Hoptman, Massimiliano Gioni, Trevor Smith (Catalogo, New ... · Negli ultimi anni il suo lavoro ha...

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Unmonumental. The Object in the 21st CenturyRichard Flood, Laura Hoptman, Massimiliano Gioni, Trevor Smith(Catalogo, New Museum/PhaidonPress, 2007)

https://www.youtube.com/watch?v=TPSxh6pw8lo

-Non monumentale – critica al capolavoro- Belting in Il capolavoro invisibile, afferma che non è sempre il “nuovo” che permette di avanzare questa critica. La tensione all’ideale , secondo Belting, si ritrova seppur talvolta inespressa in molte opere recenti. -Si oltrepassa ogni limite-Materiali semplici, talvolta-La scultura si inserisce nel mondo-Dove si installa la scultura.-Installazione, dispersione del centro, frammenti, discontinuità della narrazione

Cosa è un oggetto?

Cosa si intende per oggetto nell’arte? E nell’arte contemporanea?

Perché l’oggetto è stato non immeditamente accettato, capito e ha anzi acceso la critica, le posizioni degli storici dell’arte?

Chi e come ha fatto divenire l’oggetto il punto di partenza di nuove forme dell’arte?

OGGETTO:

Oggetto trovatoAppropriazioneCollageAssemblaggioOggetto-pittura

Non l’oggetto nell’arte ma l’oggetto che ha trasformato il linguaggio dell’arte

Dall’oggetto a:

Nuove forme della pittura Oggetto e performanceOggetto e scritturaOggetto e fotografiaOggetto e cinemaOggetto e SCULTURA

Campi intercambiabili perché reciprocamente modificano:

Idea di monumentalitàComponenti concettualiImmissione di caratteri kitschArte e vita

Verso:L’installazione

Nuovi caratteri della sculturaLa SCULTURA diviene oggettoL’OGGETTO diventa scultura

-perché gli ultimi trenta anni. Cosa cambia, cosa è cambiato, come costruire la storia

-Storie del mondo, storie di noi stessi

- l’arte contemporanea e la globalizzazioneperdita di riferimenti, molteplicità di informazioni, geografie globali, tendenze invisibili, biennali, mostre. Cosa è contemporaneo?

-la tecnologia dal World Wide Web (nasce nel 1991) a oggi

-Società (malattie, guerre, migrazione, diaspora) e arte. Come gli artisti leggono il mondo

-Tecniche: usare tutto

-Pratiche curatoriali. Come mostrare l’arte oggi

- il ruolo del mercato

-Mostre

-Mostre in Italia

Cosa è un oggetto?

Umberto Boccioni, Dinamismo di un cavallo in corsa + case, 1915,

Georges Braque Bottle and Fishesc.1910–12

Gerome, Pigmalione e Galatea, 1890

Rachel Harrison Alexander the Great 2007

Claire Fontaine

Claire Fontaine Same war time zone

Claire Fontaine, (French) Passe-partout (Shanghai), 2012

Passe-Partout (México D.F.), , 2007

Alexandra Bircken (b. 1967, Cologne, Germany)

Deflated Bodies

Alexandra BirckenDrape2007wood, concrete, cloth, wax, screws, wire & steel240 x 300 x 236cm

Aquarell – bitte nicht betreten(Acquerello – si prega di non calpestare )1988specchio, ferro, ortiche100 x 220 x 160 cmCastello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Bruna Esposito Precipitazioni Sparse(Partly cloudy)particolare,2000-2005 Marmo cipollino e bucce di cipolla cm 300 x 300 x 3 Foto di Marco Blessano

Carol Bove, Driscoll Garden, 2005Installation, 105 x 197 x 81,5 cmTable of wood on two cinder blocks with arranged objectsCourtesy Georg Kargl Fine Arts, Vienna

Carol Bove, artista statunitense nata a Ginevra nel 1971 e cresciuta a Berkeley (California), è nota per i suoi assemblage che combinano oggetti ritrovati ed elementi da lei stessa realizzati. Le sue sculture, i suoi dipinti e le sue stampe, che fondono una vasta gamma di oggetti domestici, industriali e naturali, rivelano la poesia dei loro materiali. Come ha affermato la storica dell’arte Johanna Burton, «Carol Bove produce abbinamenti non per sollecitare impulsi associativi guidati dall’inconscio, ma piuttosto per evocare una sorta di groviglio affettivo che stravolge ogni narrazione storica univoca».

