolo più potente che abbiamoinventato e usarlo in un modo nuovo, perintendere la creatività della natura stessa». (A.V.)

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LE TEORIEPANENTEISMO: sebbene il termine «panenteismo» sia stato usato per laprima volta dal filosofo idealista, allievo di Schelling, Karl Krause nel 1828(Lezioni sul sistema della filosofia), per sottolineare il concetto che «tuttoè in Dio», pensieri affini ante litteram erano già stati espressi da Spinoza,da Hegel e, con ancor maggior vicinanza, dal positivista Herbert Spencerche, contemporaneo di Darwin, faceva confluire la tesi dell’evoluzione deiviventi nel ben più vasto principio dell’evoluzione dell’Universo. Nelleintenzioni degli assertori, il panenteismo dovrebbe consentire unaarmoniosa conciliazione tra teismo (o monoteismo) e panteismo, ovvero tral’immagine di un Dio trascendente il Cosmo (Dio come Totalmente Altro) el’idea di un’immanenza cosmica che assorbe l’intera natura divina. In favoredi un più stretto coinvolgimento di Dio nel divenire della Natura, ilpanenteismo paga il prezzo di dover ridimensionare il significato di aspettiteologici decisivi quali, ad esempio, la creazione ex nihilo e l’Incarnazione.

TEOLOGIA DEL PROCESSO: la teologia del processo nasce come unadiramazione della filosofia del processo proposta da Alfred North Whitehead,autore noto soprattutto per la collaborazione con Bertrand Russell nellastesura dei Principia Mathematica. Sviluppata intorno alla metà del secoloda Charles Hartshorne, trova una sua versione moderna con il lavoro di JohnB. Cobb Jr. e David Ray Griffin dal titolo Process Theology: An IntroductoryExposition (Westminster Press, 1976; Queriniana 1978). In dialettica con lametafisica dell’Essere, la teologia del processo propone un’immagine piùrarefatta di Dio, che accompagna così da vicino il divenire dell’umanità edel Cosmo da accoglierne, per certi aspetti, la mutevolezza e l’approssimarsiverso uno stato di perfezione. Della teologia del processo, come delpanenteismo, si sottolineano spesso la spinta ecologista e la disponibilitànei confronti del pluralismo religioso (A.V.)

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SCIENZA

6 AGORÀDOMENICADOMENICA8 GENNAIO 2012

Si tratta di una visione dai tratti panteisti o, piùpropriamente, panenteisti.Una nozione di Dioovviamente molto sui generis, che interpellacomunque il pensierocristiano, chiamato a dare una risposta

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