In Vague Pure Affection (2012), books, photographs, found objects, and small sculptures allude to drug culture and the expanded consciousness that many hoped to achieve through the use of psychedelics.

Tobias Buche, Untitled, 2007, photocopies, photographs, collages, computer prints on movable walls,201 x 307 x 103 cm

Buche dispiega la sua personale enciclopedia visiva su semplici pannelli o come in questo caso, su tavoli bianchi, neutri. Possiamo pensare al suo lavoro come ad una forma di collezionismo, una pratica meticolosa e continua, una raccolta privata che diventa pubblica; l’oggetto della sua collezione è l’immagine, raccolta per tipi, per soggetto e provenienza. Si tratta di fotografie private, copertine di dischi, vecchi disegni, ritagli di giornali, riproduzioni, un’eterogeneità che non solo caratterizza la genesi del lavoro, ma che si ripropone anche nel modo i cui le immagini sono organizzate nelle installazioni: una complessa costellazione d’immagini, foto private o figure raccolte dalla carta stampata, scelte o manipolate dall’artista in modo da non poterne identificare la provenienza, così che tutte, ugualmente, siano oggetto di un nuovo possibile sguardo.

Sam Durant (born 1961, in Seattle) is a multimedia artist whose works engage a variety of social, political, and cultural issues. Often referencing American history, his work explores the varying relationships between culture and politics, engaging subjects as diverse as the civil rights movement, southern rock music, and modernism.

Signs of protest at Walker Art Center over Durant's Scaffold

Sam Durant, Proposal for White and Indian Dead Monument Transpositions, Washington D.C., 2005.

Sam Durant is an artist interested in weaving together ideas of art history, pop culture, and social protest to build the vocabulary of his art.

Sam Durant, Scaffold, 2012

This wood and steel sculpture is a composite of the representations of seven historical gallows that were used in US state-sanctioned executions by hanging between 1859 and 2006. Of the seven gallows depicted in the work, one in particular recalls the design of the gallows of the execution of the Dakota 38 in Mankato, Minnesota in 1862. The Mankato Massacre represents the largest mass execution in the history of the United States, in which 38 Dakota men were executed by order of President Lincoln in the same week that the Emancipation Proclamation was signed. Six other scaffolds comprise the structure, which include those used to execute abolitionist John Brown (1859); the Lincoln Conspirators (1865), which included the first woman executed in US history; the Haymarket Martyrs (1886), which followed a labor uprising and bombing in Chicago; Rainey Bethea (1936), the last legally conducted public execution in US history; Billy Bailey (1996), the last execution by hanging (not public) in the US; and Saddam Hussein (2006), for war crimes at a joint Iraqi/US facility.

LARA FAVARETTO, Momentary Monument IV dOCUMENTA (13) Kassel 2012

Rossella Biscotti, Il Processo (The Trial), 2011: Il Processo (The Trial, 2010-12)

Negli ultimi anni il suo lavoro ha attraversato tematiche che vanno dalle memorie del fascismo agli anni Settanta. La sua opera The Trial (Il Processo), prende le mosse dal noto processo detto del “7 aprile”, in cui furono imputati membri di Autonomia Operaia e Potere Operaio, che si svolse nell’Aula Bunker del Foro Italico tra il 1983 e il 1984. Paradossalmente, nonostante un passato coloniale violentissimo e vent’anni di dittatura fascista, il primo vero processo definito come “politico” in Italia, che ha avuto per questo una risonanza pubblica significativa.

Il processo è il titolo dell’opera con cui Rossella Biscotti ha vinto il Premio Italia Arte Contemporanea 2010 ed è certamente l’opera più matura e complessa che abbia realizzato

i calchi in cemento armato dell’ex aula bunker di Roma e le registrazioni delle sessioni del processo all’autonomia, il ritrovamento delle teste in bronzo di Mussolini e Vittorio Emanuele III, il muro di recinzione del lager di Bolzano, le frasi degli anarchici riprodotte in caratteri tipografici. Rossella Biscotti interroga e ci interroga.

Isa Genzken

Isa Genzken at MoMA and the Schizoconsumerist Aesthetic

Isa Genzken's Elefant (2006), in "Unmonumental"

proscenium by elliott hundley, 2006

Gabriele Silli*Organo del sommerso nei bagni tripudio caustico-cloridrici, 20149 objects made out of paper, resins, creams, textiles, animal leathers and cementinstalled on an iron table with glass containers, 25 x 30 x 20 cm each, approx.installation, 150 x 180 x 80 cm - photo by Federico Maria Tribbioli

Gabriele Silli – Martello-Fiore n dot 3 o della Potenza 2013

Tit Chair by Sarah Lucas

Sarah Lucas: Au Naturel, installation view.

Sarah Lucas, Got a Salmon On #3 (1997).

Sarah Lucas, "All we are saying is give Peace a chance", 2002

Sarah Lucas - Year of the Rooster

Nate Lowaman, Not Sorry, 2006. Bullet Res.

Kristen Morgin

Lion, 2006

Elisabetta Benassi, Letargo. Exhibition view at Magazzino, Roma 2017

Paola PiviSENZA TITOLO (PERLE), 2008Perle in plexiglas sfaccettate trasparenti42 x 42 x 24 cm / 16 17/32 x 16 17/32 x 9 29/64 inches

Paola Pivi, Yee-Haw (horse), 2015

Paola Pivi, Palazzo Strozzi

Era stato creato per la Triennale di Echigo-tsumari, che inserisce le opere degli artisti all’interno di una grande valle. Gli artisti possono fare arte dove vogliono: in un fiume, in una casa, in un museo, su di una montagna, in una strada. Ho fatto questa scala gonfiabile per essere appoggiata ad una scuola in un piccolissimo villaggio rurale, all’esterno. Qualche mese dopo la galleria fu coinvolta totalmente nel progetto di Palazzo Strozzi, per portare la scala direttamente dal Giappone a Firenze ed esporla all’interno del cortile costruito nel 1538. La scala gonfiabile, colorata, come uscita da un cartone animato, inserita nel contesto degli archi preziosi, antichi ed anch’essi sovrapposti come pioli del cortile, con le due dimensioni della scala e del Palazzo in dialogo diretto perché la scala raggiungeva l’ultimo piano con precisione che sembrava studiata, era presentata in una delle situazioni più felici che io abbia mai creato.

Paola Pivi, Senza titolo (aereo), 1999. Photo-Armin Linke

Paola Pivi, View of the exhibition _Ma’am_ by Paola Pivi at Dallas Contemporary

, Senza titolo (asino), 2003 PhotoGlendinning Courtesy Massimo De Carlo

Paola Pivi, Untitled, 2005

Perché ha riempito ossessivamente i Vecchi Magazzini della Stazione di porta Genova con migliaia di oggetti a coppia. Ecco, nel caso di quella mostra con Fondazione Trussardi, Myreligion is kindness. Thank you, see you in the future, entravi in quelle stanze e non avevi bisogno di spiegazioni. Era così, strano e bellissimo. E talmente forte, che ti piaceva senza saperne il perché. Ma poi, tornando a casa, ti chiedi “cosa c’è dietro”?K.L. Noi esseri umani vogliamo sempre sapere il perché delle cose. È arte. È stata realizzata perché è li, perché non avrebbe dovuto farlo? È come un gioco, pensa ai bambini: perché scelgono un gioco e non un altro. Perché decidono di intraprendere un’azione? Perché si sentono di farla in quel momento. Alla fine della giornata ti rendi conto che era solo un gioco.

Paola PiviMy Religion IsKindness. ThankYou, See You In The FutureVecchi Magazzini della Stazione di Porta Genova, Milano14 novembre - 10 dicembre 2006

installations by michael elmgreen & ingardragset .

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